395°-IL RIPIEGO DI CROSCIONE, COME ULTIMA RISORSA DEI RIBELLI

Il tempo era ormai scaduto e con le assidue ricerche dei ribelli non si era ottenuto alcun risultato positivo. Anche se tutto era stato fatto, i loro sforzi si erano visti sempre frustrare dall'irreperibilità dell'edificio, che veniva adibito a prigione della ragazza. Allora, presi dalla stizza, essi si erano ridati ad ammazzare con impietosità tutti i Tricerchiati che incontravano sul loro percorso. Così agendo, a loro avviso, credevano di rifarsi almeno in parte degl’insuccessi a cui andavano incontro, mentre eseguivano i loro controlli a tappeto nei vari quartieri cittadini. In verità, neppure quel loro provvedimento li aveva appagati nel modo che desideravano. Alla fine, visto che il loro obiettivo primario veniva mancato di continuo, essi, oltre che disperarsi, se n'erano dispiaciuti ed amareggiati. Per questo adesso i ribelli riponevano la loro ultima speranza nella rappresaglia che i soldati del re Cotuldo avrebbero operato durante la notte di plenilunio, la quale stava per sopraggiungere con una rapidità incredibile. Anzi, essa andava divorando tutte le frazioni di tempo che la separavano dalla conclusione della giornata in corso. Infatti, a loro dispetto, era sembrata agli uomini di Lucebio come se fosse divenuta all'improvviso assai più corta del solito.

Nella mattinata che precorreva la notte di plenilunio, i tre giovani e le due persone attempate si erano ancora ritrovati nell'alloggio di Lucebio, allo scopo di riconsiderare l'intero espediente di Croscione. Prima di porlo in essere, essi intendevano approfondirlo da ogni angolatura possibile, volendo evitare qualsiasi errore riguardo ad esso. Infine, essendosi avuta la conferma che c'era l'accordo unanime sulla sua validità, era stato dato a Zipro e a Polen il mandato di dargli piena attuazione. Allora i due giovani si erano affrettati a raggiungere la reggia e a presentarsi a Gerud, il braccio destro del despota. L'alto ufficiale, non appena aveva scorto entrambi che si dirigevano nella sua direzione, gli era andato incontro, poiché per lui essi erano i figli del suo ex superiore. Dopo averli avvicinati, li aveva ricevuti con calda cordialità e gli si era espresso con queste parole:

«Voglio sperare di non essermi confuso a ritenervi i figli del mio grande amico Croscione e che questa mia labile memoria non mi abbia tratto in errore a considerarvi tali! Alcuni giorni fa, avendomi vostro padre parlato di voi, desiderai anche conoscervi personalmente, quando veniste a condurvelo via. Vi ricordate, baldi giovanotti? Al momento, però, i vostri nomi mi sfuggono. Perciò volete essere così gentili da rammentarmeli, perché io possa chiamarvi con i vostri nomi? Dopo ve ne sarò molto grato!»

«Non ti sei sbagliato, esimio Gerud, poiché noi siamo proprio i figli del tuo amico!» gli aveva risposto l’orfano della defunta Feura «Innanzitutto ti anticipiamo che nostro padre ti manda a salutare calorosamente. Quanto ai nostri nomi, il mio è Zipro, mentre quello di mio fratello è Polen. Ma adesso vorremmo chiarirti il motivo per cui siamo venuti qui. A dire il vero, è stato il nostro genitore a suggerirci di venire da te, siccome ti ha considerato la persona più indicata alla quale sottoporre la nostra speciale faccenda. Noi dovremmo parlarti di una questione assai delicata, se puoi concederci un po' del tuo prezioso tempo. Allora sei disposto ad ascoltarci?»

«Zipro, ho il tempo sia per dedicarmi a voi due sia per venire a conoscenza di quanto desiderate riferirmi. Intendete forse tu e tuo fratello arruolarvi nell'esercito regio? Se è per questo che siete venuti da me, considerate il vostro arruolamento come già avvenuto! Ma voglio farvi presente che, per l'amicizia grandissima che mi lega al vostro genitore, in privato potete chiamarmi solo con il mio nome, senza farlo accompagnare da alcun appellativo di riverenza. Mi sono spiegato bene, giovanotti? Credo di sì!»

«Se è questo il tuo desiderio, Gerud, non avremo difficoltà ad adeguarci ad esso. Ora, però, ci conviene passare al motivo per cui nostro padre ha voluto ad ogni costo che ci rivolgessimo a te. Prima di entrare nel nocciolo della questione, pur ringraziandoti per la tua manifestata disponibilità ad arruolarci nell'esercito regio, ti voglio premettere che né io né mio fratello intendiamo essere reclutati. Desideri conoscerne il motivo? Ebbene, entrambi già esercitiamo un'attività redditizia, la quale ci soddisfa parecchio!»

«Allora, Zipro, sentiamo perché mai il mio ex comandante ha insistito che i suoi due figli si presentassero da me. Lo sapete che la cosa m’intriga? Ma se non vi siete condotti qui da me per arruolarvi, come avevo creduto all'inizio, sono assai curioso di apprendere da voi la ragione che vi ha condotti qui da me. Io non riesco ad immaginarlo in nessuna maniera, ad esservi sincero! Dunque, giovanotto, raccontatemi ogni cosa che avete da farmi conoscere, poiché vi sto ascoltando con attenzione!»

«Ebbene, Gerud, il mio fratello minore, il quale è qui con me, tramite un suo amico che bazzica i ribelli, è venuto a sapere che a mezzanotte i numerosi dissidenti si riuniranno in una località poco lontana da Dorinda. Vi dovranno decidere come affrontare e sconfiggere l'esercito del re Cotuldo, liberandosi così dell'usurpatore. Appena ha appreso la notizia, Polen subito è corso a confidarla a nostro padre. Allora egli, senza perdere tempo, gli ha consigliato di venire a riferirlo direttamente a te, perché tu prenda i dovuti provvedimenti contro coloro che desiderano attentare alla sicurezza del nostro illustre sovrano. Mi stavo scordando di dirti anche che presiederà l'adunanza il loro capo Lucebio. Mio padre ha voluto pure che fossi io ad accompagnare mio fratello qui alla reggia, per una ragione molto semplice. A causa della sua innata timidezza, Polen non avrebbe mai avuto il coraggio di venire a parlarti, come sto facendo io adesso. Difatti è risaputo che non tutti possono essere delle persone spigliate, intraprendenti e assai loquaci, come lo sono io!»

«Se corrisponde al vero quanto mi avete rivelato, giovanotti,» Gerud si era rivolto ad entrambi «per il re Cotuldo domani sarà un giorno di trionfo e di festa. Anzi, sono convinto che egli vorrà rimunerarvi con una lauta ricompensa, per la preziosa notizia che mi avete trasmessa! Quanto a te, Polen, avrei bisogno che tu mi dicessi se il tuo amico ti ha pure svelato il posto dove dovrà svolgersi la riunione dei ribelli. Voglia il cielo che egli ti abbia riferito anche il posto dove essa avverrà stanotte!»

«Certo che lo conosco, Gerud!» gli aveva confermato il giovane «Dal mio amico ho appreso pure che saranno in molti ad essere presenti alla riunione, precisamente dalle sei alle sette centinaia di ribelli. Essa si svolgerà in un grande capannone, il quale è ubicato a circa tre chilometri dalla nostra città. Comunque, se questa notte si decidesse di prendere qualche iniziativa contro i nemici del re Cotuldo, vi ci accompagneremmo io e mio fratello. Basterà partire da qui un'ora prima della mezzanotte, se vogliamo trovarci in tempo sul posto del raduno. In quel luogo, prima farete giungere tutti i partecipanti alla riunione; dopo, quando essi saranno entrati nel capannone dell'incontro, li prenderete in trappola come topi, senza permettere a nessuno di loro di sfuggirvi. Scusami, se mi sono permesso di consigliare un uomo d’armi del tuo calibro come agire in una simile circostanza!»

«Ti ringrazio, Polen, per avermi fornito tante informazioni importanti sui ribelli. Adesso vogliate attendere qui il tempo che mi occorre per riferire ogni cosa al mio sovrano. Tra poco, quando sarò ritornato dal re Cotuldo, saprete se egli mi avrà dato o meno l’autorizzazione ad intervenire contro i numerosi ribelli e il loro capo Lucebio. In caso affermativo, stasera sul tardi, vi farete trovare di nuovo nel mio ufficio, per farci da guida nella nostra spedizione punitiva, accompagnandoci fino al luogo della loro grande riunione.»

Come aveva previsto Croscione, l'usurpatore di Dorinda si era rallegrato a non finire nell'apprendere quella insperata notizia. Perciò, senza pensarci due volte, aveva voluto approfittare della preziosa occasione per chiudere per sempre la partita con l'odiato Lucebio. Il monarca aveva anche quantificato il numero dei soldati che occorrevano per portare a buon fine una missione di tale portata, calcolando che ce ne sarebbero voluti almeno un migliaio, se non di più. Allora l’immancabile assenso dato dal despota alla proposta del suo consigliere militare, che aveva premuto su di lui per quella insperata operazione notturna, aveva reso entusiasti Zipro e Polen. Per questo essi non avevano visto l'ora d'informare Lucebio che quanto Croscione aveva previsto si era avverato senza alcuna difficoltà. Così, a mezzogiorno preciso, i due giovani erano pervenuti all'altopiano e si erano presentati al loro capo Lucebio e all'autore del formidabile piano. Essi li avevano trovati che stavano insieme, mentre discutevano sull'ineccepibile valore d'Iveonte e sulle sue reali possibilità di ritornare vittorioso dal viaggio che aveva intrapreso. La sua vittoria ci sarebbe stata senza meno, anche se durante il quale ci fossero stati tantissimi rischi gravi. Nel frattempo, però, ponevano mente anche al ritorno di Zipro e di Polen dalla città. In merito al quale, si auguravano che essi avessero conseguito degli ottimi risultati dalla loro visita all'autorevole consigliere del monarca. In verità, Croscione non aveva avuto dubbi a tale riguardo, conoscendo benissimo il re Cotuldo.


Dopo essere stati raggiunti dalla coppia di giovani, Lucebio all’istante si era accorto della soddisfazione che si leggeva limpidamente sui loro volti. Nel vederli poi presentarsi davanti a lui con una certa sollecitudine, egli aveva affermato all'uno e all'altro:

«Allora, giovanotti, mi rendo conto che ci è valsa la pena ricorrere al consigliere di Cotuldo, al fine di coinvolgerlo a sua insaputa nella nostra lotta contro i Tricerchiati! Secondo me, il grandioso stratagemma di Croscione ha dato i frutti che speravamo, poiché dai vostri sguardi traspare la gioia del successo e non l'amarezza della delusione provata! Mi confermate voi due che ho ragione e che possiamo contare sull'aiuto dei soldati, ignari che lotteranno a favore di ciò che ci siamo proposti?»

«Non hai affatto torto, Lucebio.» gli aveva risposto Zipro «Croscione sapeva il fatto suo, quando ci ha ventilato la sua eccellente proposta. Prima a Gerud e dopo al re Cotuldo, la nostra soffiata è risultata un’autentica manna caduta dal cielo. Perciò entrambi, essendo all’oscuro che i loro soldati andranno a combattere dei settari fanatici e non noi ribelli, non hanno esitato a mostrarsi favorevoli al notturno intervento armato contro di loro. Essi, ovviamente, non immaginano neppure che, intervenendo contro i Tricerchiati, ci daranno una mano preziosa a liberare la sventurata figlia di Fusso!»

«Se le cose stanno così, amici miei,» aveva riflettuto Lucebio «ci si apre uno spiraglio alla speranza, allo scopo di salvare la povera figlia del maniscalco e di rasserenare i suoi genitori. Ciò, grazie alla luminosa idea balenata nella testa del nostro qui presente Croscione. Ammettiamolo con gratitudine che egli, benché sia cieco, è stato più lungimirante di noi nel trovare la soluzione al nostro difficile problema! Perciò dobbiamo essergli riconoscenti, per aver saputo progettare un piano del genere!»

«Adesso, amici,» Croscione aveva ripreso i suoi quattro interlocutori «cercate di non esagerare in maniera smisurata nell’attribuirmi ogni merito di un successo, il quale, oltretutto, non c’è ancora stato e resta tuttora solo virtuale. Invece aspettiamo prima che il mio suggerimento ci dia i frutti che speriamo e poi ognuno di noi potrà esprimersi come vuole sulla vicenda. Soltanto dopo sarò felice anch’io di gongolarmi, per aver contribuito alla liberazione della giovane Erusia e al ritorno della gioia nella sua già provata famiglia! Nel frattempo, ci attende ancora molto lavoro da fare, a cui ci toccherà dedicarci con diligenza e con scrupolosità. Perciò, evitando di perderci in chiacchiere inutili, mettiamoci all’opera senza indugio e prepariamoci all’arduo evento notturno nel modo più opportuno, se vogliamo trarne il massimo vantaggio!»

Le ultime frasi pronunciate dall’ex consigliere del re Cotuldo avevano fatto trasalire Lucebio e i tre giovani. Essi, senza comprenderci alcunché di quanto egli aveva detto, si erano guardati in faccia incuriositi, come per chiedersi a quale lavoro si era voluto riferire il loro amico non vedente. Ma poi era stato il solo Zipro a domandargli:

«Vuoi dirci, Croscione, a quale opera dovremmo ancora applicarci, per il buon esito della nostra missione notturna? Stanotte non dovranno forse essere i soldati di Cotuldo a fare il lavoro, al posto nostro? Oppure abbiamo frainteso il senso delle tue parole, mentre ci parlavi e ti mostravi entusiasta dell'operazione di stanotte?»

«Certo che saranno le guardie regie a farlo, mio caro Zipro! Ma non ti aspettare che esse si assumeranno anche l’incarico di liberare la figlia del maniscalco, il cui sacrificio è da loro ignorato! Non sapevi che dovrà esserci anche da parte nostra un piano rivolto a salvare la ragazza, il quale dovrà essere elaborato in ogni minimo dettaglio, perché non fallisca? Sei d’accordo con me adesso?»

«Il nostro Croscione ha pienamente ragione, Zipro, e non potrebbe essere altrimenti!» aveva approvato Lucebio «Egli ci deve scusare, se, comportandoci da veri sbadati, non abbiamo considerato anche sotto questo aspetto l’evento che ci sarà questa notte. Per fortuna, c’è stato il nostro esperto in operazioni militari a ricordarcelo e lo ringraziamo per averci pensato in vece nostra. Per questo, sotto la sua supervisione, adesso cerchiamo di studiare e mettere a punto il nostro piano. Esso dovrà permetterci di liberare Erusia, nel frattempo che all'esterno del tempio i soldati del re Cotuldo e i Tricerchiati si fronteggeranno con accanimento come lupi feroci. Infatti, gli uni vorranno avere il sopravvento sugli altri, credendosi nemici fra di loro, ma che in realtà non lo sono!»

«Se non erro, amici,» Solcio aveva precisato agli altri «noi avevamo già stabilito qualcosa, a tale riguardo. Intanto che fuori fosse infuriata la mischia tra i Tricerchiati e i soldati del tiranno, i miei amici ed io avremmo dovuto badare a salvare la ragazza, dopo essere entrati nel tempio. Di preciso, avremmo cercato di essere tempestivi al massimo nella sua liberazione, ad evitare di giungere troppo tardi presso di lei, senza più la possibilità di salvarla!»

«Quanto hai detto è vero, Solcio.» gli aveva risposto Croscione «Ma le cose non si possono mica decidere ed eseguire al momento e alla cieca, ossia senza averle prima ponderate e predisposte con un certo ordine. Se lo facessimo, ne conseguirebbe un immancabile fiasco, da parte vostra. Invece noi dobbiamo evitare che ciò avvenga questa notte; altrimenti ci andrà di mezzo per la seconda volta una fanciulla innocente. Quindi, è importante che riflettiamo bene su quanto è nostra intenzione portare a termine questa notte e su come tradurlo in atto in modo efficiente, se dopo non si vorrà parlare di un insuccesso annunciato! Ditemi, benedetti giovani: adesso mi sono spiegato con molta chiarezza oppure dovrò rimettermi a ripetervi ogni cosa?»

«Dalla bocca di Croscione stanno uscendo parole sante, giovanotti!» aveva convenuto il venerabile uomo «Perciò accoglieremo il suo suggerimento e ci daremo a discutere sulle cose che sono da farsi da parte nostra, durante la nottata che è in arrivo. Ad ogni modo, avrei già per le mani un piano, che dovrebbe facilitarvi il compito!»

«Allora, Lucebio, riferiscicelo immediatamente, poiché siamo impazienti di apprenderlo!» Zipro aveva accolto con alquanta euforia l’annuncio del suo capo «Così dopo sapremo dirti pure come lo abbiamo trovato. Ma siamo convinti che esso, essendo uscito dalla tua mente egregia, non potrà che risultarci quello che ci auspichiamo! Per la verità, ci toccherà innanzitutto conoscerlo in ogni particolare, per potergli dare la giusta critica! Questo lo sappiamo tutti!»

«Prima di esporvelo, amici miei,» Lucebio si era rivolto a tutti i presenti «desidero sapere due cose dal nostro Polen, ammesso che ne sia al corrente. Esattamente, egli dovrebbe dirmi quanti ingressi ha il tempio, il quale viene adibito anche a palestra, e se in esso c’è qualche passaggio segreto che porti all'esterno della disadorna costruzione. Naturalmente, esso dovrebbe condurre in un luogo parecchio lontano da essa, come sarei indotto a credere.»

«Ti posso rispondere con sicurezza soltanto riguardo ai suoi ingressi, Lucebio,» era stata la risposta del giovane interpellato «perché il tempio ne ha uno solo. Inoltre, anche se non sono in grado di garantirtelo senza errori, non mi risulta che sul suo pavimento ci sia qualche botola che possa condurre ad un passaggio segreto. Ammesso poi che ci sia, essa può trovarsi esclusivamente nel vano retrostante, la cui unica entrata si trova nella stessa palestra ed ha come porta un telo bianco, che pende fino al sottostante impiantito. Riflettendoci bene, non mi è mai capitato di entrarvi e di darvi una mia occhiata accurata. So solo che in esso si vestono gli autorevoli componenti della setta, prima di prendere parte alla cerimonia religiosa inerente al rito del sacrificio. Ogni volta essi ne escono, quando hanno già indossato i loro ricchi paramenti liturgici.»

«Non fa niente, Polen, se non sei al corrente dell’esistenza di un passaggio segreto nel tempio. Adesso, però, passo ad illustrarvi il mio piano. Premetto che non possiamo fare andare i soli soldati ad affrontarsi con i fanatici settari, avendo la loro battaglia ben altro scopo, come anche Croscione ci ha fatto rilevare. Allo stesso tempo, dobbiamo ritenere insufficiente la sola presenza sul luogo dei nostri tre validissimi giovani qui presenti, il cui ruolo dovrà mirare esclusivamente a sottrarre la figlia di Fusso alla crudeltà dei carnefici, rappresentati da Olpun e da Stiriana. Ma peccando di una leggerezza incredibile, ci è sfuggito che dovevamo anche soffermarci sul dopo della liberazione della ragazza. Tale momento importante, invece, era da considerarsi da parte nostra di primaria importanza, poiché esso comporterà delle difficoltà oggettive non di poco conto nel perseguire la sua riuscita. Ne convenite anche voi, amici?»

«Hai proprio ragione, Lucebio,» Solcio aveva approvato «tale particolare non ci sarebbe dovuto affatto sfuggire! Ma dal momento che vuoi anche motivare la tua preoccupazione in questo senso, sei pregato di andare avanti nel tuo discorso sull'argomento e di metterci a conoscenza della parte restante di esso! Noi ti ascoltiamo.»

«V'immaginate, amici, la confusione che verrà a regnare nel tempio, oltre che all’esterno di esso? In quel continuo caos di schermaglie e di baruffe furiose, non vi sarà facile farvi strada a spintoni, mentre cercate di portare in salvo la ragazza liberata. Inoltre, dopo che sarete riusciti a trarla fuori dalla confusione, dovrete anche avere le idee chiare dove condurla, senza farle correre pericoli di sorta. Bisogna anche ritenere possibile che voi potreste essere inseguiti da un gruppo di Tricerchiati non impegnati contro le guardie regie. Insomma, prima di buttarci a corpo morto nella nostra rischiosa impresa, ci sono da soppesare altri eventuali problemi. Essi, contro ogni nostra previsione, potrebbero sorgere durante le molteplici fasi di liberazione della figlia del maniscalco. Allora è nostro dovere metterci a risolverli adesso con pacata calma e con acuta riflessione, prima che ci troviamo ad affrontarli nella realtà!»

«A tale riguardo, Lucebio, dicci quale piano proponi per farci conseguire il pieno successo nell’operazione, che dovrà aversi netta nottata in arrivo.» lo aveva invitato a continuare Zipro «Così dopo ci adopereremo per far sì che esso riesca nella maniera migliore. Ma non possiamo negare che dopo dovremo ringraziare i soldati per averci messo senza volerlo la loro parte di contributo prezioso nella liberazione di Erusia! Scusatemi la battuta!»

Invitato dall'ex allievo del re Francide a riferire a lui e agli altri presenti il suo piano, Lucebio si era dato ad esporlo nella maniera più esplicita e dettagliata possibile. Ma per farsi comprendere, era dovuto ricorrere alla seguente ampia relazione:

"Ebbene, amici, il mio piano è quello che adesso passo a spiegarvi. Nella tarda serata, quando giungerà l’ora convenuta, voi due, Zipro e Polen, vi recherete alla reggia, siccome dovrete fare da battistrada ai soldati comandati da Gerud fino al capannone, che i Tricerchiati usano come tempio. Nel medesimo tempo, Solcio, ti avvierai con cento dei nostri uomini in una località convenuta. Perciò oggi pomeriggio tu e i tuoi compagni deciderete quale essa dovrà essere. Infatti, nelle ore pomeridiane, con molta prudenza, Polen, accompagnerai i tuoi due amici a conoscere l’ubicazione del tempio, stando attenti a non farvi individuare dai settari. Trovandovi sul posto, sceglierete anche la zona dove dovranno poi essere piazzati i nostri uomini durante l’assalto dei militari ai Tricerchiati. Una volta che sarai giunto nel luogo da loro prescelto, Solcio, vi lascerai i cento ribelli ed andrai ad attendere Zipro e Polen nelle vicinanze della palestra. In quel luogo, dopo che i tuoi amici saranno arrivati, ti unirai a loro ed insieme v'introdurrete nel tempio per liberare la poveretta, che sta per essere sacrificata. Logicamente, oltre ad interessarvi della liberazione della ragazza, avrete come compito anche l’eliminazione fisica del capo dei Tricerchiati, di Stiriana e di quanti si opporranno alla loro uccisione. Nel mio piano, beninteso, è implicito che, mentre voi siete intenti in tale missione, Ernos starà avendo il suo gran da fare fuori del tempio, cercando di arginare l’irrompente avanzata dei soldati di Cotuldo. Per questo egli, in quel momento, non potrà costituire per voi tre alcun pericolo e vi darà così la possibilità di conseguire i vostri veri obiettivi.

Ritornando a noi, ammesso che ogni cosa sarà filata liscia come l’olio fino a questo punto, sempre voi tre insieme, difendendo la ragazza con le unghie e con i denti da quegli scalmanati che oseranno fermarvi, la condurrete prima all’esterno del tempio e poi presso i nostri cento uomini che vi aspettano, sempre facendo il possibile per sfuggire al pericoloso Ernos. Ma solo quando avrete constatato che non c’è stato alcun inseguimento da parte di alcuni Tricerchiati, allora voi due, Zipro e Polen, farete ritorno al tempio. Infatti, una vostra sparizione da quel posto, pur trattandosi dei figli del suo ex superiore, metterebbe in sospetto Gerud. Egli verrebbe spinto perfino a credere che i suoi informatori fossero a conoscenza che non si trattava di ribelli ma di appartenenti ad una setta religiosa. Invece, stando presenti, voi potrete benissimo giustificarvi, incolpando l'amico di Polen, per avergli rifilato una notizia che si è poi rivelata, se non fasulla, senz’altro errata.

Nel contempo, dovrete stare attenti a tenervi a debita distanza dal conflitto in atto, senza farvi coinvolgere da esso, con il solo scopo di evitare d’incappare nell’imbattibile scherma del temibile maestro d’armi dei Tricerchiati. Naturalmente, voi vi ritirerete in buon ordine, nel caso che i soldati di Cotuldo dovessero avere la peggio contro gli scalmanati settari e venisse a mancarvi l’opportunità di riscuotere il ringraziamento e la stima del consigliere del despota. In seguito, ci penserebbe il nostro Croscione al modo di comunicare la nefasta notizia al suo re Cotuldo e a pilotare la vicenda presso di lui, al fine di non farvi risultare delle persone sospette. A questo punto, avrei finito, amici miei, e lascio a voi giudicare tutto quanto è da me scaturito, sperando che esso non vi abbia delusi ma vi sia stato molto utile."

Quando Lucebio aveva terminato di esporre il suo piano in ogni particolare, il quale era stato seguito dai presenti con interesse, Croscione aveva voluto fargli presente:

«Al contrario, Lucebio, il tuo piano ineccepibile viene ad integrare il mio. Esso non ha tralasciato nessun dettaglio proficuo, ai fini della buona riuscita dell'impresa da parte dei ribelli. Per questo lo trovo degno della massima ammirazione. Inoltre, non potranno pensarla diversamente da me i nostri tre intrepidi giovani dal carattere focoso. Sono sicuro che essi, da questo momento, non aspettano altro che attuare quanto da te congegnato con minuziosità. Non è forse così, miei baldi giovanotti?»

«È proprio come hai detto, Croscione!» gli aveva risposto Solcio «Il piano di Lucebio, oltre che completare il tuo, ha messo a fuoco le simultanee azioni che dovranno essere condotte da parte nostra, intanto che i soldati di Cotuldo assaltano il tempio dei Tricerchiati. Perciò i miei amici ed io non vediamo l'ora di dare ad esse una pratica attuazione. Dopo pranzo, Polen accompagnerà me e Zipro nelle vicinanze del tempio, dove decideremo insieme come predisporre l'intervento dei soldati contro i nostri nemici. Nello stesso tempo, baderemo a scegliere la località nella quale bisognerà fare appostare i nostri uomini. Mi riferisco a quelli che staranno ad attendere la ragazza Erusia da noi liberata, per condurla a Dorinda. Siete d'accordo anche voi, amici miei, con quanto vi ho appena esposto?»

«Come non potremmo esserlo, Solcio?» era stata la risposta di Lucebio al nipote dell'amico «Una volta che avrete risolto il problema della fame, tu e i tuoi amici non perderete un attimo di tempo e vi recherete nei pressi del capannone dei nostri nemici, il quale è adibito a palestra e a tempio. Esso, come ho potuto intendere, si trova nel territorio meridionale della nostra città, esattamente all'opposto di dove ci troviamo noi adesso. Quando ci andrete, vi raccomando di non esporvi troppo, evitando d'imbattervi in qualche drappello di Tricerchiati in transito su quel tratto di strada. Esso potrebbe indurvi ad un combattimento, il quale sarebbe inopportuno per i motivi che conoscete, potendo andarci di mezzo la riuscita del nostro piano!»

«Non preoccuparti, Lucebio,» ci aveva tenuto a rassicurarlo Solcio «perché Zipro, Polen ed io sappiamo come muoverci in situazioni del genere. Stanne certo che eluderemo qualsiasi sorveglianza nemica, se dovessimo incontrarne. In pari tempo, ci terremo lontani da occasionali viaggiatori, che dovessero venire a trovarsi sulla nostra stessa rotta! Adesso ti senti sufficientemente tranquillo, per cui ti asterrai dal metterci ancora in pensiero, a causa della tua eccessiva preoccupazione? Mi auguro proprio di sì!»

«Certo che lo sono, Solcio! Se lo vuoi sapere, conoscendovi bene, lo ero anche prima. Con la mia raccomandazione, ho voluto solamente esortarvi a non abbassare mai la guardia, anche quando la circostanza vi porta ad escludere qualsiasi pericolo in vista! Se non vi rincresce, amici miei, è tempo di darci a soddisfare i nostri stomachi vuoti, la cui pienezza consente meglio all'uomo di perseguire con la propria mente il raggiungimento di ogni suo intento. Con lo stomaco digiuno, al contrario, davvero non si riesce a combinare un bel niente, inteso esso sia materialmente che intellettualmente!»

Con l'invito di Lucebio a sedersi a mensa, si era posto termine alla conversazione tra le due persone anziane e i tre aitanti giovani. Essi, poi, volentieri si erano dati a consumare un ghiotto pranzo, quello che il saggio uomo già aveva preparato, essendo egli lo straordinario cuoco della compagnia. Una volta che si era smesso di pranzare, Solcio, Zipro e Polen avevano lasciato con molta fretta il loro campo, siccome essi si sarebbero dovuti dedicare alla loro missione stabilita. Il cui obiettivo si è già avuto modo di conoscere durante la precedente conversazione avvenuta tra i cinque amici.


Intanto che si galoppava verso la meta, era stato Polen a fare da guida ai due compagni inseparabili. Egli non aveva voluto scegliere il percorso che puntava direttamente verso Dorinda. Al contrario, aveva seguito il tragitto che, aggirandola sul lato destro ad un miglio di distanza, aveva permesso loro di superarla esternamente. Infatti, al termine della loro avvenuta deviazione, i tre giovani avevano oltrepassato abbastanza la città ed erano pervenuti in una zona, la quale si trovava prossima al tempio dei Tricerchiati. Cammin facendo, tanto Solcio quanto Polen non si erano astenuti dal fare qualche loro considerazione e qualche commento in relazione allo scontro previsto in nottata tra i soldati del re Cotuldo e gli adoratori del dio Kursut. Per la verità, era stato Solcio a fare per primo al figlio del defunto Trisippo tale domanda:

«Secondo il tuo parere, Polen, sarà sufficiente un migliaio di soldati ad averla vinta contro i numerosi Tricerchiati, considerato che, per disposizione di Cotuldo, probabilmente la milizia regia non supererà questo numero nell'operazione di questa notte?»

«A mio giudizio, Solcio, essi dovrebbero bastare ed avanzare, anche se in me non manca il timore che solo Ernos possa farne una grande strage! Ma la cosa importante, per noi, è che un così considerevole numero di soldati riuscirà senz'altro a trattenerlo per un bel po' di tempo, facilitandoci il compito di trarre in salvo l'infelice Erusia. Sono certo che anche tu ne converrai, dal momento che la mia osservazione poggia su una base logica! Quindi, possiamo stare tranquilli, per quanto riguarda la liberazione della figlia del maniscalco, poiché la circostanza giocherà tutta a nostro favore!»

Alla risposta che il nipote di Stiriana aveva dato a Solcio, Zipro, meravigliandosene parecchio, ma soprattutto dubitandone, si era sentito in dovere di domandargli:

«Polen, sei proprio convinto che Ernos potrà facilmente tener testa ad una così abbondante milizia del re Cotuldo? Se tu dovessi confermarlo, allora sarei pure indotto a pensare che noi tre insieme non riusciremmo a batterlo! Oppure mi sbaglio?»

«Sì, Zipro, questa è la mia convinzione! A questo proposito, la mia raccomandazione è la seguente: finché ci sarà possibile, dovremo evitare di affrontarlo, pur avendo la possibilità di combatterlo insieme. Egli, essendo consapevole della sua bravura, non si risparmia nel vantarsene oltre ogni misura. Il quale suo atteggiamento mi ha sempre infastidito fino alla nausea e chissà cosa darei, pur di vederlo sconfitto da parte di un suo valido avversario! Tu affermi che il tuo maestro Francide, il quale adesso è diventato re di Actina, non avrebbe la minima difficoltà a batterlo. Se tu hai ragione, prego l'eccelsa divinità dell'Edelcadia perché Ernos se lo ritrovi davanti prima possibile e riceva da lui la sonora batosta che si merita! Se si verificasse una circostanza simile, sarei disposto a rimetterci un occhio, pur di essere presente al loro titanico scontro! Che il divino Matarum mi ascolti, amici miei, e anche mi accontenti!»

«Certo che il re Francide è in grado di frantumare facilmente la sua alterigia, caro Polen! Peccato che egli e il suo imbattibile amico Iveonte abbiano dovuto abbandonare il nostro campo molto presto per affari personali! Se essi fossero rimasti con noi ancora per alcuni mesi, Solcio ed io avremmo conseguito una preparazione d'armi di tutto rispetto. In quel caso, non saresti stato più sicuro che Ernos avrebbe potuto batterci. Purtroppo le cose non sono andate così, per cui noi oggi ci ritroviamo nella condizione di doverlo temere, non essendo sufficientemente idonei a competere con lui con la certezza della vittoria! In questo momento, ciò che mi dispiace di più è l'assenza del re Francide, il quale ci viene a mancare, proprio quando abbiamo particolarmente bisogno di lui! Speriamo che egli arrivi presto a Dorinda, siccome ha promesso alla sua adorata Rindella che sarebbe venuto a prenderla appena possibile!»

«Polen, anch'io sono d'accordo con quanto è stato dichiarato dal nostro compagno Zipro.» aveva interloquito Solcio «Invece, per nostra e per tua sfortuna, la sorte ci è stata avversa per due motivi. Da una parte, non abbiamo potuto perfezionare ulteriormente la nostra preparazione schermistica. Dall'altra, abbiamo avuto la scalogna di aver contro un esperto d'armi del calibro di Ernos, il quale milita con aria altezzosa tra le file dei fanatici Tricerchiati. Comunque, tale fatto non ci deve scoraggiare; anzi, ci deve spingere a combattere il campione dei nostri nemici con una strategia tendente ad eludere il suo confronto diretto e a seminare il maggior numero di vittime tra i suoi uomini. Così facendo, l'obbligheremo ad arrovellarsi oltre ogni immaginazione, senza mai riuscire ad averci tra le mani per fare di noi ciò che egli vorrebbe!»

«Faremo come tu hai proposto, Solcio.» aveva approvato Polen «In tal modo, saremo in grado di dare una vigorosa spallata all'intera compagine della setta, la quale è stata fondata da Olpun unicamente a fin di lucro e di sesso. Oramai conosciamo le abitazioni dei settari e possiamo colpirli quando e dove vogliamo, senza che Ernos possa proteggerli. Invece essi hanno scarse notizie, se non proprie nulle, sul nostro nuovo domicilio. Ma anche se venissero a conoscerlo, non sarebbe facile per loro raggiungerlo, senza esserci perdite consistenti tra i loro Votati alla Morte! Ne sono certo!»

«Polen, non potremo che comportarci come ha saggiamente suggerito il nostro compagno!» anche Zipro era intervenuto ad appoggiare la tesi dell'amico Solcio «Nei confronti dei Tricerchiati, applicheremo la tattica del "Colpisci e nasconditi!", senza farci cogliere in flagrante dal pericoloso Ernos, il quale così potrà solo farsi prendere dalla stizza. A questo punto, però, tralasciando ogni altra nostra considerazione in proposito, cerchiamo di trovare il luogo nel quale dovremo tener nascosti i nostri uomini nell'operazione di stanotte. Anche perché abbiamo deciso di condurvi Erusia, una volta che l'avremo liberata dall'obbrobriosa immolazione che Olpun e Stiriana le hanno assegnato. Una volta che avremo trovato il posto giusto, ci converrà ritornarcene subito al nostro campo per prepararci ai diversi compiti che ci attendono durante la nottata. Sono certo che anche voi la pensate allo stesso modo mio!»

Siccome anche i suoi due compagni avevano condiviso il suggerimento di Zipro, si era proceduto a metterlo in pratica. Perciò li si era visti darsi alla ricerca del luogo da adoperare come rifugio dei cento ribelli, nel frattempo che le soldatesche del despota assaltavano il tempio con una massiccia azione. Difatti era stato deciso che ve li avrebbe condotti Solcio, nello stesso tempo che Zipro e Polen accompagnavano i soldati del re Cotuldo al tempio dei Tricerchiati. Dopo egli avrebbe raggiunto i compagni e si sarebbe unito a loro due, dovendo essi mettere in atto la seconda parte della loro missione. La quale consisteva nella liberazione della figlia di Fusso.

Quando erano giunti nella zona stabilita, i tre amici si erano dati un gran daffare per individuarvi quel terreno accidentato e poco frequentato, che potesse fare al caso loro. Alla fine erano riusciti a rinvenirlo ad un miglio di distanza dal tempio, cioè sul suo lato nord. Si trattava di una forra lunga un centinaio di metri, nella quale si poteva scorgere il greto di un torrente a scorrimento stagionale. Ma esso in quella stagione trascorreva il suo periodo di magra. Data la sua natura, quella cavità stretta e lunga avrebbe offerto un ottimo rifugio al centinaio dei loro uomini, tenendoveli bene occultati. Nella specificata operazione di ricerca, Solcio, Zipro e Polen non avevano incontrato anima viva sul loro percorso. La qual cosa ne aveva facilitato gli spostamenti, senza che nessuno potesse insospettirsi di niente. Un fatto del genere, se si fosse verificato, probabilmente avrebbe potuto mettere a rischio la loro missione, ossia quella riguardante l'occultamento del gruppo dei ribelli. Ad ogni modo, non essendoci stato alcun inconveniente di quel tipo nella loro ricerca, dopo il ritrovamento di quella piccola gola, i tre giovani avevano fatto immediato ritorno al loro campo, desiderosi di metterne al corrente al più presto anche Lucebio e il cieco Croscione.

Una volta rientrati alla base, il capo dei ribelli, oltre che venire a conoscenza con soddisfazione dei risultati della loro missione, era stato tranquillizzato dall'apprendere dai tre giovani che non si erano imbattuti in alcun gruppo di settari Alla fine, però, egli li aveva esortati a prepararsi per la notte in arrivo, poiché in essa era prevista la liberazione della figlia del maniscalco Fusso.