66-La genesi della materia vivente

Per ultimo, in quella mia indagine feconda, cercai di affrontare l’argomento che già da tempo aveva suscitato in me un grande interesse, ossia la nascita della materia vivente sopra quei pianeti compatibili con l’essenza vitale. Esso, però, aveva dovuto subire da parte mia un rinvio ad altro tempo, poiché me lo aveva imposto la necessità. La ragione? Non avrei potuto portare avanti una dissertazione su un argomento di una portata del genere in modo efficiente, se prima la mia indagine non avesse trattato quei problemi ad esso correlati. I quali, oltre a costituirne la base e il punto di partenza, avrebbero dovuto affiancarlo al fine di presentarmelo meglio nella sua nascita, nella sua esistenza e nella sua esplicazione. Allora un mio primo ragionamento mi portò a constatare che la vita e l’energia non potevano essere disgiunte, se volevo raccogliere dal mio nuovo studio degli ottimi frutti, essendo convinto che vivere equivaleva ad un consumo di energie a vari livelli. A tale proposito, già avevo avuto modo di accertarmi che in una parte della materia si trovava allo stato potenziale un tipo di energia che, una volta liberata e condotta allo stato attuale, si trasformava in calore sotto varie forme. Ma non era in grado di diventare un essere vivente, sia esso animale o vegetale, capace di protrarre la sua esistenza e perpetuarla nel tempo, fino a quando non si fossero consunte le sue ultime esili energie agenti in esso. La qual cosa mi faceva ritenere che le piante e gli animali non seguissero lo stesso processo che dava luogo al calore, prima di ritrovarsi ad essere dei modelli viventi finiti ed autonomi nell’intraprendere la loro avventura dell’esistenza.

Dunque, non si poteva parlare di una pura combinazione chimica fra due materie differenti, affinché l’essenza vitale potesse prendere l’aire del suo essere e del suo divenire nel tempo. Inoltre, se il calore si mostrava un unico prodotto differente soltanto nella sua potenza di espressione, partendo da un grado minimo e giungendo a un grado massimo, non la stessa cosa si poteva affermare dell’essenza vitale. Questa, dovendo dare la vita ad una infinità di prototipi animali e vegetali, risultava nel suo manifestarsi differente da caso a caso, se voleva dar luogo alla immane varietà degli esseri viventi, dei quali si presentava costituita la natura. Per il momento, però, non riuscivo a comprendere in quale maniera gli infiniti modelli del mondo vegetale ed animale fossero venuti fuori dalla materia e dall’energia, attraverso il loro contemporaneo contributo a quella che si manifestava la causa della genesi di tanto fervere di vita. Perciò era mio dovere affrontare al più presto quel suggestivo argomento e rendermi conto di come l’energia psichica universale si fosse comportata in quella sua nuova opera creativa. La quale aveva reso qualcosa di grandioso e di inimitabile ogni astro spento compatibile con la vita, appunto per farlo ammirare ed apprezzare da ogni essere ragionevole. Ma per ora il binomio materia-energia, per come appariva, si mostrava ben lontano dall’essere considerato un generatore di essenza vitale. Anche se esso spesso diventava la causa di fenomeni, che mettevano la materia in condizione di abbandonare la sua virtualità e darsi ad un’attività incredibilmente mirabile. Ne era un esempio il suo atteggiamento dimostrato durante l’origine dell’universo, che continuava ad evolversi nel Caducon senza fine.

A mio avviso, doveva essere avvenuto qualcos’altro nel loro insito rapporto, nel quale l’energia e la materia non avevano seguito il normale iter comportamentale, che era solito creare nuova materia e nuove creazioni concrete. Insomma, perché l’essenza vitale avesse origine sopra i pianeti e i satelliti, in effetti che cosa c’era stato nella costituzione del loro nuovo rapporto, che non era più di scatenamento di forze ma di produzione di essenza vitale? A un mio primo esame in merito, l’intuizione mi portò ad ipotizzare che l’energia e la materia non fossero state le sole in grado di produrre la vita in un ambiente adatto a riceverla e a farla perpetuare nel tempo, poiché non le ritenevo idonee a dare origine ad un simile miracolo. Se non mi sbagliavo, doveva esserci stato un terzo elemento che, in collaborazione con esse, aveva fatto germinare e proliferare le infinite essenze vitali in seno alla materia. Oppure dovevo pensare che ci fossero state delle modificazioni speciali in seno all’una e all’altra, prima di renderle capaci di fare derivare da loro il fattore vitale? In verità, lì per lì non potevo affermare con sicurezza quale delle mie due ipotesi fosse quella giusta. Ma ero certo che a tale mia domanda presto avrebbe risposto il mio nuovo studio che stavo per intraprendere al riguardo.

Come già appreso nella mia indagine condotta sugli ingredienti modificatori dell’energia astrale, se all’inizio la materia si era ritrovata formata da uno scarso numero di elementi costitutivi primitivi, in seguito l’energia astrale si era data a trasformarla in modo da ottenere da essa una moltitudine infinita di elementi modellati secondo fini premeditati. Tale trasformazione era avvenuta in tre fasi consecutive. Le prime due c’erano state, quando la materia risultava incandescente e si erano attuate mediante una programmazione da parte dell’energia astrale. Invece la terza fase si era avuta, subito dopo che la materia si era solidificata, durante la quale però aveva agito il caso, senza esserci stato bisogno di programmarla da parte dell'energia astrale. Perciò dagli elementi primitivi semplici erano derivati elementi sia composti sia complessi. Ma questi non avevano nulla a che vedere con la materia vivente, seppure dotati di talune interessanti peculiarità allo stato virtuale. Più avanti nel tempo, con lo studio della forza polivalente insita nella materia primigenia, ero venuto a conoscenza che la forza in questione aveva sviluppato infinite cellule energetiche, le quali avevano proprietà adesive ed aggreganti, nonché delle caratteristiche individuali allo stato potenziale. Esse si erano poi sistemate in altrettante parti materiali con l’intento di modificarle secondo le direttive ricevute in passato dall’energia astrale. Le medesime, comunque, per prima cosa si erano date a trasformare la massa infuocata del rispettivo astro spento, permettendo ad essa di condensarsi, di lievitare e di solidificarsi. La qual cosa, in verità, si era avuta, soltanto dopo un reiterato rimescolamento delle particelle materiali energeticizzate.

Era stato allora che, secondo i disegni dell’energia psichica universale, la materia era risultata formata da particelle semplici, ossia fornite di sola materia, e di particelle materiali modificate, ossia dotate di energia sui generis allo stato potenziale. Queste all'inizio si erano distinte in tre generi differenti, di preciso: energine, vegetine ed animine. Comunque, tutti e tre i tipi di particelle modificate presentavano le loro caratteristiche allo stato virtuale ed anelavano a realizzarsi nella loro piena effettività per ritrovarsi ad essere qualcosa di vivo oppure dotate di moto. Per questo mi apprestai a conoscere le loro caratteristiche potenziali e il passaggio delle molteplici particelle appartenenti a ciascun genere dal loro stato di essere a quello del loro divenire.


In verità, non c’era stato alcun intervento particolare da parte della barriera astrale per ottenere le particelle semplici, che erano le energine. Infatti, originariamente, potevano considerarsi tali anche i due tipi di particelle modificate, ossia le vegetine e le animine. Ovviamente, ciò era avvenuto, sempre dopo che c'erano state le varie modifiche dell’energia astrale, tra cui anche quella che contemplava il compito del futuro uomo. Il quale sarebbe consistito nello scoprire le potenzialità di ciascuna di loro e nel trasformarle in attualità, al fine di conseguire determinati suoi obiettivi. Al riguardo, a mio avviso, non era stato qualcosa di elementare ottenere dalle particelle semplici, che erano le energine, in un primo momento le vegetine e successivamente le animine. Le prime delle quali avrebbero dovuto dare origine all’intero regno vegetale; mentre le seconde avrebbero dovuto dare luogo alla genesi dell’intero regno animale. In verità, l’uno e l’altro, una volta attuati sopra la superficie di un astro spento, non potevano considerarsi un qualcosa di nessun valore, considerate le miriadi di generi che sarebbero dovuti provenire da ciascuno di loro. Perciò mi diedi a conoscere quei meccanismi, di cui si era servita l’energia astrale per addivenire a tali due opere stupende che concretizzavano la natura. Ebbene, i provvedimenti atti ad ottenere i due regni naturali del mondo dei viventi erano stati molteplici e non sempre di facile attuazione, specialmente quelli riguardanti il regno animale. Infatti, i suoi numerosi prototipi, che ne erano derivati, si erano presentati con una natura superiore a quella dei prototipi vegetali, siccome questi ultimi si erano presentati meno complessi per struttura e per motivi di esistenza. Ciò, anche se in seguito gli esseri animali sarebbero dipesi quasi interamente dai vegetali, circa la loro sopravvivenza sopra il pianeta o il satellite che li avrebbe ospitati.

A questo punto, era giunto il momento di apprendere in che modo le vegetine e le animine erano giunte a dare vita ai due regni della natura, i quali erano stati quello vegetale e quello animale. Al riguardo, mi andavo chiedendo se i loro prodotti all’inizio si erano ritrovati ad essere dei prototipi finiti e perfetti, come li scorgevo in quell’istante, oppure originariamente essi si erano presentati in natura allo stato potenziale, cioè partendo dal seme per giungere alla rispettiva pianta, oppure partendo da un uovo per giungere al rispettivo uccello o rettile o pesce. L’uguale quesito si poneva per gli altri animali che non provenivano dalle uova fecondate. Da parte mia, ritenevo improbabile che un evento del genere ci fosse stato anche per i mammiferi, presentando essi un processo di nascita che faceva escludere a priori un loro stato virtuale in natura. Allora come erano avvenute effettivamente le nascite delle due specie viventi, ossia quella vegetale e quella animale, sopra la superficie di un astro spento? Un modo c’era stato senza meno, per cui non potevo evitare di venirne a conoscenza. Perciò la mia indagine, a tale proposito, si diede a percorrere le ipotesi più azzardate, fino a quando non mi trovai davanti alla sola verità che rispecchiava fedelmente il grande mistero della vita.

Innanzitutto andava fatto presente che le due speciali energie, cioè la verdina e la rossina, quando avevano trasformato con la loro intensa irradiazione le energine, al fine di ricavarne i futuri prototipi vegetali ed animali, si erano preoccupate che essi non fossero degli individui singoli. Invece entrambe avevano desiderato che essi, una volta divenuti degli esseri viventi efficienti, si perpetuassero poi nel tempo in piena autonomia, cioè mediante la procreazione. Per cui avevano fatto in modo che tali prototipi risultassero coppie formate da un gamete maschile e un altro femminile. Così tali cellule sessuali, l’una maschile e l’altra femminile, avrebbero potuto darsi ad una proliferazione senza fine nel loro ambiente naturale. Ma qual era stato il meccanismo che, a un certo punto, aveva trasformato lo stato virtuale delle vegetine e delle animine in stato attivo, ossia in esemplari già finiti e pronti a riprodursi in altri esseri viventi simili con le stesse caratteristiche strutturali e biologiche? Secondo quanto appresi poco dopo, per ottenere ciò, l’energia astrale aveva ottenuto da una parte del restante terzo delle energine una gran quantità di acqua, con cui aveva poi fatto inondare l’intera superficie di un astro. Prima, però, vi aveva aggiunto degli additivi, i quali avevano la capacità di sollecitare gli essere viventi allo stato potenziale a impossessarsi della loro realtà attiva.

Ad ogni modo, il cambio di stato c’era stato nelle vegetine e nelle animine, dopo che esse avevano trascorso nell’acqua un certo periodo di tempo, essendo state sottoposte ad una lunga macerazione. Quando infine i prototipi vegetali ed animali si erano ritrovati ad esistere nelle forme attuali, le acque erano iniziate a ritrarsi ed avevano raggiunto quelle parti superficiali, dove avevano formato mari e laghi. Durante il loro ritiro, mentre gli esseri viventi terrestri erano rimasti ad abitare gli stessi luoghi dove si trovavano, quelli acquatici avevano seguito le acque fin dove esse si erano trasferite. Quanto a noi due, Eva, che formavamo la coppia degli esseri umani, nel nascere, probabilmente abbiamo seguito l’identico processo degli altri esseri viventi. Ma, a differenza di loro, noi ricordiamo le varie fasi che ci hanno condotti alla vita, facendoci trovare in questo luogo e permettendoci di iniziare la nostra esistenza.

homepage.htm