446°-I DIVINI GEMELLI KRON E LOCUS SULLE TRACCE DEL DIO BUZIUR

In passato, dopo che la diva Kronel era riuscita a mettere fuori gioco il dio Furor mediante l'inganno e con l'aiuto paterno, il dio del tempo aveva promesso alla figlia che avrebbe indagato con il fratello sull'espediente a cui era ricorso il dio Buziur, facendo in modo che il suo quartogenito avesse libero accesso a Kosmos. Esso, a quanto pareva, gli aveva permesso di eludere la loro sorveglianza, senza consentire a loro due di servirlo di barba e capelli, come avevano fatto un tempo con il suo genitore. Comunque, il divino Kron non era venuto meno alle promesse fatte a Kronel, visto che subito dopo si era condotto alla dimora del gemello. Egli era andato a trovare il dio dello spazio per esporgli ciò di cui era venuto a conoscenza dalla figlia, avendo ritenuto di una certa gravità l'evento appreso da poco. Il quale, a suo avviso, avrebbe anche potuto metterli in cattiva luce al cospetto di Splendor. Perciò, una volta davanti al germano, aveva iniziato a parlargli così:

«Sono venuto da te, mio caro Locus, perché, a nostra insaputa, è successo ciò che non sarebbe mai dovuto accadere! Invece, nostro malgrado, la sgradevole sorpresa per noi due c'è stata e tra poco ne verrai messo al corrente da me. Ma dopo ci daremo ad indagare su come essa sia potuta avvenire a nostro discredito; nonché faremo di tutto per neutralizzare l'espediente attuato dal vanaglorioso dio della superbia! Non è forse vero, mio gemello, che dopo faremo quanto ti ho proposto?»

«Potrei mai dissociarmi da te in qualunque tuo proposito, Kron? Certo che no! Ma vuoi dirmi adesso che tipo di sorpresa ci ha riservato l'Imperatore delle Tenebre? Mi sembra impossibile che egli sia stato in grado di farcela, senza che lo fermassimo in tempo! Ad ogni modo, come tu hai detto, se è stato capace di un fatto del genere, la cosa ci deve preoccupare sul serio, non potendo essere altrimenti!»

«Infatti, Locus! Ecco perché sono corso immediatamente da te, non appena mia figlia Kronel mi ha informato dell'artificio messo in atto da Buziur, a tutto vantaggio del quartogenito figlio.»

«La tua è stata una saggia decisione, fratello mio! Adesso, però, vuoi riferirmi che cosa il dio della ribellione è riuscito a fare in Kosmos, senza che noi due ce ne avvedessimo?»

«Con un abile stratagemma, Locus, egli ha consentito al figlio Furor di abbandonare il Regno delle Tenebre e di trasferirsi in Kosmos a nostra insaputa, dove poi si è dato a catturare alcune divinità minori, visto che vi si trovavano allo stato latente. Perfino mia figlia Kronel è caduta nella sua rete; ma per fortuna ella ha saputo vedersela, ingannandolo e facendolo punire con il mio intervento. Grazie anche al suo straordinario pupillo, che ha saputo vedersela con lui a meraviglia!»

«Mi spieghi, fratello, come ha fatto Buziur a trasformare il suo quartogenito in una divinità in grado sia di trasmigrare nel Regno del Tempo e della Materia sia di percorrerlo, senza che noi due ve lo avvistassimo in un modo qualsiasi? Il suo espediente sarà stato molto ingegnoso! »

«Il fatto grave, Locus, è che non ho ancora alcuna idea in merito! Sono venuto da te, appunto per scoprirlo insieme. Ma posso anticiparti il modo in cui si svolgeva l'esistenza del perfido Furor in Kosmos, avendolo appreso dalla perspicace mia Kronel. La quale ha voluto anche che ne venissi subito informato. Così, dopo avertelo riferito, ci metteremo a studiarlo per capirci qualcosa e prendere le necessarie contromisure per neutralizzarlo e ricacciarlo in Tenebrun!»

«Allora, Kron, inizia pure a comunicarmi ciò di cui ti ha reso edotto la tua ultimogenita, se vogliamo ragionarci sopra attentamente e cercare di sciogliere dopo il rebus che lo tiene in piedi e ci contrasta!»

«Locus, secondo quanto la mia Kronel ha appreso dalle altre divinità positive catturate dal dio della perfidia Furor, le quali erano anch'esse allo stato latente, il figlio di Buziur era dotato di una speciale prerogativa, la quale gli era stata procurata dal geniale genitore.»

«Posso sapere, Kron, in cosa consisteva effettivamente tale suo privilegio? Ma se gli aveva permesso di sfuggire ai nostri sguardi indagatori, senza meno esso deve essere interpretato come qualcosa di molto sofisticato. Per questo, da parte nostra, prima che anche suo padre se ne serva per trasferirsi in Kosmos, occorre che ci mettiamo a studiare il suo espediente con la dovuta considerazione e con la massima sollecitudine. Ora puoi anche metterti a parlarmi della natura particolare, di cui godeva l'ultimogenito di Buziur!»

«Locus, in via transitoria, il dio della perfidia Furor esisteva in Kosmos avulso dallo spazio e dal tempo e, in una simile circostanza, risultava latente da lontano e da vicino. Egli stesso, inoltre, sceglieva i lassi di tempo che voleva trascorrere da essere divino visibile e quelli in cui intendeva nascondersi alle altre divinità. Restando nell'invisibilità, però, Furor non poteva interagire con le altre divinità negative poiché s'immergeva nell'assoluta inazione, ossia diveniva di fatto inesistente. La qual cosa gli permetteva di essere né rilevabile né identificabile da parte delle altre divinità, pur essendo esse a due passi da lui. Quel tipo di esistenza cosmica, interamente sprofondata nell'inazione e disgiunta dall'azione, ma del tutto controllata da lui stesso, non aveva senso per il dio negativo, per cui egli certe volte ne usciva e si dava alle sue perfide canagliate azioni. Soltanto in quello spazio temporale di attività, Furor diveniva intercettabile dalle altre divinità e poteva essere attaccato.»

«Se le cose stavano come hai detto, fratello Kron, mi spieghi perché mai il figlio di Buziur non è stato avvistato da noi, quando agiva per dar sfogo alla sua perfidia?»

«A tale riguardo, Locus, ti posso dare una spiegazione adeguata. Innanzitutto, però, voglio chiarirti perché io ne sono al corrente, mentre tu lo ignori. Come sai, in Kosmos i nostri rispettivi domini sono: il tuo quello dello spazio e il mio quello del tempo. Siccome poi il nostro connubio gemellare risulta inscindibile, per forza di cose tu permetti a me di trasformare tutte le cose nell'universo, invece io ti do la possibilità di seguire le loro trasformazioni dall'inizio alla fine, ovviamente quando quest'ultima è prevista in esse. C'è infine da aggiungere che, pur essendo consolidata la nostra intima fusione, noi due restiamo ugualmente l'uno il dominatore del tempo e l'altro il dominatore dello spazio. In quanto tali, ognuno di noi detiene il potere assoluto l'uno della qualità temporale e l'altro della qualità spaziale. Ciò vuol dire che alcuni intrinseci particolari del tempo e dello spazio sono conosciuti soltanto dal rispettivo dominatore. Ma essi sono così insignificanti, da sfuggire facilmente al suo gemello. Adesso hai inteso ciò che ho voluto farti sapere?»

«Se ho ben capito, fratello, sul tuo dominio riguardante il tempo tu avresti qualche conoscenza più di me, la quale ti ha consentito di comprendere perché Furor non è stato avvistato da noi, quando si è trasferito in Kosmos. Invece io avrei qualcosa in più, rispetto a te, sul mio dominio concernente lo spazio. Non è forse ciò, che hai voluto dirmi?»

«Esatto, Locus! Il motivo è molto semplice. Perché a noi sia possibile individuare qualcuno o qualcosa nel Regno della Materia e del Tempo, occorre che l'uno o l'altro vi abbia avuto una permanenza di almeno un trentesimo di lucet, cioè quella che per i Terrestri rappresenta il tempo equivalente al loro giorno. Stando così le cose, per noi due non c'è niente che non risulti visibile e perlustrabile, ad eccezione di quelle divinità che, provenienti da Luxan oppure da Tenebrun, si siano appena avventurate in Kosmos e non abbiano ancora sforato quella che viene considerata la durata di un giorno terrestre.»

«Ma anche in questo caso, fratello Kron, Furor non ci sarebbe sfuggito, siccome egli, prima di arrivare sul pianeta Geo, il quale si trova nella galassia di Lactica, di sicuro avrà viaggiato per un tempo superiore a mille lucet! Se sono in errore, correggimi!»

«Senza dubbio, Locus, non ti sei sbagliato a definire la distanza esistente in Kosmos tra il luogo di uscita del loro tunnel e la Terra; come pure hai valutato bene il tempo che occorre per coprirla. Ma si vede che Furor ha sempre tenuto sotto controllo il suo tempo trascorso nell'azione ed è stato attento a non fargli mai pareggiare o superare quello di un giorno terrestre. Ogni volta poi che egli è riemerso dall'inazione, la sua esistenza in Kosmos è ripartita da zero tempo, rimettendoci così nell'impossibilità d'intercettarlo. Sicuramente, fratello, le cose saranno andate in questa maniera, non potendo esserci stata un’altra possibilità!»

«Ma non ti sembra strano, Kron, che il dio della perfidia, durante il suo viaggio cosmico fosse stato al corrente di questo particolare, che neppure io conoscevo, e lo avesse anche messo in pratica alla lettera, senza commettere neppure un errore, evitando così il nostro continuo e serrato controllo? Questa sua precauzione ti risulta normale?»

«Se Furor non avesse avuto il genitore che ha, caro Locus, senza dubbio per noi il suo avveduto e cauto comportamento sarebbe anche potuto risultare fuori della norma. Conoscendo però Buziur, non ce ne dobbiamo affatto meravigliare, siccome egli una ne fa e cento ne pensa. Perciò sarà stato il padre ad istruirlo circa questo particolare, allo scopo di farlo sfuggire alla nostra accurata sorveglianza. Comunque, non chiedermi com'egli sia venuto a conoscenza di questo nostro neo, in merito al controllo che abbiamo su Kosmos e a quanto vi esiste, poiché non saprei cosa risponderti. Secondo me, anziché di una vera e propria conoscenza, si è trattato di qualche sua ipotesi azzeccata. Per cui ha voluto metterne in guardia il figlio, indipendentemente da se essa fosse o non fosse giusta! Ecco quanto, di cui mi sento sicuro!»

«Forse hai ragione tu, fratello Kron; perciò è meglio sorvolare su tale particolare ed interessarci di più a come l'Imperatore delle Tenebre abbia fatto ad ottenere nel suo Furor il prodigio, di cui abbiamo avuto la prova concreta. Esso è mancato poco che non danneggiasse pure la tua figliola prediletta! Così eviteremo che Buziur segua le orme filiali, ricorrendo allo stesso espediente che ha fatto sperimentare al proprio quartogenito! Magari lo starà perfezionando per farne uso pure lui!»

«Allora non perdiamo tempo, Locus, e diamoci subito da fare a scoprire il modo in cui Buziur ha consentito al suo Furor di diventare una divinità avente una doppia natura, l'una che lo faceva esistere e l'altra che lo rendeva inesistente. Ma per raggiungere tale obiettivo, ci sarà molto utile attuare fra noi due l'immedesimazione transluxaniana. La quale ci proietterà nello spazio cosmico, pur restandocene nel frattempo in Luxan. Dopo la sua attuazione in noi, i nostri spiriti vedranno con gli stessi occhi, penseranno con la stessa mente ed opereranno con il medesimo intento. Oltre a ciò, la nostra essenza bivalente verrà a disporre di una potenza energetica imparagonabile, seconda solamente all'insuperabile energia di Splendor.»

Era stato così che i due eccelsi gemelli si erano dati ad attuare la loro immedesimazione, la quale però doveva avere effetto oltre le barriere di Luxan, ossia nell'infinito spazio cosmico. Per prima cosa, essi avevano sovrapposto i polpastrelli delle loro mani congiunte gli uni sugli altri, facendoli corrispondere nel loro ordine speculare. Non appena era avvenuto il contatto fra di loro, tutte e quattro le mani, illuminandosi di una luce folgorante, avevano cominciato a lampeggiare intensamente. Il lampeggio aveva avuto termine, solo quando entrambe le divinità si erano fuse in un candore energetico e al loro posto era rimasta una polla luminosa, la quale continuava ad agitarsi, emettendo intorno a sé sprazzi incandescenti che non superavano i tre metri. Ma se nel Regno della Luce il dio Kron e il dio Locus producevano quel tipo di spettacolo circoscritto, non la stessa cosa avveniva nell'immensità di Kosmos. Dove essi erano dilagati, assumendone di fatto il dominio sia nella sua dimensione spaziale che in quella temporale. Anche se nessuno poteva avvistare quel loro ininterrotto slancio di energia purissima, esso, lungo la sua espansione e la sua proiezione, si presentava come un fenomeno indescrivibile. Propagandosi in ogni parte dell'universo e tenendolo sotto il loro rigoroso controllo, le trasparenti onde energetiche, che provenivano direttamente dal flusso emanatore delle due divinità situato su Luxan, sembrava che tendessero a cullare nella loro vibratile propagazione la totalità delle sterminate galassie. In pari tempo, ovunque esse davano origine a gradevoli visioni spettroscopiche di natura visiva ed acustica.

L'assunzione da parte dell'universo di quell'aspetto multiespressivo stava a significare che l'immedesimazione transluxaniana tra il dio del tempo e quello dello spazio si stava compiendo regolarmente nella sua piena effettualità. Essa, tra l'altro, comportava per Kosmos l'obbligo di stare alla loro mercé. Soltanto allora le due eccelse divinità avevano avviato nelle sue regioni sconfinate le proprie ricerche sia in senso spaziale che in quello temporale. Le quali miravano a rintracciare il dio Furor lungo i sentieri, che erano appartenuti alla realtà cosmica dello spazio e del tempo, nel suo vortice trasformatore ed armonizzatore di estensioni galattiche inesplorate. Per la precisione, entrambe le divinità cercavano il dio della perfidia nel suo tragitto senza fine e senza meta, al quale lo aveva condannato non molto tempo addietro l'eccelso Kron, per avere egli osato fare prigioniera ed importunare la sua quartogenita, che era anche la figlia uterina della dea Lux. Ma prima egli aveva voluto impacchettarlo in una specie di energia, che avrebbe avuto l'obbligo di tenerlo relegato in uno spazio così angusto, da dargli l'impressione che essa gli stesse soffocando l'esistenza. E ciò, intanto che egli sfrecciava attraverso quelle gelide aree poste ai confini remoti di Kosmos, dove questo si presentava principalmente informe ed impegnato a dare sfogo al suo arcaico abbozzo evolutivo d'avanguardia.

Non c'è alcun dubbio che il lettore, pur prevedendo che un motivo c'era senz'altro, si starà domandando come mai le due eccelse divinità positive si erano messe alla ricerca di Furor. Allora eccoci qua a dargli la risposta che egli si aspetta. Ebbene, tramite lui, esse intendevano giungere all'origine della sua trasformazione di dio senza spazio e senza tempo, avvenuta grazie all'intervento del suo scaltro genitore. Difatti il divino Kron, pur cavalcando il tempo a ritroso e dominandolo nelle diverse sue forme, non avrebbe mai potuto cogliere il dio negativo nell'istante in cui l'atto si compiva in lui, poiché esso non era avvenuto in Kosmos ma si era realizzato in Tenebrun. La qual cosa lo aveva costretto a rinunciare a quanto si era prefisso, ossia alla propria presa di coscienza dello straordinario fenomeno, che si era attuato nel figlio dell'Imperatore delle Tenebre, e a desistere perciò da ogni suo impegno in tal senso.

In relazione a quella circostanza, era risaputo che nessuna divinità positiva, fino a quando restava tale, non sarebbe mai riuscita a varcare la soglia del Regno delle Tenebre, anche se essa fosse stata una delle due eminenti divinità di Luxan, a causa delle intrinseche ragioni che ci possiamo immaginare benissimo. Ovviamente, la diversità delle due nature, ci riferiamo a quella positiva di una divinità benefica e a quella negativa di una realtà malefica, le quali risultavano diametralmente opposte tra di loro, avrebbe reso impossibile qualsiasi loro rapporto e non avrebbe acconsentito all'ingresso dell'una nell'altra.

A tale proposito, allora è possibile apprendere come il dio del tempo intendeva risolvere la questione, se gli era vietato di calarsi nella circostanza tenebrunese, dove si era effettuato il fenomeno che il dio della superbia aveva meditato, formalizzato e tradotto in atto nel figlio Furor? Certo che sì! Ma bisogna procedere con ordine, se vogliamo comprendere la maniera in cui egli aveva deciso di agire.

Il dio Kron, il quale adesso si trovava in perfetta simbiosi con il gemello dio Locus, non potendo affrontare e superare il problema direttamente, aveva escogitato un sotterfugio degno di lui, il quale lo avrebbe fatto ritrovare nel Regno delle Tenebre senza trasferirsi in esso. Così facendo, egli avrebbe assistito all'evento prodigioso che gl'interessava conoscere, ossia quello con cui Buziur aveva trasformato il suo perfido figlio nella rara divinità che aveva cominciato ad essere. In che modo? Come tra poco verrà spiegato.

Una volta avuto nelle sue grinfie il dio della perfidia, egli, con una larvata forzatura della mente, lo avrebbe indotto a riandare a quei momenti che lo avevano fatto diventare un dio senza tempo e senza spazio al cinquanta per cento della sua esistenza cosmica. Furor, però, non sarebbe stato il solo a ricondursi a quegli attimi straordinari, poiché di riflesso lo avrebbe accompagnato anche la mente di chi lo stava forzando in quella direzione. Per esattezza, il divino Kron avrebbe fatto fondere il proprio pensiero con quello del dio negativo, mentre costui si trasferiva con la mente in Tenebrun e vi cercava l'evenienza che interessava a colui che lo teneva in sua balia. Quando infine il divino genitore della diva Kronel c'era riuscito egregiamente, egli e il fratello Locus erano diventati dotti in tutto ciò che in passato c'era stato tra Furor e il suo genitore.

Essi avevano appreso che Buziur, siccome in Tenebrun non c'era una Nube Nera a rendere latenti le divinità negative dirette a Kosmos, allo scopo di ottenere qualcosa di simile, era ricorso ad un abile artificio. Comunque, egli aveva previsto che, mettendo in pratica la sua teoria, da essa sarebbero derivate divinità negative, la cui latenza sarebbe stata diversa da quella delle divinità positive. Infatti, così era stato. Riguardo poi alla sua sperimentazione, essa era consistita in una compenetrazione spirituale tra due divinità di diverso grado, un attimo prima di attraversare la Fonte dell'Assimilazione, nel nostro caso tra il dio Buziur e il suo quartogenito figlio. Dopo l'attraversamento, la sola divinità di grado minore, ossia il dio Furor, si era ritrovata trasformata, per cui essa era risultata dotata dei nuovi presupposti, come appunto aveva previsto lo stesso ideatore della teoria. In base alle sue nuove caratteristiche, il dio della perfidia era risultato avulso dal tempo e dallo spazio, precisamente latente sia da vicino che da lontano, ma in modo transitorio. Infatti, egli stesso poteva scegliere quando esserlo e quando non esserlo, optando a volte per l'inesistenza e altre volte per l'esistenza.

Venuti in possesso di tali conoscenze e ridato slancio alla corsa senza fine di Furor, che era costretto ad esistere in un angusto abitacolo energetico, i due eccelsi gemelli avevano interrotto la loro immedesimazione transluxaniana, ritornando ad essere nel Regno della Luce le autorevoli divinità di prima. Così, dopo essersi resi conto della teoria elaborata dall'Imperatore delle Tenebre, il dio del tempo e quello dello spazio non si mostravano più preoccupati per due motivi. Per il primo, il suo quartogenito non poteva più nuocere a nessuno, essendo obbligato a vivere in Kosmos un'esistenza relegata. Per il secondo, l'espediente di Buziur non poteva giovare al suo scopritore, il quale non ne poteva usufruire, non essendoci in Tenebrun una divinità di grado superiore a quello suo.


Passata quella circostanza, la quale non era neppure da considerarsi molto lontana nel tempo, per essere trascorso appena qualche anno, i due eccelsi gemelli non si ritrovavano più a vivere la loro esistenza nella convinzione che il dio Buziur non avrebbe mai potuto farla franca, se per un suo capriccio ad un tratto si fosse azzardato a valicare il confine esistente tra Tenebrun e Kosmos. Difatti, contrariamente ad ogni loro previsione in merito, alcuni giorni prima la diva Kronel si era ripresentata al padre. Così gli aveva esibito delle prove incontestabili, che gli dimostravano che l'Imperatore delle Tenebre era riuscito a trasferirsi nel Regno della Materia e del Tempo, facendola a lui e al fratello Locus con molta facilità. Perciò adesso essi, dopo essersi riuniti nella dimora del dio del tempo, cercavano di spiegarsi come avesse fatto il dio della superbia a varcare la soglia di Kosmos, senza che né l'uno né l'altro avesse avvistato il suo ingresso in tale realtà. Da parte nostra, non possiamo esimerci dal seguire la conversazione che si stava avendo fra loro due, poiché essa, essendo inerente all'evento in questione, ci permetterà di conoscere in parte la vicenda del dio della superbia.

«Secondo te, fratello Kron, sul serio il sedicente imperatore del Regno delle Tenebre è stato capace ancora una volta di gabbarci entrambi, mentre faceva il suo ingresso in Kosmos? Se vuoi avere la mia opinione, invece sono molto scettico a tale proposito, non potendo essere avvenuto realmente un fatto del genere! A mio avviso, dopo la batosta dell'altra volta, egli non si sognerebbe neppure di riprovarci! Per la quale ragione, egli se ne starà assai tranquillo nel suo buio impero con la sua astiosa consorte Clostia.»

«Locus, mia figlia mi ha contattato con prove alla mano; per cui sono stato costretto a crederle, quando mi ha manifestato i suoi sospetti sull'attività di Buziur sul pianeta Geo. Si vede che il dio negativo è entrato sul serio in Kosmos e ci sta vivendo allo stesso modo del figlio, dopo che ha trovato l'escamotage per non farsi rintracciare da noi nello spazio cosmico. Perciò dobbiamo scoprire com'egli abbia fatto questa volta.»

«Kron, se ammettiamo che la fortuna ha arriso al ribelle Buziur e gli ha consentito di trasferirsi in Kosmos, senza che noi ce ne accorgessimo, di certo non ce ne staremo con le mani in mano; né lo lasceremo fare a suo piacimento ogni cosa che vorrà! Quindi, occorre intervenire al più presto, prima che egli si faccia venire delle strane idee per la testa e passi anche a concretizzarle nella nuova realtà, pur di farci dispetto!»

«Sono d'accordo con te, Locus! Comunque, per il momento non possiamo intervenire per niente contro di lui, non avendo a nostra disposizione quel quid che ci necessita per lanciarci prima alla sua ricerca e per fargli poi passare nuovamente un bruttissimo quarto d'ora, come allora! Sono convinto che egli non lo avrà affatto dimenticato!»

«A quale quid ti sei voluto riferire, fratello Kron, che a noi mancherebbe, per cui non possiamo buttarci a capofitto nella ricerca di quel presuntuoso dio negativo? Allora me lo chiarisci meglio?»

«Dovresti averlo già immaginato, Locus! Lo sai anche tu che non possiamo metterci sulle sue tracce, se non troviamo il modo d'individuarlo in Kosmos. Se ci muovessimo adesso alla sua ricerca, faremmo soltanto un buco nell'acqua, o meglio nello spazio, per le due ragioni che già conosciamo e che torno a rammentarti. La prima è l’impotenza da parte di noi due a scoprirlo in ogni parte cosmica entro una certa durata di permanenza; invece la seconda è la sua irrintracciabilità, mentre vive del tutto nascosto nella sua inesistenza e non si lascia avvertire.»

«Questo è anche vero, Kron. Ma vuoi riferirmi in che maniera intendi allora risolvere il nostro problema, la cui risoluzione dovrà metterci in condizione di avere ragione di lui, dopo averlo costretto a commettere un passo falso? Se già hai pensato qualcosa a tale riguardo, sei pregato di farmelo presente, se vuoi anche la mia opinione in merito.»

«Invece ci sto ancora studiando sopra, Locus. A prima vista, se devo esserti sincero, la questione non si presenta molto semplice. Se però mi ci lasci riflettere sopra per il tempo necessario, vedrai che alla fine troverò ciò che occorre al caso nostro in questa circostanza poco chiara!»

«Allora riflettici pure tutto il tempo che ti necessita, fratello Kron, dal momento che non ti manca l'ingegno capace di condurti alle soluzioni più geniali ed incredibili, perfino a quelle che alle restanti divinità si rivelano dei rompicapi veri e propri di ardua risoluzione!»

Una volta che il dio del tempo ebbe ponderato meglio la situazione, pur di non darla vinta al superbo Buziur, si diede ad escogitare il modo di neutralizzare l'espediente trovato dall'autorevole dio negativo. Comunque, egli già aveva previsto che non avrebbe conseguito un risultato valido con una percentuale piena. Infatti, gli era assolutamente impossibile intervenire contro colui che in realtà poteva rendersi inesistente a suo piacere e che egli stesso non poteva avvistarlo, fino a quando la sua esistenza in Kosmos fosse durata meno di un giorno terrestre. Allora, considerate le due situazioni a loro avverse, il dio Kron indirizzò il suo studio a cercare qualcosa che almeno riuscisse a seguire i due momenti opposti di Buziur, costituiti dall'assurdo binomio esistenza-inesistenza, che si verificava in lui. Gli bastava creare dei marcatori temporali, i quali non avessero difficoltà a discernerlo e a mettersi sulle orme sia dei suoi attimi esistenti sia di quelli che si mostravano inesistenti. Quando infine ideò come ottenerli in modo da risultare pedissequi ai suoi voleri, si rivolse al gemano ed incominciò a fargli presente:

«Fratello, qualcosa sono riuscito a mettere su, a proposito del conto aperto che abbiamo con l'odioso Buziur. Con l'accorgimento che t'illustrerò tra alcuni istanti, se non saremo in grado di avvistarlo in qualunque parte di Kosmos, almeno potremo seguire i suoi spostamenti ed aggredirlo tempestivamente, nel caso che egli si adoperasse ad arrecare danno a qualcuno o a qualcosa in esso. Così lo faremo pentire di avere contravvenuto a quanto ebbe a statuire Splendor nei suoi confronti!»

«Bene, Kron! Ciò per noi già vuol dire molto. Mi dici di cosa si tratta?»

«Adesso ti spiego tutto, Locus. Ma devi avere un po' di pazienza ad ascoltarmi, intanto che ti parlo e ti faccio conoscere ogni cosa!»

«Allora inizia pure, fratello mio, poiché per me è sempre un gran piacere sentirti parlare, specialmente quando ti dai a resocontarmi su qualche tua brillante scoperta!»

«Ho deciso, Locus, di servirci di marcatori del tempo, i quali dovranno avere la proprietà di sapere captare le particelle temporali delle cose esistenti, anche se non ci sono ancora visibili, che chiameremo marcatori positivi, e di quelle che si nascondono al loro tempo in determinati momenti, rendendosi inesistenti transitoriamente, che chiameremo marcatori negativi. Con tali elementi a nostra disposizione, Buziur non potrà più sfuggirci, poiché saremo in grado di seguirlo in qualsiasi parte egli vorrà condursi come divinità sia esistente che inesistente. Anche se, da parte nostra, non potrà esserci una reazione punitiva concreta nei suoi confronti, molto probabilmente Buziur prenderà coscienza dei nostri marcatori e cercherà pure di scansarli. Ma ti garantisco che ogni suo provvedimento in tal senso risulterà un'autentica bolla di sapone!»

«Se me lo confermi tu che dopo sarà esattamente come hai detto, Kron, ci credo senz'altro e t'invito ad affrettarti a dare ad essi una consistenza reale. Così dopo noi due potremo incominciare a dare la nostra caccia spietata all'Imperatore delle Tenebre e a metterlo alle corde, se oserà stravolgere l'armonia in qualche parte di Kosmos!»

Così, dopo che ebbe creato i due tipi di marcatori temporali, l'eccelso Kron li sguinzagliò alla ricerca dell'Imperatore delle Tenebre nell'intero spazio cosmico, affinché lo individuassero e ne trasmettessero le coordinate a lui e al fratello. Il suo era stato un ordine categorico, per cui essi si diedero ad ubbidirgli all’istante, dilagando per le vaste aree di Kosmos, a guisa di spazi cuneiformi che vi affondavano e vi si espandevano fino ad invaderle interamente. Allora, già pochi attimi dopo, i marcatori temporali positivi registrarono in un certo posto dell'universo la presenza di Buziur; nello stesso tempo, ne rivelarono la direzione e la velocità di spostamento. Inoltre, essi iniziarono a tallonarlo, senza perderlo di vista, perché in quel modo permettevano pure ai due insigni gemelli di Luxan di tenerlo sotto il loro controllo visivo, senza mai abbandonarlo. Ma come previsto dal dio del tempo, alla somma divinità negativa non sfuggì la loro attività insolita, senza però comprendere le ragioni della loro presenza nello spazio cosmico, le quali, come constatava, si rivelavano pure sue inseguitrici. Ritenendole infine una specie di controllo, egli, accelerando al massimo la sua corsa nello spazio, tentò di sbarazzarsi di quelle strane venature trasparenti rosee e grigie. Le quali non gli davano tregua; però ogni suo tentativo di tal genere fu vano, siccome esse ugualmente non lo mollavano.

A tale suo primo fallimento, Buziur decise di disfarsene, ricorrendo ai suoi iperpoteri secondari; comunque, risultò un ulteriore fiasco anche il suo ordine perentorio impartito ad esse, affinché sparissero dalla circolazione. A quel punto, come ultima spiaggia, deliberò d'immergersi nell'inazione, volendo far smettere alle medesime di pedinarlo in qualunque luogo andasse. Invece anche il nuovo provvedimento andò incontro ad un insuccesso completo, visto che, strano a dirsi, le stesse venature leggermente colorate non scomparivano alla sua vista. Al contrario, sembravano che lo sorvegliassero e si mostrassero intenzionate a non allentare, mai e in nessun modo, la stretta posta in essere nei suoi confronti. Solo quando si vide nell'impossibilità di liberarsene, ma prese coscienza che esse non potevano alterargli alcun spostamento nello spazio, l'Imperatore delle Tenebre le lasciò perdere e riprese la sua corsa nel Regno delle Materia e del Tempo, smettendo di badare ad ogni fenomeno strano. Da parte loro, le eccelse divinità Kron e Locus, grazie ai marcatori temporali che ne rilevavano il suo luogo di esistenza, continuarono a seguire l'odioso dio Buziur nei suoi vari spostamenti. I quali, oltre a non avere soste lungo l'intero suo percorso, avvenivano con la massima velocità che era loro consentita.

Ma possiamo conoscere dov'egli si stava dirigendo in gran fretta? Certo che sì! Adesso, insieme con il dio del tempo e il dio dello spazio, seguiremo anche noi il suo tragitto. Così facendo, verremo a conoscenza delle sue future tappe e della meta che cercava di raggiungere con tutte le sue energie, siccome aveva uno scopo ben preciso.

Partito dalla galassia di Astap, che si trovava nell’ex Impero del Tetraedro, in seguito il dio Buziur attraversò la galassia di Paren, lasciandosi alle spalle quella parte di Kosmos che, in un tempo recente, aveva costituito l’impero delle divinità positive. Adesso si trovava a viaggiare nella galassia di Oreap e puntava dritto sul pianeta Elpen, il quale orbitava intorno alla stella Talbur con altri tre pianeti più piccoli. Tale galassia non aveva fatto parte di nessuno degli imperi appartenuti alle divinità positive e negative; ma vi era risultata frapposta, essendo confinante con l'uno e con l'altro impero. Quanto al citato pianeta, che era da considerarsi relativamente vicino e distava pressappoco dodici lucet da entrambi gli ex imperi del Tetraedro e dell'Ottaedro, esso fu scelto da lui per farvi la sua prima sosta. Comunque, a viaggio ripreso, il dio della superbia stabilì di effettuare la sua seconda sosta sul pianeta Tiskup, il quale, insieme con altri sei corpi celesti dello stesso tipo, orbitava intorno alla stella Suven, che si trovava nella galassia di Gensur. Egli ci arrivò, dopo aver superato le galassie di Anerd, di Lark, di Peloas, di Suntal e di Limman. La terza sosta del dio negativo avvenne invece sul pianeta Skiot, il quale era situato nella galassia di Balnur ed orbitava intorno alla stella Zuelp, con altri undici corpi planetari e quaranta loro satelliti. Invece, in riferimento alla sua quarta sosta, egli preferì farla sul pianeta Celiop, il quale orbitava solitario intorno alla stella Kenust, la quale si trovava ai confini estremi della galassia di Arutex.

Raggiunto poi la galassia di Trespan, egli si diede a percorrerla, senza che delle vicende spaziali vi venissero a coinvolgerlo in qualche misura, per la qual cosa proseguì regolarmente nella prima parte di essa. Ma dopo avere oltrepassato la metà del suo spazio, incominciò a verificarsi davanti ai suoi occhi un fenomeno cosmico assurdo, di proporzioni e di conflittualità astrali inesprimibilmente orripilanti. In quel suo spazio, infatti, Kosmos non si riconosceva più, siccome il caos stava per subentrare all’armonia. In ogni suo angolo, gli astri iniziarono prima a fibrillare e poi ad agitarsi, deviando dai loro moti perpetui oppure staccandosi dalla loro posizione fissa. Pareva che lo spazio non ottemperasse più ad alcuna legge della dinamica celeste, ma che fosse soggetto a delle contrazioni di tipo espulsivo in direzione di un’ampia fascia di spazio. Essa si presentava in preda a convulsioni; anzi, sembrava che volesse raggrinzirsi e fendersi, nel frattempo che nelle sue parti prossime l'insieme dei corpi celesti si erano dati ad impazzare. Nella loro convulsione, essi si presentavano fremebondi, altalenanti, esagitati e sbattuti nello spazio cosmico, come se fossero barche sopra un mare procelloso.

Alla fine, come l'Imperatore delle Tenebre aveva previsto, quella fascia spaziale fu scorta prima fessurarsi in più parti e poi squarciarsi interamente. Allora si aprì una spaccatura immensa, la quale dava a pensare che mettesse in comunicazione due universi contigui. Quella specie di voragine non si era aperta senza un motivo, come si sarebbe appreso poco dopo. Infatti, da entrambi gli universi incominciò ad aversi un travaso dei loro prodotti cosmici. Essi, durante il convulso e disordinato passaggio dall'uno all'altro, a volte finivano per scontrarsi e disgregarsi. Quello scorrimento turbinoso di astri celesti, oltre a creare ovunque delle situazioni visive massimamente sconvolgenti, dava anche origine a paurosi fragori, la cui intensità sfiorava l’assurdo. Infatti, in quel colossale sommovimento spaziale, carico di dinamismi dissestanti che stavano mettendo sossopra quasi l’intera galassia, neppure una divinità poteva trovarsi a suo agio. Perciò, oltre che vedersi sballottato in uno spazio senza quiete ed essere impotente a recuperare la sua eccellente forma costituzionale, il divino Buziur appariva disorientato e quasi privato della facoltà decisionale. Infine egli stabilì di fare il suo grande balzo nell'ignoto universo parallelo di Kosmos, che poteva essere solo Parakosm.

A quel punto, le due eccelse divinità, non potendo più controllare i suoi movimenti, smisero di stargli dietro e di dargli la caccia. Perciò al dio Kron, dopo il suo ritorno reale in Luxan, insieme con il fratello Locus, toccò mettersi in comunicazione con la figlia prediletta e le riferì quanto di recente aveva appreso sul dio della superbia.

Come il lettore si è già reso conto, il divino genitore del dio Furor, nel condursi nella galassia di Trespan per fare poi da lì il suo ingresso in Parakosm, ha fatto il medesimo percorso seguito dal dio Iveon nel suo inseguimento della Monotriad, sostando pure sugli stessi pianeti. Giustamente, confrontando egli i due tragitti, dal loro confronto è saltato fuori qualcosa che non lo ha convinto, ossia la diversità della loro durata. Quando lo aveva affrontato il dio dell'eroismo, infatti, esso era durato circa un millennio; invece, adesso che è stato affrontato dal dio Buziur, forse non è durato neppure un mese. Per cui il dio del tempo è riuscito perfino a risentirsi con la figlia Kronel e a renderla edotta di esso.

Dunque, è possibile conoscere le ragioni della differenza di durata dei due viaggi ai quali ci siamo riferiti? Ebbene, la risposta è molto semplice. Essendo dotato d'iperpoteri secondari, il dio della superbia ha potuto viaggiare ad una velocità dodicimila volte maggiore di quella sostenuta dal divino Iveon. Ecco spiegato il mistero!