412°-LA MORTE DI STIRIANA PREOCCUPA TUTTI

Uccisa Stiriana da uno degli uomini di Lucebio, per esserci stato costretto, Liciut aveva ritenuto opportuno rimandare al loro campo i ribelli che formavano il proprio gruppo. Ma prima egli li aveva pregati d’informare gli altri ribelli, che pure la stavano ricercando, dell'avvenuta uccisione della megera e del suo amante. Così essi non avrebbero continuato a star dietro inutilmente ai due ricercati per le strade e i vicoli di Dorinda. Subito dopo, l’ex Tricerchiato si era avviato verso il palazzo di Sosimo per recare la notizia dell'uccisione della nemica giurata dei ribelli a Madissa, ai suoi tre amici in convalescenza e a tutti gli altri che vi abitavano. Mentre vi si conduceva galoppando, egli dubitava molto che essa potesse venire accolta con entusiasmo da ognuno di loro, dal momento che adesso avrebbe fatto porre un serio interrogativo sulla sorte della principessa Rindella. Considerata la situazione, infatti, ella rischiava di non essere ritrovata più. A suo giudizio, se in un primo momento la fine della perversa donna avrebbe fatto tirare un sospiro di sollievo ai destinatari di una tale informazione; subito dopo di sicuro essa li avrebbe gettati in un doloroso patema. Purtroppo i fatti, senza volerlo, erano evoluti in quella maniera indesiderata e nessuno più poteva farci niente. Nello stesso tempo, egli avrebbe anche invitato quanti abitavano nella casa di Sosimo a non disperare del tutto, poiché la vicenda avrebbe potuto avere ancora uno sbocco positivo per la sventurata principessa. Con il suo invito, così, avrebbe risollevato in parte gli animi di coloro che avrebbero desiderato che l'eliminazione fisica della strega fosse avvenuta contestualmente alla liberazione della principessa Rindella.

Quando Liciut si era presentato nella casa dell’amico di Lucebio, Madissa era stata la prima a volersi incontrare con lui, desiderosa di conoscere qualche novità sulle loro ricerche in atto. Ma una volta appreso che Stiriana era stata ammazzata, ancor prima che le venisse estorta dalla bocca la verità sulla principessa Rindella, si era amareggiata tantissimo. Per cui non aveva saputo nascondere sul volto il proprio disappunto; anzi, aveva preteso che il giovane le raccontasse come si erano svolti realmente i fatti. Dopo averli ascoltati, mostrando un animo afflitto e sconsolato, si era data ad urlare:

«Povera la mia principessa! Adesso, morti Stiriana e il suo uomo, come si potrà giungere fino a lei e salvarla? Se non ci sarà nessuno a farla nutrire e dissetare, ella potrà anche morire per la mancanza di cibo e di acqua! Perciò, Liciut, bisognerà fare qualcosa per trovarla e liberarla, se vogliamo evitare che ciò le accada sul serio! se non s'interverrà in tempo, la si farà andare incontro alla morte lentamente!»

«Invece non è detta l’ultima parola, nobildonna Madissa! Vedrai che riusciremo a raggiungerla e a liberarla, prima che tale disgrazia possa avvenire! Vedrai che, quando meno ce lo aspettiamo, gli eventi muteranno a favore della nostra principessa, permettendoci il suo ritrovamento. Dunque, cerchiamo di essere più ottimisti, nel porre mente alla sua attuale situazione, sebbene per adesso la vicenda non ci si presenti favorevole al massimo! Sono sicuro che alla fine, senza drammatizzare, tutto si risolverà per il meglio. Ti garantisco che andrà esattamente come io ti sto dicendo in questo momento!»

«Voglia Matarum ascoltarti, Liciut, rendendo presaghe le tue sante parole! Solamente così vi sarà consentito di ritrovare la mia Rindella. In pari tempo, pure la felicità ritornerà ad essere in me immensa come prima e la vedrò uscirmi abbondante da tutti i pori!»

Anche a Sosimo e alla sua consorte era dispiaciuto il fatto che Stiriana fosse stata ammazzata, senza essere stata prima costretta a rivelare il nascondiglio, in cui ella e il suo amante tenevano prigioniera la principessa Rindella. Dopo si erano messi ad attendere impazienti l’arrivo del re Francide, poiché intendevano conoscere le sue impressioni su quell’incidente imprevisto ed inopportuno. Nel frattempo, Liciut aveva approfittato per vedersi ancora con i suoi tre amici. Essi facevano ancora fatica a reggersi in piedi, sebbene in ognuno di loro la profonda ferita si andasse chiudendo e rimarginando ogni giorno di più. Anche loro tre avevano appreso con grande dispiacere il drammatico epilogo che si era avuto, dopo il ritrovamento dei due scellerati amanti da parte del gruppo guidato dal vice del defunto Ernos. Inoltre, si erano rammaricati di non poter dare una mano al re Francide, specialmente adesso che egli ne aveva un maledetto bisogno. Ma poi era stato Zipro a rivolgere all’ex Tricerchiato la seguente domanda:

«Possibile, Liciut, che tu, oltre alla dismessa palestra di via della Prudenza, non conosca un’altra abitazione che i capi della setta stavano usando attualmente come luogo di segregazione della principessa? Sono sicuro che ella si trova in quel posto legata ed imbavagliata, senza poter gridare e farsi udire da chi passa nelle sue vicinanze!»

«Purtroppo, Zipro, questa è la realtà! Se ne fossi stato al corrente, oggi non ci ritroveremmo in tale situazione e la principessa Rindella sarebbe stata già liberata da noi da molto tempo!»

«Hai ragione, Liciut! Ma al posto tuo ugualmente quadruplicherei i miei sforzi mentali, pur di riuscire a ricordare qualcosa che forse, quando mi è giunto all’orecchio la prima volta, mi sarà apparso di nessuna importanza! Se poi trovi irrilevante il mio suggerimento, puoi fare a meno di prenderlo in seria considerazione, esimendoti dal farlo anche tuo.»

Alle parole di Zipro, che lo invitavano a sforzarsi di ricordare cose anche superflue udite in passato, comprese quelle che potevano sembrargli di non avere alcuna attinenza con la vicenda della principessa, Liciut aveva provato a dargli ascolto. Essendosi addentrato poi per breve tempo nel passato vissuto con i Tricerchiati, ne era riemerso con una memoria che, rispetto a prima, risultava provvista di un particolare in più. Allora il giovane si era affrettato a renderlo noto anche ai suoi amici, naturalmente rivolgendosi sempre al suo interlocutore. Allora gli aveva voluto far presente:

«Adesso che mi sovviene, Zipro, un giorno, mentre entravo nell’alloggio del Prediletto, mi riferisco ovviamente a quello che aveva presso il campo dei Tricerchiati, poiché egli mi aveva mandato a chiamare, ho sentito Stiriana che terminava la frase con il nome di una strada, la quale era Via della Segretezza. Non sono però mai riuscito a sapere a quale titolo ella avesse fatto quel nome al suo compagno Olpun. Perciò è probabile che la principessa Rindella stia rinchiusa in qualche stabile che si trova proprio in quella strada.»

«Liciut, invece io sono convinto che proprio in quella via si trova l'abitazione, dove Stiriana e il Prediletto tenevano prigioniera la principessa Rindella. Ella dovrebbe trovarsi tuttora in quel posto! Perciò, senza perdere altro tempo, bisogna iniziare a batterla da cima a fondo, finché non si sono trovate tutte le case che risultano disabitate. Di queste ultime, dovranno essere scardinate e abbattute le porte, perché possiate perlustrare il loro interno. Ecco cosa dovete fare immediatamente, poiché la ritengo la strada giusta da percorrere!»

«Faremo senz’altro come hai detto, Zipro; ma soltanto quando il re Francide si rifarà vivo in questo palazzo. Tra poco egli sospenderà le sue ricerche, per essere stato avvisato dell'uccisione di Stiriana. Devi sapere che ci siamo messi d’accordo di rivederci in questa casa, prima di far ritorno al campo di Lucebio, volendo egli incontrarsi con Madissa.»

Quando il sovrano della Città Santa aveva messo piede nel palazzo di Sosimo, innanzitutto era corso a far visita alla tutrice della sua Rindella, volendo tirarla su di morale. Ma siccome egli non era stato ancora avvertito della morte di Stiriana e di Olpun, appena ricevuto da Madissa, costei subito lo aveva messo al corrente di quanto era capitato al gruppo di Liciut. Naturalmente, l'uccisione dei due amanti, i quali erano le uniche persone in grado di condurli dalla sua ragazza, lo aveva sconvolto in modo terribile. Secondo lui, la situazione si era aggravata ancora di più, dopo quanto era successo in Via della Sicurezza. Avendo poi appreso da lei dove l’ex Tricerchiato si trovava, aveva salutato la donna e si era precipitato immediatamente da lui.

I quattro giovani erano stati felici di scorgere il sovrano di Actina; ma si erano accorti all’istante della sua profonda preoccupazione, la quale gli dilagava nell’animo e gli cospargeva il volto di tantissima sofferenza. Allora essi avevano compreso che Madissa lo aveva già messo a conoscenza di quanto era successo in Via della Sicurezza. Ma Liciut, per non vederlo soffrire più a lungo, rivolgendosi a lui, non aveva perso tempo a fargli presente:

«Re Francide, dopo essermene ricordato, conosco la strada in cui potrebbe trovarsi la principessa Rindella, rinchiusa in una delle sue case disabitate. Perciò, se la rovistiamo dall’inizio alla fine, perquisendo ogni suo stabile non occupato, potremo anche avere la fortuna di giungere fino a quello che è la sua attuale prigione!»

«Allora diamoci subito da fare, Liciut! Dal momento che manca ancora un’ora al prossimo tramonto, corriamo speditamente in Via della Segretezza e mettiamoci alla ricerca della mia Rindella! Desidero che ella non soffra un attimo di più! Ma tu sai in che zona si trova questa benedetta strada? Oppure non ci sei mai stato?»

«Anche se non la conosco, re Francide, chiederemo di essa ai passanti. Alla fine, vedrai, incontreremo qualcuno che la conosca! È così che si fa sempre: non ti pare?»

A quel punto, era intervenuto Zipro a suggerire a loro due:

«Vi dico io cosa dovete fare per arrivare in fretta in Via della Segretezza. Prima dovrete condurvi dal topografo Albuz, il quale è uno dei nostri ed ha anche eseguito da poco la mappatura della città per conto di Lucebio. La sua abitazione è ubicata al numero civico sette di Via della Consolazione. Tale strada è la seconda traversa a destra che incontrerete sul vostro percorso, dopo essere usciti da questo palazzo ed avete preso la direzione che conduce alla reggia. Vedrete che egli ve la indicherà senza errore!»

Zipro aveva appena terminato di suggerire a loro due quanto dovevano fare, allorché aveva visto il re Francide e Liciut abbandonare la stanza come due fulmini, sparendo agli occhi dei presenti in un battibaleno. All'istante essi erano volati via e non si erano neppure fermati a dargli ascolto, quando avevano incontrato il padrone di casa. Egli avrebbe voluto avere qualche notizia, a proposito della principessa Rindella. In seguito, però, erano stati i tre giovani convalescenti, tra i quali il nipote Solcio, a giustificare il loro strano atteggiamento. Allora Sosimo li aveva giustificati, ritenendo quella loro iniziativa la sola cosa ragionevole da farsi in tale circostanza.

Il sovrano di Actina e l’ex vice del defunto Ernos si erano presentati alla dimora di Albuz, dopo appena pochi minuti di galoppata, poiché essi vi erano giunti con i loro veloci cavalli. Nel vederli piombare nella propria casa come due bolidi, il topografo, il quale già si preparava a chiudere bottega, era rimasto di stucco. Anzi, in un primo momento, egli si era allarmato non poco ed aveva temuto per sé e per i suoi familiari. In verità, era stata la presenza di Liciut, con il suo tricerchio sulla fronte, a fargli pensare male di loro due. Perciò all’istante aveva pensato ad una vendetta da parte dei Tricerchiati contro la sua persona. Secondo lui, essa sarebbe scaturita dal fatto che era stato lui ad eseguire la mappatura di Dorinda per conto dei ribelli, sulla quale erano state contrassegnate le loro abitazioni situate nelle diverse vie della città. Allora, essendosi accorto del grande spavento dell’uomo, il quale lo faceva intravedere palesemente sul proprio volto, per avere esso cambiato colore, il re Francide innanzitutto aveva cercato di tranquillizzarlo, parlandogli in questo modo:

«Albuz, non hai motivo di aver paura di noi, poiché non siamo dei Tricerchiati, come il qui presente Liciut potrebbe farti credere. Egli lo è stato fino a poco tempo fa, ma non lo è più, essendo passato dalla parte dei ribelli. Invece io sono l’ex ribelle Francide, da poco divenuto re di Actina. Entrambi siamo sulle tracce di colei che ho scelto come mia regina, ossia della principessa Rindella. È stato Zipro a parlarci di te e a dirci che avresti potuto darci l’aiuto di cui abbisogniamo con urgenza. Adesso ti sei calmato, per cui puoi metterti a nostra completa disposizione? Speriamo di sì!»

«Alle tue rassicuranti parole, re Francide, mi sento più tranquillo. Perciò riferitemi in cosa posso servirvi. Così, dopo che mi sarò reso conto di ciò che potrò fare per voi, cercherò subito di esservi utile nella maniera migliore!»

«Abbiamo ragione di credere che la mia futura consorte sia tenuta prigioniera dai Tricerchiati in una delle abitazioni di Via della Segretezza; ma non sappiamo dove tale strada si trova. Perciò dovrai essere tu a metterci al corrente della sua esatta posizione in città, affinché noi vi ci rechiamo con la massima sollecitudine. Allora, Albuz, ci dai questo tuo aiuto il più rapidamente possibile, visto che tieni una mappa della città?»

«Per vostra fortuna, re Francide, non c’è bisogno nemmeno che io tiri fuori la mappa a cui hai fatto riferimento, per venire a sapere dove è situata la suddetta via. Ho un fratello che abita proprio in Via della Segretezza. Ma non voglio perdere tempo a fornirvi le indicazioni utili per arrivarci, poiché sarò io stesso ad accompagnarvi nella strada del mio germano. Essa non è neppure molto lontana da qui!»

Qualche istante più tardi, tutti e tre cavalcavano alla volta di Via della Segretezza, dove erano giunti in meno di un quarto d’ora di trotto. Così avevano cominciato ad eseguirvi una perquisizione capillare ed accurata, chiedendo scusa agli abitanti di quelle case che trovavano occupate da regolari famiglie, poiché esse risiedevano in quella strada tortuosa. Proseguendo poi le loro ricerche e pervenuti alla terza abitazione trovata vuota, il re Francide e i due suoi accompagnatori vi erano entrati mediante effrazione. Una volta all’interno, essi avevano appurato che in quella casa davvero era stata tenuta segregata la principessa Rindella, però fino a qualche giorno prima. Lo dimostrava soprattutto la presenza nello stabile di alcuni indizi, i quali non potevano essere interpretati altrimenti. Allora, preso atto del loro ennesimo insuccesso, il sovrano di Actina e Liciut, dopo aver ringraziato Albuz per la sua disponibilità dimostrata in quella loro nuova operazione, avevano fatto ritorno al palazzo dell’amico di Lucebio. Il loro rientro in quel luogo, ovviamente, non aveva apportato alcun cambiamento positivo all’angosciante situazione, che vi stavano vivendo quanti vi abitavano stabilmente oppure in modo transitorio. Essi vi erano ritornati, senza aver ottenuto alcun risultato concreto dalla loro recente ricerca, avendo anch’essa fallito l’obiettivo.

Infine, lasciando tutti con il sapore amaro della delusione nell’intimo, il re Francide e Liciut erano ripartiti alla volta dell’altopiano, quando si era già all’imbrunire. Anzi, proprio in quel momento, si cominciava ad assistere al sorgere della luminosa luna nel cielo. Essa aveva quasi raggiunto la massima pienezza, elargendo il suo forte chiarore ad ogni cosa sottostante che faceva parte della morente natura.


Quando infine avevano raggiunto Lucebio, costui era già stato messo al corrente della morte dei due autorevoli Tricerchiati dai ribelli, che lo avevano preceduto nel campo. La qual cosa lo aveva gettato in una grande disperazione, ma solo perché la loro uccisione adesso rendeva molto difficile il ritrovamento della figlia del suo amico re Cloronte. Essendo poi stato informato anche del tentativo fatto dal re Francide, da Liciut e da Albuz in Via della Segretezza, il quale lo stesso non aveva dato i frutti sperati, era stato assalito da una ulteriore pena, la quale si era sommata alla prima. Subito dopo, però, egli aveva voluto che l’ex Tricerchiato gli raccontasse come si erano svolti realmente i fatti in Via della Sicurezza, poiché era stato lì che Stiriana e il Prediletto erano andati incontro al loro assassinio. L’uno era stato assassinato per mano della sua stessa amante e l’altra era stata invece ammazzata dal ribelle Afun, in seguito all’emergenza che era venuta ad aversi. Come siamo già al corrente, egli era stato costretto a sopprimerla, poiché aveva voluto evitare che l’infame donna accoppasse proditoriamente il loro capogruppo, rappresentato dalla persona di Liciut.

Allora, alla luce dei recenti avvenimenti, mandato a chiamare l’assente Croscione, Lucebio aveva convocato subito un nuovo incontro tra loro quattro ed aveva preteso che esso ci fosse prima di cena. Egli era intenzionato a vederci, ben chiaro e al più presto, nello stato di cose che era venuto a crearsi durante il pomeriggio e che non prometteva nulla di buono. Per questo aveva ritenuto necessario che se ne discutesse insieme e si cercasse di comprendere più verosimilmente possibile quale svolta avesse preso la vicenda della principessa. Ciò, dopo che era venuto meno su di lei il controllo dei due amanti Stiriana ed Olpun. Così, una volta che tutti e quattro si erano riuniti con sollecitudine, Lucebio, apparendo visibilmente molto turbato, aveva preso la parola, dicendo:

«Cari amici, per come si sono messe le cose, la situazione per la nostra principessa Rindella non si prospetta affatto buona. Anche se da una parte ella non corre più il pericolo di una violenza carnale e dell’inumano sacrificio; dall’altra, ignoriamo il suo attuale destino. Bisogna riuscire a capire perché mai Stiriana ed Olpun l’avevano portata via dallo stabile di Via della Segretezza e quale nuova destinazione le avevano assegnata. Possibile che l’avessero già condotta nel loro campo situato fuori città, al fine di prepararla per l’immolazione di domani notte, essendo essa quella di plenilunio? Per noi sarebbe bellissimo, se fosse avvenuto ciò e potessimo trovarla in quel luogo, dopo una nostra visita!»

«A mio avviso, esimio Lucebio,» era intervenuto a contraddirlo Liciut «un fatto del genere è assolutamente da escludersi, per vari motivi; ma io ve ne cito soltanto un paio. Primo, a causa della gran copia di morti a scapito della loro setta, dei quali abbiamo disseminato le strade dorindane, di sicuro i due amanti avevano rinunciato a sacrificare la principessa. Secondo, essi sapevano con certezza che stavolta sarebbero intervenuti i ribelli, anziché i soldati, a mandare a monte la loro funzione sacrificale. Anche perché non c’erano più a difenderla il loro campione Ernos e i suoi Votati alla Morte. Da ciò possiamo arguire che è stato lo spavento a spingere Stiriana e il Prediletto a togliere la principessa dall’abitazione di Via della Segretezza. Ma ignoriamo se il suo nuovo spostamento, da parte loro, ci sia stato o meno in previsione di qualche alternativa, che avevano trovata all'ultimo istante.»

«In un certo senso, la penso allo stesso modo tuo, Liciut.» gli aveva fatto presente il re Francide «Ammesso che il tuo ragionamento non faccia una grinza, l’unica alternativa possibile, secondo me, era quella di tradurla al tempio. Naturalmente, non per usarla come vittima del sacrificio; bensì per tenerla prigioniera in un luogo più sicuro. Per questo mi domando se essi siano riusciti in questi giorni nel loro intento, poiché una risposta affermativa ci farebbe sfrecciare in quel luogo anche nel cuore della notte. Domani mattina vi andremo e lo appureremo senz’altro, sperando che almeno questa probabile ipotesi si realizzi, come da nostro vivo desiderio!»

«Certo che voi due, in quanto giovani, domani andrete al tempio dei Tricerchiati di buon mattino e vi accerterete se la principessa Rindella si trova in quel luogo oppure no!» aveva approvato con forza Lucebio «Ma devo ammettere che la proposta di Croscione, anche se solo in parte, è riuscita a scompaginare i piani di Stiriana, costringendola a muovere i suoi passi diversamente da come aveva progettato. Quindi, dobbiamo augurarci che essi siano stati utili a colei che intendeva punire!»

Anche Croscione non era rimasto muto e ci aveva tenuto a dire la sua; ma il suo pensiero, a confronto delle vedute dei restanti interlocutori, aveva collimato soltanto in parte, avendo presentato delle divergenze. Anzi, egli era venuto a proporre delle differenti problematiche sull’argomento, ossia quelle che erano sfuggite agli altri.

«Se mi permettete di esprimere il mio punto di vista, cari amici,» egli aveva iniziato a dire «sono disposto a dare il mio contributo alla discussione, che giustamente adesso si è voluta intavolare, al fine di sbrogliare la questione della principessa Rindella. Essa continua a presentarsi ingarbugliata più di prima per le ragioni a noi note.»

«Non aspettiamo altro, Croscione!» Lucebio gli aveva risposto «Siamo certi che quanto vorrai esporci o proporci non ci deluderà; al contrario, ci consentirà di allargare le nostre vedute sull’argomento che stiamo trattando. Dunque, comincia ad illuminarci con il tuo pensiero, che prevedo di sicuro discordante da quello nostro!»

«Ti ringrazio, Lucebio, per la fiducia che seguiti a riporre in me! Ma adesso passo ad esporvi ciò che è venuto a balenare nella mia mente sul difficile caso, che stiamo affrontando con grande fatica e con affanno. Come abbiamo appreso da Liciut, le parole del Prediletto, prima di essere stato scannato dalla sua perfida donna, sono state le seguenti: "Possibile che non ve lo abbiano ancora detto? Eppure credevamo che essi avessero già liberato la principessa Rindella, in quanto futura sposa del re Francide! Ma forse tu non sei ancora venuto a conoscenza della sua liberazione, da parte nostra."»

«Certo, Croscione, che sono state queste le parole di Olpun!» gli aveva confermato Liciut «Esse ti suggeriscono forse qualcosa, che a noi inavvertitamente è sfuggito? Se è ciò che vuoi farci intendere, sei pregato di riferirci ogni cosa che stai rimuginando nella tua testa! Così dopo vedremo quale valore attribuirgli!»

«Volevo farvi riflettere proprio su questo particolare, Liciut! In quel momento, tu stesso hai ritenuto che la principessa non fosse più nelle loro mani. Ecco perché ti sei precipitato a fargli la seguente domanda: "Vuoi essere più chiaro, Olpun, e dirmi a chi avete consegnato la figlia del re Cloronte, per cui ella non è più nelle vostre mani?" Non è forse vero che è andata così nel vostro incontro con il Prediletto e la megera?»

«Anche ciò corrisponde al vero, Croscione! Infatti, alla mia richiesta, egli mi ha perfino risposto: "Se ciò servirà a salvarmi la vita, Liciut, te lo dico all’istante!" Ma poi Stiriana gli ha tappato la bocca, prima che egli mi rivelasse la verità sulla principessa, ossia il nome di chi la teneva attualmente segregata. Allora, quale idea avresti, a tale riguardo?»

«Chiariti questi particolari, posso andare avanti con la mia tesi. Secondo la quale, al momento dell’eliminazione fisica dei due ignobili amanti, la principessa Rindella non si trovava più nelle loro mani, per averla essi data in consegna ad altre persone. Costoro, a loro volta, non si sa per quale motivo, avrebbero dovuto restituircela, dopo aver appreso che si trattava della fidanzata del re Francide, essendo ella destinata a diventare la futura regina di Actina. Ed è proprio ciò che m'induce a riflettere, facendomi pensare che qualcosa non quadra!»

Dopo le giuste argomentazioni dell’ex braccio destro del re Cotuldo, pure gli altri tre interlocutori si erano lasciati coinvolgere da esse, dandosi a pensarla come lui. Il primo a venirne calamitato era stato proprio Lucebio, per averle trovate assai interessanti. Egli, prendendole seriamente, aveva chiesto a chi le aveva esposte:

«Comincio a convincermi, Croscione, che tu stia sulla strada giusta. Ma restano ancora da individuare le persone che, secondo il tuo ragionamento, avrebbero preso in consegna dai Tricerchiati la nostra principessa. Logicamente, sono portato anche a credere che tu già supponga chi esse possano essere per parlare in questo modo!»

«Questo dobbiamo deciderlo insieme, Lucebio, escludendo le persone più improbabili; ma facendo convergere le nostre convinzioni su quelle che, da un punto di vista logico, dovrebbero risultarci le più accreditate ad esserle. Perciò diamo avvio alla loro ricerca, facendoci persuadere dalle intuizioni che ci si riveleranno possibili!»

«Invece, Croscione, qui c’è poco da intuire e da riflettere, poiché abbiamo una ristretta rosa di opzioni, le quali si possono contare su una sola mano. Anzi, le sue dita risultano anche troppe, se vogliamo darci ad una scelta di persone, che potrebbero essere le sole a fare al caso nostro! Non è forse così? Il tuo silenzio mi dà ragione!»

«Esatto, Lucebio: è proprio come pensi! A quanto pare, adesso pure tu sei giunto alla mia medesima conclusione, essendo essa l’unica a farsi ipotizzare ed accettare, poiché calza perfettamente alla nostra situazione. Perciò, se prima potevamo asserire che la principessa Rindella si trovava nelle mani dei Tricerchiati oppure dei soldati di Cotuldo, dopo quanto dichiarato dal capo della setta religiosa, ella può essere trattenuta unicamente dai gendarmi. Stiriana, vista la mala parata, se n’è voluta disfare al più presto e l’ha consegnata nelle mani di colui che, secondo lei, una volta apprese le generalità della ragazza, le avrebbe arrecato il massimo danno. Ossia, stiamo parlando esattamente del re Cotuldo; però, prima di muoverci in questa direzione, dobbiamo essere certissimi che davvero sia avvenuto quanto stiamo adesso ipotizzando!»

«Questo è senz'altro ovvio, Croscione! Comunque, domani mattina il re Francide e Liciut andranno ad assodare personalmente che nel frattempo la principessa Rindella non è rimasta prigioniera nel campo dei Tricerchiati, fatto che mi sento di escludere a priori. Se essi non dovessero trovarvela, per esclusione saremmo obbligati a considerarla segregata nelle carceri di Dorinda, non essendoci altra alternativa. In tal caso, il re Cotuldo verrebbe ad essere in prima persona il responsabile del mancato ritorno a casa della principessa Rindella, trattenendola egli in stato di fermo, se non proprio di arresto, nelle sue carceri.»

«Se fosse come voi dite, Lucebio e Croscione,» era intervenuto ad obiettare il sovrano di Actina «perché mai il Prediletto si sarebbe mostrato convinto che coloro, ai quali l’avevano consegnata avrebbero dovuto liberarla e rimandarcela a casa? Possibile che ci sia un altro gruppo di persone, ch opererebbe dietro le quinte e dovrebbe essere simpatizzante dei ribelli? Da parte vostra, amici miei, credete che sia possibile un fatto del genere? Oppure voi due siete propensi ad escluderlo nella maniera più assoluta?»

«Lo escludo in modo categorico, re Francide,» lo aveva contraddetto Lucebio «anche se le parole di Olpun vorrebbero farcelo credere! Invece c’è qualcos’altro che ci sfugge e che, se potessimo coglierlo nel merito, probabilmente esso ci chiarirebbe il misterioso linguaggio dell’autorevole Tricerchiato. Anche l’assurdo atteggiamento di Stiriana resta incomprensibile. Perché ella, ad ogni costo, non ha voluto che il suo amante ci rivelasse la verità sulla tua futura consorte? Cosa temeva da tale sua rivelazione? Ma ciò che ci deve importare è che non ci sarà difficile venire a conoscere se effettivamente la principessa Rindella è prigioniera del despota oppure no.»

«Mi dici, Lucebio, come possiamo apprendere se Rindella è nelle mani del re Cotuldo? Io non riesco ad immaginarlo. Se è vero che ella si trova nelle carceri, vorrà dire che egli ce la tiene di sua volontà, per cui non lo ammetterà mai. Te lo assicuro!»

«Logicamente ci serviremo del nostro scaltro Croscione, re Francide, per apprendere se la tua fidanzata è tenuta prigioniera dal monarca nelle carceri oppure in un altro posto. Egli, in passato, ci è già stato molto utile, grazie alla reputazione che gode ancora presso la reggia, la quale per fortuna è rimasta intatta. Basterà, quindi, che qualcuno dei nostri ce lo accompagni per permettergli di esperire tutti i mezzi a sua disposizione, allo scopo di giungere alla verità sulla scomparsa principessa Rindella.»

«Sarà proprio così, re Francide.» gli aveva confermato Croscione «Non so fin dove il re Cotuldo e il suo nuovo consigliere vorranno sbottonarsi con me. Ma stanne certo che, se il sovrano non mi dirà niente in merito, so io come lavorarmi Gerud. Vedrai che gli farò cantare ogni cosa che conosce sulla principessa, nel caso che l’avessero arrestata. Infatti, ho già un mio ottimo piano in proposito, che non mi deluderà!»

Con l’ultimo intervento dell’ex consigliere del re Cotuldo, era terminata la discussione tra le quattro persone che vi partecipavano. Dopo, essendo già ora di cena, esse si erano date a consumare il pasto serale a base di verdura e di formaggio, facendolo accompagnare dal pane e da un ottimo vino. Una volta che era stata consumata la cena, da parte di tutti si era preferito andare a dormire.

Il giorno dopo, di buon mattino, il re Francide e il suo accompagnatore Liciut si erano messi in viaggio alla volta del campo dei Tricerchiati. Pervenuti in quel luogo, in seguito ad un’ora di cavalcata, essi vi trovarono solo una trentina di settari che si erano allarmati, non appena li avevano visti arrivare. Il sovrano di Actina non aveva voluto infierire contro di loro, ma aveva solto invitato colui che lo accompagnava a farli ragionare, affinché se ne ritornassero presso le rispettive famiglie. Allora Liciut si era messo a dire a tutti loro:

«Tricerchiati, tutti i capi della setta sono stati ammazzati, compreso il vostro Prediletto, colui che si riteneva invulnerabile ed immortale. Anche Stiriana e l’invincibile campione Ernos sono periti. Li ho visti morire con i miei occhi, essendo stati ammazzati dai ribelli. La setta del dio Kursut, quindi, si è definitivamente disfatta. Ma davvero credevate che esistesse tale dio? Esso era stato inventato dal lestofante Olpun, colui che si faceva chiamare Prediletto. Voi, se non lo sapete ancora, siete gli unici Tricerchiati rimasti ancora vivi, per cui vi conviene abbandonare questo campo e ritornarvene alle vostre famiglie. Invece io ho preferito passare dalla parte dei ribelli.»

Dopo il breve discorso del loro ex correligionario, le persone poste a fare la guardia al campo, non avevano perso tempo e se n’erano allontanate rapidamente. Allora il re Francide e Liciut subito si erano dati a controllare se ci fosse traccia della ragazza nel tempio oppure in qualche altro casolare; ma ogni loro ricerca di lei, come previsto, era risultata senza successo. La qual cosa li aveva fatti decidere a ritornarsene nuovamente presso Lucebio per riferirgli che il loro ennesimo tentativo era risultato infruttuoso, proprio come quelli che c’erano stati in precedenza. Per cui bisognava incaricare immediatamente Croscione di recarsi alla reggia ed attuarvi il suo piano. A loro parere, esso rappresentava la loro ultima speranza di riuscire a rintracciare la sventurata Rindella, non essendo riusciti in tale intento gli altri tentativi fatti fino a quel momento.

Così, una volta rapportato alle persone anziane del gruppo che era fallito pure l’ennesimo loro sforzo di ritrovare la principessa, era stato dato mandato a Croscione di risolvere la questione, secondo il piano che egli stesso aveva architettato. Nella medesima circostanza, si era stabilito che il mattino dopo sarebbe stato Liciut ad accompagnare alla reggia il non vedente uomo, dovendo costui farsi ricevere dal re Cotuldo e dal Comandante della Guardia Reale. Trovandosi a corte, Croscione avrebbe fatto visita anche alla principessa Lerinda, informandola degli ultimi avvenimenti che c’erano stati in città, i quali avrebbero riguardato tanto l’arrivo a Dorinda del re Francide, quanto le morti di Stiriana, del Prediletto e di Ernos. Soprattutto le avrebbe riferito anche la scomparsa della principessa Rindella e la sua irreperibilità del momento. Ma si sospettava che adesso ella fosse tenuta prigioniera da suo fratello Cotuldo, dopo averla fatta rinchiudere nelle sue carceri.