382°-IL PREDILETTO COMMISSIONA A POLEN L'UCCISIONE DI ZIPRO

Olpun aveva voluto discutere con Ernos della vicenda di Polen in presenza anche della sua amante, poiché egli era convinto che la donna avesse più cervello di loro due messi insieme. Così, una volta che il maestro d’armi gli aveva fatto presenti le sue impressioni che indiziavano il giovane come probabile colpevole della sparizione dei due sorveglianti che lo pedinavano, il Prediletto gli aveva dichiarato che si trattava soltanto di mere illazioni. Invece le due considerazioni che Stiriana aveva fatto sul nipote erano da accettarsi come ragionamenti probatori sufficienti a scagionarlo da ogni imputazione. Altrimenti il giovane Polen giammai avrebbe preso la decisione di presentarsi nella sua abitazione e di abbracciare la loro religione. Dopo aver fatto tali sue logiche deduzioni, infine l'amante di Stiriana aveva concluso sull'argomento:

«Sono sicuro che la mia donna vorrà convincerci ulteriormente della lealtà e dell’innocenza del nipote, proponendoci qualcosa che lo discolperà al di là di ogni ragionevole dubbio. Dicci che è vero, amore mio, che sei disposta a fare ciò, per la sicurezza della nostra setta religiosa! Così convincerai anche il nostro miscredente amico Ernos. Egli, come gli leggo in faccia, non è disposto a staccarsi dalle sue perplessità!»

Lì per lì, essendo stata presa in contropiede dal suo uomo, che in verità non l’aveva fatto per un secondo fine, Stiriana era rimasta di stucco. All’inizio, perciò, ella si era mostrata assai confusa e ritrosa ad assecondarlo; ma poi le era balenata una idea geniale. Perciò si era affrettata a renderla palese ad entrambi per convincerli della buonafede del nipote. Infatti, dopo aver recuperato sollecitamente la precedente calma, con orgoglio la donna gli aveva esclamato:

«Mi hai letto proprio nel pensiero, mio caro Olpun! Stavo appunto pensando a come persuadervi dell'innocenza di Polen e dissipare così ogni vostro dubbio su di lui. A tale riguardo, ho trovato un modo per provarla indiscutibilmente. Sono certa che esso vi risulterà assai convincente e farà ricredere il nostro Ernos del suo atteggiamento persecutorio nei confronti del mio caro nipote! Ne sono convintissima!»

«Possiamo sapere anche noi, Stiriana,» le aveva chiesto il maestro d’armi «cosa intendi fare, allo scopo di risolvere i nostri dubbi sulla non colpevolezza del tuo amato nipote? Comunque, tengo a chiarirti che io non ce l’ho affatto con lui. Se sono sospettoso oltre ogni limite, lo faccio per difendere gli interessi della nostra setta!»

«Ciò è vero, Stiriana; te lo posso garantire!» le aveva confermato il Prediletto «Ernos persegue unicamente quei fini, che salvaguardano noi tutti da minacce esterne. Adesso, però, poniamo un sasso sopra questa incomprensione che c'è tra di voi e facci sapere cosa vuoi proporci per dimostrarci che tuo nipote è un tipo insospettabile ed affidabile al cento per cento. Dopo te ne saremo molto grati!»

«Propongo di commissionare a Polen l’uccisione del suo amico Zipro. Ma essendo costui molto in gamba con la spada e mio nipote non è ancora par suo nell'uso di tale arma, egli dovrà colpirlo a morte con una freccia. Sono convinta che il figlio di mio fratello eviterà di farsi esonerare da tale incarico, nonostante il suo bersaglio dovrà essere il ribelle che, fino a ieri, è stato un suo intimo amico! Secondo voi, la considerate roba da niente quanto verremo a proporre a mio nipote, pur di non diffidare più di lui? Vedrete che egli accetterà la nostra commissione senza battere palpebra. Così dopo mi darete ragione!»

Rivolgendosi al maestro d'armi, il prediletto aveva voluto fargli il suo commento con queste parole:

«Cosa ti dicevo, Ernos? Stiriana riesce sempre a stupirci con le sue trovate geniali! Nessuno di noi due sarà mai in grado di superarla nell’intelletto e nella sagacia! Spero che tu, dopo che Polen ci avrà dato questa importante prova, non avrai più niente da ridire sulla sua fedeltà verso la nostra setta! Maestro, non è forse vero che il nipote della nostra Stiriana non potrebbe convincerci della sua buonafede in modo migliore?»

«Come potrei ritenerlo ancora inaffidabile, Prediletto,» era stata la risposta di Ernos «dopo che il nipote della nostra amica Stiriana avrà adempiuto un obbligo del genere? Devo ammettere che la tua donna sa sempre cercare al posto giusto per rinvenirvi quelle sue luminose idee, che ogni volta ci strabiliano! A questo punto, ci resta solo da assicurarci che Polen non si tirerà indietro, quando gli faremo la proposta avanzata dalla zia. Perciò, senza perdere altro tempo, convochiamolo presso di noi ed appuriamo quale tipo di reazione si avrà in lui nell'affidargli l'incarico che la sua stessa parente con molta perspicacia ci ha suggerito. L'accettazione di esso da parte sua con impassibilità sarà la dimostrazione che suo nipote è sincero; altrimenti dovremo stimare falsa la sua intenzione di abiurare la sua religione ed accettare la nostra!»

Pochi minuti dopo, essendo stato mandato un loro uomo a chiamarlo, il nipote di Stiriana era già davanti a loro tre per conoscere il motivo per cui era stato convocato presso di loro. Ma si teneva pronto a reagire nella maniera confacente alle loro aspettative per non tradirsi, nel caso di una loro proposta trabocchetto. Il Prediletto, appena il giovane gli si era presentato davanti, mostrandosi disponibile ad ogni loro richiesta e senza mezzi termini, ex abrupto gli aveva impartito il seguente ordine:

«Polen, non appena ti capiterà l’occasione, dovrai eliminare il tuo ex amico Zipro! Ma eviterai di farlo con la spada, poiché il duello con lui potrebbe andarti male. Invece dovrai colpirlo con una freccia dritta al cuore. Così, anche se egli fosse insieme con altri ribelli, non potrebbe sfuggire ad essa, dopo essere stata scoccata da un luogo nascosto e possibilmente anche sicuro per te! Quando si presenterà il momento, ci sarà il nostro Liciut a guardarti le spalle. Allora sei disposto ad eseguire un tale mio ordine, senza che da parte tua ci sia qualche problema?»

Dopo essergli stata commissionata l'uccisione dell'amico, il giovane aveva avvertito nelle viscere un odio furioso verso chi gliel'aveva ordinata. Comunque, lo stesso era riuscito a mantenere i nervi saldi e a controllarsi abbastanza bene, dal momento che già si era aspettato qualcosa di simile da loro. Egli era sicuro che essi intendevano fugare ogni dubbio su di lui ed avere con quell’incarico la dimostrazione della sua lealtà. Perciò pacatamente gli aveva risposto:

«Ciò che ordini tu, Prediletto, non può essere né discusso né disatteso da nessun tuo devoto, me compreso, poiché la tua volontà è quella dell'onnipotente Kursut. Dunque, da questo istante, comincia a considerare morto il nostro nemico Zipro. Egli presto si ritroverà a fare i conti con il mio infallibile arco! Parola di Polen!»

Il Prediletto era rimasto molto soddisfatto della risposta ricevuta dal figlio del defunto Trisippo; ma anche Ernos l’aveva approvata con un certo gradimento. Perciò entrambi si erano augurati che presto il giovane dimostrasse con i fatti quanto aveva dichiarato con le parole. Da parte sua, la zia, la quale era apparsa la più compiaciuta per la risposta da lui data, non aveva dubbi in merito. Secondo lei, il nipote avrebbe ottemperato ai desideri del loro capo con dedizione e scrupolosità, onorando la sua promessa. Anzi, ci avrebbe perfino scommesso la testa!

A quel punto, la riunione fra le tre insigni personalità della setta dei Tricerchiati si era sciolta. Allora, mentre Olpun era rimasto insieme con la sua donna, desiderando esprimerle le sue effusioni amorose, Ernos aveva invitato Polen al tempio. Esso, in quelle ore della giornata, veniva adibito a palestra. Vi si erano condotti direttamente, senza intercalare a tale invito una diversa occupazione. Il maestro d’armi, mentre vi si dirigevano, aveva incaricato un suo allievo di cercargli il suo vice Liciut e di informarlo che aveva un assoluto bisogno di lui nel locale degli allenamenti. Ma essendosi poi imbattuti in lui strada facendo, egli lo aveva invitato ad unirsi a loro due e a seguirli nel tempio. In quel luogo, Ernos aveva intenzione di usarlo per soddisfare una sua curiosità, che tra breve conosceremo.


Chi era Liciut? Fino a questo momento, per bocca del suo maestro, abbiamo appreso solamente che egli era il Votato alla Morte più preparato e più scaltro fra tutti i suoi allievi. Egli se ne era convinto, dopo aver notato in lui delle spiccate doti di combattività. Infatti, lo aveva trovato, fra i suoi Votati alla morte, il più incline all’uso delle armi e ad altre attività proprie del combattente pugnace. Ernos se ne era accorto, quando per caso lo aveva incontrato nella suburra di Dorinda, in una bettola malfamata. La quale veniva frequentata dai filibustieri più astuti e disonesti, che si potessero rinvenire nella feccia della società dorindana. In quel luogo, per una disattenzione, Liciut aveva fatto versare sul banco dell’oste il boccale di vino appartenente ad uno degli avventori, il quale si presentava dal carattere assai difficile. Allora costui si era ricusato di accettare le sue scuse, dovute alla sua banale distrazione. Inoltre, lo aveva pure aggredito con parolacce in modo gravemente offensivo, usando i seguenti spregevoli termini:

«Figlio di una scrofa, a causa della tua imperdonabile sbadataggine, il mio vino è andato in fumo. Perciò, per aver commesso un tale errore, anche se non volontariamente, mi obblighi ad ordinarti di omaggiarmi con umiltà, stando in ginocchio! Ti sono stato chiaro? Ma se tu ti opporrai, sarà peggio per te, poiché non risponderò delle mie azioni!»

Vilipeso in quella maniera sfrontata ed oltraggiosa dalle parole della sua controparte, le quali avevano pure provocato fragorose risate di beffeggiamento da parte della sua combriccola, Liciut si era sentito salire il sangue alla testa. Allora aveva deciso di reagire all’istante. Dopo avere infilato le sue dita in quelle del suo offensore, aveva iniziato a stringergliele con molta forza. Così, nel frattempo che lo costringeva a piegarsi verso l’impiantito tra disperate grida di dolore, egli si era dato a fargli presente:

«Invece, lurido verme, sarai tu ad assumere la posizione genuflessa che hai preteso da me poco fa e ad invocare il mio perdono, se non vorrai finire male! Ti avverto che ti maciullerò tutte e cinque le dita, come se fossero bruscolini, se non mi ubbidirai subito! Mi sono spiegato abbastanza, emerito villanzone oppure mi obblighi a ripetertelo?»

In verità, le cose non erano andate come egli aveva previsto, poiché circa una ventina di farabutti che costituivano la sua ghenga, intervenendo a favore del loro capo, avevano dato inizio nell'affollata taverna ad un vero putiferio. Senza requie, erano cominciate a volare botte da orbi, le quali spesso ci facevano andare di mezzo suppellettili ed arredi, colpendoli e fracassandoli. Con quel diavolio di percosse che si davano e di oggetti che si scagliavano, i rissosi litiganti avevano inscenato un pandemonio. Per questo in quel locale non si riusciva a capire più nulla. In tanta confusione, ognuno si rendeva conto del seguente fatto evidente: Liciut, sebbene fosse solo a competere con quella turba di scalmanati, riusciva benissimo a tener testa ai suoi avversari, causando ad alcuni di loro ferite ora lievi ora gravi. Alla fine anch’egli, incalzato dalla manifesta stanchezza e acciaccato com'era da varie ammaccature, si era sentito allo stremo delle forze. A quel punto, i suoi sei rivali rimasti ancora in piedi di sicuro avrebbero avuto ragione di lui, se Ernos non fosse intervenuto in sua difesa. Egli, in un attimo e con poca fatica, li aveva storditi e mandati a sognare alla stessa maniera degli altri loro compagni. Agendo in quel modo, aveva posto fine alla lotta, la quale così aveva smesso di esserci nella bettola.

Dopo l'intervento dello sconosciuto a sua difesa, Liciut lo aveva ringraziato e gli aveva espresso la sua simpatia, dichiarandosi disponibile a ricambiare il favore, se ci fosse stato bisogno. Dal canto suo, il valente maestro d’armi gli aveva fatto presente che sarebbe stato ancora lui ad essergli utile, se lo avesse seguito e si fosse conformato alle sue idee. Allora lo scapestrato uomo della strada gli aveva dato retta e si era pure fatto infervorare da lui alle sue idee religiose, diventando alla fine un fervente Tricerchiato. In seguito, dopo che egli era diventato il suo allievo più dotato, Ernos lo aveva nominato suo primo aiutante. Perciò Liciut lo sostituiva spesso nell’impartire agli altri apprendisti le proprie lezioni di scherma e di arti marziali. Difatti egli si dimostrava molto valido anche nell’insegnamento di entrambe le discipline, siccome lo faceva con grande passione. Soffermandoci invece in special modo sul suo abito interiore, non possiamo affermare che Liciut avesse un animo reprobo, nonostante la sua vita fosse stata segnata da una esperienza familiare tremendamente negativa. La presenza in essa di un padre manesco e violento, il quale ogni giorno martirizzava la moglie e si comportava con i figli come un padre-padrone, l’aveva trasformata in un autentico inferno. In un certo senso, lo spietato capofamiglia, in seno al proprio nucleo familiare, aveva proibito ogni libertà di sentimenti e vi aveva stroncato ogni anelito alla dignità umana. Quando poi l’irascibile genitore aveva colpito a morte la madre, in seguito ad una piccola distrazione della moglie, il figlio diciottenne non aveva esitato a brandire un coltello da cucina. Dopo, usandolo come arma, lo aveva colpito un numero imprecisato di volte, fino a quando non lo aveva visto stramazzare a terra morto e in un bagno di sangue. Una volta commesso il parricidio, il giustiziere Liciut era divenuto uccel di bosco per non farsi arrestare dai gendarmi. Riprendendo quindi il discorso sulla sua personalità, possiamo asserire con franchezza che egli aveva un carattere nobile. In pari tempo, non ci asteniamo dall’ammettere che da esso affiorava una rudezza di modi, la quale gli era derivata dalla sua precedente esistenza, che era stata marchiata da mille traversie.

Adesso che era un trentenne maturo, non era alieno dall’affrontare con giudizio qualunque situazione, positiva o negativa che fosse. Si mostrava pronto a scusarsi in caso di una sua mancanza involontaria; come pure maltollerava le prepotenze di ogni tipo, da parte di chi tentava di sopraffarlo. La sua reazione si manifestava imprevedibile e istantanea, senza dare all'avversario la possibilità di rendersene conto. Lo attaccava con tutta la sua stazza formidabile, la quale raggiungeva i centonovanta centimetri di altezza e mostrava una muscolatura atletica ben soda e solida. In verità, spesso bastava la sua corpulenza nerboruta a scoraggiare una persona dall’attaccare lite con lui. Ma ciò non capitava sempre, poiché in qualche circostanza aveva a che fare con qualche tipaccio, al quale egli non riusciva affatto ad incutere terrore. Soprattutto se costui, nelle sue bravate e nelle sue prepotenze, si faceva spalleggiare da qualche decina dei suoi complici, sempre pronti a dargli manforte nelle risse da lui provocate! Nel qual caso, però, egli ugualmente non si arrendeva e, oltre ad accendere la conseguente rissa, cercava di portarla avanti fino in fondo. Anche se essa a volte finiva per provocare sul suo corpo ammaccature, lividi, ematomi e anche qualche lieve ecchimosi.