Iveonte - Capitolo 403

403°-STIRIANA SULLE TRACCE DI MADISSA E DELLA PRINCIPESSA RINDELLA

Qualche giorno dopo l'incontro avuto con il Prediletto e con il maestro d'armi, Stiriana si era già messa all'opera per individuare il luogo, in cui i ribelli tenevano nascoste Madissa e la principessa Rindella. Era sua convinzione che, se il nipote le aveva mentito ed esse non erano state trasferite nel campo di Lucebio, di sicuro le due donne si trovavano nel palazzo del possidente Sosimo. Quindi, toccava a lei scoprire la verità sulla loro attuale dimora. Ma ella avrebbe indagato sulle due donne, evitando di dare troppo nell'occhio ed agendo in incognito, per non essere smascherata da quelli che ne tutelavano la sicurezza e l'incolumità. Pur di riuscire nel suo intento, la donna del Prediletto le avrebbe studiate tutte, sarebbe ricorsa agli espedienti più scaltri ed intelligenti; nonché avrebbe attivato i marchingegni più efficaci che erano in suo possesso. Soprattutto avrebbe mobilitato quelle sue doti naturali, le quali le avevano sempre consentito di spuntarla facilmente contro ostacoli e difficoltà di ogni tipo. Dunque, avendo molta fiducia in quelle sue qualità nascoste, che ogni volta l'avevano aiutata a cavarsela egregiamente, ella non aveva avuto dubbi che prima o poi avrebbe avuto successo sui suoi nemici. Così, dopo aver raggiunto i due obiettivi che si era prefissati, che prevedevano l'assassinio della sua ex amica Madissa e il rapimento della principessa, le sarebbe stato consentito di cantare vittoria.

Anche Stiriana, pensandola allo stesso modo di Ernos, non aveva intenzione di denunciare ai soldati la figlia dell'ex re Cloronte e i ribelli che vegliavano su di lei. A suo parere, la partita andava giocata esclusivamente dai Tricerchiati e dagli uomini di Lucebio, dal momento che con loro combatteva l'asso delle armi e delle arti marziali, il quale li avrebbe condotti senz'altro alla vittoria finale. Inoltre, i suoi disegni concernenti la principessa prevedevano una punizione per lei più severa di quella che le sarebbe potuta derivare da una semplice carcerazione, da parte di chi aveva usurpato il trono al padre. Anzi, poteva anche accadere che costui, dopo averla costretta a sposarlo, l'avrebbe fatta diventare regina di Dorinda, premiandola nel modo migliore. Invece, soltanto se fosse stata messa alle strette, con la neutralizzazione del loro imbattibile maestro d'armi da parte del re Francide, ammesso che costui ne fosse stato all'altezza, ella non avrebbe esitato a consegnarla al tiranno della città. In tal caso, però, la malvagia donna si augurava che i progetti del re Cotuldo nei confronti della ragazza avessero come obiettivo la sua reclusione a vita e non l'assurda alternativa da lei ipotizzata. La quale le aveva fatto prevedere il matrimonio tra il monarca e la principessa!

Riguardo alla malfida e malfidata donna di Olpun, il lettore vorrà sapere cosa in realtà avesse progettato, al fine di perseguire i suoi iniqui disegni, e come intendesse agire per raggiungerli, senza scoprire le sue carte a coloro che avrebbero avuto il piacere di conoscerle in anticipo. Ebbene, gli rispondiamo che, considerata la sua natura malfidente, non ci è possibile prevedere le sue mosse e la strategia a cui si affiderà per conseguirli. Anche perché non era nel suo stile far conoscere in anticipo ad ogni persona tutto ciò che aveva pensato di fare. Perciò egli è costretto a rassegnarsi e ad attendere di venirne a conoscenza, nel momento stesso che l'arpia deciderà di attuare tali suoi disegni.

La prima preoccupazione di Stiriana era stata quella di controllare l'afflusso e il deflusso di gente che si avevano nel palazzo del nonno di Solcio, poiché da essi avrebbe compreso quante persone vi dimoravano oppure vi trascorrevano la giornata. Comunque, a lei interessava apprendere unicamente il movimento che vi avveniva da parte degli uomini. Secondo lei, un loro massiccio numero in entrata e in uscita avrebbe significato una sola cosa, cioè che essi vi stavano proteggendo qualcuna oppure vi andavano a garantire la sua sicurezza. La quale non poteva essere che quella della principessa Rindella in persona. Allora, volendo effettuare entrambi i controlli e formulare così la sua teoria in proposito, Stiriana innanzitutto si era travestita da mendicante e poi era andata a sostare nelle vicinanze della casa di Sosimo. In verità, ella, pur di evitare di destare sospetti, si era ben guardata dal mettersi a stazionare nei pressi del portone. Invece, simulando un incedere claudicante, si era limitata a bazzicarvi con un andirivieni distanziato nel tempo, facendovi ritorno ad ogni quarto d'ora. Nel frattempo, non smettendo di dare occhiate guardinghe, ella aveva tenuto sotto il suo rigido controllo l'ingresso del palazzo, annotandosi sopra una pergamena quanto vi sarebbe avvenuto durante il giorno.

Al termine della sua prima mezza giornata d'ispezione, la sorella del defunto Trisippo non era stata in grado di comprenderci qualcosa, a causa della scarsità di elementi utili in suo possesso. Essi sarebbero stati i soli a permetterle di trarre una conclusione non fuorviante. A quel punto, Stiriana si era voluta concedersi una pausa, per motivi legati alla ristorazione e alla sua funzione fisiologica. Comunque, già un'ora più tardi, fingendosi ancora sciancata, ella si era ripresentata puntualmente al solito posto, allo scopo di mettersi a recitare la stessa parte della mattinata. I suoi viavai, però, erano risultati più radi, siccome la donna del Prediletto aveva deciso di distanziarli con una minore frequenza, cioè destinando una maggiore durata all'interruzione temporale che intercorreva tra di loro. In pari tempo, ella si era premurata di non dare nell'occhio, mentre andava e ritornava sui suoi passi, cercando di passare del tutto inosservata allo sguardo indiscreto di qualche persona sospettosa che viveva nel palazzo. Solo quando era calata la sera, la zia di Polen aveva fatto ritorno dal suo compagno, il quale la stava aspettando a casa, mostrandosi impaziente e alquanto ansioso. Difatti Olpun era assai desideroso di rivedersela accanto per domandarle se portasse con sé delle novità dal suo rientro serale, che egli aveva tanto atteso.

Non appena la sua donna aveva messo piede in casa, avendoglielo letto facilmente sul volto, si era dato ad affermarle quasi convinto:

«A quanto pare, Stiriana, neppure la tua nuova uscita pomeridiana ha avuto esito positivo! La tua faccia insoddisfatta ed annoiata mi palesa che è stato proprio così e che non sei stata in grado di racimolare la benché minima notizia sulle tue due nemiche. Vuoi spiegarmi, mia diletta, dov'è finito il tuo acume aquilino, il quale ti ha sempre permesso di risolvere ogni nostro difficile problema? Secondo me, in questi giorni avrai le batterie un po' scariche, se sèguiti a concludere meno di niente nel tuo darti da fare! Nel caso poi che i tuoi insuccessi non dovessero dipendere da esse, sarei del parere che dovresti sperimentare un diverso sistema d'indagine. Esso, a costo di farti correre qualche rischio maggiore, dovrebbe consentirti di giungere prima e meglio ai risultati che cerchi di raggiungere.»

«Come già hai previsto, non ho da comunicarti proprio niente in merito, mio caro Prediletto. Volevi forse trovare la pappa bella e pronta, già nel primo giorno delle mie indagini, senza neppure averla cucinata? Se sei stato di questo avviso, allora dovrai ricrederti. Devi sapere che i buoni risultati si ottengono, soltanto dopo parecchi stenti e sacrifici! Si vede che non conosci i detti: "Chi la dura la vince" e "La costanza dà sempre buoni frutti". Perciò, attenendomi ad entrambi, ti prometto che alla fine saprò superare ogni ostacolo e l'avrò vinta sui nostri nemici! Comunque, come tu stesso mi hai consigliata, dovrò anche rivedere in parte l'iter indagativo, che mi sono riproposta di condurre nel conseguimento del mio obiettivo. In riferimento poi ai risultati da me conseguiti nella giornata odierna, devo informarti che sono stati davvero esigui e magri; ma non per colpa mia. Oggi le uscite dal palazzo e le entrate nel medesimo sono risultati quasi inesistenti, come se la casa fosse abitata da soli fantasmi. Per tale motivo, non mi è stato permesso di farmi neppure una vaga idea di qual è la situazione nel suo interno. In riferimento poi al mio tentativo iniziale, sappi che prima di cambiare rotta e rinunciarci, ho stabilito di spenderci almeno tre giorni del mio tempo!»

«Se è così che intendi fare, cara Stiriana, sicuramente non sarò io a farti cambiare idea. Da parte mia, t'invito piuttosto ad essere abbastanza prudente negli altri due giorni che ti vedranno impegnata ad indagare in quella via. Conoscendoti bene, prevedo che da oggi ti darai ad una intraprendenza più arrischiata nel riprendere il controllo!»

Anche nel secondo e nel terzo giorno, l'amante del Prediletto era giunta ancora ad un nulla di fatto, poiché la situazione nelle vicinanze della dimora di Sosimo era rimasta pressoché invariata. Ella aveva potuto annotare scarsi movimenti, tra quelli provenienti dal palazzo e quelli diretti ad esso. Per cui le era stato impossibile trarne conclusioni significative, ossia tali da condurla alla verità sulle due donne alle quali stava dando la sua caccia spietata. Allora l'insuccesso l'aveva indotta a riorganizzare la sua attività di segugio, secondo una metodologia non dispersiva, ma più rispondente al caso, di cui si stava occupando. Ciò stava ad indicare che ella doveva seguire alla lettera quel proverbio che la invitava a risicare un po' di più, se voleva pure rosicare qualcosa di gustoso. Ossia, doveva esporsi ad un rischio maggiore per ottenere dei risultati più palesi e sensazionali, capaci di assicurarle la palma della vittoria. Così, dopo aver assimilato per bene tale teoria, Stiriana si era preparata a metterla in pratica, senza far passare altro tempo invano.


Già la mattina del quarto giorno della sua attività investigativa, Stiriana si era presentata al portone del sontuoso edificio ed aveva bussato con una insistenza contenuta. Ai due uomini di guardia, che le avevano aperto poco dopo, ella aveva domandato se in casa avessero bisogno di altre due robuste braccia nel disbrigo delle varie faccende domestiche. Ma essi l'avevano invitata ad attendere fuori, poiché avevano bisogno d'informarsi presso la governante Ruska, la quale era preposta all'assunzione del personale femminile, in luogo della padrona di casa. Quando poi era ritornato colui che era andato a chiedere informazioni alla responsabile delle assunzioni, egli l'aveva subito accompagnata dalla persona incaricata, per espresso ordine della medesima. Non appena l'aveva avuta al suo cospetto, l'autorizzata ad assumere le ancelle presso la possidente famiglia, senza perdersi in fatue chiacchiere e con un'aria di sussiego, aveva iniziato a dirle:

«Sono Ruska, la governante preposta ad assumere in questa casa prestigiosa il personale di servizio di sesso femminile. Se non ti pesa troppo, vuoi fornirmi le tue generalità e farmi presente in quali lavori vorresti essere impegnata? Se gli occhi non m'ingannano, sconosciuta, dovresti aver superato la cinquantina d'anni già da tempo!»

«Il mio nome è Riastina. Quanto alle mie braccia, essendo ancora robuste, esse possono sopportare tutti i lavori domestici, per cui non hanno antipatia per nessuno di loro. Per questo sta a te decidere in quale attività desideri che io mi applichi! Riguardo alla mia età, Ruska, non è vero che ho superato da parecchio i cinquant'anni, poiché domani ne compirò cinquantadue. Perciò adesso ritieni ancora che i miei anni possano pregiudicare la mia assunzione oppure essi ti stanno bene? Dimmelo con molta franchezza, per favore!»

«Voglio esserti sincera, Riastina. In altro momento, ti avrei scartata a causa della tua età, la quale non è più quella di una giovane. Attualmente, però, essendo a corto d'inservienti donne, cerco di rimediarne senza mostrarmi troppo esigente per quanto concerne i loro anni. Preciso che esse non ci sono venute a mancare; invece è stata una maggiorazione di lavoro, il quale all'improvviso è venuto ad aumentare, a farle diventare non più bastevoli in questa illustre casa! Ora ti ho chiarito come stanno le cose!»

«Potrei sapere, Ruska, a cosa è dovuto questo sovraccarico di lavoro e quando l'evento si è verificato? Mica esso è avvenuto tutto in una volta, cioè dalla sera alla mattina, per la qual cosa non siete stati in grado di sopperire in tempo utile alla repentina evenienza negativa! Quindi, se potevate già farlo in precedenza, come mai non avete fatto subito fronte alla carenza di manovalanza femminile, assumendone altra in grado di smaltirlo senza difficoltà? Si vede che in questa casa siete stati davvero poco previdenti, bella mia! Per questo la prossima volta vi conviene pensarci bene prima!»

«Senti, Riastina, ma tu sei venuta qui per lavorare oppure per fare domande inutili e proporci le tue considerazioni del cavolo? Se hai intenzione di perderti in chiacchiere senza senso e sottrarti ai tuoi impegni di lavoro, t'invito a lasciare all'istante questo palazzo! In esso tutti sanno che durante le ore diurne si lavora soltanto, senza fare domande di alcun genere e a chicchessia! Ogni tua richiesta va fatta direttamente alla mia persona. Se sei d'accordo, puoi restare; altrimenti sei pregata di alzare i tacchi ed andartene alla svelta da questo luogo! Ti anticipo che, se scegli di rimanere a lavorare presso questa casa, verrai applicata in lavanderia, poiché al momento attuale abbisogniamo dell'opera di lavandaia, considerato l'alto numero di persone che vi si trovano a vivere! Allora che cosa decidi in proposito, mia cara lingualunga: accetti e resti a lavorare oppure non ti va il tipo di lavoro e te ne vai via alla svelta?»

«Stanne pur certa, Ruska, che non mi lascerò sfuggire questa buona opportunità! Almeno qui ho un tetto sotto il quale ripararmi e, inoltre, mi si dà modo di sfamarmi. Almeno lo spero! Se poi mi si offrirà pure la possibilità di guadagnare un soldino da mettere da parte per la mia vecchiaia, potrò considerarmi assai fortunata: ecco come la penso io, mia simpatica donna! Dunque, adesso indicami il reparto di lavanderia, dove dovrò svolgere il mio lavoro, che prevedo molto faticoso!»

«Non temere, Riastina, perché il nostro padrone non è affatto uno spilorcio, come tanti altri! Egli è liberale d'animo e si mostra sensibile ai problemi della sua servitù. Perciò, oltre al vitto e l'alloggio, lo straricco Sosimo ci ricompensa anche con una paga commisurata al tipo di lavoro che ognuno di noi svolge nella sua casa! Ma ti ammonisco a non prenderti troppa confidenza con me, come stai facendo in questo momento! Ci siamo intese, donna chiacchierona ed appiccicosa?»

Era stato in quella maniera che Stiriana si era fatta assumere come lavandaia nella casa del nonno di Solcio, poiché ella era convinta che avrebbe gestito meglio la situazione, se fosse stata all'interno del palazzo, anziché all'esterno di esso. La donna si era fatta registrare con il nome di Riastina, oltre che per tener celato il suo, soprattutto per imitare il saggio Lucebio. Infatti, ella aveva anagrammato il suo nome esattamente come aveva fatto lui, invertendo fra di loro la prima e la seconda sillaba. Perciò, nella stessa maniera che Lucebio era diventato Celubio, Stiriana era diventata Riastina. Per sua grande fortuna, gli uomini che adesso dimoravano nel palazzo per un qualsiasi lavoro, non avevano nessun contatto con le donne che vi prestavano servizio come inservienti. Anzi, era stato categoricamente proibito alla componente maschile di contattarle per qualunque motivo. Perfino Solcio e i suoi due amici fedelissimi, pur potendo permetterselo, evitavano di farlo. Essi non intendevano creare delle situazioni discrepanti tra gli uomini che vi prestavano servizio. Se loro tre se lo fossero permesso, una parte della componente maschile sarebbe apparsa con degli indubbi privilegi rispetto all'altra, che non ne aveva. La qual cosa risultava a tutto vantaggio della scaltra zia di Polen, poiché così ella non correva il rischio che Zipro e suo nipote la scoprissero, facendola punire come si meritava.

Procedendo le cose nel palazzo come anzidetto, Stiriana si era sentita a suo agio e non si era astenuta dall'agire come credeva più opportuno, pur di avere al più presto delle informazioni certe sulle due donne che le interessavano. Per questo, infischiandosi delle avvertenze di Ruska, aveva osato esporsi più del necessario presso il lungo lavatoio. In quel luogo il lavoro consisteva nel tirare i panni fuori dall'acqua contenuta nella vasca fino ad un terzo della sua profondità, nel trattarli con una pietra sodica dalle proprietà detergenti, nel risciacquarli e nello strizzarli con le mani con varie manovre torcenti. Infatti, dopo essersi assicurata che nessuno la sorvegliava, fingendo di darsi ad uno sfogo con la sua vicina di lavoro, aveva incominciato a dirle:

«Cara mia, ti sembra giusto che, mentre noi qui lavoriamo come vere schiave, ci sono di quelle che hanno la fortuna di servire la principessa Rindella e la nobildonna Madissa? Per la qual cosa, la loro vita non può essere che una meravigliosa bazza! Io ritorno al lavoro, dopo una settimana di ferie; però mi sono vista cambiare attività senza un motivo. A proposito, il mio nome è Riastina; mentre il tuo sarebbe?»

«Invece io mi chiamo Gelpia e ti consiglio di fare a meno di certe tue esternazioni, se non vuoi che ti licenzino in tronco! Mi meraviglio che non sai ancora che in questa casa le due illustri donne, alle quali hai fatto accenno, non vengono servite da nessuna di noi, poiché fanno ogni cosa da loro stesse. Inoltre, dovresti essere al corrente del fatto che qui tutte siamo perfino all'oscuro del reparto dove esse sono ospitate! Ma adesso, Riastina, ti prego d'interrompere subito il nostro colloquio, se non vuoi farci licenziare entrambe da Ruska!»

Non appena aveva appreso la verità sulla principessa Rindella, Stiriana aveva cercato il modo di uscire immediatamente dal palazzo, nel quale si era fatta assumere. In verità, non le era stato difficile trovarlo, essendosi convinta che le bastava attaccare briga con una delle colleghe di lavoro e dar luogo ad una bella rissa indiavolata. Perciò, dopo avere assestato una forte sberla ad una di loro senza alcun motivo, ella aveva acceso la circostanza conflittuale che cercava. Allora la colluttazione, che ne era derivata, in un attimo, si era trasformata in un accapigliamento reciproco, il quale aveva suscitato molto clamore tra le altre lavandaie. Esse, infatti, anziché badare a dividerle, dopo aver formato un grande cerchio intorno alle due litiganti, intanto che vociavano, le invitavano a darsele di santa ragione, avendo finalmente trovato l'occasione di spassarsela un poco. Il loro schiamazzo, però, non era rimasto a lungo circoscritto all'ambiente di lavoro, che era la lavanderia; ma ben presto era pervenuto fino alle orecchie di Ruska. La quale subito era accorsa sul luogo e, dopo averle fatte separare, aveva voluto conoscere le ragioni della lite scoppiata tra le due donne. Appresa poi la verità che era stata avallata anche dalla deposizione dell'assunta di recente, non aveva esitato a dare subito il benservito a Stiriana. Così la donna, soddisfatta come non mai del licenziamento, lo aveva accolto felicemente.

Il mezzodì era ormai alle porte, quando Stiriana aveva lasciato il palazzo di Sosimo, mostrando una gioia che le sprizzava perfino dagli occhi. Ella non vedeva l'ora di andare a raccontare all'attuale uomo della sua vita il successo ottenuto con l'ultima trovata da lei escogitata. Grazie alla quale, da quell'istante poteva iniziare a sognare di avere già in pugno la figlia del re Cloronte. Al massimo entro un paio di giorni, Ernos sarebbe andato a prelevarla con i suoi Votati alla Morte. Ma l'amante del Prediletto aveva altre cose importanti da sbrigare, prima di rincasare; d'altronde, anche il rientro del suo compagno pelato era previsto per il tardo pomeriggio. Pur avendo fatto un po' di ritardo nel rincasare, ugualmente Stiriana aveva anticipato il suo uomo di una buona mezzora. Allora, per festeggiare l'inatteso avvenimento, si era data a preparargli una succulenta cenetta. Avendola prevista per la serata, ella aveva già acquistato lungo la strada gli alimenti e gl'ingredienti che le sarebbero serviti per preparare le sue raffinatezze culinarie. La zia di Polen, però, aveva escluso che, dopo il luculliano pasto serale, essi avrebbero consumato anche un rapporto amoroso coi fiocchi, poiché forse entrambi gli stomachi pieni non lo avrebbero permesso a nessuno dei due!


L'imbrunire era al suo stadio iniziale, quando pure Olpun si era rifatto vivo a casa, portandosi appresso, oltre che una fame da lupo, una irrefrenabile voglia di possederla. Allora in casa si erano dovuti cambiare i programmi, per cui la sua donna aveva dovuto soddisfare la sua voglia assatanata, prima ancora di appagare il suo ingordo appetito. Ma per lei era stato lo stesso, dal momento che l'una e l'altra cosa le stavano a cuore come a lui. Perciò non le era importato un granché, se si era dovuto dare la precedenza a quella che aveva deciso di far seguire dopo. Quando infine il loro istinto sessuale li aveva fatti godere e beare in maniera travolgente, saziandoli in modo sublime, i due amanti si erano messi a riposare un'oretta, stando lunghi distesi sopra il loro letto. Solo dopo che era cessata la fase ansimante del post coito, essi si erano seduti a tavola per fare strage delle diverse pietanze dell'abbondante cena preparata dalla donna. Intanto che le addentavano e le trangugiavano, facendole alternare con modeste libagioni di un vinello leggermente frizzante, Stiriana aveva fatto accompagnare i suoi bocconi con la cronistoria di quanto era riuscita a combinare nel palazzo del ricco sfondato dorindano. Al termine della quale, pur mostrandosi quasi alticcio, il Prediletto le aveva esclamato:

«Sei stata grandiosa, mia cara, anche se non ti sei data pensiero che potevi venire a mancarmi, dopo averti fatta catturare! Ma ciò che conta è che alla fine sei riuscita a perseguire il tuo obiettivo, il quale adesso è diventato anche quello di tutti i Tricerchiati. Nel prossimo incontro con il nostro campione, il quale è previsto per domani a metà mattinata, dovremo chiedergli quando e come vorrà eseguire il ratto della principessa Rindella. Oramai abbiamo deciso d'immolarla nella nottata del prossimo plenilunio.»

«Certo che immoleremo la figlia del re Cloronte al dio Kursut, amato mio, nell'imminente nostro sacrificio! Speriamo che Ernos ce la farà a rapirla e a portarla via dal palazzo di Sosimo! Egli dovrà condurcela entro i prossimi tre giorni, dal momento che mancano appena sei notti dall'imminente immolazione, la quale ci sarà il giorno dopo il nuovo arrivo della primavera. Vedrai che grandissima soddisfazione sarà la mia!»

«Il nostro maestro d'armi non avrà difficoltà a consegnarcela entro il tempo che stabiliremo noi, mia cara Stiriana. Ernos saprà organizzare ed effettuare il rapimento in tempi rapidi e nessuno ostacolo costituirà per lui un problema. Egli ha dalla sua parte la scaltrezza e la forza, due componenti che si sono sempre dimostrate vincenti. Adesso, però, se non ti dispiace, vorrei andarmene subito a letto, siccome non riesco a resistere a questo insopprimibile sonno, il quale si va impadronendo di me in modo inarrestabile! A farmelo venire, saranno stati sia il vino che il nostro insuperabile rapporto intimo, che abbiamo consumato prima del pranzo. Quest'ultimo ci ha visti impegnati come due assatanati, mentre ci davamo da fare per raggiungere l'orgasmo! Anche tu farai la stessa cosa, dopo aver sbrigato il lavoro che ti comporterà lo sparecchiamento della tavola e il lavaggio dei piatti e delle stoviglie.»

«Certo che verrò anch'io a letto, Olpun, non appena avrò portato a termine i lavori da te citati! A tra poco, allora, mio caro cucciolotto! Intanto ti auguro un ottimo riposo!»

Al termine di una lunga dormita, la quale aveva avuto una durata di dieci ore, il Prediletto e la sua amante si erano ridestati dal loro sonno profondo. Allora, dopo aver fatto di nuovo l'amore ed essersi riassettati alla meglio, essi erano usciti di casa in gran fretta, siccome avevano deciso di consumare lungo il cammino una frugale colazione. Difatti era loro intenzione soffermarsi presso una taverna della città, dove si sarebbero concesso uno spuntino. Così era stato, senza che venissero individuati da qualche ribelle in quei loro movimenti, poiché entrambi si tenevano nascosti il capo in un cappuccio, che copriva a ciascuno la maggior parte del volto. Il loro arrivo alla dismessa caserma di Via della Prudenza aveva anticipato quello di Ernos, poiché egli si era presentato poco dopo ancora in compagnia di Liciut. Come le altre volte, egli prima aveva lasciato il suo vice di guardia al portone e poi era entrato nel locale, volendo ricongiungersi al più presto ai suoi due amici, i quali lo stavano aspettando all'interno di esso. Quando poi il maestro d'armi si era presentato con una mimica facciale che lo ritraeva in un atteggiamento assai mogio, la donna all'istante si era messa a gridargli:

«Adesso che sappiamo dove si trova la principessa Rindella, nostro valoroso Ernos, ci attendiamo da te il suo rapimento e la sua consegna nel più breve tempo possibile! Ti concediamo soltanto tre giorni per rapirla e consegnarcela. Perciò comincia a preparare la tua spedizione al palazzo del nonno di Solcio, siccome è lì che i ribelli la tengono nascosta, senza averla mai trasferita altrove. Ti esorto a non deluderci in tale operazione, se vuoi dimostrarci che sei veramente molto in gamba, come vai asserendo da sempre!»

«Mi dici come fai ad affermare con sicurezza, Stiriana, che la figlia del re Cloronte si trova in quel luogo? Possiamo fidarci che la notizia proviene da fonte attendibile e che non ci spingerà a fare un buco nell'acqua? Devi sapere che i ribelli, da un bel po' di tempo, si sono fatti scaltri, nonché hanno iniziato a lasciarci credere apposta una cosa per un'altra! Lo hai forse dimenticato? Perciò dimmi da dove ti deriva tale certezza, che ti fa apparire felice e trionfante, come se tu avessi trovato un grande tesoro, che ti farà presto arricchire!»

Venuto poi a conoscenza da lei stessa di cosa la furba donna era stata capace di compiere, dimostrando perciò di possedere acutezza d'ingegno, intraprendenza e una spericolata temerarietà, Ernos, senza mostrarsi minimamente geloso, aveva dovuto riconoscerle:

«Sei stata davvero straordinaria, Stiriana! Hai risolto il nostro rebus, in quattro e quattr'otto, facendola in barba ai ribelli. Essi adesso nemmeno immaginano chi in realtà si celava sotto le mentite spoglie di Riastina! Per questo devo farti le mie congratulazioni, per come hai condotto la tua indagine e per quanto sei riuscita ad ottenere dal tuo lodevole espediente. Ma davvero ci tieni tanto ad andare fino in fondo con la principessa Rindella? Che ne diresti, se invece ci rinunciassimo? Metterti contro il re Francide, se allora ti costò la perdita dell'intera tua prole, oggi potrebbe perfino troncarti la vita! Senza tener conto di ciò a cui potrebbero andare incontro gli altri Tricerchiati, compreso il tuo amante Olpun! Potrebbe anche esserci utile sfasciare la setta religiosa, alla quale abbiamo dato vita per interessi e per scopi personali. Dopo la qual cosa, facendo perdere le nostre tracce, per noi si prevederebbe una prospettiva migliore! Anche tu dovresti pensarla allo stesso modo mio, Prediletto, siccome saresti il primo di noi a restare vittima della vendetta dei ribelli! Comunque, sta a voi decidere se accettare o meno il mio suggerimento, dal momento che esso intende soltanto invitarvi alla prudenza ed evitarvi dei guai molto seri!»

«Devi sapere, Ernos, che sono sempre dalla parte della mia insostituibile donna. Quindi, mi sta bene solo ciò che viene deciso da lei! Ad esserti sincero, non comprendo questo tuo cambiamento improvviso, il quale, come mi avvedo, ti ha reso un uomo vile! Per favore, hai la gentilezza di spiegarmene il motivo, capo dei nostri Votati alla Morte?»

«Bravissimo, amore mio!» lo aveva apprezzato la sua donna «Ti adoro anche per questo: ogni volta condividi le mie idee ed approvi le mie decisioni! Adesso, però, permettimi di esprimermi al nostro amico, esattamente come mi detta l'animo, siccome in questo momento mi è venuta la voglia di cantargliene quattro, se non di più!»

«Fai pure, Stiriana, come hai deciso, poiché non sarò io ad impedirtelo! Ma ti raccomando di andarci piano con gl'insulti, quando ti rivolgerai ad Ernos, potendo egli perdere la calma e la pazienza. In tal caso il maestro d’armi potrebbe mandarci entrambi alla malora!»

La donna non aveva atteso neppure che il suo amante terminasse di farle le sue raccomandazioni, che già era partita in quarta, intenzionata ad esprimere al destinatario della propria invettiva il disaccordo e il biasimo che fervevano in lei. Così, mostrandosi furiosa come una bestia, si era scagliata contro l'uomo, mettendosi a rimproverarlo con tali frasi:

«Il tuo comportamento, Ernos, è proprio quello di un vigliacco e non me lo sarei mai aspettato da te! Mi potevi anche far presente la tua pusillanimità, prima ancora che io andassi a mettere a rischio la mia pelle in casa di Sosimo! Mi vuoi dire a cosa è dovuto il tuo improvviso voltafaccia, senza curarti di screditarti davanti ai tuoi impavidi Votati alla Morte? Dove sono finiti il tuo coraggio e la tua sicurezza di essere il più forte fra tutti i guerrieri dell'Edelcadia? Possibile che essi sono tramontati all’improvviso? Secondo me, il tuo mutamento è dovuto alle notizie apprese sui due amici Iveonte e Francide! Allora mi vuoi riferire cosa sei venuto a sapere sull’uno e sull’altro? In questo modo, almeno comprenderò meglio questo tuo improvviso ripensamento. Ma voglio sperare che esso non sia dovuto al sopravvenuto timore di loro!»

«Io non temo e non ho mai temuto nessuno, Stiriana; come pure non mi è mai capitato di battermela per codardia davanti al nemico! La scuola d'armi e di arti marziali da me frequentata ci ha insegnato ad affrontare il pericolo apertamente, senza mai cercare di eluderlo oppure di aggirarlo; ma di sfidarlo con impavido coraggio e con tenacia. Inoltre, non credo di avervi manifestato l'intenzione di ritirarmi dalla vostra lotta, la quale per il momento è e continua a restare anche mia. Se prima vi ho parlato come da voi ascoltato, l'ho fatto esclusivamente per il vostro bene, non volendo farvi correre dei rischi provenienti da un nemico, il quale potrebbe rivelarsi più forte di me. In passato avevo la certezza che non potevano essercene per voi; invece allo stato attuale, dopo quanto ho sentito su Iveonte e sull'uccisore dei tuoi figli, non ne sono più sicuro. Oso affermare che sarebbe in gioco il destino della nostra stessa setta, se essi, ritornando ad affiancarli, iniziassero di nuovo a dare manforte ai loro amici ribelli! E con questo vi ho detto tutto!»

«Io e il mio amato, Ernos, possiamo venire a conoscenza di cosa sei venuto a sapere su tali campioni? Se ti hanno fatto ricredere sulle tue possibilità, le quali per te prima valevano quanto un dogma inattaccabile, sicuramente esse ti saranno risultate strepitose. Per cui, tutto in una volta, ti hanno perfino catapultato nell'incertezza, facendoti ridimensionare la tua incontrastata superiorità! Allora ce ne vuoi parlare?»

«Volendo essere obiettivo, Stiriana, mi è ignota l'origine della mia attuale perplessità. Ma sarei propenso a credere che essa mi sia derivata dalle recenti informazioni ricevute su loro due. Queste mi hanno permesso di acquisire degl'importanti elementi conoscitivi sul mitico Iveonte, al quale manca poco per entrare nella leggenda. Ammesso che ne sia ancora fuori! Esse, in verità, si concentrano tutte su di lui, più che sull’amico fraterno Francide, che ora si ritrova ad essere re di Actina.»

«Sarebbero queste conoscenze che hai acquisite presso la reggia, Ernos? Ci fai il favore di riferirle pure a me e al Prediletto, una buona volta per sempre? In un certo qual modo, così potremo giustificarti, se esse effettivamente sono tali da strabiliare chiunque ne venga a conoscenza! Indipendentemente da ciò, ti premetto che esse mai mi faranno cambiare idea sul rapimento della principessa Rindella!»

«Ebbene, amici miei, a detta di Morchio, Iveonte riuscì a salvare la principessa Lerinda, dopo che era stata rapita durante una partita di caccia dall'invulnerabile Talpida, il quale aveva pure altre prerogative spaventose. Difatti il fumo, che gli usciva dalla bocca, era in grado di disintegrare qualsiasi cosa. Eppure tutti lo credevano un mostro leggendario germinato dalla fantasia popolare! Ma poco prima egli aveva già ucciso un'enorme tigre che poteva considerarsi un esemplare di felino, le cui dimensioni eccezionali non si erano mai riscontrate nel passato in altri suoi congeneri. Da Gerud, invece, ho appreso un'altra storia incredibile su di lui, la quale non è da meno, rispetto alla prima, per cui vale la pena che ve la racconti!»

«Sarebbe questa nuova storia, Ernos, la quale, secondo te, ci conviene ascoltare?»

«Circa un biennio fa, il semidio Korup percorreva in lungo e in largo l'Edelcadia con l'intenzione precisa di sfidare ed ammazzare tutti quelli che erano ritenuti dei campioni nell'uso delle armi e nelle arti marziali. Gli bastava che essi venissero additati come tali dalla gente, per costringerli a battersi con lui anche contro la loro volontà. Adesso qui non sto a riportarvi tutti i particolari che lo avevano condotto ad affrontarsi con Iveonte; ma vi dico che qualche istante prima il suo falcone, dopo averglieli cavati dalle orbite, si era divorato gli occhi di Croscione. Nello scontro, che era seguito tra il guerriero semidivino e il valoroso campione dei ribelli, si era assistito a qualcosa di straordinario. Korup si presentava come un combattente invincibile, in quanto nessun umano poteva paragonarsi a lui, considerate le sue portentose prerogative che erano in suo possesso. Tra le quali, si annoveravano l'invulnerabilità e la capacità di ogni parte del suo corpo di riattaccarsi ad esso, dopo che ne era stata troncata. Ma pure tale eventualità era da ritenersi improbabile, a causa della sua insuperabile professionalità nel combattere sia con le armi che con le arti marziali.»

«Affermi davvero, Ernos, senza prenderti gioco di noi, che Korup fosse in grado di dimostrarsi tale?» gli aveva chiesto Olpun preoccupato «Ad ogni modo, visto che ci sei, facci pure sentire come terminò lo scontro fra i due straordinari combattenti!»

«Ebbene, un essere tanto temibile non aveva per niente intimorito Iveonte. Egli, dopo avergli imposto la sua ineguagliabile scherma e la sua eccellente preparazione nelle arti marziali, aveva iniziato a fare del suo corpo un grande strazio, nonostante le sue ferite si rimarginassero all'istante e i suoi arti recisi si ricongiungessero subito dopo al suo tronco. Alla fine l'eroe dei ribelli, vedendo frustrarsi ogni suo sforzo umano contro il rivale che possedeva un corpo indistruttibile, aveva chiesto aiuto alla sua spada. Allora essa, dopo che egli ve l'aveva affondata, lo aveva avvolto con una fiammata, trasformandolo in breve tempo in un mucchio di cenere. Come si vede, anche la spada d'Iveonte non è una comune arma; bensì è un'opera di fattura divina. Essa gli viene in soccorso, unicamente quando l'ostacolo si presenta per lui di natura soprannaturale. Adesso mi capite perché vi ho suggerito di rinunciare al sacrificio della principessa Rindella? Oppure per voi quanto da me udito rappresenta roba da niente?»

«Se il ribelle Iveonte è come te lo hanno descritto, Ernos,» aveva approvato Stiriana «hai ragione a temerlo. Ne converrà anche il mio Olpun. Ma sappiamo che egli si trova oltre i confini dell'Edelcadia e molto lontano da essa, la qual cosa non ci deve far temere la sua ira. Quanto al re Francide, ammesso che la sua perizia di combattente uguagli quella dell'amico, chi ci dice che egli sul serio vorrà sposare Rindella e verrà quindi a Dorinda per condurla ad Actina? Ciò potrebbe non avverarsi mai, caro mio maestro!»

«Ma un evento del genere, Stiriana, dobbiamo sempre metterlo in conto, per non pentircene dopo, nel caso che esso si verificasse! Inoltre, riguardo al re Francide, devo asserirti che anch'egli, senza considerare la protezione divina del suo amico, è in gamba quanto Iveonte. Entrambi, infatti, hanno dimostrato agli altri di essere in possesso di due tecniche di combattimento, le quali sono assolutamente sconosciute alla scuola dalla quale provengo io, ossia la trottola e l'arresto di una freccia in volo, dopo essere stata scagliata contro di loro. Riguardo alla prima, essa, facendo prillare chi vi ricorre a mo' di fuso e ad una velocità inverosimile, rende prima invisibili lui e la sua spada e poi si mette a falcidiare le schiere di nemici circostanti, seminando fra di loro centinaia di vittime ad ogni minuto di esecuzione. Ma non sono riuscito a sapere dai miei informatori il nome della rinomata scuola d'armi e di arti marziali da loro frequentata. Secondo la mia opinione, essa è stata capace di condurli ad una professionalità nelle armi e nella lotta di una perfezione da considerarsi inaudita fino ad oggi!»

«Comunque, Ernos, tu farai a meno di tener conto di tutte queste cose e continuerai a perseguire i nostri stessi scopi: non è vero che ho ragione? Il tuo aiuto ci è quanto mai indispensabile nel rapimento della principessa, per cui non puoi abbandonarci, proprio adesso che l'abbiamo scovata e possiamo finalmente rapirla ai ribelli!»

«Certo che sarò al vostro fianco almeno in quest'ultimo rapimento da te programmato, Stiriana! Ma dopo tu e il Prediletto dovrete smettere di appoggiarvi alla mia persona, avendo deciso di abbandonare la città di Dorinda. Forse mi trasferirò in Berieskania. Così, con un po' di fortuna, spero d'incontrare in quella remota regione colui che è stato il mio compagno di scuola ed ha per nome Leruob. Il cui nonno, ammesso che sia ancora vivo, un tempo è stato il leggendario capo dei Berieski.»

«Grazie, Ernos, per aver manifestato la volontà di aiutarci per l'ultima volta! Al mio Prediletto e a me interessava sapere esattamente ciò. Dopo potrai fare della tua vita tutto quello che vorrai, poiché non ti chiederemo più niente a nostro favore! Perciò ti siamo molto grati di quanto hai fatto per noi, specialmente adesso che ci hai voluto confermare che ci aiuterai anche nel rapimento della principessa Rindella!»

«A proposito del mio amico Leruob, lo sapete cosa egli era solito ripetermi, quando entrambi frequentavamo la rinomata scuola dei Kulten? Forse vi sembrerà strana!»

«Cosa ti diceva questo tuo amico Beriesko, Ernos? Vorremmo saperlo anche noi, se non ti dispiace!» gli aveva risposto molto incuriosita la soddisfatta Stiriana.

«Con molto orgoglio ci teneva a farmi presente che l’unica sorella del padre, il cui nome era Elinnia, aveva sposato il re di Dorinda. Ma se egli diceva la verità, sono portato a credere che la principessa Rindella possa essere soltanto sua cugina!»

«E se anche lo fosse, Ernos? Non vorrai mica tirarti indietro, dopo che ci hai dato la tua parola che ci aiuterai a catturarla! Non affermi anche tu che, prima di ogni altra cosa, vengono gl’interessi personali? Per questo manda al diavolo la tua amicizia con il tuo amico beriesko e compi il tuo dovere. Anche perché il Prediletto ha promesso di ricompensarti lautamente, quando ci lascerai per andartene per i fatti tuoi!»

Ernos non aveva replicato alle parole della donna. Per cui aveva avuto termine la conversazione fra i tre illustri personaggi della setta dei Tricerchiati. Ma nessuno degl'interlocutori immaginava che essa sarebbe stata l'ultima per loro tre. Difatti erano in agguato eventi di una straordinaria rilevanza e totalmente avversi nei loro confronti. Essi avrebbero posto fine per sempre agli scopi malvagi da loro perseguiti fino a quel momento, senza mostrare alcuna moderazione.

Adesso, però, occorre andare a vedere cos'era successo nel palazzo di Sosimo, dopo che la zia di Polen, facendosi prima assumere e poi licenziare di proposito nel modo furbesco che abbiamo visto, lo aveva lasciato frettolosamente e mostrandosi appagata degli ottimi risultati che vi aveva conseguiti.