423-IL DIO ARANEO VISITA L'IMPERATORE DELLE TENEBRE
In un tempo trascorso da poco, abbiamo visto che il quartogenito del dio Buziur, ossia Furor, era stato in grado di trasferirsi in Kosmos. Ciò era potuto avvenire, grazie ad un espediente paterno, il quale gli aveva reso possibile l'accesso al Regno della Materia e del Tempo. Inoltre, esso gli aveva consentito di percorrerlo come divinità dotata di una inesistenza temporanea, la quale, in un certo senso, poteva essere definita latente per metà del suo tempo. Per spiegarci meglio, una prerogativa del genere si aveva in lui, ogni volta che il dio della perfidia lo desiderava, ossia quando c'era in ballo un proprio tornaconto oppure era minacciata la propria incolumità. Nel caso che ci fosse qualcuno desideroso di approfondire quella che era stata in Kosmos la natura del figlio del dio Buziur, egli può farlo senza problemi. Gli basterà rileggersi la sua conversazione avuta con il padre, prima di congedarsi da lui e di avventurarsi per gli infiniti spazi cosmici. Era stato in quell'occasione che l'ultimogenito dell'Imperatore delle Tenebre aveva espresso al padre il desiderio di raggiungere l'amico Araneo, che i suoi adoratori chiamavano anche Ottopode Cornuto. Il dio del sesso lo aveva preceduto nel medesimo viaggio che egli aveva deciso di intraprendere qualche tempo prima. Al momento di partire, gli aveva pure comunicato che, dopo aver lasciato Tenebrun, si sarebbe trasferito sul pianeta Geo. Si trattava della nostra Terra, che era il terzo dei nove pianeti che orbitavano intorno alla stella Elios, il quale era il nostro Sole. Quest'ultimo era una delle miriadi di stelle che facevano parte della galassia Lactica, la quale corrispondeva alla nostra attuale Via Lattea.
Quando poi con il permesso paterno aveva lasciato Tenebrun ed era giunto sul pianeta eliosino, innanzitutto il dio Furor aveva voluto far visita al dio Araneo. In seguito, dopo che il dio del sesso aveva subito uno smacco ad opera della diva Kronel, egli l'aveva catturata con l'intenzione di vendicare lo sconfitto amico. Ma la figlia del dio del tempo scaltramente lo aveva giocato, facendolo trovare nella situazione di essere intercettato dal padre dio Kron. Costui allora non aveva esitato a fargli pervenire una propria scarica energetica incontrollabile. Essa, dopo avere investito il dio della perfidia ed averlo rinchiuso in una sfera angusta che non gli consentiva più di uscirne, lo aveva costretto ad un viaggio interminabile attraverso l'infinità del gelido Kosmos. Allora, dopo avere assistito alla miseranda fine toccata al dio Furor, il divino Araneo aveva voluto prendersi la briga di andare a riferirla al genitore dell'amico, il quale, come si prevedeva, non l'avrebbe appresa di buon grado. Così, una volta raggiunto Tenebrun, egli si era presentato con un viso compunto all'Imperatore delle Tenebre, dandosi a dirgli:
«Illustre Buziur, se in questo momento mi trovo al tuo cospetto, è perché sono venuto a recarti una triste notizia, la quale non ti farà per niente piacere. Dentro di me, però, ho avvertito l'obbligo di farlo, specialmente perché, se ne avessi fatto a meno, non me lo sarei perdonato. Anzi, non avrei più vissuto una esistenza serena nella realtà di Kosmos!»
«Non mi dire, Araneo, che sei venuto a parlarmi del mio quartogenito, il quale è pure il tuo amico carissimo! Se così fosse, come sospetto, potrei unicamente pensare che la sua condotta in Kosmos non risulta quella che dovrebbe essere. La qual cosa, facendoti preoccupare per la sua esistenza da te ritenuta seriamente a rischio, ti avrà spinto a venire in Tenebrun per rendermene partecipe. Dimmi che non ho torto!»
«Hai ragione fino ad un certo punto, mio esimio imperatore, dato che per tuo figlio non c'è più nulla da fare, essendo egli già andato incontro all'irreparabile. Furor, infatti, essendosi messo a fare prigioniere le divinità positive minori allo stato latente, alla fine ne ha incontrato qualcuna che lo ha messo in un mare di guai. A ridurlo male sarà stata una potente divinità positiva, che la proteggeva e si è sentita offesa da lui!»
«Le tue affermazioni, dio del sesso, non possono convincermi per i seguenti due motivi: primo, la divinità positiva latente, anche se avesse avuto come protettori i gemelli Kron e Locus, giammai essi avrebbero potuto aiutarla, essendo impossibilitati ad intravederla in Kosmos, intanto che ella era in serio pericolo; secondo, mio figlio, a suo vantaggio, poteva sempre rinchiudersi nella sua temporanea inesistenza e sottrarsi alla divinità che fosse risultata più forte di lui. Non ti sembra, Araneo?»
«Il tuo ragionamento non fa una grinza, egregio Buziur. Un incontestabile dato di fatto, però, è che ciò sfortunatamente per lui non si è verificato nel caso del mio amico. Così è bastata una diva positiva a metterlo fuori gioco, senza permettergli di accorgersi della divinità superiore che la proteggeva. La quale, poi, con il suo autorevole intervento, lo ha confinato dentro una sfera energetica e lo ha proiettato nel profondo universo, obbligandolo ad un tragitto senza termine. Tu quale spiegazione riesci a dare a quanto ti ho riferito?»
«Ad esserti sincero, Araneo, non so spiegarmelo in alcun modo; anzi, a questo riguardo rimango del tutto incredulo. Comunque, continuo ad essere del parere che quanto è accaduto al testardo mio figlio Furor sia un fatto da reputarsi impossibile! Ma se proprio sono costretto ad ammetterlo con un certo grado di scetticismo, naturalmente ciò mi fa sospettare: 1) che la latenza della diva, per qualche motivo che non mi è dato di conoscere, non si presentasse tale; 2) che la divinità, la quale sarebbe intervenuta a suo favore e contro il mio quartogenito, potesse essere soltanto l'eccelso Kron.»
«Probabilmente le cose sono andate come hai subodorato, mio esimio Buziur, non trovandosi un modo più plausibile per giustificare la disgrazia toccata a tuo figlio. Mi dispiace per lui, ma oramai non c'è più niente da fare per il mio amico, anche se intervenissero in suo soccorso i tuoi iperpoteri secondari! Non sarebbe forse questo il lato negativo della vicenda, se si volesse pensare al tentativo di un suo recupero totale oppure parziale?»
«In un certo senso, hai perfettamente ragione, dio del sesso, essendo questa la realtà. Ma ascolta ciò che ti dico: le divinità positive di certo non se la caveranno a buon mercato, dopo che è stato provocato al mio quartogenito il danno che mi hai riferito! Ti garantisco che esse, in un tempo non molto lontano, me la pagheranno anche con gli interessi!»
«Di grazia, sommo Buziur, mi dici in quale maniera potrai competere con gli eccelsi Kron e Locus, i quali prenderebbero le difese di tutte le divinità positive sparse per Kosmos, nel caso che tu tentassi qualche sortita vincente nei loro confronti? Perciò ti faccio presente con la massima franchezza che quanto affermi non potrà mai essere possibile!»
«Credi, Araneo, che io non abbia già soppesato quanto ci hai tenuto a mettermi sotto il naso? Invece ti assicuro che non ho più nulla da temere da entrambi! Per cui, quando deciderò di trasferirmi nel Regno del Tempo e della Materia, né l'uno né l'altro sarà in grado di avvistarmi e di punirmi a loro piacere, come già hanno fatto molto tempo fa!»
«Mi partecipi, Imperatore delle Tenebre, da cosa ti deriva questa sicurezza in quanto asserisci? Ho sempre saputo che i due divini gemelli stanno attenti di continuo, perché il tuo accesso in Kosmos non avvenga mai, essendo questo il volere di Splendor. Non è forse così che stanno realmente le cose, riguardo alla tua esistenza oppure mi sbaglio?»
«Un tempo, Araneo, i fatti stavano proprio come hai detto; ma adesso non più, poiché li ho cambiati a mio favore. Perciò essi mi permetteranno l'ingresso in Kosmos, senza che io venga avvistato da loro!»
«Se me lo assicuri tu, onorevole Buziur, sono obbligato a darti credito. Ma mi faresti il favore di relazionarmi sul nuovo espediente, il quale ti consentirebbe di sfuggire alla sorveglianza degli eccelsi gemelli di Luxan? Se tu mi delucidassi ogni cosa con termini a me comprensibili, ne sarei felicissimo! Prova ad immaginare da quale gioia verrei invaso, se tu la facessi in barba ai due vanagloriosi gemelli dell'Empireo! Come noi divinità negative sappiamo benissimo, essi hanno sempre manifestato di essere chissà chi! Che sia perciò la volta buona di scornarli!»
«Araneo, avendolo tu appreso da mio figlio, sono sicuro che già conosci l'espediente, del quale egli si era servito per varcare i confini di Tenebrun e per raggiungerti sul pianeta Geo. Esso era stato escogitato da me, appunto per far sì che mio figlio viaggiasse nello spazio cosmico senza essere avvistato e controllato da Kron e da Locus. Comunque, devo farti subito presente che tale marchingegno non si adattava pienamente a me, poiché esso richiedeva una ulteriore modifica, che allora non fui in grado di trovare per applicarla al mio progetto.»
«Infatti, illustre Buziur, già lo sapevo, poiché tuo figlio Furor mi accennò qualcosa in merito a ciò, quando mi fece la sua prima visita. Se non sbaglio, si trattava di una sua inesistenza a tempo, che egli poteva controllare. In tale circostanza, evitai di approfondirla, essendo noi intenti a goderci la nostra bella amicizia ritrovata, la quale era ritornata a renderci felici e beati. Quindi, se non ti dispiace, puoi farlo tu adesso.»
«Passo ad accontentarti senza indugio, Araneo. Ebbene, il mio valido ed efficace espediente consisteva in ciò che mi appresto a spiegarti. Secondo una mia intuizione di allora, la quale in seguito si rivelò una teoria esatta, se due nostre divinità di grado diverso si fossero prima compenetrate spiritualmente e poi si fossero anche immerse nella Fonte dell'Assimilazione, ne sarebbero derivati i due eventi che ora ti faccio presenti. La divinità ospitante, ossia quella di grado superiore, ne sarebbe uscita senza assimilare la qualità spaziotemporale. Perciò essa sarebbe stata impossibilitata ad affrontare la realtà cosmica. Invece la divinità ospitata, cioè quella di grado inferiore, ne sarebbe venuta fuori con una assimilazione del tempo e della materia, però in un certo senso ridotta. Ciò era dovuto al semplice fatto che una simile prerogativa sarebbe risultata esauribile nell'azione, ma ricaricabile durante l'inazione. Comunque, essa sarebbe stata senz'altro a suo vantaggio!»
«Vuoi chiarirmi meglio, eminente Buziur, le due situazioni costituite dall'azione e dall'inazione, alle quali va incontro la divinità di grado inferiore, dopo una compenetrazione del tipo da te prospettata? Essendo sicuro che vorrai senza meno appagare il mio desiderio, siccome te lo leggo negli occhi, ti anticipo il mio ringraziamento!»
«Una divinità negativa, Araneo, quando si ritrova dotata di un potere simile, può esistere in modo attivo in Kosmos, senza che la sua psiche ne subisca danni, per una durata uguale a quella trascorsa nell'inazione. Essa, dopo esserci state la compenetrazione e l'immersione nella fonte che sai, diviene cosmicamente attiva al cinquanta per cento della sua esistenza. Mentre per la restante parte dell'esistenza è costretta a fare a meno della realtà cosmica a causa della sua anomalia. Essa, di fatto, la tiene incapsulata in uno squarcio esistenziale appartenente a Tenebrun e non più a Kosmos. Adesso mi hai compreso?»
«Sì e no, mio insigne imperatore! Mi sfugge ancora qualcosa sulla reale esistenza della divinità in questione nello spazio cosmico. Infatti, non sono riuscito a rendermi conto del suo modo di gestirla sia nelle vesti di essenza attiva sia in quelle di essenza inattiva. Perciò mi schiarisci meglio le idee su questi due opposti momenti?»
«Protraendo la sua esistenza in uno stato di inazione, Araneo, la divinità negativa sfugge ad ogni rigorosa ricognizione da parte di un'altra divinità. Così evita ogni suo attacco offensivo, nel caso che essa sia positiva. Per questo viene ad essere una sua prerogativa la giusta gestione dei due momenti di attività e di inattività, assegnando a ciascuno di loro la durata che essa considera più opportuna. La divinità negativa, quindi, destreggiandosi adeguatamente, deve stare attenta perché i conti pareggino nella sua esistenza cosmica, recuperando con l'inazione il tempo che ha consumato nell'azione, ossia nel suo essere esistente.»
«Se le cose stanno come mi hai testé spiegato, preclaro Buziur, allora anche tu puoi avventurarti in Kosmos, senza incorrere nello sguardo indagativo dei gemelli, riuscendo così a fargliela!»
«Ricorrendo al medesimo espediente, Araneo, non mi sarebbe permesso di ottenere gli stessi risultati. Per riuscirci, dovrei immedesimarmi con una divinità negativa di grado superiore al mio. Ma una divinità del genere non esiste né in Tenebrun né altrove. Quindi, avrei seguitato ad essere escluso da tale beneficio, se un lampo di genio non mi avesse fatto apportare a tale mia trovata una efficiente modifica risolutiva.»
«Mi dici come hai modificato il tuo geniale espediente, mio scaltro imperatore? Devo confessarti che muoio dalla curiosità di conoscere la miglioria che sei riuscito ad apportargli per apprezzare di più la tua somma intelligenza, la quale non ha uguali in Tenebrun!»
«Araneo, dopo una lunga meditazione che non ha smesso di esserci in me neppure per un attimo, ho raggiunto il risultato finale a cui sono pervenuto da brevissimo tempo. Esso mi ha fatto trarre la conclusione che adesso ti riferisco. Per diventare anch'io una divinità negativa semilatente, mi devo compenetrare con una divinità avente la mia stessa natura, ossia negativa, all'interno della Fonte dell'Assimilazione, anziché fuori di essa. Solo ricorrendo ad una compenetrazione simile, in un attimo anche la mia essenza divina si ritrova ad essere semilatente, senza dover ricorrere ad una divinità di grado superiore al mio. Adesso ti sei reso conto di quanto ho detto?»
«Senz'altro, magnifico Buziur. Ma sei certo che il nuovo stratagemma consentirà anche a te di diventare un dio semilatente, per cui potrai sfuggire al controllo di Kron e di Locus?»
«Non c'è alcun dubbio, Araneo! Credi che non lo abbia già sperimentato, prima di pronunciarmi su di esso con ferma convinzione? Ne ho già effettuato la verifica insieme con Clostia, la mia fedele consorte, ovviamente con esito del tutto positivo.»
«Se l'esperimento ti ha dato ragione, secondo quanto mi hai appena confermato, mio illustre imperatore, allora nulla ti vieta di accedere a Kosmos, senza correre il rischio di essere intercettato da Kron e da Locus. Naturalmente, dopo che ti sarai tuffato nella realtà cosmica, dovrai stare molto attento a non farti sorprendere da loro due, mentre vivi la tua esistenza attiva. Ma sono convinto che tu saprai gestirla meglio di tuo figlio Furor, la cui ostinata scapataggine ci era arcinota, fino a restarne una vittima. Infatti, alla fine è stata proprio essa a costargli cara, avendogli procurato dei grossi guai. I quali attualmente gli impongono per un tempo indefinito una esistenza travagliata sotto ogni aspetto!»
«Invece io non correrò alcun rischio in Kosmos, Araneo, poiché saprò come comportarmi in esso. Inoltre, mi viene da pensare che i due eccelsi gemelli non riescano a captare niente e nessuno nello spazio cosmico, prima che l'uno e l'altro vi abbiano trascorso di continuo un certo quantitativo di tempo, di cui posso anche farmi una idea. Perciò starò attento a non superarlo, ogni volta che riprenderò possesso della mia esistenza attiva nella nuova realtà. In verità, lo avevo pure suggerito a Furor, prima della sua partenza per Kosmos; ma è stato invano. Ora, dio del sesso, visto che hai ancora tirato in ballo il testardo mio figlio, ti faccio solenne promessa che egli sarà vendicato da me. Del resto già te lo avevo annunciato all'inizio di questa nostra conversazione. Kron si pentirà di averlo ridotto, come mi hai riferito. Quando sarà il momento giusto, tutte le divinità positive esistenti in Kosmos me la pagheranno a caro prezzo, senza che il dio del tempo possa mettermi il bastone tra le ruote. Anzi, intanto che mi adopererò in tal senso, egli potrà solo arrovellarsi il cervello, essendo intento a cercare indarno il modo di fermarmi nella mia vendetta trasversale. Inoltre, sarà vana ogni sua applicazione mentale, allo scopo di riuscire a trovare una soluzione di ripiego, la quale sia poi capace di contrastare la mia esistenza in Kosmos!»
«A questo punto, potentissimo Buziur, non ti seguo più. Secondo quanto è emerso dal nostro discorso attuale, ti sarà possibile intervenire contro le divinità positive di Kosmos, unicamente se la tua esistenza si svolgerà nell'azione. In tale circostanza, però, gli eccelsi gemelli non avranno difficoltà ad individuarti e a punirti nel modo che riterranno più opportuno. Esattamente in considerazione di tale tuo intervento, vorrei apprendere da te come farai ad eludere la loro sorveglianza, mentre ti dai a vendicarti contro le divinità positive.»
«Se giustamente ti stai domandando ciò, Araneo, è perché ignori come intendo punire le divinità positive di Kosmos per vendicarmi degli eccelsi gemelli. Lo stratagemma, il quale mi permetterà una esistenza cosmica senza pericoli, non ha niente a che vedere con il progetto che molto presto mi farà attuare la vendetta, a cui ti ho fatto accenno. Semmai esso mi sarà utile solo in parte, poiché mi consentirà di muovermi liberamente attraverso lo sconfinato spazio cosmico. A tale attraversamento sarò obbligato, se voglio portare a termine ciò che ho deciso di realizzare nella realtà cosmica.»
«Dopo queste tue ultime affermazioni, mio potente imperatore, mi hai messo addosso la fregola di conoscere ad ogni costo il tuo nuovo progetto. Esso, come mi hai fatto pensare, sarà indubbiamente di una grandiosità stupefacente, se ti metterà in condizione tale, da riuscire a neutralizzare perfino i vari provvedimenti a te avversi, che ti deriveranno dagli eccelsi gemelli. Allora sei disposto ad appagare questo mio desiderio smanioso, mettendomi gentilmente al corrente di esso? Essendo ancora persuaso che la tua risposta sarà affermativa, mi sono già predisposto ad ascoltarti tutt'orecchi!»
«Ebbene, dio del sesso, come anche tu hai asserito, non intendo deluderti. Per questo mi metto immediatamente a tua disposizione, dandomi a parlarti del mio straordinario progetto con dovizia di particolari, perché tu intenda meglio la sua futura esecuzione. Prima di passare a fornirti le informazioni che lo riguardano, sarà utile farti apprendere gli antefatti che mi hanno spinto ad avventurarmi in una simile impresa. Così, durante il mio racconto, apprenderai anche il contenuto del mio progetto e del potere di cui esso mi investirà, dopo che sarò stato in grado di attuarlo nella sua piena efficienza.»
Al termine di tali precisazioni, l'Imperatore delle Tenebre si era messo a raccontare al dio del sesso i fatti salienti, i quali in passato avevano riguardato la Deivora, la Monotriad e l'eroico dio positivo, il cui nome era Iveon. Pur avendoli egli già appresi in tempo reale e nella loro versione integrale, sono sicuro che non dispiacerà al lettore riascoltare in forma sintetica gli episodi di quelle due terribili circostanze. Anzi, quelli attinenti alla Deivora avevano allarmato tantissimo il dio del tempo e il dio dello spazio. I quali avevano talmente temuto per le divinità positive stanziate in Kosmos, da indurli ad incaricare il divino eroe di distruggere la temibile creatura aliena proveniente da Parakosm. Essi, in quella circostanza, oltre che munirlo di un anello dai poteri portentosi, gli avevano perfino concesso ampia libertà d'azione. Adesso, però, cerchiamo di stare dietro al racconto del dio Buziur, mentre lo espone al dio del sesso. L'autorevole divinità negativa, cercando di essere in pari tempo conciso ed esaustivo, aveva iniziato a ripercorrerlo nella sua fascia temporale di svolgimento, la quale sprofondava in un remotissimo passato.
"Una infinità di tempo addietro, poco dopo che in Kosmos c'era stato lo scontro tra le divinità negative e quelle positive, il quale terminò con la vittoria di queste ultime, nello spazio cosmico si assistette ad un altro avvenimento di rilievo. In un certo senso, esso, per la sua peculiarità totalmente abnorme, fin dall'inizio si presentò più minaccioso del conflitto che si era appena consumato tra le divinità di opposta natura, che risiedevano nel Regno del Tempo e della Materia. In verità, non si trattava più della Teomachia, la quale si era appena conclusa; ma si doveva parlare di qualcos'altro, a cui non si riusciva a dare una spiegazione logica. Il nuovo fenomeno, il quale prescindeva tanto dall'essenza spirituale quanto da quella considerata materiale, finì per mettere in serio pericolo la totalità delle divinità esistenti nell'intera realtà cosmica. A dirla in breve, senza che nessuno l'avesse prevista, una creatura aliena venne fuori dal nulla. Ad essa fu dato il nome di Deivora, a causa della sua predisposizione a dare la caccia a noi esseri divini, senza fare alcuna differenza tra quelli positivi e quelli negativi. La novella inquilina di Kosmos, una volta che vi fu apparsa improvvisa ed invadente, si diede a percorrerlo e a sconvolgerlo, al fine di sostentarsi con le essenze psichiche, delle quali risultavano fornite le divinità sia positive che negative. Esse non potevano privarsene, se volevano trascorrere la loro esistenza nello spazio cosmico senza problemi. Ma essendo ciò risaputo, Araneo, non mi metto a rispiegartelo e a perdere tempo con te su tale fatto.
Ritornando all'intrusa di Kosmos, Kron e Locus, dopo che la ebbero esaminata per bene, definirono la sua natura una via di mezzo tra lo spirituale e il materiale. Perciò considerarono immateriale l'essere che ne era dotato. Inoltre, i due eccelsi gemelli scoprirono che l'entità aliena risultava formata da un fermento di energie voraci fino all'inverosimile, il cui sostentamento le poteva provenire dalle sole psichi di noi divinità. Guardata dall'esterno, la Deivora si presentava come una massa nebulosa, la quale continuava ad espandersi intorno a sé senza alcuna interruzione. La sua crescita era promossa esclusivamente dalla componente psichica modificata delle divinità che essa riusciva ad incorporare nel proprio organismo, durante la sua avanzata nello spazio cosmico. Era appunto la modificazione della loro psiche a rendere le entità spirituali facili prede dell'entità aliena. Per tale ragione, essa le andava risucchiando con una ingordigia famelica, senza permettere a nessuna di loro di scappare e di liberarsene, dopo essere capitata nella sua influenza.
Comunque, non erano le sole divinità positive e negative ad andarci di mezzo, intanto che la Deivora avanzava nello spazio cosmico. La sua marcia, in seno ad una galassia, avveniva con gli attributi più disastrosi, poiché le sue prerogative si rivelavano enormemente sconvolgenti ed orripilanti. Si trattava di una oceanica massa energetica, la quale si presentava a forma di piovra. Con i suoi tentacoli sterminati la mostruosa creatura riusciva facilmente ad attrarre nel proprio nucleo tutte quelle entità divine, che si trovavano per caso nel loro raggio d'azione e non riuscivano più a sfuggire ad essi. Nel medesimo tempo, però, la Deivora, intanto che percorreva le varie galassie, faceva subire a ciascuna di loro le catastrofi più orribili, poiché le rendeva degli spazi dove si avevano le collisioni più rovinose tra i diversi astri spenti e le rispettive stelle. Queste ultime, invece, venivano scorte annichilirsi all'interno di deflagrazioni e di contrazioni, le quali si davano così a disintegrarle e a sopprimerle.
In riferimento poi alle divinità risucchiate dalla Deivora, esse, dopo aver raggiunto il suo nucleo, andavano incontro ad un blocco delle loro energie, restando prive della capacità di riprendersi e di opporsi alla loro catturatrice. Negli esseri divini, ad ogni modo, era la componente psichica ad impedire a quella spirituale di esprimersi con una reazione consona alla propria natura. La qual cosa la rendeva prigioniera della creatura aliena e non le permetteva più di svincolarsi da essa. Per cui, a prima vista, la cosa appariva davvero paradossale. Infatti, le divinità, dopo essere state private della loro psiche, sarebbero dovute essere in grado di riprendere il volo e di ritornarsene in Luxan oppure in Tenebrun. Glielo avrebbe imposto il fatto che esse non potevano più trascorrere la loro esistenza in Kosmos, altrimenti essa sarebbe divenuta un insopportabile inferno per tutte. Invece ciò non si verificava in ciascuna di loro, siccome vi avveniva contestualmente l'azzeramento della loro coscienza e di ogni loro atto volitivo, fino a smarrire la propria identità nel nulla. Ecco perché un evento del genere faceva apparire ogni divinità catturata una essenza mai esistita. Ossia, lo stesso Kosmos e ciò che vi esisteva smettevano di rappresentare qualcosa di esistente per ciascuna di loro, fino a morire nel loro essere e divenire.
Allarmate dalla disgustosa presenza della Deivora nello spazio cosmico e dalle sue eccezionali prerogative, le due eccelse divinità gemelle immediatamente si abboccarono. Era loro intenzione trovare un rimedio al pericolo, che tutte le divinità di entrambe le nature stavano correndo in Kosmos, e riuscire così a spazzare via dal Regno della Materia e del Tempo la strana creatura. La quale, mostrando spavalderia ed impudenza sfacciata, in esso la stava facendo da indiscussa padrona. Allora, dopo aver valutato la situazione da tutte le angolazioni possibili, entrambe si resero conto che i loro poteri erano impotenti a recare qualche danno all'orribile Deivora, siccome essa proveniva da un universo che non risultava opera di Splendor. Invece, se avessero inviato nel suo nucleo centrale un dio dotato di grandi capacità e di una scaltrezza non indifferente, oltre che fornirlo di speciali poteri, la cosa avrebbe potuto avere un epilogo positivo per le divinità. Infatti, esso avrebbe segnato la fine della Deivora, dal momento che essa sarebbe stata definitivamente battuta e distrutta. Per loro fortuna, Kron e Locus avevano la divinità che più delle altre poteva affrontare quell'ardua impresa, essendo convinte che essa senza meno l'avrebbe portata a termine in modo egregio, senza deluderli. Naturalmente, chi poteva essere il dio degno della loro massima stima e fiducia, se non Iveon? Costui, dopo essere stato incaricato dalle due eccelse divinità, si mostrò superiore alle aspettative. Anzi, riuscendo a superare perfino sé stesso, egli debellò la sua rivale, nonostante questa venisse considerata un osso duro da eliminare, essendo invincibile.
A quel tempo, ricevetti tali notizie da Olmust, il dio del regresso; ma esse non potevano essere che frammentarie. Egli era di ritorno da Kosmos, dopo avere effettuato una visita ai suoi tre figli, i quali avevano trovato una stabile sistemazione su Pulkos. Si tratta di uno dei cinque pianeti orbitanti intorno a Selek, la più meridionale delle stelle appartenenti alla galassia di Vreal. Dopo averlo ascoltato con interesse, lo pregai di fare ritorno in Kosmos e di raccogliervi quante più informazioni possibili sulla malcapitata Deivora. Così, al suo rientro, egli si presentò a me con una buona scorta di notizie che la concernevano. Ma per poter apprenderle tutte, dovetti ascoltare la narrazione del suo intero viaggio.
Stando al racconto di Olmust, egli era stato molto fortunato nel reperire le varie informazioni sulla creatura aliena. Poteva affermarsi che era stato una sorta di miracolo, se era capitato proprio a lui nell'immenso universo di trovarsi in presenza di un fenomeno incredibilmente misterioso. Il quale si era dimostrato l'elemento chiave delle ricerche da lui avviate. Volando per l'immenso spazio cosmico, in compagnia della sua reprimente solitudine, ad un certo momento, il dio del regresso aveva avvistato in lontananza qualcosa, che appariva in grande sommovimento. Dopo essersi avvicinato a quello strano fenomeno, si era reso conto che si trattava di una massa pulviscolare. Essa reiteratamente si agitava intorno a sé stessa, come se volesse compattarsi in un unico e saldo blocco. Quando ciò avvenne, l'infinità dei pulviscoli cosmici si erano già ricongiunti, formando una massa informe di enormi proporzioni, in apparenza priva di essenza vitale e di coscienza. Infine, dalla sua stazza gigantesca, la quale somigliava ad un asteroide di media grandezza, venne fuori un essere con fattezze umanoidi, quasi fosse stato partorito da esso. Anzi, si trattava di tre entità immateriali, le quali a volte coesistevano in una sola. Difatti l'essere in questione seguitava a scindersi in tre parti omologhe, simili ad autentiche creature di un parto gemellare omozigote, per riprendere di nuovo alcuni istanti più tardi l'esistenza unitaria di un attimo prima. In ultimo, quella entità dall'aspetto traslucido aveva smesso di darsi alle sue esibizioni ed aveva assunto una posizione inequivocabile. La quale le faceva tenere la testa rivolta verso la massa informe che le stava davanti, come se si attendesse da essa dei precetti da osservarsi da parte sua. Le cose non erano andate diversamente. Infatti, nel giro di qualche minuto, c'era stato l'intervento di chi le aveva permesso di ritrovarsi esistente nello sconfinato Kosmos. Allora, con un tono di voce metallico e reboante, il quale fracassava la parte di spazio viciniore, la massa pulviscolare aveva incominciato a parlarle così:
«Figlia mia, io, che fino a poco tempo fa mi definivo Deivora, ho cessato di esistere; anzi, sono stata costretta a non essere più. Devi sapere che è stato il dio Iveon ad indurmi alla inesistenza, grazie al suo valore e alle armi potenti che aveva ricevuto dalle divinità gemelle Kron e Locus. Con un ultimo mio sforzo, ho voluto raggranellare le rimanenti mie forze, le quali erano in attesa di venir meno per l'eternità ad ogni manifestazione esistenziale. Perciò, per breve tempo, ho dato origine all'essere che ti sta davanti. Esso a momenti si disintegrerà nel nulla, lasciandoti sola in questo universo fisico.»
«Perché lo hai fatto, madre mia, pur sapendo di compiere uno sforzo immane? Se lo hai considerato necessario, ci sarà stato un valido motivo. Allora sbrìgati a parlarmene, prima che la tua presenza sparisca per sempre nel nulla! Inoltre, ci terrei a conoscere il mio nome, siccome esso mi è ancora ignoto. Vuoi riferirmelo tu, per favore?»
«Ti rivelo il tuo nome per primo, figlia mia. Ebbene, esso è Monotriad, il cui significato ti è presto spiegato. Come hai potuto renderti conto, ti ho dotata di una prerogativa che nessuna divinità possiede, ossia puoi apparire in due modi differenti. Per la precisione, le divinità potranno scorgerti a volte in un'unica immagine altre volte in tre immagini identiche. Sarai tu a decidere come vorrai essere vista da loro e in quale delle tre immagini avrai deciso di esistere realmente, senza che lo sappia chi ti sta di fronte. Perciò per tutte le divinità sarai la Monotriad, poiché potrai apparirgli una e trina.»
«Ti ringrazio, madre mia, per la preziosa prerogativa, di cui hai voluto farmi dono. Essa è stata benaccetta da me. Ma adesso vai avanti e mettimi al corrente delle altre cose, che credo siano di primaria importanza per il mio futuro: non è forse vero?»
«Hai ragione, figlia mia. Occorre che io mi affretti a comunicarti ogni cosa che ti riguarda, prima che la mia dissoluzione definitiva me lo vieti. Ebbene, tu non devi restare la Monotriad che sei in questo momento, altrimenti non potrai vendicarmi e conseguire quei risultati che mi ero proposta senza riuscirci, siccome essi mi sono stati frustrati dalle divinità che sai. Innanzitutto devi diventare un'altra me stessa, se vuoi portare in porto la tua vendetta e punire tutte le divinità di Kosmos, specialmente quelle di natura positiva, essendo stata una di loro a distruggermi, ossia il dio dell'eroismo.»
«Mi spieghi, madre mia, che cosa dovrò fare perché anch'io diventi la mostruosa creatura, che tu hai rappresentato fino a poco tempo fa? Quali tue orme mi toccherà seguire per avere facilitato il compito che mi hai testé affidato? Se vuoi iniziare a farlo, sappi che sono molto attenta ad ascoltarti e cercherò di non farmi sfuggire niente.»
«Per prima cosa, figlia mia, devo aggiornarti su un particolare che nessuna divinità conosce, per non averne mai sentito parlare. Quando Splendor creò il proprio universo, a cui diede il nome di Kosmos, all'insaputa della somma divinità e in contemporaneità, se ne autocreò un altro ad esso parallelo, ossia Parakosm. Il quale risultò la copia perfetta del primo: stesse galassie, stesse stelle, stessi pianeti e stesso quant'altro vi esiste e vi caracolla senza fine. Possiamo affermare che essi presentano una perfetta simmetria. Ebbene, la peculiarità di Parakosm è quella che lo rende indipendente da Splendor, per essersi creato da sé. Per questo nessun intervento punitivo, da parte del padre di tutti gli dèi, potrà mai risultare efficace su di esso e sui suoi elementi costitutivi, se provasse ad operarne qualcuno.»
«Davvero dici, madre mia?! Non lo avrei mai immaginato! Ma ora posso sapere cosa ha a che fare Parakosm con la missione che dovrò condurre a termine, per essere stata essa un tuo esplicito desiderio più che legittimo? Attendo che tu me lo spieghi con la massima chiarezza!»
«Tu dovrai raggiungerlo, figlia mia, poiché in esso soltanto potrai diventare l'entità terrorizzatrice di tutte le divinità esistenti nello spazio cosmico. Una volta in Parakosm, dovrai seguire pedissequamente le varie istruzioni che sto per trasmetterti.»
«Allora, mia genitrice, sentiamo il resto che hai da farmi presente. In questo modo, apprenderò da te prima come raggiungere l'universo gemello di Kosmos e dopo quali tue direttive dovrò seguirvi, una volta che vi sarò giunta. Esse, ne sono convinta, mi permetteranno di trasformarmi nell'essere terrificante uguale a quello che tu hai rappresentato per un certo periodo di tempo nel Regno della Materia e del Tempo.»
Non appena ebbe reso la propria discendente edotta su ogni cosa concernente la sua missione, il mucchio di polvere che costituiva la Deivora, il quale era riuscito a darsi una momentanea esistenza, si disgregò e ritornò ad essere il pulviscolo cosmico che era prima. Ma la Monotriad, anziché badare a raggiungere subito Parakosm, preferì vendicarsi prima dell'eroe delle divinità positive, rapendogli la consorte Annura."
Quando il dio Buziur aveva finito di raccontargli le varie cose sulle due entità aliene, le quali lo avevano quasi scioccato, il dio del sesso gli aveva domandato:
«Mio imperatore, perché hai omesso di palesarmi l'ultima parte del discorso, che c'era stato tra la Deivora e sua figlia? Eppure non vedevo l'ora di apprenderla, siccome la consideravo la più interessante dell'intero contesto della loro conversazione!»
«Non sapevo, Araneo, che uno stralcio del genere avrebbe potuto recarti qualche disturbo. Al contrario, ero convinto di farti cosa gradita, estrapolando dal loro colloquio delle cose che avrebbero potuto renderlo più lungo ed annoiarti a morte!»
«Invece ti sei sbagliato a pensarla così, mio imperatore. Ma adesso puoi sempre rimediare, mettendoti a raccontarmi tutto ciò che appena poco fa hai tralasciato di tua iniziativa.»
«Lo farò senza meno, amico del mio perduto figlio Furor. Anzi, cercherò anche di esserti molto chiaro. Ebbene, in riferimento al modo di trasferirsi in Parakosm, la Deivora fece presente alla figlia che bisognava prima raggiungere la galassia di Trespan, dove periodicamente avviene la crepa che mette in comunicazione i due universi paralleli, formando il cunicolo intercosmico. Dopo doveva attendere che essa si aprisse, se voleva transitarvi e pervenire nel Parakosm insieme con il materiale galattico che vi si riversava.»
«Ma una galassia, come ci è noto, comprende uno spazio enormemente grande. Perciò, Imperatore delle Tenebre, la Monotriad a quale espediente sarebbe ricorsa per giungere senza errori nel punto esatto, dove era prevista la formazione del suddetto cunicolo, che faceva comunicare i due cosmi? Me lo vuoi spiegare, per piacere?»
«La Monotriad, Araneo, non avrebbe avuto alcuna difficoltà a trovare tale posto. La madre le aveva fatto presente che esso era da individuarsi nel punto di intersezione delle diagonali di un rombo immaginario, ai vertici del quale venivano a collocarsi le stelle Lutsar, Pelvus, Gekap e Baldor. Le quali servivano appunto come orientamento sicuro ai divini viaggiatori cosmici, che intendevano passare dall'uno all'altro cosmo.»
«Dopo essere pervenuta nel Parakosm, mio illustre Imperatore, dove si sarebbe dovuta dirigere la figlia della Deivora, al fine di ottenere la sua trasformazione?»
«La sua prima tappa, Araneo, sarebbe stata la galassia di Verdania. Una volta in essa, avrebbe dovuto raggiungere la stella Irideab, intorno alla quale orbitavano dieci pianeti. Ma la meta dell'ultima parte del suo viaggio sarebbe dovuta essere il pianeta Oblungus. Risultando esso affusolato, lo si poteva riconoscere senza errore.»
«Perché la meta della Monotriad, esimio Buziur, doveva essere proprio quello strano pianeta e non un altro, pur essendocene dieci nel sistema governato dalla stella Irideab?»
«La risposta ti è presto data, curioso dio del sesso. Oblungus, oltre al fatto che su di esso si trova l'antro che era stato la dimora della Deivora e doveva diventare anche quella della figlia, si dimostra differente dagli altri nove pianeti. Tale differenza non è dovuta solo alla sua bizzarra forma, bensì a qualcos'altro di incredibile.»
«Vuoi dirmi anche di cosa si tratta, mio imperatore?»
«Ciclicamente, Araneo, tra il pianeta in questione e la propria stella si ha un fenomeno abnorme, come se fra l'uno e l'altra ci sia una reale corrispondenza di intenti. I quali, come sembra, sono rivolti a perseguire un disegno ben determinato.»
«Quale sarebbe tale fenomeno, esimio Buziur? Vuoi parlarmene?»
«Ogni tre mesi, dalla stella viene emesso verso il proprio pianeta un fascio di luce violetta, il quale lo investe per una durata di tre giorni. In tutto il tempo che avviene l'irradiazione stellare sopra di esso, l'astro diventa di fuoco, poiché una massa magmatica finisce per ricoprirlo del tutto. Essa, intanto che ribolle, scorre sulla sua superficie e ne abrade l'intera parte rocciosa. A due terzi di tempo dalla sua permanenza sul pianeta, che corrisponde all'inizio dell'ultimo giorno, la luce stellare inizia a disseminare la lava incandescente di grappoli energetici. Questi, oltre che renderla scoppiettante, la mettono in condizione di liberare alcuni gas, i quali esalano dalle buche prodotte dagli scoppi. Gli stessi grappoli, inoltre, veicolano sostanze che fanno raffreddare e solidificare la quantità di magma esistente sulla superficie planetaria. Quando infine la stella madre ritrae il suo fascio luminoso dal pianeta da essa prescelto, non vi rimane neppure la minima traccia della precedente lava.»
«Ma la massa magmatica, mio grandioso imperatore, mi dici come mai non riempiva pure l'antro che faceva da dimora alla Deivora, obbligandola in questo modo a sparire dal pianeta? Stando ad una logica rigorosa, ciò sarebbe dovuto accadere senza dubbio!»
«Eppure un fatto del genere non succedeva, dio del sesso. Sembra che il magma, attenendosi agli ordini di qualcuno o di qualcosa che non si lasciava individuare ed identificare, si guardasse bene dall'invadere quell'area interdetta. Perciò essa veniva ad essere invalicabile da qualunque fenomeno originato dalle forze endogene dall'astro spento, compresa la massa infuocata del magma. Era stato all'interno della sua dimora che la Deivora in passato era diventata immateriale e poi aveva acquistato quella caratteristica speciale, che le aveva fatto tenere in scacco le divinità di Kosmos, fossero esse positive oppure negative. Comunque, la Monotriad sua figlia si era ritrovata ad essere immateriale, già al momento della sua nascita dalle ceneri materne. Tale prerogativa, però, non le era stata sufficiente per permetterle di competere con una divinità di Kosmos di grado maggiore, allo scopo di trasformare la sua componente psichica in proprio alimento e potenziamento.»
«Sai dirmi, insuperabile Buziur, cos'altro ancora le occorreva perché le fosse consentito una simile operazione, dal momento che non me ne hai ancora parlato, forse per una tua distrazione?»
«Restandosene nella sua dimora di Oblungus, la Monotriad si sarebbe dovuta anche sottoporre alle infiltrazioni di una energia particolare, la quale era insita nell'irradiazione luminosa che proveniva dalla stella Irideab. Infatti, solo essa poteva farla diventare uguale alla genitrice. Invece, Araneo, per quanto io ne sappia, in seguito ciò non si è mai verificato in Parakosm, per una ragione che non sono riuscito a capire.»
«Secondo me, illustrissimo mio imperatore, dopo la morte definitiva della madre, Olmust avrebbe dovuto seguire la Monotriad fino alla sua dimora. Se egli lo avesse fatto, adesso ne sapremmo di più su tale argomento. Non dirmi che non ho ragione!»
«Certamente, dio del sesso, è come tu dici. Ma se ciò non avvenne da parte sua, è perché la figlia della Deivora evitò di correre subito alla sua dimora. Invece ebbe fretta di vendicarsi del dio dell'eroismo, al quale rapì la moglie e si diresse poi con lei verso Parakosm, naturalmente inseguita dal marito, che gli dava una caccia spietata.»
«Dopo questa panoramica, la quale ha riguardato la Deivora e sua figlia, mio imperatore, è giunto il momento di parlarmi del tuo progetto, al quale mi avevi accennato.»
«Né io voglio venir meno alla mia promessa, Araneo. Ebbene, è mia premura attuare ciò che la Monotriad non riuscì a portare a termine. Voglio diventare la nuova Deivora di Kosmos, con l'intento di farla risultare ancora più potente della prima. Nella nuova creatura, dovrà autogenerarsi un connubio speciale, i cui due elementi cementanti dovranno risultare la spiritualità e l'immaterialità. Perciò essa risulterà inattaccabile perfino da Splendor, a meno che egli non decida di fare implodere l'intero Kosmos, facendolo sparire e sostituendolo con il nulla!»
«Se riuscirai a concretizzare il tuo meraviglioso progetto, potente Buziur, sono certo che la tua grandezza supererà quella degli eccelsi Kron e Locus. Inoltre, sarai considerato il vanto e la gloria di tutte le divinità negative, le quali ne saranno molto orgogliose!»
«Certo che ci riuscirò, Araneo: puoi scommetterci! Prima di intraprendere il mio viaggio che dovrà condurmi nella galassia di Trespan, ho intenzione di fare una capatina nella regione di Kosmos, dove è situato il pianeta Geo. Esso fu la meta del mio povero ultimogenito, il quale era desideroso di raggiungerti e di ricominciare a coltivare la vostra amicizia, che vi ha sempre legati. Vedrai che in quella parte dello spazio, se sarà necessario, darò una mano a quelle divinità malefiche che ne avranno bisogno. Anzi, poiché mi precederai in quelle zone, inizia ad avvisare le divinità negative che vi risiedono che abbastanza presto riceveranno una mia visita, facendola in barba ai due boriosi gemelli di Luxan.»