13-Le fasi simultanee di un atto creativo

Dopo essermi informato delle due nature generali di Dio, ossia quella di costituzione e quella personale, non mi fu difficile comprendere il processo dei suoi atti creativi, i quali derivavano contemporaneamente dalla distinzione e dalla compenetrazione di dette sue nature. Per la verità, soltanto perché ero venuto in possesso di una simile conoscenza, fui in grado di seguire ed apprendere agevolmente le varie fasi contemporanee di una creazione divina nel mondo sensibile e soprasensibile. Perciò, Eva, adesso passo a riportati in sintesi, le tre fasi simultanee di un atto creativo di Dio vero e proprio. Tutto aveva inizio nella natura personale di Xurbiz, per la precisione nella Persona del Volere. Solamente in essa, come avevo constatato, poteva esserci il primo concepimento di un atto creativo. L’idea del Volere, naturalmente in contemporaneità, veniva poi trasformata in creazione finita nella Persona del Potere. Nel frattempo, sempre in contemporaneità, la Persona dell’Amore si interessava e si dedicava amorevolmente ad essa, controllandola con premura e con somma giustizia. Ad ogni modo, avrei avuto un quadro più particolareggiato e più approfondito delle stesse, dopo che io le avessi scrutate e studiate nei loro processi analitici. Allora, senza perdere il minimo tempo, mi dedicai a quel loro studio capace di farmeli analizzare, iniziando ad affrontarlo con altrettanto fervore ed entusiasmo.

Come già mi era noto, l’energia primaria, la quale era situata allo stato potenziale esclusivamente nel pensiero autocontemplativo di Dio, era la sola a risultare dotata di potere creativo. Perciò, senza tale energia, l’idea divina non poteva divenire al tempo stesso creazione. Invece il sorgere dell’idea di un atto creativo si aveva in una precisa parte della mente di Dio, la quale si identificava con la Persona del Volere. A proposito di una mente simile, bisognava tenere presente che essa, essendo l’espressione di tutto Dio, comprendeva la sua natura di costituzione, la sua natura personale e anche la sua realtà. Anzi, era proprio quest’ultima a consentire l'esistenza alle varie creazioni, in quanto dava ad esse il necessario ricetto nel quale potersi esprimere concretamente. L’inizio di un atto creativo, quindi, partiva dalla Persona del Volere, la quale ideava la creazione mediante un intenso desiderio; ma prima si faceva una chiara idea della medesima. In seguito tale Persona non la contemplava in sé stessa, poiché andava a riviverla nel pensiero autocontemplativo della natura intrinseca di costituzione. In quel modo, operava esattamente un reale trasporto della propria personalità nel suddetto pensiero, intanto che essa continuava a restare sé stessa. Quelle sue azioni, logicamente, non avvenivano all’insaputa della Persona del Potere e di quella dell’Amore, essendo nella Persona del Volere anche le altre due Persone, perché tutte e tre, dal punto di vista dell'esistenza, si presentavano complementari. Per questo motivo, anche le altre due Persone, come inevitabile conseguenza, prendevano attivamente parte alla stessa contemplazione.

Al riguardo, è necessario chiarire che la contemplazione, da parte di tutte e tre le Persone, non veniva effettuata con un loro semplice sguardo fisso dal di fuori del pensiero autocontemplativo; bensì avveniva mediante un effettivo trasferimento in esso di tutta la Trinità Personale di Dio. Occorreva però precisare, allo stesso tempo, che il trasferimento delle tre Persone nel pensiero autocontemplativo, se anche avveniva in modo reale, non pregiudicava in alcun modo il fatto che la stessa natura personale di Dio potesse restarsene, simultaneamente, al di fuori dello stesso pensiero. Si verificava, per la precisione, il fenomeno della doppia contemplazione. Cioè, le reali Persone del Potere, del Volere e dell’Amore contemplavano dal di fuori del pensiero autocontemplativo sé stesse, che si erano momentaneamente trasferite in tale pensiero in modo effettivo. Ma la loro contemplazione di sé stesse, che si erano trasferite nel nuovo sito, permetteva loro di contemplarvi pure l’idea scaturita dal desiderio del Volere. Così, in seno a tale contemplazione, grazie al clima arcano che regnava nel pensiero autocontemplativo, si attuava la compenetrazione delle due nature generali di Xurbiz. All’interno della quale, l’idea del Volere si ipostatizzava, cioè diventava essenza o materia esistente. Divenuta poi creazione, essa si proiettava all’esterno di Dio, collocandosi in quel tempo e in quel luogo, nei quali il Volere aveva decretato che la medesima cominciasse ad esistere.

Ma come faceva la compenetrazione delle due nature generali di Dio, che si aveva nella natura intrinseca di Xurbiz, ad ipostatizzare l’idea del Volere, la quale era situata nella natura personale dello stesso Xurbiz? Inoltre, una volta ipostatizzata e congedata dal proprio Creatore, quali percorsi seguiva poi tale idea, nell’andare a sistemarsi nel tempo e nel luogo che ad essa erano stati da Lui assegnati? Di certo, non potevo lasciarmi sfuggire il momento più interessante e suggestivo della mia integrale ricerca che stavo fruttuosamente conducendo sull’Ente Supremo, tra stupefazioni e meraviglie di ogni sorta. Prima di ogni altra cosa, però, c’era da far presente che nel pensiero autocontemplativo la compenetrazione delle due nature generali di Xurbiz avveniva senza suscitare alcun effetto creativo. Esso aveva luogo soltanto in seguito al propagarsi del riflesso di tale compenetrazione nell'esistenza estrinseca della natura di costituzione di Dio. Infatti, man mano che tale riflesso fluiva dal pensiero autocontemplativo di Dio e si riverberava nella sua natura estrinseca, esso prendeva corpo di creazione spirituale o materiale, a seconda del luogo al quale essa veniva destinata.

Avendo seguito a puntino la mia indagine illuminata, dopo mi ritrovai con tante preziose nozioni teologiche, avendole immagazzinate nel mio intelletto. Per cui mi restavano da conoscere soltanto quei processi che permettevano la compenetrazione e quegli effetti che da essa venivano prodotti. Allora continuai a sviscerare tale importante tema, sicuro che sarei pervenuto molto presto e senza alcuna difficoltà alle restanti mete, poiché così esse mi avrebbero consentito di ultimare la mia avviata conoscenza di Dio.

Ebbene, dopo essersi inserite nel pensiero autocontemplativo mediante la contemplazione, le tre Persone del Potere, del Volere e dell’Amore facevano rispecchiare in loro tanto intensamente la natura estrinseca di costituzione, fino a possederla di fatto nella sua integrità. Ma intanto che si conseguiva l’assorbimento di tale natura da parte della Trinità Personale di Dio, si otteneva in essa altresì un potenziamento di energia creativa, che il Potere, prelevandola dal pensiero autocontemplativo, si dava a trasferirla in sé. Da parte loro, comunque, anche le altre due Persone non restavano inattive. Perciò, mentre il Volere vi faceva il suo prelievo di luce divina, l’Amore era intento a dare una giustificazione e un fine all’intera creazione. Così, in quell’intensa attività creativa, a cui partecipavano congiuntamente entrambe le nature generali di Xurbiz, si risolveva la compenetrazione, la quale veniva poi fatta riflettere nella natura estrinseca della Trinità Personale. Mentre poi essa vi si rifletteva, il Volere vi infondeva la luce, il Potere vi imprimeva la forza creatrice e l’Amore vi indicava la destinazione temporale e locale. Quanto alla Persona dell'Amore, essa non si asteneva dall'amarla e dall'assegnarle un destino, in attesa di giudicarla con giustizia a tempo debito. Ma il giudizio ci sarebbe stato al momento della resa dei conti.

L’idea del Volere, divenuta creazione nella natura personale di Dio durante la sua circostanza di estrinsecità, veniva poi assorbita dalle tre Persone della Trinità. Le quali, nel frattempo, già avevano abbandonato il pensiero autocontemplativo ed erano rientrate nella natura personale di Xurbiz. Di lì a poco, riassorbita da tali Persone, la creazione veniva fatta fondere con il palpito di essenza esistenziale, il quale la trasferiva di nuovo nel pensiero autocontemplativo. Da qui, dopo essere stata fatta amalgamare con i lampeggiamenti ed essere stata racchiusa in una sfera concentrica, finalmente la creazione aveva il via libero di uscire all'esterno di Dio. Così andava a collocarsi in quella parte della realtà divina dove le aveva ordinato l’inoppugnabile volontà di Xurbiz.

Ad ogni modo, tutte le diverse azioni di un atto creativo erano sincrone, ossia avvenivano nel medesimo istante del loro concepimento in Dio, il quale la ipostatizzava in un solo attimo con il suo "fiat" prodigioso. Perciò tutti i suoi vari sezionamenti e le sue varie tappe, tanto indispensabili per illustrarlo, dovevano servire solamente a rendere più accessibile la comprensione di esso alla mia mente limitata. Dio, infatti, era privo del tempo, una qualità che Egli non poteva avvertire come una esigenza, basandosi la sua eternità proprio sul non-essere del tempo. Quest’ultimo, invece, esisteva unicamente per registrare il deteriorarsi di quelle creazioni transeunti, come l’universo e l’uomo, le quali erano destinate a non durare in eterno. In riferimento al tempo, esso si era costituito contemporaneamente all'aver luogo della prima creazione sensibile. Per questo la perfezione divina, che si presentava in eterno indeteriorabile, non sapeva che cosa farsene dell'essenza temporale e come servirsene nella totalità dei suoi atti contemplativi e creativi. Da ciò scaturiva l’identicità temporale di tutti i momenti dell’esistenza di Dio e di quelli di ogni suo atto creativo. La quale si aveva, nonostante le loro varie situazioni esplicative venissero ad essere molteplici e differenti, nonché sembrasse che si susseguissero nello scorrimento di quella invisibile qualità che veniva individuata dall’uomo nel fattore tempo.

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