401-LE GIORNATE DI RINDELLA A DORINDA, MENTRE ATTENDE FRANCIDE
Nel frattempo che erano accaduti gli avvenimenti che sono stati raccontati fino a questo momento, la principessa Rindella come aveva trascorso il suo tempo presso la casa di Sosimo? In verità, oltre ad essere al corrente che aveva goduto l'eccellente compagnia di Madissa, come continuava a giovarsene tuttora, siamo all'oscuro di tutto il resto. Per tale motivo, necessita che ne veniamo a conoscenza per metterci l'animo in pace. Così facendo, apprenderemo quei particolari, che avevano intessuto la sua vita di apprensioni, di ansie e di pensieri spesso tristi. Essi, in un certo senso, l'avevano tenuta impegnata in una vera altalena di preoccupazioni e di dubbi; però non avevano mai distolto la sua mente dall'amato Francide, che si trovava molto lontano da lei. La sola cosa che conosciamo di Rindella è che la donna di Lucebio era rimasta a farle la sua preziosa compagnia. Ma ella adesso era anche intenta a concedere al suo uomo il proprio amore, il quale era di tutt'altro genere. Madissa l'aveva allevata, da quando la principessina aveva appena alcuni mesi, ossia dal giorno in cui gliel'avevano affidata i suoi genitori, perché la portasse via dalla catastrofe che stava colpendo Dorinda e il suo popolo. Da allora la donna, senza mai smettere, aveva cercato in tutti i modi di farla vivere in un clima di serenità e di felicità. Al momento attuale, invece, le rammentava sovente che presto sarebbe diventata la regina di Actina ed avrebbe iniziato a vivere la sua vita da sogno accanto al suo adorato re Francide. Perciò, comportandosi in quella maniera, ella riusciva a distrarre la mente della principessa dall'assenza di colui che l'amava alla follia e da altri lugubri pensieri che la circostanza la obbligava a vivere, anche se la ragazza ne avrebbe fatto volentieri a meno.
Incominciamo col parlare del continuo stato ansioso, che l'odierno rapporto con l'uomo della sua vita suscitava nell'animo della principessa Rindella, scombussolandoglielo con una disastrosità inverosimile. Ovviamente, non perché esso, nella sua intimità, avesse subito un arresto per volontà di uno dei due partner. Ma perché, pur essendo tale rapporto rimasto inalterato nella psiche di entrambi, la situazione vietava all'uno e all'altra di fruirne concretamente e con la massima serenità. Nel medesimo tempo, in lei non erano mancate talune perplessità, le quali le erano apparse talora angosciose talaltra tormentose. Per cui esse non di rado l'avevano assalita e gettata in una forma esistenziale di morbosa prostrazione. In verità, considerate le circostanze, alcuni atroci dubbi l'avevano addirittura spinta a credere che il suo sogno con Francide giammai si sarebbe avverato nel tempo avvenire. Un fatto del genere, però, era stato soltanto in grado di sconquassarla intimamente e di trascinare inevitabilmente la sua mente sull'orlo della pazzia. In quei momenti terribili, perciò, Madissa si era messa ad intavolare con lei dei discorsi, che miravano ad incoraggiarla e a non farla disperare del suo glorioso futuro. In tal modo, la donna era riuscita a far sì che ella si salvasse psichicamente e non precipitasse nella voragine del proprio annientamento. Secondo la donna, la sua vita ventura si lasciava intravedere beata lungo il percorso temporale, poiché vi era stata tracciata con il marchio della certezza da chi manovrava i fili degli umani destini. Il quale assegnava ad ogni persona momenti che, in pari tempo, sarebbero stati di gioia e di sofferenza o di beatitudine e di tristi vicissitudini.
A questo punto, è necessario che ripercorriamo un discorso del genere, il quale c'era stato tra le due donne in una circostanza non proprio lieta per la principessa. Esso ci farà cogliere meglio il contenuto, permettendoci di comprenderne l'effettivo significato, che a quel tempo si era presentato nella realtà. Così un giorno Madissa, avendo scorto la principessa Rindella in uno stato d'animo abbattuto e penoso, che le aveva fatto perfino compassione, si era allarmata per tale suo atteggiamento compassionevole. Allora, volendo conoscerne la ragione, usando tatto e diplomazia, le aveva chiesto:
«Mi dici, Rindella, perché mai ti fai sfuggire di mano la gioia e non sorridi alla vita, come facevi nei giorni scorsi? Sono vari giorni che ho fatto caso al tuo stato psichico, che mi è apparso per lo più pessimistico! Ti preoccupa forse qualcosa di brutto, da cui non riesci a staccare la mente? Con me puoi confidarti, se per te sono al di sopra di tutti!»
«Mia cara Madissa, sto in pensiero perché il mio Francide ritarda a farsi vivo. Se avesse cambiato idea circa i progetti, che aveva deciso di realizzare insieme con me? Se egli ci avesse ripensato e non mi stimasse più degna di diventare la sua regina? Adesso il mio amato non è mica al corrente che sono una principessa e degna di essere la sua regina! Quando è partito per la Città Santa, il mio titolo nobiliare era del tutto sconosciuto da lui, come del resto lo ignoravo anch'io. Ecco ciò che non mi fa vivere nella tranquillità in questi orribili giorni e mi tiene nello stesso tempo in una preoccupazione snervante! Inoltre, se ci provassi, neppure tu riusciresti a convincermi del contrario e a rasserenarmi!»
«Invece ti dico che sei completamente in errore, dolce mia Rindella! Non ti devi preoccupare per il tuo Francide, il quale è un uomo tutto d'un pezzo ed ha una sola parola. Per questo non se la rimangerà per nulla al mondo, specialmente se l'ha data alla donna da lui venerata, siccome la stima immensamente! Quanto prima lo vedrai giungere a Dorinda per condurti nella sua reggia, essendo egli desideroso di incoronarti sua sovrana a vita. La qual cosa è sicura, come certa è la luce del sole. Essa splende sulla terra e la riscalda, senza mai farle mancare il suo splendore e il suo calore!»
«Speriamo che tu abbia ragione, Madissa, e che il mio adorato Francide mi raggiunga al più presto! Se così non dovesse essere, non sai quanto grande sarebbe la mia disperazione e in quale angolo infernale andrebbe a rifugiarsi il mio animo! Anzi, esso si consumerebbe poco alla volta, in preda all'angoscia più cupa e al dolore più atroce! Io non sarei in grado di vivere senza di lui; per me sarebbe come smarrire la luce degli occhi e sentirmi il cuore trafitto dal tormento più inconcepibile. Ti rendi conto, mia cara, come si svolgerebbe la mia esistenza, se egli dovesse sparire per sempre dalla mia vita? Lo sai pure tu che essa unicamente in sua compagnia intende protrarsi nel tempo, che non smette mai di srotolarsi nel fitto mistero, che esso rappresenta per gli uomini.»
«Come potrei non comprenderti, Rindella, dal momento che la medesima cosa succederebbe a me, se, dopo aver cominciato ad amarlo con tutta me stessa, il mio Lucebio dovesse venire a mancarmi? Per questo mi sarebbe impossibile non riuscire ad immaginare la tua tremenda pena, la quale ti avvolgerebbe globalmente, finalizzando il tuo esistere ad uno schianto di vita senza più interessi e desideri. Ma tu devi scacciare da te questi cupi e malinconici pensieri, poiché essi non hanno ragion d'esserci per te e per la tua vita. Inoltre, devi evitare di farti prendere da un timore simile, non essendocene alcun motivo. Entrambe conosciamo l'alta statura morale del tuo stupendo fidanzato. Essa lo indirizzerà verso una retta condotta, facendogli tener fede ai suoi impegni, dopo averli presi con convinzione nei tuoi confronti.»
«Di sicuro è come tu affermi, Madissa! Il mio Francide è un uomo integerrimo ed onesto, per cui mai si lascerebbe influenzare da qualche persona, recedendo immotivatamente da un suo proposito. Sono stata io manchevole nei suoi riguardi, quando l'ho ritenuto capace di abbandonarmi al mio crudele destino, senza avere per me un briciolo di pietà. Se egli venisse a saperlo, non ci farei una bella figura e non saprei come scusarmi con lui, per non avergli dimostrato la mia totale fiducia! Per favore, Madissa, non riferire mai al mio amore l'attuale mio imperversante scoramento. Esso, come ben sai, mi ha presa unicamente per aver dubitato di lui e per non averlo stimato, per qualche attimo, la persona impeccabile che egli è sempre stato e continuerà ad esserlo per il resto della sua vita!»
«Potrei mai farti un torto simile, principessa mia? Bada piuttosto a cambiare umore e ritorna ad essere colma di gaudio, al pensiero che il tuo Francide forse è già in viaggio verso la nostra città. Sono convinta che egli non vede l'ora di raggiungerti e di condurti nella sua reggia, essendo ansioso di consacrarti sua sposa vita natural durante!»
«Lo farò senza meno, Madissa, dopo che mi hai plasmato l'animo conformemente alla realtà dei fatti. Ma anche a te devo chiedere scusa, per aver temuto che tu potessi raccontare ogni cosa al mio ragazzo sul mio stato psichico odierno. Sono stata davvero una sciocca imperdonabile! Ad ogni modo, oggi la preoccupazione maggiore mi proviene da Stiriana e dalla setta dei Tricerchiati, con la quale ella si tiene in contatto. Il cui solo obiettivo è quello di rovinarmi l'esistenza e di vendicarsi del mio Francide attraverso la mia persona, per essere stato il giustiziere dei prepotenti suoi figli. Lo sai anche tu che tra i fanatici settari c'è un guerriero, che si dimostra molto in gamba nelle armi, la cui temibilità suscita sgomento tra i ribelli. Lo temono perfino Solcio, Zipro e Polen, che sono considerati i più valorosi tra gli uomini di Lucebio. A Dorinda ci vorrebbe proprio il mio amato a fare abbassare la cresta al campione dei Tricerchiati. Tale antipatico guerriero ha per nome Ernos!»
«In questo ti do pienamente ragione, Rindella. Egli potrà crearci dei grossi problemi, se il tuo re Francide non si sbriga ad arrivare in tempo. Solo dopo che egli sarà giunto in città, potremo iniziare a sentirci sicure. Per il momento, possiamo soltanto augurarci che l'astuzia di Stiriana non riesca a scovarci mai; così ella non potrà organizzare e mettere in atto il tuo rapimento. Comunque, nel palazzo di Sosimo possiamo ritenerci assai protette, con tutti questi uomini armati che vigilano giorno e notte su di noi! Come vedi, Lucebio non ci tiene indifese ed è incessantemente vigile, perché non ci accada nulla di spiacevole. Speriamo che pure la premura del divino Matarum, nel preservarci dai vari pericoli, sia bastevole a fornirci protezione, garantendoci una incolumità duratura!»
A quel punto, si era concluso il colloquio tra le due donne. Esso aveva fatto registrare nella ragazza degli alti e bassi, siccome ai momenti di pessimismo, i quali si erano avuti in partenza in lei, si erano poi alternati quelli di ottimismo. Questi ultimi vi erano stati suscitati da colei che le aveva fatto da madre fin da bambina. Ciò nonostante, al termine di esso, non si poteva dire che la principessa avesse sgomberato la sua mente dai foschi presentimenti. Essi avevano seguitato a tenerla nella morsa dell'angoscia e dell'ansia. Probabilmente, sarebbero continuati a persistere in lei, fino a quando il suo Francide non l'avesse raggiunta e non l'avesse stretta tra le sue braccia.
Così, andando avanti i suoi giorni in quel clima di cupezza, non si poteva asserire che la vita di Rindella procedesse all'insegna della spensieratezza e del giubilo. Di tanto in tanto, perciò, un velo di mestizia e di nostalgia per l'amato era sopravvenuto a pervaderla e a spegnere in lei quel senso di brio, che aveva appena iniziato a conquistarla e a distrarla dalla sua malinconia. Allora aveva dovuto congedare la sua temporanea inclinazione al radioso ottimismo, anche se il licenziarla le erano costati molta pena ed un senso di disgusto per la nuova realtà. La quale era venuta a riappropriarsi di lei con dispotica autorevolezza!
Qualche tempo dopo, alle due donne, contro ogni loro aspettativa, era giunta la notizia del sacrificio della figlia del maniscalco da parte dei Tricerchiati, non essendo andate le cose secondo le previsioni fatte dai ribelli. Allora la principessa Rindella era ritornata ad essere di indole pessimistica, ritrosa di fronte ad ogni prospettiva di esistenza gaudiosa. Si sentiva la vita avvelenata in tutti i sensi e non tollerava chiunque tentasse di farle cambiare opinione verso di essa. Perfino Madissa non riusciva più a farla ragionare in qualche modo qualsiasi e a riportarla alla sua vecchia maniera di considerare i fatti, ossia in una visione più ottimistica della concezione umana. All'improvviso, sulla ragazza si era calato il sipario della sfiducia in ogni cosa e per tutti. Per questo ella vedeva davanti a sé esclusivamente le brutture degli uomini e non più le loro buone opere, cioè quelle che sgorgano dal nobile animo umano. La qual cosa le immiseriva paurosamente lo spirito e glielo faceva naufragare nell'abiezione più sconcertante. Anzi, lo faceva tribolare nell'assenza assoluta delle idealità più pure ed inviolabili.
Un giorno, intanto che la sua esistenza trascorreva nell'amarezza e nello squallore più conturbanti, Rindella non aveva potuto fare a meno di rivolgersi con la mente al suo Francide. Aveva voluto sfogarsi con l'amato lontano, il quale non si faceva vedere mai a Dorinda, con le seguenti commoventi parole: "Francide, amore mio, pretendo che tu mi metta al corrente del tempo che dovrò ancora attendere, prima del tuo arrivo. Il quale, mentre conto i minuti, le ore, i giorni e i mesi, oramai costituisce il principale interesse del mio cuore, della mia mente e del mio animo. Fino a quando dovrò ancora scorgerti lontano da me anima e corpo, per cui mi tocca continuare a restare vittima della mia stessa esistenza? Essa, senza averti tra le mie braccia, non vuole sapere più niente di me e del mio mondo, sia esso reale oppure irreale. Anche il grave pericolo, il quale ogni giorno mi intimidisce, non è in grado di trasformarmi nella mia sfera psichica per farmi valutare positivamente i miei progetti e le mie speranze. Soltanto tu, gioia mia, puoi operare in me il miracolo che tutti a Dorinda si aspettano, a cominciare dalla mia preoccupata Madissa e da Lucebio. Perciò ti prego di raggiungermi quanto prima e di salvarmi dal baratro rovinoso che mi minaccia. Esso potrebbe risucchiarmi a momenti senza scampo, se tu non arrivassi in tempo per permettermi di diventare la tua diletta sposa e la tua regina!"
Come si sa, presso la casa del possidente Sosimo, la nobildonna Madissa e la principessa Rindella conducevano vita autonoma, nel senso che esse si preparavano da mangiare per loro conto, senza essere ospiti abituali della tavola del padrone di casa. Anche se poi costui, in talune circostanze importanti, era solito invitarle a pranzo. In quella occasione, esse trascorrevano un paio di ore insieme con loro, intanto che si consumavano le varie appetitose pietanze e si libavano bevande alcoliche e analcoliche, a seconda dei gusti dei commensali. A dire il vero, erano state entrambe le illustri donne a pretendere che la loro ospitalità avvenisse in quei termini, siccome il padrone di casa non avrebbe avuto difficoltà ad averle come ospiti anche mentre si consumavano i tre pasti giornalieri. Anzi, il grande amico di Lucebio si sarebbe sentito immensamente onorato, se Madissa e la principessa avessero accettato di intrattenersi con loro anche durante la consumazione della prima colazione, del pranzo e della cena. In quel modo, avrebbe fatto evitare alla donna dell'amico di preparare i tre pasti giornalieri per sé e per Rindella. Egli lo avrebbe fatto volentieri, essendo le due nobildonne da lui ospitate degne del massimo suo rispetto.
Alcuni giorni prima che accadessero i fatti già da noi appresi, approfittando che il nipote si trovava nel palazzo presso la sua famiglia, Sosimo aveva voluto organizzare una cena a cinque. Così aveva invitato, oltre alle due preziose donne, anche Solcio. Costui, dopo aver appreso con quali convitate avrebbe cenato, sentendosi orgoglioso della decisione presa dall'arzillo avo, aveva accolto l'invito con sommo gradimento. A dire la verità, il giovane aveva previsto le intenzioni del nonno e si era immaginato cosa egli si attendesse da lui con quell'invito speciale. Perciò si era preparato a non deludere le sue aspettative con delle risposte possibilmente chiare ed esaustive. Inoltre, nella circostanza, egli avrebbe anche badato a soddisfare la sua fame da lupo, visto che si trovava con lo stomaco a digiuno fin dalle prime ore del mattino, a causa di una sua missione delicata. Essa, avendolo trattenuto lontano dalla sua casa e dal loro rifugio, quel giorno lo aveva costretto a digiunare più a lungo.
Ebbene, una volta che si erano seduti a tavola, i padroni di casa e i loro tre ospiti avevano iniziato a gustare le numerose pietanze e bevande, le quali venivano servite a tavola dalla servitù, senza però darsi ad individuare le loro caratteristiche organolettiche, pur non passando esse inosservate al loro palato. Per la quale ragione, erano stati rari i commenti e quasi assenti le considerazioni che i commensali presenti avevano espresso sulle diverse squisite portate. Le quali, rispettando i tempi stabiliti dalla padrona di casa, venivano servite con raffinatezza a tavola dagli addetti alla cucina. Giunta poi l'ora di servire la frutta, Sosimo, rompendo all'improvviso il silenzio, si era rivolto al nipote e si era dato a fargli una batteria di domande, le quali erano state le seguenti:
«Mi dici, Solcio, come stanno procedendo le cose tra voi ribelli e i vostri nemici Tricerchiati? Fino al momento attuale, ci sono stati fatti nuovi degni di menzione, che io dovrei conoscere? Nel caso che la risposta dovesse risultare affermativa, per favore, vuoi essere così gentile da ragguagliami su quelli che consideri di maggiore rilievo?»
«Nonno, prima mi devi garantire che, rispondendo alle diverse tue domande, non annoierò neppure un poco l'illustre componente femminile presente. Sei certo che non preferisci che te ne parli in altra sede, senza la presenza della nonna e delle due rispettabili nobildonne, che sono tue ospiti? Allora cosa rispondi alle mie osservazioni?»
«Non credo affatto, nipote mio, che tu possa annoiarle! Sono convinto che pure tua nonna Deisa, la nobildonna Madissa e la principessa Rindella desiderano apprendere da te gli ultimi sviluppi della vostra controversia con i settari di Olpun. Naturalmente, mi riferisco a quelli che si sono registrati nei giorni recenti. Perciò puoi darti a parlare tranquillamente, siccome nessuna di loro verrà infastidita dalle tue parole. Anzi, esse interesseranno soprattutto alle mie ospiti in prima persona!»
«Tuo nonno ha senz'altro ragione, giovanotto.» aveva confermato Madissa «Anche noi del gentil sesso non aspettiamo altro. Soprattutto la principessa Rindella ed io vogliamo conoscere ogni cosa, poiché siamo nel mirino della megera Stiriana. Ella vorrebbe punirci con crudeltà e vendicarsi in questo modo del re Francide, l'uccisore dei suoi figli!»
«Allora, nobile Madissa, se quello del nonno è anche il desiderio di voi nobildonne, passo subito ad accontentare lui e voi insieme, mettendovi tutti al corrente degli ultimi avvenimenti che ci hanno coinvolti direttamente. Come già sapete, tra i fatti più importanti che sono da considerarsi ancora caldi, vanno ricordati il rapimento da parte dei settari di Erusia, l'unigenita figlia del maniscalco Fusso, e il nostro inutile tentativo di liberarla, il cui obiettivo era quello di scambiarla con il Tricerchiato Ciron. Invece, poiché siamo stati giocati da Ernos, la sua liberazione è andata in fumo, pur cedendo il nostro ostaggio. Comunque, abbiamo reagito con durezza alla sua beffa e l'abbiamo fatta pagare agli altri Tricerchiati, facendone fuori una trentina senza alcuna pietà!»
«Bravi, è in questa maniera che si reagisce con quegli esseri diabolici, Solcio!» aveva approvato suo nonno «Non dovete mai smettere di ammazzare quei fanatici apostati! Ma adesso, caro nipote mio, sei pregato di andare avanti a raccontarci i restanti fatti accaduti in città, poiché noi quattro siamo qui ad ascoltarti tutt'orecchi!»
«Una mossa a sorpresa, nonno, è stata quella del cieco Croscione. Egli, come già siete al corrente, è diventato un ribelle, fin da quando aveva messo piede nel nostro vecchio rifugio. A tale riguardo, non ho mai capito se è stato il timore di Iveonte oppure la stima verso di lui a trasformarlo nell'intimo e a spingerlo ad unirsi a noi anima e corpo. Egli, dandone prova di continuo, ha abbracciato la nostra causa, come se fosse sua da tempo e non l'avesse mai combattuta per il suo sovrano!»
«Io ti assicuro, mio intraprendente nipote, che, ad operare il miracolo, è stata la stima che adesso egli nutre per il nostro campione. Quelle poche volte che ho avuto l'onore e il piacere di incontrarlo, non mi è sfuggito che Iveonte presenta tutte quelle qualità che, allo stesso tempo, gli fanno incutere rispetto e soggezione. Esse gli conferiscono soprattutto un'aria di autorità e di comando; ma mai in senso dispotico, poiché la sua persona è essenzialmente nobile e sempre disponibile a dare il suo aiuto e il suo appoggio a chi ne necessita. Senza nulla togliere al suo amico fraterno Francide, il quale è diventato sovrano di Actina e presenta anch'egli delle doti straordinarie, Iveonte riesce ad estrinsecare un contegno che neanche nei sovrani sono mai riuscito a scorgere. La qual cosa lo ha reso benamato perfino dalle divinità, che l'hanno prescelto per mettere nelle sue mani dei poteri soprannaturali. Non volermene, principessa Rindella, se mi sono permesso di fare un paragone tra Iveonte e il tuo amato, anteponendo il primo al tuo grande amore. A rifletterci bene, anche Iveonte ha dentro di sé qualcosa di regale che gli si legge chiaramente in volto! Forse non ho torto a pensarla così, poiché sono sicuro che un domani si scoprirà che è proprio così!»
«Tranquillìzzati, nobile Sosimo, siccome le tue parole non mi hanno affatto offesa!» era intervenuta a rassicurarlo la ragazza «Ma tu ignori il motivo per cui ho provato più piacere che dispiacere, quando hai esaltato le virtù di Iveonte ed hai subordinato a lui il mio Francide! Allora tengo a precisarti che mio fratello non ha solo qualcosa di regale, dal momento che la regalità è in tutta la sua persona: è nel suo volto, è nel suo portamento, è nel suo incedere, è nei suoi atti, è nelle sue decisioni. Insomma, egli la dimostra dalle unghie dei piedi fino ai capelli della chioma! Sono certa di essere stata chiara sul suo conto, esprimendomi come adesso ho fatto!»
L'intervento della principessa Rindella aveva stupito non poco i coniugi ospitanti e il loro nipote Solcio. Al contrario, non aveva fatto meravigliare per niente Madissa, la quale si era unicamente affrettata a riprendere la ragazza, facendole presente:
«Ti sembra questo il momento, mia adorabile principessa, di toccare certi tasti delicati? Non credi di essere stata un po' imprevidente nel fare delle asserzioni, che gli altri potrebbero considerare soltanto fantasiose? Ciò che per te è una convinzione, per qualunque altro potrebbe risultare un paradosso: non lo credi pure tu? Quindi, cerca di tenertele per te talune idee, le quali, oggi come oggi, risultano tutt'altro che ortodosse!»
«Al contrario, mia cara Madissa, tutti devono sapere che Iveonte è mio fratello, sebbene ne sia anche lui all'oscuro. Vedrete che, quando ritornerà dal suo viaggio, ci porterà la bellissima notizia che egli, in quanto figlio dei miei regali genitori, ossia degli ex regnanti di Dorinda, è mio fratello a tutti gli effetti! Questa è la pura verità!»
Anche Sosimo, dopo la critica a lei mossa da colei che le aveva fatto da madre per l'intera vita, non aveva voluto tenersi da parte ed ignorare il caso aperto dalla ragazza di stirpe reale. Perciò, dopo la risposta da lei data a Madissa, la quale era la sua corteggiata di un tempo, si era rivolto alla ragazza con la dovuta deferenza:
«Il mio intervento, principessa Rindella, non intende mancarti di rispetto. Con esso voglio solo avere un maggiore chiarimento sulla identità della meravigliosa persona, che è Iveonte. Come fai ad essere così sicura che egli è tuo fratello, se neppure il rispettabile Lucebio ha mai preso in considerazione una eventualità del genere? Mi dici quali prove hai per affermarlo con tale certezza? Prima che tu mi risponda, voglio farti presente che non mi stupirei, se un giorno si venisse a sapere che l'attuale Iveonte è il primogenito del mio re Cloronte e della mia regina Elinnia. E per moltissime ragioni!»
«Grazie, nobile Sosimo, per i tuoi apprezzamenti nei confronti di mio fratello e per non avere mostrato dello scetticismo verso le mie asserzioni, che lo hanno riguardato. Ad ogni modo, lo so per certo che Iveonte è l'unico germano che mi è rimasto, dopo la morte degli altri due più piccoli di lui. Inoltre, c'è la voce del sangue che mi trasmette una convinzione del genere e non può tradirmi. Infine è stato egli stesso a rivelarmelo in un sogno che feci tempo addietro, come se fosse reale!»
La risposta della principessa, la quale aveva messo in difficoltà perfino Madissa a causa di quanto da lei dichiarato convintamente, aveva raffreddato parecchio l'ansia del padrone di casa. Egli, infatti, si attendeva che ella gli rivelasse chissà quale mistero che comprovasse l'identità del loro eroe. Ma l'accorta Deisa, volendo nascondere l'atteggiamento imbarazzato del marito agli occhi dell'ultimogenita figlia dell'ex re di Dorinda, senza alcuna remora era voluta intervenire nella conversazione. Ad un tratto, ella le aveva affermato:
«Non può essere altrimenti, mia dolce principessa Rindella! Lo testimonia anche il fatto che tra te e il principe Iveonte si nota una rassomiglianza, che risulta davvero incredibile! Devo farti presente che neppure al mio caro marito Sosimo essa è sfuggita, per cui spesse volte in privato ci ha tenuto a farmelo rilevare, intanto che se ne meravigliava!»
«Se ci tenete a conoscere pure la mia opinione sulla somiglianza in questione,» aveva interloquito il giovane Solcio «anch'io l'ho osservata, fin dalla prima volta che mi trovai al cospetto della principessa. Infatti, in seguito, non appena mi incontrai con Lucebio, mio primo pensiero fu quello di chiedergli se Iveonte fosse il fratello della ragazza di Francide. Allora non si sapeva ancora neppure che Francide fosse un re e che Rindella fosse una principessa. Ebbene, alla mia domanda, il venerabile uomo non fece seguire alcuna risposta. Anzi, mi guardò fissamente negli occhi con una espressione del volto, con la quale mi sembrò confermarmi che non mi ero affatto sbagliato ad averli considerati fratello e sorella. Inoltre, volendo sottrarsi all'obbligo di darmi una sua risposta, mi chiese: "Ma tu, Solcio, non hai niente da fare oggi? Invece vedo i tuoi allievi che ti aspettano." Non sembra strano anche a voi tale suo atteggiamento di allora nei miei confronti?»
Dopo gli interventi della nobildonna Deisa e del suo nipote acquisito, Madissa si era alquanto risollevata, siccome la sua Rindella adesso, anziché essere considerata una persona delirante, aveva riguadagnato il credito e la stima, visto che poco prima l'uno e l'altra erano apparsi in declino. Allora il facoltoso Sosimo, volendo uniformarsi alla condotta della consorte, che aveva interpretata anche come un tacito rimprovero a lui rivolto, aveva voluto essere solidale con lei e con il nipote Solcio. Perciò, allo scopo di allinearsi al loro pensiero, aggiunse:
«Tutti questi dati attestano che Iveonte è di sicuro il primogenito del nostro re Cloronte. Se ci tenete a saperlo, io credo ai sogni e la loro giusta interpretazione conduce quasi sempre alla verità. Ricordo che il nostro oniromante Virco non falliva mai, quando interpretava un sogno. Perciò, prima dal re Kodrun e poi dal re Cloronte, egli era stato nominato indovino di corte. Ma ora chiudiamo questa parentesi aperta dalla nostra principessa Rindella e seguitiamo ad ascoltare ciò che ci stava raccontando mio nipote sul conto di Croscione. Quindi, Solcio, ci riferisci qual è stata la sua prima mossa a sorpresa, alla quale hai fatto accenno qualche momento fa?»
«Certo, nonno: ve la riferisco subito! Quel furbacchione, mediante una falsa confessione a Gerud, ha fatto spargere la voce nella reggia che Zipro e Polen sono suoi figli adulterini. Perciò essi, quando si presentano al corpo di guardia posto all'ingresso di essa, vi vengono accolti con la massima considerazione. Quanto al braccio destro del re Cotuldo, egli è sempre pronto a mettersi a loro disposizione; inoltre, li assumerebbe subito nella sua guarnigione reale, se soltanto essi ne facessero regolare richiesta! Comunque, questa sua prima mossa dovrà preludere ad una seconda, che stiamo vagliando con la dovuta prudenza. Essa dovrebbe essere messa in atto a breve scadenza; anzi, già abbiamo previsto la data in cui dovrà avvenire.»
«Non posso negare, nipote mio, che è stata un'ottima idea quella dell'ex consigliere militare del nostro despota, con la quale egli ha fatto passare per suoi figli naturali Zipro e Polen. Potendo adesso i tuoi due amici avere campo libero nei reparti militari annessi al palazzo reale, un domani, in caso di necessità, questa loro ampia possibilità di frequentarli indisturbati di sicuro tornerà utile ai ribelli. Ma ora, Solcio, vuoi anticiparci qualcosa sulla successiva manovra tattica che, come hai fatto chiaramente capire, avete già in cantiere? Perché mai essa, rifacendosi alla precedente, farebbe conseguire a voi ribelli dei risultati più importanti? Su, dicci quello che conosci in merito!»
«Siccome non riusciamo a trovare e a liberare la figlia di Fusso in nessun modo, essendo ella tenuta prigioniera in un luogo che non siamo stati in grado di individuare, dietro suggerimento dello stesso Croscione, abbiamo deciso di fare intervenire i soldati di Gerud contro i Tricerchiati, proprio durante la loro prossima funzione religiosa. Essa dovrà esserci nella notte di plenilunio in arrivo e prevede l'iniziazione dei nuovi adepti alla setta e il sacrificio di Erusia al loro divino Kursut, il quale è solo una divinità posticcia.»
«Possibile, nipote mio, che l'alto ufficiale di Cotuldo acconsentirà a combattere i Tricerchiati al posto vostro? Non sarà mica uscito di senno quell'uomo, per accogliere la vostra assurda richiesta! Non potrò mai credere ad un fatto del genere! Ma forse hai da farci apprendere qualcos'altro di più convincente sul vostro piano: vero?»
«Infatti, nonno, è proprio così! Prima sei stato molto frettoloso a giudicare! Chi ti ha detto che faremo le cose nella maniera, come tu hai affermato? Invece il nostro stratagemma sarà ben altro e i fatti si evolveranno in modo ben diverso da come hai tu ipotizzato! Perciò prima ascolta ogni cosa e poi esprimerai il tuo giudizio in merito!»
«Allora spiègati meglio, Solcio, e fammi comprendere più esplicitamente in che modo voi ribelli intendete agire presso l'autorevole gerarca di Cotuldo. Solo così smetterò di prendere lucciole per lanterne! Quindi, mi fai questo favore, mio benedetto nipote, che non ti decidi ancora a parlare e a chiarirmi per bene ogni cosa proposta da Croscione?»
«Il nostro piano è il seguente, nonno. Quando Zipro e Polen si recheranno da Gerud, presso il quale ormai godono la massima fiducia, si inventeranno che il minore di loro due ha appreso da un amico che i ribelli avranno una riunione proprio dove i Tricerchiati sono soliti celebrare il loro rito sacro del mese, dandogli anche la certezza che la presiederà Lucebio in persona. Gli daranno anche informazioni utili che la riguarderanno, quali il giorno e l'ora esatta in cui essa si svolgerà, nonché il numero dei ribelli che vi prenderanno parte. Fornendogli queste notizie, lo faranno intervenire con un congruo numero di soldati per evitargli di subire una disfatta.»
«Mi piace davvero questo stratagemma di Croscione, Solcio! Adesso, però, vai avanti e facci comprendere cosa realmente vi proponete con esso! Te ne prego, nipote!»
«Agendo noi in questa maniera con lui ed ignorando egli che i suoi nemici saranno ben altri e molto temibili, per la presenza fra di loro di Ernos, avremo un Gerud dispostissimo ad intervenire contro i fanatici settari. Il consigliere del monarca, infatti, non vorrà assolutamente lasciarsi sfuggire l'occasione di arrestare l'odiato capo dei ribelli e di fare bella figura con il suo sovrano. Dopo, intanto che infurierà la battaglia tra gli uni e gli altri, io e i miei due amici ne approfitteremo per entrare di nascosto nel tempio e liberare la figlia del maniscalco. Inoltre, se ci capiteranno sotto tiro, elimineremo fisicamente Stiriana ed Olpun, il quale si fa chiamare dai suoi adepti Prediletto.»
«Adesso sì che posso affermare che la vostra seconda mossa è davvero eccezionale ed ha la mia totale approvazione! Sono convinto, nipote mio, che meglio di così non potevate studiarla! Ma come mai non si è pensato, da parte vostra, di inviare un corriere al re Francide, avvisandolo della vostra cattiva situazione e del pericolo reale, che sta correndo la nostra principessa Rindella? Secondo me, bisognava pensare anche a questo da molto tempo, se si voleva accelerare la venuta del sovrano di Actina nella nostra città, dal momento che egli ignora tutto quanto sta accadendo dalle nostre parti!»
«La risposta è molto semplice, nonno. Lucebio non ha ritenuto opportuno coinvolgere il sovrano della Città Santa in una questione che, per certi aspetti, si presenta molto delicata. Egli vuole evitare a qualsiasi costo che il re Cotuldo venga a sapere dell'esistenza della principessa Rindella; la qual cosa probabilmente avverrebbe, se il re Francide si presentasse a Dorinda. Ricòrdati che abbiamo come avversaria una Stiriana che, di fronte ad una sconfitta, non esiterebbe a consegnarla nelle mani del tiranno se, dopo averla fatta rapire, dovesse sentirsi minacciata! Comunque, se la cosa ti può risollevare, più di un mese fa si è trasferito ad Actina un cugino paterno di Zipro, il cui nome è Feun. Allora il mio amico, senza comunicarlo a Lucebio, gli ha raccomandato di fare il possibile per mettere al corrente il re Francide della reale situazione dei ribelli e del pericolo che continua a minacciare la sua principessa.»
«Bravo il nostro Zipro, che ha avuto molto buonsenso, a differenza del mio amico! Lucebio sbaglia a voler farsi scrupolo di scomodare l'illustre personalità, che ora è diventato il fidanzato della nostra principessa! Speriamo che il tentativo del tuo amico abbia successo ed acceleri la partenza del re Francide per Dorinda! A proposito, nipote mio, vi siete ancora chiesto qual è il luogo dove le nostre due nobildonne possono essere meglio protette, senza compromettere la loro incolumità? Penso proprio di sì! In caso affermativo, mi dici quali sono le vostre opinioni, a tale riguardo? Anch'esse mi interessano parecchio!»
«In verità, nonno, non ci siamo ancora trovati tutti d'accordo nella scelta di un simile luogo. Lucebio ed io propendiamo per la tua casa; mentre i miei amici sono del parere che il nostro campo sia l'unico posto dove esse starebbero più al sicuro. Resta infine l'opinione di Croscione, che si discosta dalle prime due. Probabilmente, ha ragione lui!»
«Solcio, per favore, mi riferisci quella avanzata dal cieco Croscione?»
«Ebbene, nonno, egli vorrebbe fare ospitare a corte la principessa Rindella dalla sorella del re Cotuldo, siccome esse si conoscono già e sono diventate anche ottime amiche. Secondo lui, solo in questo modo ella potrà sentirsi sicura come in una botte di ferro. Ecco: ora conosci anche l'opinione dell'ex consigliere del re Cotuldo, in merito alla questione da te sollevata! Posso sapere, nonno, a quale delle tre proposte daresti il tuo assenso? Sono curioso di conoscerla.»
«Se devo esserti sincero, nipote, trovo quella dell'ex braccio destro del re Cotuldo la più sensata. Ma sappiamo anche che essa dovrà basarsi sulla nostra assoluta certezza che sia Croscione che la principessa Lerinda rappresentano per noi delle persone affidabilissime. Solo nel caso che da parte nostra non ci siano problemi a considerare la loro affidabilità certa ed incrollabile, bisogna preferire tale proposta alle restanti due. Comunque, sarebbe utile conoscere anche il parere delle due dirette interessate sull'argomento; perciò invito la nobildonna Madissa ad esprimere la propria opinione.»
Chiamata in causa dal padrone di casa che la ospitava, all'inizio la poveretta aveva trovato una certa difficoltà a rispondergli; anzi, era diventata perfino tutta rossa in volto, quasi come un peperone. Alcuni attimi dopo, invece, recuperato il coraggio di esprimersi senza imbarazzo, ella si era rivolta al suo interlocutore, iniziando a dirgli:
«Non c'è dubbio che, tra le due prime proposte, la nostra preferita è quella avanzata dal mio Lucebio e da tuo nipote Solcio. Sono certa che anche la mia principessa è del mio stesso avviso. Infatti, la vedo annuire con il capo. Sono tanti i motivi che ci spingono a prediligere la tua raffinata casa, anziché l'agreste rifugio dei ribelli, dove ci sentiremmo in difficoltà per svariate ragioni. Quanto alla proposta di Croscione, anch'io la vedrei eccellente, se la reggia non mi desse l'impressione di una gabbia di leoni, pronti a sbranare la nostra innocente principessa. Per questo motivo, non posso che scartarla, come già hanno fatto il mio uomo e il tuo nipote qui presente!»
«A questo punto, miei graditi convitati,» Sosimo aveva teso a concludere il discorso «non ci resta che andarcene a letto a dormire, dal momento che la nostra discussione si è protratta ben oltre la mezzanotte. Perciò a tutti voi, che siete stati presenti a questa mensa e ci avete fatto ottima compagnia, col cuore in mano, auguro una notte tranquilla ed un sereno riposo!»
Con l'abbandono del desco da parte di tutti i commensali, aveva avuto termine la raffinata cena. Essa, oltre a riempirli di varie cibarie e bevande, li aveva anche colmati di un sonno irresistibile. Il quale, alla fine, li aveva costretti ad andarsene a letto, essendo desiderosi di trovarvi il naturale riposo, che la notte era solita dispensare. A patto che l'insonnia non ci mettesse il suo zampino disturbatore!