432-GLI UMANUK SI PREPARANO AD ASSEDIARE LA CITTÀ SANTA

Nel frattempo cosa era avvenuta alla corte di Dorinda, al termine della conversazione tra il mago Ghirdo e l'Umanuk Kosep? Essa, come abbiamo appreso, era risultata all'ufficiale Gerud causa di un così enorme spavento, da farlo scappare all'istante dalla reggia insieme con il suo subalterno Morchio. Il quale, nel trasferirsi sull'altopiano degli ex ribelli, aveva condotto con sé anche la propria numerosa famiglia. Per la verità, possiamo soltanto immaginarci alcuni fatti dell'intera vicenda; mentre, per apprendere tutti gli altri, avremo bisogno di fare un passo indietro nel nostro racconto, ripercorrendoli esattamente come essi si erano svolti nel loro presente. Per primi, conosceremo quelli che senz'altro sarebbero accaduti, dopo quanto era stato udito ed ipotizzato dall'ufficiale Gerud, considerandoli egli del tutto probabili. Ebbene, terminata la loro intera conversazione, il protetto del dio Sartipan aveva inviato il collega Kosep nell'ufficio del suo consigliere, perché ve lo sorprendesse, lo uccidesse e ne assumesse le sembianze. Invece, per sua grande sorpresa, non ve lo aveva trovato. L'alto ufficiale, infatti, subito dopo avere origliato dallo stanzino quanto i due Umanuk si erano detti su di lui, non aveva perso tempo a squagliarsela, senza fare notare a nessuno, tranne che a Morchio, la sua furtiva fuga. Inoltre, egli aveva lasciato in quel luogo una pergamena con la quale rassegnava al falso sovrano di Dorinda le proprie dimissioni dall'incarico che ricopriva da alcuni anni.

Allora l'Umanuk di Casunna si era precipitato dal mago e lo aveva messo al corrente di quanto aveva appreso nel locale adibito a proprio ufficio dal suo braccio destro. Mentre gli riferiva tali cose, gli aveva consegnato le dimissioni da lui lasciate nel proprio ufficio. Infine non si era astenuto dal fargli le seguenti tre domande:

«Se i fatti stanno così, Ghirdo, vuoi dirmi come farò ad uccidere il comandante Gerud e a trasformarmi nella sua persona? Inoltre, perché si è dimesso, senza neppure avvertirti, quale sarebbe dovuto essere il suo dovere? Non credi che la sua irregolare procedura di dimettersi dal suo incarico ci fa intendere che egli sia venuto a conoscenza delle nostre reali intenzioni nei suoi confronti? Qualora avessi ragione, mi dici come adesso dovremmo comportarci?»

«Kosep, le tue sono domande che non devono affatto preoccuparci, anche perché abbiamo dei mezzi che possono farcelo rintracciare senza alcuna difficoltà. Perciò prima lo scoveremo nel modo che noi Umanuk sappiamo fare. Dopo lo raggiungerai, lo ucciderai, assumerai le sue sembianze e farai ritorno da me. Questo è tutto!»

«Hai ragione, Ghirdo. Nell'ufficio di Gerud ci sarà almeno un suo capello, il quale mi permetterà di raggiungerlo in qualsiasi posto egli sarà andato a nascondersi!»

«Non solo uno, Kosep! Sono sicuro che nel suo ufficio troverai una caterva dei suoi capelli, anche se a te ne occorrerà soltanto uno! Perciò non dovrai fare altro che andare a raccogliervi il solo che ti serve per arrivare fino a lui. Così ogni intento di Gerud di sfuggirci sarà stato vano. Comunque, vorrei sapere perché egli non ha presentato le sue dimissioni nelle mie mani, preferendo invece agire come ha fatto. Forse non hai torto a sospettare che l'alto ufficiale sia venuto a conoscenza di una oppure di più cose sul nostro conto, a cominciare dal fatto che non sono il suo sovrano! Ammesso che sappia tutto di noi, Gerud come avrà fatto a scoprirlo, se noi due ci siamo sempre abboccati in gran segreto?»

«Un modo ci sarà stato senza dubbio, Ghirdo, se ciò è avvenuto realmente! Magari avrà origliato di nascosto alla porta di questo salottino ed avrà appreso come volevamo comportarci nei suoi confronti. Ad ogni modo, anche se un fatto del genere è accaduto, la cosa non ci deve preoccupare, dal momento che tra poco lo farò sparire per sempre dalla circolazione, una volta che lo avrò stanato con i miei prodigiosi poteri. Non sei d'accordo anche tu, mio collega, che tra poco avverrà esattamente quanto abbiamo stabilito?»

«Certo che lo sono, Kosep! Ma adesso che ci penso, non ci conviene più perdere tempo, stando dietro a Gerud. Egli, se valutiamo meglio le cose, non ci interessa più, come avevamo creduto fino a poco fa. Perciò lasciamolo perdere, poiché per noi sarà meglio così!»

«Ghirdo, perché hai cambiato parere su due piedi, riguardo al tuo posticcio consigliere? Forse non serve più che io lo impersoni, contrariamente al nostro progetto iniziale? Spiegami tale particolare!»

«La questione è molto semplice, Kosep, oltre che logica! Siccome non posso ottenere un esercito dagli abitanti di Dorinda, non riconoscendomi essi come loro sovrano, è chiaro che avrò a disposizione il solo esercito casunnano nella nostra imminente campagna bellica contro Actina. Di conseguenza, tu non avrai nessun regnante da sostituire e da impersonare. Non pare anche a te? Comunque, puoi restartene assai tranquillo, poiché quanto prima conoscerai la mansione che ti verrà affidata durante il conflitto che stiamo per accendere contro Actina! Te lo assicuro!»

«Allora, Ghirdo, mi dici cosa facciamo adesso, se rinunciamo a rintracciare Gerud e a punirlo, come avevamo deciso poco fa? Sono sicuro che hai già qualche idea in merito!»

«Kosep, invece faremo ciò che ci verrà ordinato dai nostri divini protettori. Essi stanno operando in conformità delle direttive impartite a tutti loro dall'Imperatore delle Tenebre, ossia dal dio Buziur. Del resto anche noi Umanuk le conosciamo, essendone stati messi al corrente in tempo reale. A proposito delle quali, qualche giorno fa il divino Sartipan mi ha comunicato che possiamo già muoverci con i nostri eserciti per raggiungere Actina e sottoporla al nostro pesante assedio. Quindi, ti toccherà raggiungere immediatamente gli altri Umanuk ed avvisarli che li aspetto nella nostra fortezza di Pervust. In quel luogo dovrò comunicare a tutti loro quanto mi è stato riferito dal mio protettore circa i provvedimenti da prendersi da parte nostra, prima di metterci in marcia verso la città del re Francide.»

«Sono ben felice di farlo, Ghirdo! Comunque, non ho ancora un incarico specifico e vorrei averne qualcuno anch'io, se non dispiace ai nostri protettori! Tu cerca di affrettare la mia nuova nomina!»

«Adesso che ci penso, Kosep, non avendo tu un esercito da comandare, come gli altri Umanuk, potresti fare da nostro collegamento. Così recherai agli altri nostri colleghi le mie decisioni, tutte le volte che esse verranno prese da me o cambiate durante la nostra prossima campagna, la quale dovrà essere condotta in grande stile. Perciò vola subito da loro ed informali che, al massimo entro tre giorni da oggi, li voglio tutti nel nostro castello. Dove è prevista una riunione fra di noi a carattere ufficiale, la quale, come sapete, sarà da me presieduta.»

«Ghirdo, voglio palesarti che il compito che mi hai affidato mi va a genio. Dopo che ti ho chiarito ciò, subito mi appresto a portare il tuo messaggio ai nostri colleghi delle altre sei città edelcadiche. Così farò in modo che essi siano presenti a Pervust nel tempo da te stabilito. Insieme con loro, naturalmente, ci sarò anch'io!»



La lunga riunione tra gli otto Umanuk dell'Edelcadia si era avuta nella sala consiliare del castello, precisamente tre giorni dopo che c'era stata la convocazione da parte del mago Ghirdo. Costui, non appena tutti gli altri invitati si erano presentati e si erano posti a sedere sulle loro comode poltrone, aveva iniziato a parlargli in questo modo:

«Miei cari colleghi, è giunto il momento di darci a realizzare ciò che è nei disegni dei nostri divini protettori, ossia quanto di cui già eravamo stati informati da loro molto tempo fa. Me lo ha comunicato il mio divino protettore Sartipan. Egli, come si sa, fu scelto dal dio Buziur quale loro coordinatore in questa operazione bellica, la quale ha come obiettivo l'assalto alla Città Santa e la sua distruzione.»

«Possiamo sapere, Ghirdo,» era intervenuto a chiedergli l'Umanuk di Terdiba «come dobbiamo comportarci con i nostri popoli, al fine di indurli ad accettare la guerra, che stiamo per intraprendere contro la Città Santa? Secondo me, non sarà facile convincerli a prendere le armi contro Actina, poiché la considerano la città protetta dal dio Matarum, che è la divinità adorata da tutti gli Edelcadi!»

«Izzon, prima di fare domande, invito te e gli altri Umanuk ad attendere che io termini di riferirvi ogni cosa, che mi è stata trasmessa dal mio protettore. Dopo, se qualcuno di voi vorrà avere la risposta ad un suo quesito su un argomento che non è stato da me trattato, sarà libero di rivolgermi le domande che riterrà più opportune.»

«Chiedo scusa, collega Ghirdo, per il mio intempestivo intervento; ma ti prometto che una simile inopportunità non si verificherà più da parte mia. Per questo adesso puoi andare avanti nel renderci edotti di quanto hai appreso dal primogenito del dio Strocton.»

«Ebbene,» il mago Ghirdo aveva ripreso a parlare «anche i nostri protettori hanno temuto un fatto del genere, ossia l'indisponibilità dei popoli, dei quali siamo diventati sovrani, ad accettare volentieri una guerra contro la città, che gode la protezione del dio Matarum. Costui rappresenta per loro una divinità di tutto rispetto. Allora essi, per ovviare ad una possibile opposizione da parte dei medesimi, hanno approntato un proclama, che ognuno di noi dovrà far pervenire al proprio popolo, al fine di ammansirlo e di fargli considerare giustificata ed inevitabile la nostra azione bellica contro la città di Actina.»

«Sarebbe questo proclama, Ghirdo?» gli aveva chiesto Neddov, l'Umanuk di Cirza «Speriamo che esso riesca a predisporre gli animi dei nostri sudditi ad accettare pedissequamente la guerra, che dovremo proporgli tra breve. Altrimenti saremo costretti a fargliela accettare con la forza, dopo esserci trasformati negli invincibili mostri che abbiamo la facoltà di diventare! Non vi pare?»

«Invece ciò non avverrà, Neddov. Te ne convincerai, dopo che avrai ascoltato il proclama preparato dai nostri protettori, il quale è diretto ai popoli da noi governati.»

«Allora sbrìgati, Ghirdo, a farcelo ascoltare, poiché non vediamo l'ora di conoscerne il contenuto.» Mastok aveva sollecitato il protetto del dio Sartipan anche a nome degli altri suoi colleghi «Ma dopo ci riferirai pure le restanti disposizioni ricevute dal divino Sartipan riguardanti l'andamento delle operazioni da condursi nella prossima campagna, la quale ci vedrà impegnati in un aspro conflitto con la città del re Francide!»

«Non c'è bisogno che mi porti fretta, Umanuk di Polca, dal momento che già mi sto adoperando in tal senso con alquanta sollecitudine! Ma mi dite perché mai voi tutti vi mostrate così impazienti, come se foste ad arrostire sopra una graticola?»

«Me lo sto chiedendo anch'io, Ghirdo, con un certo rincrescimento.» era intervenuto Otrun, l'Umanuk di Stiaca «Ma noto con grande disappunto che alcuni nostri colleghi hanno dimenticato il motivo per cui sono qui e trovano difficoltà ad adeguarsi alla circostanza. Inoltre, ignorano che ci troviamo sullo stesso naviglio, dove tu sei stato scelto come nostro nocchiere con il compito di guidarci per acque sicure; mentre noi non dobbiamo ostacolarti in nessun modo il suo governo. Infine domando agli stessi quale premura essi hanno, per volere ad ogni costo rendere precipitoso il suo svolgimento, anziché starsene calmi e tranquilli in questa riunione, la quale dovrà chiarirci varie cose. Perciò li invito a dimostrarsi più responsabili, senza fare domande prive di assennatezza!»

«Ben detto, Otrun!» lo aveva approvato il mago Ghirdo «Adesso, però, senza ulteriori divagazioni, vengo subito al punto. Ebbene, per prima cosa, intendo farvi conoscere il proclama dei nostri divini protettori, il quale dovrà essere portato a conoscenza dei popoli che indebitamente governiamo. Di seguito viene riportato quello relativo alla città di Casunna, per cui voi altri, in qualità di finti governanti, lo adatterete anche alla vostra città, qualunque essa sia. Ora ve lo faccio ascoltare, essendo esso il seguente: "Popolo di Casunna, come tuo amato sovrano, mi rincresce portare alla tua attenzione un fatto particolarmente grave, che c'è stato ad Actina, la benedetta città protetta dal nostro divino Matarum. Ci sono giunte voci, secondo le quali degli esseri ignobili si sono impadroniti della Città Santa ed hanno intenzione di sfidare la somma divinità dell'Edelcadia, distruggendo il suo sacro tempio. A tali notizie, io e gli altri miei colleghi, che sono i sovrani di Terdiba, di Bisna, di Cirza, di Polca, di Statta e di Stiaca, abbiamo deliberato di intervenire senza perdere tempo contro tali persone miscredenti. In questo modo, rimetteremo a posto ogni cosa nella città protetta dal dio Matarum e vi riporteremo la serenità di un tempo. Con il nostro intervento, cittadini di Casunna, sono certo che ci guadagneremo la fiducia e la benedizione della nostra eccelsa divinità. Come pure sono sicuro che, anche da parte vostra, ci sarà l'unanime consenso a questa nostra nobile iniziativa. Anzi, vi vedo già pronti a correre alle armi, nonché entusiasti di vendicare l'onta abominevole, che sta subendo il divino Matarum, e di punire i suoi obbrobriosi offensori!" Dopo avere ascoltato il proclama da me enunciato, esprimetemi le vostre opinioni o considerazioni circa il potenziale impatto, che dovrebbe avere nei confronti dei popoli edelcadici e ditemi se esso, anche a vostro avviso, sarà in grado di fare un'ottima presa su di loro. Le sto aspettando lo stesso, miei cari colleghi, anche se sono fiducioso che esse potranno essere esclusivamente positive!»

«Infatti, Ghirdo,» era stata la risposta di Lixez, l'Umanuk di Bisna «trovo anch'io il proclama dei nostri divini protettori studiato e preparato ad hoc. Per cui sono convinto quanto te che esso potrà soltanto infiammare gli animi dei sette popoli edelcadici da noi governati e renderli propensi ad accettare la nostra guerra. Naturalmente, il loro consenso ci sarà senza meno, per il fatto che saranno ignari che il nostro proclama costituirà per loro un inganno bello e buono. Perciò non dubito che pure gli altri nostri colleghi la pensano esattamente come noi due; anzi, li esorto ad esprimersi in gran fretta su tale proclama, per potere andare avanti ad ascoltare pure i vari suggerimenti inerenti all'assedio di Actina. Mi riferisco, Ghirdo, a quelli che già tieni in caldo e sei pronto a proporceli, dal momento che questo è lo scopo della nostra riunione.»

Allora, essendo stati anche gli altri Umanuk del medesimo parere di Lixez, il mago, rimasto soddisfatto dell'unanimità dei consensi sul proclama, aveva ripreso a parlare così:

«A questo punto, miei cari colleghi, passo ad illustravi i diversi preparativi bellici da condursi a termine entro il tempo di un mese, a partire da oggi. Essi dovranno essere portati avanti come predisposti dalle divinità nostre protettrici e in modo spedito, se vogliamo stare nei tempi stabiliti. Altrimenti si correrà il rischio di non farcela, prima che l'Imperatore delle Tenebre ritorni dalla sua missione. La quale dovrà farlo diventare la più potente delle divinità esistenti in Kosmos, per cui contro di lui neppure i divini gemelli Kron e Locus potranno averla vinta. Ciò glielo permetterà la sua trasformazione in un essere, la cui natura risulterà eterogenea, ossia spirituale ed immateriale. In virtù della quale, le sue prerogative saranno qualitativamente superiori a quelle che furono della defunta Deivora. Non parliamo poi del mostruoso essere che egli rappresenterà, le cui sembianze saranno talmente orride e spaventose, da spegnere perfino la vita in quegli esseri umani che oseranno guardarlo. Nel medesimo tempo, la sua potenza distruttiva non avrà limiti, la qual cosa potrà permettergli di scombussolare ogni volta con la sua presenza la galassia di turno nella quale verrà a trovarsi.»

«Non ti sembra, mago Ghirdo,» a quel punto, lo aveva ripreso l'Umanuk di Statta «che tu ti stia distraendo ancora, per cui continui a parlarci di ciò che esula totalmente dal piano di guerra, il quale è stato preparato dai nostri divini protettori? Secondo me, credo proprio di sì!»

«Hai davvero ragione, Pazuol, a pensarla così. Perciò chiedo venia a tutti voi, per la mia nuova digressione. Adesso, però, mi darò anima e corpo a riferirvi sul progetto elaborato dai nostri protettori, i quali mi hanno altresì incaricato di illustrarvelo per bene.»

«Allora, Ghirdo, non appena ti metterai a parlarcene, ti promettiamo che saremo tutt'orecchi ad ascoltarti! Perciò comincia pure a renderci noto il loro progetto, che di sicuro sarà qualcosa di grandioso!»

«Ebbene, egregi colleghi miei, ora comincio subito a fare il punto della situazione, circa la nostra guerra da muovere contro Actina. La quale, come già siete a conoscenza, ci fu annunciata tempo addietro dai nostri protettori e ci è stata anche confermata ultimamente dagli stessi. Perciò si attende soltanto che da noi si dia inizio ad essa al più presto, seguendo le loro utili indicazioni, quelle che sto per farvi conoscere. Da quanto appreso dal mio divino protettore Sartipan, dopo essere avvenuta la riunione che stiamo avendo qui, ciascuno di noi dovrà trasferirsi immediatamente nella propria città. Una volta che l'avrà raggiunta, per prima cosa egli dovrà stilare sopra una pergamena il proclama che avete udito da me e metterne al corrente il popolo della propria città, servendosi del banditore reale. In calce al proclama, farà aggiungere che a chiunque si arruolerà volontariamente nell'esercito che dovrà marciare alla volta della Città Santa, a guerra finita, sarà corrisposta una modica somma di denaro, come ricompensa della sua disponibilità a mettersi al servizio del divino Matarum. Invece coloro che saranno reclutati per legge, al termine della presa di Actina, non riceveranno alcun compenso, come da decisione del sovrano.»

«In riferimento a tale aggiunta, Ghirdo,» lo aveva interrotto l'Umanuk Kosep «ci dici con quale denaro retribuiremo i soldati volontari a guerra finita? Noi mica disponiamo di un erario, a cui poter attingere le somme di denaro, delle quali avremo bisogno per mantenere in seguito i nostri impegni! Questo te lo sei chiesto, collega?»

«Kosep, prescindendo dal fatto che presso ogni corte c'è un tesoriere che gestisce la riscossione dei tributi e il pagamento dei salari spettanti a quanti sono alle dipendenze del sovrano, come cortigiani e milizie, chi ha asserito che alla fine delle operazioni belliche i soldati volontari superstiti avranno davvero ciò che è stato loro promesso? Di certo, io no! L'appendice posta in calce al proclama, alla quale ti sei riferito, dovrà servire esclusivamente come specchietto per le allodole. Perciò, a guerra finita, la trasformeremo in una autentica bolla di sapone. Inoltre, faremo sparire dalla circolazione tutti coloro che oseranno pretendere la ricompensa da noi promessa per il loro arruolamento volontario. C'è infine da aggiungere che, con tutto quello che avverrà sull'Edelcadia dopo che sarà ritornato il dio Buziur, le cose da queste parti e nell'universo intero cambieranno di molto. Anzi, ovunque ci sarà un tale stravolgimento, a causa di catastrofici eventi naturali e sociali, che alla fine sarà difficile riconoscere le varie regioni di Geo, come erano prima dell'avvento dell'Imperatore delle Tenebre, in qualità di signore dell'intero universo.»

«Ghirdo, se alla fine dovrà avvenire quanto hai detto nel rapporto di ciascuno di noi con i propri soldati volontari, ne deduco che non c'è motivo di porci alcun problema a tale riguardo. Dunque, chiarita ogni cosa sull'argomento del compenso, datti pure a riferirci la parte restante del piano di guerra elaborato dai nostri divini protettori!»

«Lo faccio subito, Kosep, pregandovi di continuare a pormi la massima attenzione. Ebbene, il dio Sartipan ha voluto darci dei suggerimenti utili, allo scopo di tradurre in concreto il progetto da loro elaborato. Essi, premettendo che da parte nostra è già giunto il momento di iniziare a formare i sette nostri eserciti, per prima cosa ci intimano di farlo alla svelta. Quando poi essi saranno allestiti, ciascuno di noi dovrà mettersi alla testa del proprio esercito e dovrà marciare alla volta di Actina nel modo che adesso vi spiego. Sul lato occidentale dell'Edelcadia, l'esercito di Casunna, sotto il mio comando, dovrà raggiungere la città di Polca, dove si unirà all'esercito comandato da Mastok. Così insieme raggiungeremo la città di Stiaca, dove starà ad attenderci Otrun con il proprio esercito. Nel frattempo anche l'esercito di Statta, al comando di Pazuol, si sarà mosso per raggiungere Stiaca e per unirsi ai nostri tre eserciti.»

«Lo sto trovando ottimo, Ghirdo!» approvò Kosep, l'Umanuk di Casunna «Perciò vai avanti ad esporre il piano dei nostri protettori!»

«A quel punto, tutti e quattro gli eserciti marceranno alla volta della città del re Francide. Sul lato meridionale, invece, contemporaneamente si avranno i medesimi movimenti, a partire dalla città di Terdiba. Il cui esercito, guidato da Izzon, marcerà in direzione di Bisna, dove si unirà all'esercito capitanato da Lixez. Dopo, insieme, raggiungeranno la città di Cirza, dove starà ad attenderli Neddov, il quale anch'egli sarà alla guida del proprio esercito. Una volta riuniti, i tre eserciti si metteranno in marcia verso la Città Santa, dove troveranno già gli altri quattro eserciti ad attenderli, dovendo essi concordare un'azione comune, circa le modalità da adottare nell'assedio a cui dovrà essere sottoposta Actina.»

«Ci sai dire, Ghirdo,» lo aveva interrotto di nuovo l'Umanuk Mastok «quale dovrebbe essere il numero degli uomini di ciascun esercito, poiché esso non ci è stato ancora chiarito? Una volta che lo abbiamo appreso, sapremo anche come regolarci. Ciò, naturalmente, dopo che saremo rientrati nelle nostre città ed inizieremo ad arruolare i soldati che dovranno farne parte.»

«In riferimento a tale numero, Mastok, ogni esercito dovrà essere formato da almeno cinquantamila unità, calcolando insieme i soldati volontari e quelli arruolati in conformità della legge. Ma noi, includendovi anche i cittadini maschi con una età inferiore e superiore a quella prevista per norma di legge, riusciremo perfino a reclutarne circa sessantamila. Vedrete che coloro che si trovano nelle suddette fasce di età non si opporranno, essendo desiderosi di combattere anche loro a favore della loro massima divinità, ossia del dio Matarum. Anche perché essi ignoreranno che egli, durante le operazioni di assedio, non sarà sul posto a proteggere la Città Santa, poiché nel frattempo sarà stato messo fuori combattimento dal padre del mio divino protettore. Il quale comminerà per lui una punizione uguale a quella che un tempo il dio del cielo gli aveva inflitta, facendolo sparire da ogni luogo per alcuni millenni.»

«Invece io, mago Ghirdo,» era intervenuto a dirgli Izzon «vorrei la risposta alla seguente domanda: Dal momento che è stato vietato ai nostri divini protettori di prendere parte all'assedio di Actina, allora perché non si permette almeno a noi di trasformarci nei mostri, che abbiamo la facoltà di diventare? Come sappiamo, con la nostra mostruosa mutazione genetica basteremmo da soli a mettere in ginocchio il popolo actinese, mettendo in seguito a ferro e a fuoco la sua cara Città Santa!»

«Umanuk di Terdiba, un fatto del genere ci viene categoricamente proibito per volere dell'Imperatore delle Tenebre. Perciò dovranno essere i soli nostri eserciti ad assediare Actina, ovviamente sotto la nostra guida. Soltanto nel caso che dovesse sopravvenire un contrordine in merito, ci verrebbe data la possibilità di trasformarci nei rispettivi esseri mostruosi. Per l'occasione, io mi trasformerei nel mostro Talpok, il quale è dotato di invulnerabilità e può disintegrare ogni cosa materiale che gli sta intorno. Invece ognuno di voi vuole riferirmi in quale terribile mostro si cangerebbe, se proprio ci saremo costretti, elencandomi le sue principali caratteristiche perniciose?»

«Io mi trasformerei nel mostro Sauduz.» aveva dichiarato Kosep, che era l'Umanuk di Casunna «Esso, oltre ad essere invulnerabile come il tuo, riesce a volare ad un'altezza non superiore ai cento metri e vomita fuoco dalle fauci, alla maniera dei draghi volanti.»

«Io mi trasformerei nel mostro Kerrup.» aveva dichiarato Izzon, che era l'Umanuk di Terdiba «Esso, che è dotato di invulnerabilità, può emettere dagli occhi dei raggi colorati, i quali sono in grado di sfondare qualsiasi barriera, comprese le mura di una città.»

«Io mi trasformerei nel mostro Buriul.» aveva dichiarato Lixez, che era l'Umanuk di Bisna «Esso, oltre ad avere un corpo invulnerabile come i vostri mostri, possiede una particolare caratteristica, che adesso mi appresto a farvi presente. Si tratta di un soffio, il quale si mostra un autentico ciclone, per cui può sollevare in aria persone, animali e cose.»

«Io mi trasformerei nel mostro Varfut.» aveva dichiarato Mastok, che era l'Umanuk di Polca «Il suo corpo, oltre all'invulnerabilità che hanno gli altri, rende cieche quelle persone che incautamente l'osservano per un tempo superiore ai dieci secondi.»

«Io mi trasformerei nel mostro Fureot.» aveva dichiarato Neddov, che era l'Umanuk di Cirza «Esso, che è refrattario alle trafitture delle armi, può emettere dalla bocca un vapore niveo, capace di pietrificare quegli esseri umani ed animali, che ne vengono avvolti.»

«Io mi trasformerei nel mostro Pelusom.» aveva dichiarato Otrun, che era l'Umanuk di Stiaca «Esso, a parte l'invulnerabilità, può eiettare attraverso la pelle delle schegge cornee, le quali riescono a trafiggere le persone che gli sono davanti, dietro e su entrambi i lati, provocando loro una morte lenta e abbastanza dolorosa.»

«Io mi trasformerei nel mostro Tuselon.» aveva dichiarato per ultimo Pazuol, che era l'Umanuk di Statta «Esso, che pure dimostra una indubbia refrattarietà alle armi, è dotato di un risucchio poderoso. Il quale non fa fatica ad attirare nella propria bocca i corpi di quegli esseri umani che vengono a trovarsi ad una distanza da lui inferiore ai venti metri. Dopo li tritura e li frantuma con le sue possenti ganasce e li divora.»

Ascoltati gli interventi degli altri Umanuk, che erano stati invitati da lui a dire in quali mostri essi si sarebbero trasformati, nel caso che durante l'assedio della Città Santa fosse stato loro consentita tale trasformazione, facendone anche presenti le principali peculiarità esiziali, il mago Ghirdo aveva seguitato a parlare in merito a quanto appreso dal dio Sartipan. A tale proposito, si era dato a rammentare a tutti loro:

«Il mio protettore mi ha ancora raccomandato che non dobbiamo prendere le cose con molta leggerezza, evitando nella maniera più assoluta che qualche Edelcade subodori ciò che di marcio cela il nostro proclama oppure arrivi addirittura a scoprire la vera identità di tutti noi, a causa di una nostra superficialità. Un simile fatto potrebbe perfino far fallire il loro piano, poiché in quel caso ci ritroveremmo a fronteggiare una situazione assai ostica. La quale potrebbe perfino mandare a monte gli obiettivi occulti, che i nostri divini protettori si sono prefissi. Perciò dobbiamo stare all'erta e fare in modo che ogni mansione, che ci hanno demandata, venga svolta con la massima diligenza, affinché non sfiguriamo al loro cospetto. Con questa ultima raccomandazione, che ho dovuto farvi per un senso di responsabilità, dichiaro conclusa la riunione.»