414°-CROSCIONE INDAGA A CORTE SULLA PRINCIPESSA RINDELLA

L'ultimogenita del re Cloronte, dopo aver trascorso la sua terza nottata nelle carceri, ovviamente non a suo agio, al mattino si era risvegliata con dolori diffusi nell'intero corpo. Ma la principessa non poteva sapere che, nella tarda mattinata, Croscione si sarebbe recato a corte e ci andava appositamente per indagare su di lei, essendoci il fondato sospetto che ella potesse trovarsi prigioniera del re Cotuldo. Ce lo avrebbe accompagnato Liciut. Pervenuto alla reggia, egli subito aveva avuto il suo primo incontro con Gerud, al quale non aveva accennato nulla che potesse riferirsi alla principessa; invece si era limitato a parlare con lui del più e del meno. Comunque, l’argomento della loro fugace conversazione si era incentrato particolarmente sulla loro salute, avendo riguardato gli acciacchi della terza età. Per cui, dopo brevissimo tempo, egli si era fatto condurre dalla solita guardia dal re Cotuldo. Costui lo aveva ricevuto, mostrando l’identico piacere delle altre volte. Nel vederselo comparire davanti all’improvviso, abbracciandolo, gli aveva esclamato:

«Croscione, quando ti rivedo, l’animo mi si riempie di un gradimento che non ti dico! Devi sapere, mio ex braccio destro, che due chiacchiere con un caro vecchio amico fanno bene alla salute, perché ci allungano la vita! È esattamente ciò che mi sta succedendo in questo momento, non appena ti ho avuto vicino! Lo ignoravi forse o già lo sapevi?»

«Certo che lo sapevo, sire! Per forza di cose, invece, io devo rinunciare alla gradevole visione di un amico, quale tu sei. Perciò sono costretto ad accontentarmi del solo ascolto della tua voce, per lasciarmi prendere da una gioia simile a quella da te provata! Ma mi basta il sentirti parlare per procurarmi un gaudio immenso! Allora, bando ai nostri sentimenti e dimmi cosa hai fatto di bello? Ci sono forse novità in giro?»

«Hai ragione, Croscione! Perciò smettiamola di esprimerci la reciproca stima; ma raccontiamoci qualcosa di nuovo, ossia quanto l’altro non sa, come già avevi iniziato a fare tu! Ebbene, di bello non ho da raccontarti un granché. In questi giorni non ci sono state importanti novità a corte. Invece, da parte tua, cos’hai da riferirmi di nuovo? Ma se sono novità tristi, è meglio che non me le racconti!»

«Invece, re Cotuldo, neppure io ho notizie fresche da darti, a parte quelle che già conosci, avendocele dette nell’ultimo nostro incontro. Possibile che a corte non ci sono stati neppure quei pochi fatti spiccioli, che potrebbero interessarmi, pur non avendo alcuna importanza? Sai, la curiosità non fa distinzione tra quelli insipidi e quelli che hanno una certa importanza. Ma se proprio anche quelli sono risultati zero, allora ci tocca venire a conoscenza della nostra salute. A proposito della quale, mi dici sei stai bene e non soffri di alcun acciacco? Da parte mia, specialmente dopo che ci siamo trasferiti sul modesto altopiano, mi sento benissimo, siccome riesco a respirare un’aria più salubre, la quale fa bene ai miei polmoni!»

«Anch’io, Croscione, posso affermare che godo ottima salute. A proposito, hai saputo più niente sui Tricerchiati? Se ti è giunto all’orecchio qualcosa su di loro, sei pregato di riferirmelo!»

«Sire, mentre trascorrevo il tempo presso il campo di Celubio, mi sono giunte una montagna di notizie sui Tricerchiati. Perciò non saprei da quale di esse incominciare!»

«Allora, mio caro Croscione, datti da fare ed incomincia a raccontarmi ogni cosa da te appresa sui misteriosi Tricerchiati, poiché ti ascolterò con il massimo interesse!»

«Ho sentito dire che per i Tricerchiati ci sono state batoste a non finire, re Cotuldo, naturalmente da parte dei tuoi ribelli. Questi li hanno costretti a scomparire, dopo le numerose stragi effettuate lungo le vie di Dorinda. Perfino il loro capo Olpun è stato eliminato, essendo stato sorpreso per strada. L’unica a non essere stata ancora scovata fino ad oggi, è stata Stiriana, che era la sua amante. Dicono che ella è davvero scaltra come una volpe. Eppure si tratta di una donna!»

«Ma come sia potuta accadere una cosa simile, Croscione, se i Tricerchiati avevano dalla loro parte Ernos, che era un guerriero invincibile? Pensa che egli si era perfino fatto assumere da Gerud, il quale lo aveva anche nominato suo vice, considerata la sua straordinaria perizia nelle armi e nelle arti marziali! Correva voce che fosse insuperabile!»

«Infatti, sire, all’inizio le cose sul serio si stavano mettendo molto male per i ribelli, a causa della presenza fra i Tricerchiati del fortissimo Ernos. Ma poi Stiriana, senza volerlo, ha messo nei guai i suoi correligionari, pretendendo da Olpun il sacrificio della fidanzata del re Francide alla loro divinità. In verità, tale sua pretesa era scaturita dalla sua voglia di vendicarsi di Rindella, siccome il suo fidanzato in passato aveva ucciso i suoi dieci figli, in seguito ad un loro gravissimo sgarbo fatto alla persona che egli amava. Essa, però, innanzitutto ha danneggiato mortalmente il loro maestro d'armi Ernos. Per questo il tuo consigliere Gerud dovrà rinunciare per sempre al suo nuovo vice appena nominato!»

«Croscione, però, non capisco due cose. La prima riguarda il rapimento di Rindella da parte dei Tricerchiati. Perché mai esso avrebbe ferito i ribelli, con i quali ella non aveva alcun rapporto? La seconda ha attinenza con Ernos. Si sa che non potevano essere i ribelli a prendersi a cuore il caso della ragazza, né tantomeno poteva esserci tra di loro qualcuno in grado di sopprimere un guerriero del suo calibro. Allora mi dici chi è intervenuto a favore della ragazza e contro i Tricerchiati, riuscendo perfino a battere il loro imbattibile campione? Tu puoi chiarirmi questo particolare, che trovo davvero oscuro?»

«Si è trattato di una pura coincidenza, re Cotuldo, che ha favorito i ribelli. Colui che ha ucciso Ernos, però, ha mirato solo a salvare Rindella, senza pensare neppure lontanamente che, con il suo intervento contro i Tricerchiati, avrebbe fatto un favore agli uomini di Lucebio. Costoro, da parte loro, ne hanno approfittato per darsi alla caccia dei loro fanatici nemici e per spazzarli via dalla città. Adesso ti è tutto chiaro?»

«Ammesso che tu abbia ragione, mio caro Croscione, non comprendo chi avrebbe avuto interesse a prendere le parti di Rindella, risultando perfino così in gamba da aver la meglio su Ernos! Tu mi sai dare una risposta convincente a questo fatto oppure anche tu hai qualche problema a spiegartelo? Sono in attesa di una tua risposta logica!»

«Sire, come fai a non comprendere un fatto così evidente? Volevi che te lo spiegassi come ad un bambino? Mi meraviglio di te!»

«A tuo parere, Croscione, dovrebbe risultarmi facile tirare le somme. Perché mai? Invece avresti ragione, esclusivamente se il fidanzato di Rindella, cioè il re Francide, si trovasse adesso in Dorinda! Ma siccome egli è assente dalla mia città, come faccio ad indovinare chi possa avere agito al suo posto, in questa vicenda assai contorta?»

«Invece, re Cotuldo, il sovrano di Actina si trova già nella nostra città. È arrivato alcuni giorni fa. Appena ha saputo del rapimento della sua ragazza, si è messo subito alla sua ricerca, anche se non sta avendo abbastanza fortuna. Anzi, la sua venuta ha reso fortunati solo i ribelli, ai quali egli è risultato una vera manna dal cielo, siccome ha soppresso Ernos, che costituiva il loro principale pericolo. Adesso ogni ora della giornata viene trascorsa da lui alla ricerca di Stiriana per costringerla a farsi rivelare il nascondiglio dove i Tricerchiati tengono nascosta Rindella. Ma ha promesso a Celubio che la farà pagare cara a chiunque oserà torcerle anche un solo capello. Fosse egli anche il sovrano di Dorinda! Se lo vuoi sapere, egli si è espresso proprio con queste parole al suo amico! L’ho sentito con queste mie orecchie, mentre gli faceva questa affermazione, che dovrebbe preoccuparti non poco!»

«Ha pronunciato proprio tali parole il re Francide, Croscione? Ma egli come si è permesso di parlare in questo modo, riferendosi alla mia maestà! Come constato, mi ha mancato di rispetto! Ma lo sa Francide che non si trova ad Actina, dove egli è il sovrano e può permettersi di dire e di fare qualunque cosa? A Dorinda invece sono io il sovrano e lui mi deve rispetto! Perciò mi viene la voglia d’impartirgli una bella lezione a quel presuntuoso! Dovrei ordinare ai miei soldati di ricercarlo e di arrestarlo per insegnargli le buone maniere! Non lo faccio, solo perché egli è l’amico fraterno del fidanzato di mia sorella Lerinda, oltre che un re mio pari! Quando mi capiterà a tiro, però, glielo rinfaccerò e lo inviterò a moderare i termini, quando si riferisce a me, se non vuole che io perda la pazienza e reagisca a modo mio!»

«Davvero non lo temi, sire? Io non te lo consiglio, per il tuo bene. Si vede che non immagini neppure ciò che potrebbe derivarti da lui, se tu osassi inimicartelo in qualche modo! Invece t’inviterei a procedere con i piedi di piombo, se ti trovassi a trattare con lui su cose estremamente serie. A mio avviso, avresti soltanto da perderci, nel caso che tu commettessi l’errore di sottovalutarlo e di renderlo ostile nei tuoi confronti, nonostante tu sia il sovrano della città di Dorinda! Ecco come la penso io! Per il tuo bene, ti prego di darmi retta!»

«Se hai questa opinione del re Francide, mio ex consigliere, cosa che da te non mi sarei mai aspettata, non posso farci niente. Ma voglio precisarti che nel mio regno nessuno mai riuscirà a farmi paura, compreso il fidanzato di Rindella! Provi egli a mettersi contro di me e vedrà il male che si procurerà con le sue stesse mani!»

«Hai dimenticato, re Cotuldo, il terrore che Korup incusse in te e in tuo fratello, del quale rimasi io stesso una vittima, avendomi egli reso cieco? Eppure anche allora eri il sovrano che rappresenti oggi! Se allora non fosse intervenuto Iveonte a farlo fuori, avrei voluto vedere come ve la sareste cavata tu e il viceré Raco! Se non lo sai, Francide è un guerriero imbattibile quanto il suo amico fraterno, avendo avuto entrambi il medesimo ineguagliabile maestro d’armi. Quindi, puoi prefigurarti tutto il danno che egli sarebbe capace di provocarti, se da parte tua gli provenisse un qualunque torto!»

«Dopo che mi hai fatto presente che è meglio avere il re Francide come amico, anziché quale pericoloso avversario, ovviamente per il mio bene, mi dici, Croscione, se egli ha la minima idea di dove possa trovarsi relegata la principessa Rindella? Ci terrei a conoscere anche qualche sua ipotesi, soltanto per una questione di curiosità.»

«Hai detto principessa Rindella?! Da dove ti è venuto, mio sovrano, attribuire alla fidanzata del re Francide un così alto titolo nobiliare? Da quanto mi risulta, ella è sempre stata una ragazza di umili origini e non una principessa, come appunto l’hai definita tu. Dunque, mi spieghi come mai hai commesso un errore così madornale, il quale non dovrebbe essere da te? Oppure c'è qualcosa sotto che mi stai nascondendo e che quasi mi puzza di bruciato?»

«La risposta è molto semplice, Croscione. Siccome ella tra non molto diventerà una regina, mi è venuto spontaneo considerarla una vera principessa! Soddisfatto adesso? Comunque, ora che ci penso, non ho più tempo a disposizione da dedicarti, poiché mi attendono altre importanti mansioni a corte. Perciò stammi bene, amico mio, e vieni a trovarmi al più presto, senza farti desiderare ogni volta un mondo!»

Croscione, dopo essere stato congedato dal sovrano, il quale aveva dovuto inventare una scusa per farlo, si era fatto accompagnare nel reparto della principessa dalla guardia messa a sua disposizione. Ella, nel rivederselo davanti, ne era stata felicissima e lo aveva fatto accomodare nel proprio alloggio. Poi si era affrettata a domandargli:

«Allora, Croscione, come procedono le cose tra i ribelli? Mi fai conoscere le ultimissime, che ci sono state presso di loro? Non sai come sono preoccupata per la mia amica Rindella! Per favore, raccontami subito tutto ciò che sai sulla poveretta!»

Alle domande e alle preoccupazioni della sorella del sovrano, il cieco Croscione le aveva fatto la cronistoria dell’intera vicenda, che aveva riguardato la principessa Rindella, anche se nulla era variato. Per cui, quando egli aveva finito di raccontarle i vari avvenimenti che c’erano stati presso i ribelli fino allora, Lerinda aveva esultato:

«Benedetto il divino Matarum, per aver fatto trovare presente in Dorinda il re Francide, in tempo per togliere dai guai almeno i ribelli!»

Poi, con un tono decisamente sommesso, aveva continuato a dire: «Ma resta ancora da risolvere il problema principale, il quale è costituito dalla scomparsa della sua amata Rindella! Visto però che i Tricerchiati hanno smesso di essere i suoi carcerieri, Croscione, avete qualche indizio su chi possa essere l’attuale suo persecutore? Spero proprio di sì, per il suo bene!»

«Anche se non ne abbiamo ancora la certezza assoluta, principessa, però qualche idea ce l’avremmo in proposito. Per deduzione, siamo giunti all’unica persona che potrebbe tenerla segregata, dopo averla avuta in consegna da Stiriana. La megera, però, prima le avrebbe garantito che Rindella è la quartogenita figlia degli ex regnanti di Dorinda. Tale rivelazione ci avrebbe complicato le cose, almeno in un certo senso!»

«Scommetto, Croscione, che quella persona non può essere che mio fratello Cotuldo! Ma come avrebbe fatto Stiriana a condurre Rindella alla reggia, rivelando ai gendarmi la vera identità della ragazza? Mi riesce proprio difficile crederci, se lo vuoi sapere!»

«Esatto, principessa Lerinda! Ma noi sospettiamo che la figlia del re Cloronte ora sia nelle mani di tuo fratello, il quale, non si sa per quale motivo, preferisce tenere nascosto tale evento. Riguardo poi all’arresto della ragazza, è probabile che siano andati i gendarmi di tuo fratello a prelevarla nel luogo dove la perfida donna la teneva nascosta. Ovviamente, si sarà offerta la stessa Stiriana di accompagnarceli volentieri!»

«Se ammettiamo che le cose siano andate come hai detto, Croscione, allora non ti costa niente chiederlo al tuo ex subalterno Gerud. Sono sicura che egli si metterà a tua disposizione e ti dirà ogni cosa sull’arresto della principessa Rindella! Non sei convinto anche tu che egli sarà disposto a farti una confidenza del genere? Oppure ne dubiti?»

«Certo che ne sarei convinto, principessa, se tuo fratello non gli avesse proibito di parlare con chiunque dell’arresto di una persona così importante, secondo lui! Ma ho i miei dubbi che egli me lo direbbe, se glielo domandassi, visto che stamani, quando l’ho incontrato, non mi ha accennato minimamente all’avvenuto arresto della principessa Rindella. Allora dovrò ricorrere all’astuzia, se voglio farlo sbottonare spontaneamente! Nel caso che egli mi confermasse che i nostri sospetti sono fondati, dopo ritornerei da te per metterti al corrente che la principessa Rindella è prigioniera di tuo fratello. Ma tu dopo dovresti astenerti dal farne menzione al tuo consanguineo, al fine d’intercedere per la tua amica, poiché vorremmo affrontare la questione a modo nostro. Così eviteremmo anche di compromettere Gerud e non si verrebbe a sapere sul mio conto quelle cose che è meglio tenere segrete. Sennò si creerebbe una frattura nelle eccellenti relazioni esistenti tra me e le due illustri persone, che conosci benissimo!»

«Dopo farò come tu mi hai detto, Croscione, se avrai le prove che Rindella si trova rinchiusa nelle carceri. Non ne parlerò neppure con mio fratello Raco, che sarà qui a corte domani, secondo quanto ho appreso.»

Dopo il breve colloquio avuto con la principessa Lerinda, Croscione si era fatto riaccompagnare dalla guardia reale presso il suo ex subalterno. Allora il comandante Gerud, nel vederselo comparire ancora davanti, gli aveva domandato senza indugio:

«Allora, Croscione, com'è andato l’odierno tuo colloquio con il nostro sovrano? A guardarti bene, mi appari insoddisfatto e preoccupato! Mi dici perché mai ti mostri con quel volto?»

«Non ti sbagli, Gerud! Vuoi conoscerne anche il motivo? Ebbene, il re Cotuldo sta commettendo un grosso errore nel trattare in quel modo colei che il re Francide ha scelto come sua sposa e presto dovrà farla anche diventare regina della Città Santa! Ho cercato di fargli comprendere che il suo comportamento è indegno di un sovrano; ma egli non ha voluto darmi ascolto. Non ha tenuto conto neppure del pericolo che gli potrà derivare, non appena il suo fidanzato verrà a saperlo! Ti pare giusto, amico mio, che egli assuma un atteggiamento simile verso di lei, anche se ha le prove che ella è la figlia dell’ex re Cloronte, da lui detronizzato anni addietro?»

«Hai proprio ragione, amico mio Croscione! Io sono del tuo stesso parere, anche perché Rindella, sposando il re Francide, se ne andrebbe a vivere ad Actina. Avrei preferito che egli, senza dar credito a quanto palesato da Stiriana, l’avesse liberata immediatamente. Così facendo, avrebbe evitato di farsi la brutta faccia con il sovrano della più prestigiosa città dell’Edelcadia. Ma egli confida nel fatto che mai nessuno verrà a conoscenza dell’arresto della principessa Rindella, da parte sua!»

«Invece il re Cotuldo si sbaglia, Gerud, se crede che la cosa rimarrà a lungo sotto silenzio! Non appena metterà le mani addosso a Stiriana, il re Francide la farà cantare con le buone oppure con le cattive. Allora ella, presa dalla paura, gli spiattellerà tutto, per cui si scoprirà anche la mascalzonata del nostro sovrano ai danni della ragazza.»

«In quel caso, Croscione, come evolverà la vicenda? Che tipo di contrasto verrà ad aversi tra i due sovrani? Tu potresti anticiparmi qualcosa in merito a tale questione? Mi faresti un gran favore, se tu lo facessi, dal momento che non so cosa pensare, a tale riguardo! Ma di sicuro prevedo una vera catastrofe fra i miei uomini, che non ne hanno colpa!»

«Il re Francide non è il tipo da cedere il passo al nostro sovrano, specialmente se c’è di mezzo la sua futura sposa! Perciò, data la sua indiscussa imbattibilità come combattente di alto livello, egli ricorrerà ad essa per riavere la sua donna. Allora prevedo una grande ecatombe tra le tue guardie reali, Gerud, visto che il re Cotuldo vorrà farsi scudo con esse. Il sovrano di Actina ha la stessa preparazione d’armi dell’amico fraterno Iveonte, per cui anch’egli è capace di fronteggiare un intero esercito. Quando ciò accadrà, non vorrei proprio trovarmi nei tuoi panni, amico caro! Non ti ci voleva proprio quest’increscioso evento!»

«Hai ragione, Croscione! La situazione per me sarà assai critica, se il re Cotuldo non ritornerà sui suoi passi e non rilascerà colei che ci è stata presentata come la figlia dell’ex re di Dorinda. Speriamo che il dio Matarum lo illumini in questa circostanza e provveda in tempo, diversamente da quanto ha stabilito di agire verso la presunta principessa!»

«Te lo auguro, Gerud! Ma adesso devo congedarmi da te. Prima, però, dovrò ripassare dalla principessa Lerinda, alla quale dovrò riferire alcune cose che poco fa ho dimenticato di farle sapere. Comunque, nel lasciarti, voglio darti un consiglio: evita di accennare al re Cotuldo questo nostro colloquio a quattr’occhi! Se venisse a saperlo, ci riterrebbe persone inaffidabili, per aver parlato con terzi di un fatto che egli intende gestire con la massima discrezione! Mi raccomando, amico mio!»

«Non preoccuparti, Croscione! Il sovrano non verrà mai a conoscenza delle confidenze che ci siamo scambiate sulla sua malavveduta iniziativa di arrestare Rindella. Permaloso e collerico com’è, se egli venisse a sapere di quanto ci siamo detti, di sicuro si avrebbe da lui una dura reazione. La quale potrebbe risultare imprevedibile e a nostre spese. Essa, infatti, ci sarebbe senza meno, nonostante da parte nostra ci sia stato un semplice sfogo di nessuna gravità, volendo essere obiettivi!»

Come annunciato al comandante della Guardia Reale, Croscione era ritornato dalla principessa Lerinda. Così l’aveva informata dell’avvenuto arresto di Rindella, da parte del fratello Cotuldo. Ma subito dopo aveva lasciato la reggia per farsi ricondurre da Liciut all’altopiano dei ribelli. Egli aveva premura di riferire al re Francide e a Lucebio quanto era riuscito a scoprire dal suo ex subalterno sull’irreperibilità della principessa Rindella, essendo essi in attesa di avere proprio quella notizia.


Una volta che si erano ritrovati a discutere ancora tutti e quattro insieme, era stato Lucebio ad aprire l'interessante discussione, chiedendo al non vedente:

«Allora, Croscione, il tuo piano ha funzionato a corte, come avevi previsto? Oppure il tuo tentativo di fare sbottonare il tuo ex subalterno è andato a vuoto? Siamo ansiosi di apprendere ogni cosa sulla riuscita del piano da te ritenuto affidabile! Ma a giudicarti dal volto, posso prevedere che esso ha funzionato alla perfezione: vero?»

«Certo che il mio piano ha ottenuto l’effetto sperato, Lucebio! Mettendo in azione il mio stratagemma, Gerud ci è cascato come una pera cotta. Così ingenuamente mi ha spiattellato ciò che il re Cotuldo mi aveva tenuto nascosto nel nostro incontro. Ebbene, miei cari amici, la principessa Rindella si trova davvero rinchiusa in una cella delle carceri, come avevo sospettato. Era stata Stiriana a farla arrestare dai gendarmi, il giorno prima che la megera venisse uccisa. A questo punto, occorre studiare le giuste mosse da intraprendere, dovendosi tirare la sventurata fuori dalla prigione. Ormai sappiamo che il dispotico monarca non vorrà mollarla neppure con una richiesta formale, anche se il richiedente è un suo pari. Altrimenti, secondo il mio parere, egli avrebbe già rilasciato la principessa Rindella, il giorno dopo il suo arresto!»

«Invece, Croscione, sono sicuro che, se ci sarà una domanda formale al re Cotuldo, da parte del re Francide, prima ancora di ricorrere a contromisure drastiche e punitive nei suoi confronti, il suo attuale atteggiamento cambierà. Se è vero che il despota sta tentando di tenere nascosta la carcerazione della principessa Rindella, è per il fatto che egli è convinto che nessuno ne è al corrente. Invece, dopo che il suo fidanzato gli avrà fatto credere di avere appreso da Stiriana che la sua ragazza si trova nelle carceri di Dorinda, egli si comporterà altrimenti. La rilascerà e gli chiederà pure scusa!»

«Io non ne sono affatto convinto, amico mio Lucebio, da quanto ho potuto desumere dal nostro colloquio. Ad ogni modo, ugualmente bisognerà tentare prima questo tipo di approccio pacifico, al quale dovrà ricorrere il re Francide. Solo nel caso che il re Cotuldo non vorrà saperne di ragionare nel modo giusto, egli intraprenderà quegli estremi rimedi che la circostanza gl'imporrà, al momento della sua richiesta.»

«Mi adeguerò senza meno ai vostri suggerimenti, amici.» il sovrano di Actina era intervenuto ad acconsentire a quanto avevano proposto l'amico Lucebio e Croscione «Spero proprio che il tiranno vorrà comportarsi con me da vero gentiluomo, se non vorrà pentirsene amaramente! Altrimenti saranno guai abbastanza seri per lui!»

Dopo che c’era stato l’intervento di consenso del sovrano di Actina, Lucebio aveva concluso:

«Dunque, almeno per il momento, non serve studiare piani e mosse per liberare la nostra principessa, se prima non avremo conosciuto la reazione del re Cotuldo alla richiesta formale del suo autorevole fidanzato. Domani stesso egli andrà a fargliela e vedremo cosa succederà! In attesa di tale evento, lasciamoci tranquillizzare dal fatto che la ragazza è viva e non corre perciò alcun pericolo, da parte dei Tricerchiati!»

Il mattino seguente, il re Francide, pur essendosi condotto in città con Liciut, contrariamente a quanto si aspettava da lui, non era corso subito alla reggia, spinto dall’ansia di far liberare al più presto la sua Rindella. Invece egli era andato alla casa del possidente Sosimo, siccome intendeva rendersi conto di come procedevano le condizioni di salute dei tre giovani, che erano stati feriti da Ernos. A parte il suo sentito interesse per loro, c'era un altro motivo per cui il sovrano di Actina aveva agito in quel modo. Infatti, avendo appreso il giorno prima da Croscione che il viceré Raco era atteso in mattinata nella reggia, egli aveva stabilito di far visita al re Cotuldo, dopo essere arrivato anche il fratello minore di Lerinda. Era convinto che avrebbe trovato in lui un sicuro alleato, che avrebbe perorato la sua causa.

Al palazzo dell’amico di Lucebio, erano stati tutti contenti di rivederlo, anche se poi si erano immalinconiti nell’apprendere da lui che la principessa Rindella si trovava rinchiusa nelle carceri di Dorinda. Il giovane re, però, aveva cercato di rassicurarli alla meglio che nel pomeriggio la cosa si sarebbe risolta favorevolmente per la sua futura regina. Ciò, perché era sua intenzione andare alla reggia e chiedere di liberarla a chi aveva il potere di farlo. Comunque, se la sua richiesta pacifica non avesse trovato consenso nel re Cotuldo, egli sarebbe ricorso alla forza e lo avrebbe costretto ad esaudirla. Inoltre, particolarmente caldo ed affettuoso era stato l’incontro che egli e Liciut avevano avuto con Solcio, Zipro e Polen, i loro tre amici convalescenti. Tutti e tre, essendo in via di guarigione, recuperavano ogni giorno di più le energie depauperate. Ma dopo le reciproche strette di mano che c’erano state tra loro cinque, mostrando ognuno il proprio volto raggiante di gioia, il figlio della defunta Feura gli aveva parlato per primo, dandosi a dirgli:.

«Re Francide, lo sappiamo che non hai bisogno dell'aiuto nostro per cavartela egregiamente in qualunque circostanza; però ugualmente noi vorremmo esserti al fianco in questi brutti momenti, che stai attraversando. Così la nostra compagnia ti renderebbe l’animo più sereno; soprattutto ti distrarrebbe in parte dai tormentosi pensieri, i quali in questi giorni hanno continuato a tempestare la tua mente scombussolata.»

«Vi ringrazio, Zipro, di quanto voi tre vorreste fare per me; però sono certo che le cose non cambierebbero nei miei confronti, anche se ci foste voi ad accompagnarmi ovunque mi condurranno i prossimi avvenimenti. Inoltre, c’è con me il vostro nuovo amico Liciut. Egli, devo riconoscerlo, si presta con altrettanto fervore al posto vostro; anzi, approfitto adesso per ringraziarlo. Sebbene avesse una bella ferita, egli non ha voluto rinunciare ad essermi accanto, da quando sono giunto a Dorinda!»

«Per me è un grande onore servirti, sovrano di Actina; ma non solo perché sei un re. Ti ammiro specialmente per il tuo sbalorditivo modo di combattere. Esso mi ha dato una soddisfazione grandissima, cioè quella di vedere soccombere l’antipatico Ernos, il maestro d’armi dei Tricerchiati. All’inizio, non volevo credere a quanto Polen mi affermava, ossia che potessero esserci guerrieri più forti di lui, i quali eravate tu e il tuo amico fraterno Iveonte. Per fortuna, la ragione era dalla parte sua! Solo che a me è capitato di constatarlo di persona, invece a lui no. La qual cosa mi ha arrecato una immensa felicità; ma avrei voluto che essi fossero stati coscienti in quel meraviglioso momento!»

«Affermando ciò, Liciut,» gli aveva risposto Polen «spingi me e i miei amici ad invidiarti come non mai, poiché noi tre avevamo più diritto di te di assistere al fenomenale scontro. Ma se le cose sono andate così, pazienza! Comunque, la cosa importante è che il re Francide ci ha liberati del presuntuoso e prepotente Ernos, aggiustandolo bene per le feste. Il resto ha senz’altro una valenza irrilevante per noi tre!»

«Ben detto, Polen!» aveva approvato Solcio «Anche se ci è dispiaciuto non aver potuto assistere alla meritata morte di Ernos, avvenuta per mano del re Francide, di certo non ne facciamo un caso di stato, poiché per noi ha avuto importanza il solo fatto che alla fine essa c'è stata! Ma adesso, è nostro dovere interessarci della principessa Rindella, cercando di apprendere le ultime notizie che la riguardano. Perciò ce le riferirà la persona che ne sta venendo coinvolta più di ogni altra, compresa la nobildonna Madissa, pur essendo stata per lei una vera madre, avendola cresciuta dalla nascita!»

Rivolgendosi poi al sovrano di Actina, egli gli aveva domandato:

«Allora, re Francide, cosa ci racconti in merito alla principessa Rindella? Ci sono delle nuove inerenti a lei? Vogliamo sapere ogni cosa che la riguarda! Perciò comincia a parlarcene!»

«Croscione scaltramente è riuscito a sapere da Gerud che adesso la mia ragazza si trova nelle carceri della città, siccome la perversa Stiriana l’ha fatta arrestare dai gendarmi del re Cotuldo. Da un lato, ciò mi consola, essendo sfuggita al sacrificio dei Tricerchiati. Dall’altro, però, sono preoccupato per lei, visto che il re Cotuldo è venuto a conoscere la sua reale identità dalla medesima donna, che ha voluto offrirgliela sopra un piatto d’argento. Se non l’ha rilasciata subito, pur sapendo che ella diventerà la mia consorte e la futura regina di Actina, ciò mi mette in apprensione e mi porta a credere che egli abbia deciso ben altro riguardo a lei. Per questo vorrei sapere quali strane idee il tiranno rimugina nei confronti della mia amata! In verità, vorrei proprio evitare un bagno di sangue fra i gendarmi del tiranno, allo scopo di riprendermela!»

«Nel frattempo, re Francide, giustamente eviterai di startene con le mani in mano. Sarà senz'altro così?» era intervenuto a dirgli Zipro con la rabbia nel cuore e sul volto «Quindi, ci dici come intendi agire a favore della principessa Rindella? Mi auguro che interverrai presto a toglierla dalla disagiata situazione in cui si trova adesso, per colpa di quella canaglia maledetta! Comunque, neppure il tiranno Cotuldo non dovrà passarla liscia, per come si sta comportando!»

«Certo che sarà mia massima premura liberarla quanto prima, Zipro! Bisognerà solo vedere in che modo me lo consentirà il re Cotuldo, ossia se con le buone oppure con le cattive! Nel pomeriggio andrò a fargli la mia prima visita e cercherò di schiarirgli bene le idee, riguardo alla mia Rindella. Dopo dipenderà da lui se vuole oppure non vuole assaggiare i frutti disastrosi della mia ira furibonda! Al posto suo, facendo a meno di un errato giudizio, me ne guarderei dal considerarli senza alcuna efficacia e dallo sfidarli!»

«Peccato, mio ex maestro d’armi, che noi tre non potremo essere al tuo fianco, quando ciò accadrà; ma saremmo disposti a fare i salti mortali, pur di esserci e di darti una mano! Invece toccherà ancora al fortunato Liciut accompagnarti e godersi le tue travolgenti iniziative bellicose, qualora il despota deciderà di non darti ascolto e ti spingerà ad attaccarlo con la tua ira tremenda! Non sarà forse così?»

«Devo contraddirti, mio ex allievo, poiché non sarà come hai detto. Liciut non verrà con me, quando mi presenterò davanti al re Cotuldo; ma mi aspetterà fuori la reggia. Per cui, se a corte venissi costretto a reagire a qualche affronto del sovrano, egli ne resterebbe all’oscuro. A questo punto, baldi giovani ancora un po’ malridotti, mi tocca lasciarvi, dovendo fare una visita alla tutrice di Rindella. Nel frattempo che resterò impegnato con lei, lascio qui Liciut a farvi ottima compagnia. Gli potrete fare tutte le domande che volete, poiché egli sarà così gentile da rispondervi volentieri, quasi fosse una persona eloquente.»