393°-POLEN LASCIA I TRICERCHIATI

Un paio di ore dopo che il maniscalco era andato via dal campo, vi avevano fatto ritorno Solcio e Zipro. Allora la coppia degli anziani e quella dei giovani avevano tenuto una nuova discussione sulla liberazione di Erusia. Prima, però, tutti e quattro si erano soffermati sul raggiro, del quale i ribelli erano rimasti vittime da parte dello sleale maestro d’armi dei Tricerchiati. Riguardo ad esso, senza alcun preambolo, Lucebio aveva fatto presente:

«Giovanotti, constato che il nostro Croscione, grazie alla sua consumata esperienza, aveva visto giusto nel subodorare un possibile inganno da parte di Ernos, mettendoci giustamente in guardia a non cascarci. Invece devo ammettere che tutti noi, nonostante egli ci avesse messi sull’avviso, abbiamo peccato d'ingenuità nell'affrontare il problema dello scambio, prendendolo sottogamba, facendoci andare di mezzo Erusia!»

«Puoi dirlo forte, Lucebio!» gli aveva confermato Solcio «A nessuno di noi è venuto in mente di far trovare sul posto, all'atto dello scambio, pure il padre della ragazza, per il riconoscimento di sua figlia. Al contrario, pur non essendoci nota la fisionomia di sua figlia, nessuno di noi si è soffermato sopra un particolare così importante! Esso, se fosse stato approfondito opportunamente, ci avrebbe evitato di cadere nel raggiro, che è stato operato da Ernos. Perciò ci siamo dovuti fidare della sola garanzia ricevuta sull'identità dell'ostaggio da Polen, il quale ignorava ancora più di noi i suoi tratti fisionomici. Secondo me, al posto del nostro amico, chiunque sarebbe stato gabbato dalla sveglia Rezia, la quale, recitando bene la sua parte, senza difficoltà si è fatta credere da lui come la vera figlia del maniscalco. Figuriamoci se l'astuta borseggiatrice non ci sarebbe riuscita, esperta com'era nell’ingannare il prossimo! Abbiamo ascoltato tutti che la subdola donna lo fa proprio per mestiere, per cui facilmente abbindola le persone anziane e i vecchi, come vuole e quando lo desidera! Adesso che ci penso, abbiamo gestito in modo errato la questione del rapimento di Erusia. Anziché sequestrare Ciron, bisognava attendere che egli si recasse nell'abitazione dove tenevano la loro rapita per abusare di lei insieme con gli altri suoi due amici. Così, non appena essi l'avessero lasciata sola dopo i loro porci abusi, noi saremmo intervenuti e l'avremmo liberata.»

«Hai ragione, Solcio.» era intervenuto anche Zipro «Ma visto che il guaio è stato fatto da noi, a causa della nostra leggerezza, adesso mi dici tu oppure qualunque altro dei presenti in quale altro modo si potrà risolvere la questione? Secondo il mio parere, i Tricerchiati non hanno alcuna intenzione di mollare la ragazza, unicamente perché questa è la volontà di Stiriana. Perciò, se approfondiamo meglio la questione, non abbiamo commesso alcuna leggerezza nei confronti della ragazza, dal momento che ella ugualmente non ci sarebbe ritornata indietro. Ma ci è stato solo impedito di punire ipso facto l’incisore Ciron, che era la loro persona di scambio. Allora, non avendo potuto vendicarci su di lui, propongo di ricorrere ad una nuova rappresaglia, ammazzando una decina dei luridi settari nelle loro abitazioni!»

«Per il momento, Zipro, non è questa la strada giusta da percorrere.» lo aveva contraddetto Lucebio «Fino a quando non avremo la certezza che la vita della ragazza è irrimediabilmente perduta e che quindi non c’è più speranza di salvarla, bisogna tentarle tutte. Come anche tu hai voluto farci presente, non dobbiamo avere alcun rimorso sulla coscienza, per come è stato o poteva essere condotto lo scambio nel pomeriggio. Così pure non serve rimproverarci per il fatto che avremmo potuto evitarle il sacrificio, se avessimo affrontato la questione con la presenza del padre. Anche perché, se all'atto dello scambio ci fossimo accorti che la ragazza non era Erusia, lo stesso non sarebbe cambiato nulla. Infatti, in questo momento ella sarebbe lo stesso rimasta prigioniera dei Tricerchiati. L'unica variante della nostra precaria situazione sarebbe stata l'uccisione da parte nostra di Ciron. Adesso, però, suggerisco di mettere innanzitutto al corrente Polen dell'inganno messo in atto da Ernos nei nostri confronti. Sono convinto che da lui ci perverrà qualche proposta più sensata, la quale ci consenta di non mettere a repentaglio l'incolumità della ragazza.»

«Zipro, sono d'accordo anch'io con la tesi di Lucebio» aveva aggiunto Solcio «Domani, a mezzogiorno in punto, non bisogna mancare al consueto appuntamento con il nostro amico. Così gli faremo presente l'inghippo in cui ci siamo trovati oggi durante lo scambio. Inoltre, gli chiederemo cosa egli ha da suggerirci in proposito, dopo aver subito lo smacco da parte di Ernos. Soltanto in seguito, se sarà proprio necessario, ci dedicheremo alla nostra notte brava, dando una caccia spietata ai nemici Tricerchiati. Quando ciò avverrà, se vi saremo costretti, ne uccideremo anche più di dieci!»

L'intervento del nipote di Sosimo era stato determinante nella disputa. Difatti, quando la sera stava già per dispiegarsi come un manto nero sulla natura sottostante, esso aveva fatto trovare tutti unanimi nell'accogliere la proposta avanzata da Lucebio. Allora, dopo aver posto termine alla breve discussione di cui conosciamo l’argomento e i contenuti, essi si erano dati a consumare una frugale cena approntata dall’uomo di cucina. Essa aveva preceduto di qualche oretta il riposo notturno. Ma, una volta svegli, non vedevano l’ora d’incontrarsi con il loro amico, il quale era previsto alla solita ora.


All'incontro con i suoi due amici, essendo ignaro del raggiro da loro subito, Polen si era presentato con molto entusiasmo, poiché si vedeva benissimo che il cuore gli traboccava di gioia. Gli era sembrato di trovarsi in un luogo, dove qualche notizia inerente alla figlia del maniscalco lo avrebbe fatto sentire al settimo cielo. Quanto al vero motivo di quel suo atteggiamento, il quale non era sfuggito neanche al suo accompagnatore Liciut, adesso lo facciamo subito presente. Il giovane ci era andato soprattutto per avere notizie sulla liberata Erusia, verso la quale aveva iniziato ad avvertire una strana simpatia, la quale stava facendo lievitare in sé un amore sentito e sincero. Per questo era molto ansioso di apprendere dai suoi amici che adesso ella si trovava gaia e serena presso i suoi genitori. Forse egli si aspettava perfino che essi gli riferissero che la ragazza aveva espresso sul suo conto un giudizio molto positivo e tale da far trasparire dalle proprie parole un inequivocabile interesse per lui. Perciò, suggestionato soprattutto da un evento del genere, ritenendolo molto probabile, Polen, già all'inizio dell'incontro con i suoi compagni, si era precipitato con ansia a chiedere a loro due:

«Allora Erusia come sta? I suoi genitori sono stati felici di riaverla in casa loro e tra le loro braccia? Sono certo che anch’ella era impaziente di riabbracciarli! Avanti, ditemi qualcosa di lei, soprattutto se è attinente alla mia persona! Per favore, non fatemi stare sulle spine più del necessario, nel rapportarmi ogni cosa sulla ragazza!»

«Ci dispiace, Polen,» gli aveva risposto Solcio «ma dobbiamo deluderti, poiché le cose non sono andate affatto come hai creduto. La ragazza, che tu ci hai consegnato, non era la figlia di Fusso, bensì una giovane donna presa dalla strada. Ernos, raggirando prima te e poi noi, l'ha fatta credere tale; invece ella era una sua vecchia conoscenza assai esperta in borseggi. Dopo averla avvicinata, l'ha costretta ad accettare la sua proposta, mettendola davanti alla seguente alternativa: ricevere una bella somma di denaro oppure andare incontro ad una brutta fine. La poveretta, in verità, non è neppure da condannare, siccome ella ha dovuto cedere per paura alla proposta del maestro d'armi dei Tricerchiati! Semmai, secondo me, i condannabili dovremmo essere noi. Peccando d'ingenuità, abbiamo preso la cosa molto alla leggera. Così, nonostante il cieco Croscione ci avesse esortati a diffidare di Ernos, lo stesso c'è stata da parte nostra una grave mancanza. Mi riferisco a quella di non aver condotto con noi il padre della ragazza, allo scopo di fargliela riconoscere durante lo scambio. Comunque, per Erusia ugualmente non sarebbe cambiato nulla per la ragazza. Anche se ce ne fossimo accorti lì per lì, la scoperta dell’inganno ci avrebbe soltanto permesso di punire l'incisore Ciron, com’era stato stabilito.»

Dopo la deludente notizia ricevuta dall'amico, il quale l'aveva fatta seguire da una propria autocritica, Polen si era rattristato a non finire, vedendo sgonfiare dentro di sé l'esagerato ottimismo dal quale era stato investito poco prima. Nel medesimo tempo, c'era stata in lui una rabbia furente, per il fatto che Ernos si era preso gioco di lui, facendolo apparire agli occhi degli amici una persona ingannatrice. Allora, tenendosi la collera per sé, aveva voluto palesare a Solcio e a Zipro la sola stizza, la quale se lo stava divorando dentro. Perciò convulsamente si era messo a sfogarsi con entrambi:

«Ernos non doveva farmi questo torto, amici miei! Eppure, anche se solo in apparenza, non gli ho mai dato modo di dubitare di me, eseguendo ogni volta quanto i Tricerchiati mi hanno chiesto. Se invece gli avessi dato un pretesto qualunque, da spingerlo a tenermi all'oscuro delle sue decisioni, allora lo avrei anche capito. Invece, comportandosi nel modo che sappiamo, egli e i suoi amici, lungi dal considerarmi uno di loro in tutti i sensi, mi hanno manifestato apertamente che né hanno mai avuto una piena fiducia in me fino ad oggi né l'avranno mai in avvenire. Perciò, dato che le cose stanno come appaiono, la mia permanenza presso la loro setta si rivela soltanto tempo sprecato da parte mia. Quindi, conviene che io trascorra il mio tempo più proficuamente altrove, dove mi si permette di lottare al vostro fianco! Prima di allontanarmi dai Tricerchiati, però, intendo cantargliene quattro ad Ernos, in presenza di mia zia e del suo amante pelato. Mi dispiace per la povera Erusia, la quale, prima di essere immolata al dio Kursut, verrà ancora costretta a subire i loro soprusi in qualche edificio, di cui a tutt'oggi non sono riuscito a conoscere l'esatta ubicazione!»

«Polen, dopo averti reso edotto della sconfitta incassata da noi ribelli, io e Zipro volevamo appunto chiederti se avevi qualche suggerimento da darci, in merito alla prigionia della ragazza. Ma avverto dalle tue parole che per la figlia di Fusso oramai c'è ben poco da sperare e che hai stabilito di ritornare presso di noi, essendo desideroso di combattere al nostro fianco. Ho interpretato bene il tuo pensiero, amico mio? Oppure dobbiamo pensare che tu abbia da proporci qualche altra operazione in merito alla vicenda di Erusia? Lo vorrebbe sapere soprattutto il nostro illustre Lucebio, il quale non riesce a darsi pace!»

«Sostanzialmente, Solcio, hai recepito il mio messaggio in forma corretta ed integrale, poiché è quanto ho voluto esprimerti. La qual cosa, però, non significa che dobbiamo desistere e rinunciare a liberare la figlia di Fusso. Anzi, dovrà continuare ad esserci da parte nostra tutto l'impegno possibile, con l'intento di trovarla prima che avvenga il suo turpe sacrificio e di riconsegnarla dopo ai suoi disperati genitori. Ma ne riparleremo in serata, quando mi farò rivedere in mezzo a voi. Avvisate anche Lucebio della decisione che in me è maturata, dopo che è andata a vuoto la liberazione di Erusia. Riguardo alle ragioni che alla fine mi hanno spinto a prenderla, gliele riferirò personalmente, non appena sarò al suo cospetto. Ci siamo intesi, amici? Arrivederci a presto!»


Una volta che si era congedato dai suoi compagni, Polen aveva raggiunto il suo accompagnatore Liciut. Costui lo stava aspettando sulla soglia di casa, dove era solito restare, allo scopo di evitargli qualche sorpresa da parte dei Tricerchiati, in special modo da Ernos. Mentre ritornava insieme con lui al loro campo, egli appariva terribilmente disturbato ed adirato. Non gli andava neppure di parlare, a causa della sua grande rabbia. Strada facendo, Liciut, il quale lo stimava e si considerava già un suo amico di fiducia, non tollerando più il suo lungo silenzio che lo faceva spasimare, gli aveva domandato:

«Mi dici, Polen, cosa ti è successo in casa tua? Spero che non sia io la causa del tuo nuovo atteggiamento, il quale ti fa sembrare di aver litigato con il mondo intero! Ma sono propenso a credere che Solcio e Zipro ti abbiano recato delle notizie talmente brutte, da sconquassarti la psiche. Se me ne parli, ti assicuro che dopo lo sfogo placherà in parte la tua ira, rasserenandoti almeno un poco! Te lo assicuro, amico mio! Quindi, datti a dirmi ogni cosa, per favore!»

«Hai ragione per entrambi i motivi, Liciut. Primo, perché davvero ho ricevuto dai miei amici delle pessime notizie, quando invece mi attendevo da loro esclusivamente quelle buone. Secondo, perché, se ne parlo con te, dopo mi sentirò alleggerito del mio ingente sdegno. Allora mi conviene seguire il tuo saggio consiglio e sbottonarmi del tutto con te, se voglio ritornare ad essere quello di prima.»

«Bene, Polen, mi fa piacere che tu sia d'accordo con me. La qual cosa mi dà la convinzione che mi consideri un tuo vero amico. Dunque, comincia pure a dirmi serenamente ogni cosa che ti detta il cuore, poiché ti ascolto con la massima attenzione!»

«Devi sapere, Liciut, che Ernos ieri ha giocato noi due e i miei amici. La ragazza, che ci ha fatta scambiare con Ciron, non era Erusia; ma si trattava di una sua vecchia conoscenza. Egli è andato a recuperarla sui marciapiedi di Dorinda, dove durante il giorno si dedica al borseggio. Ed io che me n'ero perfino innamorato, cedendo alle sue lacrime e facendomi prendere dalla pietà per lei! Come puoi renderti conto, amico mio, mi sono comportato come un emerito imbecille, a credere alle sue parole e ai suoi pianti strappalacrime!»

«Ernos si è comportato senz'altro da persona disonesta, Polen; ma non verso i ribelli, non potendo egli essere criticato in questo caso. Al contrario, bisogna anche elogiarlo per l'astuzia dimostrata, la quale gli ha permesso di riavere indietro Ciron, senza liberare il loro ostaggio. Invece il capo dei Votati alla Morte ha mancato gravemente nei nostri confronti, poiché avrebbe dovuto perlomeno avvertirci della sua beffa ai danni dei ribelli. Agendo così, egli ci ha esposti a quella che sarebbe potuta essere una loro reazione immediata e mortale! Si vede che non si fida più di noi oppure soltanto di te, se ha creduto giusto comportarsi in questa maniera nello scambio degli ostaggi. Ad ogni modo, condanno soprattutto i tuoi amici, i quali non avrebbero dovuto farsi beffare così scioccamente da lui. Come si fa a prendere parte ad uno scambio di ostaggi, senza conoscere di persona la ragazza, di cui si viene chiesta la liberazione? A mio parere, Solcio e Zipro, incorrendo in un errore così madornale, si sono dimostrati dei veri ingenui. Ma perché non si sono fatti accompagnare dal padre della ragazza rapita per fargliela riconoscere? Così Ciron sarebbe ancora loro ostaggio; anzi, sarebbe stato di certo giustiziato lì per lì, quando doveva esserci lo scambio!»

«Il motivo è molto semplice, Liciut. Essi si fidavano di me ed erano convinti che io avrei consegnato loro la vera Erusia. Ma non avevano messo in conto che sarei potuto anch’io essere ingannato dai miei superiori, come puntualmente è avvenuto. Perciò, al posto loro, anche tu ci saresti cascato come un grullo! In più, c'è stata l'esibizione della falsa figlia di Fusso, la quale ha interpretato benissimo il ruolo di Erusia e il suo stato del momento, recitando la sua parte che meglio non avrebbe potuto! Ne convieni con me, mio carissimo amico?»

«Sì, Polen, lo devo ammettere: è proprio come dici tu. Ernos, che è una vecchia volpe, ha saputo giocare bene la sua partita nello scambio degli ostaggi. Prima si è lavorato te, facendoti credere che la sua conoscente fosse la vera Erusia; dopo, con la tua inconsapevole collaborazione, ha turlupinato i tuoi amici ribelli. Ora egli di sicuro si starà beando con Olpun e Stiriana del successo ottenuto, poiché esso ha anche impedito che il Prediletto e la sua amante litigassero di brutto fra di loro!»

«Invece non finisce qui, Liciut! Ernos e tutti i Tricerchiati, a parte te, ti dico che me la pagheranno. Al campo dovrò dirgliene quattro a chi mi ha raggirato, infischiandosi della mia buonafede! Gli dirò pure che non intendo più fare parte della setta, essendo stato trattato come una persona inaffidabile. Così dopo potrò lottare al fianco dei miei amici e mietere tante vittime fra i Tricerchiati! Tanto sappiamo dove scovarli e come rintracciarli per ammazzarli tutti! A tale riguardo, amico mio, ogni volta che entri in Dorinda, ti raccomando di coprirti bene la fronte con una bandana per non farvi vedere l’emblema dei Tricerchiati. Il marchio, esponendoti all’agguato di quelli che militano nelle file dei ribelli, potrebbe costarti caro. Mi dici come farebbero essi a sapere che sei amico mio, oltre che di Solcio e di Zipro? Come vedi, da parte tua, non c’è un modo diverso per evitare tale pericolo di morte!»

«Al posto tuo, Polen, anch'io farei la stessa cosa. Permettimi, però, di darti un consiglio in merito alla tua volontà di estrometterti per sempre dalla nostra setta. Senza dubbio, è giusto che tu gliele canti quattro ad Ernos, se non altro per prenderti la soddisfazione di rinfacciargli il suo torto nei tuoi confronti. Ma evita di palesargli che intendi lasciarci e ritornare a far parte dei ribelli. Se tu lo facessi, metteresti in grande rischio la tua vita. Perciò, dopo che ti sarai sfogato con lui, senza far sapere niente a nessuno, abbandonerai la nostra setta e riprenderai la tua vita di un tempo, accanto ai tuoi valorosi e simpatici compagni. Quanto a me, mi dispiacerà di non poterti seguire ed esservi di aiuto nella vostra lotta. Se lo vuoi sapere, amico mio, voglio restare nella setta per esserti utile, nel caso che i Tricerchiati dovessero farti loro prigioniero. Se ciò dovesse accadere, pur di liberarti, non esiterei a mettermi contro l'imbattibile Ernos. A quel punto, entrerei finalmente a far parte anch'io di voi ribelli, essendo convinto che voi siete tutti delle persone sincere, nobili e assai oneste! Adesso sai come la penso!»

«Anche questa volta, seguirò il tuo prezioso consiglio, Liciut. Grazie per quanto ti proponi di fare per me e per i ribelli, se un giorno dovesse capitarmi ciò che mi hai fatto presente! Ma per la mia e la tua serenità, spero che non mi accadrà mai una cosa del genere, ossia che i Tricerchiati possano un giorno farmi loro prigioniero!»


Dopo aver raggiunto il loro campo, Polen si era precipitato ad avere il suo scontro con il capo dei Votati alla Morte nell'alloggio di Olpun, quando quest'ultimo si trovava in compagnia anche della sua amata Stiriana. A lui egli si era rivolto con un linguaggio dai toni alquanto accesi, dando fin dall'inizio alla sua aggressione verbale l'aspro sapore del battibecco. Tale suo atteggiamento c’era stato, sebbene la zia si adoperasse per smorzare l'aspra foga del nipote, la quale si faceva prevedere manifestamente litigiosa e pericolosa.

«É così che sei abituato ad agire, Ernos?» Polen si era dato a rinfacciargli «Come vedo, ci provi gusto a mandare gli altri allo sbaraglio, senza neppure metterli in guardia che, a causa della tua disonestà, essi avrebbero potuto correre un serio pericolo! A cosa ti serve la tua eccellente preparazione nelle armi e nelle arti marziali, se poi come uomo ti qualifichi un essere abietto? I maestri d'armi dei ribelli hanno dimostrato di possedere ben altre qualità, le quali li rendono onorevoli sotto tutti gli aspetti della vita. Essi concedevano la loro illimitata fiducia agli allievi che preparavano; insegnavano a non usare la prepotenza verso i più deboli; raccomandavano di non servirsi mai dell'inganno, nel portare avanti la propria lotta contro qualcuno o qualcosa. Insomma, tu metti in pratica esattamente l’opposto di ciò che essi predicavano e se ne rendevano i fieri fautori. Al posto tuo, se lo vuoi sapere, me ne vergognerei ed eviterei di camminare con la testa alta, come sei abituato a fare adesso, pur non essendoti consono un tale atteggiamento!»

«Polen, bada a come parli, se non vuoi costringermi a darti una bella lezione, la quale senza meno ti priverebbe della vita! I maestri dei ribelli non insegnavano anche che la pazienza ha un limite e non conviene affatto sfidarla? Se non lo facevano, te lo faccio presente io in questo momento, affinché tu sappia regolarti: vivere o morire!»

«Ecco: ci risiamo, Ernos! Anziché giustificarti in qualche modo, sai soltanto ricorrere alle minacce, togliendo agli altri con la forza il diritto di far valere le proprie ragioni e le proprie opinioni! Il tuo torto, anche quando è marcio, deve averla sempre per vinta, pena la fine dell'esistenza per chi è in disaccordo con te! Possibile che tu riesca a ricavare le tue soddisfazioni soltanto dalla prepotenza e dalla sopraffazione?»

«Questa è la mia legge, Polen, e pretendo che la rispettino tutti quelli che vogliono stare al mio fianco o il mio servizio. Chi non è d'accordo con il mio operato può benissimo starmi alla larga, anziché contrapporsi ad esso e correre il rischio di rimetterci le penne! Adesso che lo sai, decidi cosa vuoi fare, ossia se accettarlo e restarmi vicino oppure no!»

«Voi due litiganti,» era intervenuta Stiriana «mi fate capire cosa c'è stato tra di voi, per accapigliarvi come cane e gatto? Sono convinta che anche il qui presente Prediletto vuole comprendere qualcosa in merito alla vostra deplorevole discussione. Non è forse così, amato mio, che sei rimasto di stucco, a vederli battibeccare, come stanno facendo?»

«Non ti sbagli neppure un poco, mia amabile Stiriana.» le aveva risposto Olpun «Il loro becero battibecco sul serio mi sta annoiando a morte! Oppure dovrei innervosirmi ad opera sua? Qualcuno di voi vuole illuminarmi in merito ed indicarmi il sentimento che dovrei far prevalere dentro di me, in questa assurda circostanza? Ad ogni modo, tra la noia e il nervosismo, preferisco senz'altro la prima. Essa almeno non mi fa uscire dai gangheri e non mi causa alcun dispiacere! Allora qualcuno vuole finalmente spiegarmi le ragioni di questa specie di lite, dal tono che trovo soltanto insulso ed inutile? Sto aspettando!»

«Hai perfettamente ragione, gioia della mia vita!» aveva approvato Stiriana «Fai bene a non farti prendere dalla stizza; ma neppure voglio scorgerti in pasto all'uggia. Tra poco, terminato questo scontro, vedrai che la tua vita non conoscerà alcun tedio; ma assaporerà la felicità dei sensi, quella che esclusivamente io so procurarti. Adesso, visto che è stato mio nipote ad aprire la disputa verbale con il nostro campione, sarà lui a parlarcene per primo. Così ci spiegherà il motivo del suo forte risentimento verso il nostro maestro d'armi, che ascolteremo in un secondo momento. Ti sta bene, amore mio?»

Dopo ella si era rivolta al figlio del defunto fratello, chiedendogli:

«Per favore, Polen, vuoi dirci da cosa sono scaturiti il tuo rammarico e la tua avversione ad Ernos? Ne valeva poi la pena infuriarti così tanto con lui, quasi ti avesse arrecato chissà quale torto? Secondo me, senz'altro no! Perciò ora raccontaci ogni cosa, giustificandoci il tuo atteggiamento iroso! Il Prediletto ed io ti ascoltiamo.»

«Zia, dopo avermi fatto credere che la sua conoscente Rezia fosse la figlia del maniscalco, Ernos ha mandato me e Liciut dai ribelli per scambiarla con Ciron, senza curarsi che potevamo anche rimetterci la pelle. Inoltre, se avessi saputo che ella non era Erusia, di certo non mi sarei prestato al suo ignobile gioco, avendo io una onorabilità da difendere. C'è da aggiungere che, nascondendomi il suo infame disegno, egli mi ha dimostrato che, anche dopo avermi spinto ad uccidere il mio grande amico Zipro, non avete ancora la vostra totale fiducia in me. Mi dite cos'altro devo fare per voi, al fine di convincervi della mia assoluta lealtà verso la vostra setta? Ma se sei del parere di persuadermi che tu e il Prediletto non ne eravate al corrente, sappi che non me la bevo, essendo convinto che Ernos era in combutta con voi! Allora cosa mi rispondi, per convincermi del contrario? Sono in attesa di avere la tua risposta!»

«Ad esserti franca, Polen, il nostro maestro d'armi ci aveva informati di ciò che intendeva fare nello scambio degli ostaggi. Egli, prima di mettere in atto il suo piano, ci aveva avvertiti di come voleva condurlo a termine. Solo quando c'è stata anche la nostra approvazione, Ernos è passato alla sua effettiva attuazione.»

«Da quanto hai affermato, zia Stiriana, deduco che anche tu e il Prediletto avete mancato nei miei riguardi. Al pari di Ernos, non vi siete fidati ciecamente di me, come avreste dovuto fare. Inoltre, se qualcuno dei ribelli non fosse stato all'oscuro dell'identità di Erusia, io e Liciut saremmo stati spacciati entrambi sul posto, insieme con Ciron! Stando così le cose, sapete dirmi a cosa serve la mia permanenza nella setta, se mi devo sentire ogni volta non di vostra fiducia e venire spiato in continuazione da voi? Anzi, non ci avete pensato due volte a mettere in pericolo la mia vita! Dovendo tollerare per sempre tale situazione, non mi resta che lasciarvi ed andarmene a vivere in un'altra città, considerato che nella mia i ribelli, come sapete, staranno sempre vigili nel cogliere l'occasione propizia per sorprendermi da solo e per ammazzarmi! Magari mi trasferirò a Casunna, dove certamente la mia residenza avverrà senza pericoli di sorta provenienti da voi oppure dai ribelli.»

«Non te la devi prendere in questo modo, Polen. Lo hai detto anche tu che non avresti accettato l'incarico dello scambio, se Ernos ti avesse rivelato la verità su di esso. Quindi, perché vuoi dargli torto? C'è poi da farti presente che non è vero che vediamo tutto negativo sul tuo conto. Altrimenti, nonostante ti fossi dimostrato il più in gamba dei suoi allievi nella preparazione d'armi, giammai il nostro invincibile capo dei Votati alla Morte ti avrebbe nominato suo vice! Ne devi prendere atto e non ti devi fare assalire da pensieri che non hanno alcun senso! Perciò sii ragionevole, per il bene che ti voglio!»

«Ernos poteva fare a meno di nominarmi suo vice, zia, se poi la sua intenzione sarebbe stata quella di non fidarsi di me allo stesso modo degli altri suoi guerrieri! Mi sento deluso da voi, per non avermi tenuto nella considerazione che meritavo. Come constato, mi sono messo nella condizione di venire braccato dai ribelli, i miei ex compagni d'armi, senza neppure guadagnarmi la vostra stima e la vostra gratitudine. Questo sì che è un bel risultato! Sono demoralizzato e disorientato, non so quale sbocco dare alla mia ingarbugliata situazione, che mi fa ritrovare senza più un amico sincero. Stando così le cose, dovrò pur prendere una decisione, che me ne faccia uscire e dia alla mia vita un significato! Per il momento, ho bisogno di appartarmi in un luogo tranquillo per potermi dare alla riflessione, sperando che almeno essa mi spiani la strada verso un avvenire più comprensivo nei miei confronti. Vi prometto che, a rasserenamento avvenuto, vi farò anche pervenire mie notizie!»

Dopo che il giovane si era congedato dalle insigni personalità della setta, quando non aveva ancora imboccata la porta dell'uscita, Ernos gli si era rivolto, parlandogli ad alta voce:

«Polen, prima di lasciare questo stabile, ci faresti la cortesia di riferirci come sei venuto a conoscenza della mia beffa fatta a danno dei ribelli? e in così poco tempo? A mio avviso, è molto strano il fatto che tu lo abbia appreso così presto, senza che qui nessuno lo sapesse, a parte noi tre! Stiamo aspettando che tu ce lo spieghi!»

«Non ho alcuna difficoltà a risponderti, Ernos. Mentre io e Liciut galoppavamo per le strade di Dorinda, all'improvviso il mio ex amico Solcio ci ha tagliato la strada. Poi egli, che era solo, ha iniziato a dirmi: "Bravo, Polen! Siccome non ti era bastato essere diventato un miserabile transfuga e di avere ucciso un tuo grande amico, hai voluto pure fregiarti dell'appellativo di abietto ingannatore!" A tale insulto, gli ho domandato a quale inganno si fosse riferito. Allora egli mi ha raccontato l’intera vicenda relativa all'avvenuto scambio degli ostaggi. Sei stato pienamente soddisfatto adesso, Ernos? Inoltre, ora mi è permesso andare? Oppure hai qualche altra domanda alla quale vorresti che rispondessi? Sto aspettando che tu me lo dica, prima che io esca da questo posto!»

«Così può bastare, Polen, e non ho altre domande da farti. Liciut confermerà senza meno quanto ci hai riferito, visto che non potrebbe essere altrimenti! Inoltre, chiedendoti scusa a nome di tutti e tre, ti esorto a restare dei nostri, la qual cosa ci farebbe molto piacere, se ci tieni a non passare a miglior vita, quando meno te l'aspetti! Uomo avvisato, mezzo salvato!»

Polen, dopo essersi congedato dalla zia e dagli amici di lei, era corso subito dal compagno Liciut. Così gli aveva riferito ogni cosa sull'incontro e nello stesso tempo gli aveva dichiarato che egli abbandonava definitivamente la setta dei Tricerchiati. Allora, prima che Polen andasse via, era stato d'obbligo abbracciarsi e salutarsi, ritenendosi ormai vincolati da un'amicizia salda e difficilmente risolvibile nel tempo. Riguardo poi alla risposta data dal nipote di Stiriana al capo dei Votati alla Morte, si fa presente che egli già si era messo d'accordo con Liciut che avrebbero fornito quella versione dei fatti ad Ernos, quando sarebbe giunto il momento. Infatti, costui, secondo la loro convinzione, dopo il rapporto di Polen, avrebbe voluto apprendere da loro due come il suo vice fosse venuto a conoscenza del raggiro da lui operato contro i ribelli. Ma adesso ci conviene ritornare al terzetto autorevole di nostra conoscenza e riprendere il loro discorso interrotto, dopo che Polen li aveva lasciati senza la sua presenza.


Una volta che il nipote era andato via, Stiriana, riaprendo la discussione su di lui, non si era astenuta dal fare alla componente maschile la seguente considerazione:

«In verità, non possiamo dare torto a mio nipote, che giustamente si è sentito tradito da noi tre, per non avergli prestato la piena fiducia, che si meritava da parte nostra. In conseguenza di ciò, temo che egli possa davvero disertare pure da noi, come aveva già fatto con i ribelli. In tal caso, sono propensa a credere che lo perderemo per sempre! Voi due cosa ne pensate, a tale riguardo? Io ne sono molto dispiaciuta.»

«Se tuo nipote deciderà di lasciarci, Stiriana,» le aveva risposto Ernos «egli non avrà davanti a sé un cammino alternativo da percorrere, poiché la sua esistenza dopo potrà considerarsi giunta al capolinea! Stanne certa che i miei Votati alla Morte gliela spegneranno per sempre, anche nel caso che egli non decida di rientrare nelle file dei ribelli. Anzi, me ne occuperò personalmente, se ci tieni a saperlo, ad evitare contrattempi, inadempienze e roba del genere! Ti piaccia oppure no, lo farò senz'altro, siccome non si può fare a meno per il bene della setta!»

«Ernos, adesso non credi che tu stia esagerando? Polen non merita una simile punizione, specialmente se deciderà solo di abbandonare la nostra setta e di andarsene a vivere in un’altra città. Diglielo anche tu, Olpun mio caro, che non è il caso di essere così drastici da parte nostra nei confronti di mio nipote, in questo particolare caso! Tu sei colui che può fare e disfare tutto ciò che desideri.»

«Stiriana ha perfettamente ragione, Ernos. Se Polen dice sul serio, quando afferma che si allontanerebbe da Dorinda, se decidesse di lasciarci, non ci sarà bisogno di eliminarlo. Dunque, che egli se ne vada liberamente per la sua strada, se non vorrà più appartenere alla nostra setta, considerato che egli è ancora un iniziando e non un Tricerchiato vero e proprio! Perciò ti atterrai pedissequamente a questo mio ordine!»

In quell'istante, era arrivato anche Ciron a far compagnia ai suoi tre amici affezionati, che aveva trovati dediti al loro acceso dibattimento sul caso Polen. Pur avendo udito per caso l'ultima proposizione del Prediletto, egli aveva ritenuto opportuno ascoltare in silenzio le loro tesi. Secondo quanto aveva potuto capire, quelle di Ernos e di Stiriana erano in disaccordo tra di loro, per cui era intervenuto Olpun a far pesare la sua autorità. Ad essa, però, si era opposto il capo dei Votati alla Morte. Egli, con l'intento anche di giustificarla, aveva voluto esprimere la sua opinione in merito. Perciò, mostrandosi parecchio risentito e senza peli sulla lingua, immediatamente aveva voluto rinfacciargli:

«Perché, Olpun, ogni volta prendi sempre le parti della tua Stiriana, senza mai valutare se ella abbia ragione oppure torto? Così facendo, mi fai credere che le tue decisioni siano sempre di natura sentimentale, prescindendo da ogni sensata ragionevolezza! Allora cosa mi rispondi, in merito a ciò che ti ho detto? Desidererei una tua celere risposta, se non ti dispiace, dal momento che la gradisco!»

«Invece ti sbagli completamente, Ernos! Non puoi infamarmi con i tuoi giudizi avventati, che, come al solito, non stanno né in cielo né in terra! Al contrario, pondero sempre la situazione, basandomi sui fatti concreti e non facendomi trascinare dalla mia passione amorosa che nutro per Stiriana. Ecco qual è la verità, che tu ti ostini a travisare attraverso assurde insinuazioni, senza mai darmi delle prove irrefutabili!»

«Olpun, per favore, vuoi citarmi almeno uno dei fatti concreti, ai quali ti sei riferito? Così potrò comprenderti meglio, visto che non me ne rammento neppure uno!»

«Secondo te, Ernos, l'uccisione di Zipro da parte di Polen, sebbene fosse un suo grandissimo amico, non è un episodio che veste l'abito della concretezza? Oppure lo ritieni di nessuna rilevanza? Avanti, fammi sentire come ti contrapponi a quest’evento concreto che c’è stato, da parte del nipote della mia Stiriana!»

«Già, ancora mi si viene a parlare della morte di Zipro, allo scopo di farmi credere che Polen sia stato un Tricerchiato con tutte le carte in regola. Ma egli sarà poi morto sul serio oppure risulta tale solo a noi Tricerchiati? Magari colui che noi consideriamo deceduto, a nostra insaputa, se la starà godendo vivo e vegeto tra i suoi camerati ribelli! Chi ci assicura che allora non ci fu qualche trucco da parte dei nostri nemici, al fine di farcelo credere ammazzato da Polen? Se mediti bene sulla circostanza di allora, Prediletto, puoi trovare la risposta da solo, senza esserci bisogno che qualcuno te la indichi. E tu sai a cosa mi riferisco! Comunque, io sono di questo avviso!»

«Le tue supposizioni sono poco credibili, Ernos!» lo aveva contraddetto Stiriana «Quando mio nipote colpì a morte Zipro, lo accompagnava Liciut. In più, assistettero al suo assassinio due nostri guerrieri che tu, incorreggibile malfidato come sempre, avevi inviati di nascosto a controllare l'opera di mio nipote, non bastando la presenza del tuo ex vice. Convinciamoci che Zipro non vive più in questo mondo, essendo stato spedito da mio nipote nel regno dei morti! Tu stesso non sei certo di quanto ora hai supposto. Perciò nessuno può provare il contrario e mettere sotto accusa mio nipote Polen!»

«Invece posso provarlo io, Stiriana!» intervenendo nella discussione, Ciron le aveva replicato «Zipro è più vivo che mai! Sono sicuro che nel campo dei ribelli, prima di condurmi in città, è stato chiamato così colui che mi ha bendato e mi ha legato le mani dietro la schiena. Anche se dopo non ho più sentito fare il suo nome, non c'è dubbio che egli fosse uno dei miei due accompagnatori. Ho riconosciuto la sua voce, nelle rare volte che egli e il suo amico si sono scambiate alcune frasi senza chiamarsi per nome. Potrei sapere chi sarebbe questo Zipro che, secondo voi, dovrebbe risultare morto?»

«Durante la tua assenza da Dorinda, Ciron, avevamo dato l'incarico a mio nipote di uccidere il ribelle Zipro, il quale era uno dei suoi ex amici. Se però è vero quanto hai affermato poco fa, siamo stati ingannati dai ribelli, facendo apparire come accaduto ciò che in realtà non è mai successo. Sapresti dirmi se la persona che ti risulta essere Zipro è un giovane biondo sui venti anni ed ha più o meno la tua stessa altezza? Inoltre, dotato di una corporatura normale, egli dimostra di essere molto sveglio. Allora puoi confermarci con certezza che egli corrisponde al tipo di uomo da me descritto?»

«Sono sicuro, Stiriana, che la tua descrizione fatta su di lui gli calza a pennello. Per cui non ci sono dubbi che ci stiamo riferendo alla stessa persona. Perciò siatene tutti e tre certi che egli, essendo più che vivo, non può essere deceduto in passato, per la precisione da poco tempo!»

«Ecco che avevo ragione a diffidare di tuo nipote, Stiriana!» c'era stato ancora l'intervento di Ernos «Il mio ottimo fiuto non mi tradisce mai e riesce sempre a scoprire i traditori, anche se sono ad un miglio di distanza! A questo punto, è un mio diritto pretendere le scuse da parte di chi ha messo in dubbio le mie affermazioni, fino ad offendermi! Perciò me le presenterai, Stiriana, anche se non sei disposta a farmele per una questione di orgoglio!»

«Invece te le presento subito, Ernos,» gli aveva risposto la donna del Prediletto «siccome qui l'orgoglio non c'entra per niente! Mi attengo solamente a quel proverbio che dice: "Chi sbaglia paga". In questo caso, ho sbagliato io e ti pago con le mie scuse.»

Accettate le scuse di Stiriana, il maestro d'armi aveva chiesto all'incisore presente:

«Durante lo scambio, Ciron, sapresti dirmi se anche Liciut si è incontrato con Zipro, dal momento che è assodato che almeno Polen era tenuto a stare presente? Diversamente, gli ostaggi non potevano essere scambiati! Allora cosa mi sai rispondere in merito alla mia domanda, che ritengo assai importante in un certo senso?»

«Il nipote di Stiriana di sicuro si è trovato a faccia a faccia con lui, Ernos, poiché è stato lui a prendermi per un braccio e ad accompagnarmi fuori l’abitazione. Ma non posso affermare la stessa cosa di Liciut, essendo io ancora bendato; né tantomeno ho udito la sua voce in quel momento. Anzi, non c'era neppure fuori, quando Polen mi ha tolto la benda. Ho notato la sua presenza, solamente quando abbiamo raggiunto gli altri Tricerchiati e ci siamo uniti al loro gruppo per raggiungervi. Altro non so dirti!»

«Quindi, amici miei, siccome è stata accertata la colpevolezza di Polen, il quale, servendosi di un Liciut inconsapevole, non ha fatto altro che ingannarci in continuazione, non ci resta che decretarne la condanna a morte. Immediatamente dopo, se decidete di darmene mandato, andrò io stesso ad eseguire la sua pena capitale! Allora mi dite se è anche la decisione di voi tre che Polen venga ucciso, in modo che io provveda subito dopo ad eliminarlo, prima che lasci il nostro campo e si allontani da esso definitivamente?»

«Ernos, all'istante ti do l'incarico di ammazzare quel verme di Polen!» Olpun gli aveva dato carta bianca «Perciò vai a cercarlo dove si trova in questo momento ed infliggi all'abietto fellone la punizione che si merita! Essa dovrà essere di esempio a tutti coloro che tentassero di tradirci, come ha fatto lui! Ti raccomando: fai bene il tuo dovere!»

All'ordine del Prediletto, il maestro d'armi si era subito lanciato alla ricerca del nipote di Stiriana. Non scorgendolo in nessuna parte, si era condotto da Liciut per chiedergli sue notizie. Ma il suo ex vice gli aveva riferito che il suo sorvegliato aveva già lasciato il campo da tempo, mettendolo al corrente che non vi avrebbe più fatto ritorno.

Allora Ernos aveva sospeso le ricerche, essendosi reso conto che chi stava ricercando oramai poteva trovarsi ovunque. Il suo interlocutore, però, accorgendosi che qualcosa non quadrava al suo maestro d'armi, prudentemente gli aveva domandato:

«Ernos, come mai cercavi Polen? La stizza dipinta sul tuo volto mi ha fatto pensare che i tuoi propositi nei suoi confronti non fossero amichevoli. Mi sono forse sbagliato oppure sto nel giusto? Potrei sapere anche il motivo di questo tuo nuovo atteggiamento nei confronti di chi avevi nominato tuo vice, facendomi un grande torto?»

«Il nipote di Stiriana ci ha ingannati, Liciut. Egli ci ha messi tutti nel sacco, a cominciare da te! Soltanto in questo momento abbiamo appreso da Ciron che il suo amico Zipro non è morto, avendolo scoperto durante lo scambio! Per tale motivo, ero in cerca di lui per fargliela pagare cara. Ma prima o poi, lo scoverò: stanne certo!»

«Possibile, Ernos, che Zipro sia ancora vivo, dopo che l’ho visto trafiggere a morte con i miei stessi occhi? La freccia, che Polen gli scagliò contro con un tiro magistrale, gli si trafisse proprio nel cuore e ci fu anche un’abbondante fuoriuscita di sangue. Perciò adesso non posso credere alle mie orecchie! Se è come affermi, probabilmente sarà stato miracolato dal suo dio Matarum, anche se io non credo ai miracoli!»

«Liciut, invece devi crederci! Comunque, la falsa morte dell’amico non è stata l’unico suo tradimento. Adesso che ci rifletto bene, cominciano a spiegarsi molti altri fatti che in precedenza mi risultavano davvero incomprensibili. Bisogna ammettere che egli è stato bravissimo a raggirarti, perseguendo i suoi vari scopi, senza fartene accorgere e facendoti credere tutto quello che voleva!»

Prima di continuare ad andare avanti con le sue accuse contro il nipote di Stiriana, ad un certo momento, Ernos aveva inteso appurare se si stava rivolgendo ad un Tricerchiato autentico oppure ad un verace amico di Polen. Perciò, volendo sincerarsi della sua fedeltà verso la loro setta e della sua estraneità ai marchingegni del ribelle smascherato, scaltramente aveva tentato di prenderlo in castagna.

«Mi dici, Liciut, come facevate tu e Polen a sapere che la ragazza, da noi usata come scambio con Ciron, non era Erusia, la figlia del maniscalco? La versione da lui fornitami, se lo vuoi sapere, non mi è apparsa affatto credibile! Dunque, dovrai essere tu a renderla tale con la tua personale narrazione dei fatti, se non ti dispiace!»

«Davvero la ragazza non era quella che noi credevamo, Ernos? Lo sto apprendendo soltanto adesso dalla tua bocca! Approfondendo allora meglio la cosa, non ti pare che ci hai mandati allo sbaraglio, senza neppure avvisarci? Come posso capire, è stato Polen a farvi credere che ne fossi al corrente anch’io! Mi dici, per favore, quale versione egli vi ha fornito, allo scopo di condurvi ad una conclusione del genere? Ma ti assicuro che, qualunque essa sia stata, vi ha spudoratamente mentito! Non può essere altrimenti!»

«Secondo il nipote di Stiriana, stamani avete incrociato l’ex suo amico Solcio. Egli vi ha informati che noi avevamo agito con slealtà nello scambio degli ostaggi, per avere rifilato ai ribelli una ragazza che non era Erusia, ma una mia ex conoscente. Allora cosa mi sai dire riguardo a tale vostro incontro, il quale mi puzza di bruciato?»

«Posso mai riferirti su un fatto, il quale non è mai accaduto, Ernos? Certo che no! Devo ammettere che Polen ha una fantasia assai fertile, se è arrivato ad immaginare una cosa di questo tipo! Possibile che egli non si sia reso conto che poi avresti controllato, chiedendomi se fosse stato vero oppure no quanto egli ti aveva dichiarato sfacciatamente? Peccato che tu sia venuto a chiedermelo troppo tardi, cioè quando egli ha già lasciato il nostro campo!»

«A quanto pare, mi sa proprio di no, Liciut! Oppure egli era convintissimo che dopo se la sarebbe svignata in tempo, prima che potessi interrogarti e ricevere così da me la meritata punizione. Come vedo, i fatti gli hanno dato ragione! Adesso, però, occorre porre fine a questa nostra chiacchierata, poiché ho da fare cose ben più importanti! Comunque, prima di lasciarti, Liciut, ti metto al corrente che, da questo istante, ti riconfermo mio aiutante!»

Dall’atteggiamento di Liciut, abbiamo notato che egli aveva fiutato che il maestro d’armi dei Tricerchiati aveva mirato a scoprire se anche lui potesse essere colpevolizzato, in merito ai vari episodi accaduti in relazione ai ribelli. Perciò, rispondendo con naturalezza alle sue domande e dando a vedere chiaramente di essere contro l’amico ribelle, non si era fatto cogliere in fallo. La qual cosa, alla fine, aveva persuaso Ernos che egli era completamente estraneo ad ogni intraprendenza e ad ogni trucco a cui era ricorso l’ingannatore Polen, pur di ottenere quelle informazioni che avrebbe poi trasmesse agli amici ribelli per farli agire di conseguenza.