409-LE UCCISIONI PER STRADA DEI TRICERCHIATI ALLARMANO STIRIANA
Nel frattempo, dove erano finiti Stiriana e il suo amante, dopo aver prelevato la principessa Rindella dalla dismessa palestra, facendosela consegnare da coloro ai quali l'avevano affidata i Votati alla Morte? Era possibile che essi avessero condotto la ragazza a casa del Prediletto, ritenendola in quel luogo più sicura, in quanto sconosciuta da tutti gli altri Tricerchiati, compreso il loro maestro d'armi? Oppure i due malfattori disponevano di un altro stabile, che era noto anche ad Ernos, del quale si servivano solo di rado, cioè quando delle serie ragioni lo imponevano? Comunque, se i due amanti in palestra avevano incaricato gli addetti ai rapimenti di riferirgli di raggiungerli dove lui sapeva, ciò faceva ipotizzare che tale stabile esistesse in città per davvero. Inoltre, lasciava anche supporre che in esso entrambi si fossero rifugiati con la loro illustre prigioniera. Allora, per venire a conoscenza di un fatto del genere ed accertarcene, ci toccherà seguirli dal punto in cui essi si erano fatti consegnare la principessa Rindella dai loro tre correligionari. I quali, a loro volta, l'avevano ricevuta in consegna poco prima dal gruppo dei Votati alla Morte, all'esterno del palazzo di Sosimo.
Ebbene, dopo essere pervenuti alla palestra, Stiriana ed Olpun vi avevano prelevato l'imbavagliata figlia del re Cloronte, facendosela rilasciare da coloro che la tenevano in custodia. I quali gliel'avevano perfino legata sopra un terzo cavallo, quello che essi si erano portato appresso. In seguito, i due amanti se ne erano allontanati in gran fretta, come se fossero inseguiti da nemici reali, dai quali a tutti i costi non intendevano essere raggiunti e catturati. Essi, infatti, se ci fossero stati, di sicuro li avrebbero giudicati e puniti mediante un processo sommario! Siccome era notte fonda, l'uno e l'altra si erano potuti lanciare di gran carriera per le strade di Dorinda, senza incontrare nessun tipo di ostacoli. Mentre galoppavano smaniosi per la città, almeno uno dei due, ossia il Prediletto, era convinto che per il momento stavano cavalcando senza una meta precisa. Perciò si faceva guidare dalla donna, come se avesse gli occhi bendati, rimettendo così nelle sue mani ogni decisione circa quel loro spostamento notturno. Ma poi egli le aveva domandato:
«Non è vero, Stiriana, che ci stiamo dirigendo alla mia dimora, dove terremo ben nascosta la principessa, per tutto il tempo che riterremo necessario? Oppure hai programmato altrimenti la sua postcattura, senza avermelo fatto presente in precedenza? Su, sbrìgati a chiarirmi ogni cosa, per favore, se vuoi farmi contento!»
«Olpun, come ti è saltata in mente una sciocchezza simile? Pensare addirittura che avremmo portata Rindella a casa tua! Pur volendolo, se ci tieni a saperlo, in essa non ci sarebbe stato nemmeno il posto per alloggiarla! Avresti dovuto tenerlo presente, mio addormentato Prediletto, che quanto hai detto poteva essere solo una cosa impossibile!»
«Hai ragione, amata mia! Allora mi dici dove siamo diretti così di corsa? Non avrai mica voglia di cavalcare in questo modo per l'intera nottata? Si vede che non ti accorgi per niente di quanto sono stanco e di quale sonno irresistibile si sta impadronendo di me, mentre corriamo così all'impazzata per le strade di Dorinda! Dimmelo, per favore, prima che mi addormenti del tutto!»
«Ben lo credo io, Olpun, se mi fai domande che non dovresti rivolgermi e se mi appari un vero citrullo, intanto che galoppiamo! Possibile che hai già dimenticato che adesso abbiamo un nuovo rifugio, dove abbiamo iniziato ad incontrarci con il nostro maestro d'armi e dove stanotte abbiamo un altro appuntamento con lui? Non dormire, mio caro, se non vuoi che la ragione ti abbandoni!»
«Infatti, lo avevo proprio scordato, Stiriana mia! Questo maledetto sonno non mi fa più raccapezzarci niente e mi obbliga perfino a non ricordare più delle cose molto importanti, come l'incontro che dovremo avere tra poco con il nostro Ernos! Ciò significa che siamo diretti nello stabile di Via della Segretezza, quello che abbiamo appena acquistato e che ogni tanto dovremo usare come alternativa alla ex palestra. Non è forse vero, amore mio?»
«Esatto, mio caro! Vedo che ricominci a connettere; la qual cosa con piacere mi incoraggia a pensare bene di te. La nostra principessa rapita vi dovrà restare fino al mattino precedente la notte di plenilunio. Ve la terremo imbavagliata e legata per bene, ad evitare che ella possa liberarsi e scapparci oppure si faccia udire con urla da chi si troverà a passare da quelle parti. Dunque, affrettiamoci a raggiungere l'edificio e a sistemarvi la principessa come si deve, dal momento che porto con me la chiave per aprirne la porta. Dopo vi aspetteremo anche il nostro campione, ammesso che egli vi si presenti, per non essere stato ucciso nello scontro avvenuto poco fa con i ribelli nella casa di Sosimo!»
«Ad ogni modo, Stiriana, ti anticipo che questa notte non ho affatto intenzione di fermarmi a lungo in quel luogo, per cui non ci saranno neppure lo stupro e la deflorazione della principessa. Ho un sonno tremendo, che non vuole abbandonarmi in nessuna maniera. Perciò, dopo che il maestro d'armi ci avrà raggiunti, senza indugio dovrò condurmi alla nostra casa di Via della Sicurezza. Naturalmente, tu mi farai compagnia, poiché lasceremo il solo Ernos a fare la guardia al nostro prezioso ostaggio! Ti sono stato chiaro?»
«Certo che verrò con te, Prediletto! Mi dispiace unicamente il fatto che tu non te la senti di sverginare la principessa questa notte stessa. Pazienza! Vorrà dire che tu e il capo dei Votati alla Morte baderete domani sera ad elargirle il vostro trattamento di favore. Tanto voi due siete già abituati a farlo, avendo trattato alla stessa maniera le altre ragazze vergini che sono state rapite fino alla data odierna!»
La meschina donna si era appena espressa, come abbiamo ascoltato, quando essi erano pervenuti al fabbricato che risultava la loro meta. Allora, dopo aver spalancato il portone di ingresso, vi erano entrati e lo avevano richiuso subito dietro di loro. Così si erano ritrovati in un cortiletto interno, dove avevano lasciato i loro cavalli, ma non la principessa Rindella. Costei invece era stata portata a spalle dall'uomo fin dentro il nuovo ambiente, il quale era composto da un unico vano molto spazioso. Il quale appariva abbandonato a sé stesso e vi regnava l'assoluto disordine, non essendoci stato il tempo di farvi ordine e di eseguirvi qualche tipo di pulizia. Come pure vi si notava la mancanza totale di arredi e di suppellettili. Le uniche cose presenti erano le quattro torce murali, una per parete, che Stiriana si era data ad accendere al momento. Grazie alla loro modesta luce, un istante dopo si erano potute fare le precedenti constatazioni sulla scarna abitazione in questione. Nel frattempo che i due amanti attendevano l'arrivo dell'imbattibile maestro d'armi della loro setta, era trascorsa una mezzora. Allora Olpun aveva incominciato a sbuffare e a dare segni a volta di impazienza altre volte di insofferenza. Infine, essendosi innervosito parecchio, all'improvviso aveva detto alla sua compagna:
«Stiriana, non ci voleva proprio questo ritardo di Ernos. Se lo vuoi sapere, io non resisto più al mio sonno, il quale di continuo mi spinge a chiudere gli occhi. Ho bisogno di una bella dormita, poiché solo così riuscirò a liberarmene. Perciò invito te ad attendere il nostro comune amico, siccome egli dovrà aggiornarti sullo scontro avuto dai Tricerchiati contro i ribelli nel palazzo dell'opulenta famiglia.»
«Prediletto, se proprio non ce la fai più ad aspettare Ernos, fai come meglio credi. Io ti imiterò, non appena egli sarà giunto e mi avrà riferito ogni cosa sullo scontro in questione. Se lo vuoi sapere, il suo ritardo non convince neppure me, per cui esso inizia a preoccuparmi sul serio. Inoltre, non essendo del suo stile ritardare tanto ad un nostro appuntamento, il fatto mi porta a pensare che davvero qualcosa gli sia andato storto. Amore mio, ti prometto che, se entro un'altra mezzoretta egli non si sarà fatto vivo in questo posto, vi lascerò Rindella da sola e ti raggiungerò a casa! Puoi esserne certo!»
Andato via Olpun, la zia di Polen non se ne era rimasta silenziosa in quel posto. Volendo fare passare il tempo più velocemente, si era rivolta alla figlia del re Cloronte e si era data ad una specie di soliloquio. Infatti, ella, pur seguitando a tenerla con il bavaglio alla bocca, non aveva voluto permetterle né di difendersi né di darle la possibilità di risponderle a tono e di replicarle nel giusto modo. Ma siccome il lettore vuole conoscerle, le sue frasi rivolte alla principessa erano state quelle che adesso si riportano qui di seguito: "Sei contenta adesso, Rindella? Non ti conveniva sposare il mio Partros? Adesso non sai ancora a cosa andrai incontro; ma ti garantisco che non sarà bello per te! Intanto ti faccio presente che hai già perso la tua adorata Madissa, essendo stata ammazzata per mio ordine nel palazzo del vostro benefattore. I Votati alla Morte, ossia i formidabili guerrieri della nostra setta, di sicuro avranno fatto un buon lavoretto con lei! Dopo il tuo sverginamento da parte del mio uomo e la tua immolazione al dio Kursut, la mia vendetta sarà totale, per cui potrò considerarmi soddisfatta appieno, poiché così avrò finalmente vendicato i miei dieci figli ammazzati dal tuo antipatico fidanzato. Quel bastardo è diventato pure re!"
La sventurata principessa era impossibilitata a risponderle. Per questo le veniva vietato di esprimere verbalmente alla donna la sua collera e la sua rabbia, per cui esse le si potevano soltanto leggere sul volto in forma molto sofferta. Ella si era sentita pugnalare il cuore, nell'apprendere che Madissa, la donna che le aveva fatto da madre, era andata incontro ad una morte orrenda per mano dei Tricerchiati. Si era poi arrovellata nell'apprendere che l'indomani sarebbe stata deflorata dal capo della setta; né era stata meno scioccante la notizia della sua immolazione al sedicente dio dei Tricerchiati. In cuor suo, in quel momento terribile, la principessa Rindella aveva tanto sperato che il suo Francide si presentasse a Dorinda al più presto ed andasse a liberarla. La disgraziata fanciulla non voleva che qualcun altro le carpisse con la forza ciò che ella teneva in serbo per il solo suo amato sovrano. Qualora le fosse successa una cosa così orribile, ella si sarebbe suicidata senza meno, se ne avesse avuta la possibilità! Poi si era resa conto che sarebbe stato il suo sacrificio al dio dei settari a sotterrare la terribile vergogna che l'avrebbe investita, subito dopo esserle stato arrecato il turpe affronto dal pelato capo dei Tricerchiati.
Nel frattempo, la mezzora era trascorsa come un fulmine e nello stabile non si era vista nemmeno l'ombra di Ernos. Allora Stiriana, come aveva promesso al suo caro amante, aveva deciso di non attendere oltre in quel luogo il maestro d'armi e di raggiungere il Prediletto presso la loro dimora. Ella si era ormai convinta che egli non si sarebbe più presentato, siccome glielo vietava un motivo molto serio, se non proprio la morte, che qualcuno gli aveva destinata. A suo giudizio, poteva anche essere giunto a Dorinda l'intrepido sovrano di Actina. Per questo il loro campione, dopo essere stato affrontato da lui, ne era rimasto ucciso. Ovviamente, prima di crederci, ci volevano delle prove concrete, le quali glielo confermassero senza alcun dubbio! In seguito la mezzanotte era trascorsa da un paio di ore, quando la sorella del defunto Trisippo aveva lasciato lo stabile di Via della Segretezza ed era rientrata a casa, trovandovi il Prediletto, che in quel momento non smetteva di ronfare come un trombone. Allora, considerata la tarda ora notturna, ella aveva voluto imitare il suo uomo e darsi ad un sonno profondo, essendo certa che così pure il suo organismo ne avrebbe trovato giovamento.
Il mattino seguente, almeno per il Prediletto, si era rivelato un vero disastro. Anziché ritrovarsi riposato e in perfetta forma, come sarebbe dovuto essere quel giorno, invece si era svegliato con una situazione organica catastrofica. Adesso c'era anche una forte emicrania a rendergli l'esistenza una vera sofferenza. Soprattutto lo tormentava una terribile sindrome vertiginosa, la quale a malapena gli permetteva di reggersi in piedi. Egli, insomma, si presentava come un vero relitto in balia della bufera. Per cui veniva sbattuto di qua e di là dai marosi di un oceano in piena procella, senza trovare neppure un attimo di serenità. Ad un certo punto, senza rinunciare ai propri lamenti, che si facevano sentire ripetitivi e lagnosi, Olpun si era rivolto alla sua donna, dicendole:
«Stiriana, questa mattina mi sento uno straccio, come se mi fossero piombati addosso tutti gli acciacchi di questo mondo! È già troppo, se riesco a reggermi in piedi! Il mio incedere è vacillante e mi fa anche barcollare! Sai spiegarmi cosa mi sta succedendo stamani, amore mio? Non dirmi che oggi dobbiamo uscire, poiché non sono in grado di fare neppure due passi! Se proprio c'è da andare fuori per sbrigare delle commissioni urgenti, come l'acquisto di alimenti, allora ci penserai tu e te ne occuperai da sola, senza che io ti accompagni a fare la spesa!»
«Ehi, Olpun, tu non puoi farmi questo torto! Proprio oggi che dovevi dedicarti alla principessa Rindella per farle la festa, ti sei ridotto ad un rottame umano! Se adesso non vieni con me allo stabile dove ella si trova, sappi che non te la perdonerò per l'intera mia esistenza! Perciò ti invito a darti una regolata, se vuoi continuare a tenermi in casa tua, sempre pronta a soddisfare ogni tuo desiderio libidinoso, oltre che a cucinarti. Probabilmente adesso il nostro maestro d'armi ci starà aspettando all'esterno dell'edificio, proprio come un salame, non avendo egli una copia della chiave per entrarvi!»
«Invece, Stiriana, nelle condizioni in cui mi trovo in questo momento, non posso ubbidirti nel modo più assoluto. Se anche mi minacciassi con un'arma, ugualmente le cose non potrebbero mutare per la mia persona, siccome esse non dipendono da me. È il mio stato di salute che non mi consente di muovermi in qualsiasi modo, poiché mi sento proprio come un vero paralitico! Vorrà dire che, almeno per questa volta, ci penserà Ernos a deflorare l'illustre principessa. Perciò raggiungilo ed incaricalo di farlo al posto mio! Mi hai ascoltato?»
«Se questa è la tua volontà, Prediletto, corro subito allo stabile di Via della Segretezza. Dopo che lo avrò raggiunto, dirò al nostro maestro di fare le tue veci nel portare a termine l'importante incarico, raccomandandogli di essere all'altezza della situazione. In quel caso, però, egli dovrà anche soddisfare me, come hai fatto sempre tu a possedermi, dopo avere sverginato la ragazza da noi rapita! Ma se egli non dovesse esserci ancora ad attenderci davanti all'edificio, mi dici come dovrò comportarmi? Spero che almeno lui ci sia, poiché a qualunque costo non voglio che la principessa si sottragga alla sua esperienza psichicamente traumatica! Non puoi immaginare quanto io desideri vederla soffrire sia psicologicamente che spiritualmente, mentre Ernos la stupra e fa del sesso di lei il proprio trastullo. In quei momenti tremendi, ella non si sentirà più illibata. Al contrario, si riterrà così sozza in ogni parte del suo corpo e nei recessi della sua anima, da non meritarsi più il suo adorato sovrano! Scommetto che in lei avverrà proprio come ho detto!»
«Stiriana, mi chiedi cose alle quali non so risponderti. Ma non sei tu la donna alla quale non mancano mai le idee brillanti? Secondo me, se non dovessi trovarvi Ernos, almeno eviterò di farmi cornificare da te. Comunque, se tu non ve lo trovassi, ti toccherà andare a chiedere sue notizie alla reggia. Gerud, ossia il capo della Guardia Reale che lo ha nominato da poco suo vice, dovrebbe poterti rispondere e darti qualche ragguaglio su di lui. Se poi anch'egli dovesse essere a digiuno di notizie che lo riguardano, ti converrà fare una capatina nel nostro stabile di Via della Prudenza, cioè la ex palestra. Forse egli, non ricordando più l'indirizzo di quello nuovo, starà ad attenderci proprio in quel posto!»
«Forse hai ragione, caro amore mio, nel fare questa constatazione. Comunque, farò come mi hai suggerito tu, se Ernos non dovesse essere presente in Via della Segretezza. Ma nel solo caso che pure in quel luogo egli dovesse risultare irreperibile, andrò a chiedere a Gerud qualche informazione su di lui.»
Si era oramai a metà mattinata, quando Stiriana era uscita di casa e, in groppa al suo cavallo, si era affrettata a raggiungere lo stabile dove era stata segregata la principessa Rindella. Presso il suo ingresso, però, non vi aveva trovato il maestro d'armi ad attenderla, la qual cosa l'aveva amareggiata immensamente. Allora non era voluta entrare nell'edificio che era stato acquistato da appena tre mesi, al fine di dare un'occhiata alla loro rapita. Invece si era precipitata verso la ex palestra, sperando che lo avrebbe trovato almeno lì. Dopo che vi era pervenuta, la perfida donna aveva avuto una sgradita sorpresa. Ella non solo non vi aveva trovato Ernos ad attenderla, ma anche aveva scoperto all'interno dell'abitazione i corpi senza vita dei tre addetti ai rapimenti nell'ambito della loro setta. A quella vista, colta da una specie di malessere, Stiriana si era affrettata ad abbandonare quel luogo, ritenendolo oramai esposto al controllo dei ribelli. Subito dopo, in preda com'era alla sua stizza, si era diretta verso la reggia, la quale non era abbastanza lontana. Ella l'aveva raggiunta dopo che aveva fatto andare al passo la sua bestia, siccome a quell'ora del giorno, che era prossima a mezzogiorno, le strade si erano presentate assai trafficate. Al suo arrivo, ella era stata ricevuta da Morchio, a cui aveva chiesto notizie di Ernos, dopo averlo fatto passare per suo cugino. Ma il capo del corpo di guardia annesso alla reggia l'aveva indirizzata al suo diretto superiore Gerud, del quale il parente era diventato il vice. Così, una volta in presenza del comandante della Guardia Reale, la donna, dopo averlo ossequiato con affettata deferenza, non aveva tardato a domandargli:
«Illustre Gerud, vorrei parlare con mio cugino Ernos, se mi è possibile. L'altro giorno egli mi ha riferito che, se avessi avuto bisogno di lui, potevo venire a cercarlo qui alla reggia, essendo diventato tuo vice da poco tempo. Non puoi immaginare come egli si mostrasse orgoglioso di tale sua carica, mentre me ne parlava con immensa gioia! Allora, per favore, mi permetti di incontrarlo, se il suo lavoro non glielo vieta?»
«Invece, cugina del mio vice, devi sapere che hai un parente davvero molto in gamba! Egli è un combattente straordinario, come nessun altro! Mi dispiace, però, di non potere esaudire il tuo desiderio, poiché Ernos non è in servizio. In verità, egli sarebbe dovuto esserci; ma stamani, stranamente, non si è presentato al lavoro e non conosciamo neppure il motivo della sua assenza. Può darsi che egli si sia sentito male. Perciò, brava donna, se sai dove è ubicata la sua dimora, ti sollecito ad andare a trovarlo. Così, oltre a preoccuparti della sua salute, potrai apprendere da lui quali sono state le ragioni che questa mattina gli hanno impedito di riprendere regolare servizio presso il proprio ufficio.»
«Certo che lo farò, esimio Gerud, non appena avrò lasciato questo posto! Comunque, ti ringrazio per avermi messa al corrente di questo particolare sul mio caro cugino! Sono convinta che gli è successo qualcosa di grave, se oggi non si è presentato sul posto di lavoro, ligio com'è al suo dovere! Magari dopo ripasserò di qui e te lo farò sapere!»
Pochi attimi più tardi, Stiriana poteva già essere scorta, mentre si avviava verso casa, impaziente di rientrare. Ella intendeva incontrarsi al più presto con il suo amante, augurandosi che il suo stato di salute si fosse ristabilito alla meglio, se non proprio in modo ottimale. Invece, dopo avere varcato l'uscio di casa, quando era oramai mezzogiorno, la donna si era resa conto che per lui le cose non erano affatto migliorate. Invece pendevano ancora sul suo capo il mal di testa e il terribile sfascio dell'organismo. Ma pur trovandolo in quello stato miserevole, ella non si era potuta esimersi dal riferirgli quanto aveva appreso nell'arco di quella mezza giornata. Perciò, invitandolo ad ascoltarla e parlandogli convulsamente, si era affrettata a dirgli:
«Caro Olpun, cerca di guarire al più presto, siccome ci attendono tempi difficili! Il nostro maestro d'armi ha smesso di dare sue notizie e non si trova in nessuna parte. Stamattina non si è presentato neppure al lavoro, senza motivare in qualche modo la sua assenza. Secondo me, ciò può significare soltanto una cosa, ossia che è arrivato da Actina il fidanzato della principessa Rindella e che i due si sono scontrati nel palazzo di Sosimo, nel quale scontro il nostro campione ha avuto la peggio. Altrimenti, non si spiega il suo lungo silenzio. A comprova della mia ipotesi, c'è anche il fatto che nella ex palestra ho trovato i corpi esanimi di Dron, di Fasop e di Ittun, i quali risultavano uccisi da mano ignota. Essi, secondo la mia ambasciata fatta a loro tre, dovevano riferire ad Ernos di raggiungerci dove sapeva lui. Invece, oltre a non farsi vivo in Via della Segretezza, egli ha fatto sparire ogni traccia di sé. Voglio sperare che non sia scappato, abbandonandoci soli al nostro duro destino!»
«Se mi passasse questo malessere generale, Stiriana, farei a meno di pensare alla fuga del nostro maestro d'armi. Comunque, sono del parere che egli ci avrebbe avvisati senza meno, prima di lasciarci, per cui sono più propenso a credere che le cose per lui non siano andate lisce come l'olio e che, all'inverso, qualcosa gli sia andato storto presso la casa di Sosimo. Perciò, nei giorni avvenire, ci toccherà ridurre le uscite di casa, se non vogliamo essere scoperti. Inoltre, lo sai benissimo che tutti i Tricerchiati sono stati già avvisati su quanto dovrà avvenire nel prossimo sacrificio al dio Kursut!»
«Questo è vero, Prediletto! Perciò preleveremo la principessa Rindella dal luogo in cui si trova adesso e la condurremo con noi al tempio, durante la notte di plenilunio. Nel frattempo, ci limiteremo soltanto a sfamarla e a dissetarla, evitando che ella muoia di fame e di sete, prima di essere immolata alla nostra eccelsa divinità!»
Per il resto della giornata, Stiriana non aveva osato mettere la testa fuori casa, temendo di essere riconosciuta da qualche ribelle in grado di farlo, il quale per caso si fosse trovato in giro in quei paraggi. Il mattino seguente, però, essendo stata obbligata dalle circostanze, la donna era uscita malvolentieri dalla loro abitazione. Il motivo? Ella prima avrebbe dovuto fare le provviste alimentari e poi si sarebbe dovuta condurre dalla prigioniera per permetterle di nutrirsi. Dopo essere uscita di casa, Stiriana aveva appena fatto una cinquantina di passi nella loro via, che era quella della Sicurezza, allorché si era ritrovata ad assistere ad uno strano movimento messo in atto da una decina di persone. Esse, circondando due uomini che giacevano morti sul selciato, non riuscivano a comprendere le cause del loro decesso. Allora, essendosi avvicinata pure lei ai due cadaveri, all'istante si era resa conto che si trattava di due Tricerchiati. Ma le morti dei suoi due correligionari non sarebbero state le uniche lungo il suo percorso. Difatti, di tanto in tanto, ne aveva incontrata ancora qualcuna: tutte, che erano risultate ogni volta degli appartenenti alla sua setta ed erano avvenute senza una causa apparente. Inoltre, il corpo senza vita di ciascun Tricerchiato non presentava nessuna ferita da arma da taglio. Quando poi il numero degli ammazzati era salito a sessanta, Stiriana si era impaurita a tal punto, da volere rientrare immediatamente per mettere il suo amante al corrente delle misteriose uccisioni dei loro settari. Esse erano state eseguite in pieno giorno, senza che nessun passante se ne fosse accorto. A suo parere, si era trattato di manifeste morti per avvelenamento, causate da un potente tossico trasmesso nell'organismo delle persone uccise tramite un punteruolo acuminato, il quale era stato prima immerso in tale veleno. Lo dimostrava in modo manifesto perfino la loro cute, la quale aveva assunto una colorazione bluastra, poco tempo dopo che l'organismo degli estinti aveva cessato di vivere.
Olpun, vedendola rientrare, in fretta e terribilmente sconvolta, sebbene fosse ancora vittima dei suoi malanni, le aveva chiesto:
«Cosa ti è successo, Stiriana? Non ti ho mai vista con quella faccia da funerale! Non dirmi che i ribelli, poiché ti stanno dando la caccia, ti hanno scoperta per strada e ora si sono messi ad inseguirti!»
Conosciute poi le ragioni che l'avevano spaventata al massimo e l'avevano spinta a rincasare così presto, in un primo momento, aveva preferito non fare commenti, non sapendo come spiegarsi quello strano fenomeno. Poco dopo, però, egli le si era espresso in questo modo:
«Stando le cose come hai detto, Stiriana, il prossimo sacrificio al dio Kursut dovrà essere annullato, anche perché dubito che ci resteranno ancora degli adepti che facciano da spettatori ad esso. Noi stessi dobbiamo considerarci dei veri braccati, che i ribelli non smettono di cercare in Dorinda! Secondo me, è giunto l'ora di ricorrere alla fatidica frase "Si salvi chi può!", intraprendendo ognuno una propria via di fuga, come penso che abbia già fatto lo scaltro Ernos!»
«È così che la pensi, Olpun? Non lo avrei mai immaginato! Mi sono resa finalmente conto di quale pasta eravate fatti tu e il maestro dei Votati alla Morte, poiché me lo avete dimostrato senza equivoci. La qual cosa mi obbliga a lasciare te e questa casa per andarmene per i fatti miei. Oramai ho già nella mente ben chiaro il mio prossimo piano, che cercherò di realizzare senza meno, riuscendo alla fine ad ottenere ciò che voi maschi non avete saputo procurarmi! Addio, mio caro buffone, poiché ti lascio per sempre! Da oggi seguirò la mia strada, quella che mi è stata assegnata dal destino!»
Pronunciate quelle frasi rabbiose, Stiriana aveva abbandonato l'abitazione del Prediletto, lasciando il proprio amante in preda alla sua solitudine e ai suoi disturbi fisici. Ella, a quel punto, aveva intenzione di portare a termine il suo nuovo progetto, il quale gli stava particolarmente a cuore e a cui giammai avrebbe rinunciato. In fin dei conti, secondo la sua nuova visione che le veniva proposta forzatamente dalle circostanze, poteva andarle bene pure la punizione che stava per infliggere in extremis alla principessa Rindella, accettandola con gradimento. Oramai non si intravedeva più per lei la possibilità di vederla prima deflorata dal suo uomo, poi stuprata dai suoi amici ed infine immolata al loro dio Kursut.