69-Il fine ultimo dell'uomo nell'universo

A parte le aspettative divine relative alla condotta delle creature materiali fornite di intelligenza, potevo conoscere l’uomo quali obblighi avesse durante il suo processo storico prima sopra l’astro spento che l’ospitava e in un remoto futuro anche nell’immenso universo? Inoltre, il nostro pianeta era da stimarsi la sola culla del genere umano? Oppure, sparsi nelle altre galassie, vi erano altri pianeti compatibili con l’essenza vitale, sulla cui superficie altri esseri intelligenti, magari aventi forma diversa, già avevano iniziato la loro incipiente esistenza? In merito al secondo quesito, facilmente ebbi la consapevolezza che il pianeta su cui ero apparso, non era l’unico ad ospitare il genere umano, siccome ce ne stavano molti altri distribuiti nelle galassie con il seguente rapporto: uno ogni cento stelle. Invece non mi risultava che, per volere del Creatore, ci fossero pianeti che ospitavano forme intelligenti di differente natura e con un ciclo biologico del tutto diverso da quello umano. Così avevo assodato che nell’universo c’erano molti altri pianeti sui quali la specie umana aveva iniziato la propria esistenza o che avrebbe cominciato ad esistere in un prossimo o remoto futuro. Per la qual cosa anche gli esseri umani di tali astri spenti erano tenuti a rispettare e a seguire la medesima legge divina, siccome il Creatore l’aveva emanata anche per loro e non soltanto per me. Quindi, come era avvenuto nei miei confronti, egli aveva instaurato verso i restanti uomini lo stesso rapporto e si attendeva da loro le medesime aspettative.

Ovviamente, anche il loro fine ultimo non poteva essere diverso da quello mio. Perciò, una volta che avessi appreso quale era stato assegnato a me e alla mia discendenza, sarei venuto a conoscenza anche di quello dei miei simili che vivevano su tutti i pianeti delle restanti galassie e che si mostravano compatibili con la vita. Allora mi affrettai a risolvere il problema finalistico della mia esistenza nel Caducon, trovandolo indubbiamente molto interessante. Nel frattempo mi chiedevo se il mio studio teleologico mi avrebbe fatto pervenire alla sua soluzione, permettendomi di prefigurarmi l’avvenire della razza umana e i progressi che essa avrebbe compiuto in avvenire nell'universo durante lo scorrere dei millenni. Da parte mia, ero convinto che la specie umana, sia sopra il pianeta sul quale esistevo io sia sugli altri dispersi nel Caducon, non sarebbe vissuta sempre allo stato primordiale in cui mi trovavo allora. Invece, grazie alla sua anima, con tempi e ritmi differenti, essa sarebbe stata investita dalla spirale del progresso, che non avrebbe conosciuto soste nello scorrere dei secoli. Anzi, avrebbe mirato a raggiungere vette sempre più eccelse di evoluzione e di perfezione. Come già avevo appreso, l’intelligenza umana avrebbe concluso ben poco e il suo progresso sarebbe stato limitato e ritardato nel tempo senza l’apporto dell’anima. Questa, infatti, attraverso le sue ansie e i suoi desideri, inconsapevolmente la influenzava e le illuminava il sentiero che conduceva alla scoperta di quelle nuove vie che incrementavano il sapere.

Ad ogni modo, ciò si verificava esclusivamente in determinate persone, le quali nascevano con la predisposizione ad interpretare tali sue ansie e desideri. Nello stesso tempo, riuscivano ad afferrare gli iter indagativi e i processi per soddisfarli, giungendo così alla scoperta oppure all’invenzione di un prodotto scientifico e tecnologico. Un fatto del genere, però, non mi rendeva ancora edotto del fine ultimo del genere umano, tenuto conto che il massimo progresso non poteva né esserlo né rappresentarlo in qualche maniera. Allora con che cosa esso si identificava o lo si poteva paragonare? In verità, il fine ultimo dell’uomo non era stato designato e neppure programmato dal suo Creatore, visto che sarebbe stato egli stesso a prefiggerselo. Riguardo ad esso, l’essere umano poteva proporsi una coppia di obiettivi: l’uno lo avrebbe condotto al suo benessere e l’altro alla sua rovina. Ciò sarebbe dipeso dal tipo di progresso e di civiltà a cui sarebbe voluto pervenire con le sue ricerche tecnologiche e scientifiche. In questo caso, però, il fine ultimo avrebbe interessato l’intera umanità e non il singolo individuo ad essa appartenente, visto che il comportamento individuale conduceva ad un premio oppure ad un castigo, a seconda del bene fatto e del male commesso. L’uno e l’altro, come già appreso, sarebbero divenuti effettivi rispettivamente nell’Eternon e nel Malon, i quali erano i due regni soprannaturali deputati a tali compiti particolari. Soltanto essi erano in grado di premiare e di punire delle anime che erano essenze soprannaturali, come appunto era stato voluto dal loro Creatore.

Ritornando al fine ultimo del genere umano, considerato sui pianeti sui quali attecchiva, esso andava meglio chiarito, dal momento che poteva condurlo anche ad una meta miserabile e senza scampo, nel caso di un suo passo falso. Infatti, se, da una parte, l'uomo avrebbe potuto procurare per la sua razza un tenore di vita tra i più appetibili; dall’altra, avrebbe corso il rischio di annientarla con taluni suoi obiettivi perniciosi. Per la qual cosa, nel suo progredire storico, egli avrebbe dovuto ben guardarsi dal perseguire certe sue scoperte devianti, i cui risultati potevano rivelarsi avversi ad ogni progresso civile. Al contrario, in un solo colpo, essi sarebbero stati capaci di distruggere tutto ciò che di positivo l’essere umano aveva messo in piedi in tanti millenni. Così lo avrebbero fatto ritrovare nuovamente nell’età della pietra oppure lo avrebbero fatto sparire per sempre dalla faccia del proprio pianeta. Naturalmente, se in un remoto futuro una evenienza del genere si fosse davvero verificata, la colpa delle disgrazie dell’uomo sarebbe stata addossata soltanto al suo comportamento prevaricatore e ribelle alla legge divina. Quindi, non lo si sarebbe potuto imputare all’Essere Supremo, il quale aveva lasciato gli esseri umani liberi di agire nel modo che desideravano e di determinare il proprio destino. Anche per questo era impensabile che ci fosse un suo intervento nelle faccende umane sia per premiare che per punire alcuni comportamenti dell’uomo da Lui graditi o disdegnati. Difatti ogni suo premio ed ogni suo castigo, da infliggersi alla sua anima, venivano rimandati a dopo la sua morte e nei luoghi specifici, i quali erano l’Eternon e il Malon.

Riguardo a questo nuovo problema, mi sarei interessato ad esso, dopo aver messo in chiaro in modo dettagliato quello che stavo trattando, il quale era ancora il fine ultimo dell’uomo nell’universo. Quest’ultimo per me risultava di capitale importanza, dovendo esso tracciarmi le linee guida della missione del genere umano durante l’intero tempo che gli era stato messo a disposizione da Xurbiz nel Caducon. La quale doveva essere portata a termine, prima che il destino degli uomini si compisse definitivamente, quando cioè ci sarebbero stati lo schianto e la distruzione della realtà materiale messa a loro disposizione. Invece la totalità delle loro anime automaticamente sarebbero transitate parte nell’Eternon e parte nel Malon, a seconda se la loro condotta, durante la loro vita terrena, fosse risultata buona oppure cattiva, per essersi dedicate al bene o al male. Ma adesso volevo ricevere dal mio nuovo studio ampi ragguagli, circa la missione dell’uomo nell’universo. La quale, nei validi disegni del Creatore, aveva costituito la chiave di volta di ogni creazione caduconiana, dopo la ribellione degli Angeli, volendo con essa prendersi una rivincita su questi ultimi. Comunque, lì per lì, Egli aveva evitato ogni previsione sul comportamento futuro dell’umanità in generale. Gli sarebbe invece interessata la condotta individuale di ogni suo membro per premiare o punire gli uomini singolarmente, senza giudicarli nel loro insieme, non avendolo ritenuto giusto. In seguito a tali mie prime anticipazioni su fatti che avrei approfondito in un secondo momento, mi diedi in modo determinato alla comprensione dei doveri che il Creatore aveva stabilito per il genere umano, se intendeva procedere nel suo cammino storico in pace e in serenità, badando esclusivamente al proprio bene e alla propria salvezza. In quel caso, il suo fine ultimo avrebbe coinciso con il raggiungimento del massimo benessere fisico di tutti gli esseri umani, senza guerre e senza malattie. Ignorando invece tali doveri oppure contravvenendo ad essi, il sentiero seguito dall’umanità sarebbe stato in continuazione minato da micidiali guerre e da terribili pestilenze. Esse si sarebbero mostrate sempre più orribili e mortali, falcidiando gli uomini in maniera sempre più massiccia e funestandoli con ecatombi sempre più orrende e spaventose.

In relazione ai doveri previsti da Xurbiz per gli esseri umani, sopra qualunque pianeta si fossero trovati a condurre la loro esistenza, essi erano pochi ed essenziali. I quali non richiedevano alcuna fatica ed alcun sacrificio da parte di coloro che erano tenuti ad ottemperare a tutti loro, visto che i medesimi miravano ad ottenere negli uomini l’umiltà, la riconoscenza e la gratitudine verso il loro Creatore, nonché il bene e l’amore per i propri simili. Nello stesso tempo, li invitavano a mettere al bando la superbia, ogni tipo di offesa rivolta al loro Creatore, il male, la cupidigia e l’odio verso il prossimo. Ebbene, valutandoli con obiettività, i doveri imposti dall’Essere Supremo al genere umano per raggiungere il fine ultimo, risultavano una contropartita irrisoria, a confronto di ciò che esso aveva ricevuto da Lui, come l’esistenza e l’universo messo a sua disposizione, perché vi spaziasse senza limitazioni e senza che ci fosse termine alcuno.

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