35-La perfezione cosmica

Quando Dio aveva deciso di creare il Caducon al di fuori della sua realtà, in quel luogo imperava soltanto il nulla: un nulla senza uno spazio e senza un tempo, in nessun modo immaginabile ed ipotizzabile. Si trattava di un nulla, che poteva essere considerato in pari tempo tanto illimitatamente grande quanto illimitatamente piccolo. Esso, perciò, si dimostrava intangibile ed inavvertibile, per la sua specifica proprietà di non-esistenza. Per la precisione, si trattava di un nulla invisibile, per il fatto stesso che in Dio non c’era stato ancora il desiderio di scorgerlo visibilmente esistente. Insomma, a dirla in breve, lo si poteva definire un niente inesistente al mille per cento. In principio, infatti, esistevano soltanto la realtà di Xurbiz e la inesistenza di qualsiasi altra realtà che non faceva parte di essa. Ma poi la volontà del Creatore di avvistare qualcosa pure in quel luogo dove il niente era sovrano, poiché tutto vi risultava invisibile per inesistenza, vi aveva fatto pervenire la sua luce. All’istante allora essa vi aveva annullato il nulla originario, quello che vi aveva dominato da sempre, senza neppure essere a conoscenza del suo dominio esteso unicamente su ciò che era nullo ed inconsistente. In quel posto, però, inizialmente la luce aveva voluto essere soltanto la premessa di un futuro atto creativo di Xurbiz, il quale non intendeva ancora farlo apparire nella sua compiutezza. Tale suo esordio, quindi, aveva rappresentato esclusivamente il riflesso di un volere di Dio, che si riprometteva di esprimersi in esso con un atto creativo vero e proprio a brevissima scadenza. Ovvero, bisognava considerarlo un atto volontario divino prossimo a trasformarsi in una creazione in quel riflesso luminoso emanato dalla stessa sua volontà.

Xurbiz, essendo egli stesso la luce, nel trasferirla altrove per riflesso, non vi aveva ancora compiuto alcuna creazione; ma si era semplicemente autopredisposto a realizzarla nel più breve tempo possibile. Inoltre, non essendo la reale luce di Dio, ma solo il suo riflesso guizzato fuori dalla sua realtà, essa poteva subire trasformazioni materiali di ogni tipo, purché ci fosse in tale luogo l’energia atta a trasformarla materialmente. Per questo l’Onnipotente aveva voluto creare quella psiche universale che occorreva per trasformare la sua luce riflessa in un universo materiale infinito e multiforme, qual era appunto risultato dopo il Caducon. Così aveva fatto dilagare il proprio soffio creativo nella luce riflessa che era stata da lui già emanata, in attesa di materializzarsi in forme e modi differenti. Con esso intendeva ricavarne al più presto l’universo, che adesso mi si andava svolgendo davanti agli occhi sterminato e sovrano. A quel punto, però, mi resi conto che non avrei potuto approfondire la psiche universale nel senso e nel modo da me desiderati, se prima non avessi trattato anche la perfezione cosmica e quella fisica delle cose inanimate. Difatti lo studio di tali perfezioni relative mi sarebbe stato di grande utilità nel comprendere meglio l’essenza e tutte le prerogative appartenenti all’energia psichica. La quale veniva intesa nelle sue due manifestazioni, che erano quella universale e quella particolare. Per la quale ragione, senza perdere altro tempo, intrapresi la trattazione del mio nuovo affascinante argomento.

Un soffio divino, dunque, aveva dato origine a quella portentosa psiche universale, in virtù della quale aveva avuto inizio l’ininterrotto processo cosmico, prima nella sua forma generale e dopo in quella particolare. Tale processo, in seguito, non avrebbe più subito arresti nell’eterno scorrere dei millenni; ma si sarebbe soltanto assoggettato all’influenza benefica dell’energia appartenente alla psiche universale. Il quale assoggettamento ci sarebbe stato nella misura e nel modo che il suo Creatore aveva decretato. La luce, che era stata riflessa dal volere divino, come già ne avevo preso atto, non costituiva ancora un evento dotato di concretezza; anzi, rappresentava solo una idea illuminante predisposta per dar luogo all’atto creativo. Allora l’energia psichica, per materializzarla e per ricavarne un universo concreto senza fine, si era prima trasformata in una immensa forza magnetica e poi aveva attirato a sé l’intera luce situata in quel luogo, che presto sarebbe diventato la sconfinata dimora del Caducon. Essa l’aveva compressa in toto dentro uno spazio infinitamente piccolo. Perciò, dal momento che adesso vi regnava il tenebrore assoluto, era sembrato che dappertutto fosse ritornato ad imperare il nulla primordiale. Questa volta, però, dopo che la luce era stata risucchiata ed assorbita dall’energia psichica, al nulla era subentrato un tenebroso e sconfinato vuoto. Il quale attendeva di essere tempestato di miriadi e miriadi di astri di ogni tipo e di ogni grandezza, al fine di incastonarvi il meraviglioso universo futuro.

All’origine, così, erano venute ad esserci due concrete realtà: la prima, che si identificava con il macrocosmo, rappresentava il vuoto dell’infinitamente grande; la seconda, che si identificava con il microcosmo, costituiva il concentrato della prima incapsulato nell’infinitamente piccolo. Il macrocosmo, comunque, sebbene si presentasse come una vuotaggine senza fine, si poteva considerare pur sempre una espansione concreta, essendo in grado di ospitare opere reali e tangibili. A tale proposito, ben presto il microcosmo avrebbe iniziato ad inviargli tali ospiti, senza interruzioni e ad intervalli ciclici. Difatti il microcosmo, grazie all’energia psichica, aveva operato sulla luce riflessa dal volere divino una concentrazione infinitesimale, fino al punto da vederla, a un certo punto, materializzarsi e divenire una fonte inesauribile di luce e di calore. Comunque, da tale fonte era in procinto di avere inizio l’ininterrotto sganciamento di interi cosmi, i quali ben presto avrebbero avuto tutti la forma di una sfera cava.

In un secondo momento, l’energia psichica, la quale si trovava proprio al centro di essa, prima aveva condensato l'immateriale luce in una sferetta che non riusciva a contenere neppure il più piccolo dei granelli di sabbia. In seguito, invece, si era data a bombardarla con incessanti e potentissime scariche di pura elettricità. Allora le radiazioni di quest’ultima avevano apportato alla luce riflessa un cataclisma sconvolgente e perturbatore di proporzioni immani, benché si presentassero microscopiche le dimensioni del luogo in cui esso manifestava la propria attività dirompente. Tale cataclisma, il quale si esprimeva incredibilmente scompigliante, era dovuto al fatto che le radiazioni elettriche, una volta che si furono mescolate con l’immateriale luce divina, si erano date a produrre dei movimenti rotatori dotati di una velocità inaudita. Così facendo, essi avevano costretto la stessa luce a subire quella loro vertiginosa rotazione, la quale a volte si mostrava centripeta e altre volte diveniva centrifuga. In seno a quella tumultuosa rotazione, dopo essere stata ripetutamente agitata e sbattuta fino al parossismo, l’immateriale luce riflessa dal volere divino si era concentrata nell’energia della psiche universale. Di lì a poco, però, fondendosi con le particelle elettromagnetiche che provenivano da simile energia, essa aveva iniziato a mostrarsi materiale e materializzante. Perciò adesso non si poteva più considerare quell'immateriale luce un puro riflesso statico, dal momento che essa era diventata una reale fonte di materia attiva e capace di autoriprodursi per un tempo infinito.

A ogni modo, quella materia appena creata non era ancora in grado di mettere in atto la sua proprietà di autoriproduzione all'infinito, in quanto la psiche universale per il momento non aveva stabilito che una proprietà del genere si esprimesse in concreto, passando dallo stato virtuale a quello reale. Perciò seguitava ad essere totalmente in preda al suo stato caotico ed indocile. Per il qual motivo, anche se aveva dato origine ad essa, la psiche universale continuava a restare impotente ad assoggettare la materia primigenia alla propria volontà e alla propria autorità, al fine di poterla gestire e governare. Si trattava di una materia primordiale che non aveva smesso di vivere la sua fase critica e di disorientamento, siccome era la prima volta che si affacciava all’esistenza e non sapeva ancora come comportarsi nei suoi confronti. Per cui, in attesa di pervenire al suo definitivo assestamento, essa si limitava esclusivamente a ribollire di infinite energie, le quali cercavano di fuoriuscire da quella loro concentrazione infinitesimale e di espandersi beate per l’infinito spazio che le circondava. A dire il vero, la loro fuoriuscita dal microcosmo non si sarebbe fatta aspettare ancora per molto, considerato che proprio a tale scopo la psiche universale aveva dato loro origine. Ma ciò non sarebbe avvenuto, prima che essa le avesse ridotte alla sua più completa obbedienza e le avesse sottoposte al suo più rigoroso controllo, precludendo alle stesse ogni possibilità di eluderlo. Sì, il microcosmo non avrebbe cominciato a formare il macrocosmo, se prima non avesse raggiunto in sé la perfezione, l’ordine e l’armonia. Si trattava di qualità preminenti, all’insegna delle quali si sarebbe sviluppato il medesimo macrocosmo. Esso era l’immenso universo che non avrebbe conosciuto soste nel suo continuo svilupparsi nell’infinito Caducon.

Giunto a tali ricerche speculative, prima di inoltrarmi nella conoscenza dello sviluppo del macrocosmo, ritenni indispensabile da parte mia uno studio approfondito della psiche universale. Difatti le scarse cognizioni su di essa in mio possesso non mi consentivano di studiare a fondo e comprendere meglio sia la realtà del microcosmo sia quella del macrocosmo; ma quest'ultimo, come prevedevo, sarebbe derivato da esso abbastanza presto. A rifletterci bene, per quanto riguardava l'energia universale, io sapevo solo che era stato il divino soffio animatore a darle origine, ma non l’avevo ancora analizzata nella sua composizione qualitativa e sostanziale. Anzi, sarebbe stata esattamente una simile conoscenza a permettermi di comprendere le varie creature, che in seguito ne sarebbero originate in grandissima moltitudine. Quindi, sempre con la stessa ansia e con la stessa foga, intrapresi l’analisi costitutiva della psiche universale. Dal suo studio avrei appreso pure la natura e il fine ultimo della stessa materia, la quale, per merito suo, stava per avere origine.

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