392°-L'INGANNO DI ERNOS NELLO SCAMBIO DEGLI OSTAGGI

Dovendo spassarsela per la seconda volta con la nuova ragazza rapita, la terna di maschi si era data l’appuntamento alla ex palestra, dove essi si sarebbero dovuti trovare dopo cena. Li avrebbe accompagnati la donna del Prediletto, alla quale piaceva essere presente in quel posto: prima per fare da ospite voyeur, dovendo eccitarsi adeguatamente; dopo per accoppiarsi con il suo amante. Ma se Olpun, Ernos e Stiriana erano stati puntuali nel presentarsi nel posto convenuto; il loro amico incisore, per un fatto strano, tardava ad arrivare. Quando infine si era fatta notte inoltrata, tutti e tre avevano cominciato a preoccuparsi per lui. Allora l'agitazione, dopo essersi impadronita di loro, li aveva perfino distolti dal divertirsi con la ragazza. Anzi, era venuto meno in loro perfino il desiderio di farlo. Infine essi avevano deciso di recarsi alla dimora di Ciron ed accertarsi che in quel luogo non gli fosse accaduto nulla di brutto. Raggiunta così l’abitazione di Ciron, avevano trovato la sua porta spalancata; invece all'interno era stato scoperto il messaggio lasciato dai ribelli e diretto a loro tre. Era stato il Prediletto a prenderlo tra le mani, ad aprirlo e a leggervi il contenuto ad alta voce, perché pure Ernos e Stiriana lo ascoltassero dalle sue labbra. Quindi, in preda alla rabbia e allo sdegno, egli si era dato a leggervi ad alta voce:

"Agl'insigni Tricerchiati della setta facciamo presente che abbiamo sequestrato il vostro incisore Ciron, dopo che avete fatto rapire la figlia di uno dei nostri uomini. Come potete vedere, anche noi siamo in grado di colpirvi, quando e dove vogliamo. Ma adesso ci interessa la liberazione della ragazza, per cui vi proponiamo di scambiarla con il vostro compagno. Nel frattempo, egli sarà tenuto presso di noi a digiuno completo, fino a quando la transazione del proposto scambio non sarà definitivamente conclusa. Siccome qui sarebbe troppo lungo enumerare i vari dettagli dell'operazione, comprese le condizioni, intendiamo riferire ogni cosa a voce direttamente al vostro incaricato, il quale pretendiamo che sia il traditore Polen. A tale riguardo, vi garantiamo che il nostro incontro con lui non sarà per noi l’occasione di vendicarci di lui, poiché il nostro obiettivo primario è la liberazione della giovane Erusia.

Il nostro ex amico, accompagnato da un solo Tricerchiato, dovrà raggiungerci domani a mezzogiorno nella Piazzetta degli Antenati, dove lo metteremo al corrente di ogni nostra richiesta. Sappiate che, se dovessimo accorgerci della presenza di altri Tricerchiati nella zona, eviteremo d'incontrarci con lui. Anzi, ogni trattativa tra di noi sarà sospesa per sempre e il vostro Ciron sarà condannato a morte. Perciò, se la vita del vostro uomo vi sta a cuore sul serio, come noi ci teniamo a quella della figlia del maniscalco, attenetevi pedissequamente alle nostre disposizioni, senza cercare di fare i furbi e senza tentare qualche sortita pericolosa! Dopo avervi chiarito ogni cosa sullo scambio, aspettiamo la presenza di Polen nel luogo dove dovrà esserci il nostro incontro."

Venuti a conoscenza del contenuto del messaggio, Olpun, Ernos e Stiriana avevano fatto immediato ritorno alla ex palestra, per consultarsi con calma in quel posto sul sequestro del loro compagno. Una volta che vi erano giunti, però, essi avevano cambiato idea, stabilendo di dormirci sopra. Quindi, si sarebbero interessati della vicenda l'indomani mattina, dopo che si fossero ripresentati nel loro campo per discuterne insieme. Allora, come si erano messi d’accordo, a metà mattinata i destinatari del messaggio di Lucebio si trovavano già nel tempio per avviare la discussione sulla vicenda del loro amico incisore. Il quale adesso era tenuto prigioniero dai ribelli. Il primo di loro, che aveva aperto bocca sull'argomento, non poteva essere stato che Olpun. Egli aveva iniziato ad esprimersi agli altri due con le seguenti parole:

«Noi non possiamo permettere ai ribelli di uccidere il nostro provetto incisore. Oltre ad essere un mio carissimo amico di vecchia data, Ciron ci è anche indispensabile durante la cerimonia di plenilunio. Infatti, a parte lui, nessuno di noi è in grado d'incidere sulla fronte dei nuovi adepti l'indelebile emblema della setta! Perciò egli va assolutamente salvato dai nostri nemici, a qualunque condizione saremo costretti a farlo! Su questo non transigo!»

«Se ciò è vero, Prediletto,» la zia di Polen gli aveva fatto notare «sappi però che, nel modo più assoluto, non intendo rinunciare al sacrificio di Erusia. La prossima notte di luna piena, soltanto lei potrà essere sacrificata al dio Kursut e nessun’altra ragazza! Che ti sia ben chiaro! Perciò non illuderti che io possa rinunciare al suo sacrificio, poiché esso rappresenta per me qualcosa a cui tengo molto!»

«Per un tuo capriccio, Stiriana, faresti morire il mio amico d'infanzia, del quale oltretutto abbiamo un'estrema necessità? Non ci posso credere! Comunque, nell'attuale circostanza, non posso e non riesco a vederla allo stesso modo tuo, se devo esserti sincero. Oltre allo scambio degli ostaggi, come ci viene richiesto dai ribelli, non intravedo alcun'altra strada, la quale ci possa far liberare l’amico Ciron!»

«Invece ti consiglio di metterti l'anima in pace, Prediletto, perché scambiare il tuo compagno d’infanzia con la figlia del maniscalco non se ne parli neppure! Ti ripeto che ella non dovrà affatto sfuggire all'immolazione che l'attende già dall’altro ieri, senza che ci sia alcuna possibilità di scampo. Quanto a Ciron, egli non costituirà una grande perdita per noi Tricerchiati! Vedrai che dopo si riuscirà a trovare qualcun altro che sia in grado di sostituirlo egregiamente nel lavoro, che egli effettua nel tempio. In Dorinda, ci sono almeno una dozzina di artigiani abili ad eseguire dei tatuaggi perfetti. Perciò assumeremo al nostro servizio il più bravo di loro, facendolo diventare anche un Tricerchiato, volente o nolente. Se non lo sai ancora, dietro una minaccia di morte, estesa anche ai suoi familiari, perfino un lupo diventa mansueto come un agnellino! Te lo garantisco, mio caro! Ed è quello che noi faremo, essendo questa la mia volontà, la quale non dovrà essere disattesa!»

«Non puoi pretendere tanto da me, Stiriana! Se insisti, allora devo farti presente che nella setta il capo sono io, per cui io soltanto posso decidere ciò che bisogna oppure non bisogna fare in seno ad essa! Polen non mancherà all'appuntamento con i ribelli, il quale è previsto per mezzogiorno. Egli vi giungerà puntuale, come il sole si presenta all’alba! Se il mio amico Ciron si fosse trovato al mio posto, non avrebbe esitato a rischiare la propria pelle, pur di salvarmi! Per tale motivo, mi comporterò esattamente come avrebbe fatto lui!»

«Se vuoi seguitare a pensarla come mi hai fatto presente, Prediletto, mi costringi ad abbandonare la setta. In questo modo, nei giorni a venire, non mi vedrai mai più fra gli altri tuoi proseliti. Così pure non mi avrai tra le tue braccia ad addolcirti il corpo e lo spirito, ogni volta che mi desidererai, dal momento che sarò molto lontano da te. Farò perfino perdere le mie tracce, privandoti di ogni mia notizia! Se ciò per te non significherà proprio niente, allora datti pure da fare a salvare il tuo amico Ciron, come hai stabilito!»

«Stiriana, non è affatto giusto che tu ragioni in questi termini! Non puoi pretendere di fare sempre l'assolutista, anche quando non ce n'è bisogno o quando, per un banale pretesto, t'incaponisci a voler fare di testa tua! Ti invito a riconsiderare il tuo atteggiamento intransigente verso chi desidera unicamente salvare la vita del suo migliore amico. Questo me lo puoi concedere, amore mio, dopo quanto ho fatto ed ho deliberato di fare ancora per te! Oppure hai già dimenticato ogni mio partecipe interessamento, al fine di venirti incontro e di privarti di alcuni grattacapi, che da sola giammai saresti stata in grado di scrollarti di dosso? Se davvero mi ami come hai sempre affermato ed affermi tuttora, devi senz'altro ubbidirmi e mantenerti calma!»

«Non ho scordato nulla, Olpun; ma il passato per me non conta, poiché non esiste più. Perciò, se non vuoi accontentarmi secondo la mia fervida richiesta attuale, mi obblighi a lasciarti per sempre. In quel caso, non potrai addebitarmene la colpa, se abbandonerò la setta dei Tricerchiati e non ci metterò mai più piede! Dunque, bada a ciò che decidi in questo momento, se non vorrai pentirti in futuro!»

A quel punto, si era intromesso nella conversazione anche Ernos, il quale, fino a quel momento, aveva preferito solamente ascoltare in silenzio. Egli, con il suo intervento, aveva cercato di conciliare le tesi contrapposte degli altri due interlocutori della discussione. Poiché essi non avevano saputo trovare alcuna intesa per appianare le loro profonde divergenze, aveva pensato lui di fare qualcosa che risultasse vantaggioso ad entrambi. Egli li aveva ripresi in questo modo:

«Come noto, voi due state solo perdendo tempo. Se seguitate a litigare come cane e gatto, non addiverrete mai ad alcun compromesso. Se invece ci tenete sul serio a restare insieme, qualcuno dovrà pur cedere ed accogliere per buone le giustificazioni della controparte. Ma per vostra fortuna non ci sarà bisogno che avvenga ciò, poiché conosco il modo di tirarvi fuori dalla vostra difficoltà. Resterete in pace, senza che nessuno di voi continui ad accanirsi a tirare l’acqua al proprio mulino!»

«Ci dici come sarà possibile una cosa del genere, Ernos?» molto interessato, gli aveva chiesto il Prediletto «Se risulterà vero quanto hai asserito, te ne sarò immensamente riconoscente per sempre. Puoi anche immaginarne il motivo, considerato che non ti è affatto difficile arrivare ad esso! Allora, nostro insigne maestro d’armi, mettiti subito a spiegarci quanto hai pensato, ad evitare di farci litigare!»

«Certo che ho capito a cosa ti riferisci, Olpun! Sono a conoscenza del fatto che non intendi rompere gli ottimi rapporti esistenti fra te e Stiriana. Desideri invece che essi rimangano sempre gli stessi, non volendo separarti da lei per nessuna ragione al mondo, a patto che non si metta in discussione la liberazione di Ciron. Costui è molto caro a te e, come giustamente hai voluto far presente, è anche indispensabile alla setta!»

«É proprio così, Ernos: hai captato il senso delle mie parole! Ma ora parlaci di quanto hai escogitato per non farmi litigare con la mia Stiriana. Se hai ragione, dalla tua trovata mi deriverà un doppio beneficio! Che il dio Kursut, una volta tanto, possa avere illuminato pure te, visto che sei sempre stato e rimani un miscredente!»

«Quanto sto per proporvi, oltre a noi tre, nessun altro dovrà esserne messo al corrente, compreso Polen, siccome lui dovrà fare da intermediario tra noi e i ribelli. Se venisse a conoscenza del mio piano, sono convinto che il mio vice si opporrebbe ad esso e lo farebbe saltare; mentre voi due sareste condannati alla separazione perpetua. Non ho forse ragione a pensarla così?»

«Senza dubbio, Ernos!» la donna lo aveva esortato a tagliare corto «Insomma, adesso vuoi metterci a conoscenza del tuo strabiliante piano, in modo che il Prediletto ed io possiamo giudicarlo e decidere se dargli il nostro assenso oppure il nostro dissenso? Se non ce ne parli, dicendoci ogni cosa che hai ideato, non potremo mai tenerlo nella giusta considerazione e valutarlo come si deve. Perciò sbrìgati ad esporcelo in modo chiaro, per favore, che non vediamo l’ora di conoscerlo!»

«Ero sul punto di farlo, Stiriana; ma tu, con la tua solita ingerenza oppressiva, non mi hai fatto andare avanti e mi hai invece privato del tempo di farlo. Comunque, adesso passo a spiegarvi di cosa si tratta e ad illustrarvene i vari dettagli. Io propongo di scambiare il nostro Ciron non con la figlia del maniscalco, ma con un'altra ragazza. Quanto a Polen, egli dovrà ignorare il nostro raggiro e, fino all’ultimo, dovrà credere che la nostra giovane donna sia la vera Erusia. Naturalmente, il mio espediente funzionerà, soltanto se egli non ha mai avuto modo di conoscerla di persona. Allora che ne dite, miei cari amici? Credete che la mia trovata possa funzionare con i ribelli e riportare la serenità tra di voi?»

«Il tuo piano è ottimo, Ernos.» gioioso, aveva approvato il Prediletto «Ma se malauguratamente il nipote di Stiriana in passato ha già conosciuto la ragazza, esso andrà in malora! Ci sarebbe inoltre da augurarci che, a prelevare la ragazza, non si presenti qualche ribelle che la conosce o addirittura il padre! Comunque, a dirla con il proverbio, tentare non nuoce, ammesso che il nipote della mia donna non sia mai venuto a contatto con la nostra sequestrata!»

«Altro che ottima, Olpun! Devo ammettere che la trovata del nostro maestro d'armi è davvero geniale!» la sua amante lo aveva corretto «A tale riguardo, sono certa che il figlio di mio fratello, essendo all’oscuro perfino dell'esistenza della figlia del maniscalco, non potrà affatto riconoscerla. Per Polen, perciò, qualunque altra ragazza potrebbe essere lei. Sono certa che il solo ribelle che avrebbe potuto riconoscerla era Zipro, il quale oramai è morto. Ma adesso occorre ancora apprendere in dettaglio lo straordinario piano di Ernos, se vogliamo dargli un equo giudizio, il quale, da parte nostra, sia il più ponderato possibile!»

«Ebbene, amici,» aveva continuato a dire l’imbattibile campione «se mi porgete la vostra attenzione, dopo vi spiegherò ogni cosa. Ma vi premetto che non ci sarà neanche la necessità di rapire un'altra ragazza. Invece troveremo qualcheduna che, dietro un lauto compenso, sarà disponibile a prendere parte all'inganno da noi meditato per buggerare i ribelli. Ella dovrà essere una provetta attrice, quando Polen le si troverà davanti, e dovrà convincerlo di essere Erusia in persona. Io già ne ho una a portata di mano, per cui consegneremo quella ai ribelli. Per quanto riguarda il resto, non posso anticiparvi nient'altro, non conoscendo ancora sia le indicazioni sia le condizioni dei ribelli, poiché essi dovranno ancora farcele pervenire tramite il mio secondo. Adesso occorre mandarlo a chiamare perché dobbiamo affidargli l'incarico che conoscete e permettergli di trovarsi in tempo nel luogo dove lo attendono i suoi ex amici. Egli sarà accompagnato da Liciut nel suo incontro con loro.»

Essendo stati consenzienti pure Olpun e Stiriana al piano di Ernos, non molto dopo che c'era stata la loro riunione mattutina, si era mandato a chiamare il figlio dei defunti Trisippo ed Auleda. Egli s'intratteneva con la persona, che oramai era diventata la sua ombra, cioè l'amico Liciut. In precedenza, entrambi avevano ricevuto l'ordine di non allontanarsi dal campo, poiché in mattinata il Prediletto avrebbe potuto aver bisogno di loro due.


Una volta convocato da Olpun e ricevuto da lui l'incarico che conosciamo, Polen si era sbrigato a mettersi sulla strada che conduceva a Dorinda in compagnia del suo solito amico Tricerchiato. Così entrambi avevano divorato il tragitto in breve tempo, ma parlando molto poco, poiché essi erano volati nel percorrerlo. Dopo essersi presentati nella Piazzetta degli Antenati, i due giovani erano stati notati all’istante dai ribelli. Costoro si erano pure preoccupati di controllare che, a parte Liciut, nessun altro Tricerchiato li seguisse da vicino e neppure da una distanza che consideravano di sicurezza. Allora, avendo appurato che Polen e il suo accompagnatore non avevano pedinatori in un raggio di alcune centinaia di metri, due ribelli, procedendo a piedi, li avevano avvicinati e pregati di seguirli. Ma dopo un breve percorso, essi si erano infine arrestati davanti ad una casa, dove avevano invitato i due giovani a scendere da cavallo e a seguirli all'interno di essa. Avvenuto poi l'ingresso nell'abitazione, i ribelli avevano badato a sprangarne la porta in modo che nessuno più vi potesse entrare. Era stato scelto quell'edificio, poiché esso aveva un’uscita secondaria in Via della Protezione, nella quale i ribelli intervenuti all'incontro avevano anche lasciato le loro bestie. In quel modo, al termine di esso, nessun Tricerchiato avrebbe potuto seguirli, se avesse voluto. Non bastando tale precauzione, gli uomini di Lucebio avevano fatto appostare in vari punti riparati una decina dei loro arcieri migliori. Essi avrebbero dovuto colpire a morte chiunque si fosse avvicinato alla soglia della casa in questione, sia durante l’incontro che al termine di esso. Anzi, ai dieci uomini appostati era stato dato l'ordine di uccidere i ficcanasi. Esso era valido fino a sera, siccome soltanto allora essi avrebbero potuto abbandonare i loro posti e ritornarsene alle loro famiglie, che vivevano ancora in città.

Una volta che si erano ritrovati nel locale attiguo, il quale aveva l'uscita nella strada suindicata, Polen e Liciut vi avevano trovato Solcio e Zipro ad attenderli. Il nipote di Stiriana, non appena li aveva scorti, subito si era lanciato ad abbracciarli. Quando poi tali effusioni amichevoli erano terminate, Polen, in presenza del suo accompagnatore, che adesso considerava un amico fidato, aveva domandato ad entrambi:

«Allora, compagni miei, mi dite cosa devo rapportare a coloro che mi hanno incaricato d'incontrarmi con voi e di prendere nota di quanto avete da comunicarmi? Orsù, mettetevi a riferirmi immediatamente ciò che vi preme farmi sapere, visto che sono molto attento ad ascoltarvi, dovendo fare oggi da vostro ambasciatore!»

«Adesso ti facciamo apprendere ogni cosa, Polen, senza perdere altro tempo.» Solcio gli aveva subito risposto «Qui di seguito, passo ad elencarti le istruzioni, alle quali dovranno attenersi coloro che ti hanno mandato da noi; nonché le condizioni imprescindibili alle quali essi dovranno sottostare. Ti prego di appuntartele dalla prima all’ultima, per non lasciartene sfuggire qualcuna, quando sarai da loro.»

«Stai tranquillo, Solcio, che le terrò tutte bene a mente, quando mi ritroverò davanti alle autorevoli persone della setta, con l'incarico di fargliele conoscere! Quindi, inizia pure a farmele presenti una per una, visto che sono già pronto a recepirle e anche a memorizzarle in modo che esse in seguito non possano più sfuggirmi di mente!»

«Ebbene, Polen, comincio subito. Per prima cosa, veniamo al luogo nel quale dovrà avvenire lo scambio. Ci serviremo ancora di un'abitazione analoga a questa, ossia avente due ingressi, ciascuno situato in una strada differente. Ovviamente, questo resterà tra noi, senza che i Tricerchiati vengano a saperlo. Riprendendo ciò che stavo dicendo, tu dovrai condurre Erusia nella Piazza della Libertà, dove sarai accostato da due dei nostri uomini, i quali ti condurranno nel luogo in cui dovrà avvenire lo scambio. Ma essi si avvicineranno a te, solo dopo che gli avrai dato la garanzia che la ragazza, la quale cavalcherà insieme con te, è davvero la figlia del maniscalco Fusso. Glielo comunicherai, accarezzando più volte la criniera del tuo cavallo. Se ometterai di fare tale gesto indicativo, l’operazione di scambio andrà a monte, Inoltre, Ciron verrà giustiziato da noi. Allora ti è chiaro quanto ti ho detto finora?»

«Certamente, Solcio! Ci sarebbe, però, un piccolo problema. Non avendola mai conosciuta di persona, come potrò darvi la certezza che la ragazza a me affidata è davvero Erusia? Nessuno di voi si è posto un tale quesito, che considero molto importante?»

«Se questo è il tuo problema, Polen, sappi che neppure io l'ho mai conosciuta. Inoltre, pur essendo suo vicino di casa, lo stesso Zipro non ha mai avuto l'occasione d'incontrarla in qualche posto e di guardarla in faccia! Ma sono convinto che avrai modo di avvicinare la ragazza rapita nel campo dei Tricerchiati. In quella circostanza, non avrai difficoltà alcuna a scoprire la sua vera identità! Questo potrai farlo, amico mio!»

«In ciò hai perfettamente ragione, Solcio, poiché mi renderò subito conto se la ragazza è la figlia del maniscalco! Adesso, però, puoi andare avanti a darmi le restanti condizioni e confidenze che hanno attinenza con lo scambio, perché io le apprenda e le comunichi al Prediletto.»

«Il luogo, dove verranno scambiati gli ostaggi, resterà segreto fino al vostro incontro con i ribelli. Anzi, tu e i tuoi accompagnatori lo saprete ancora più tardi, ossia quando noi lo riterremo opportuno. A tale proposito, ricòrdati che i Tricerchiati tuoi accompagnatori non potranno essere più di cinque e nessuno di loro dovrà essere Ernos. A quest'ultimo riferirai per finta che abbiamo avuto modo di conoscerlo e, se solo si farà vedere in città, decreteremo la morte del nostro prigioniero. Inoltre, Polen, per darci assicurazione che egli non sta con voi, ti farai la solita grattata alla fronte. Infine lo scambio dovrà avvenire nella giornata di domani e la ragazza dovrà trovarsi nella suddetta piazza due ore dopo mezzogiorno, con una tolleranza massima di mezz'ora. Adesso, non avendo altro da renderti noto, avrei finito. Allora mi assicuri che hai recepito ogni cosa che ti ho riferita?»

«Certamente, Solcio! Senza dubbio, il vostro ricorso a delle case con doppio ingresso, ciascuno situato in una strada diversa, è da considerarsi una trovata ingegnosa. Ma i Tricerchiati potranno scoprirlo dopo la nostra uscita da qui. Per cui essi in seguito, appreso il nome della piazza, non si asterranno dal fare le opportune ricerche per individuare le altre abitazioni vuote dotate di una simile caratteristica. Raggiunto poi lo scopo, faranno intervenire Ernos che sicuramente prenderà le necessarie contromisure. Anzi, egli, dopo avervi teso qualche insidia, starà ad aspettarvi al varco, allo scopo di affrontarvi ed uccidervi. Di ciò avete tenuto conto oppure no?»

«Se per un verso devo darti ragione, Polen; per un altro, devo contraddirti. Non potrà avvenire quanto hai supposto, per i motivi che ora ti faccio presenti. In primo luogo, la nuova casa, dove abbiamo deciso di fare avvenire lo scambio degli ostaggi, non è prospiciente la piazza; bensì si trova in una delle strade viciniori. In secondo luogo, non credo che qualcuno dei Tricerchiati, dopo essere sfuggito al nostro controllo, potrà mai rendersi conto di come è formata questa abitazione. Chiunque ci proverà, dopo che voi l'avrete lasciata, non potrà entrarvi, per il semplice fatto che noi, prima di uscire, ne sprangheremo la porta a regola d'arte. Per cui egli, dopo averla invano forzata, potrà soltanto sospettare che essa abbia un secondo ingresso. Ma ugualmente non gli servirà a niente, poiché sarà costretto a portarsi il proprio sospetto con sé nella tomba. Difatti il curioso, prima che si possa allontanare dalla piazzetta, verrà fulminato dai nostri arcieri. Essi hanno ricevuto l'ordine di abbandonare i loro posti di appostamento solo al calare della notte, quando potranno ritornarsene alle loro case. Come vedi, Lucebio ha studiato ogni minimo particolare riguardante la vicenda!»

«Ne sono convinto anch’io, Solcio, e constato che egli ha curato ogni cosa a puntino. Ciò mi fa sperare che per voi la partita non si metterà per niente male. Adesso è meglio che ci separiamo, avendo io e Liciut premura di raggiungere l'autorevole terzetto della setta. Non vedo l'ora di mettere al corrente i tre Tricerchiati delle vostre condizioni sullo scambio di Ciron con Erusia, il quale dovrà avvenire domani. Voglio proprio vedere cosa ne penseranno essi in merito. Ad ogni modo, sono sicuro che si adegueranno ad esse. Che il buon divino Matarum ce la mandi buona, amici miei! A domani, dunque!»


Ritornati al loro campo, Polen e Liciut subito avevano contattato Olpun, Stiriana ed Ernos, mettendoli al corrente del loro incontro avuto con i ribelli. Ma era stato il maestro d’armi a far sentire di più la sua voce. Dopo aver accondisceso ad ogni richiesta dei ribelli, a nome anche degli altri due, aveva comunicato al suo interlocutore:

«Da questo momento, Polen, ti affido l'ostaggio e ne sarai il responsabile, fino a quando non la consegnerai ai ribelli. Liciut ti affiancherà nell’opera di sorveglianza della ragazza, ponendo anch'egli attenzione a non lasciarvela scappare. Domani penserete voi ad ogni cosa, per quanto riguarda lo scambio. Inoltre, vi raccomando di non farvi ingannare dai ribelli, i quali potrebbero giocarvi un tiro mancino. Polen, se ci tieni a saperlo, la figlia del maniscalco si trova legata nel tempio, guardata a vista da due dei nostri Votati alla Morte. Se lo desideri, puoi anche andare a trovarla. Così la rassicurerai che domani la consegnerai ai ribelli e le farai venir meno le tante e penose sofferenze che sta sopportando.»

Non appena si erano congedati dai tre Tricerchiati più importanti della setta, Polen e Liciut si erano recati di corsa al tempio, dove avevano trovato una ragazza, la quale era piantonata da due guerrieri della setta. Così, dopo aver mandato via i due sorveglianti, essi avevano cercato di risollevarla come meglio potevano, visto che il suo stato d'animo non era dei migliori. Allora il nipote di Stiriana le aveva chiesto:

«Sei tu Erusia, la figlia del maniscalco? Già, la mia domanda è davvero superflua, siccome puoi essere solamente lei! Sappi che per te rappresento una persona fidata, la quale ti porta delle ottime notizie. A proposito, mi chiamo Polen e il nome del mio amico è Liciut. Tu non devi temerci, poiché siamo dei tuoi veri amici! Mi capisci?»

«Certo che sono io la figlia di Fusso! Se è vero quello che affermi, Polen, liberami subito e fammi tornare dai miei genitori! Non ce la faccio più a restare in questo posto, mentre mia madre potrebbe morire da un istante all'altro, se non la raggiungo al più presto. Non sai il male che mi hanno fatto gli altri tre: me ne vergogno perfino a parlarvene! A causa loro, mi sento lordata in ogni parte della mia persona, oltre che venire schiacciata dalla disperazione più insostenibile. Se non avessi i miei genitori, i quali hanno tanto bisogno della mia compagnia e della mia assistenza, non esisterei ad invocare la morte per me, per venirne liberata dallo scorno e dalla pena! Ti confesso che solo essa potrà recarmi la pace, di cui ho tanto bisogno in queste ore davvero terribili!»

«Non abbatterti così, Erusia! Abbi un po' di fiducia anche nel prossimo. Non tutti gli uomini sono così crudeli, come quelli che ti hanno procurato tanto male e ti hanno resa la vita un inferno. Ad ogni modo, il mio amico ed io siamo qui per comunicarti che domani pomeriggio verrai liberata e potrai riabbracciare i tuoi genitori sofferenti. Sono convinto che anch’essi ti staranno aspettando a braccia aperte! Sei contenta di apprendere queste belle notizie, graziosa fanciulla? In verità, anch'io lo sono, pensando alla tua prossima liberazione! Perciò fai sparire in te ogni scoramento ed ogni ambascia!»

«Lo sarei, Polen, se fosse vero quello che mi stai dicendo; invece ho il timore che ciò giammai potrà avvenire per me. Le spietate persone, che mi hanno arrecato tanto male l'altra notte, se lo vuoi sapere, non te lo consentiranno. Esse di sicuro faranno franare le tue promesse e le mie illusioni. Per questo non voglio nel modo più assoluto illudermi di qualcosa che non potrà avverarsi mai.»

«Invece, Erusia, devi aver molta fiducia in me; non devi più disperare della tua salvezza, la quale è ormai prossima. Nelle ore che seguiranno, dovrai guardare soltanto al tuo roseo avvenire. Esso ti attende ed è pronto a colmarti l'esistenza di gioia, stando accanto ai tuoi premurosi genitori. I quali ti vogliono un sacco di bene!»

Alla fine, vedendo che la ragazza si era chiusa in un mutismo assoluto e si era data a manifestare lo scetticismo più profondo verso ogni forma di ottimismo e di speranza, Polen aveva ritenuto opportuno lasciarla sola e permetterle di raccogliersi in sé. Ma prima di allontanarsi da lei insieme con l'amico Liciut, il giovane aveva voluto ancora rassicurarla affettuosamente, facendole presente:

«Stanne certa, Erusia, che ci rivedremo ancora domani, quando noi due verremo a prelevarti, poiché abbiamo l’incarico di condurti da alcune persone che ti sono amiche. Esse, a loro volta, si adopereranno per consegnarti finalmente ai tuoi genitori, i quali di sicuro ti stanno aspettando con ansia! Arrivederci a domani, figlia di Fusso!»

Lo stato di costernazione mostrato dalla ragazza aveva impietosito l'animo del figlio del defunto Trisippo, facendolo apparire dopo molto scosso e turbato. Esso lo aveva sconcertato a tal punto, da fargli perfino perdere un po' della sua abituale fame lupina. Anzi, non gli aveva fatto neppure trascorrere la notte come le altre volte. Ora essa gli era risultata scombussolante e priva di serenità, per cui non gli aveva favorito un sonno rapido e riposante. Il giovane aveva avvertito nella zona precordiale una specie di profonda oppressione, la quale gli aveva provocato un patema ed un accasciamento deprimenti, rendendogli la nottata tremendamente agitata ed insonne, come non gli era mai successo in passato. Comunque, pure la mattina seguente, al suo risveglio, non aveva smesso di pensare alla ragazza. La quale, secondo lui, poteva essere soltanto la figlia del maniscalco. Da una parte, ne veniva ancora perturbato; dall'altra, si sentiva rincuorato dal pensiero che dopo pranzo sarebbe stato lui ad accompagnarla verso la liberazione. Per il qual motivo, ne gioiva un mondo e faceva anche dei progetti, quelli che intendeva realizzare insieme con lei. Difatti, essendo la sua natura sentimentale e passionale, non gli era stato difficile invaghirsi di lei ed innamorarsene, fino al punto da desiderare di sposarla.

In verità, nelle ore notturne, non erano nemmeno mancati alcuni momenti, durante i quali a Polen non era sembrato vero quanto stava succedendo. Egli aveva scorto un Ernos assai disinteressato e disponibile al massimo nella vicenda dello scambio degli ostaggi, senza preoccuparsene minimamente. Addirittura il sospettoso per eccellenza si era voluto affidare ciecamente alla sua persona in quella operazione; anzi, egli non era apparso in alcun modo contrario a nessuna delle condizioni dei ribelli! Per questo Polen si era andato chiedendo che cosa mai Ernos nascondesse con quel suo atteggiamento, il quale almeno in apparenza si dimostrava sincero. Ma poi si era convinto che la liberazione di Ciron era così importante per i Tricerchiati che contavano, da concedere la libertà alla figlia del maniscalco senza fare troppo i difficili. Altrimenti, essi sarebbero ricorsi a qualche stratagemma per salvare capra e cavoli. Ossia, avrebbero fatto in modo da ottenere la liberazione dell'incisore da una parte, ovviamente con la piena soddisfazione di Olpun; senza neppure dover cedere Erusia, dall'altra, appagando pienamente in quel modo la cattiveria della zia.

Avvenuta la consumazione del pasto di mezzogiorno, Polen e Liciut si erano condotti al tempio ed avevano preso in consegna dai suoi due guardiani la ragazza. Dopo averla slegata e fatta salire sopra un cavallo, essi, con altri quattro Tricerchiati, avevano poi badato a condurla in città, precisamente nel posto che era stato loro indicato dai ribelli. Questi la stavano aspettando per accompagnarla da Lucebio, subito dopo esserci stato lo scambio. Entrati in Dorinda, la loro prima tappa era stata Piazza della Libertà, dove il nipote di Stiriana prima aveva accarezzato più volte la criniera del suo cavallo e dopo si era grattata la fronte. Infatti, per i ribelli che restavano nell'ombra, i due gesti del giovane erano i segnali che la ragazza da loro scortata era la figlia del maniscalco e che nessuno dei quattro Tricerchiati accompagnatori era Ernos.

Alcuni istanti più tardi, si erano avvicinati al loro gruppo i due ribelli, i quali avevano avuto l'incarico di accompagnare il solo Polen e la ragazza sul luogo scelto per lo scambio degli ostaggi. Per giungervi, il quartetto si era prima lasciato la piazza alle spalle e poi, tagliando due strade parallele, si era riversato in un'altra, ossia in Via della Previdenza. Questa si trovava sulla destra ed aveva inizio da quella che il gruppo stava percorrendo, prima che vi confluisse. Dopo essere giunti alla casa dello scambio, i due accompagnatori del giovane e della ragazza li avevano invitati a seguirli nel suo interno, dove li stavano aspettando Solcio e Zipro con il loro ostaggio. Lo scambio era stato abbastanza veloce, per cui Polen non aveva perso neppure un secondo nel prelevare Ciron. L'incisore tricerchiato era ancora bendato, quando era stato condotto fuori dell'abitazione. Solo all’esterno dell’edificio, il nipote di Stiriana gli aveva tolto la benda nera e lo aveva fatto salire sul cavallo a lui destinato, sulla cui groppa in precedenza aveva galoppato la falsa Erusia. Di lì a poco, raggiunti gli altri Tricerchiati in Piazza della Libertà, tutti e sette avevano abbandonato la città e si erano diretti speditamente al loro campo, desiderando essi raggiungerlo al più presto.

Rimasta sola con i due giovani, i quali erano venuti a prenderla in consegna da parte di Lucebio, in principio la ragazza aveva finto di restare assai scombussolata. In seguito, però, mostrandosi come se fosse imbambolata, aveva domandato a loro due:

«Come mai non è venuto a prendermi mio padre in persona? Se volete saperlo, avrei preferito qui soltanto lui e nessun altro! Così lo avrei abbracciato e avrei gioito insieme con lui, gustandomi meglio la liberazione! Ma visto che egli non è potuto esserci, pazienza! Abbraccerò lui e la mamma insieme, quando avrò raggiunta casa mia!»

«Invece, Erusia, dovrai pazientare ancora un poco, prima d'incontrarlo e di scambiarvi le vostre effusioni di gioia.» le aveva risposto Solcio «Il nostro compito, per il momento, non è quello di condurti a casa tua, poiché abbiamo ricevuto l'ordine di accompagnarti da Lucebio, dove prima di sera ti raggiungerà tuo padre per riportarti a casa, tra le braccia di tua madre. La cosa importante è che adesso ti trovi fra amici e non più in mezzo agli scalmanati settari. Per questo puoi già liberarti dalla paura e cominciare a rilassarti almeno in minima parte!»

«Chiunque voi siate, giovani aitanti e generosi, vi ringrazio di quanto state facendo per me! Ma non vedo l'ora di riabbracciare i miei genitori. A tale riguardo, vorrei sollecitarvi a rimetterci subito in cammino, poiché sono impaziente d'incontrarli, di riabbracciarli; ma soprattutto desidero rasserenarli con la mia presenza!»

Alla richiesta dell'avvenente ragazza, i due amici, dopo avere sprangato la porta d'ingresso situata in Via dell'Affidabilità, se n'erano usciti attraverso l'altro uscio, ossia quello che dava sulla Via della Previdenza. Questa, poiché conduceva direttamente fuori le mura della città, li aveva fatti trovare rapidamente in aperta campagna. A quel punto, essi avevano spinto le loro bestie ad accelerare l'andatura, al fine di compiacere la sfortunata Erusia. Così facendo, Solcio e Zipro avevano reso il viaggio più breve, raggiungendo il loro campo in un batter d'occhio.

Lucebio, il quale stava vivendo in un'attesa spasmodica a causa dell'incertezza dell'operazione in atto, vedendoseli arrivare di gran carriera, era stato preso da una grande emozione e se n'era rallegrato moltissimo. Perciò all’istante aveva iniziato a sperare nell'arrivo pure del padre, essendo desideroso di leggergli negli occhi la sua somma contentezza. La cui esplosione improvvisa avrebbe cosparso lo spazio circostante alla sua modesta dimora di una miriade di pezzi di giubilo, che sarebbero stati dediti al suo massimo piacere. Nel frattempo che suo padre non si faceva vivo, il saggio uomo si era fatto in quattro per accogliere Erusia con tutta la premura possibile, facendola sentire a suo agio in ogni sua esigenza. Da parte sua, la ragazza aveva smesso di profondersi in esagitazioni, in lamenti e in preoccupazioni. Non faceva più le sue richieste insistenti sull'arrivo del genitore. Ad un certo punto, senza un motivo apparente, ella si era chiusa in un mutismo strano ed inconcepibile, dandosi a rifiutare ogni contatto verbale con chiunque.

Quel suo atteggiamento veniva interpretato da Lucebio e dagli altri ribelli suoi amici come la conseguenza della sua recente esperienza traumatica, a cui i Tricerchiati l'avevano costretta. Secondo loro, la figlia di Fusso stava ripensando all'immane dramma che essi le avevano fatto vivere. Forse esso, in quel momento, le si stava ripresentando con la sua sinistra ed amara realtà, in una cornice di crudezza e di esasperante lucidità. Ciò lasciava supporre che il male fisico e quello morale, che le avevano fatto subire i suoi rapitori, potessero essere enormemente degradanti e disgustosi. Anzi, a loro parere, entrambi i mali potevano soltanto averla ferita nella sua interiorità in maniera barbara ed umiliante, fino a farle desiderare la morte. Per la quale ragione, smettere di vivere significava per lei unicamente liberarsi dai suoi tanti pensieri orribili, che adesso la tormentavano e la facevano sentire non più degna dell'affetto dei suoi cari genitori. La poveretta, sempre com'essi si davano a pensare, in quella circostanza si sentiva naufragata in una turpe e sordida vicenda, che neppure il detersivo più potente avrebbe potuto lavare, riportandola al precedente stato di candore e di purezza.

Lucebio, Croscione, Solcio e Zipro avevano appena smesso di fare le loro congetture sul conto della ragazza, le quali non erano state affatto splendide, allorquando si era presentato presso di loro il maniscalco tutto trafelato. Egli, subito dopo essere sceso da cavallo, mostrandosi in preda ad una grande agitazione, aveva chiesto:

«Allora avete liberato mia figlia? Non potete immaginare come la madre la sta aspettando! Avanti, ditemi che lo scambio ha avuto esito positivo per la mia dolce Erusia!»

«Certo che è stato così, Fusso,» soddisfatto, gli aveva risposto Lucebio «siccome non poteva andare altrimenti! Perciò cerca di stare calmo: tra poco sarà interamente tua!»

«Ma non la vedo in nessun posto, Lucebio! Per favore, vuoi dirmi dov'ella si trova in questo momento? Non puoi sapere quanto io sia ansioso di riabbracciarla e di stringerla forte al mio petto! Allora mi dite dov’ella si trova adesso, senza indugiare oltre?»

«Eccola là, Fusso! Non la vedi seduta sopra quel ciocco che si trova laggiù? Se non riesci ancora a scorgerla, è perché ella ti tiene voltate le spalle. Raggiungila ed elargiscile i tuoi abbracci con moderazione! Ti raccomando di essere prudente con lei e di non assalirla, fin dal primo istante, con la tua valanga di euforia. Il suo stato psichico si presenta alquanto compromesso e non è bendisposto ad accettare una carica prorompente di affetto. Anche se le proviene dal proprio padre!»

Fatto tesoro delle raccomandazioni di Lucebio, l'ansioso maniscalco, lasciandosi prendere dall’emozione, si era affrettato a raggiungere la figlia, la quale se ne restava in disparte senza proferire parole. Quando poi si era trovato davanti a lei e l'aveva guardata bene in volto, senza nascondere il proprio disappunto, Fusso aveva gridato:

«Questa ragazza non è mia figlia Erusia! Siete stati ingannati da quei maledetti Tricerchiati! Non posso crederci! Adesso come farò a riferirlo alla mia inferma Attunia? Chi la salverà da una fine miserabile, una volta che avrà appreso che è stata delusa dai miei amici ribelli, nonostante si macerasse nella sua angosciante attesa?»

Alle frasi di sconforto del maniscalco, Lucebio aveva invitato i due amici a condurre in sua presenza la ragazza, la quale aveva saputo recitare benissimo la sua parte da ingannatrice. Con molte probabilità, secondo lui, ella era stata anche profumatamente pagata dagli scaltri Tricerchiati, perché facesse la sua parte da provetta attrice.

«Mi dici chi sei e perché hai voluto prenderti gioco di noi?» allora le aveva domandato «La tua intromissione non ci ha permesso di condurre a buon fine lo scambio di una sventurata, la quale stava tanto a cuore ai suoi afflitti genitori! Adesso mi dici come dobbiamo metterla con te? Altri, al nostro posto, ti avrebbero uccisa all’istante, senza neppure farti delle domande sul perché sei stata al gioco dei Tricerchiati! Perciò come mai non ti sei preoccupata del rischio che avresti corso, facendoti coinvolgere nel loro inganno?»

«Il mio nome è Rezia e in Dorinda esercito il mestiere della borseggiatrice. Anche se per voi la mia attività non è affatto edificante, per me vuol dire molto. Non avendo altri proventi che possano permettermi di sfamarmi, essa mi dà la possibilità di sopravvivere. Comunque, anziché prostituirmi, ho ritenuto meno ignobile il darmi a spennare i polli, dei quali le strade dorindane sono piene! In un certo senso, anche con voi è stato lo stesso, poiché prestarmi ad un simile gioco mi ha già fruttato una bella sommetta. Quanto all'altra ragazza che vi attendevate dallo scambio, ti giuro che non ne sapevo proprio niente! Solo adesso sono venuta a conoscenza della sua esistenza. Ad esserti sincera, anche se ne fossi stata al corrente, ugualmente avrei preso parte al raggiro. Avendo dovuto scegliere tra una bella somma ed una minaccia di morte che mi pendeva sul capo, è stato pacifico che io abbia optato per la prima! Qualunque altra donna, al posto mio, avrebbe fatto la stessa cosa! Non sembra pure a te?»

«Chi ti ha minacciata di morte, Rezia? E come mai egli si è rivolto proprio a te, fra tante passeggiatrici che c'erano in Dorinda?»

«É stata una mia vecchia conoscenza, di nome Ernos, a costringermi a prendere parte all'inganno, che aveva deciso di prepararvi. Da ragazzi, eravamo vicini di casa. Divenuti adolescenti, egli partì e non seppi più nulla di lui. L'ho rivisto alcuni mesi fa. In quell'occasione, gli rivelai anche che, per campare, mi davo al borseggio in città. Egli è venuto a trovarmi ancora ieri e mi ha proposto di prestarmi alla loro subdola macchinazione, quella che stavano per attuare a vostre spese. Come corrispettivo, mi avrebbero versato una bella somma. Nello stesso tempo, Ernos mi ha fatto capire che, se mi fossi rifiutata, non solo non avrei guadagnato tanto denaro, ma anche sarei andata incontro ad un tragico incidente. Allora, calcolando i rischi che correvo, ho avuto paura di mostrarmi di parere avverso. Davanti a quella prospettiva di morte, ho dovuto piegarmi alla sua proposta, il cui esito mi ha fatto trovare davanti a te, pronta a subire un tuo interrogatorio di terzo grado. Ma esso non ti servirà a niente, siccome già ti ho riferito quel poco che sapevo sul fasullo scambio che i Tricerchiati vi hanno rifilato. Dopo che vi ho detto ogni cosa di me, adesso posso andare via di qui? Oppure voi non siete di questa idea ed intendete punirmi con molta severità? Spero proprio che il mio destino non sarà questo!»

Quando la ragazza aveva finito di spiegare il suo ruolo in quello scambio andato a male per i ribelli, Lucebio, con tutta calma, aveva invitato Solcio e Zipro a riaccompagnarla in città. Dopo che essi erano partiti, egli aveva promesso a Fusso che si sarebbero dati da fare in altro modo per liberare la sua Erusia. Lo aveva altresì pregato di avere parecchia pazienza, almeno fino a quando ella non fosse stata liberata, senza andare al campo ogni giorno a pretendere in continuazione dagli altri ribelli la liberazione della figlia. Il maniscalco allora, dandogli ascolto, se n'era tornato a casa con una rassegnazione forzata.