410-STIRIANA CONSEGNA RINDELLA AI SOLDATI DEL RE COTULDO
Perché mai l'amante del Prediletto, mentre si recava allo stabile di via della Segretezza, allo scopo di permettere alla principessa Rindella di sfamarsi e di dissetarsi, lungo il suo percorso aveva incontrato tanti loro adepti ammazzati sull'acciottolato? Senz'altro il lettore conosce già la risposta, per avere ascoltato la discussione che c'era stata in precedenza tra Lucebio, il re Francide, Croscione e Liciut presso l'alloggio del primo di loro. Ma egli intende sapere quando e perché i ribelli avevano deciso di attuare un provvedimento del genere, anche se considerato ignobile. Inoltre, si starà domandando come mai le uccisioni dei Tricerchiati non erano avvenute all'interno delle loro abitazioni, visto che da tempo esse erano note ai ribelli. Essendogli poi a cuore la vita di Solcio, di Zipro e di Polen, soprattutto vorrà pure apprendere in che modo si stava evolvendo il loro stato di salute. Ebbene, per avere le risposte alle sue tante domande, ci basterà ritornare indietro nel nostro racconto e ricollegarci al re Francide e a Liciut, che si era offerto di accompagnarlo. Seguendoli nei loro movimenti, dopo avere abbandonato il campo dei ribelli, verremo a conoscenza di ogni cosa che ci interessa sapere e ci metteremo anche l'animo in pace.
Una volta che si erano congedati da Lucebio e da Croscione, il sovrano di Actina e l'ex Tricerchiato avevano fatto ritorno al palazzo di Sosimo. In quel luogo, accompagnati dal padrone di casa, prima di ogni altra cosa, erano andati a fare visita ai tre giovani feriti. Nel locale, dove erano stati sistemati i loro letti, avevano trovato anche Madissa, la quale si era determinata a prendersi cura di loro con grande amorevolezza. Nonostante essi giacessero immobili e senza aprire bocca, a parte qualche loro fievole lamento, la donna lo stesso si dedicava ai giovani con ammirevole premura. Nel vederlo entrare, ella, un po' timorosa, si era affrettata a dichiarare al sovrano:
«Per fortuna, re Francide, le cose procedono molto bene per i tre valorosi amici. In nessuno di loro, c'è stata la ripresa dell'emorragia; né si è registrato un rialzo termico. L'unguento da te spalmato sulle loro ferite, a quanto pare, si è dimostrato davvero miracoloso. Esso, avendo delle proprietà emostatiche ed antisettiche, come tu ci hai messo al corrente, sta accelerando la loro guarigione. Che il dio Matarum li protegga e li faccia guarire prima possibile!»
«Sono sicuro che tutti e tre si rimetteranno in sesto abbastanza presto, Madissa, considerato il loro andamento che promette bene. Speriamo che pure a favore della mia Rindella si abbia una svolta positiva, come sta avvenendo per loro tre! Che la nostra massima divinità dell'Edelcadia lo voglia e contribuisca alla sua liberazione!»
«A proposito della mia principessa, sovrano di Actina, si è saputo dove i Tricerchiati la tengono nascosta? Oppure siete ancora in alto mare, a tale riguardo? Ma che domanda sciocca ti ho fatto! Se ne foste stati già al corrente, non stavate mica qui a perdere tempo! Non è forse vero che è così? Ti chiedo di perdonarmi, nobile re Francide, poiché mi sento perduta, senza avere notizie della mia carissima Rindella!»
«Purtroppo, Madissa, in merito alla mia futura consorte, non sappiamo ancora dove sbattere la testa. Ci risulta difficile perfino avere il più vago indizio di lei o trovare almeno qualche piccola traccia, la quale possa ricondurci a lei! Stiriana e il suo amante sono abbastanza furbi e sanno come agire, sia per nascondersi a noi sia per non farcela rintracciare in qualche modo. Per la quale ragione, ogni ora che trascorre mette sempre più a rischio l'incolumità fisica di Rindella, essendo vicina la notte di luna piena! Essa è quella in cui la setta sacrifica le proprie vittime al fantomatico dio Kursut ed io non voglio che ciò accada alla mia amata! Ma con nostra immensa disperazione, noi tutti continuiamo a dimostrarci impotenti a fermare i Tricerchiati!»
«Non puoi permettere, benefico dio Matarum, questo misfatto, da parte dei settari!» Madissa si era rivolta spaventata alla somma divinità edelcadica «Consentici di salvare la principessa Rindella, prima che le possa accadere il massimo male! Ad ogni costo, tu dovrai intervenire a darci una mano, se proprio non vuoi farci disperare!»
«Se lo vuoi sapere, Madissa, adesso le nostre deboli speranze sono appese all'iniziativa di Croscione, che abbiamo dovuto mettere in atto, nonostante il tuo Lucebio ed io l'abbiamo accettata a malincuore, essendo stati contrari ad essa fino all'ultimo!»
«Cosa vi ha consigliato il cieco Croscione, re Francide, a cui tu e il mio uomo, sebbene foste contrari, alla fine lo stesso non vi siete opposti? Avete forse acconsentito, solo perché c'era di mezzo la salvezza della principessa Rindella? Se non ti dispiace, vorrei saperlo!»
«Stiamo ammazzando un sacco di Tricerchiati, a mano a mano che li incontriamo per le strade di Dorinda. Vuoi conoscerne lo scopo? Con tanti morti ammazzati, intendiamo procurare spavento a Stiriana e al suo amante, il quale è il capo della setta religiosa. Così, presi dal timore, soprattutto perché il loro difensore Ernos non darà più notizie di sé, essendo stato ucciso da me, eviteranno il nuovo sacrificio al loro dio, il quale è previsto nella prossima notte di plenilunio. Anche perché non ci va di aspettare fino a quella notte per andare a liberarla al tempio, dove dovrebbero portarla per il sacrificio. Ecco: questa è la novità!»
«Secondo me, sovrano di Actina, Croscione potrebbe avere ragione, per cui avete fatto bene a dargli ascolto. Nel frattempo, però, anche voi dovete darvi da fare a più non posso, senza mai sospendere le ricerche! Secondo me, per giungere alla mia Rindella, bisogna prima cercare di individuare per strada Stiriana e il compagno, per poi pedinarli a lungo di nascosto. Infatti, soltanto così i due infami individui, ignari del vostro pedinamento, potranno condurvi nel covo dove la tengono segregata. Oppure credi che mi sbagli, pensandola in questo modo?»
«Mica è facile, Madissa, ottenere quanto suggerisci, anche perché siamo privi del prezioso aiuto che potrebbe derivarci soltanto da Solcio, da Zipro e da Polen, essendo gli unici a conoscere Stiriana, oltre a me e a Liciut. Ma il solo ex Tricerchiato può fare ben poco nel cercarla in tutta Dorinda. Occorre escogitare invece un ripiego, il quale la faccia uscire allo scoperto insieme con il suo malvagio compagno, senza troppa fatica da parte nostra. Speriamo che ci riuscirà facile trovarlo! Comunque, tentare non nuoce!»
«Hai dimenticato, sovrano della Città Santa, che avete il mio Lucebio dalla vostra parte? Ti suggerisco di rivolgerti a lui, potendo egli risolvervi facilmente il problema. Inoltre, voglio ricordarti che ci sono anche Fusso e suo cognato a conoscere bene Stiriana. Sono sicura che entrambi vi darebbero una mano volentieri. I Tricerchiati hanno ucciso la figlia del maniscalco, Erusia, la cui morte ha trascinato nella tomba anche la madre Attunia, essendo già molto inferma. Comunque, l'iniziativa dell'ex consigliere del re Cotuldo dovrebbe già dare i suoi frutti in breve tempo, costringendola prima o poi a tradirsi!»
«In un certo senso, Madissa, dovrebbe essere come tu hai osservato. Quanto a Fusso, però, egli potrebbe non sentirsela di aiutarci, essendo ancora fresco lo strazio che si ritrova a gestire. Ad ogni modo, non ti sbagli ad affermare che da Lucebio potrà derivarci il necessario aiuto per sbrogliare la nostra attuale complicata matassa, della quale non riusciamo ancora a trovare il bandolo. Ti prometto che dopo pranzo mi recherò di nuovo dal tuo uomo con Liciut e gli sottoporrò il nostro attuale problema. Il quale, come noi due sappiamo molto bene, sta tantissimo a cuore pure a lui!»
Il giovane sovrano di Actina aveva appena finito di parlare, quando era stato udito un filo di voce non decifrabile, che proveniva dal letto di Zipro. Allora il sovrano actinese e gli altri immantinente avevano raggiunto il capezzale del giovane. Essi volevano accertarsi che egli davvero aveva tentato di parlare, magari esprimendosi con flebili parole, le quali potevano risultate incomprensibili ai presenti. Difatti il figlio della defunta Feura, non appena si era visto circondato da tanti volti familiari, si era sforzato di fare del suo meglio per attrarre la loro attenzione e farsi ascoltare a qualunque costo dal suo ex maestro di armi e di arti marziali. Allora, a gran fatica e con una vocina sommessa, raggiante di gioia, egli gli si era espresso con queste parole:
«Re Francide, sono contento di rivederti; ma non voglio trattenerti a lungo, siccome la principessa Rindella attende di essere liberata al più presto. Peccato che io non possa offrirti la mia collaborazione in un momento così difficile per te, poiché te l'avrei data con tutto il piacere! Un consiglio, però, te lo posso dare: in questa triste vicenda, fatti guidare da Lucebio, il cui aiuto potrà esserti molto utile! Prima che tu ti allontani, voglio ringraziarti, per non aver permesso ad Ernos di finire me e i miei amici. È stata Madissa a riferirmelo, quando, pur potendo ascoltarla, non riuscivo a risponderle.»
«Non preoccuparti, Zipro: ho fatto solo il mio dovere! Ma adesso cerca di rimetterti presto in sesto, se vuoi aiutarmi a scovare la responsabile dell'assassinio di tua madre, cioè la perfida Stiriana. A questo punto, fammi ritornare senz'altro indugio da Lucebio, dovendo concertare insieme con lui la strage dei Tricerchiati. Essa dovrà avvenire prima possibile, se vogliamo costringere la megera a commettere dei passi falsi e a scoprirsi finalmente. Lasciandoti, Zipro, ti dico: Stammi bene e arrivederci a dopo!»
Il re Francide, in compagnia di Liciut, senza perdere tempo, aveva lasciato la stanza dei giovani feriti, volendo raggiungere molto presto l'altopiano dei ribelli. Ma prima di lasciare il palazzo, si era incontrato con il padrone di casa. Giustamente, l'amico di Lucebio gli aveva fatto presente che, siccome mancava poco a mezzogiorno, era meglio restare a pranzo nella sua casa insieme con Madissa, la qual cosa lo avrebbe anche onorato. Allora il sovrano di Actina, ripensando al fatto che sarebbe giunto presso Lucebio a pranzo terminato, aveva accettato l'invito. Invece Liciut, per suo espresso desiderio, aveva voluto pranzare presso i suoi amici feriti, dove gli erano state portate le varie pietanze e il vino. Allora egli ne aveva approfittato per raccontare a Zipro, il quale ne era stato felicissimo, quanto era avvenuto nel palazzo, dopo il provvidenziale arrivo del suo ex maestro d'armi, che li aveva anche salvati.
A pranzo avvenuto, il sovrano di Actina, sempre accompagnato dall'ex Tricerchiato, era volato presso il campo dei ribelli. In quel luogo, dopo essersi incontrato con le due persone anziane, le quali erano Lucebio e Croscione, aveva iniziato a parlare ad entrambi così:
«Amici, avendoci riflettuto bene, occorre evitare perdere ancora del tempo, mettendo subito in opera la proposta di Croscione. Solo incutendo in Stiriana il massimo terrore, riusciremo a farla uscire dal suo covo e la obbligheremo a rendersi reperibile. Così dopo potremo pedinarla e farci condurre dalla mia Rindella, dal momento che sarà difficile costringerla con la forza a palesarci il posto dove la tengono segregata. Naturalmente, occorreranno molte più persone che siano in grado di individuarla, poiché io e Liciut da soli non bastiamo a fare il lavoro della sua identificazione in città. Perciò, nelle nostre capillari ricerche, occorre che ci affianchino tutte quelle persone, maschi o femmine che siano, le quali conoscono Stiriana, per avere avuto a che fare in passato con lei in un modo qualsiasi. Così ciascuna, insieme ad una decina di ribelli, ispezionerà la zona cittadina ad essa assegnata, battendola senza sosta e tenendo gli occhi bene aperti. In pari tempo, procederemo in grande stile all'eliminazione fisica di tutti i Tricerchiati che incontreremo in città, seminando nelle sue strade numerosi morti.»
«Se è questo che vuoi, Francide,» aveva acconsentito Lucebio «ci mobiliteremo in tal senso già da domani. Perciò, nella parte restante della giornata, ci daremo a formare i gruppi che dovranno mettersi alla ricerca di Stiriana e darsi ad uccidere tutti i Tricerchiati che incontreranno per strada. Allo scopo di svolgere un lavoro meno stressante e più scrupoloso, speriamo di disporre di più gruppi possibili. In questo modo consentiremo ad ognuno di loro di controllare un'area della città meno vasta. Ma tutto dipenderà dal numero di persone che saremo in grado di trovare tra i ribelli, le quali hanno già avuto in passato un rapporto stretto oppure superficiale con la nostra temibile strega.»
«Ecco: questo è parlare saggio!» aveva esclamato Croscione «Finalmente ci si muove nella giusta direzione! Ma adesso tocca a te, mio caro Lucebio, individuare le altre persone che abbiano avuto a che fare con Stiriana negli anni scorsi, fatta eccezione dei nostri tre giovani feriti, dell'aiuto dei quali, per causa di forza maggiore, dovremo fare a meno!»
«In cima alla lista, abbiamo senz'altro Liciut e Fusso.» Lucebio aveva cominciato a riferirsi a loro «Poi segue il cognato di quest'ultimo, che è Bulco, il quale, con il proprio carro, aiutò Stiriana a traslocare. Infine ci sarebbero le donne che prestano servizio nella casa del mio amico Sosimo. Mi riferisco alla governante Ruska e alle lavandaie che hanno avuto a che fare con lei, anche se per poche ore, il cui numero mi è del tutto ignoto. Inoltre, ammesso che se la senta, non mi opporrò alla mia Madissa, nel caso che ella volesse prendere parte alle serrate ricerche!»
«Ebbene,» aveva concluso il sovrano di Actina «se queste sono le persone, delle quali possiamo validamente avvalerci per individuare senza errori Stiriana per le strade di Dorinda, bisogna affrettarci a formare i vari gruppi che dovranno dedicarsi alle ricerche. In un secondo momento, assegneremo a ciascuno di loro la zona in cui dovrà effettuare la propria opera di avvistamento e di ammazzamenti.»
Essendo risultate nove le lavandaie a servizio di Sosimo che si ricordavano di Stiriana ed essendosi offerta anche Madissa in quel faticoso compito, alla fine si erano potuti formare quattordici gruppi di ribelli, ciascuno formato da sette persone, compresa quella che conosceva la ricercata. Quest'ultima, però, avrebbe dovuto precedere i restanti componenti del gruppo di una decina di metri e il suo compito sarebbe stato quello di intercettare la donna nell'incessante andirivieni di gente. Invece quelli che la seguivano, i quali comprendevano sia ribelli che soldati actinesi, avrebbero dovuto fare piazza pulita dei Tricerchiati che avrebbero incontrati, seminando le strade di decine di morti ammazzati.
Come possiamo renderci conto, erano novantotto le persone che venivano impiegate nell'importante missione, delle quali quattordici avevano il compito di scovare la malvagia zia di Polen tra il viavai della gente. Invece le altre ottantaquattro erano intente ad ammazzare i Tricerchiati in cui si imbattevano. Ciò, almeno fino a quando Stiriana non fosse stata intercettata, immobilizzata, prelevata e condotta nella casa di Polen, che ora era disabitata. In essa l'avrebbero costretta a farsi rivelare il luogo dove veniva tenuta prigioniera la principessa Rindella. Eseguendosi poi le ricerche senza sosta nelle varie contrade cittadine, a volte capitava anche di prendere un abbaglio, da parte di qualche lavandaia di Sosimo. In quel caso, però, dopo essere stato chiarito ogni equivoco, all'istante si procedeva sul posto a chiedere scusa alla donna, che era stata scambiata con la loro ricercata e fermata erroneamente.
Già dal primo giorno di strenue ricerche, i Tricerchiati uccisi dai ribelli erano stati ingenti, siccome in ogni zona della città li si vedevano stramazzare al suolo senza un motivo apparente, non presentando essi ferite da taglio in nessuna parte del loro corpo. Per la qual cosa, alcuni avevano perfino sospettato che in Dorinda si stesse diffondendo qualche epidemia, la cui patogenesi si presentava completamente sconosciuta. Allora essi, anziché avvicinarsi ai loro corpi privi di vita, allo scopo di rendersi conto della causa che aveva provocato la loro morte, giustamente avevano iniziato a starne lontani il più possibile, per paura di venirne contagiati. Insomma, era quasi incominciata a dilagare in città la psicosi del contagio, la quale rendeva la totalità dei Dorindani nervosi e preoccupati al massimo, a causa del pernicioso evento. In seguito, però, l'intervento dei soldati era riuscito a liberare la popolazione dall'ossessione di una pandemia in atto. Essi, infatti, subito avevano fatto esaminare alcuni cadaveri prelevati dalla strada dai medici di corte. Allora gli illustri luminari di medicina si erano resi conto che si trattava di un semplice avvelenamento. Il quale veniva provocato con un punteruolo intriso di curaro nei soli appartenenti alla setta dei Tricerchiati, ovviamente da parte di persone del tutto ignote.
A questo punto, narrati i fatti antecedenti, ci conviene ritornare ancora a Stiriana, al fine di seguire ogni suo passo, dall'istante in cui ella aveva lasciato il suo amante Olpun, a causa dei motivi che ci sono noti. In tal modo, riusciremo a comprenderci qualcosa sulle sue vere intenzioni e a conoscere le sue prossime mosse facili da prevedere.
Dopo avere abbandonato l'amato Prediletto ed essersi allontanata dalla sua dimora, la donna, indossando il solito abbigliamento che le nascondeva in parte il volto, si era data a muoversi a piedi, percorrendo varie strade di Dorinda. Ella, mentre avanzava con buona andatura e con fare circospetto, stava attenta che nessuno la seguisse nei suoi movimenti. Per la quale ragione, ogni volta che aveva qualche sospetto del genere, anche se poi si rivelava falso, Stiriana, ricorrendo a vari espedienti, cercava di seminarlo. Comunque, per il momento, era sua intenzione raggiungere la principessa Rindella nello stabile dove ella era tenuta prigioniera per ammazzarla. Ciò, perché le era sfumato l'agognato progetto di vederla prima stuprata dai propri amici e poi martoriata con l'inumano sacrificio. Per questo vi si dirigeva con furia omicida e desiderosa di compiervi la sua tremenda vendetta.
La donna, mentre vi si conduceva, temeva di essere avvistata dal nipote e da Zipro, poiché era sicura che essi gliel'avrebbero fatta pagare salatamente e le avrebbero mandato a monte il suo intento di vendicarsi. Le tre ignobili morti dei loro genitori erano ancora fresche, perché essi potessero dimenticarle e rinunciare ai loro fermi propositi di vendetta. Continuando per la sua strada, intanto che si faceva sommergere da una valanga di riflessioni, a un certo punto, la maligna Stiriana aveva voluto cambiare il suo piano progettato nei confronti dell'ultimogenita figlia dell'ex re Cloronte. Perciò non ci sarebbe stato più alcun assassinio della principessa da parte sua, siccome esso non l'avrebbe appagata appieno. Uccidere Rindella, senza assegnarle una sofferenza a lunga scadenza, significava togliere a sé stessa un gusto e un godimento duraturi. Al contrario, ella desiderava ricordarla per un tempo interminabile, gioendo del suo patimento in atto. Solo in quel modo, la sua vendetta sarebbe stata piena ed avrebbe appagato il suo animo implacabile.
Secondo l'astiosa megera, un evento del genere ci sarebbe potuto essere, qualora la principessa Rindella fosse stata consegnata al re Cotuldo. Così ci avrebbe pensato lui a trattarla nella maniera più sconveniente esistente e a decretare per lei una fine uguale a quella dei suoi genitori. Chi, più del monarca di Dorinda, poteva riservare alla ragazza il peggiore trattamento possibile? Perciò, alla luce delle sue nuove considerazioni, le conveniva fare arrestare Rindella dai soldati del re Cotuldo, senza perdere un attimo di tempo. Dopo, ammesso che non fosse finita prima nella rete spionistica dei ribelli che la ricercavano in ogni angolo di Dorinda, ella sarebbe emigrata a Terdiba, nella quale città avrebbe trascorso il resto della sua vita.
Alla fine, essendosi convinta che quello era l'unico modo di arrecare il male peggiore alla figlia del re Cloronte, la scaltra Stiriana aveva interrotto il suo cammino, quello che la stava portando direttamente dalla principessa Rindella. Poi, rifatto parte del tragitto già da lei percorso, aveva intrapreso la strada diretta alla reggia e vi si era condotta dritto filato. Mentre si affrettava a raggiungerla, ella aveva continuato a prendere le precauzioni già usate le altre volte. Infatti, intendeva evitare di farsi riconoscere dalle persone che in passato, per una qualsiasi ragione, avevano avuto a che fare con lei. Giunta così al corpo di guardia della reggia, l'amante del Prediletto, ammesso che lo fosse ancora, si era rivolta a Morchio, il capo delle guardie. Il gendarme, vedendosela apparire di nuovo, si era meravigliato del ritorno della donna alla reggia dopo brevissimo tempo. Perciò, prima che fosse lei a giustificare la sua nuova andata in quel luogo, mostrandosi molto contento della sua inattesa presenza, le aveva esclamato:
«Questa sì che è una bella sorpresa, Stiriana! La tua apparizione è stata per me come l'uscita del sole da dietro uno strato di nuvole! Mi dici perché sei ancora qui? Ci porti forse delle ottime notizie sul conto di tuo cugino, il quale ha continuato a non farsi rivedere?»
«Magari fosse così, simpatico Morchio! Comunque, grazie per la tua calda accoglienza! Adesso, se non ti dispiace, avrei bisogno di parlare con il tuo diretto superiore, poiché ho da comunicargli delle interessanti notizie. Sono sicura che esse ben presto ti procureranno un po' di lavoro, per cui tu e tutti i tuoi subalterni smetterete di fare i poltroni e i cialtroni in questo posto. Per cortesia, non volermene, se ti parlo sinceramente!»
«Invece mi hai dato una bella notizia, cugina di Ernos. Così ci permetterai di stare un po' in movimento, privi di questa noia opprimente, la quale spesso ci prende durante il nostro lavoro. Ma poi ne sei certa che l'eccellente Gerud, dopo averti ascoltata, mi darà l'incarico da te ventilato? Se lo farà, vuol dire che davvero hai da riferirgli cose di estrema importanza! Perché non accenni anche a me qualcosina in merito, grata del generoso complimento che ti ho fatto poco fa? Su, accontentami, mia cara, per favore!»
«Invece non è possibile, Morchio. La notizia che vado a dare al tuo superiore, se lo vuoi sapere, è straordinaria al massimo. Per cui è a lui soltanto che devo trasmetterla, prima di ogni altra persona, non essendomi permesso di arrivare in presenza del sovrano. Adesso comprendi perché non posso accontentarti nel modo più assoluto?»
«Certo che ti capisco, Stiriana! Perciò ti chiedo scusa di essermi arrogato il diritto di venire messo a conoscenza di fatti che non mi competono. A tale proposito, mi faresti un grande piacere, se tu non facessi parola con il mio superiore della richiesta che ti ho fatto sottobanco! Tu lo sai, come sono fatti questi benedetti superiori!»
«Non c'era bisogno che tu me ne facessi richiesta, Morchio, dal momento che so come comportarmi in certe situazioni! Devi sapere che non aprirei mai discorsi, che dopo potrebbero far trovare in difficoltà altre persone. Specialmente se esse risultassero dei miei simpatici amici, come te! Adesso che ti ho chiarito ogni cosa, posso andare.»
Quando poi si era congedata da Morchio e si era presentata nell'ufficio del consigliere del sovrano, costui, senza meravigliarsene, si era affrettato a domandarle:
«Mi porti forse notizie di tuo cugino, Stiriana? Allora mi dici che fine ha fatto Ernos, visto che ha smesso di presentarsi al suo lavoro, senza dare neppure notizia di sé? Se lo vuoi sapere, sono disposto ad attendere il suo rientro per altri due giorni. Trascorsi i quali, mio malgrado, sarò costretto a nominare un altro mio vice!»
«Egregio Gerud, anch'io non sono riuscita ad avere alcuna notizia di lui, siccome non l'ho trovato in casa sua e presso i suoi amici. Probabilmente, sarà stato ucciso da qualcuno, che si è dimostrato più in gamba di lui, se non ha lasciato traccia di sé in nessuna parte della nostra città. Per questo ci conviene considerarlo ormai morto!»
«Come fai, Stiriana, a parlare così di tuo cugino, il quale era anche un ottimo elemento?! Ammesso pure che egli sia rimasto vittima di una disgrazia, avresti il coraggio di metterci una pietra sopra e di dimenticarlo dall'oggi al domani? Al posto tuo, io penserei a lungo a lui e, almeno per un certo tempo, vivrei nella tristezza!»
«Io non la penso in modo diverso, comandante delle guardie reali! Il mio è stato soltanto un modo di dire, esclusivamente per invitarti a cambiare argomento, siccome ho da riferirti cose ben più preziose della morte di mio cugino! Adesso comprendi il mio strano comportamento di un momento fa? Perciò desidero la tua massima attenzione!»
«Davvero dici, cugina di Ernos? Allora mi fai la cortesia di parlarmi delle novità che hai da darmi, di grazia? Voglio proprio vedere se veramente esse meritano tutta la mia considerazione, alla quale hai fatto accenno! Perciò comincia pure a raccontare ciò che hai da dirmi!»
«Quattro giorni fa, mio cugino volle mettermi a conoscenza di un suo segreto. Poiché la sua setta era riuscita a rapire ai ribelli la figlia dell'ex re Cloronte, provvisoriamente la tenevano nascosta in uno stabile, il quale era situato in Via della Segretezza. Anzi, mi condusse perfino con lui sul luogo per farmelo conoscere. Avvenuta la conoscenza di tale edificio da parte mia, egli mi palesò che stava per avventurarsi in una missione molto rischiosa, a partire dal giorno successivo. In quella stessa circostanza, mi raccomandò che, se in capo a tre giorni non avesse dato notizie di sé, avrei dovuto metterti al corrente di ogni cosa. Dopo avermi rivelato quelle cose delicate, mio cugino Ernos mi consegnò la chiave della sua porta di ingresso, che è questa.»
«Se sono veritiere le cose che mi hai comunicate, Stiriana, hai perfettamente ragione a stimarle di grande rilevanza per il nostro sovrano. Comunque, prima che ne informi il mio re, voglio mettere al sicuro la principessa nelle nostre carceri, facendola prelevare da un gruppo dei nostri soldati. Ma sarai tu ad accompagnarli sul posto e ad indicargli lo stabile dove è tenuta segregata la principessa. Tra poco darò a Morchio l'incarico di eseguire il suo arresto nel luogo che mi hai segnalato!»
Più tardi, i gendarmi di Morchio, guidati dal loro superiore ed accompagnati da Stiriana, erano già diretti a spron battuto verso l'abitazione dove stava legata e rinchiusa la principessa Rindella. Essi vi andavano ad arrestare colei che era stata denunciata come figlia dell'ex re Cloronte dalla malvagia zia di Polen. La quale si era anche assunto il compito di accompagnarceli personalmente. Raggiunto infine lo stabile, l'amante del Prediletto ne aveva anche aperto la porta di ingresso ai soldati da lei guidati, i quali vi si erano subito introdotti senza esitazione. Così, all'interno del malsano ambiente, essi avevano trovato la ragazza, a cui erano stati legati mani e piedi, la quale appariva visibilmente provata. Alla sua vista, Morchio aveva ordinato ai cinquanta uomini al suo comando di liberarla dai legacci e di condurla con loro nelle carceri di Dorinda. Allora, all'ordine dell'autorevole gendarme, la principessa Rindella, scorgendo al suo fianco la perfida Stiriana, si era rivolta a colui che lo aveva emesso, dandosi a gridargli:
«Hai fatto bene a comandare ai tuoi gendarmi di slegarmi, ma hai sbagliato ad impartire loro l'ordine di arresto nei miei confronti! La donna perversa che ti sta accanto, lei sì che si merita la galera per sequestro di persona a mio danno! Vi avverto che voi state per commettere un madornale errore. Perciò, se in seguito non volete pentirvene, dopo avermi slegata, permettetemi anche di andarmene per i fatti miei! Essendo innocente, voi non avete alcun diritto di incarcerarmi!»
«Credi che ignoriamo chi tu sia, principessa? Il mio diretto superiore mi ha già messo al corrente della tua vera identità. Egli ne è venuto a conoscenza, grazie alla qui presente Stiriana, la quale è stata anche così gentile da accompagnarci da te. Per tale motivo, è inutile ogni tuo intento di spingerci a lasciarti libera! Inoltre, eseguo soltanto un ordine che ho ricevuto dal mio superiore Gerud, per cui non ho alcuna facoltà di liberarti, anche se lo volessi. Adesso capisci, dolce fanciulla, che dovrò arrestarti, anche se mi dispiace moltissimo?»
«Se invece ella vi avesse mentito, al fine di rovinarmi l'esistenza, come appunto è stato? A questa evenienza non avete pensato? Si vede che non conoscete per niente questa arpia!»
«Perché mai la nostra simpatica Stiriana avrebbe dovuto farlo? Solo per il gusto di recare della sofferenza ad una ragazza innocente? Non posso assolutamente crederci!»
«Lo sta facendo per vendetta, capo dei gendarmi. Ella lo sa benissimo che è come ti sto dicendo!»
«Perché Stiriana avrebbe dovuto vendicarsi di te, principessa? Cosa le avresti fatto, per indurla ad un'azione simile nei tuoi confronti? Vorresti tu spiegarmelo?»
«Innanzitutto, comandante, non c'è motivo che continui a chiamarmi principessa, dal momento che sono solo Rindella. Quanto poi alle ragioni che avrebbero spinto la strega qui presente a vendicarsi di me, ce ne sono abbastanza! Ella avrebbe voluto che io sposassi l'ultimo dei suoi figli, che si chiamava Partros. Ma avendo io rifiutato tale matrimonio, con la collaborazione degli altri suoi nove figli, cercò di farmi possedere con la forza dal suo stupido ultimogenito. Invece, all'ultimo istante, le cose non andarono secondo il suo disegno e si ritrovò con la sua intera prole uccisa dal mio fidanzato. Il quale, per mia fortuna e per loro sventura, era venuto a trovarmi proprio in quel momento. Ecco come stanno realmente le cose, gendarme! Adesso mi comprendi?»
«Chi sarebbe il tuo fidanzato, il quale fu così bravo, da affrontare dieci avversari insieme ed avere anche ragione di loro? Mi faresti la cortesia di farmelo conoscere?»
«Egli è Francide, l'attuale sovrano di Actina. Il quale, tra alcuni giorni, verrà a prendermi a Dorinda, avendo deciso di farmi sua regina! Dovresti già sapere che egli scatenerebbe un vero inferno, se venisse a sapere che alla sua ragazza è stato mancato di rispetto da parte di qualcuno. Fosse egli anche il re Cotuldo! Neppure un esercito riesce a fermarlo, essendo egli capace di trasformarsi in una invincibile macchina da guerra, quando la circostanza lo richiede! Ma ciò dovresti già saperlo!»
«Allora egli non può essere che l'amico di Iveonte, graziosa Rindella. Per cui le cose, che hai dette su di lui, sono tutte vere! Comunque, puoi chiamarmi Morchio, poiché questo è il mio nome. Vedo che le cose si sono complicate maggiormente, dopo quanto hai dichiarato!»
«Certo che sono vere, Morchio, come vera è anche la mia amicizia con la principessa Lerinda, la sorella del re Cotuldo e la fidanzata di Iveonte, l'invincibile campione che è protetto dagli dèi! Ella te lo può confermare. Allora adesso mi fai liberare dai tuoi soldati?»
«Eppure Ernos, il nipote di Stiriana, il quale è senz'altro un guerriero dalle doti eccezionali, voleva farci credere che egli fosse più forte sia di Iveonte che del re Francide. Ma io giustamente non gli ho mai creduto, siccome ciò non poteva essere vero!»
«Stiriana anche in questo vi ha mentito, Morchio, siccome Ernos non è suo cugino. Invece egli, insieme a lei e al suo amante Olpun, è uno dei capi di una setta religiosa, i cui adepti si fanno chiamare Tricerchiati. Essi rapiscono giovani ragazze per sacrificarle al loro dio Kursut. La stessa cosa sarebbe capitata a me, se non foste arrivati in tempo a liberarmi da loro. Adesso vorrei sapere che fine ha fatto il formidabile Ernos, visto che la falsa sua zia si è decisa a consegnarmi a voi, senza la sua presenza!»
«Non te lo so dire, nobile Rindella, che stai per diventare la regina della Città Santa. So soltanto che egli, dopo essersi fatto assumere come vice dell'insigne Gerud, il capo della Guardia Reale, si è eclissato totalmente e non ha dato più segni di vita!»
«Questo fatto mi rallegra molto, Morchio! Esso sta a significare una sola cosa, cioè che il mio amato Francide è già giunto a Dorinda e si è già scontrato con il borioso Ernos, impartendogli la lezione che si meritava. Perciò adesso avrà terminato di vantarsi di essere più forte del mio fidanzato, siccome i morti non possono farlo!»
«Lo penso anch'io, futura sovrana. Ma adesso dovrai farti condurre dai miei soldati nelle carceri, come predisposto dal mio capo Gerud. Mi dispiace del fatto che io mi veda costretto ad agire in questo modo. Gli ordini sono ordini e solo il mio superiore può annullarli, dopo essersi accertato che essi erano stati spiccati erroneamente! Da parte mia, potrò soltanto proporgli la questione nella nuova versione dei fatti, la quale è diametralmente opposta a quella di Stiriana ed è tutta a tuo favore.»
Era stato così che la principessa Rindella era stata tradotta nelle carceri di Dorinda, in qualità di figlia dello spodestato re Cloronte. Invece la colpevole del suo arresto si era ben guardata dal seguire Morchio alla reggia, dopo avere ascoltato ciò che si erano detti i due dialoganti. Infatti, aveva temuto che le cose si sarebbero messe male e a tutto vantaggio di colei che intendeva far trovare nei guai. Al contrario, esse avrebbero preso una brutta piega solamente per lei. Per questo si era pentita di avere consegnato la principessa ai soldati del re Cotuldo, anziché ammazzarla con le proprie mani. Allora, con la scusa che voleva andare a recuperare le prove documentali che suffragavano quanto aveva affermato sul conto della ragazza arrestata, scaltramente ella se l'era sgattaiolata per non farsi più rivedere presso il comandante Gerud.