411°-LA RESA DEI CONTI GIUNGE ANCHE PER STIRIANA

Quando Morchio si era presentato al suo diretto superiore, costui lo stava aspettando con trepidazione, siccome non vedeva l'ora di apprendere da lui che l'arresto della principessa era avvenuto in piena regola. Tale notizia, com'egli si attendeva, avrebbe dovuto renderlo soddisfatto come non mai, poiché essa lo avrebbe fatto apparire agli occhi del suo sovrano anche più in gamba del suo ex superiore Croscione. Perciò, non appena il suo subalterno gli era stato al cospetto, sperando che ogni cosa si fosse svolta nella maniera che si aspettava, Gerud si era affrettato a domandargli:

«Allora, Morchio, la missione che ti avevo affidata ha avuto il successo auspicato? Mi dici come mai Stiriana non è qui con te? Avevo da chiederle alcune cose in merito alla cattura della principessa.»

«Se lo vuoi sapere, esimio Gerud, non te lo saprei dire. Anche se la ragazza è stata tradotta in carcere, come mi avevi ordinato, nutro delle perplessità sull'arresto da noi operato nei suoi confronti. Oserei dire che, con esso, adesso ci ritroviamo ad avere a che fare con una patata bollente. La quale, non essendo facilmente gestibile come già prevedo, ci procurerà ben presto dei grattacapi piuttosto seri!»

«Perché mai ti esprimi nel modo che stai facendo, Morchio? L'arresto della figlia dell'ex re di Dorinda non potrà che risultare benaccetta al nostro sovrano! Sono convinto che egli ci si mostrerà molto grato, non appena ne verrà a conoscenza.»

«La penserei anch'io allo stesso modo tuo, eccellenza, se Stiriana ci avesse fatto arrestare la vera figlia dell'ex re Cloronte! Invece la ragazza ha negato di essere la sua quartogenita, affermando invece di essere una vittima di Stiriana. Secondo la sua versione dei fatti, la donna, che non sarebbe neppure la cugina di Ernos, volendo vendicarsi del suo fidanzato che giustamente le aveva ucciso l'intera prole, l'ha accusata di essere la donna che in realtà non è, allo scopo di farla arrestare. Perciò, al più presto, bisogna dare una svolta a questa vicenda, se alla fine non vogliamo pentircene! Riguardo poi all'assenza della sedicente zia di Ernos, ella mi ha lasciato subito dopo l'arresto della ragazza, dicendo che andava a prendere i documenti che attestavano la veridicità di quanto asseriva. Ma per come la vedo io, la donna non si rifarà più viva nella reggia. Ho avuto l'impressione che ella volesse evitare un nostro controinterrogatorio serrato sull'arresto avvenuto, grazie alla sua dichiarazione e per essersi prestata a condurci sul posto da lei indicato. Infatti, con esso saremmo dovuti giungere alla pura verità di ciò che aveva ammesso sulla ragazza. Quindi, a questo punto, per noi le cose potrebbero solamente complicarsi.»

«Come fai, Morchio, a credere più alla ragazza che non a Stiriana, la quale è una donna degna del nostro rispetto? È naturale che la giovane arrestata neghi di essere la persona quale è stata indicata dalla cugina di Ernos. Con la sua versione dei fatti, ella cerca solo di sottrarsi alla galera, poiché è questa la fine che le assegnerà il nostro sovrano, come già fece anni addietro con i suoi illustri genitori!»

«Esimio Gerud, parli così perché ignori chi è il fidanzato della ragazza e chi ella sta per diventare! Ma tra poco ti metterò al corrente di entrambe le cose, facendoti stupire enormemente. Te lo garantisco!»

«Allora, Morchio, sbrìgati a riferirmeli, se la ragazza ti ha reso edotto di fatti che non conosco. Essi, come adesso mi stai facendo immaginare, dovrebbero essere davvero stupefacenti e, nello stesso tempo, potrebbero metterci in cattiva luce, a causa del recente arresto da noi operato nei suoi confronti. Non è questo che hai inteso farmi comprendere?»

«Purtroppo, esimio Gerud, non ti sei sbagliato. Tali fatti, non solo ci metteranno in grande disagio, bensì potranno anche farci trovare in guai assai seri, facendoci rischiare perfino la pelle, come è già avvenuto a qualcuno di nostra conoscenza. Infatti, se il fidanzato della ragazza dovesse risultare la persona che lei dice ed egli decidesse di vendicare il torto da lei subito, non so come si metterebbe per noi! Non voglio neppure pensarci!»

«Ne parli, Morchio, come se egli fosse un sovrano oppure un guerriero invincibile, temibile quanto Ernos! Allora mi dici di chi si tratta, smettendo di fare il misterioso?»

«Il fidanzato della ragazza, eccellenza, è entrambe le cose, cioè sia un sovrano che un guerriero imbattibile, ma superiore ad Ernos, visto che costui è stato la sua prima vittima! Ciò spiega anche la sua scomparsa dalla circolazione. Mi sto riferendo esattamente all'amico fraterno d’Iveonte, cioè a Francide, il quale da poco è diventato re di Actina. Me lo ha dichiarato la ragazza stessa, ossia la futura regina della Città Santa. Ella mi ha anche accennato alla sua amicizia con la principessa Lerinda, la sorella del nostro sovrano, la quale potrà confermare ogni cosa! Probabilmente, il re Francide è già giunto nella nostra città, dove senza meno ha appreso dagli amici il rapimento della sua ragazza operato dai Tricerchiati. Per cui è stato inevitabile il suo titanico scontro con Ernos, il quale, se da qualche giorno non dà segni di vita, di certo avrà avuto la peggio. Allora come intendi comportarti in questa faccenda, la quale si presenta complessa e oltremodo ostica per noi due che l'abbiamo arrestata?»

«Dopo le tue rivelazioni, Morchio, mi sento abbastanza confuso e non so che pesci pigliare. Ci sarebbe voluto qui il mio amico Croscione per farmi consigliare da lui in che modo muovermi in questa spinosa vicenda. Ma siccome il mio ex superiore non è presente e non può darmi il suo prezioso consiglio, sono costretto a rivolgermi direttamente al nostro re e a rimettere nelle sue mani ogni decisione. Per adesso, quindi, facciamo passare la cosa sotto silenzio, in attesa che Stiriana ci porti le prove che ti ha promesso. Comunque, se neppure entro la giornata di domani ella si sarà rifatta viva nella reggia, mi farò ricevere dal re Cotuldo e gli racconterò quanto ci è capitato quest'oggi! Anche da parte tua, però, acqua in bocca, essendo conveniente a tutti e due! Ti sono stato chiaro?»

Come già aveva sospettato il capo del corpo di guardia, Stiriana non si era presentata nella reggia né in quel giorno né nella giornata successiva, allo scopo di esibire le prove che aveva detto di possedere. Le quali avrebbero dovuto attestare ciò che aveva dichiarato sulla ragazza del re Francide, senza che vi fosse il minimo dubbio. Allora Gerud, non volendo assumersi personalmente la responsabilità di un caso così scottante, il quale non lo faceva stare molto tranquillo, aveva deliberato di passare al suo sovrano il delicato problema. Lavandosene le mani, egli se ne sarebbe pure liberato. Ma prima di decidersi a farlo con determinazione, l'incerto comandante della Guardia Reale si era voluto ancora abbandonare a tre giorni di riflessioni. Le quali non di rado lo avevano gettato in pasto a momentanei ripensamenti. Esse erano cessate soltanto nella serata del terzo giorno, quando si era sentito risollevato da ogni peso interiore. Per cui il mattino seguente egli si era risolto con fermezza a chiedere udienza al suo sovrano con l'intento di porgli la scabrosa questione, che si era ritrovato a gestire tutto all'improvviso.

Alla sua richiesta di un colloquio con lui, il re Cotuldo aveva voluto riceverlo con urgenza, siccome il comandante della Guardia reale gli aveva fatto anche presente che quanto aveva da riferirgli rivestiva un carattere di massima importanza. Quando poi si era visto il suo consigliere davanti, che appariva assai titubante, gli aveva chiesto:

«Allora, Gerud, vuoi dirmi quale ragione impellente ti ha spinto a farti concedere questa udienza, dandomi ad intendere che la tua richiesta era dovuta ad una questione di straordinaria rilevanza? Sto aspettando che tu la giustifichi, se non ti dispiace!»

Alla domanda del suo sovrano, Gerud gli si era messo a raccontare, per filo e per segno, l'intera vicenda inerente alla ragazza del re Francide, che Stiriana aveva voluto far credere che fosse la quartogenita dello spodestato re Cloronte. Alla fine del suo racconto, che il re Cotuldo aveva seguito con molta attenzione e con particolare interesse, facendolo capire in modo manifesto, gli aveva chiesto:

«Dopo che ti ho esposto ogni cosa nella sua realtà, illustre sovrano, mi dici come debbo comportarmi in relazione all'arresto della ragazza? Desideri che io la faccia scarcerare, evitando così di aprire un contenzioso con il sovrano di Actina, oppure vuoi darmi delle disposizioni differenti nei confronti di lei? Attendo i tuoi ordini in merito a questa faccenda, perché io possa agire secondo il tuo volere!»

«Prima di darti la mia risposta, Gerud, vorrei sapere da te quante e quali persone sono venute a conoscenza dell'arresto della ragazza. Cerca di essere molto preciso nel darmi una simile risposta!»

«A parte Stiriana e Morchio, sire, penso che non ce ne siano altre al corrente dell'arresto da noi operato. Almeno così credo! Ad ogni modo, non converrà alla donna di farlo sapere a chicchessia in Dorinda, nell'ipotetico caso che ella avesse ragione!»

«Se è vero quanto dici, Gerud, per il momento è meglio soprassedere, lasciando nelle carceri la destinata a diventare la regina della Città Santa. In questo modo, avrò tempo di approfondire la questione e di rendermi conto se ella è oppure no la figlia di colui che mi ha preceduto nel regno di questa città. Perciò a te e a Morchio ordino il massimo riserbo sulla sua carcerazione, affinché nessuno venga a sapere qualcosa in relazione a tale questione, almeno fino a quando non sarò io a deciderlo! Hai compreso ciò che desidero da te?»

«Certamente, mio re! Ma se per ipotesi ti accertassi che la ragazza del re Francide è davvero la figlia dell'ex re di Dorinda, posso sapere come ti regoleresti con lei? Secondo me, ti sarebbe difficile prendere una decisione in merito alla rapita dei Tricerchiati, la quale adesso si trova nelle tue mani! Comunque, sappi che ella, oltre ad essere la fidanzata del sovrano della Città Santa, il quale potrebbe dimostrarsi un temibilissimo guerriero pure per noi, come già sai, è anche l'amica della principessa Lerinda. C'è infine Iveonte, il quale è tanto l'amico fraterno di Francide quanto il tuo futuro cognato!»

«Dimentichi, Gerud, che sono io il sovrano di Dorinda e che esclusivamente a me spetta prendere le decisioni nel mio regno? Perciò nessuno mai, nella mia città e sul mio territorio, potrà ordinarmi ciò che devo o non devo fare: ricordatelo! Ti garantisco che così sarà!»

«Naturalmente, non sarò io a metterlo in dubbio, mio sovrano; però non hai dato alcuna risposta alla mia domanda. Invece sarebbe opportuno che io la conoscessi già da adesso!»

«Per il momento, Gerud, la terrai in prigione, come lo sono da tanti anni i suoi anziani genitori. In seguito, ella potrà anche usufruire della libertà, a condizione però che la principessa accetti di sposarmi. A questo punto, conosci bene la mia risposta!»

«Così facendo, mio nobile re, finirai per inimicarti un tuo pari, un cognato ed una sorella, dalle quali persone non potrai attenderti dei mirallegri! Specialmente dal fidanzato della ragazza, potrebbero provenirti dei seri problemi anche di natura fisica, essendo egli molto pericoloso. Non parliamo infine di ciò che potrebbe derivarti dall’invincibile Iveonte, contro il quale neppure un esercito sarebbe capace di averla vinta! Ciò non bastando, ti faresti nemica giurata perfino tua sorella, la principessa Lerinda! A tutto questo non hai pensato, quando ti sei proposto di trattenere nelle tue carceri Rindella, nel caso che ella risultasse la vera figlia del recluso re Cloronte? Io, per il tuo bene, t’invito a ripensarci e a muovere i passi giusti, quelli che non ti creerebbero fastidi o addirittura grosse rogne! Vorrei proprio che tu mi comprendessi e seguissi il mio consiglio!»

«Nel mio regno, Gerud, nessuno può crearmi gli uni e le altre, come tu hai affermato. Al contrario, sono io quello che posso arrecare i mali più impensabili a chi oserà frapporsi tra me e una mia decisione, al fine d’interdirmi ciò che ho stabilito di rendere effettivo. Ti sono stato chiaro abbastanza? Dopo che ti ho chiarito questo particolare, noi due non abbiamo più niente da dirci, per cui puoi ritornartene nel tuo ufficio. Se poi Stiriana dovesse ripresentarsi presso di te, mi farai la cortesia di condurla immediatamente da me!»

Congedato infine dal suo sovrano, Gerud aveva fatto subito ritorno presso il suo reparto; ma senza mostrarsi convinto di quanto aveva udito dal suo re. Non credeva alle sue orecchie che egli avesse assunto un simile atteggiamento nei confronti di un altro sovrano, qual era appunto il re Francide, e delle persone che gli sarebbero dovute risultare intoccabili, come il cognato Iveonte e la sorella Lerinda. Perciò, secondo il suo giudizio, ben presto sarebbe sorto tra il re Cotuldo e tali persone un attrito incolmabile dalle conseguenze imprevedibili. Ma ciò che lo preoccupava maggiormente era il fatto che egli, con la sua Guardia Reale, sarebbe venuto a trovarsi proprio nel mezzo del tempestoso contrasto che presto sarebbe sorto, a causa del quale egli avrebbe corso i rischi peggiori. A tale proposito, il braccio destro del re Cotuldo si mostrava dubbioso degli sbocchi da augurarsi su quella squallida vicenda dai turpi retroscena. Da una parte, egli desiderava che mai nessuno venisse a sapere che Rindella si trovava prigioniera del suo sovrano, la qual cosa gli avrebbe evitato vari grattacapi. Dall’altra, invece, non riteneva giusto che alla ragazza, che si trovava a due passi dal diventare regina di una città prestigiosa, qual era Actina, venisse ingiustamente assegnato un destino che si rivelava l’opposto. Comunque, il suo dovere era quello di ubbidire al suo sovrano e di tacere.

Una volta presso il suo ufficio, il comandante della Guardia Reale si era premurato di mandare a chiamare presso di sé Morchio, al quale aveva ordinato di dimenticare completamente l’arresto effettuato contro la ragazza, essendo esso l’espresso volere del loro sovrano. Il suo subalterno non aveva mosso alcuna obiezione al suo ordine perentorio e gli aveva perfino promesso che non avrebbe mai fatto parola con anima viva dell'arresto da lui effettuato alcuni giorni scorsi. Se al sovrano le cose stavano bene così, gli avrebbe ubbidito senza meno, essendo stato da lui assunto appunto per ubbidirgli senza condizioni.


Nel frattempo, Stiriana che fine aveva fatto? Ella, non essendo più convinta di aver agito in modo vantaggioso per sé nel consegnare la principessa Rindella ai soldati di Cotuldo, aveva cercato di tenersi lontana dalla reggia il più possibile. In un primo momento, era rimasta confusa e non sapeva dove andare a nascondersi, visto che con il suo amante aveva definitivamente rotto i ponti. Adesso non aveva neanche una casa dove alloggiare. Ma poi, non essendoci per lei un'altra alternativa, ci aveva ripensato ed aveva raggiunto di nuovo il Prediletto. Stando così le cose, ella era disposta a perdonarlo, sebbene non lo meritasse per la sua vigliaccheria. A dire il vero, l'impaurita donna non aveva voluto esporsi troppo a coloro che frequentavano le strade, potendo esserci tra i molti passanti in circolazione quelli che, nel suo passato recente o remoto, avevano avuto in qualche modo a che fare con lei.

Quando poi Stiriana aveva fatto ingresso nell'abitazione di Olpun, costui si era appena alzato dal letto, tenendosi ancora addosso i suoi malanni, senza averne perso neppure uno, durante l'assenza della compagna. Vedendola intrufolarsi mogia in casa sua, egli le aveva chiesto:

«Amore mio, non mi avevi minacciato di abbandonarmi per sempre, dicendomi che non avresti mai più posto piede nella mia dimora? Come mai hai cambiato opinione su di me così presto, onorandomi di un'altra tua visita, dopo nemmeno un paio di ore che sei andata via da qui? Avevo capito male oppure ci hai ripensato, per esserti convinta di avere torto? Allora mi riveli cos’è che ti ha fatto ritornare da me? Vorrei che tu me lo dicessi!»

«Avevo sul serio stabilito di lasciarti per sempre, Olpun. Invece poi non sono stata capace di stare lontana dal mio Prediletto, essendo il mio amore per te incondizionato ed eterno! Ebbene, adesso sai perché sono ritornata da te, senza pensarci due volte!»

«Mi fa molto piacere, Stiriana, apprendere che sei rinsavita! Ma perché non mi racconti ciò che hai fatto nelle due ore che sei rimasta fuori casa? Ovviamente, m’interessa sapere di più della principessa Rindella! Che ne è stato della tua nemica? Non l'avrai mica uccisa?»

«Per carità, tesoro mio, non parliamo più di quella mocciosa! Oramai possiamo considerarla acqua passata, dopo il recente provvedimento che ho preso nei suoi confronti! Ma ugualmente esso non è andato, secondo le mie aspettative! Tu sai cosa le avevo riservato, senza riuscire ad ottenerlo, a causa tua e di quel pallone gonfiato di Ernos! Anzi, sono sicura che egli è stato eliminato dal re Francide!»

«Non dirmi, Stiriana, che l’hai ammazzata, quando sei uscita, per cui adesso ti rincresce il fatto che le è stato risparmiato il trattamento riservato alle altre ragazze!»

«Magari l’avessi uccisa, Olpun! Almeno adesso sarei più appagata dal mio gesto! Invece, non so perché mai, mi sono soltanto limitata a consegnarla ai gendarmi del re Cotuldo, presentandola agli stessi con la sua vera identità. Ecco tutto!»

«Pure così dovresti sentirti soddisfatta, mia cara, poiché sono convinto che il sovrano di Dorinda saprà come trattarla, essendo la figlia di Cloronte, il re spodestato da lui e dagli altri monarchi edelcadici. Ti assicuro che innanzitutto egli vorrà fare alla principessa ciò che, per i motivi che conosci, non le abbiamo fatto io ed Ernos!»

«Non sono del tuo stesso parere, Prediletto. Ho la sensazione che la principessa Rindella verrà rimessa in libertà assai presto, essendo la fidanzata del re Francide, il quale sarà già qui a Dorinda, essendo venuto a prenderla per farla sua regina. Forse egli si sarà anche scontrato con il nostro maestro d’armi, uccidendolo, se il nostro Ernos è letteralmente scomparso dalla circolazione! Perciò mi pento di non averle tagliato la gola, sgozzandola come un capretto, lì dove la tenevamo nascosta!»

«Allora, Stiriana, se davvero il fidanzato della principessa si trova in città, per forza di cose il prossimo sacrificio al nostro dio dovrà andarsene all’aria, se non vogliamo rimetterci la pelle! Anzi, a questo punto, non avendo più Ernos al nostro fianco, ci conviene piantare baracca e burattini, riparando al più presto in qualche altra città dell’Edelcadia! Non sei anche tu d’accordo con questa mia decisione? Oppure saresti capace di farti venire altre nuove idee brillanti, a tale riguardo?»

«Nella situazione in cui ci troviamo, Olpun, ogni mia idea va a farsi friggere! Le strade di Dorinda si vanno riempiendo ogni giorno di cadaveri, tutti appartenenti agli adepti della nostra setta. I ribelli si ostinano a decimarli in silenzio e senza dare nell’occhio. Essi sono favoriti dal fatto che i Tricerchiati sfoggiano sulla loro fronte l’emblema della nostra setta, per cui facilmente vengono scoperti da loro. Inoltre, sono persuasa che in tutta la città gli uomini di Lucebio sono stati sguinzagliati dal loro capo sulle tracce dei nostri affiliati. Mentre danno la caccia ai nostri correligionari e si accaniscono a trucidarli, staranno ricercando pure noi, volendo farsi dire dove teniamo nascosta la principessa Rindella, oltre che farci la pelle!»

«Quindi, Stiriana, ci conviene asserragliarci in casa, se vogliamo evitare di cadere nelle loro mani vendicatrici, visto che le cose stanno come hai detto. Dobbiamo uscire solo per necessità, quando abbiamo bisogno di rifornirci degli alimenti che ci occorrono per nutrirci. Non scorgo un quadro diverso nella nostra attuale situazione!»

«Esatto, Prediletto! Non possiamo agire altrimenti, se desideriamo salvare la testa. In un certo senso, però, ciò ci permetterà di stare vicini più a lungo e ci consentirà di amarci in quantità maggiore! Ma adesso cerchiamo di darci ad un pasto sostanzioso, poiché sto languendo per la fame. Vedrai che lo preparerò in breve tempo! Peccato che dopo non potremo anche amarci da veri assatanati, come siamo abituati a fare, considerate le tue precarie condizioni, le quali anche oggi sono un tantino schifose!»

«In questo hai proprio ragione, Stiriana. Attualmente il mio stato di salute è ancora così a terra, da non permettermi di farti da valido partner e di soddisfarti come vorresti. Dovrai aver pazienza ancora per pochi giorni, mia cara, fino a quando il mio organismo non avrà recuperato almeno un poco il suo prorompente vigore!»


Lasciando da parte i due amanti tricerchiati, adesso passiamo a conoscere la situazione dei ribelli. Così ci renderemo conto di come stavano evolvendo le cose presso di loro, dopo essersi dati all’ingente sterminio dei settari attraverso le varie strade della città. Il quale, come ci siamo resi conto, doveva servire a spaventare Stiriana e il suo amante, facendoli uscire allo scoperto. Soprattutto il suo scopo era quello di distrarli da ogni loro intervento contro la principessa Rindella, essendo essi convinti che era loro prigioniera. Ebbene, pur seminando cadaveri a non finire per le strade di Dorinda, era andato disatteso l’obiettivo principale della loro missione. Infatti, fino a quel momento, non si era riusciti ad avere tra le mani la donna, che essi avevano incominciato a chiamare megera. Ciò aveva indotto Lucebio, il re Francide, Croscione e Liciut ad avere un ulteriore incontro per aggiornarsi sulla situazione e studiare così una diversa strategia da adottare per giungere a Stiriana e al suo uomo. Di loro quattro, era stato Lucebio ad aprire il discorso. Con un volto abbacchiato, egli ci aveva tenuto a far presente:

«Come possiamo constatare, amici miei, andando avanti ad attuare ciò che Croscione ci aveva proposto, stiamo soltanto disseminando le strade della nostra città di una caterva di cadaveri, i quali sono dei Tricerchiati da noi uccisi. Della perversa megera, però, non siamo riusciti ancora a trovare neppure l’ombra. Per questo, siamo costretti a cambiare strategia, se vogliamo conseguire dei risultati migliori. Chi di voi presenti può proporci un piano alternativo, il quale ci faccia giungere a Stiriana e ci permetta di liberare sollecitamente la principessa Rindella, parli pure, poiché lo ascoltiamo con molto interesse!»

«Secondo me,» aveva affermato Croscione «bisogna proseguire per la strada da me proposta, poiché sono sicuro che molto presto la zia di Polen cadrà nella nostra rete. Se i nostri sforzi insisteranno in questa direzione, si eviterà la perdita di tempo che ci richiederebbe il concepimento di un nuovo piano tattico e strategico. Inoltre, chi di noi ha la certezza che il mio piano non sta funzionando? Esso può aver messo benissimo sul chi va là la megera e il suo amante, fino a sospendere l’immolazione della principessa Rindella. Comunque, resto convinto che il mio piano sta dando i suoi frutti!»

«La penso anch’io come Croscione,» aveva acconsentito il re Francide «dal momento che nessuno di noi ha un piano alternativo a quello suo. Ad ogni modo, potrebbe anche essere vero quanto da lui dichiarato. Ma se qualcuno è contrario al suo piano, può anche dirlo; però egli dovrà essere in grado d’indicarcene un altro valido!»

«Di sicuro io non lo sono, Francide!» gli aveva risposto subito Lucebio «poiché il suo piano attuale non mi soddisfa più. Se non sbaglio, il nostro Liciut vorrebbe lui avanzarci una proposta differente, la quale ci farebbe relegare in soffitta quella attuale di Croscione! Allora, giovanotto, visto che hai alzato la mano, cosa vorresti proporci, in riferimento alla nostra questione? Magari la tua proposta potrebbe essere quella giusta!»

«In verità, illustre Lucebio, come saggiamente hai intuito dopo la mia alzata di mano, una mezza idea ce l’avrei su come prendere in castagna Stiriana e il suo amante Olpun. Ma non so fino a che punto essa potrebbe tornarci utile. Da parte mia, se devo esservi franco, sono molto fiducioso che la mia idea ci farà conseguire un pieno successo!»

«Allora cosa aspetti, Liciut, a palesarcela? Come me, sono in attesa di conoscerla anche il re Francide e Croscione! Dunque, non indugiare oltre e mettiti a parlarcene, senza esitare oltre!»

«Ebbene, avrei pensato di sospendere le uccisioni dei Tricerchiati, i quali oramai sono diventati una quantità esigua per darsi ai loro mensili sacrifici, e d’impiegare il nostro tempo in una mansione diversa. Ossia, dovremmo andare a chiedere in ogni strada di Dorinda se per caso nelle vicinanze abita un uomo pelato, il quale ha un tricerchio dorato tatuato sulla fronte. Una volta arrivati a lui, avremo trovato anche Stiriana. Nella nuova operazione, ad ogni modo, si farebbe a meno delle donne, non essendoci esse più utili nella nostra ricerca. Anzi, le risparmieremmo, sottraendole ad ulteriori enormi fatiche. Allora che ne dite della mia pensata? Spero che essa ottenga anche la vostra approvazione!»

«La tua è senz’altro una brillante idea, Liciut!» gli aveva asserito Lucebio «Perciò sono convinto che essa sarà accolta con favore anche dal re Francide a da Croscione. Quindi, se non mi sono sbagliato circa il loro parere in merito, diamoci dentro già da oggi, mettendoci a chiedere di loro per tutte le strade della città! Sono sicuro che, prima o poi, qualcuno saprà dirci dove essi abitano. Allora anche la principessa Rindella uscirà fuori, non potendo ella essere in un luogo differente dal loro!»

Essendo stati d’accordo anche il sovrano di Actina e l’ex consigliere del re Cotuldo, i ribelli si erano dati ad operare nella medesima giornata. A tale nuovo compito avevano preso parte gli stessi gruppi, che si erano ritrovati a fare le loro ricerche nelle zone che gli erano già state assegnate in precedenza. Stavolta, però, le donne non figuravano in quei gruppi dove esse erano state impiegate prima, visto che non era più indispensabile conoscere la megera di persona. Infatti, una volta che si fosse giunti al suo amante, sarebbe saltata fuori pure lei, facendogli ella una inseparabile compagnia. Ad aver successo nella sua ricerca, dopo un sacco di tentativi fatti nella zona di sua spettanza, era stato il gruppo guidato proprio da Liciut, che era stato l’autore della preziosa proposta. Egli, dopo una ennesima domanda fatta ai residenti di Via della Sicurezza, si era sentito rispondere da un’anziana donna, che vi risiedeva:

«Sono certa che abita in zona, signore, l’uomo a cui ti sei riferito! Egli, però, non vive solo, poiché lo vedo uscire dalla sua casa e farvi ritorno insieme con una donna di mezza età. Probabilmente ella sarà la sua compagna, se proprio non è la sua consorte. Ma potrei sapere perché lo state cercando in tanti, se non sono indiscreta?»

«Secondo alcune voci, brava donna, egli è un rapitore di bambini. Dopo egli e la sua compagna li sacrificano al loro dio, il quale è una divinità fittizia. Essi, cioè, se lo sono inventato, appunto per soddisfare la loro grande sete di sangue, facendoci andare di mezzo dei poveri innocenti bambini! Ti sembra giusta una cosa del genere?»

«Che miscredenti sanguinari! I delinquenti assassini davvero si meritano di essere decapitati! Speriamo che ciò avvenga al più presto! Così si porrà fine alla loro grande follia!»

«Gentile signora, li cerchiamo appunto per vendicare i tanti bambini, se lo vuoi sapere! Ma se prima non ci dici qual è la loro esatta abitazione, non possiamo eseguire tale condanna nei loro confronti. Perciò ce la puoi indicare con maggiore precisione!»

«Andando avanti di una cinquantina di metri, giovanotto,» si era offerta l'abitante del luogo «incontrerete sulla vostra sinistra un vicoletto cieco. Ebbene, l’unica casa che vi troverete è esattamente la loro. Vi raccomando di non farveli sfuggire e puniteli a dovere, quei delinquenti, poiché lo vuole Matarum, l'unico dio buono e giusto!»

«Certo che li puniremo, donna devota, siccome siamo qui apposta per farlo! Quelli che inveiscono contro bambini innocenti non sono degni di restare al mondo, per cui vanno eliminati senza alcuna misericordia. È una promessa che ti facciamo e che manterremo senza meno! Vedrai che tra poco te ne renderai conto da te stessa!»

Alcuni minuti dopo, Liciut e gli altri del gruppo si trovavano già davanti all’uscio di casa, alla quale aveva fatto accenno la donna che avevano appena lasciata. Allora l’ex Tricerchiato aveva bussato alla porta in maniera energica ed insistente; ma senza ricevere dall’interno risposta da chi vi abitava. Difatti le persone, le quali vi stavano rintanate, volevano far credere che nell’abitazione non ci fosse nessuno. Ma le aveva tradite il profumo di pollo arrosto, il quale giungeva fragrante da dentro casa, attraverso lo spazio esistente tra il pavimento e lo zoccolo dell’uscio, che era ad una sola imposta. A tale atteggiamento dei padroni di casa, che era risultato sgradito a quelli che si attendevano il contrario dalla loro bussata, poco dopo Liciut si era dato a gridare:

«Ehi, voi di casa, non v’illudete di riuscire ad ingannarci con il vostro silenzio, facendoci credere che non siete in casa! Se siete di questa idea, sappiate che il pollo da voi messo ad arrostire sulla graticola ci sta persuadendo del contrario! Perciò, se entro pochi secondi non vedremo aprirsi la porta, saremo noi a buttarla giù con la forza!»

Alle grida minacciose di Liciut, era stata scorta la porta di casa aprirsi lentamente. Da essa, poco dopo, era stata vista affacciarsi Stiriana. Allora ella, scorgendo il vice del loro maestro d’armi, era rimasta di stucco, non sapendo come interpretare la sua presenza davanti all’abitazione del Prediletto. Egli, infatti, era insieme con un gruppo di uomini che non erano Tricerchiati, non avendo essi il tricerchio sulla fronte. Ma poi, facendosi coraggio, la megera, un po’ esitante, gli aveva parlato così:

«Ah, sei tu, Liciut? Non lo avrei mai immaginato! Perché mai Ernos non è con te, ma ti fai accompagnare da tanti uomini infedeli? Vuoi essere così cortese, da riferirmi cosa sta succedendo qui fuori? Magari mi dirai anche come ci hai rintracciati!»

In quel momento, era venuto fuori anche il suo calvo amante. Egli subito dopo, mostrando un atteggiamento altero, si era allontanato dalla porta di un paio di metri, venendo imitato dalla sua compagna in tale movimento. Così entrambi si erano messi frontalmente al gruppo dei ribelli. Ma il Prediletto, ancor prima che il loro Votato alla Morte rispondesse alla sua donna, dandosi delle arie, era intervenuto ad esclamargli:

«Anch’io, Liciut, vorrei avere le risposte alle domande che ti ha rivolto Stiriana. Esse interessano pure me! Perciò, come capo della setta, ti ordino di cantare!»

«Allora comincio dall’ultima, autentici malfattori! Se non lo sapete, usando la lingua, si arriva in ogni luogo. Noi l’abbiamo adoperata, chiedendo a tutti della tua grossa coccia pelata, la quale aveva sulla fronte un bel tricerchio dorato. Così alla fine siamo giunti fino a voi! Riguardo ad Ernos, egli ha fatto la fine che si meritava per mano del re Francide, il quale lo ha battuto senza alcuna difficoltà. Gli uomini, che mi accompagnano, sono ribelli messi a mia disposizione dal saggio Lucebio, appunto per ricercarvi in tutta la città.»

«Adesso che ci avete raggiunti, Liciut,» aveva chiesto il Prediletto «cosa intendete fare di noi? Avete ricevuto dal vostro capo l’ordine di ucciderci oppure di condurci solo da lui, per il momento?»

«Per ora, Olpun, il nostro compito è quello di obbligarvi a rivelarci il luogo dove tenete nascosta la principessa Rindella. Se collaborate, dicendoci dov'ella si trova, può darsi che dopo avrete salva la vita. Altrimenti potete già considerarvi morti, come da ordini ricevuti dal grande Lucebio. Allora siete disposti ad offrirci la vostra collaborazione?»

«Possibile, Liciut, che non ve lo abbiano ancora detto? Eppure credevamo che essi già avessero liberato la principessa, in quanto futura sposa del re Francide! Ma forse tu non sei ancora venuto a conoscenza della sua liberazione, da parte nostra!»

«Vuoi essere più chiaro, Olpun, e dirmi a chi avete consegnato la figlia del re Cloronte, per cui ella non è più nelle vostre mani? Sto aspettando che tu me lo riveli!»

«Se ciò servirà a salvarmi la vita, Liciut, te lo dico immediatamente. Dopo, però, dovrai mantenere la parola che mi hai data! Allora ci garantisci che in seguito non ci ucciderai?»

Ma prima che dalla bocca del Prediletto uscisse la verità sulla principessa Rindella, la sua amante lo aveva invitato a piegarsi un poco verso di lei, poiché aveva qualcosa da sussurrargli nell’orecchio. Di lì a poco, avendole dato retta, egli se ne restava chinato, in attesa di ricevere nel proprio padiglione auricolare le sue parole. Allora ella, mentre teneva attaccate le proprie labbra al suo orecchio, al fine di distrarlo, anziché darsi a parlargli, all’improvviso aveva estratto un trinciante da una delle profonde sacche del camice che indossava. Poi, cogliendo tutti di sorpresa, in un attimo lo aveva usato per squarciare la gola al suo uomo con un taglio netto. Olpun, mentre il sangue gli usciva a fiotti dalla profonda ferita, aveva cominciato ad agitarsi paurosamente, emettendo dei suoni vocali indecifrabili e penosi. Infine lo si era visto cadere per terra ansimante e moribondo. Anzi, nonostante il suo grave stato, era sembrato che egli avesse voluto biascicare qualcosa, ma era stato inutile.

A quel suo palese atteggiamento, Liciut, dimentico della presenza di Stiriana che era ancora armata, si era abbassato su di lui, convinto che il Prediletto volesse rivelargli qualcosa, che riguardava la principessa Rindella. All'istante allora la megera aveva voluto approfittare della sua posizione per colpirlo a tradimento nella regione dorsale e farla finita anche con lui. Il ribelle Afun, però, era stato più lesto di lei ad intervenire, infilzandola con la sua spada, per cui entrambi gli amanti erano morti nello stesso momento. Ovviamente, se da una parte l’ex Tricerchiato aveva gioito, per avere evitato di essere ammazzato da Stiriana; dall’altra, egli si era mortificato parecchio, poiché nessuno più avrebbe potuto cavarle di bocca con la forza ciò che l’amante stava per rivelare loro. Della qual cosa avrebbero sofferto immensamente Lucebio e il re Francide, poiché entrambi non si sarebbero dati pace per l’accaduto, per il semplice fatto che esso era venuto a precludere la salvezza della principessa Rindella.