470-LE ORIGINI DI POTENZIOR E DEL POTERE COSMICO
Nello stesso tempo che c'era stata l'origine di Kosmos, era avvenuta anche la nascita di Potenzior, come una sua immensa estroflessione verso l'esterno avente un proprio contenuto spaziale e temporale. Ma esso era venuto fuori dalla creazione voluta dalle divinità, senza che l'onnipotente Splendor ne fosse al corrente. Anche Tupok si era ritrovato ad esistere al suo interno a sua insaputa, ignaro del perché della propria presenza in quel luogo e dei poteri che aveva a sua disposizione. Egli ignorava perfino se lui e Potenzior avessero avuto una nascita simultanea, poiché una tale consapevolezza non gli era stata data da nessuno degli esseri esistenti in quel luogo, ammesso che ce ne fossero stati. Nel frattempo, colui che presto sarebbe divenuto il signore della nuova realtà extracosmica, desiderando apprendere qualcosa sul luogo che gli permetteva l'esistenza e anche su sé stesso, se ne andava in giro alla scoperta di entrambe le cose. Ma poi si era accorto che in quel posto gli era pure consentito di volare, oltre che procedere a piedi per quella estesa prateria. La quale non faceva scorgere intorno a sé, sia nelle vicinanze che nelle parti lontane, qualche catena montuosa o qualche torrente diretto verso il mare. In verità, non interessandogli la propria idoneità al volo, egli preferiva camminare a piedi sopra la soffice erba, intanto che non si rendeva conto del suo sé interiore e di quanto lo circondava in senso fisico e temporale.
Durante il suo peregrinare senza fine, ad un certo punto, Tupok aveva avvistato un cavallo alato che gli andava incontro, il quale appariva candido come la neve. Esso, una volta presso di lui, si era dato a fargli comprendere che avrebbe dovuto montarlo e lasciarsi portare via, senza opporgli resistenza. L'animale aveva il compito di condurlo in un posto dove lo attendeva qualcosa di straordinario a lui favorevole. Allora egli, nutrendo nella bestia la massima fiducia, le aveva ubbidito senza alcuna esitazione. Così poco dopo, sempre restando in silenzio, aveva intrapreso il volo sulla sua groppa, convinto che presto avrebbe appreso quanto cercava di conoscere. Naturalmente, si era trattato dello stesso cavallo alato che in seguito si sarebbe messo a servizio di Iveonte, nei suoi tragitti che lo avrebbero condotto presso i cinque Guardiani del Potere Cosmico e lo avrebbero anche riportato dopo da Tupok. Il suo nome, come siamo venuti già a conoscenza, era Russet.
La bestia equina fornita di ali, dopo una corsa estremamente veloce, si era arrestata nei pressi di un luogo, che si presentava diverso dal resto della sterminata prateria. Esso era costituito da un suolo circolare, il cui raggio non superava i trenta metri. Inoltre, sulla sua linea estrema, che corrispondeva alla sua circonferenza, veniva fuori dal terreno una specie di bruma multicolore, la quale, levandosi verso l'alto, non superava i due metri. Stando sulla groppa del cavallo, Tupok riusciva a protendere il suo sguardo anche oltre quella barriera fumogena composta da vari colori. Perciò aveva potuto scorgere al di là di essa altri fenomeni di varia natura, i quali erano rappresentati da volute di masse vaporose e policromatiche in continuo movimento a zigzag. Sembrava che esse stessero eseguendo delle danze espresse da movenze ritmicamente aggraziate. Le quali si mostravano benaccette agli occhi, che le gradivano in modo particolare, siccome ne ricevevano un piacevole sollievo! Ma ciò che colpiva di più era la sua parte centrale, la quale era compresa in un'area circolare avente un diametro di cinque metri, dal cui suolo proveniva qualcosa simile ad una fiamma enorme. Essa aveva origine da pure energie policrome, che svettavano in direzione del cielo con propaggini laterali di dimensioni disuguali. Queste non smettevano di presentarsi come dei filamenti vibratili, che apparivano a volte aurei altre volte argentei, frammezzo ad una miriade di elementi puntiformi e variopinti, che vi volteggiavano intorno come pulviscolo sospinto dal vento.
Intanto che Tupok non riusciva a decidersi in qualche modo, ad un tratto gli era pervenuta una voce, la cui provenienza non gli era ben chiara, la quale si era data a parlargli in questo modo:
«Che fai lì impalato, Tupok? Avendoti chiamato con il tuo nome, ora sai esso qual è. Ma è tempo di avvicinarti alla fiamma eterea, che scorgi davanti a te. Essa non ti brucerà, siccome non dà origine a nessuna combustione. Comunque, al suo interno vi sono dissolti il tempo e lo spazio in un abbraccio senza fine, dando luogo a particolari energie. Esse non sono in grado di crearne altre oppure di produrre qualcosa di concreto. Se però non hanno tale potere, possono riportare ad una loro precedente esistenza quelle che prima in Kosmos sono state distrutte, mentre attivavano qualsiasi materia inerte nelle sue diverse forme e strutture.»
«Ma tu chi sei, essere che ti rivolgi a me senza farti vedere? E perché mi parli, come stai facendo, e anche mi inviti a fare cose, che non so nemmeno se mi risulteranno giovevoli oppure nocive?»
«Io sono colui che tra poco non esisterà più, precisamente dopo che ti sarai unito alla fiamma in un abbraccio intimo. Quindi, puoi considerarmi il vivente nato e vissuto per brevissimo tempo, solo perché ti comunicassi le cose che ti sto dicendo. Volendo definirmi meglio, sono la Goccia Temporale portatrice del suo unico messaggio a te rivolto. Adesso ti saluto, Tupok, poiché sto svanendo alla tua realtà; ma non esitare a darmi ascolto, siccome tra poco diverrai padrone del Potere Cosmico!»
Dopo quelle sue ultime parole, con le quali aveva anche esortato il suo interlocutore a dargli retta, l'argentina voce dell'essere senza volto era sparita e non si era fatta più udire. Allora Tupok aveva cominciato ad avanzare verso la gigantesca fiamma, dalla quale si sprigionavano numerosi guizzi policromatici, alcuni verso l'alto ed altri lateralmente. Quando infine si era avvicinato ad essa, per niente titubante vi aveva allungato dentro gli arti superiori, volendo saggiare la consistenza di quella fiamma e rendersi conto delle sensazioni che gli sarebbero provenute da essa. Ma non avendovi avvertito nulla che potesse allarmarlo, si era tuffato nella sua massa energetica con il proprio pieno consenso e con la massima fiducia. Una volta all'interno di essa, il disorientato Tupok all'improvviso si era sentito trascinare in una girandola di infiniti rivoli energetici, il cui unico scopo era quello di condurlo in un determinato luogo, dove assai presto sarebbe accaduto qualcosa di strabiliante, che veniva ignorato perfino da chi vi veniva trasportato passivamente. Infatti, colui che vi era attratto con il proprio tacito consenso era all'oscuro di quanto di lì a poco sarebbe successo; comunque, non si poteva affermare che non se ne dava per inteso. Al contrario, egli stava vivendo quel momento con ben altra ansia, la quale gli rendeva lo spirito particolarmente interessato a quel fenomeno. Infatti, esso gli stava provocando un forte trambusto nella psiche, fino a fargliela avvertire in una fase di grande disorientamento.
Procedendo il suo celere incamminamento verso l'ignoto, intanto che viveva il suo nuovo stato d'animo, ad un certo momento, Tupok aveva cercato di venir fuori da ciò che gli stava succedendo, almeno a livello di coscienza. Egli era intenzionato a rendersi conto di quella sua corsa verso la sconosciuta meta, senza riuscire a rendersi conto del motivo impellente che ve lo spingeva. Per questo le più strane congetture avevano iniziato a frullargli nella mente, pur di darsi le risposte alle sue seguenti domande: qual era il punto di arrivo del suo viaggio e perché vi si stava conducendo, anche se non era partita da lui l'idea di raggiungerlo? Ad ogni modo, egli intendeva avere le due risposte, prima che venisse a trovarsi nella loro certezza, per essersi entrambe manifestate a lui nella maniera più evidente e plausibile. Invece poco dopo, avvertendo in sé una specie di sobbalzo, aveva notato che ogni suo moto in quella massa nebulosa si era arrestato, la qual cosa, oltre a sorprenderlo, lo forzava a rivolgersi altre domande. Adesso che era giunto in quel luogo, che non si lasciava scorgersi in modo limpido e lo costringeva ad una visione confusa, Tupok si andava chiedendo esso cosa fosse e per quale motivo egli vi era stato condotto. Anche se vi era giunto, in virtù di una forza che lo aveva obbligato a muoversi come era avvenuto. Ma poi era stata una nuova voce, questa volta stentorea, a dargli le giuste risposte. Essa aveva iniziato a riferirgli:
«Tupok, ti trovi qui per una validissima ragione, della quale adesso ti metto a conoscenza. Prima, però, ti faccio presente che sei in Potenzior, che è il mio regno, mentre io sono il Potere Cosmico e non rappresento alcun essere. In verità, sono la madre di tutte le energie, per cui sono in grado di rigenerarle, se per caso dovessero essere distrutte in Kosmos da qualche forza maligna. Naturalmente, insieme con esse, rigenererei le parti materiali da loro azionate e mantenute in vita per il tempo assegnato alle singole entità concrete, fossero esse esseri animali, vegetali e materiali, oltre che i diversi corpi cosmici. Ebbene, tu, che al par mio ti sei ritrovato ad esistere al di fuori della realtà di Kosmos, che è quella di Potenzior, a buon diritto detieni lo scettro che ti rende mio possessore. Perciò, da questo istante, sei diventato mio signore e puoi fare di me tutto quanto ti aggrada. Ma non dimenticare che potrai fare uso della mia energia, solo se essa dovrà intervenire a riparare i danni causati da una forza, che è autentica espressione del male.»
«Ti ringrazio, Potere Cosmico, di avermi fatto diventare tuo signore. Comunque, se lo vuoi sapere, io mi sento tale e quale a come ero prima, senza avvertire la grandiosità della tua presenza in me. È un fatto naturale questa mia sensazione, la quale non si differenzia dalla prima? Eppure, grazie al tuo prodigioso potere, mi sarei dovuto sentire in preda a chissà quale delirio di onnipotenza! Invece mi vedo e mi sento un comune essere mortale, privo perfino della più piccola fetta di te. Allora come spieghi questa mia attuale sensazione, la quale mi appare del tutto generica, senza un pizzico di grandiosità?»
«Lo so anch'io, Tupok, che percepisci le cose intorno a te alla stessa precedente maniera e non avverti il peso della mia presenza, in quanto capace di ottenere in Kosmos ciò che non è possibile a nessun altro essere, fosse egli anche un dio investito della massima potenza! Ma tu non devi farti ingannare da questa tua falsa sensazione, poiché il Potere Cosmico si manifesta in chi lo possiede esattamente come tu lo avverti adesso, sebbene la realtà sia ben altra nel tuo io senziente, cosciente e giudicante. Invece esso, quando diviene deliberante, si manifesta in modo totalmente differente, perché ti investe della sovranità che è insita in te, facendoti effettuare prodigi impossibili a tutti gli altri esseri, compresi quelli divini.»
«Quindi, Potere Cosmico, soltanto quando mi servo di te per ottenere un risultato giusto e mirante al bene, in me viene ad aversi il cambiamento, che in questo momento non avverto. Ma potrei sapere come dovrebbe manifestarsi in me tale potere?»
«Nel tempo stesso che ti darai alla tua azione rigeneratrice, grazie al mio potere, smetterai di sentirti una persona normale, avvertirai dentro di te e intorno a te la mia energia che si disgrega in numerose forze intente ad eseguire i tuoi ordini. I quali potranno essere di rigenerazione, quando una parte dell'universo è stata fatta sparire e tu vorrai farla rinascere; oppure di restaurazione, quando essa ha subito dei danni di qualsiasi tipo e tu desideri restaurarli. Comunque, stiamo parlando di esistenze e di fatti a livello cosmico e non di bazzecole di nessun valore. Diventerai tu stesso una vampata di impeto creativo e di slancio costruttivo; inoltre, ti vedrai lanciarti con essa nel perseguimento degli obiettivi che ti sei prefissato, dimostrandoti una fattiva fiamma che non si arrende e non arretra. Così facendo, porterai a compimento tutto quanto è da compiersi, affinché il male assoluto non prevalga e non alligni là dove gli è stato vietato di esistere dall'onnipotente Splendor.»
«Ma perché io possa comportarmi come hai detto ed essere così in grado di fare ogni cosa che è da compiersi, Potere Cosmico, vuoi riferirmi come dovrò rivolgermi a te? Ossia, il comando, che dovrò darti, come dovrà esserci, da parte mia? Inoltre, lo desideri categorico oppure del tipo di una richiesta di favore? Così, dopo che mi avrai fornito tali informazioni, quando si presenterà una circostanza del genere, saprò regolarmi ed agirò senza incertezze nei tuoi confronti. Tu stesso mi darai ragione e condividerai quelle che saranno le mie apprensioni del momento. Se poi ritieni che esse esulino dal rapporto che dovrà esserci fra noi due, per cui non meritano alcuna considerazione da parte mia, allora puoi anche non rispondermi.»
«In un certo senso, è così, Tupok, dal momento che fra noi due dovrà esserci un rapporto di sudditanza, con te a comandare e con me ad ubbidire. In esso, sarai solo tu l'essere cosciente in grado di dare ordini; mentre io, in quanto privo di una coscienza, non rappresento alcuna essenza pensante e capace di agire per conto proprio. Perciò, quando ti capiterà di farlo, dovrai rivolgerti a me con tutta la tua imperiosità di linguaggio e di foga, siccome in quella circostanza dovrai assumere il tuo ruolo di mio signore. Invece a me toccherà sottopormi al tuo signoreggiamento e fare in modo che ogni tuo ordine si concretizzi in modo radicale e perfetto per farti sentire pago dei risultati conseguiti.»
«In verità, Potere Cosmico, se in generale ho inteso quanto hai voluto trasmettermi, però vorrei che tu me lo facessi capire con termini più semplici ed appropriati. Ma non devi dilungarti nell'argomento che stiamo trattando, come hai fatto fino a questo istante.»
«Ebbene, Tupok, quando vorrai ordinarmi qualcosa per mettere un tipo di ordine intorno a te, in parole povere, dovrai esprimerti così: “Potere Cosmico, esegui il comando che ora ti do.” Dopo tali parole, mi detterai quanto ti preme ottenere da me. Questo è tutto.»
«Adesso ti sei chiarito alla perfezione, Potere Cosmico. Ma avrò mai la possibilità di servirmi di te in Potenzior, dove di sicuro non ci saranno imperfezioni e non serpeggiano forze perverse? Inoltre, sono convinto che non affronterò mai un viaggio in Kosmos.»
«Ciò che hai asserito nella coppia delle tue frasi finali, Tupok, è tutto vero, poiché la tua esistenza si svolgerà sempre in Potenzior. Per cui, non andando mai in Kosmos, non avrai la possibilità di fare uso del mio potere per i due motivi che ti ho citato alcuni istanti fa. Nel caso poi che tu fossi obbligato ad andarci per qualche tua ragione, automaticamente daresti modo alle due eccelse divinità di Luxan di apprendere ogni cosa di te e del tuo regno, che da poco è diventato Potenzior, perfino ogni tua decisione presa nei miei confronti.»
«Posso sapere qualcosa su Luxan, Potere Cosmico, se non ti dispiace? E chi sarebbero le due entità divine, alle quali ti sei riferito? Ma se ho inteso bene, esse dovrebbero essere delle divinità eminenti, se hai voluto premettere loro un aggettivo fuori del comune.»
«La tua impressione non ti ha tradito, Tupok. Ad ogni modo, comincio a relazionarti su Luxan, il quale è il luogo dove conducono la loro esistenza le divinità positive, comunemente dette benefiche. In verità, colui che ha dato origine a tali divinità, il cui nome è Splendor, dimora in Beatitudo, un luogo che è compreso nella medesima realtà luxaniana. Egli è stato anche il creatore di Kosmos e, parallelamente ad esso e senza volerlo, di Potenzior. Quanto alle divinità Kron e Locus, esse rappresentano la coppia di dèi più potenti di Luxan, dopo l'onnisciente Splendor, il quale li ha messi a dominare su Kosmos, pur non potendo essi trasferirsi in esso. A Locus ha concesso il dominio dell'espansione cosmica, facendolo divenire dio dello spazio; invece a Kron ha concesso il dominio dell'evoluzione temporale, facendolo diventare dio del tempo. Perciò entrambi devono essere considerati le divinità più potenti anche di Kosmos, ovviamente comprese quelle negative o malefiche, le quali hanno come loro capo supremo il dio Buziur, che si è autoproclamato Imperatore delle Tenebre. A lui e alla sua consorte Clostia, però, per volontà di Splendor, è severamente vietato pervenire in Kosmos, per cui di continuo Locus e Kron sono attenti perché mai ci sia il loro ingresso nello scorrere dei millenni. Con questo, penso di aver risposto alle tue domande circa il Regno della Luce e le sue due divinità più rappresentative. Ma se hai da chiedermi altro, sono ancora disposto a risponderti.»
«Potere Cosmico, potrebbe una divinità impadronirsi di te, se mi trasferissi nel Regno della Materia e del Tempo? Per favore, gradirei apprendere anche questo particolare.»
«A nessuna divinità, Tupok, è permesso divenire mio signore, come lo sei tu in questo momento. Al contrario, un Materiade potrebbe diventarlo; ma solo se tu glielo consentissi per una giusta causa, la quale non potrebbe essere che quella della vittoria del bene sul male. Ma egli dovrebbe prima essere in grado di accedere a Potenzior.»
«A proposito di tale accesso, Potere Cosmico, posso essere messo a conoscenza del modo di avere libero ingresso al mio regno, da parte di un Materiade di Kosmos?»
«Innanzitutto, egli dovrebbe raggiungere l'asteroide Tibos, dove si trova l'Antro dell'accesso a Potenzior, il quale è all'interno del sistema stellare di Nuber e può considerarsi il vestibolo del mio regno. Il Materiade vi dovrebbe prima accedere e, una volta al suo interno, dovrebbe gridare: “Potere Cosmico, fammi entrare in Potenzior, siccome il mio desiderio è conforme al bene.” A quel punto, ci sarebbe il suo trasferimento nel luogo da lui ambito. Ho dimenticato di dirti, però, che nessun essere dotato di una ragione e di uno spirito potrà mai spostarsi dal proprio pianeta o satellite e raggiungere l'asteroide Tibos. Per il quale motivo, dovrà considerarsi una vera utopia un viaggio del genere da parte sua. A meno che uno dei divini gemelli eccelsi, venendo in suo aiuto, non ce lo fa trovare con i suoi poteri!»
«Allora, Potere Cosmico, in previsione che ciò possa accadere in futuro, al momento giusto mi mobiliterò perché la sua missione sia resa il più ardua possibile a chi vorrà provarci. Ossia, prima che egli giunga in Potenzior, mi trasferirò in Kosmos e cercherò sulla superficie dei suoi infiniti pianeti quelli che sono stati per i loro popoli i cinque più grandi eroi dell'intero universo. Così, anche se sono morti da molto tempo, li resusciterò e li condurrò con me nel mio regno, dove ti suddividerò in cinque parti e ne assegnerò ciascuna ad ognuno di loro. Ciò dovrà avvenire, solo dopo avermi fatto promettere da loro che mai a nessuno la cederanno. Io darò anche un nome alla cinquina di eroi, il quale sarà: “Guardiani del Potere Cosmico”.»
In seguito erano trascorsi parecchi millenni, prima che il Signore di Potenzior si mettesse alla ricerca dei cinque guardiani del prodigioso potere che si era ritrovato a gestire. In ordine di tempo, essi erano stati, come già da noi appreso, i seguenti:
1) Arkust, l'eroe appartenente al popolo feciano, il quale proveniva dal pianeta Oluoz, che orbitava intorno alla stella Teluas ed era situato nella galassia di Serven;
2) Furiek, l'eroe appartenente al popolo picesino, il quale proveniva dal pianeta Pearun, che orbitava intorno alla stella Nuber ed era situato nella galassia di Abrep;
3) Serpul, l'eroe appartenente al popolo nucestino, il quale proveniva dal pianeta Koser, che orbitava intorno alla stella Murel ed era situato nella galassia di Geltes;
4) Pessun, l'eroe appartenente al popolo urnutino, il quale proveniva dal pianeta Istop, che orbitava intorno alla stella Sandrel ed era situato nella galassia di Anerd;
5) Rutos, l'eroe appartenente al popolo revosino, il quale proveniva dal pianeta Tertun, che orbitava intorno alla stella Fares ed era situato nella galassia di Varuz.
Dopo averli trasferiti in Potenzior, Tupok aveva istruito i cinque Guardiani del Potere Cosmico nei loro futuri doveri, primo dei quali era quello che li obbligava a non lasciarsi mai privare della loro fetta di potere da lui ricevuta da nessun Materiade che lo avesse preteso.
Una volta che Iveonte ebbe appreso quanto in passato aveva interessato l'esistenza di Tupok, dalla sua origine fino al tempo attuale, giunse il momento che quest'ultimo lo mettesse al corrente di come si sarebbe dovuto comportare nei confronti del Potere Cosmico. Il quale adesso si trovava interamente sotto la sua sovranità. Perciò il Signore di Potenzior, non venendo meno anche a tale suo nuovo compito, si diede a fare presente all'eroe terrestre:
«Iveonte, lo so che, come successe a me, non avverti nel tuo intimo per niente la presenza del Potere Cosmico. Comunque, un fatto del genere è anche un bene per te, essendo tu un essere mortale, come tutti i Materiadi. Ti stai chiedendo se lo sono anch'io, dal momento che prima non c'è stata l'occasione di parlare della mia natura. Ebbene, in un certo senso, non essendo uno spirito, come te ne sei già accorto, di divinità in me non c'è neppure l'ombra. In effetti, sono un Materiade fino ad un certo punto, ma con alcune differenze. In primo luogo, io sono immortale e lo sono stato fin dalla nascita, che ignoro come si sia avuta in Potenzior. A mio avviso, l'immortalità c'è stata dentro di me nello stesso istante che il Potere Cosmico ha preso posto nel mio corpo, elargendogli un dono così eccezionale. In virtù del quale, la mia vita non dipende da alcuna esigenza, sentendo in me appagato ogni mio desiderio.»
«Allora, Tupok, ora che il Potere Cosmico risiede nel mio corpo, pure io sono diventato immortale ed è venuto meno in me ogni tipo di esigenza. Se è sbagliata la mia interpretazione dei fatti, vorresti spiegarmi il motivo del mio errore? Attendo la tua risposta con molta attenzione, poiché essa dovrà chiarirmi se sono dotato di immortalità oppure no.»
«In verità, eroico Terrestre, il tuo ragionamento presenta un patente errore. Ad esso ti ha condotto il fatto che all'inizio non ti ho specificato qualcosa, che ti avrebbe dato delle dilucidazioni sull'argomento, evitandoti di incorrere nell'interpretazione erronea in questione. Quindi, mi appresto a dartele adesso, chiarendoti tre punti fondamentali. 1) Soltanto chi nasce in Potenzior ha una esistenza immortale; per questo sono l'unico Materiade ad avere l'immortalità. 2) Un Materiade, il quale si trova a vivere in Potenzior, non può morire; per cui, se viene ucciso da un altro Materiade, subito dopo egli ritorna a vivere, come se per lui non ci fosse stata alcuna uccisione. Tu hai avuto modo di prenderne atto, quando hai combattuto contro i cinque Guardiani del Potere Cosmico e li hai uccisi; ma essi, alcuni attimi dopo, sono ritornati ad essere quelli di prima. 3) Esclusivamente in me può esserci l'assoluto dominio del Potere Cosmico. Quando invece per mia volontà si insedia in un altro Materiade, esso non è l'originale, ma una copia di quello in mio possesso. Anche se poi, una volta che c'è stato il suo sdoppiamento, esso si manifesta con tutti i crismi della sua straordinaria potenza. Per questo ciò dovrebbe tranquillizzarti, poiché il Potere Cosmico che è in te ti permetterà di adempiere il tuo dovere verso tutti i Materiadi di Kosmos.»
«Mi avevi fatto preoccupare, Tupok, quando hai voluto precisarmi che in me c'era soltanto la copia del vero Potere Cosmico. Per fortuna adesso mi hai rassicurato, affermando che esso, nella sua attivazione, ha una resa identica a quella che può dare l'originale. Invece ora, dal momento che lo hai perduto di vista, voglio ricordarti che non mi hai ancora riferito come dovrò rivolgermi ad esso per ottenere ciò che mi abbisognerà in Kosmos. Sono sicuro che mi toccherà far risorgere o rimettervi a posto quanto è stato già distrutto a livello galattico, stellare e planetario dalla Forza del Male, la quale adesso è rappresentata dal dio Buziur.»
«Hai ragione, Iveonte, e chiedo venia per la mia distrazione, che mi ha fatto digredire, comunque non senza una valida ragione. Ebbene, una volta che sarai ritornato in Kosmos e la circostanza ti chiederà di bonificarvi tutto quanto non esiste più oppure versa in uno stato pietoso, innanzitutto dovrai renderti conto di ciò che richiederà un intervento immediato, essendo stato fatto sparire nella inesistenza o condannato alla rovina perpetua. In seguito, senza tanti preamboli e senza alcun atto di richiesta formale, ma con il ciglio imperioso, ordinerai al Potere Cosmico ogni cosa che sarà da farsi nel Regno della Materia e del Tempo, al fine di riportare allo stato originario quelle sue parti che hanno subito danni irreparabili oppure sono state addirittura cancellate dallo spazio in cui erano. A tale proposito, ti metto al corrente che il Potere Cosmico sarà in grado di ricondurre all'esistenza anche il più piccolo particolare e il più piccolo frammento di spazio. Fosse esso anche un microbo, che era stato fatto sparire da un certo posto! Anch'esso ritornerebbe ad esistere nel suo piccolo ambiente e con le medesime funzioni di prima!»
«Se le cose stanno come hai detto poc'anzi, Signore di Potenzior, non mi resta che congedarmi da te al più presto, poiché in Kosmos, come prevedo, sono innumerevoli i mondi e gli esseri viventi che li abitavano ad avere smesso di esistere. Perciò essi hanno bisogno del mio soccorso, affinché ritornino ad essere quelli di un tempo. Salutandoti cordialmente, ti ringrazio per la simpatia che mi hai dimostrata. Ora che ci penso, ho dimenticato il punto esatto che dovrà permettermi di rientrare in Kosmos, precisamente nel vestibolo di Potenzior. In quel luogo mi sta aspettando Iveon, che è il dio dell'eroismo. Per questo vuoi essere così gentile da mettermi sulla strada che conduce ad esso?»
«Invece, Iveonte, dovrai servirti ancora di Russet. Perciò ti basta chiamarlo, montarlo e farti raggiungere il luogo da te desiderato.»
«Riflettendoci bene, Tupok, non era necessario farti una simile richiesta e non c'è bisogno neppure che mi riaccompagni Russet nel vestibolo di Potenzior. Anzi, dovrò anche chiedere scusa al Potere Cosmico, per averlo estromesso dal mio primo stato di bisogno, essendo ricorso a te.»
«Infatti, Iveonte. Ti bastava ordinare ad esso di farti trovare nel vestibolo e così subito avresti raggiunto il tuo divino amico. Perciò puoi farlo adesso, senza che facciamo intervenire il mio bianco cavallo alato.»
Così, una volta trasmesso il suo ordine al Potere Cosmico, in brevissimo tempo Iveonte si ritrovò in presenza dell'eroico dio, il quale fu molto lieto di scorgerlo accanto a sé. Anzi, il divino eroe, si precipitò anche a ridargli la spada, che rappresentava la diva Kronel, e l'anello delle due eccelse divinità, che aveva ricevuto dal dio Osur. Ma Iveonte, a tale suo gesto, dopo aver rifiutato la loro consegna, intervenne a dirgli:
«Da questo momento, divino Iveon, non necessito più né dell'una né dell'altro, essendo diventato possessore di un potere così eccezionale, che in Kosmos supera perfino quello del dio Kron e del dio Locus. Perciò sarai tu a consegnarli al dio del tempo e alla dea della speranza, intanto che io mi darò a far piazza pulita delle divinità malefiche e del loro imperatore, perché nell'universo ritornino ad esserci l'armonia e la serenità di una volta. A questo punto, possiamo anche lasciare questo posto.»
A quel punto, entrambi decisero di abbandonare l'asteroide Tibos per ripartire l'uno in direzione di Luxan, dove avrebbe trovato anche Kronel, e l'altro alla ricerca dell'Imperatore delle Tenebre. Il quale, nel frattempo, venendo spalleggiato da un corteggio di divinità malefiche, si era trasformato nell'invincibile Kosmivora. Anzi, adesso egli stava portando avanti la sua guerra di cattura delle divinità positive; nonché di distruzione e di morte a danno di corpi celesti, nonché dei Materiadi e degli animali che abitavano su alcuni di loro. Noi, però, adesso non seguiremo Iveonte nella sua nuova avventura; invece andremo prima a conoscere i fatti che c'erano stati nell'Edelcadia e nella Berieskania, mentre egli era in Potenzior a portare a termine la sua importante missione.