394°-LA CORSA DEI RIBELLI CONTRO IL TEMPO PER SALVARE ERUSIA

Nel campo dei ribelli, già dal tardo pomeriggio, i suoi due amici e Lucebio avevano iniziato ad attendere l'arrivo di Polen. Secondo quanto egli aveva affermato, in serata vi si sarebbe trasferito per restare per sempre con loro. Infatti, il figlio dei defunti Trisippo e Auleda non si era fatto aspettare a lungo, visto che vi era giunto, quando la sera aveva appena accennato a presentarsi in qualunque angolo della natura. Siccome non avrebbe più fatto ritorno nella sua casa paterna, ritenendola un luogo ormai insidioso per lui, il giovane aveva condotto con sé anche la gabbia con dentro il giallo pennuto. Il suo arrivo al campo era stato salutato con calore e con effusioni festose, specialmente da parte di coloro che lo conoscevano di persona e gli si erano affezionati in modo particolare, primi fra tutti Zipro, Solcio, Lucebio e Croscione. Ma dopo, siccome si era nelle ore vespertine, essi si erano dati a consumare la succulenta cena preparata per l'occasione dal provetto cuoco del gruppo, la cui identità ci è ben nota.

Quando aveva avuto termine il pasto serale, senza indugio essi si erano buttati a capofitto in una discussione accanita. La quale aveva avuto come argomento la mancata liberazione di Erusia e la ricerca di nuove soluzioni per raggiungere il medesimo scopo. Come al solito, Lucebio era intervenuto a parlare per primo, rivolgendosi a colui che era appena rientrato alla base, dopo la sua brevissima convivenza con i sanguinari Tricerchiati. Il saggio uomo aveva incominciato a dirgli:

«Polen, credo di conoscere le ragioni che ti hanno indotto ad abbandonare la setta degli adoratori del fasullo dio Kursut. Per cui non serve che tu me le adduca, a giustificazione dell'iniziativa da te presa. Piuttosto vorrei sapere da te con schiettezza quali possibilità di successo abbiamo, adesso e in avvenire, nei nostri ulteriori tentativi di salvare la figlia del maniscalco dall'imminente sacrificio. Oltre a ciò, dovresti riferirci quali pericoli potrai correre, adesso che hai disertato i fanatici settari. Sono sicuro che Ernos non vorrà perdonare la tua colpa, per cui la sua ira non si placherà, fino a quando non te l'avrà fatta espiare!»

«In merito al primo quesito, Lucebio, devo dichiararti che il problema non è facilmente risolvibile. Erusia viene tenuta prigioniera in un posto segreto, il quale è noto soltanto ai suoi rapitori e alle quattro persone più autorevoli della setta, per la qual cosa esso risulta molto difficile da scoprire. La situazione della ragazza, quindi, è da considerarsi disperata, direi quasi legata ad un filo, anche perché abbiamo poco tempo a disposizione per trovare il suo rifugio e portarcela via da esso. Riguardo poi al mio caso, non ti nascondo che dovrò stare molto attento, tutte le volte che mi aggiro per Dorinda, essendo convinto che Ernos, come hai già fatto presente, vorrà farmela pagare senza meno. Se poi egli dovesse venire anche a sapere che sono ritornato tra i ribelli e che l'uccisione di Zipro è stata soltanto una mistificazione, allora egli inizierà a darmi una caccia spietata. Sono rimasto d'accordo con Liciut che egli mi metterà al corrente di ogni novità che si avrà in seno alla setta, soprattutto se essa riguarderà noi ribelli oppure la mia persona in particolare! Oltre a queste poche notizie, non ho da rapportarvi nient'altro.»

«Mi fa piacere, Polen, sentirti dire che il Tricerchiato, che ha simpatizzato con te, continuerà a mostrarsi tuo amico e cercherà di esserci utile, se ce ne sarà bisogno. Ma ora come farà egli a mettersi in contatto con te per ragguagliarti sulle decisioni importanti che ci riguardano, dopo che le persone della setta che contano le avranno prese? Inoltre, sei sicuro di poterti fidare di lui al cento per cento, come fai con i tuoi amici qui presenti? Vorrei esserne sicuro anch'io, per smettere di pensare ad un suo doppio gioco, non appena gli capiterà l'occasione buona!»

«Non preoccuparti di Liciut, mio caro Lucebio. Per la sua persona, sono disposto a mettere una mano sul fuoco, poiché concedo ad essa la mia massima fiducia. Se mi fossi sbagliato, credi che adesso starei qui con voi sano e salvo? Non lo penso proprio! Riguardo poi ai nostri contatti, abbiamo deciso di ricorrere allo stesso espediente adottato da me e dai miei amici Solcio e Zipro. Con la sola differenza che noi né ci parleremo né ci troveremo insieme sul posto. Nel nostro caso, infatti, egli perverrà nella mia casa paterna e lancerà al di là della palizzata il suo messaggio scritto, affinché io ve lo trovi in uno dei miei sopralluoghi. Ciò vuol dire che, di tanto in tanto, vi dovrò passare appositamente per effettuarvi una mia ispezione e controllare se egli vi ha lasciato un proprio messaggio. Se poi dovesse capitare di trovarci simultaneamente dalle parti opposte della palizzata, in quel caso soltanto nessuno ci vieterà di parlarci a voce e di scambiarci anche le nostre varie impressioni! Allora ti sono stato piuttosto chiaro?»

«Polen non si sbaglia, Lucebio, in riferimento a Liciut.» anche Solcio aveva voluto esprimere il suo parere sul Tricerchiato «Anch'io e Zipro lo abbiamo trovato affidabile e bendisposto verso il nostro amico. Per questo, anziché temere che da lui ci possa provenire qualche brutta sorpresa, conviene prendere di petto la situazione di Erusia. Essa, se non erro, mi pare voglia sfuggirci di mano, da un momento all'altro! Se ciò dovesse succedere sul serio, pensa allo schianto che si avrebbe in Fusso e in sua moglie, i quali seguitano a penare moltissimo, a causa dell'assenza della figlia dalla loro casa!»

«Solcio ha fatto bene a rendermi compartecipe del suo pensiero espresso su Liciut, savio Lucebio.» Zipro si era unito all'amico «Se lo vuoi sapere, pure io ho avuto la medesima impressione nei confronti del simpatico Tricerchiato. Inoltre, sono d'accordo con lui, quando ci esorta ad indirizzare le nostre preoccupazioni e tutti i nostri sforzi verso la ricerca e la liberazione della sventurata figlia di Fusso. Così facendo, eviteremo di sciupare altro nostro tempo. Mi riferisco, ovviamente, a quello che può esserci utile al suo ritrovamento!»

«Se siete di questa opinione, voi due,» Lucebio si era rivolto ai due giovani «allora diamoci da fare, muovendoci in quest'unica ottica che ci si presenta! Sono convinto che anche Polen la pensa come voi. Del resto, lo siamo parimenti io e Croscione, pur non avendovi palesato subito il nostro pensiero, poiché desideravamo conoscere innanzitutto quello vostro. A questo punto, avendo accertato che c'è l'unanimità dei consensi nel perseguire tale obiettivo per primo, chi vuole darsi ad avanzare per primo qualche propria proposta, in merito alla vicenda della figlia del maniscalco? Sono certo che gli altri quattro amici presenti sono disposti ad ascoltarlo volentieri.»

«Io propongo d'iniziare ad impartire una bella lezione ai Tricerchiati, come risposta all'inganno a cui essi sono ricorsi nello scambio dei prigionieri.» Polen aveva espresso il suo pensiero «Per questo avrei pensato di dargli una sonora batosta, cioè così dura, da fargliela avvertire fin dentro le ossa! Ma per ottenere un simile effetto nei nostri nemici, occorrerà l'uccisione da parte nostra di almeno dieci oppure venti dei loro adepti. Così li faremo cessare di sentirsi sicuri e tranquilli, fino a ridimensionare la loro presunzione di essere i più forti. Comportandoci in questo modo, sfateremo soprattutto la loro convinzione di essere inattaccabili ed irraggiungibili da una nostra vendetta. Dopo, come evidente conseguenza di ciò, i Tricerchiati si daranno a fare passi falsi. Magari cercheranno anche di spostare la loro prigioniera in un luogo differente da quello odierno. La qual cosa forse potrà anche facilitarci l'arduo compito che si propone di arrivare fino a lei e di salvarla da loro, in un tempo minore e con la minima fatica! Allora cosa ne pensate?»

«Sono del medesimo avviso anch'io.» aveva dichiarato Zipro «Solo facendoli sentire vulnerabili e braccati, i Tricerchiati assumeranno un diverso atteggiamento nei nostri confronti. Può anche darsi che esso sarà improntato alla paura, per cui cominceranno a temerci e a saggiare il terreno, prima di calpestarlo, onde evitare brutte sorprese da parte nostra. Insomma, una volta che saranno assaliti da una grande preoccupazione, i medesimi cesseranno di dormire sonni tranquilli, come stanno facendo tuttora, ed andranno incontro a notti convulse. Le quali li priveranno di ogni sonno sereno e ristoratore!»

«Anch'io sono della stessa idea dei miei amici, essendo i nostri spiriti sintonizzati sulla medesima lunghezza d’onda, per cui anche le nostre idee riescono sempre a collimare!» anche Solcio aveva manifestato il proprio pensiero «Dunque, affrettiamoci a muoverci in questa direzione condivisa da noi tutti, con il chiaro intento di punire alcuni Tricerchiati!»

«Prendo atto che la componente giovanile la pensa allo stesso modo.» si era reso conto Lucebio «Comunque, anche se le vostre idee non combaciano interamente con le mie, valenti giovani, non posso che aderire ai vostri propositi bellicosi. Prima, però, ci terrei a chiedere a Croscione se egli si è ancora fatta la visione complessiva del problema da noi trattato. In particolare, intendo sapere da lui se è d'accordo con la vostra foga combattiva, la quale mira a spargere catini di sangue tra i nostri nemici. Inoltre, vorrei conoscere la sua opinione su quanto voi poco fa mi avete dichiarato di voler fare.»

«In linea di massima, mio carissimo Lucebio,» aveva fatto presente l'ex consigliere di Cotuldo «la mia opinione sarebbe molto discorde da ciò che essi intendono attuare, essendo contrario a far precipitare gli eventi in città. Ma soppesando la situazione e considerando la strana razza dei Tricerchiati, mi sento disponibile a fare un'eccezione e a schierarmi dalla loro parte. Quindi, se i nostri baldi giovanotti propendono per i fatti di sangue a scapito dei nostri nemici, lasciamoli agire in questo senso, senza ostacolarli e porre loro dei limiti. A condizione, però, che essi si affidino ad una rigorosa prudenza e alla ragionevolezza dei loro atti. I quali non dovranno mai essere sconsiderati; al contrario, dovranno risultare adeguatamente vagliati da loro con il massimo rigore!»

«Bene, Croscione! Dal momento che anche tu condividi in parte la loro tesi, non si aspetti altro tempo e consentiamo ai nostri giovani tre amici di avviare la loro opera di cruenta rivalsa! Ma prima non facciamo mancare a tutti e tre la scaramantica formula di augurio "In bocca al lupo!", perché il successo arrida di continuo alle azioni punitive che tutti e tre, con la collaborazione di altri ribelli, si stanno accingendo ad intraprendere con grande determinazione!»

Già il giorno dopo, i tre giovani amici avevano messo in moto la macchina delle ricerche e quella delle uccisioni. Esse venivano svolte dai ribelli nelle varie zone di Dorinda e, in pari tempo, avevano come obiettivo anche il ritrovamento del luogo di prigionia di Erusia. Ai volontari impegnati nelle ricerche si era unito anche Fusso, il padre della ragazza. Egli non vedeva l'ora che la figlia venisse liberata, essendo ansioso di ricondurla tra le braccia dell'afflitta madre. Durante la sua assenza da casa, faceva compagnia alla moglie la sorella Idla, una matura zitella. Ci si muoveva. Quindi, all'insegna della riservatezza e della cautela, da parte dei ribelli, i quali erano stati suddivisi in tre gruppi. Ciascuno era composto da dieci uomini e capitanato da uno dei tre valorosi amici di nostra conoscenza. Infatti, Solcio, Zipro e Polen, ognuno al comando di un drappello, si erano divisi anche i quartieri cittadini, che dovevano essere controllati da loro. Così avevano iniziato a condurvi una caccia spietata contro i Tricerchiati che vi abitavano. Prima di ammazzarli, ogni volta li interrogavano sul probabile luogo dove si trovava Erusia. Nei pochi giorni d'ispezioni, però, solamente le uccisioni dei Tricerchiati erano state certe, poiché erano state eseguite con processo sommario all'interno delle loro stesse abitazioni. Per il resto, si era ottenuto ben poco da esse, essendo risultate per il momento infruttuose ed avare di notizie, che concernevano la figlia del maniscalco.

L'insuccesso dei ribelli era dipeso soprattutto dal fatto che ogni Tricerchiato da loro torchiato e malmenato aveva potuto spiattellare un bel niente, per il semplice fatto che egli ne era del tutto all'oscuro. L'unica novità di rilievo, che si era appresa nel frattempo, si era avuta da un messaggio che Liciut aveva fatto pervenire all'amico Polen. Con esso, il Tricerchiato lo aveva avvisato che il Prediletto, la sua amata Stiriana ed Ernos erano al corrente della falsa morte di Zipro, che era stata solo una montatura. Essi lo avevano appreso da Ciron, il loro ex ostaggio. Costui, durante il suo soggiorno nel campo dei ribelli, aveva sentito fare il suo nome, quando gli era stato chiesto di bendarlo. Di conseguenza, erano al corrente anche che egli aveva raggiunto i suoi amici ribelli. In seguito a tale scoperta, Ernos si era ripromesso di farla pagare a caro prezzo al nipote di Stiriana, per averli gabbati durante l'intera sua permanenza nella setta. Aveva perfino dichiarato che la morte era la minima punizione che potesse infliggersi ad un traditore come Polen. Essa, dunque, sarebbe stata lenta e terribilmente penosa, forse anche spettacolare, nel caso che la situazione lo avesse permesso senza problemi.


Essendo quello l'attuale andamento delle cose, il quale non si presentava affatto soddisfacente, almeno per quanto atteneva ai tentativi di ritrovamento della figlia del maniscalco, c'era stata, da parte delle cinque persone interessate, una nuova discussione sull'argomento. Com'era loro consuetudine, essa era avvenuta ancora dopo pranzo, quando mancavano appena due giorni dalla notte di plenilunio, durante la quale sarebbe stata sacrificata la giovane Erusia. Era stato ancora Lucebio ad aprirla in quella circostanza postprandiale. Egli, mostrandosi con un volto in preda alla massima preoccupazione, si era dato a dire agli altri interlocutori, che lo ascoltavano particolarmente attenti:

«Amici, il tempo stringe e non mi va di assistere impotente al sacrificio della figlia di Fusso. Se fino ad oggi siamo stati scalognati nelle nostre ricerche, avendo mancato ogni volta allo scopo, ciò non ci deve demoralizzare e spingerci a rinunciarci. C'è una famiglia che soffre a non dirsi, per cui non desidero che la sua sofferenza si trasformi in un autentico inferno! È tempo che ognuno di noi si sforzi al massimo e tiri fuori dal proprio cervello tutte le idee possibili ed immaginabili. Non voglio credere che tra di esse non ce ne sia qualcuna che ci possa permettere di giungere al luogo in cui è rinchiusa Erusia e salvarla dai nemici!»

«Credi, Lucebio,» gli aveva risposto Solcio «che noi non siamo addolorati quanto te, per il fatto che la ragazza stia rischiando una brutta fine? Anche da parte nostra, c'è tantissima preoccupazione per la poveretta, per cui proviamo una grande pena per lei. Per nostra sfortuna, nessuno dei trenta Tricerchiati da noi uccisi conosceva il posto dove è tenuta segregata la figlia del maniscalco. Altrimenti, sono certo che almeno uno di loro ce lo avrebbe rivelato, pur di salvare la pelle. Ma ora scusatemi, se salto di palo in frasca e passo a parlare di Polen, poiché ne vedo la necessità e l'urgenza. Egli non deve più esporsi come ha fatto fino ad oggi, siccome grava sulla sua testa la minaccia di Ernos. Perciò potrebbe essere incontrato da lui per strada e venirne ucciso. Considerato che oggi sono molti i Tricerchiati che lo conoscono, consiglio di lasciarlo qui al campo a badare alla sua difesa, nel caso che i nostri nemici tentassero di assaltarlo. Allora approvate ciò che vi ho proposto?»

«Hai fatto bene, Solcio, a ricordarci del pericolo che il nostro Polen correrebbe senz'altro, se continuasse a prendere parte attiva alle ricerche di Erusia e alla caccia dei Tricerchiati. Oramai ci sono molti occhi in città desiderosi di posarsi su di lui per avvertire poi il maestro d'armi della loro setta. Le persone incaricate di rintracciarlo, una volta che lo avranno snidato, faranno l'impossibile per non lasciarselo sfuggire, almeno fino a quando non avranno avvertito Ernos e costui non gli si sarà trovato di fronte. Dunque, dispongo che, da oggi in avanti, Polen svolga altre mansioni, cioè quelle che lo terranno impegnato esclusivamente nel nostro campo, prime fra tutte l'addestramento delle nuove reclute e la difesa dell'altopiano da noi occupato. Ma intendo anche riaffermare a tutti che, per il momento e fino a nuovo ordine, la liberazione della figlia di Fusso resta di primaria importanza. Per questo, ogni idea relativa ad essa, anche se non incoraggiante, da chiunque provenga, sarà gradita immensamente. Allora chi di voi quattro vuole iniziare a proporre qualche proprio suggerimento, da lui ritenuto almeno discreto, ossia tale da indurci a sperare almeno un poco che alla fine tutto si risolverà bene?»

Prima che iniziassero a saltare fuori le idee di diverso grado d'intelligenza sull’importante questione della figlia del maniscalco, Polen, limitatamente al suo caso, aveva voluto opporsi a quella che considerava un’autentica relegazione nei suoi confronti. Perciò, parlando al carismatico capo in modo risentito, gli aveva fatto presente:

«Non mi pare, Lucebio, che io meriti quanto voi tutti avete stabilito d'impormi. Nessuno, eccettuato me, può disporre della mia vita, anche quando è a fin di bene. Io sono nato battagliero ed incurante di ogni pericolo, per cui continuerò a stare al fianco dei miei due più grandi amici, mentre si porta avanti la nostra lotta contro gl'ignobili Tricerchiati. Al fine di tranquillizzarvi, vi preciso che nessuno mi vieta di camuffarmi in tutt'altra persona, ogni volta che ci sarà necessità di agire in Dorinda! Magari mi metterò un paio di mustacchi finti oppure mi fingerò uno zoppo gobbo! Allora che ve ne pare?»

«Se è così che la pensi, Polen, non sarò io ad impedirti ciò che ritieni più giusto fare, imponendoti un diverso tipo di agire! A buon diritto, ci hai fatto osservare che la tua vita, poiché ti appartiene, può essere gestita soltanto da te. E noi rispettiamo questo tuo sacro diritto, trattandosi di un'aspirazione più che legittima. Adesso, però, ritornando al nostro argomento iniziale, vorrei sapere se fra di voi c'è qualcuno che abbia da fornirmi una brillante idea su come liberare la ragazza. Gliene sarei sommamente grato, se egli l’avesse! Dunque, esce questo qualcuno disposto a farmi un simile regalo oppure egli non c'è?»

«Secondo me, Lucebio,» gli aveva risposto il figlio della defunta fioraia ambulante «non ci possono essere idee, a tale riguardo, da parte di nessuno di noi. Come sai, le abbiamo già escogitate tutte, ma sempre con insuccesso. Chi poteva darci una mano a ritrovare la figlia di Fusso si è rifiutato di farlo. Mi riferisco a Liciut, l'amico di Polen, il quale, non essendo ancora uno dei nostri, giustamente non se l'è sentita di mettere a repentaglio la propria vita. Ernos incute terrore a tutti i Tricerchiati e probabilmente mette paura anche a noi, se evitiamo a qualunque costo di affrontarlo a viso aperto. Allora non ci resta che tentare di liberare Erusia durante la notte di plenilunio, prima che la ragazza venga immolata alla divinità dei Tricerchiati. Anche in questo caso, come è ovvio, dovremo fare i conti con il temibilissimo Ernos, essendo anch'egli presente alla cerimonia religiosa riguardante il sacrificio. Personalmente, amici, oltre a queste mie riflessioni sconfortanti per noi, non saprei cos'altro proporvi!»

«Invece il tuo intervento ci è stato molto utile, Zipro. Tu ci hai fatto considerare un aspetto del problema, al quale prima non avevamo badato per niente. Ossia, che potremmo operare una sortita durante la notte del sacrificio, se non riuscissimo a liberare la ragazza nell'arco dei due giorni che ci sono rimasti. Volendo essere ottimista, per noi disperati ribelli, una considerazione di tal genere vuol dire già tanto!»

«Al posto tuo, Lucebio, per diversi motivi, sarei meno fiducioso nel ritenere attuabile un'idea di questo tipo.» lo aveva contraddetto Solcio «Ne posso citare alcuni. In una circostanza del genere, ci ritroveremmo ad ingaggiare la lotta contro una marea di Tricerchiati. Essi attualmente dovrebbero aver raggiunto il ragguardevole numero di settecento-ottocento unità, pur avendone noi ammazzati una piccola parte. Non bastando ciò, il loro ardimento verrebbe accresciuto dalla presenza in mezzo a loro di Ernos, il quale già da solo sarebbe capace di fare una carneficina non indifferente tra i nostri uomini d'assalto. Infine c'è da aggiungere che dovremmo portare con noi un esercito di ribelli per avere il sopravvento sui Tricerchiati. Ma a quale prezzo? Sono convinto che almeno la metà di loro cadrebbe nell'aspro combattimento. Perciò non so fino a che punto ci converrà sacrificare tantissimi nostri combattenti per la liberazione di una sola persona! Unicamente se si trattasse di liberare la principessa Rindella, in quel caso potrei anche capire il nostro buttarci a capofitto nella rischiosa vicenda. Invece rischiare tantissimo per la figlia del maniscalco non ne varrà la pena. Ecco come la penso io, senza volere aprire un caso di razzismo con le mie parole!»

«Non ti do torto, Solcio. Le tue argomentazioni sono state abbastanza tanto eloquenti quanto valide. Sono stato io a peccare di eccessivo altruismo, senza prevederne le tragiche conseguenze. Di sicuro sarà stata la mia compassione verso i due infelici consorti a farmi esprimere a cuor leggero, ossia senza la necessaria ponderazione del caso. Comunque, se uno scontro diretto contro i Tricerchiati sarà da evitarsi senza meno, per le ragioni da te addotte, continueremo a non astenerci dalle ricerche della ragazza. Anzi, le intensificheremo e le proseguiremo con più accuratezza, cercando di non tralasciare nessun particolare. La qual cosa dovrà avvenire, anche quando, a nostro giudizio, esso dovesse risultare in apparenza di nessun significato!»

«Se questa è la situazione, Lucebio,» era intervenuto a parlare per ultimo Croscione «non avendo voi granché da proporre per la risoluzione del nostro difficile problema, avrei io una proposta da farvi in merito, sperando che essa non vi dispiaccia e vi aggradi il più possibile. Il mio piano, ad ogni modo, dovrebbe riguardarvi, solo nel caso che le ulteriori vostre ricerche attinenti alla ragazza approdassero ad un nulla di fatto!»

«Che ben venga anche la tua proposta, Croscione, siccome essa sarà molto gradita da noi! La tua consumata esperienza in campo militare potrebbe farci da utile insegnamento. Dunque, sperando che esso sia quello giusto, esponici il tuo piano, poiché ti promettiamo che lo ascolteremo con attenzione e con molto interesse!»

«Amici miei, adesso vi spiego subito di cosa si tratta. Nella giornata precedente la notte di plenilunio, Zipro e Polen dovrebbero presentarsi al nuovo braccio destro del re Cotuldo, il quale è il mio ex subalterno Gerud. Siccome adesso egli li conosce come miei figli, sarà spinto ad avere un occhio di riguardo per loro due. Per la quale ragione, darà credito a tutto quanto essi andrebbero a fargli presente. Ne sono certo!»

«In ciò, Croscione, hai perfettamente ragione! Ma vuoi palesarci anche cosa i due giovani dovrebbero andare a rapportargli, una volta che fossero al suo cospetto? Vogliamo saperlo.»

«I nostri due simpatici amici, dopo essersi recati da lui, lo metterebbero al corrente che nella nottata, precisamente a mezzanotte, i ribelli avranno un'assemblea plenaria in un posto di loro conoscenza. Gli comunicherebbero, inoltre, che essa sarà presieduta dal loro capo Lucebio ed avrà all'ordine del giorno la cacciata da Dorinda del re Cotuldo e dei suoi soldati. Alla preziosa notizia di Zipro e di Polen, Gerud esulterebbe dalla gioia e non vedrebbe l'ora di agire contro i ribelli e di far prigioniero il loro capo Lucebio. Perciò inviterebbe i due delatori a rifarsi vivi nella tarda serata, siccome essi dovrebbero accompagnare lui e i suoi soldati sul luogo della riunione. Di sicuro egli vorrebbe anche consultarsi con il suo sovrano, prima d'intraprendere una iniziativa così importante. Conoscendolo, egli lo farebbe senza meno!»

«Croscione, vai avanti con il tuo brillante piano, poiché quanto hai ideato mi sta piacendo tantissimo! Anzi, comincio quasi a credere che forse ci siamo finalmente, poiché abbiamo trovato la strada giusta!»

«Ebbene, ritornati da lui all’ora stabilita, i miei finti figli lo metterebbero a conoscenza che i reazionari potrebbero essere varie centinaia, per cui sarebbe opportuno condursi in quel luogo con un numero adeguato di soldati, ma non meno di un migliaio. Una volta pervenuti sul posto, esattamente pochi minuti dopo l'inizio della funzione del sacrificio, Gerud prima farebbe circondare il tempio, che egli crederebbe un semplice capannone, e poi darebbe l'ordine di assalto allo stesso. Così, intanto che infurierebbe la lotta tra i Tricerchiati e i soldati, Solcio, Zipro e Polen, approfittando della mischia, s'incaricherebbero di entrare nel tempio e di liberare Erusia, sempre sperando che Ernos nel frattempo fosse corso fuori con i suoi Votati alla Morte e si fosse messo a lottare contro gli aggressori. Altrimenti, da parte loro, non sarebbe facile raggiungere l'obiettivo; anzi, dovrebbero rinunciarvi, se volessero salvare la pelle! Ecco: questo è il piano che vi propongo come estremo rimedio, se la figlia di Fusso non sarà ritrovata e liberata entro dopodomani. Credete, amici, che esso potrebbe funzionare ed avere il successo che stiamo cercando di conseguire?»

«Il tuo piano è fenomenale, Croscione! Ti garantisco che anche i nostri tre ardimentosi giovani qui presenti la pensano come me. Perciò, se Erusia continuerà a risultare irreperibile e Gerud si lascerà coinvolgere nella nostra faccenda, di sicuro ricorreremo alla soluzione che ci hai proposta, essendo essa ottima in ogni senso!»

«Anche noi approviamo il tuo piano senza riserve, Croscione, come già ti ha anticipato Lucebio, a nome nostro.» si era espresso a favore pure Solcio «Devo ammettere che hai avuto un'idea veramente geniale! Ma il re Cotuldo permetterà a Gerud d'intervenire contro i ribelli nel cuore della notte, senza pensare per niente ad una loro insidia? Io non ne sarei tanto sicuro, se devo esprimerti la mia opinione in merito!»

«Invece non c'è il minimo dubbio, Solcio! Il re Cotuldo è da anni che aspetta questa occasione e non vorrà farsela sfuggire a nessun costo! Sapendo poi che gl’informatori sono stati i miei due figli e che buon sangue non mente, non esiterà ad affidare l'incarico al suo braccio destro. Così gli ordinerà di fare una grande carneficina dei suoi nemici e di catturargli Lucebio, che rappresenta il suo nemico giurato.»

«Se lo affermi tu, Croscione, ti crediamo. Perciò, nell'ipotesi che falliremo ancora nel ricercare la figlia del maniscalco nelle varie strade di Dorinda, ricorreremo al tuo ammirevole piano. Esso, come posso rendermi conto, ha rapito Lucebio in modo particolare. Comunque, nel pomeriggio, siccome ci sono state segnalate dai nostri uomini due abitazioni sospette, le quali potrebbero essere adibite a prigione di una ragazza rapita, andremo ad effettuarvi personalmente un accurato controllo e ce ne accerteremo da vicino.»

Come anticipato da Solcio, subito dopo pranzo, egli e i suoi due amici si erano recati ad ispezionare le due case che, secondo alcuni, davano adito a sospetti. In entrambe, però, essi avevano trovato pochi mobili ed arredi ricoperti da una spessa patina di polvere, oltre a tantissime ragnatele. La qual cosa aveva fatto supporre che esse fossero state abbandonate da molto tempo dai rispettivi proprietari, senza farvi più ritorno. Ad ogni modo, il loro ennesimo buco nell'acqua non li aveva demoralizzati in modo traumatizzante. Invece, dopo l'iniziale sconforto, esso li aveva sollecitati a perlustrare i paraggi viciniori con maggiore accanimento. Dai controlli effettuati, però, si erano avuti ancora dei risultati negativi. Per tale motivo, in serata, quando erano rientrati nel loro campo, Solcio, Zipro e Polen si erano ripresentati a Lucebio a mani vuote. Infatti, non avevano potuto dargli nessuna notizia rassicurante sullo svolgimento delle loro ricerche pomeridiane relative alla ragazza.»


Adesso conviene spostarci nel campo dei Tricerchiati per renderci conto del trambusto che vi era stato suscitato dall'uccisione di trenta dei loro adepti, da parte dei ribelli. Essa, come anche loro ne prendevano coscienza, era stata la loro immediata risposta alla beffa operata da Ernos a loro danno, poiché non gli aveva consentito di ottenere la liberazione della figlia di Fusso. Com'era da prevedersi, la strage non era stata accolta con noncuranza dalle persone più autorevoli della setta; anzi, essa, in un certo senso, era valsa ad invelenirle in modo tremendo.

Non appena era venuto a conoscenza della carneficina compiuta dai ribelli a discapito dei suoi fedeli, Olpun si era infuriato ed aveva invitato presso di sé la sua donna, Ernos e Ciron, volendo discuterne con loro. Quando i tre convocati si erano presentati sollecitamente nel suo stabile di legno, prima di tutto aveva aggredito il capo dei Votati alla Morte. Esprimendoglisi con molta durezza, gli aveva parlato in questo modo:

«Ecco i risultati del tuo raggiro, Ernos! Trenta dei nostri correligionari sono stati trucidati dai ribelli, senza avere la minima pietà. Quando hai ideato di abbindolarli, non avevi messo in conto pure una loro vendetta contro di noi, che puntualmente c'è stata? A quanto vedo, non l'avevi considerata, se non ti sei adoperato per prevenirla! Magari credevi che essi sarebbero venuti anche a ringraziarti con un mazzo di fiori: vero?»

«Il Prediletto ha ragione, Ernos.» aveva approvato la sua amante «L'avvenuta ritorsione dei ribelli è conseguita appunto dall'inganno da te operato nei loro confronti. Sono anch'io convinta che, se esso non ci fosse stato, tanti nostri Tricerchiati non sarebbero andati incontro ad una tragica fine, come appunto è avvenuto!»

«Parli proprio tu, Stiriana, che ne sei stata la causa, se ho agito come sapete?!» l'aveva ripresa Ernos «Sono ricorso al sotterfugio, perché tu assolutamente non volevi lo scambio di Erusia con Ciron. Allora io, con l'espediente che conoscete, da una parte, ho cercato di accontentare Olpun, che pretendeva la liberazione di Ciron; dall'altra, invece, ho soddisfatto te, che ti opponevi al rilascio di Erusia, senza preoccuparti di salvare Ciron. Alla fine, così, sono stato io a salvare capra e cavoli! Inoltre, devo rinfacciarvi che entrambi non vi siete opposti al mio fallace piano, il quale tendeva ad ingannare i ribelli e a favorire voi due. Né potete negarlo!»

«Io e Stiriana non possiamo opporci a quanto hai affermato, Ernos, e saremmo degl'ingrati verso di te, se lo facessimo!» gli aveva asserito Olpun «Ma ora è meglio sorvolare su ogni cosa, perché la pace si ricostituisca tra noi! Piuttosto conviene pensare al futuro e vedere in quale altro modo i ribelli sono in grado di minacciarci. Credi tu, imbattibile guerriero, che i nostri nemici possano tentare di liberare la ragazza durante il suo sacrificio, il quale ci sarà nella notte del prossimo plenilunio? Ti prego di non nascondermi niente di niente, a tale riguardo, riferendomi con la massima lealtà quello che realmente pensi!»

Prima che Ernos potesse rispondere al Prediletto e gli esprimesse il suo parere su ciò che gli aveva ventilato, era intervenuto anche Ciron nella conversazione, intenzionato a riprendere con durezza la donna dell'amico d'infanzia. Apparendo pieno di livore nei confronti di lei e volendo cantargliene quattro, si era dato ad affermarle:

«Vorrei sapere, Stiriana, perché intendevi sacrificare la mia vita, pur di evitare di liberare Erusia! Ma davvero conto per te meno di un cane rognoso, per cui non avresti esitato a farmi accoppare dai ribelli, solo per soddisfare un tuo sfizio personale? Non posso credere a tale tua presa di posizione, poiché la trovo senz’altro ingiustificabile!»

Un istante dopo, l'incisore, senza permettere alla donna di discolparsi in qualche modo, anche perché non avrebbe potuto farlo, aveva chiamato in causa anche il suo amante, la cui amicizia con lui risaliva agli anni della loro infanzia. Così, manifestando una rabbia ancora peggiore verso l'amico di vecchia data, gli aveva domandato:

«Tu, Olpun, amico mio di sempre, l'avresti data per vinta a lei, senza preoccuparti per niente del fatto che era in gioco la mia vita? Non ritengo possibile che mi avresti arrecato un simile torto! Adesso voglio avere da te e dalla tua donna delle risposte precise, interpretabili solo univocamente! Altrimenti, lascio la vostra setta e me ne vado anch'io via, come già ha fatto Polen!»

«Poteva mai essere vera una cosa del genere, Ciron?» per prima gli aveva risposto Stiriana «Certo che no! Si vede che Ernos, a suo tempo, dovette equivocare sulle mie parole. Se poco fa si è espresso come tu hai udito, ti assicuro che egli quel giorno prese fischi per fiaschi sulla questione dello scambio! Allora feci presente che l'ultima cosa che noi tre avremmo dovuto prendere in considerazione era proprio quella di voltarti le spalle. La conferma del Prediletto potrà avvalorare la mia versione dei fatti. Diglielo pure tu, amore mio, che i fatti andarono esattamente come glieli ho appena esposti!»

«Ti garantisco, Ciron, che per me rappresenti un vero fratello, che la mia Stiriana non ti ha mentito e che Ernos fraintese le sue parole.» subito l’aveva secondata il Prediletto «Ma ora è meglio chiudere questa parentesi da te aperta e ritorniamo ad interessarci di cose, le quali dovranno avere la priorità nella nostra discussione attuale. Perciò passo a chiedere di nuovo al nostro imbattibile guerriero quante speranze abbiamo che i nostri nemici non tenteranno di liberare la ragazza con un colpo di mano, durante la cerimonia sacrificale di dopodomani notte. Inoltre, vorrei sapere sempre da lui quante probabilità di riuscita essi avrebbero, se sul serio si adoperassero in tal senso.»

Rivolgendosi poi al maestro d'armi, aveva voluto specificargli:

«Ti pongo queste domande, Ernos, poiché ritorna sempre utile meditare in anticipo sulle decisioni da prendersi per sopperire a qualche nostra lacuna nella fattispecie oppure per ovviare a qualche repentino inconveniente dell’ultimo momento!»

«A mio avviso, Olpun,» era stata la risposta di Ernos «è improbabile che ciò accada. Ma se davvero i ribelli vorranno tentare una sortita nella notte di plenilunio con l’intento di salvare la ragazza, essa ben venga! Noi sapremo accoglierli come si meritano, facendoli pentire della loro azione notturna! Anzi, in quella occasione, essi ci daranno l'opportunità di vendicarci ampiamente dei nostri Tricerchiati ammazzati da loro! A ogni buon conto, predisporrò la massima sorveglianza intorno alla nostra palestra, ad evitare una ipotetica sorpresa da parte dei ribelli. Comunque, insisto a dire che la considero improbabile, poiché, essendo certi della mia presenza nel tempio, essi non oseranno in quella circostanza correre il rischio di affrontarci.»

Con l'intervento del capo dei Votati alla Morte, alla fine si era conclusa l’accesa discussione tra le quattro persone più insigni e rappresentative della setta dei Tricerchiati. Dopo esse erano ritornate ad espletare quelle mansioni, che erano abituate a portare avanti presso il loro campo, durante l'intero arco della giornata.