6-Eva alla luce dell'obiettività
A questo punto, quale opinione devo farmi di Eva? Se non posso considerarla né una strega malefica né una donna bisognosa della mia indulgenza e del mio calore, chi o che cosa devo ritenerla? A dire la verità, senza essere in possesso di elementi concreti che possano farmi formulare su di lei un equo giudizio, non è giusto che io mi metta ad odiarla e a disprezzarla oppure a commiserarla e a consolarla con il mio affetto. Se lo facessi e traessi conclusioni affrettate soltanto in base alla casualità oppure all'irrazionalità della semplice intuizione, potrei essere certo che le totali mie argomentazioni critiche si ridurrebbero a degli autentici vaniloqui, capaci di sfociare soltanto nel nonsenso della ragione. Di conseguenza, risulterei anche impotente a sondare la verità sull'essere di Eva e sulle cabalistiche circostanze che sono venute ad innestare a regola d'arte la sua esistenza nella mia. Quindi, vada il mio intelletto per dati di fatto, per ragionamenti reali e logici, cioè comprovati da personale esperienza! Indaghi esso non con giudizi astratti o puramente intuitivi, ma con abbordaggi effettivi della persona o della cosa da indagare! Infatti, solo dopo essersi compenetrato profondamente con essa, il mio intelletto potrà cogliere con maggiore obiettività la sua vera essenza e le cause che l'hanno determinata. Comunque, intuisco che, perché tutto questo si attui appieno, devo prima venire in possesso di elementi certi. I quali, meglio e più di altri, potranno farmi orientare nei difficili sentieri che mi toccherà battere con passo deciso. Comportandomi in questo modo, essi mi diventeranno familiari, per cui nella mia ricerca mi spianeranno la strada che conduce alla verità.
In considerazione di quanto appena detto, come mia prima mossa tattica, ritengo ragionevole intavolare con Eva un colloquio spassionato. Esso, anche se suo malgrado, dovrà spingerla a rivelarmi la propria identità e a chiarirmi i tanti suoi lati oscuri che restano ancora indecifrabili. Così, simulando un ripiegamento nei suoi confronti, mi rivolgo ad Eva, dicendole:
«Tu piangi, mia dolcezza?! Proprio non mi permetti di scherzare con te in alcun modo? Certo che sono il tuo Adamo! Non potrò smettere di esserlo neppure per qualche attimo, in tutta la vita che ci rimane! Sì, mi pento moltissimo di averti arrecato in precedenza qualche spiacevole preoccupazione; ma ora ti prometto di evitartene altre per l'avvenire. Intanto ti prego di scusarmi, anche se sono convinto che tu già lo hai fatto senza obiezione alcuna e senza risentimento, essendo a conoscenza di quanto sono grandi il tuo amore e la tua stima per me. Ora vuoi essere così gentile, da dichiararmi dove ci troviamo, siccome mi sfugge di mente il nome dello stato in cui siamo? Ricordamelo tu, mia cara, siccome in questo istante sul serio esso non mi sovviene!»
Eva, che già si era illuminata di un radioso sorriso, per avermi sentito parlarle in quella maniera così affettuosa, viene in seguito turbata dalle ultime parole del mio breve discorso. Perciò vedo affievolirsi in lei quell'irraggiamento di gioia, che l'aveva pervasa per pochi istanti. Ciò nonostante, la scorgo poco dopo farsi coraggio e controllare l'espressione del suo volto, pur di non lasciare trasparire da esso qualche segno indicativo della sopravvenuta disillusione nel suo animo. Nel rivolgersi a me, inoltre, pur di evitare che io nutrisca dubbi in proposito, ella assume un atteggiamento pacato e sereno. Alla fine si dà a rispondermi affabilmente:
«Adamo, non fosti proprio tu a dirmi che questo luogo è il Paradiso Terrestre? Perché, dunque, adesso lo chiedi a me? Intendi forse continuare a restare nel tuo cinico scherzo, a dispetto delle belle promesse che mi hai fatto poc'anzi? Magari hai anche dimenticato che noi apparteniamo a Xurbiz, il quale è l'Eterno Esistente, cioè Colui che è sempre stato e sempre sarà! Se non ti chiedo troppo, vuoi avere la compiacenza di spiegarmi il significato della nuova parola "stato"? Solo oggi mi capita di sentirla proferire dalle tue labbra, che non mi hanno mai mentito: nemmeno una sola volta! Forse non ti è ancora passata la vena di inventare le solite strane parole, che tanto mi indispettiscono? Oh, mio grande amore, tu continui ad indispormi in modo pungente ed assillante! Spero che tu non ne abbia alcuna colpa! Si può sapere quanto tempo dovrò ancora attendere, prima che in te ritorni la schiarita del buonsenso e del buonumore, due qualità che in te fino ad ieri risultavano ricorrenti nella loro accezione più ottimale? Spero pure che il loro ritorno ci sia presto nella tua mente, in modo che da quest'ultima possano giungere le debite correzioni al tuo nuovo antipatico ed insopportabile carattere. Solo così potrò essere certa di riaverti in piena forma e dedito ad elargirmi le tue premurose attenzioni. Allora riaccenderai in me anche il gradevole gusto di starti vicina e di coprirti di baci e di carezze!»
Il nuovo intervento di Eva, pur risultandomi piuttosto piacevole, da una parte, a causa dell'alta umanità e del sublime pathos che sono sempre presenti nelle sue parole; dall'altra, invece, finisce per irritarmi in modo pazzesco, a causa delle sue solite convinzioni paradossali. Difatti Eva mi ha finalmente affermato, in modo chiaro e tondo che lei ed io siamo davvero quei nostri famosi progenitori che diedero origine alla specie umana, proprio com'era stato da me sospettato, apparendone convintissima! Darle credito, però, equivale a negare l'intera umanità che mi ha preceduto attraverso migliaia di generazioni. Anzi, sarebbe l'identica cosa che dire a me stesso di non essere mai esistito, siccome sempre e soltanto mi sono visto esistente nella persona di Gilui Anobaro, quale tuttora credo fermamente di essere. Ecco cosa capita a chi cerca di mostrarsi un po' generoso ed arrendevole solo per fare del bene!
Tutto preso dall'altruismo, ho cercato di cedere alle tesi di Eva e di venirle incontro, pur di non vederla affliggersi ulteriormente. Ella invece, come ringraziamento, mira a cancellarmi di fatto dalla faccia di questo mondo, inserendomi follemente nei tempi antidiluviani del biblico Adamo. Ma c'è dell'altro: incredibile a credersi, ella mi identifica addirittura con tale personaggio della Bibbia! Vorrei sapere per chi mi ha preso costei. Forse per un autentico babbeo? Se ella crede di convincermi sul serio di quanto va escogitando il suo insano cervello e di potermi sopraffare, si sbaglia di grosso sul mio conto! Come vedo, ha ben ragione quel proverbio che dice: "Chi pecora si fa il lupo se la mangia". Invece io non ho più intenzione di continuare a fare la pecora! Quindi, mi conviene adoperare con questa sedicente Eva un linguaggio il più possibilmente franco. Soprattutto dovrò farlo per il suo bene, disinteressandomi del se le garbi o meno.
«Gentile signora Eva,» mi do a rinfacciarle allora «io veramente ignoro chi lei sia e non tollero più la sua assurda insinuazione, secondo la quale io non sono io; ma sono una persona diversa, nientemeno il biblico Adamo! Sì, lei deve essere una forsennata, se è convinta di essere la progenitrice di tutti gli uomini della Terra. Il fatto che io, per ragioni che non so ancora spiegarmi, mi trovi qui accanto a lei e che, nudi come siamo, possiamo apparire Adamo ed Eva nel loro incantevole Eden, stanne certa che mai e poi mai mi potrà spingere a credere di esserli realmente, siccome mi è ancora rimasto un po' di giudizio nella zucca! Deve sapere che altri esseri umani popolano questo nostro pianeta, il quale è la dimora di tanti popoli che appartengono a nazioni diverse ed abitano in città grandi e piccole. Io, per esempio, sono di nazionalità italiana, poiché l'Italia è lo stato a cui appartengo. Anche lei, poiché parla benissimo lo stesso mio idioma, dovrebbe essere cittadina italiana o, al massimo, cittadina elvetica del Canton Ticino. Nega forse che, oltre alla nostra bella Italia, esistano numerosi altri stati, come la Francia, la Spagna, la Germania, ecc..., dove parlano tutt'altre lingue? Ma vuole dirmi, per favore, in quale luogo ella è vissuta fino ad oggi?»
Mentre così le vado parlando di tante altre cose riguardanti la mia reale esistenza, Eva, dopo essere divenuta furiosa, mi interrompe di scatto e convulsamente inizia ad opporsi a me, contraddicendomi con le seguenti parole:
«Adesso basta, Adamo! Ne ho fin sopra i capelli delle tue frottole sempre nuove, parlandomi proprio come se io fossi un'altra persona e non la tua Eva. Tu devi sapere che anche la mia pazienza ha un limite! Se è tua intenzione separarti da me e non avere più niente a che fare con la mia persona, sei libero di farlo. Ma non c'è bisogno di ricorrere a simili sotterfugi, come lo spacciarti per un altro e il metterti ad inventare nuove parole. Sappi, comunque, che insieme abbiamo peccato contro l'Altissimo e insieme dobbiamo espiare la nostra colpa. Perciò il separarti da me di certo non ti sottrarrà alla espiazione della pena, che Egli ha voluto infliggerci. Oppure pensavi di cavartela, cambiando nome e fingendo di non riconoscermi più come tua compagna?»
Mi accorgo che le sorprese ancora continuano a piovere dal cielo. Secondo quanto la sedicente Eva afferma, oltre a non essere più io, ho perfino commesso un peccato a mia insaputa. Per cui, quale reo di esso, sarei stato giudicato e condannato! Ma da quale tribunale, se, secondo lei, esistiamo solo noi due in questa meravigliosa contrada? Senz'altro ella deve avere nel cervello qualche rotella fuori posto, la quale non le funziona più come dovrebbe, se emette sproloqui di tal genere e se insiste in asserzioni tanto inconcludenti quanto dissennate! Dunque, è indispensabile che io trovi la strada che conduce direttamente alla verità, perché dopo possa indicarla anche ad Eva. Così ella finalmente si ricrederà, scacciando da sé ogni errata convinzione. Inoltre, la verità favorirà il chiarimento pure del mio caso, il quale si presenta infelice quanto quello della sventurata mia controparte. Allora, con tono gentile ed amabile, nonché stando attento questa volta a parlarle in seconda persona, appunto per non renderla suscettibile, mi rivolgo a lei, dicendo:
«Eva, poiché affermi che tu ed io viviamo insieme da sempre, vuoi essere così cortese da riferirmi come è stato che ci siamo incontrati per la prima volta in questo posto, che tu consideri il Paradiso Terrestre? Dovresti sapermelo dire senza difficoltà, se è come asserisci con convinzione! Inoltre, vorrei che tu me ne parlassi dettagliatamente, senza tralasciare alcun particolare, e mi mettessi al corrente di tutto ciò che ci è capitato e ci ha riguardati di persona fino ad oggi, dopo il nostro incontro.»
Alla mia richiesta, Eva con molto garbo subito si mette a mia completa disposizione. Così inizia a raccontarmi, per filo e per segno, ogni cosa che c'è stata fra noi due fino al momento attuale.