25-La psiche e le sue prerogative

La psiche, o fenomeno psichico, in verità consisteva in una forza arcana ininterrottamente pulsante, grazie alla quale la vita si attuava e si fissava in ogni essere vivente con un’azione ritmica ed automatica. Nell’organismo animale e vegetale, essa si presentava in ogni sua parte ugualmente distribuita. Negli animali più evoluti, invece, sembrava che il suo centro propulsore stesse nel muscolo cardiaco, siccome era da esso che proveniva il palpito vitale. A differenza dell’intimo, che si mostrava con un carattere individuale ed irripetibile, la psiche si esprimeva con tutti i crismi dell’universalità. Essa, cioè, era la stessa in tutti gli organismi viventi, siccome scaturiva dalla medesima forza, che attivava l'intera macchina dell’universo. Per la quale ragione, le varie psichi degli esseri viventi, che in essi si presentavano proporzionate alle loro masse, non erano altro che piccolissime parti di quella forza universale, che era preposta all'ininterrotto lievitare dell’espansione cosmica. Pareva che il cuore degli esseri animali ricevesse proprio da essa quegli impulsi ritmici, i quali gli consentivano di pompare il sangue in ogni loro organo, al fine di tenervi la vita sempre accesa.

Pure la linfa vitale circolava nei vasi dei vegetali, grazie alla medesima vivificante forza psichica, poiché ne veniva influenzata in continuazione. La psiche, dunque, pur facendo parte di quella inesauribile energia universale che andava disseminando l’universo di infiniti astri, non era ugualmente indistruttibile e perenne. Essa aveva una durata limitata, che variava a seconda delle diverse specie viventi. In tutti gli organismi forniti di vita, ad ogni modo, al loro progressivo esaurimento corrispondeva un invecchiamento proporzionato e simultaneo delle loro cellule, fino al totale arresto del loro ciclo biologico. Ma occorreva tener presente che in talune circostanze, certi agenti esterni, i quali erano definiti patogeni e si mostravano particolarmente divoratori di energia, cogliendolo in determinate condizioni di precarietà, potevano introdursi nel corpo di un essere vivente e danneggiarlo in parte oppure in toto. Così facevano esaurire più rapidamente l’energia psichica in esso esistente.

Se all’intimo sfuggiva la forza energetica della psiche insita nell’organismo di un essere vivente, di certo ciò non avveniva anche con le forme comportamentali, che la medesima sollecitava ad estrinsecarsi in tale organismo. Esse, nello stesso essere, si manifestavano sia come atti del tutto istintivi sia come azioni forzate. A dire il vero, da alcune forme di simile comportamento, specialmente da quelle non prettamente istintive, l’intimo veniva quasi sempre manovrato ed avviato verso numerosi stati emotivi. Una parte dei quali si rivelavano davvero di alta drammaticità, poiché provocavano una catastrofica distorsione della coscienza. Per la qual cosa, quest'ultima cominciava ad operare al di fuori di ogni logica e di ogni razionalità. Realisticamente parlando, era anche possibile all’intimo opporsi alla forza psichica ed avere causa vinta contro di essa. Un fatto del genere si aveva, specialmente quando esso si presentava dotato di una coscienza risoluta e fortemente volitiva. Per cui riusciva a domarla, facendola guidare dai propri desideri e dalle proprie passioni. In questo caso, la forza psichica finiva per rinunciare alla sua universalità e si improntava a individualità, ossia diveniva parte esclusiva di quell’essere vivente che le dava ricetto. Altre prerogative della psiche erano la sua capacità di scindersi in altre psichi qualitativamente e quantitativamente non differenti da sé stessa e la sua facoltà di sopravvivere anche in forma virtuale in corpi non viventi di origine organica. Così attendeva che altre circostanze favorevoli rendessero attivo il suo nuovo iter vitale ed espressivo. Era quanto avveniva nell'embriogenesi dei vegetali e di certe specie animali. In quella occasione, la psiche si preoccupava di munire i nuovi embrioni di qualsiasi organismo animale e vegetale di una psiche da essa stessa generata per riproduzione agamica ed avente il carattere della virtualità.

Una volta che ebbi compreso la natura della psiche, unitamente alle sue facoltà e alle sue prerogative, cercai di capire ciò che la metteva in grado di trasformarsi in istinto, come essa utilizzava la sua forza energetica e quando un fatto del genere succedeva. Ma sapevo che la psiche ne faceva uso, oltre che per la sua attività ordinaria, anche per ottenere effetti straordinari in particolari circostanze dell’esistenza dell’essere vivente. Così, per prima cosa, venni a sapere che il diverso e vario utilizzo della sua energia, da parte della psiche, era dovuto a talune circostanze di precarietà dell’intimo. Questo, come già appreso da me, a volte andava incontro a stati di incoscienza e manifestava una relativa impotenza, specialmente nel prevedere e nel captare fenomeni di natura extrasensoriale. Ebbene, erano esattamente quei momenti di inefficienza, a cui andava incontro l’intimo, che venivano ad influenzare la forza psichica in modo strano e misterioso. Così innescavano in essa e vi sollecitavano tutta una serie di trasformazioni, di riparazioni e di provvedimenti, essendo essi in grado di far fronte nel migliore dei modi alla momentanea scarsità di efficienza, che era venuta ad instaurarsi repentinamente nell’intimo. Durante tali momenti particolari, se si fosse potuto osservare la sfera dell’intimo dall’esterno, si sarebbe assistito all’oscuramento di tutta sé stessa, quando esso non era limitato al suo nucleo centrale, cioè alla sola coscienza. Si trattava di un tetro annebbiamento, il quale si ripercuoteva all’istante sull’energia della psiche. In questa, perciò, in simultaneità al suo aver luogo, subito si improvvisava anche un’attività anomala, ossia l’attività istintiva. In tal modo, veniva a crearsi nella psiche quella situazione particolare che prendeva il nome di istinto. Per cui la sua energia, la quale esisteva per essere essenzialmente vitale, si trasformava in energia di difesa dell’organismo animale e vegetale.

Avendo fruito di simili preziose delucidazioni, alla fine il processo di trasformazione dell’energia psichica in istinto e l’intervento di quest’ultimo sull’intimo mi si rivelarono in forma chiara e comprensibile. Constatai, inoltre, sempre senza la minima difficoltà, che bastava una semplice impotenza della coscienza ad attivare il meccanismo di una trasformazione del genere e il suo conseguente intervento protettivo sull’intimo. Perciò, stando le cose come anzidetto, mi restava da sviscerare la vasta gamma di azioni e di manifestazioni, alle quali davano luogo l’improvvisa trasformazione della psiche in istinto e la presa di comando, da parte di quest'ultimo, dell’intimo. Naturalmente si trattò di un iter cognitivo, il quale mi permise di giungere alla meta che mi ero prefissata, senza che da parte mia venissero compiuti eccessivi sforzi ed interminabili elucubrazioni mentali. L’intimo, come constatavo, a volte era soggetto a delle impotenze, che venivano a paralizzare l'intera sua attività oppure una parte di essa. Quelle sue paralisi, parziali e totali che fossero, suscitavano in esso una immediata obnubilazione, la quale coinvolgeva solo quelle sezioni che si presentavano in difficoltà. In contemporaneità, allora l’energia psichica si trasformava in un fascio di luce e andava ad avvolgere la sfera dell’intimo, rischiarando quelle sue parti rimaste oscure o nebulose, a causa del loro precario funzionamento. Era così che essa, intervenendo in modo provvidenziale, ristabiliva in loro l'integrità originaria. Ma tale suo intervento spesso sfuggiva al controllo della coscienza, sebbene si dimostrasse assai vigile nel prendere nota di ogni cosa.

Il fascio di luce, che veniva ad investire l’intimo in determinate sue circostanze di precarietà e di carenza ricettiva, facendogli da guida e da direzione, non era altro che l’istinto. Esso, infatti, il più delle volte era costretto a creargli un nuovo mondo, il quale non poteva che risultare totalmente irreale. Comunque, il medesimo era da ritenersi copia fedele di quello originale, soprattutto quando dava adito a sospetti e a perplessità. Ecco perché tutte le varie situazioni e circostanze di tale mondo irreale, compresi i suoi ambienti e le sue cose, congiuntamente all’insieme dei personaggi che vi pullulavano, senza meno potevano essere già appartenuti al mondo reale dell’intimo. L’istinto, infatti, nel penetrarlo con i suoi raggi alimentatori, aveva dovuto subire obbligatoriamente la loro influenza, cercando poi di copiarli fedelmente nella sua opera di surrogazione. Era chiaro che, anche quando l'intero materiale del sogno sembrava non essere mai appartenuto alla coscienza dell’intimo, parimenti non si poteva negare che esso avesse fatto effettivamente parte di essa. Una cosa del genere poteva aversi, per il semplice motivo che alcune situazioni e certi fenomeni a volte andavano a collocarsi direttamente nella coscienza a sua insaputa, senza che essa ne venisse messa al corrente e senza che le si desse l’opportunità di registrarli.

Stando le cose come le avevo apprese, conclusi che era mio impreteribile dovere speculare su una evenienza di quel tipo. Io ero convinto che da una simile inefficienza della coscienza, paradossalmente per niente improbabile, poteva derivarmi una conoscenza piuttosto efficiente ed utile. La quale mi avrebbe permesso di integrare quella che era già in mio possesso in maniera sufficiente.

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