50-La barriera galattica e la barriera stellare

I disegni più importanti e più affascinanti delle tre leggi universali venivano attuati esattamente all’interno di una barriera stellare che risultava provvista di una famiglia siderale. Come appreso prima, quelli riguardanti la prima legge universale miravano a mantenere l’ordine e l’armonia tra i vari corpi che facevano parte di un sistema stellare. Per tale motivo, si preoccupavano perché essi non finissero nel temuto caos sconvolgente. Il quale si rifiutava di riconoscere qualsiasi legge e qualsiasi principio che non si rivelassero destabilizzanti, oltre che instauratori di impatti catastrofici e di rovinosi sfaceli fra i vari mondi. Quanto agli altri corpi celesti che si presentavano del tutto diversi dalle stelle, dai pianeti e dai satelliti, in un primo momento essi avevano vagato come entità libere per gli spazi siderei. In seguito erano stati catturati dalle rispettive stelle, quando i poderosi campi energetici delle barriere stellari non erano stati ancora attivati intorno ad esse. La quale attivazione era servita a controllare e a guidare tutta la varia attività astrale che era in svolgimento all’interno dei loro confini. Rispettando i disegni della psiche universale, dunque, la legge antigravitazionale, in special modo in un sistema stellare, aveva costituito l’atto preliminare ed imprescindibile della successiva fase evolutiva della materia. Quel processo si sarebbe andato evolvendo nel tempo, ad opera prima dell’energia psichica universale e poi dell’intelligenza umana. In principio, tale atto preliminare era consistito nell'istituire dei rapporti armonici tra i vari astri appartenenti al sistema. Mentre ora il medesimo vegliava sul loro mantenimento fra gli stessi, pur risultando un simile atto qualcosa di deliberatamente coercitivo e soggiogante. Comunque, per richiamare all’ordine e all’obbedienza la materia siderale, la quale fin dalla sua origine era in preda ad una forza scatenata e ribelle, non poteva esserci altro modo, se non il ricorso ad una nuova forza più potente e capace di neutralizzarla. Perciò, già all’inizio della sua colossale opera armonizzatrice, la psiche universale lo aveva ben ravvisato. Dopo la cattura dei diversi astri erratici da parte delle rispettive stelle, quindi, essa si era data ad incalzare le intere famiglie dei vari sistemi stellari con una massiccia azione di coordinamento. Così aveva fatto piovere su ciascuna di loro quelle leggi e quei principi che risultavano inevitabili. Difatti le une e gli altri tendevano ad instaurare un ordinamento perfetto sia tra i diversi membri astrali sia tra i vari elementi, dei quali essi risultavano composti.

Il primo provvedimento, che la psiche universale aveva preso nei riguardi di ogni sistema stellare subito dopo la sua costituzione, aveva avuto come obiettivo la formazione intorno a tale sistema di una barriera elettromagnetica. Questa doveva dimostrarsi valida nell’impedire ad ogni suo membro di disertare il campo gravitazionale della propria stella. Soprattutto non gli avrebbe dovuto permettere di sottrarsi a tutte le leggi che, per il suo tramite, gli imponeva nel modo e nei limiti che riteneva più opportuni e più appropriati. In quella maniera, essa poteva ben considerarsi al sicuro da incursioni da parte di pericolose e spiacevoli sorprese. Una barriera galattica di quel tipo, perciò, poteva essere definita il braccio della psiche universale. La quale, attraverso la barriera in questione, portava a termine la sua opera qualitativamente più sublime e più espressiva, arricchendola di una energia potentissima. Essa era in grado di automodificarsi e di autopredisporsi alle soluzioni problematiche più disparate, ossia quelle che erano richieste dalla complessità cosmica. Un cosmo, ad essere obiettivi, era una realtà ben altro che semplice, tenuto conto della totalità dei corpi siderali che vi brulicavano a mo’ di un formicaio; nonché delle varie forme di vita che si andavano sviluppando su taluni di loro! Anzi, come se ne poteva dedurre, si era di fronte ad una gamma infinita di problemi di ogni genere, ognuno dei quali sollecitava esattamente quelle soluzioni più adeguate e più consone alla propria specifica natura.

Per la psiche universale, essendo la promotrice di tutte le cause, oltre che la programmatrice e la condizionatrice degli effetti che ne conseguivano, non poteva esserci alcuna sorta di difficoltà nel districarsi nelle situazioni più impossibili. Essa faceva governare l’immensa e multiforme evoluzione di un cosmo dalle sue tre leggi universali. Delle quali, la prima tendeva a conseguire l'ordine fra i differenti astri; la seconda si incaricava di imprimere la potenzialità nella materia inerte; la terza era intenta a selezionare la materia vivente. Tali leggi, dette pure leggi generali, venivano coadiuvate da principi e da norme più particolari. Gli uni e le altre, sempre nel loro pieno rispetto reciproco, formavano una fitta e capillare rete di interventi regolatori a carattere più specifico e locale, però principalmente occasionale. Riguardo all’asserzione che la barriera galattica andava considerata il braccio della psiche universale, è doveroso fare una precisazione. Essa, così come era stata enunciata, poteva condurre molto semplicisticamente alla logica inversa, cioè che si potesse considerare la psiche universale la mente umanamente intesa della barriera galattica. Invece questa seconda considerazione, che ne conseguiva, era da reputarsi erronea nel modo più assoluto. La mente umana, anche se guidava e controllava il braccio dell’uomo, non era affatto in grado di fornire ad esso alcuna energia per trasmettergli la forza di agire. Un potere di quello stampo era prerogativa esclusiva dell’insieme dei vari apparati e sistemi della componente neurovegetativa del regno animale. Anche se poi gli stessi, a loro volta, avevano bisogno di sostanze nutritive e di ossigeno per assicurarsi la sopravvivenza e per divenire una fonte di energie vitali per l’intero organismo. La psiche universale, in un certo senso, nel suo rapporto con la barriera galattica, era sì anche mente che guidava e controllava, cioè mente pensante. Ma era, prima di ogni altra cosa, mente che creava la materia e l’alimentava con energie che essa stessa generava; cioè era mente attiva e produttiva. Quindi, oltre alla propria volontà, essa trasmetteva alla barriera galattica quelle speciali energie che le erano indispensabili per potere fissare il moto negli astri e piegare di continuo la materia al suo volere.

Un’ultima ricerca, che mi rimaneva da fare sul rapporto esistente tra la psiche universale e la barriera galattica, era quella che doveva chiarirmi la situazione temporale della prima nei suoi rapporti con la seconda. Ovvero volevo sapere se esse, nel loro rapporto di subordinazione dell’una all’altra, si ritrovavano affiancate in maniera continuativa nel tempo: la prima, come impartitrice sempre presente di ordinanze e di leggi richieste dalle varie circostanze; la seconda, come immediata e fedele interprete di tali ordinanze e di tali leggi. Altrimenti, dovevo ritenere che la prima avesse impartito alla seconda in una sola volta la somma delle proprie disposizioni, pur appartenendo a tempi diversi, incaricandola di tenerle sempre a mente nel tempo e, all'occorrenza, di attenersi pedissequamente ad esse. Ebbene, una ricerca del genere non richiese da me né un tempo considerevole né una fatica eccessiva, siccome essa non mi obbligò alla soluzione di alcun arduo problema di natura prettamente filosofica. Perciò, come avevo previsto, riuscii ad effettuarla in brevissimo tempo e senza dover compiere sforzo alcuno.


Quando aveva creato le varie barriere galattiche, la psiche universale si era impegnata a tutto campo, affinché esse risultassero dei perfetti automi idonei a discernere, a vagliare e a prendere decisioni in qualsiasi circostanza. Quel suo impegno c'era stato, in base a delle disposizioni perennemente valide ed indenni da ogni vizio di forma, che essa stessa si era premurata di immettere nella loro memoria fin dalla loro creazione. Ciò, sebbene tali disposizioni potessero riferirsi anche a tempi molto lontani e molto differenti. Essa, cioè, aveva creato in loro dei veri cervelli pensanti, i quali funzionavano come sue succursali e rimediavano in modo eccellente alla prevista discontinuità o parzialità della sua egregia presenza giudicante. Non altrettanto bene, però, le barriere galattiche avrebbero potuto sopperire ad una carenza di energie atte ad alimentare le sterminate galassie, se in queste essa si fosse verificata. Infatti, non era stato conferito loro anche il potere di generare da sé qualunque specie di energia, oltre a quello di governarle secondo criteri già prestabiliti. Per tali ragioni, la psiche universale, dopo averle rese uniche artefici di energie polivalenti, aveva predisposto le barriere cosmiche in modo che la loro opera di alimentazione delle rispettive barriere galattiche riuscisse incessante, oltre che efficace.

Quella delle barriere cosmiche si dimostrava un'opera davvero straordinaria. Essa metteva a disposizione delle barriere galattiche da loro dipendenti molte energie dai poteri illimitati, a parte la loro esauribilità nel tempo. Quest’ultima derivava alle stesse dalla loro direzione e dal loro governo di una materia che si presentava inattiva o in preda a forze reazionarie. Ma siccome esse venivano integrate in continuazione con altre nuove e vigorose energie, quella loro tendenza ad esaurirsi si rivelava un difetto senza un peso rilevante sulla loro vastissima ed interminabile attività galattica. In verità, le disposizioni e le energie non erano state giudicate ancora sufficientemente garanti dalla psiche universale, perché una barriera galattica potesse da sola far fronte al governo e al controllo di una popolazione siderale così numerosa e così eterogenea, qual era appunto quella di una galassia. Per tale motivo, essa aveva racchiuso ogni stella ed ogni sistema stellare in una nuova barriera pure elettromagnetica. Questa, che era in diretta dipendenza dalla barriera galattica, doveva coadiuvarla nella sua impareggiabile opera di attivazione, di vitalizzazione e di armonizzazione.

Una barriera stellare, soprattutto quella che racchiudeva un sistema ed era preposta a dirigerlo, quindi, era stata creata non per restare qualcosa di statico che riflettesse passivamente ogni comando ed ogni decisione derivanti dalla barriera galattica; ma per agire in tutt’altro modo. Anzi, la sua esistenza era stata programmata, affinché coscientemente si dimostrasse una entità con obiettivi ben diversi. Secondo i quali, essa si sarebbe dovuta rivelare la protagonista principale dell’evolversi infinito del binomio spazio-tempo inerente alla totale attività di un sistema stellare. Anche se era la barriera galattica a fornirle le energie necessarie e le indicazioni generali afferenti alla molteplicità delle azioni, che essa doveva esplicare tra i vari corpi celesti e su ognuno di loro, non per questo l’opera di una barriera stellare doveva essere ritenuta non di primaria importanza oppure priva di un certo rilievo. Essa, al contrario, preposta com’era alla conduzione dello svolgimento delle entità particolari, si presentava come l’entità chiave. Per cui, più di ogni altra, era da considerarsi parte attiva e prestigiosa nell’eterna attività cosmogenetica dell’universo. Infatti, era proprio quella sua opera indirizzata ai particolari a permettere la introduzione di determinate forze allo stato virtuale nei singoli elementi della materia; come pure vi immetteva in pari tempo il loro controllo e la loro selezione.

Comportandosi in quel modo, la barriera stellare contribuiva, al massimo e in modo ineccepibile, al raggiungimento del principale obiettivo della psiche universale, il quale si identificava con l’allestimento di un habitat confortevole che mettesse le proprie ricchezze sia organiche che inorganiche sotto la guida della specie umana. Così essa se ne sarebbe giovata per perseguire il più alto grado di perfezionamento e per riscattare la sua perduta identità originale. A condizione, però, che l’uomo avvertisse una tale esigenza e cercasse di soddisfarla con tutti gli innumerevoli mezzi a sua disposizione, oltre che con il proprio impegno serio e costruttivo.

Avendo avuto una definizione più chiarificatrice della barriera galattica e della barriera stellare nel loro rapporto con la psiche universale, per ultimare il mio studio sull’universo, mi restava da conoscere gli effetti che, all’interno di una barriera stellare, la legge antigravitazionale produceva tra e sui vari astri. Allora, prima che nuovi appigli speculativi mi stornassero ancora una volta dall’intento di apprendere e valutare simili effetti, anteponendo loro una nuova realtà più urgente da chiarire, mi immersi ad occhi chiusi nello studio di una barriera stellare. Così cominciai a studiarvi l’intero sistema che si trovava alle sue dipendenze, senza tralasciare alcun particolare in merito ad essa.

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