415°-L’INCONTRO DI LERINDA CON IL FRATELLO RACO

Nel frattempo a corte cos’era avvenuto, siccome il viceré Raco doveva giungervi in mattinata? Possiamo saperlo, solo se ci rechiamo a darvi un’occhiata, eseguendovi un nostro controllo. Così ci renderemo conto della nuova situazione, che vi si era creata, dopo che egli vi aveva posto piede ed era andato a trovare la sorella Lerinda. In verità, il suo arrivo aveva fatto registrare un ritardo di qualche oretta, poiché esso c'era stato poco prima di mezzogiorno. Il re Cotuldo stava aspettando con impazienza il fratello perché costui doveva recargli interessanti notizie. Esse, com'era da aspettarselo, concernevano la città di Casunna e il suo popolo. Perciò, quando il germano si era trovato faccia a faccia con lui, dopo averlo abbracciato, non aveva perso tempo a domandargli:

«Allora, Raco, cosa sai dirmi sull’epidemia di peste, la quale è scoppiata da poco nella nostra città? Il morbo infettivo quante persone ha contagiato, da quando si sono avuti i primi casi di appestati? A corte, i luminari della medicina mi hanno riferito che essa si manifesta in forma epidemica e a decorso rapido; ma risulta quasi sempre letale!»

«Invece, fratello, i medici di Casunna, dopo un nuovo approfondimento della malattia, hanno diagnosticato che non si tratta più di peste polmonare, bensì di una grave forma di broncopolmonite. Essa, nei vecchi con un organismo defedato, i quali in poco tempo sono risultati un centinaio, non ha avuto difficoltà a provocarvi un rapido decesso. È stato appunto l’alto numero di morti che c’è stato in città in pochi giorni a far temere il peggio. Cioè, che si trattava di peste e non di qualcos’altro, che per allora si mostrava del tutto sconosciuto.»

«Questa notizia mi conforta, Raco, poiché già stavo temendo l’irreparabile, preoccupandomi per la tua salute! Adesso puoi ritirarti nel tuo alloggio e rilassarti con un bel bagno, dopo il lungo viaggio che hai dovuto affrontare per venire a Dorinda. Così potrai anche cambiarti d’abito, siccome quello che indossi non può essere che impolverato.»

«Dimentichi, Cotuldo, che non farò nulla di tutto questo, se non avrò prima salutato nostra sorella? Soltanto dopo darò ascolto ai tuoi consigli. A proposito, come mai ella non si è fatta trovare qui ad accogliermi con le braccia aperte, come è abituata a fare, ogni volta che mi presento davanti a te? Ne conosci forse tu la ragione?»

«Non te lo so proprio dire, Raco. Probabilmente ella non avrà avuto tempo di venire ad accoglierti qui, come tu desideravi. Adesso, però, corri immediatamente da lei, se vuoi sentirti con la coscienza a posto! Così facendo, sono certo che vi consolerete a vicenda!»

Pur avendo notato una punta di gelosia nelle parole del fratello, il viceré Raco aveva finto di non averci fatto caso. Perciò, dopo averlo salutato, si era precipitato a raggiungere l’alloggio della sorella. Egli non vedeva l’ora d’incontrarsi con lei, essendo desideroso di salutarla e di abbracciarla, dimostrandole così il suo sincero affetto di sempre. Quando infine si erano trovati l’uno di fronte all’altra, il viceré Raco, apparendo di umore allegro, l’aveva avvinta con un caldo abbraccio. Subito dopo le aveva esclamato:

«Rieccomi di nuovo da te, Lerinda cara! Non puoi immaginare quanto sono felice di rivederti, dopo i lunghi sei mesi che ci hanno tenuti separati! Lo so che non sono più nel tuo intimo la persona speciale che un tempo rappresentavo per te, siccome adesso ci sta il solo Iveonte ad avere tale funzione nella tua mente e nel tuo animo. Ed è anche giusto che sia così, poiché il tuo fidanzato supera tutti gli uomini del mondo, per i suoi pregi e i suoi meriti! Ma come potrei essere geloso di questa tua accentuata preferenza per lui? Invece tu, sorella, non smetti mai di essere per me la persona che conta di più al mondo!»

«Lo so, Raco, e te ne sono immensamente grata. Adesso, però, mi riferisci sulla peste che si sta diffondendo tra la popolazione di Casunna? A causa di tale morbo, ho penato tantissimo per te, temendo che anche tu potessi venirne contagiato!»

«Invece non ti devi più preoccupare per essa, sorella! Quando l’hanno diagnosticata la prima volta, i medici hanno commesso un madornale errore. Anziché di peste, si trattava di una broncopolmonite, per cui essa ha fatto strage esclusivamente tra le persone più deboli, per lo più ultrasettantenni. Per cui nella nostra Casunna è cessato lo spauracchio della peste e la gente è ritornata ad essere serena come prima. Ma adesso voglio sentirti parlarmi di te!»

«Bene, fratello, dopo le tue bellissime nuove, mi sono rasserenata, almeno per quanto riguarda il mortale morbo, a causa del quale c'è stata tantissima preoccupazione nella nostra città natale. Così ora non ho più motivo di preoccuparmi per la tua salute, che prima avevo incominciato a considerare in pericolo, visto che anche tu potevi essere contagiato da qualche Casunnano appestato. Invece tutto si è risolto positivamente, come mi hai rassicurata!»

«Ti ringrazio, Lerinda, per avermi manifestato che la mia sanità fisica ti sta molto a cuore. Del resto, anch’io spero in continuazione che mai nessun male ti colpisca gravemente, dato che ci tengo assai alla tua salute. Non dimenticare, però, che desidero molto anche la tua serenità, la quale, secondo quanto constato, in questo periodo non la manifesti nella sua forma più splendida. Prima sei stata tu a metterlo in evidenza, mostrandoti preoccupata per qualcos’altro, che non era la peste. Allora sei disposta a parlarmene, chiarendomi di cosa si tratta? Così potrò aiutarti a superare quanto t'inquieta!»

«Hai letto bene nei miei pensieri, Raco, cosa che hai imparato a fare perfettamente, quando ti tocca studiare il mio intimo attraverso ciò che dico oppure manifesto sul volto. Ma siccome l’argomento richiede abbastanza tempo ed io desidero parlartene con calma, ti suggerisco di andare prima a metterti a tuo agio, mediante abluzioni e cambio di vestiti. Tu ne necessiti senza meno, a causa del lungo viaggio che hai dovuto affrontare. Solo dopo potremo dilungarci a nostro piacere, anzi a nostro dispiacere, nella discussione che intavoleremo. Come ti renderai conto, la questione, che intendo sottoporre al tuo vaglio, riveste un carattere di gravità così allarmante, da impensierirmi sul serio!»

«Se le cose stanno come mi hai fatto presente, Lerinda, farò di tutto per impiegarci il minor tempo possibile nel rilassarmi e nel mettermi in ordine. Infatti, intendo venire a conoscenza al più presto di quanto sta succedendo qui a corte. Mi meraviglio che Cotuldo non mi abbia accennato niente su ciò di cui ti stai preoccupando seriamente! Con molte probabilità, sarà lui la causa della tua tensione nervosa! Allora arrivederci a presto, mia cara sorellina!»

Prima che fosse servito il pranzo, i due germani di casa reale erano già di nuovo insieme per dare avvio all’importante discussione, la quale in precedenza era stata rimandata per i motivi che conosciamo. Allora, dopo un veloce saluto che c'era stato sempre all'insegna dell'affetto, l’allarmato Raco si era espresso così alla sorella:

«Adesso, Lerinda, puoi iniziare a dirmi ogni cosa, in relazione a ciò che non ti fa stare tranquilla. Sono tutto orecchi ad ascoltarti, affinché non mi sfugga nulla di quanto apprenderò da te!»

«Raco, sono molto preoccupata per Rindella, la ragazza del re Francide. Non riesco a darmi pace per ciò che le sta accadendo. Soprattutto mi mette in agitazione quanto di brutto potrebbe succedere a corte, da un momento all’altro, per colpa di nostro fratello!»

«Che mi dici mai, sorella! Possibile che il re Francide, che adesso si trova qui a Dorinda, non sia riuscito ancora a liberarla dai Tricerchiati? Inoltre, cosa dovrebbe avvenire qui nella reggia? E perché il colpevole di tutto dovrebbe essere proprio nostro fratello Cotuldo?»

«Raco, l’amico fraterno del mio Iveonte è stato così in gamba, da mandare allo sbando in poco tempo la setta dei Tricerchiati, dopo aver eliminato il loro maestro d’armi Ernos. Solo che, quando i loro capi sono stati raggiunti da coloro che erano sulle loro tracce, essi si erano già sbarazzati della sventurata Rindella, senza palesare che fine le avessero fatto fare. Ma in seguito si è scoperto che la mia amica, al momento dell'uccisione dei due amanti, era già stata consegnata da loro ai soldati del nostro germano. I quali non avevano perso tempo ad operare il suo arresto e a rinchiuderla in una cella del carcere. Ovviamente, sarà stato questo l'ordine del loro sovrano!»

«Sei sicura, sorella, che Cotuldo sia venuto a conoscenza della sua reclusione, da parte dei suoi soldati, oppure lo sospetti solamente? Comunque, occorrono prove certe, prima di accusarlo di una tale gravità, alla quale non intendo neppure pensarci! Infatti, egli avrebbe dovuto farla scarcerare all’istante, non appena ha saputo che ella era la principessa Rindella, la futura sposa del re Francide. Ammesso per ipotesi che Gerud glielo abbia riferito, perché non l'ha fatta liberare subito? Non è mica diventato folle nostro fratello, per voler far passare la sua cattura sotto silenzio e far soffrire tantissimo la poveretta!»

«Certo che Cotuldo lo sapeva, Raco! Ma tu come fai ad essere al corrente che Rindella è una principessa? Questo particolare mi risulta veramente strano! In precedenza, non avevi detto che Cotuldo non ti aveva affatto parlato del suo arresto?»

«Infatti, sorella, egli non mi ha accennato per niente alla vicenda della ragazza. Se poi ti meravigli del fatto che adesso io sappia chi è Rindella, posso spiegarti ogni cosa, a tale riguardo. È stato il re Francide a raccontarmi tutto, quando è venuto a Dorinda, siccome egli ha fatto una sosta nella mia reggia. Adesso riesci a comprendermi?»

«Adesso sì, Raco. Ad ogni modo, giammai avrei pensato che tu mi avessi mentito nel riferirmi che nostro fratello non te ne aveva parlato nel vostro primo incontro!»

«Lo so, Lerinda, che riponi in me la massima fiducia e che sei convinta che mai la tradirei, mentendoti su qualche cosa. Perciò ti ringrazio per essa! Ma adesso ritorniamo al discorso di prima, ossia a quello che c’interessa in modo particolare. Riguardo ad esso, mi dici come sei venuta a conoscenza del fatto che nostro fratello effettivamente tiene rinchiusa nelle sue carceri la principessa Rindella e cerca di tenere nascosta a chiunque la sua cattura? Possiamo credergli davvero sulla parola?»

«Raco, è stato Croscione a scoprire quanto Cotuldo cercava di fare restare un segreto. Con un abile stratagemma, egli è riuscito a farsi dire da Gerud ciò che il suo sovrano gli aveva deliberatamente tenuto nascosto. Adesso non mi dire che ne dubiti ancora!»

«Ma in che modo l’ex consigliere di nostro fratello ha fatto sbottonare l'attuale comandante della Guardia Reale, sebbene il suo re gli avesse ordinato di non parlare con nessuno dell’arresto della tua amica? Questo fatto mi sembra molto strano, oltre che grave!»

«Dopo aver avuto un incontro con nostro fratello, lo scaltro Croscione si è presentato al suo ex subalterno e gli ha fatto presente che non era d’accordo con il suo sovrano, riguardo al torto che stava arrecando alla futura regina di Actina. Allora Gerud, confermando l’avvenuto arresto, si è uniformato al parere di lui, non vedendo anch’egli giusto l’infame operato del proprio re. Così sono andati i fatti, Raco! Tu, però, non dovrai riferire a Cotuldo quanto hai appreso dalla mia bocca sulla vicenda di Rindella, se non vuoi che egli inizi a prendere in odio Gerud e Croscione. Quest'ultimo è stato anche così gentile da avvisarmi dopo dell’ignobile ed inaccettabile faccenda!»

«Se me lo chiedi, Lerinda, ti darò senz’altro ascolto. Comunque, se era mia intenzione farlo, era unicamente per prendere le difese della principessa Rindella e del re Francide, contestando a nostro fratello il suo malvagio operato. Anzi, non vedevo l’ora di riprenderlo e di rinfacciargli la sua riprovevole condotta! Ma adesso che tu mi hai legato le mani, mi dici come e quando potrò intervenire nella maniera che avevo in mente di agire? Oppure hai già un tuo piano a tale proposito? Se sì, mettimene al corrente!»

«Stamani, fratello, il re Francide sarebbe dovuto farsi vedere a corte per chiedere a nostro fratello Cotuldo il rilascio della sua futura consorte. Probabilmente, avendo appreso da Croscione che in mattinata saresti arrivato tu da Casunna, egli avrà deciso di venire a corte nel pomeriggio. Così vi avrebbe permesso di salutarvi e di raccontarvi le cose che avevate da dirvi, senza avere intrusi tra i piedi. Perciò, quando il sovrano di Actina si presenterà al nostro germano, allo scopo di allontanare i suoi sospetti dal suo ex braccio destro, gli riferirà di avere appreso la cattura della propria amata dalla stessa donna che l’aveva fatta arrestare, ossia Stiriana, dopo averla calunniata. Quindi, staremo a vedere cosa accadrà dopo pranzo, quando egli si presenterà a nostro fratello. In verità, sono appunto molto preoccupata per il loro prossimo incontro pomeridiano!»

«Non angosciarti per esso, Lerinda. Nel pomeriggio ci sarò anch’io ad attendere l'arrivo del fidanzato di Rindella e cercherò sia di far ragionare nostro fratello Cotuldo sia di tenere calmo il sovrano di Actina. Adesso ti senti più tranquilla, sorella mia?»

«Adesso lo sono di più, fratello. Ma c’è dell’altro che dovresti sapere, prima che il re Francide venga a corte a reclamare la liberazione della principessa Rindella. Il cui argomento non è meno importante di quello da noi trattato fino a questo momento. Perciò, Raco, anche di esso tu dovrai essere messo a conoscenza ad ogni costo!»

«Sarebbe, Lerinda? Quale altro guaio ha combinato Cotuldo? Più grave di quello dell’arresto di Rindella non può essere assolutamente! Perciò dimmi di cosa si tratta, poiché intendo saperlo!»

«Fratello, questa volta non mi riferisco né a nostro fratello né ad altri guai da lui combinati; ma a ben altro, che pure riguarda la mia amica Rindella. La ragazza del re Francide si è messa in testa una idea davvero assurda, la quale, in un certo senso, viene condivisa anche da me, potendo ella avere ragione in ciò che afferma.»

«Mi dici qual è questa novità, sorella? Dopo che ne sarò venuto a conoscenza, potrò azzardare il mio giudizio su di essa. Così ti confermerò se essa è davvero bizzarra!»

«Prima di rivelartela, Raco, voglio farti la seguente domanda: Se hai ben presente la figura di Rindella, secondo te, a quale persona di sesso maschile ella manifesta una certa somiglianza? Pensaci bene, prima di affrettarti a rispondermi! Intesi?»

«Lerinda, non serve che io dia la risposta alla tua domanda. Subito dopo che me l’hai rivolta, all’istante mi sono reso conto di quale idea Rindella si è messa in testa!»

«Davvero dici, fratello? Vediamo allora se hai ragione a rispondermi così. Ma prevedo la tua risposta azzeccata!»

«Rindella si sarà convinta di essere la sorella d'Iveonte. Non è forse questo che volevi svelarmi? Ebbene, come te, anch’io sono del parere che il tuo eroico fidanzato potrebbe essere suo fratello, considerata la loro straordinaria rassomiglianza. Perciò, se Cotuldo si permettesse di fare del male a Rindella, dopo egli dovrebbe vedersela anche con lui. In quel caso, non vorrei essere nei suoi panni! Ma noi sappiamo che attualmente già il re Francide, da solo, è in grado di fargli vedere i sorci verdi, se venisse costretto ad andargli contro dal vile e perfido operato di nostro fratello!»

«Ne sono persuasa pure io, Raco. Per questo, noi due insieme dovremo cercare di convincere nostro fratello a dimostrarsi savio in questa spinosa vicenda, dal momento che essa potrebbe sfociare in un incidente diplomatico. E non solo, come sappiamo! Se ci darà ascolto, egli eviterà di procacciarsi dei grossi grattacapi con le proprie stesse mani!»

«Comunque, Lerinda, il problema si porrà, esclusivamente se egli non vorrà intendere ragione, nonostante venga ad esserci la nostra opera di mediatori volta a farlo ragionare e a convincerlo. In tal caso, potrà farlo rigare dritto soltanto il re Francide, ricorrendo alla sua indole battagliera e facendo uso della sua incredibile maestria d’insuperabile combattente. Se ci sarà costretto, da parte nostra possiamo solo sperare che egli si limiti a fare quei danni che si configureranno come lo stretto necessario per ottenere quanto da lui richiesto. A questo punto, sorella, vorrei avere spiegato da te perché mai il tuo Iveonte ha intrapreso il suo viaggio per conoscere la sua vera identità, se Rindella stava facendo circolare la voce che ella era sua sorella.»

«Invece, fratello, prima della sua partenza, la mia amica non si è mai sognata di affermare una cosa del genere. Solo dopo che egli è partito, ella ha cominciato a convincersi di questa sua parentela stretta con il mio fidanzato. Ad esserti sincera, anch’io sono propensa a crederle, naturalmente basandomi sempre sulla loro incredibile somiglianza. La quale li fa considerare da tutti come due autentici fratelli.»

«Sorella, dopo che mi hai aperto gli occhi e mi hai fatto notare che i loro volti sono molto somiglianti, pure io sono portato a credere che lo siano per davvero. Perciò dovranno essere non pochi i nostri sforzi tendenti a fare capacitare Cotuldo della reale situazione, se vogliamo evitare la catastrofe, che a momenti potrebbe abbattersi su di lui!»

«Parlando così, Raco, non credi di esagerare? Il re Francide agirà con senno, come pure reagirà con la dovuta moderazione, se nostro fratello dovesse venir meno al suo dovere. Per cui alla fine egli otterrà da lui la liberazione della sua Rindella, senza che la questione si accenda di toni drammatici, come ora tu la stai vedendo!»

«Mi auguro, sorella, che l’incontro tra nostro fratello Cotuldo e il re Francide si svolga come hai prospettato poc’anzi e che non si trasformi in un contraddittorio dalle tragiche conseguenze! Dopo questo mio augurio del tutto ispirato all’ottimismo, mi congedo da te, poiché devo rivedermi con Cotuldo, a cui dovrò dare altre notizie riguardanti la nostra città natale. A dopo allora!»

«Vai pure, Raco, ad incontrare di nuovo nostro fratello. Comunque, ci rincontreremo a tavola tra circa mezzora, ossia quando sarà l’ora di pranzo. Ti raccomando di non farti sfuggire inavvertitamente con lui nulla di quanto è stato oggetto della nostra conversazione! Faremo ciò che va fatto, solo quando il re Francide si presenterà a corte.»

«Non temere, Lerinda, perché saprò tenere gli occhi aperti, ad evitare di cadere in tale errore senza volerlo, facendomi sfuggire qualcosa sulla principessa Rindella!»