422 -DOV'ERANO FINITI I DIVINI MATARUM E MAINANUN?
Se le due sacerdotesse, ossia Retinia ed Elsena, non avevano torto nel mostrarsi convinte che le loro rispettive regioni erano state abbandonate l'una dal dio Matarum e l'altra dal dio Mainanun, cosa era possibile ipotizzare in merito alla loro scomparsa? Inoltre, da parte delle divinità benefiche di grado maggiore, c'era stato un abbandono volontario, il quale però non si lasciava giustificare; oppure bisognava immaginare che esse fossero state obbligate a lasciare indifesi i loro popoli adoratori? Senza dubbio, per avere una idea chiara sulle loro misteriose sparizioni, che si erano avute in contemporaneità nell'Edelcadia e nella Berieskania, occorre darci ad approfondirle nel loro recente passato, cioè quando esse erano avvenute. Soltanto in questa maniera riusciremo ad individuarne le reali cause e a trovare i presunti colpevoli, ammesso che ce ne fossero stati davvero a tenere le redini del comando in quella oscura vicenda.
Cominciamo col fare presente che il divino Matarum aveva cessato di rappresentare la potente divinità dei suoi devoti Edelcadi, già molto tempo prima che la sacerdotessa Retinia lo scoprisse. Anzi, probabilmente egli era venuto meno ai suoi protetti, quando il divino Mainanun si trovava ancora ad elargire le sue grazie al popolo beriesko. Perciò era da supporsi che la sua sparizione dal tempio a lui dedicato ci fosse stata almeno un paio di mesi prima che la sua diletta religiosa se ne accorgesse nel modo che abbiamo visto. In effetti, in quella circostanza, che per il momento possiamo solo presumere, il dio Matarum in quale disgrazia era venuto a trovarsi, quella che poi lo aveva fatto sparire? Essa magari dopo non gli aveva neppure dato scampo e lo aveva perfino costretto a sperimentare una situazione di indubbia precarietà. Volendo essere obiettivi, ci parrebbe assurdo che egli si fosse fatto sconfiggere da un altro dio maggiore di natura malefica, considerato che nell'intero Kosmos non potevano esserci divinità di grado superiore al suo. A tale proposito, possiamo prefigurarci che pure il dio Mainanun avesse avuto l'uguale insidioso problema, rimanendone vittima allo stesso modo del dio edelcadico. Allora, allo scopo di conoscere le disavventure di entrambe le divinità positive maggiori, siamo indotti ad indagarle nel loro reale svolgimento, mettendone a fuoco i due diversi particolari. Inizieremo però ad interessarci delle peripezie, alle quali era andato incontro il dio Matarum. Dalle quali egli sarebbe uscito ben conciato per le feste, se ammettiamo che le congetture di qualcuno erano esatte. Comunque, resteremo ignari del come, del quando e del perché della sua sconfitta, fino a quando eviteremo di approfondirla a dovere.
Per la verità, prima ancora di gettarci a capofitto nell'arcano evento che avrebbe coinvolto il dio degli Edelcadi, ci mostriamo propensi ad azzardare le ipotesi più probabili sulla divinità negativa che lo avrebbe affrontato e sconfitto, senza dargli la possibilità di contrapporsi ad essa. Ma forse potevano essere state più di una a metterlo nei guai e a farlo capitolare! Perciò, scavando nella sua esistenza, in relazione a quel poco di cui siamo a conoscenza, non abbiamo difficoltà a rammentare che in passato c'era stato un solo dio malefico ad averlo avuto come parte avversaria. Per la precisione, si era trattato di Strocton, il dio dell'ingordigia, il quale gli aveva ucciso la consorte Actina, strangolandola. In quella circostanza, il dio Matarum, avendo voluto vendicarla, senza perdere tempo era passato al contrattacco, mettendo il rivale fuori combattimento in un modo che era risultato della massima severità. Allora conviene rammentarne gli effetti, essendo convinti che ne varrà la pena.
A quel tempo, il dio negativo aveva voluto infierire contro la povera contadinella, per il semplice fatto che ella era riuscita a convincere il divino coniuge a non tralasciare la propria lotta contro di lui. Entrambe le divinità, infatti, erano impegnate ad esercitare la loro influenza sugli esseri umani; ma perseguendo obiettivi diametralmente opposti. Se il suo avversario cercava di spingerli al male; da parte sua, il dio Matarum tentava di convertire al bene quanti già avevano ceduto alle lusinghe ingannevoli del rivale. Alla fine era stato quest'ultimo ad avere ragione di lui, facendo germogliare nella totalità degli uomini i semi del bene e della giustizia. La vittoria finale, che aveva arriso al suo nemico, aveva fatto andare su tutte le furie il dio Strocton e lo aveva spinto a meditare una vendetta trasversale a danno di colei che considerava la responsabile della propria sconfitta. Così una sera aveva approfittato dell'assenza da casa del marito per punire la sventurata Actina in modo atroce. Anzi, quando il dio Matarum era rincasato, le sue manacce assassine le restavano ancora strette intorno al collo, quasi fossero due tenaglie impietose. Per il dio positivo, però, non c'era stato più niente da fare, poiché la sua consorte era spirata proprio in quel momento. A tale scena ributtante, la quale lo aveva messo di fronte alla disgrazia della moglie, ridotta oramai in fin di vita, subito il dio Matarum era passato a fare la parte del giustiziere. Ma la sua ira, in quel momento, a buon diritto si era trasformata nella massima giustizia punitiva contro il dio negativo. Perciò, in preda allo sdegno più profondo, il divino Matarum aveva deciso di annientare il deplorevole e vigliacco dio Strocton, facendolo sparire per sempre dalla faccia della terra. Agendo sulle forze della natura, egli innanzitutto aveva indotto il suolo ad aprirsi ampio e profondo, formandovi un baratro senza fondo. Dopo vi aveva scaraventato dentro l'uccisore della consorte. Non bastando ciò, il dio positivo aveva ordinato allo squarciato terreno di richiudersi, perché gli vietasse di uscirne.
Alla luce di un simile ricordo del passato, possiamo congetturare che fosse stato proprio il dio Strocton, dopo essere riuscito a venir fuori da dove si trovava sepolto, ad affrontare il proprio antico rivale, mettendolo fuori combattimento? Oppure dobbiamo credere che al dio Matarum fosse successo qualcos'altro, che non gli aveva dato modo e tempo di difendersi? Per conoscere la verità, ci conviene smettere di arzigogolare, dandoci invece a ripercorrere la sgradevole sventura a cui sarebbe andato incontro il dio positivo, dopo esservi incappato inevitabilmente.
Se i calcoli non erano errati, si poteva essere certi che era stato il bimestre precedente che il dio Matarum era incorso nella travagliata vicenda, di cui stiamo per riportare gli spiacevoli fatti che gli erano capitati. D'altra parte, essi sono stati già da noi sospettati, anche se con una certa incredulità, per la semplice ragione che siamo portati a stimare la divinità positiva senz'altro superiore a quella malefica, la quale era rappresentata dal viscido dio Strocton. Volendo riferirci a tali fatti e riportarli alla luce per filo e per segno, ci troviamo ad avere a che fare con una splendida giornata di primavera, per la precisione in quelle ore pomeridiane durante le quali quasi da parte di tutti si preferiva darsi alla gradevole siesta. Strano a dirsi, ma nelle medesime ore, che quel giorno risultavano assai afose, anche il dio Matarum, quasi fosse stato un comune mortale, aveva avvertito il bisogno di schiacciare un pisolino.
Mentre sonnecchiava nella sua dimora secondaria, la quale era situata in una spelonca a ridosso di una rupe, ad un certo punto, egli era stato destato da una rumorosa risata. Essa, ad essere precisi, era stata un'autentica sghignazzata sadica e sprezzante. Allora, dopo essersi svegliato di soprassalto, egli aveva iniziato a dare occhiate in ogni direzione, essendo intenzionato ad avvistare in qualche parte la divinità che si era permessa di ridere così beffardamente di lui. Infine si era visto apparire davanti il dio Strocton, ai fianchi del quale si scorgevano altri due dèi, che vi restavano silenziosi. A quelle tre apparizioni, non era stato difficile al dio Matarum riconoscere l'odiosa sua vecchia conoscenza; invece gli era risultata completamente sconosciuta la coppia dei suoi taciturni fiancheggiatori divini. Essi non si esprimevano in alcun modo, forse perché non erano avvezzi né al riso né a qualunque altro tipo di espressione comunicativa, fosse essa gestuale oppure verbale. Come era prevedibile, il divino protettore dei popoli edelcadici si era stupito tantissimo nel vedersi di fronte Strocton, il quale si mostrava molto sicuro di sé. Egli, in realtà, giammai lo avrebbe stimato capace di venir fuori dal luogo in cui lo aveva relegato in passato. Inoltre, poiché il dio negativo gli si era presentato spalleggiato da due divinità maschie, per il dio Matarum era evidente che il suo rivale si era presentato per vendicarsi di lui. Perciò si attendeva, da un momento all'altro, che egli lo avrebbe sfidato con la convinzione di poterlo sconfiggere. Ma poi, manifestando il proprio stupore, si era messo a parlargli in questo modo:
«Come vedo, Strocton, sei riuscito ad evadere dal luogo di tenebrore, dove ti avevo rinchiuso tempo fa. La qual cosa mi meraviglia non poco, siccome non ti avrei mai ritenuto all'altezza di una simile impresa. Ma adesso perché sei venuto a cercarmi, facendoti accompagnare da due degni tuoi compari? Credi forse che questa volta con il loro aiuto sarai in grado di battermi? Se sei di tale avviso, devo deluderti, poiché ti faccio presente che lo stesso uscirai perdente e malridotto dal nostro scontro, il quale ci sarà tra poco. A meno che tu non ci voglia ripensare, stabilendo all'ultimo istante di rinunciare ad esso e di svignartela!»
«Prima di ogni cosa, Matarum, ti metto a conoscenza che i due dèi, che scorgi ai miei fianchi, sono i miei due figli: quello di destra è il dio Sartipan e quello di sinistra è il dio Siroctu. Dopo averti chiarito questo particolare a te sconosciuto, ti rendo noto che essi non sono qui per darmi una mano a batterti. Se ci tieni a saperlo, invece la mia esigua prole vi si trova esclusivamente per assistere al nostro combattimento. Io gli ho promesso che questa volta sarò io ad uscire vincitore dal nostro nuovo scontro. Per questo entrambi sono ansiosi di vederti strisciare ai miei piedi, quasi tu fossi una serpe.»
«Se è questo che i tuoi figli si attendono dalla lotta che tra breve si accenderà tra di noi, Strocton, sappi allora che essi sono venuti con te solo a sciupare il loro tempo. Anzi, entrambi si avveleneranno l'esistenza, quando mi vedranno infliggerti per la seconda volta una sonora sconfitta e farti dono di altri numerosi millenni di forzata clausura sotterranea, là dove regna la tenebra più assoluta. Stanne certo che tra poco sarò in grado di dimostrarglielo!»
«Ah, ah, Matarum! Ti va forse di scherzare con le tue ridicole affermazioni? Ti garantisco che oggi non si ripeterà quanto avvenne molto tempo fa, per cui i risultati del nostro scontro saranno assolutamente differenti e deludenti soltanto per te! Possibile che non ti sei ancora domandato come mai, dopo il primo paio di millenni di castigo, io sia riuscito a sottrarmi alla tua punizione, la quale mi gravava addosso preponderante ed insopportabile? Si vede che ti sei rimbecillito.»
«Certo che me lo sono chiesto, Strocton! Ma anche se alla mia domanda non ho saputo dare una risposta e alla fine sono stato costretto a rinunciare ad averla, la mia rinuncia ad essa non mi ha condotto neppure lontanamente a credere che nel frattempo tu possa essere diventato più forte di me. Ad ogni modo, prima dovresti dimostrarmelo con i fatti, ammesso che fosse così!»
«Invece, Matarum, da parte tua non è stata una buona idea esserti voluto esimere dall'avere la risposta. Riguardo poi alla mia dimostrazione, essa ci sarà e mi gratificherà nella maniera più soddisfacente. Anche i miei figli Sartipan e Siroctu se ne beeranno e si mostreranno nello stesso tempo orgogliosi di avere un padre del mio stampo!»
Dopo l'ultima risposta interlocutoria del dio malefico, tra le due divinità era subentrata una specie di calma apparente, poiché l'una e l'altra si erano messe a studiare in silenzio le mosse tattiche da adottare nel loro imminente combattimento, che era sul punto di accendersi. Esso si lasciava prevedere all'ultima risorsa, senza che nessuna delle due divinità sarebbe stata disposta a fare concessioni e sconti all'altra, durante il suo svolgimento. Ma le prime avvisaglie di esso si erano avute, solo quando i figli del dio Strocton avevano abbandonato il posto che occupavano. Essi avevano voluto fare spazio al genitore e permettergli così di operare con maggiore scioltezza nelle sue azioni belliche. Allora il loro allontanamento aveva convinto il dio positivo che l'avversario non aveva mentito, quando gli aveva dichiarato che avrebbe ingaggiato da solo la lotta contro di lui. Ciò nonostante, continuava ad apparirgli assurdo un fatto del genere, dal momento che non stimava affatto il dio Strocton alla sua portata. Comunque, la sicurezza che scaturiva dalle parole e dai gesti dell'obbrobrioso contendente, se all'inizio aveva lasciato indifferente il dio Matarum, col passare dei secondi era andata suscitando in lui dei sospetti di natura ignota. In base ai quali, aveva cominciato a recedere dalla sua pretesa iniziale, che lo dava per indiscusso vincitore nella lotta, che di lì a poco avrebbe affrontato con l'assassino di sua moglie Actina. Al contrario, quest'ultimo appariva sempre più ringalluzzito nei suoi confronti, manifestandogli uno sguardo provocatorio e disdegnoso, come se già fosse uscito vincitore dall'incombente scontro.
A questo punto, mettendo da parte ogni sensazione che il dio positivo provava verso l'avversario, diamoci a seguire il confronto tra i due divini avversari, poiché esso era in procinto di esplodere con la massima tensione. Infatti, esso era seguito, subito dopo che i due contendenti si erano studiati per bene, senza tralasciare alcun particolare utile che era sempre meglio conoscere, se non volevano avere sorprese indigeste. Ma era stato il dio Matarum ad aprire le ostilità, facendo pervenire al suo nemico una scarica di alto potenziale energetico, avendo la convinzione che essa per lo meno gli avrebbe destabilizzato la psiche. Invece il dio negativo, contrariamente alle sue previsioni, l'aveva ben tollerata, senza venirne scosso o leso in qualche maniera. Anzi, egli, abbozzando un sorrisetto cinico, come per dimostrare al dio positivo che il suo colpo non lo aveva neppure scalfito, aveva deliberato di fargli giungere la sua tremenda reazione. La quale, come ne era certo, lo avrebbe messo fuori gioco, senza che ci fosse bisogno di alcun altro suo intervento ostile. Ad essere sinceri, dopo il risultato della sua prima bordata offensiva, il quale, contro ogni sua aspettativa, era stato assai inferiore all'attesa, il dio Matarum era rimasto assai sorpreso e stupefatto. Per cui non aveva voluto credere ai propri occhi che Strocton fosse riuscito a reggere ad essa senza la minima difficoltà. Allora, allo scopo di cautelarsi nel modo migliore da una sua immancabile reazione, la quale sarebbe potuta provenirgli più rovinosa di quella che prevedeva, si era preparato ad affrontarla con la massima cura, non volendo farsi cogliere in fallo.
La risposta reattiva del divino Strocton, stupefacendo il dio che lo stava fronteggiando senza temerlo per niente, non era stata del tipo che ci si aspettava da lui. Ossia egli non aveva reagito, scagliandogli contro una propria scarica energetica, come appunto ci si sarebbe aspettato. Invece, sbalordendo l'avversario, il dio malefico aveva tirato fuori una specie di scettro e lo aveva puntato immediatamente contro di lui. Da esso poi aveva fatto partire un raggio azzurro, il quale, dopo aver raggiunto l'avversario, lo aveva avvolto per intero, facendo arrestare ogni sua ulteriore azione o reazione. Matarum, dopo che era stato avviluppato dal raggio energetico del dio negativo, aveva avvertito in sé una specie di impotenza interiore. La quale adesso gli vietava di esprimersi con un qualsiasi movimento, come pure gli rendeva impossibile ogni azione tendente sia all'autodifesa che al contrattacco. Perciò egli si rendeva conto che la sua esistenza ormai era da considerarsi in balia del nemico Strocton. Costui adesso appariva fiero di quel vantaggio che lo scettro gli aveva procurato, facendolo risultare l'assoluto vincitore.
Come era possibile che il dio malefico si ritrovasse a possedere un potere, il quale misteriosamente si rivelava superiore al suo? Si era andato domandando il divino Matarum, intanto che il dio negativo non prendeva l'iniziativa successiva, quella che lo avrebbe punito. Ma non aveva ottenuto alcun successo in merito, non potendo evidenziarsi le ragioni che avevano permesso un fatto del genere. Da parte sua, il divino Strocton non aveva atteso che il rivale ne venisse a capo con un ragionamento qualsiasi. All'inverso, suo intento era stato quello di traslarlo altrove, cioè in una cavità angusta e buia, situata ad un miglio sottoterra, rinchiudendolo dentro di essa con la massima soddisfazione sia propria che dei suoi due inorgogliti figli. I quali adesso potevano mostrarsi finalmente fieri del loro genitore.
Una volta appresa con molto dispiacere la sventura toccata alla somma divinità degli Edelcadi, la quale era stata obbligata a venir meno all'adorazione dei suoi fedeli, adesso siamo spronati a conoscere pure le disavventure, alle quali di sicuro era andato incontro anche il dio dei Berieski. Perciò senza indugio ci tocca muoverci in tal senso, se vogliamo che pure su quest'altra divinità venga fuori la verità. Ma per conseguire ciò, innanzitutto occorre rievocare il passato del divino Mainanun e tentare di appurare se pure lui avesse avuto dei potenziali rivali tra le divinità negative, ai quali egli aveva dispensato delle memorabili batoste. Se davvero c'erano stati, in seguito, ossia da poco, senza meno essi avevano voluto vendicarsi, riuscendovi con il medesimo successo ottenuto da Strocton. A pensarci bene, come abbiamo appreso in precedenza, in un passato molto remoto il dio beriesko aveva avuto a che fare con un terzetto di divinità gemelle, poiché si era trattato dei figli della dea negativa Giaces. I quali erano stati: Oxus, il dio dei serpenti; Tolun, il dio delle locuste; Trapes, la dea delle inondazioni. Tale trio divino si era messo in testa di intossicare l'esistenza al popolo beriesko e ci stava riuscendo benissimo con loro immenso gradimento. Anzi, i loro numerosi dispetti a danno dei Berieski sarebbero proceduti a gonfie vele, se ad un certo punto non li avesse troncati il dio Mainanun, il quale era intervenuto in soccorso dei poveretti. Ma sarà meglio dare una rinfrescata alla nostra memoria, riprendendo concisamente i fatti remoti come essi si erano svolti a quel tempo.
Il popolo beriesko, il quale aveva avuto Latren come patria originaria, era stato costretto ad abbandonare la propria terra nativa dall'inclemenza del clima, che la rendeva durante l'anno arsa ed infruttifera. Così si era trasferito in un altro territorio, a cui avevano dato il nome di Berieskania, ossia terra dei Berieski. Le quattro litigiose tribù, che ne facevano parte, essendo la regione fertile ed assai ricca di cacciagione, vi avevano soggiornato un decennio senza incontrare problemi di sorta. Nella nuova terra, esse avevano sempre avuto di che campare, almeno fino a quando non erano intervenute a farle disperare le tre divinità malefiche Tolun, Oxus e Trapes. Il primo, infatti, aveva cominciato ad accanirsi contro i Berieski, facendo divorare la totalità delle loro messi da vari nugoli di cavallette, lasciandone sui campi poche, se non proprio niente. Il secondo, da parte sua, si era dato a fare infestare i loro villaggi da una moltitudine infinita di serpenti, i quali erano cause di molti avvelenamenti di persone. Quanto alla terza divinità, essa aveva preferito mettersi a colpirli con varie inondazioni, le quali causavano ogni volta distruzione di villaggi ed annegamento di parecchi loro abitanti.
Allora, esasperate fino all'inverosimile da loro, le tribù berieske, consigliate dallo stregone Muroz, avevano deciso di rivolgersi a qualche potente divinità benefica del luogo, alla quale avevano fatto pervenire un'accorata preghiera. Lo scopo di essa era stato quello di implorarla, affinché intervenisse in loro soccorso e le liberasse da quell'entità divina, la quale non smetteva di perseguitarle ogni giorno e di danneggiarle in diversi modi. Così la loro iniziativa aveva avuto un successo immediato, siccome poco dopo si era proposta di aiutarle la divinità maggiore Mainanun, il quale era il dio del vento. Egli, che non tollerava i soprusi delle tre divinità negative minori, si era affrettato a frustrare ogni loro intervento tendente a recare danni agli sventurati Berieski. Perciò, con l'intenzione di vendicarsi, esse, che ignoravano il grado superiore del protettore dei loro perseguitati, avevano pensato di prendere dei provvedimenti severi contro il loro divino avversario.
Un giorno, dopo averlo attirato in un antro, i tre divini germani avevano badato poi ad effettuare contro di lui quanto si erano proposti. Anzi, era stato il dio Mainanun stesso ad andarci di sua volontà, dopo essere venuto a conoscenza del tranello che il trio divino intendeva tendergli, avendo la sicurezza che esso avrebbe funzionato in modo eccellente. In effetti, con quale insidia il dio Tolun, il dio Oxus e la dea Trapes avevano cercato di mettere fuori gioco l'avversario? A loro parere, lo avrebbero neutralizzato, se fossero riusciti a farlo trovare all'interno del cerchio formato dalle loro sei braccia. Invece, quando ciò era avvenuto con estrema facilità, i tre figli della dea Giaces erano stati loro stessi a trovarsi in un bel guaio. Difatti il dio Mainanun non aveva più permesso alla terna di divinità minori di disgiungersi e di allontanarsi dall'antro. Inoltre, ciò sarebbe dovuto durare un tempo inesauribile. In quella maniera, esse avevano pure smesso di godersi la tiepida luce del sole.
Rievocato tale episodio, del quale era stato protagonista il dio Mainanun in un passato niente affatto recente, adesso ci viene spontanea la seguente domanda: Era immaginabile che fossero stati esattamente i tre figli dell'odiosa dea negativa a far sparire dalla propria dimora il divino protettore del popolo beriesko? Per il momento, non ci sentiamo né di giurarlo né di smentirlo, essendo tali divinità di grado minore. Anzi, esse sarebbero dovute trovarsi ancora nell'antro, dove il dio Mainanun le aveva condannate a restare per sempre. Ad ogni modo, pur di evitare che ci assalgano dei dubbi in merito, ci conviene calarci nella realtà dei fatti e vederci chiaro il più possibile, fugando così in noi ogni dubbio.
Tre decadi prima, a metà autunno, quando il tempo faceva registrare una brumosa giornata, si erano presentate al dio Mainanun le tre divinità sue nemiche di vecchia data. Egli le aveva riconosciute all'istante e si era meravigliato della loro presenza nella sua dimora. Perciò non voleva credere ai propri occhi che gli odiosi figli della dea negativa Giaces gli stessero lì davanti, dopo avere avuto l'ardire di accedere alla sua dimora e di profanarla con prepotenza. Avrebbe scommesso che quelle sordide canaglie di divinità fossero ancora nell'antro, nel quale le aveva lasciate un millennio prima. Al contrario, se le ritrovava dinnanzi, mentre mettevano bene in evidenza il loro atteggiamento derisorio e di sfida. Intanto che il dio positivo si andava chiedendo come esse avessero fatto a liberarsi dall'energia di cui egli si era servito per bloccarle e rinchiuderle nell'antro diventato loro prigione, era stato il dio Oxus a parlargli per primo, mettendosi a dirgli:
«Sono sicuro, Mainanun, che ti starai domandando come io e i miei fratelli siamo riusciti a liberarci dalla reclusione, che tu ci imponesti un sacco di tempo fa. Te lo leggo benissimo negli occhi! Ebbene, è stata proprio l'oscurità, a cui ci avevi condannati, a renderci più forti di te, permettendoci così di frantumare la tua energia. Essa, come sai, ci teneva immoti nell'antro che conosci, senza consentirci neppure di pensare a qualcosa, fosse essa buona oppure cattiva!»
«Credi tu, Oxus, che io me la beva? Le tue corbellerie dille a quei minchioni dei tuoi fratelli, poiché essi non faranno fatica a prenderle per oro colato! Quanto alla vostra liberazione, di cui prendo atto con rincrescimento, sono convinto che è stata qualche divinità maggiore a tirarvi fuori dai guai nei quali vi eravate cacciati. Ma essa di certo non vi ha fatti diventare diversi da quelli che eravate allora, dal momento che siete rimasti delle divinità minori. Perciò vi posso schiacciare quando e come voglio! Ve lo garantisco!»
«Ah, ah, Mainanun! Parlando in questo modo, ci fai sbellicare dalle risa! Visto poi che poco fa hai accusato i miei fratelli di minchioneria, allora adesso cosa dovremmo noi dire di te, che osi affermare tali assurdità? Oppure dovremmo definire il tuo parlare un atto di arroganza e non di balordaggine? Ma se sei voluto essere un emerito arrogante, non hai capito una cosa importante, cioè che adesso siamo io e i miei fratelli i più forti. Per cui attenditi da noi ciò che neppure immagini! Infatti, siamo venuti a cercarti per frantumare la tua alterigia. Ma come vedo, essa continua a sventolare con immutata fierezza in tutto il tuo essere!»
«Non mi dite, insignificanti divinità malefiche, che dovrò cominciare a temervi, dopo quanto avete inteso farmi presente! Magari vi aspettate anche che io mi faccia prendere dalla tremarella! Se così fosse, dovrei dedurne che sul serio ho davanti degli autentici illusi, poiché non potrebbe essere altrimenti! Ragionando voi in tal modo, mi costringete a darvi il seguente aut aut: o sgomberate all'istante la mia dimora, non essendo voi degni di restarvi; oppure vi faccio fare la stessa fine dell'altra volta! Dunque, sta a voi decidere quale scelta operare nei vostri confronti; però senza perdere altro tempo!»
«Quello che non sai ancora, Mainanun, noi siamo qui per sfidarti.» era intervenuta a precisargli la dea Trapes «Perciò attendiamo che tu ci dimostri che sei ancora capace di arrecarci il danno di allora. Quindi, vuoi venire insieme con noi nello stesso antro e sottoporti al medesimo nostro gioco? Se non sei un fifone, non puoi rifiutarti di accettare la nostra sfida, seguendoci dove ti abbiamo indicato!»
«Certo che esaudirò il vostro desiderio, Trapes! Per niente al mondo mi sottrarrei a quanto mi state proponendo, essendo desideroso di impartirvi l'uguale lezione di allora. Mi riferisco a quella che parecchio tempo addietro ebbi a darvi con mia grande soddisfazione!»
Quando il divino Mainanun e il terzetto delle divinità malefiche si erano trasferiti nell'antro a loro noto, il dio positivo non aveva perduto tempo a parlargli così:
«Allora, divinità negative, fate presto a mettervi in circolo e ad accerchiarmi con le vostre braccia, siccome non vedo l'ora di ridurvi nello stato in cui eravate prima!»
«Invece stavolta si cambia musica, dio positivo,» gli aveva fatto presente il dio Oxus «poiché il gioco non si farà più in quattro; ma saremo soltanto io e te a farlo!»
«Mi dici come si dovrà giocare, dio dei serpenti, se è lecito saperlo? Se il vecchio gioco non è più valido, senz'altro lo avrete sostituito con uno nuovo! Dunque, esso quale sarebbe? Ma sono convinto che vi illudete, se siete dell'avviso che, ricorrendo ad un gioco differente, avrete la meglio nei miei confronti! Dopo mi darete senz'altro ragione!»
«Voglio vedere, Mainanun, se tra breve la penserai allo stesso modo oppure dovrai rimangiarti la tua convinzione, poiché essa potrà essere unicamente quella di un pivello!»
Pronunciate quelle ultime parole, il dio Oxus aveva tirato fuori una specie di bastoncello simile ad uno scettro, con cui aveva puntato il dio positivo. Fatto ciò, senza dare neppure al rivale il tempo di chiedersi di cosa potesse trattarsi, egli aveva fatto partire da esso un raggio energetico di colore azzurro. Il quale, dopo averlo investito in pieno, aveva neutralizzato nel divino Mainanun ogni capacità reattiva; anzi, era sembrato che gli avesse azzerato qualunque tipo di potenza energetica. Perciò il protettore dei Berieski era stato trasformato in un essere privo dei suoi poteri divini ed impotente a reagire in qualche modo contro di loro.
Ridotto l'avversario in una divinità incapace di muovere perfino un dito contro di loro, il dio Oxus gli si era rivolto con sarcasmo, dicendo:
«Adesso, Mainanun, io e i miei fratelli siamo paghi di aver fatto di te un dio senza più alcun potere. Tutte le tue prerogative divine sono state annientate dal mio taumaturgico scettro. Perciò non ci resta che vendicarci ed infliggerti la stessa punizione che tanto tempo fa volesti che noi espiassimo le nostre tracotanze commesse contro gli esseri umani di questa regione. Da oggi in avanti, l'eterna solitudine buon pro ti faccia nel buio di quest'antro, che sarà nostra premura accecare per sempre, chiudendone l'imbocco con una energia che non potrai disattivare!»
Così abbiamo appreso anche qual era stato il recente episodio, che aveva fatto trovare il dio Mainanun in cattive acque, facendolo sparire dalla circolazione. Ma ignoriamo ancora l'evento che aveva contribuito a rendere divinità molto potenti il dio Strocton e i tre divini gemelli della dea negativa Giaces. A tale riguardo, ci auguriamo che pure tale mistero ci venga svelato al più presto, considerato che lo desideriamo vivamente. Comunque, perché ci venga permesso di raggiungere tale obiettivo, ci toccherà andare ai primordi dell'arcana vicenda. Infatti, esclusivamente partendo dal punto in cui essa aveva avuto origine, saremo in grado di comprenderla nella sua interezza. In pari tempo, approfitteremo per seguirne i diversi risvolti che verranno a tesserne l'incredibile trama nel suo intero svolgimento, stupendoci enormemente.