399°-STIRIANA ED OLPUN, DOPO LA LORO FUGA DAL TEMPIO

Una volta conosciuto il quadro della situazione che era venuto a crearsi presso i ribelli ed appreso nello stesso tempo con quale nuova chiave di lettura era stato interpretato a corte lo scontro tra i soldati e i Tricerchiati, adesso possiamo ritornare da Stiriana e da Olpun. Così li rincontreremo, dopo che la fortuna era stata ancora dalla loro parte, mentre si ritrovavano a riflettere sullo scampato pericolo.

I due amanti, dopo che si erano dati alla fuga che avevano potuto intraprendere grazie all'esistenza nel tempio del tunnel segreto, non avevano potuto rendersi conto delle perdite subite dai loro adepti nel loro scontro avuto con le milizie reali. Anche perché, nel momento stesso che avevano abbandonato in gran fretta la palestra, la tremenda rissa era appena divampata. Inoltre, dopo essere fuggiti, né l'uno né l'altra avevano avuto dei contatti diretti con qualche Tricerchiato. Anche per loro era stato prezioso il ritrovamento di alcuni cavalli allo sbocco del sotterraneo. Infatti, balzati in sella ai due più vicini a loro, avevano preso il largo, eludendo in quel modo la sorveglianza dei numerosi soldati e dei ribelli che li cercavano. Ma essendo le porte di Dorinda ancora chiuse, la coppia di amanti si era rifugiata in una vecchia cascina abbandonata, dove avevano trascorso la parte restante della notte.

Soltanto al mattino, non molto presto, l'uno e l'altra avevano avuto libero accesso alla città. Allora la loro prima destinazione era stata la dimora del Prediletto, la cui ubicazione era nota soltanto a loro due e a nessun altro Tricerchiato. Essa era tenuta nascosta perfino ad Ernos, non volendo essere disturbati, mentre vi si trovavano a vivere la loro privacy. Perciò ogni loro abboccamento cittadino con il maestro d'armi si aveva sempre ed unicamente in Via della Prudenza, ossia nel locale della ex palestra. Nella quale venivano condotte le vittime del sacrificio, dopo il loro rapimento, per esservi deflorate e violentate per alcuni giorni dagli uomini a noi noti. Durante l'intera mattinata, Olpun e Stiriana avevano badato solamente a dormire, quasi fossero due ghiri. Ciò, perché in loro, durante quelle ore di trambusto, non potevano esserci dei pensieri che mirassero a fini preminentemente voluttuosi. A mezzogiorno, però, quando si erano svegliati, i due amanti innanzitutto avevano voluto darsi ad un amplesso, che li appagasse nel miglior modo possibile. Ma in seguito, ossia dopo essersi appagati con il loro rapporto intimo, avevano cercato di dare una spiegazione plausibile ed una valutazione a quanto era accaduto durante la nottata presso il tempio.

La prima a prendere la parola era stata l'avveduta donna. Ella, oltre a complimentarsi con l'amante per l'ottima prestazione sessuale in cui si era esibito poco prima, la quale l’aveva fatta impazzire dal piacere, intanto che si privava dell'abbigliamento notturno, gli aveva chiesto:

«Mi dici, mio dolce Prediletto, cosa ne pensi dell'inatteso assalto che questa notte la nostra setta ha subito, da parte dei soldati del re Cotuldo? Anche se ho già la mia opinione a tale riguardo, vorrei conoscere prima la tua, se non ti dispiace! Così, dal loro confronto, vedremo se le nostre idee collimano. Allora esprimimela pure, Olpun!»

«Secondo me, Stiriana, qualcuno che era a conoscenza dei nostri sacrifici umani, poiché non li condivideva, alla fine si è deciso a fare la spia ed è andato a denunciarci al soprintendente delle guardie regie. Costui, in seguito alla soffiata, a sua volta ne ha messo al corrente il sovrano, ricevendo da lui l'autorizzazione ad intervenire contro i Tricerchiati con un massiccio numero di armati. Per fortuna, almeno per noi due, il loro assalto non è stato di alcun nocumento! Ad ogni modo, a meno che io non mi sbagli, nella notte appena trascorsa probabilmente siamo andati incontro a grosse perdite!»

«Riguardo al fatto che pensi che esse siano state pesanti, Olpun, sono d'accordo con te, non potendo essere altrimenti. Ma discordo da te circa il movente che ha determinato l'intervento dei soldati del re Cotuldo contro la nostra setta! In merito ad esso, io ho una mia opinione, la quale è del tutto differente dalla tua! Mi hai intesa?»

«Certo che ti ho intesa, Stiriana! Ma davvero non la pensi come me? Se non poniamo la delazione di qualcuno come premessa a quanto ci è successo stanotte, mi riferisci in quale altra maniera possiamo spiegarci l’inspiegabile conflitto, che ci siamo trovati ad avere con i soldati? Da parte mia, non riesco a comprenderlo in nessun altro modo! Quindi, mi riveli qual è il tuo pensiero in merito?»

«La risposta è più semplice di quanto tu possa immaginare, mio caro Olpun! Hai forse già dimenticato che c'era guerra aperta tra noi e i ribelli? Ecco: è a costoro che dobbiamo addebitare l'intervento militare contro il nostro tempio! Il loro capo Lucebio è uno dei massimi cervelli dell'Edelcadia, per cui una ne fa e cento ne pensa. Di sicuro egli avrà anche architettato di giocarci il tiro mancino che conosciamo! Anzi, con esso, il capo dei ribelli ha mirato a prendere due piccioni con una fava, riuscendoci a meraviglia. Insomma ha fatto combattere i soldati e i Tricerchiati tra di loro, poiché gli uni e gli altri sono nemici dei ribelli. Perciò bisogna considerare solo lui il responsabile della morte di tantissimi nostri adepti e di altrettanti soldati, anche se non ne conosciamo ancora il numero esatto! Ma suppongo che sia stato cospicuo, tenuta presente la furiosa lotta che si è scatenata nella trascorsa nottata!»

«Hai proprio ragione, Stiriana! Adesso che ci penso, può solo esserci lo zampino dei ribelli nell'assedio notturno, che abbiamo dovuto sostenere da parte dei gendarmi. Per fortuna abbiamo te che sai sempre vedere le cose nel modo giusto! Perciò posso affermare che sei in grado di tener testa a meraviglia anche allo scaltro sapientone dei ribelli!»

«Adesso non esagerare, amore mio, perché stiamo parlando della persona più saggia dei popoli edelcadici! Ed io non posso mica paragonarmi a Lucebio, il quale si dimostra un cervellone in tutti gli aspetti del sapere! In un ragionamento alla portata di tutti, so soltanto tirare le somme, addivenendo alla conclusione che due più due fa quattro. Ma per come si stanno svolgendo i fatti, adesso dobbiamo cercare di comprendere al più presto cosa possiamo effettivamente realizzare e quali impegni ci sarà ancora possibile mantenere, tra quelli inseriti nella nostra scaletta di programma. Comunque, è evidente che non possiamo farlo solo noi due, senza neppure conoscere ancora il nuovo quadro della situazione. Mi riferisco a quello che si è venuto a creare, subito dopo che c'è stato il nostro tremendo conflitto con la gendarmeria del re Cotuldo! Esso, ovviamente, potrà esserci illustrato soltanto dal nostro maestro d'armi, dopo che lo avremo incontrato al solito posto.»

«Ammetto che non hai torto, Stiriana. Da parte nostra, l'unica cosa da farsi è quella d'incontrarci prima con il nostro imbattibile campione nella dismessa palestra di Via della Prudenza. Una volta in quel luogo, decideremo con lui quali iniziative prendere contro i nostri nemici ribelli, naturalmente tra quelle che riterremo le più probabili, al fine di punirli in ragione del torto che essi ci hanno arrecato questa notte.»

«Certo che faremo come hai detto, Olpun, una volta che avremo consumato la nostra colazione e ci saremo preparati per uscire. Ma già ti avverto che ci recheremo alla palestra nel primo pomeriggio, poiché a quell’ora saremo certi di trovarvi anche il nostro amico con qualcuno dei suoi guerrieri, se non sono caduti tutti nella battaglia!»


A questo punto, è possibile sapere come se l'erano cavata Ernos e i suoi Votati alla Morte contro le considerevoli soldatesche del re Cotuldo? Queste, infuriando con tenacia e con grande animosità, dopo la mezzanotte si erano messe ad assaltarli senza sosta. Certamente, ne avremo notizia tra breve tempo, non appena ci saremo ricondotti a loro per seguirli più da vicino. Ebbene, nella precedente nottata, senza mai dare segno di cedimento, il campione dei Tricerchiati si era dato anima e corpo a controbattere la valanga dei suoi nemici assalitori, decimandoli come esili fili di fieno sotto la sua falce sterminatrice. Ad un certo momento della lotta, perfino Gerud, il quale era il comandante dei battaglioni regi, se n'era accorto ed era rimasto molto sbalordito dal suo modo di combattere, poiché esso non aveva nulla a che spartire con quello tradizionale, il quale veniva messo in atto dai suoi soldati. A suo parere, quel guerriero invincibile, dando parecchio filo da torcere ai suoi soldati, si dimostrava una vera macchina da guerra, per cui non smetteva di seminare morte fra di loro. Perciò assai presto quel fenomenale ribelle ne avrebbe ammazzato una folta schiera, se egli non gli avesse ordinato in tempo, ovviamente in due manovre successive, di arretrare e di battere in ritirata. Così, quando stava già per scoccare la seconda ora dopo la mezzanotte, il braccio destro del re Cotuldo, pur ritenendolo un atto imbelle, non si era astenuto dall'emettere un ordine del genere. Era sua intenzione risparmiare una maggiore carneficina tra i suoi uomini, i quali erano venuti a trovarsi in grande difficoltà.

Dopo lo sgombero dei soldati dal campo di battaglia, i Tricerchiati, nonostante avessero obbligato i loro nemici a darsi ad una vergognosa fuga, si erano ritrovati lo stesso dimezzati, siccome giacevano morti sul terreno circa quattrocento dei loro camerati. A quell'ora di notte, però, essi avevano dato poco peso all'eccessivo numero dei settari uccisi. Per cui, nelle restanti ore che precedevano il giorno, avevano avvertito più la necessità di darsi ad un buon riposo, preferendo dormire all'addiaccio, anziché fare subito ritorno alle loro case situate in città. Invece Ernos, in compagnia di Liciut, dopo la cessazione delle ostilità da parte dei nemici, non aveva imitato gli altri Tricerchiati. Egli aveva deciso di raggiungere subito l'interno del tempio per incontrarsi con Olpun e Stiriana. In pari tempo, si era augurato che a loro due non fosse accaduto nulla di grave, costituendo essi la struttura portante della loro setta.

A quella iniziativa del suo capo, Liciut, temendo che egli potesse sorprendervi i suoi tre amici ribelli, per non averli visti uscire da tale costruzione, si era allarmato e si era preoccupato per loro. Ma una volta dentro il tempio, egli si era rasserenato, siccome non vi erano stati trovati né Olpun con la sua amante né i suoi compagni. Avendo poi seguito Ernos nello stanzino attiguo all'altare, intanto che non riusciva a spiegarsi la sparizione del corpo martoriato di Erusia dal tronco arboreo, lì dentro era venuto a conoscenza del passaggio segreto. Perciò non gli era stato difficile dedurre che si erano serviti di esso prima il Prediletto e Stiriana per salvarsi con la fuga e dopo i suoi amici ribelli. Costoro di sicuro ne avevano approfittato per trafugare la salma della ragazza, essendo intenzionati a traslarla a casa dei suoi afflitti genitori. Al contrario, la scomparsa della figlia del maniscalco Fusso non era stata per niente chiara al comandante dei Votati alla Morte. Gli risultava difficile immaginare qualche ragione, per cui i due autorevoli personaggi della setta avrebbero dovuto portarsi via il suo ingombrante cadavere. Ma pur non riuscendo a capacitarsene, egli non si era soffermato più di tanto su quella vicenda misteriosa. Dopo la sua breve ispezione al tempio, Ernos aveva stabilito di trascorrervi la notte con il suo vice, desiderando concedersi alcune ore di sonno ristoratore, prima che sopraggiungesse il nuovo giorno. Liciut non si era comportato in modo diverso dal suo irato capo, essendosi dovuto adeguare a lui pure nel suo proposito notturno.

Al mattino, però, quando il sole era già sorto da un paio di ore, Ernos e il suo secondo si erano destati. Allora essi si erano condotti all'esterno del tempio, dove avevano dato la sveglia a tutti gli altri Tricerchiati superstiti, i quali continuavano a dormire. Al loro risveglio, si erano dati prima alla conta dei loro compagni caduti nell'aspro combattimento della notte e poi li avevano cremati sopra delle grosse pire brucianti. Invece le spoglie mortali dei soldati erano state lasciate a marcire sotto il sole che, a quell'ora del giorno, incominciava a farsi cocente. Così esse sarebbero divenute cibo per gli avvoltoi e per tutti gli altri animali, che erano abituati a nutrirsi di putride carogne. Avvenuta poi la cremazione delle salme dei loro compagni, i Tricerchiati sopravvissuti all'assedio dei militari si erano decisi a ritornare a Dorinda per raggiungere le loro famiglie. Comunque, una volta in città, essi avevano pure badato a partecipare la loro morte ai parenti dei caduti nel conflitto, in seguito all'assalto dei soldati. Per la quale ragione, non erano stati pochi quelli che si erano addolorati ed avevano versato lacrime per gli amati congiunti estinti, poiché era venuto a provocargliele il loro ricordo.

Soltanto dopo pranzo, anche Ernos e Liciut avevano intrapreso la strada che conduceva a Dorinda. Ma se il capo dei Votati alla Morte aveva le idee ben chiare su dove stavano andando e sul perché vi si recavano, non la stessa cosa era per colui che lo accompagnava. Perciò il suo vice, che ignorava del tutto la meta del loro viaggio, aveva sentito la necessità di domandare al suo capo, il quale era intento unicamente ad avanzare silenzioso:

«Posso sapere anch'io, Ernos, dove siamo diretti e il motivo per cui ci andiamo? Oppure devo pensare che entrambe le cose debbano rimanere per me un segreto, stando agli ordini che avresti ricevuto dal nostro Prediletto? Comunque, presto verrò a saperlo anch'io, se dovrò seguitare ad accompagnarti fino alla tua meta!»

«Certo che è come tu dici, Liciut! Se ci stiamo andando insieme, come potrebbero rappresentare per te un segreto la destinazione del nostro viaggio e la ragione che mi spinge a raggiungerla? Ebbene, vado ad incontrarmi con il venerabile Olpun e la sua donna Stiriana, poiché essi mi staranno aspettando senz'altro nel posto dove siamo soliti incontrarci! Adesso ti senti appagato, mio vice, dopo averti messo al corrente di tali cose?»

«Mica te lo avevo chiesto per una mia intima soddisfazione, Ernos! Era solo per una mia curiosità. Ora mi dici pure dove si trova tale luogo? Se ci vai, sono portato a credere che ci siano già stati degli accordi tra di voi, prima che divampasse il pandemonio nei pressi del nostro tempio. Altrimenti, non saprei come spiegarmelo!»

«Invece non c'è stato alcun accordo tra noi tre, Liciut, contrariamente a quanto hai immaginato. Per suggerimento della zia di Polen, abbiamo stabilito da tempo la seguente intesa: quando una circostanza di qualsiasi tipo viene a farci trovare divisi, dovrà essere premura di ciascuno di noi pervenire alla nostra struttura di Via della Prudenza ed attendervi gli altri tre. Adesso ti sei reso conto del luogo dove siamo diretti e perché ci andiamo?»

«Ora mi è tutto chiaro, Ernos! Ma perché hai detto degli altri tre, se il Prediletto e Stiriana sono due persone? Vuoi specificarmi chi sarebbe il quarto di voi, del quale non hai fatto menzione? Inoltre, suppongo che il vostro appuntamento sia sempre fissato nelle prime ore pomeridiane, come sta avvenendo adesso: vero?»

«Per la precisione, Liciut, abbiamo stabilito d'incontrarci ogni volta subito dopo pranzo. Quanto alla quarta persona di cui hai chiesto, avresti dovuto saperlo che anche Ciron ha sempre fatto parte del quartetto autorevole della setta! Possibile che non te n’eri mai reso conto? Altrimenti perché i ribelli, dietro indicazione di Polen, avrebbero scelto proprio lui come obiettivo del loro rapimento, al fine di farlo loro ostaggio e scambiarlo poi con la figlia del maniscalco? In verità, mi stupisce il fatto che tu non lo abbia mai compreso, in tutto il tempo che hai fatto parte della nostra setta. Si vede che hai sempre pensato ad altro! Perfino Polen lo aveva notato in brevissimo tempo!»

«Come mai, Ernos, adesso Ciron non si trova a galoppare insieme con noi, visto che egli stava al tempio durante il rito sacrificale, il quale è pure d'iniziazione? Forse questa volta la sua presenza non era indispensabile oppure egli si trova già sul luogo d'incontro e sta aspettando che lo raggiungano gli altri tre personaggi autorevoli della setta? Già, non può essere altrimenti, se l'incisore non si trova a viaggiare con noi!»

«Invece, Liciut, il nostro Ciron né questa volta né in quelle successive sarà più con noi, quando c'incontreremo al solito posto, poiché i morti non possono discutere con i vivi. Mi dispiace per il nostro Prediletto, ma egli tra poco dovrà piangersi la morte del suo caro amico d'infanzia! Egli è rimasto ucciso nello scontro di stanotte avuto con le guardie regie. Non ti sei accorto che è rimasto trafitto al collo da una freccia?»

«Ernos, dici davvero che Ciron non vive più tra i senzienti? Eppure non l'ho visto, mentre veniva ucciso come hai detto! In questo istante, provo tanta pietà per lui!»

«La sua salma, Liciut, è stata rinvenuta durante la conta dei nostri uomini uccisi. Il poveretto aveva ancora infilata nella gola la micidiale saetta, che lo aveva fulminato sul colpo. Per questo motivo, anch’io avverto una grande pena per lui! Pazienza!»

«Su quello che era il vostro quartetto adesso mi è tutto chiaro, Ernos! Ma a parte il mio cordoglio per la morte dello sventurato Ciron, mi viene da fare una considerazione sulla donna del vostro gruppo. Devo ammettere che Stiriana ha un cervello non comune, se è sempre lei a darvi dei consigli proficui in tutto ciò che decidete di fare. A mio giudizio, senza di lei il Prediletto varrebbe ben poco nella guida della setta e non saprebbe prendere alcuna decisione importante in nessuna circostanza! Se mi sbaglio, correggimi!»

«La penso anch'io allo stesso modo tuo, Liciut, riguardo alla compagna di Olpun. La sua inesauribile intraprendenza e la sua elasticità mentale giustamente hanno ogni volta convinto il Prediletto a preferirla a me nelle nostre diatribe, accettando i suoi punti di vista più dei miei. E non credo che sia stato solamente il suo sesso assatanato ad influenzarlo, come si potrebbe ipotizzare in modo inappropriato! Anch'io devo ammettere con umiltà che Stiriana possiede davvero tante qualità intellettive, che invece in me scarseggiano!»


L'arrivo dei due Tricerchiati alla ex palestra era avvenuto, nel momento stesso che vi stavano giungendo anche Olpun e la sua amante. Allora i tre pezzi grossi della setta, messo Liciut di guardia all'ingresso dell'edificio, si erano introdotti nel suo interno senza perdere tempo. In quel luogo, essi avevano iniziato ad intavolare un serio discorso su quanto era capitato a tutti loro, quasi al termine della cerimonia sacrificale. Da parte sua, Stiriana non aveva lasciato che fosse la componente maschile ad esprimersi per prima sul caso. Ella, quando mancava ancora il terzo uomo, anticipando i maschi presenti, senza indugio era intervenuta a chiedere al maestro d'armi:

«Per favore, Ernos, in attesa che arrivi Ciron, ci fai il resoconto dello scontro che i nostri proseliti hanno avuto stanotte con i soldati del re Cotuldo? Se ne sei al corrente, vorremmo che tu ci riferissi sulle reali perdite subite dalla nostra setta. Inoltre, ci dici come hai risolto il problema costituito dai cadaveri dei nostri caduti?»

«Prima di rispondere a te, Stiriana, voglio annunciare al Prediletto che il suo amico Ciron non si presenterà a questo nostro incontro, essendo perito durante lo scontro con i soldati del re Cotuldo.»

A quella notizia del maestro d'armi, la quale gli era giunta come un fulmine a ciel sereno, Olpun si era amareggiato ed infuriato. Subito dopo si era messo ad urlare:

«Sia maledetto l'arciere che lo ha ammazzato! Non appena mi sarà possibile, dovrò piangermi il mio amico fraterno! Adesso però, Ernos, mettici subito al corrente di quanto ti ha chiesto la mia amata Stiriana, siccome anch’io voglio saperlo!»

«Ebbene, amici miei, dopo un controllo accurato effettuato stamani, io e gli altri Tricerchiati sopravvissuti abbiamo potuto accertarci che il numero dei nostri morti ammontava a quattrocentodieci unità; mentre i soldati da noi uccisi assommavano a seicentosessanta unità. Non potendo esserci una degna sepoltura per tutti i nostri uomini periti in combattimento, ho deciso di farli cremare sopra delle cataste di legna, le quali se li sono divorati rapidamente. Quanto alle salme dei soldati, le ho lasciate a marcire al suolo, perché diventino pasto prelibato di avvoltoi e sciacalli! Queste sono le notizie, che mi sono state richieste.»

«Allora abbiamo vinto, Ernos, se le cose sono andate, come ci hai fatto presente!» aveva interloquito il Prediletto «I nostri assalitori, infatti, hanno riportato perdite maggiori delle nostre, essendone stati accoppati duecentocinquanta più dei nostri! Per la quale ragione, possiamo anche rallegrarcene orgogliosamente, a loro dispetto!»

«Se vuoi gloriarti di questa autentica vittoria di Pirro, Olpun, fai pure, perché non sarò io ad impedirtelo!» lo aveva ripreso ironicamente il capo dei Votati alla Morte «Al posto tuo, ci andrei cauto nell'abbandonarmi ad effusioni simili. Fattelo dire con molta sincerità, per come la penso io, esse non trovano alcuna giustificazione!»

«Ernos ha ragione, mio caro Prediletto.» c'era stato il nuovo intervento di Stiriana «Ritrovandoci con quasi la metà dei nostri adepti in meno, c'è poco da stare allegri! Piuttosto ci tocca amareggiarci e lanciare delle invettive contro i nostri nemici ribelli, affinché mal si godano il loro grande successo di questa notte. Sono stati loro a risultare i veri vincitori del conflitto. Sebbene non abbiano combattuto per niente, essi sono riusciti a far fuori un numero consistente dei loro nemici, che per loro siamo noi e i soldati! Adesso hai ancora voglia di rallegrarti?»

«A questo punto, non riesco a seguirti, Stiriana.» il maestro d'armi le aveva obiettato «Vuoi dare anche a me la possibilità di comprendere ciò a cui ti sei voluta riferire? Cosa c'entrano gli uomini di Lucebio nell'attacco di questa notte da parte dei soldati del re Cotuldo? Ma ti senti bene? Credo proprio di no, se ragioni in tal modo!»

«Vedo che neanche a te, Ernos, analogamente al mio Olpun, è passato per l'anticamera del cervello che l'assalto da noi subito dai soldati possa essere stata opera dei ribelli. Al contrario di voi, io ne ho avuto subito sentore e ne sono matematicamente convinta! Se ci rifletti un po', te ne capaciterai pure tu in brevissimo tempo!»

«Secondo me, Stiriana, si tratta solo di una tua illazione. Oppure puoi esibirci delle prove inconfutabili, circa quanto asserisci? Ad un primo esame, mi riesce difficile crederci, essendo i ribelli e i soldati acerrimi nemici da oltre un ventennio! Per cui questi ultimi giammai si sarebbero messi a combatterci, unicamente per fare un favore ai primi!»

«In verità, Ernos, in quattro e quattr'otto, non posso fornire a te e al Prediletto delle prove concrete e verificabili, a convalida della mia tesi. Lo so che essa, oltre che risultarvi assurda e meramente fantasiosa, potrà farmi reputare da voi una donna farnetica! Invece sono convinta che sarebbe un errore da parte vostra non accettare la mia tesi!»

«Stiriana, se un attimo fa ti ho creduta tale, quale tu stessa ti sei testé dipinta, adesso, riflettendoci bene, mi sento di darti ragione. La prova lampante della tua asserzione, anche se la ignori, esiste e solo io posso esibirtela. Giustamente ti starai chiedendo in che modo? Ebbene, eccomi a chiarirti come! Dopo che i soldati hanno deciso di ritirarsi dalla lotta, mi sono precipitato nel tempio per rendermi conto del vostro stato di salute. Ma all'interno di esso, oltre che venire a conoscenza che vi eravate defilati attraverso il passaggio segreto, mi sono stupito nel vedere sparito anche il corpo esanime della ragazza. Chi, se non i ribelli, potevano averla portata via? A mio avviso, saranno stati gli stessi che erano venuti a liberare la figlia del maniscalco e ad uccidere voi due. Essi, avendo poi scoperto il passaggio segreto, ne hanno approfittato come voi, al fine di portarsi via la salma di Erusia.»

«Benissimo, Ernos! Ciò che ci hai raccontato è la prova incontestabile che non mi sbagliavo! Anche il mio amato Olpun ne deve prendere atto, poiché anch'egli fino ad ora ne dubitava! Ci voleva il mio fiuto volpino a smascherare il piano architettato dai ribelli a nostra insaputa e anche a nostro danno, senza che le luride canaglie si siano sporcate neppure le mani. Ma essi in seguito ce la dovranno pagare salatamente, anche a causa di questo loro espediente, il quale ci ha portato via anche il nostro Ciron! Per cui non è servito averlo liberato dai ribelli alcuni giorni fa.»

«Faccio ammenda, amata mia, della mia poca fiducia nei tuoi riguardi, pur sapendo che alla fine tu hai sempre ragione.» il Prediletto aveva voluto riconoscerle la grande sagacia «Comunque, anch'io sono dell'idea che i ribelli dovranno essere puniti in qualche modo per la loro brillante trovata, che ci ha pesantemente danneggiati. Essa è costata la vita a metà dei nostri settari, ossia ad oltre quattrocento nostri zelanti seguaci, dei quali una trentina facevano parte dei Votati alla Morte. Ma ciò che è peggio, il loro espediente ci ha portato via il mio amico Ciron. Quindi, si prendano dei drastici provvedimenti in tal senso, amici miei!»

«Anch'io sono del vostro stesso parere, magnifico Olpun e spigliata Stiriana; ma ho il timore che per il momento una vendetta è da scartarsi da parte nostra nel modo più assoluto. Piuttosto dobbiamo cercare di comprendere come abbiano fatto i nostri nemici a spingere i soldati a schierarsi contro di noi e ad assalirci con una furia scatenata. Nonostante abbiamo la prova che ciò è avvenuto senza dubbio, ugualmente per me il fatto si rivela un autentico mistero! Ma sono certo che tu, avveduta Stiriana, presto saprai darmi la risposta giusta e svelarmelo! Non è vero che ci riuscirai senza alcuna difficoltà?»

«Se tu e il mio Olpun non ci siete ancora arrivati, Ernos, è perché non avete una mente elastica come la mia. Io vi dico che degli uomini di Lucebio si sono adoperati presso la guarnigione reale, facendo credere a chi ne era al comando che noi eravamo ribelli e non seguaci di una setta religiosa, aggiungendo che nella nottata ci saremmo radunati per complottare contro il sovrano. Essi gli hanno perfino dato un'indicazione della nostra reale consistenza, volendo che i soldati venissero ad attaccarci in forze sufficienti ed idonee a sbaragliarci. Ecco come sono andate le cose, mio imbattibile guerriero; mentre noi, essendone all'oscuro, non ce li aspettavamo!»

«Anche stavolta mi hai meravigliato, Stiriana, con la tua innegabile perspicacia, per cui non posso darti torto! Ma c'è qualcosa che continua a non quadrarmi. Possibile che l'autorevole ufficiale del re Cotuldo si sia fatto convincere da emeriti sconosciuti a buttarsi ad occhi chiusi nella pericolosa avventura notturna, solo perché essi gli hanno garantito che noi eravamo dei ribelli? Perfino al più stolto degli ufficiali sarebbe passato per la testa un possibile tranello da parte dei seguaci di Lucebio. Per cui egli avrebbe messo sotto torchio quelli che erano andati a recargli la bella notizia e a prospettargli un'ottima combinazione da non lasciarsi sfuggire. Quindi, se la loro delazione è stata presa dall'alto ufficiale senza alcun sospetto di qualche insidia da parte di coloro che egli andava a punire, ciò significa una sola cosa, amici miei cari!»

«Ci dici cosa vuol dire un fatto del genere, Ernos? Pure noi vorremmo esserne messi a conoscenza, se non ti dispiace!»

«Stiriana, le persone che ci hanno denunciati come ribelli all'alto ufficiale, secondo me, godevano e continuano a godere della sua massima fiducia. Inoltre, esse erano al corrente di molte cose sulla nostra setta, come l'ubicazione del nostro tempio, la data e l'ora dei nostri sacrifici, nonché il numero dei nostri seguaci che vi prendevano parte. In questo momento, evito di dirvi a chi mi sto riferendo, miei carissimi amici, perché sono sicuro che voi già conoscete la risposta! Non è forse vero?»

«Certo che la conosciamo, Ernos; ma io la respingo in modo reciso! Mio nipote Polen non può godere presso il comandante Gerud di una simile fiducia; né tanto meno la gode il suo amico Zipro. La medesima cosa si può dire di Solcio, il nipote del facoltoso Sosimo, essendo quest'ultimo l'intimo amico di Lucebio. Come vedi, bisognerà cercare in un ambiente diverso le persone che, oltre a godere di parecchio credito presso l'insigne ufficiale, conoscono della nostra setta vita e miracoli, come se vi appartenessero di fatto. Perciò ti consiglio d'indagare tra i nostri stessi seguaci e di scovarvi le mele marce, allo scopo d'infliggere loro la severa punizione che si meritano. Che essa sia di monito a tutti gli altri e li dissuada dall'imitarli! Mi sono spiegata in modo chiaro, insuperabile maestro d’armi, perché tu possa provvedere immantinente?»

«Meglio di così non avresti potuto, Stiriana! Io, però, intendo condurre la mia indagine, seguendo un percorso differente da quello che tu mi hai consigliato un attimo fa. Ti farò conoscere a suo tempo i vari dettagli del mio piano, che dovrò ancora elaborare e mettere a punto. Ma ti prometto che alla fine lo avrò come lo desidero!»

«Va bene, Ernos, hai campo libero nella tua indagine, al fine di scovare i pochi traditori che si annidano nella nostra setta. Sono convinta che farai un ottimo lavoro e non avrai difficoltà a snidarli! Importante è smascherarli al più presto e punirli nella maniera che essi neppure si sognano! Ma io sarei più propensa a farli impalare!»

Dopo che la sua compagna aveva terminato il suo ennesimo intervento nella conversazione che si stava portando avanti con una certa preoccupazione, alla fine era intervenuto il Prediletto. Egli, mostrandosi impensierito più del solito, aveva domandato ad entrambi:

«Adesso mi dite quando e come dovremo vendicarci dei ribelli, per avere essi causato la morte di tanti miei seguaci? Se non mi sono distratto, da nessuno di voi ho sentito fare il minimo accenno, a proposito della nostra vendetta contro di loro! Io non avrò pace, fino a quando essa non si sarà abbattuta con grande peso sui ribelli, simile ad una scure giustizialista, che è intenzionata a farne una immane carneficina!»

«Anch'io, mio caro Olpun,» aveva aggiunto la sua amante «fremo come te e non vedo l'ora che la nostra vendetta si compia possente e feroce! Anzi, ho già ideato in quale modo vendicarci dei nostri nemici ribelli. Stanne certo che li puniremo proporzionatamente al danno che essi ci hanno arrecato! Sei soddisfatto ora, amore mio?»

«Brava, Stiriana! Sbrìgati ad informarci della tua grandiosa idea a tale riguardo, poiché solo dopo ti dirò se mi avrai appagato nella mia richiesta. Comunque, sono certo che essa sarà stupenda, considerata la mente straordinaria che la partorirà! Sono convinto che anche il nostro qui presente Ernos è altrettanto ansioso di conoscerla e di apprezzarla al pari di me, visto che egli confida nella tua intelligenza superiore!»

«Bisognerà rapire al più presto la principessa Rindella e sacrificarla al nostro dio Kursut. Questo è il massimo danno che potremo infliggere ai nostri nemici. Scommetto che il loro capo Lucebio, dopo che ciò sarà avvenuto, ne morirà di dolore!»

«Mi dispiace per te, Stiriana;» l'aveva contraddetta il Prediletto «ma mi vedo costretto a non accettare la tua proposta. Ho promesso ai miei fedeli che la figlia del re Cloronte sarà sacrificata, solamente quando il numero degli adepti della setta avrà raggiunto il migliaio. Quasi c'eravamo, se stanotte non fossimo stati attaccati dai maledetti soldati del re Cotuldo e non avessimo subito le considerevoli perdite che conosci. Perciò ci vediamo obbligati a rimandare il sacrificio della principessa di un tempo imprecisato, se non voglio perdere la faccia di fronte ai miei seguaci. Essi, se non lo sapete, sono contrari a vedere disattesa la mia promessa fatta a tutti loro nei precedenti sacrifici. Quindi, amata mia, anche da parte tua dovrà esserci molta comprensione, se ci tieni al mio onore e desideri che io non lo perda di fronte a loro!»

«Non posso attendere così tanto per la mia vendetta personale, mio Prediletto! Per questo daremo avvio immediatamente al rapimento della principessa Rindella. Invece baderemo in seguito con tutta calma al particolare trattamento da riservare a lei con nostra grandissima gioia! Allora sei disposto ad esaudire il mio desiderio?»

«Mi dici, Stiriana,» era intervenuto a dirle Ernos «dove andremo a prelevare la principessa, se neppure sappiamo dov'ella si trova veramente? Come vedi, non puoi pretendere da noi il suo rapimento, se prima non ci saremo accertati dove ella dimora. Una come te, essendo dotata di singolare intelligenza, dovrebbe comprenderlo!»

«Sono convinta, Ernos, che la nobile ragazza si trova nel nuovo rifugio dei ribelli. A proposito, non ti avevo dato il compito di perlustrare la zona, dove è ubicato il loro campo e di vagliare contestualmente una nostra eventuale scorreria in esso? Cosa mi sai dire a tale riguardo, ammesso che tu sia andato a vederlo?»

«Certo che allora assolsi il compito che mi avevi affidato, Stiriana! Ispezionai il luogo con il mio secondo Liciut. In quella occasione, mi resi conto che non si presentava un'impresa facile farvi irruzione, trovandosi esso su un'altura inaccessibile. L'unico lato che permette di accedervi, è composto da uno stradone ben guarnito alla sommità. Soprattutto esso è difficilmente scalabile, senza correre pericoli di vario genere, come divenire bersaglio di arcieri nascosti oppure di rotolamenti di macigni fatti precipitare giù apposta. Ecco, adesso ti ho ragguagliata su ciò che t'interessava sapere!»

«Comunque, non è detto che i ribelli tengano nascosta la principessa nel loro campo; può darsi pure che ella si trovi ancora nel palazzo di Sosimo. Chi ci assicura che allora mio nipote non mi abbia mentito apposta, al fine di scongiurare un nostro attacco alla casa del nonno dell'amico Solcio? Ciò potrebbe essere possibile! Occorrerà, quindi, che io me accerti di persona, facendo una visita al palazzo di Sosimo!»

«Non ti contraddico, Stiriana; ma noi dobbiamo essere certi al cento per cento, prima di avventurarci in un'impresa simile, specialmente se il nostro assalto dovrà svolgersi in città. Per la quale ragione, prima di muoverci con l'obiettivo di attuare il suo rapimento, dobbiamo assicurarci senza errore dove realmente la principessa viene tenuta nascosta al momento attuale. Altrimenti, non se ne parli neppure! Intesi?»

«Vuol dire che faremo come ci hai consigliato, Ernos, per evitare che si faccia molto rumore per nulla. Ma una volta che avremo la certezza del luogo nel quale si trova ospitata Rindella, non esiteremo ad intervenire con un attacco grandioso, il quale dovrà dare senza meno i frutti da noi sperati. Costi quel che costi! Anche il nostro Prediletto darà il suo pieno beneplacito, se vorrà dimostrarmi che egli davvero mi ama e mi stima, come continua a garantirmi ogni attimo della sua vita!»

«Se non avrò altra scelta, amore mio,» le aveva attestato Olpun «sarà fatto come vuoi tu. Ma dovrò dare agli altri Tricerchiati una giustificazione valida della mia nuova decisione, se vorrò essere convincente e non suscitare il malcontento fra tutti loro. Vedrai che alla fine, se mi aiuterai a trovare una scusa adeguata e convincente, li terrò buoni e soddisfatti senza fatica! Così anch’io salverò la faccia!»

Era stato con le ultime parole del Prediletto che aveva avuto termine quell'accanito incontro fra i tre personaggi più autorevoli della setta dei Tricerchiati. Dopo essi avevano lasciato insieme quel luogo e se n'erano allontanati quatton quattoni, per non essere notati da nessuno, sebbene la stradina a quell'ora si presentasse deserta.