381°-POLEN FINGE DI VOLERE ESSERE UN TRICERCHIATO

I tre giovani amici si erano presentati presso Lucebio poco prima di mezzodì, prendendolo alla sprovvista, cioè senza che il vegliardo stesse ad attenderli a quell'ora del giorno. Perciò egli subito aveva messo in moto la macchina della sua arte culinaria. Adesso gli toccava preparare il pranzo non più per due sole persone, che erano rappresentate da lui e da Croscione; bensì per cinque di loro. Tre dei quali mostravano di avere davvero una fame da lupo. Quanto alla zona che ospitava il nuovo campo di Lucebio, essa era di circa dodici miglia quadrate ed era situata a dieci miglia a nord di Dorinda. Inoltre, la medesima occupava l’intera estensione di un rilievo di modesta entità, il quale non superava i cinquecento metri di altezza. Si perveniva al suddetto pianoro, percorrendo uno stradone, che si inerpicava lungo il suo versante orientale con un dolce pendio. Invece gli altri suoi lati risultavano impraticabili, per cui non potevano essere scalati neppure dagli alpinisti più esperti.

Una volta in compagnia dei piaceri della tavola, i cinque commensali si erano messi a divorare le prelibate pietanze preparate dal cuoco del gruppo. Ma essi preferivano anche sorseggiare, di tanto in tanto, dell’ottimo vino fresco contenuto in un boccale di terracotta, il quale all’inizio era stato pieno fino all’orlo ed ora cominciava a non esserlo più. Così, mentre si mangiava e si beveva all’insegna della serenità, Lucebio, smettendo di mandar giù i suoi bocconi e i suoi sorseggi, aveva chiesto al nipote di Stiriana:

«Allora, Polen, sei stato contattato dalla tua perfida ex zia? Oppure dobbiamo ancora aspettare che si faccia viva? Se vuoi conoscere il mio parere riguardo a ciò che ti ho chiesto, sono propenso a credere che ella ti abbia già fatto una sua visita. Penso anche che sia venuta a casa tua accompagnata da qualche Tricerchiato autorevole. Magari da Ernos in persona, per sentirsi più protetta e sicura! Oppure mi sono sbagliato, in merito a ciò che ho immaginato e ti ho espresso in questo momento?»

«Hai avuto ragione, saggio Lucebio, a pensarla come hai detto. Per cui ti chiedo come fai a renderti conto sempre di tutto, senza averlo prima appreso dagli altri? Comunque, come anche tu hai supposto, la strega non si è fatta accompagnare da un suo tirapiedi qualunque. Invece il suo accompagnatore, ma sarebbe meglio dire il suo guardaspalle, è stato addirittura il maestro dei Votati alla Morte in persona, cioè Ernos. Egli è senz’altro un guerriero formidabile! Mai nessun altro ho visto combattere come lui in città, per cui dubito che ce ne possano essere uguali almeno in tutta Dorinda, giudicandolo forse anche superiore ai nostri due campioni! Per nostra sfortuna, devo ammettere che la sua scherma è quella di un vero professionista, il quale ci darà molto filo da torcere e non potrà essere altrimenti per noi ribelli! Te lo garantisco!»

«Invece stanne certo, Polen, che almeno due persone, i quali attualmente sono assenti e di cui hai sentito già parlare da me e dai tuoi amici, sono di gran lunga superiore a lui! Perciò non ti lasciare ingannare ed impressionare dalle apparenze! E poi come fai a giudicare quelli che non conosci e non hai mai visti in azione, fino a considerarli inferiori al gradasso Ernos? Non credi di essere stato ingiusto verso i nostri insuperabili campioni? Da parte mia, ti consiglio di non cadere più in un tale errore, senza averne le prove. Te lo possono confermare anche i tuoi amici Solcio e Zipro, che sono stati i loro allievi, il primo di Iveonte e il secondo del re Francide, dai quali sono stati preparati come sai!»

«Altro che ingiusto è stato!» aveva esclamato Croscione «È stato un errore imperdonabile, da parte di Polen, ritenere Iveonte e Francide addirittura inferiori a questo emerito sconosciuto, il quale è senz’altro un essere insignificante a loro confronto! Egli, però, è da scusarsi, siccome non ha avuto modo di conoscerli di persona. Si vede che non è stato messo al corrente delle imprese sovrumane dell’eccezionale Iveonte! Tu, Lucebio, appena hai un po’ di tempo, a ogni costo devi informarlo sul valore del più grande di tutti gli eroi esistiti ed esistenti al mondo! Così egli si renderà conto dello straordinario valore dei nostri due campioni e in avvenire eviterà di metterne in dubbio la loro imbattibilità!»

«Ti prometto che lo farò senza meno, caro Croscione.» gli aveva attestato Lucebio «Solo in questo modo, nel tempo a venire, pure il nostro Polen dopo saprà per chi tifare, quando sarà di nuovo costretto ad emettere un equo giudizio sui nostri campioni Iveonte e il re Francide!»

Dopo la promessa che il saggio uomo aveva fatta a Croscione, l’orfano dei defunti coniugi Trisippo ed Auleda aveva iniziato a fare il resoconto di quanto gli era capitato, a partire dalla nottata precedente e fino al suo ritorno in città. Al termine del quale, mostrandosi preoccupato, si era espresso agli altri del gruppo in questa maniera:

«Ecco, amici miei, a questo punto sapete ogni cosa che mi è successa dalla scorsa notte a questa mattina; conoscete altresì quale pericolo rappresenta Ernos per noi ribelli! Sono convinto che neppure Solcio, Zipro ed io, pur affrontandolo insieme, riusciremmo ad averla vinta contro di lui. Inoltre, vi faccio presente che, anche se esistono due simpatizzanti della nostra causa più forti di lui, però essi non si trovano con noi e non possono proteggerci dalla reale minaccia, che egli dimostra di essere per noi. Dunque, ditemi voi come mi devo comportare con i Tricerchiati da oggi in poi, poiché nutro ancora dei forti dubbi in proposito!»

Rivolgendosi poi al solo capo dei ribelli, per avere da lui un giusto parere, Polen aveva aggiunto:

«Perciò chiedo a te dei consigli a tale riguardo, sagace Lucebio, perché io venga a conoscenza della nuova strada che dovrò intraprendere e percorrere nella mia difficile situazione! Ma ti faccio subito sapere che io non temo nessun pericolo e non sono il tipo che si tira indietro, quando prevede un probabile rischio per la sua persona! Per la mia Dorinda e per il mio sovrano Cloronte, sono disposto a tutto, perfino a sacrificarmi! Per questo sto qui per ottenere da te un saggio consiglio.»

«Mi pare di avertela già indicata la strada, Polen. Devi solo fingere di diventare uno di loro. Dopo che saranno trascorsi i tre giorni che ti hanno concesso per pensarci bene, dovrai comunicare alla tua indegna zia che hai deciso di diventare uno di loro, cioè un Tricerchiato. Da quel momento, però, dovrai stare molto attento a come muoverai i tuoi passi, se vorrai evitare che essi scoprano il tuo doppio gioco a nostro favore. Già da adesso, inoltre, dobbiamo preparare un piano, perché i futuri incontri con i tuoi amici qui presenti avvengano nell’assoluta segretezza, senza dare adito a sospetti. A mio avviso, la tua casa potrebbe essere il luogo ideale dove avere i tuoi contatti con loro. Ma prima occorre escogitare il modo di farceli trovare al tuo rientro e farli uscire da essa, dopo che hai trasmesso ad entrambi le notizie che ci riguardano direttamente. Sono convinto che i Tricerchiati terranno in continuazione sotto controllo la tua abitazione, volendo assicurarsi che tu non abbia alcun contatto con i tuoi ex compagni!»

«Sarà senz'altro come dici, Lucebio! La qual cosa ci obbliga ad escogitare un ottimo piano alternativo, il quale dovrà permetterci in piena sicurezza di eludere il controllo dei Tricerchiati, nella eventualità che essi sorveglino me oppure la mia casa!»

«Secondo me, i Tricerchiati la faranno ispezionare tutte le volte, poco prima che tu vi entri; mentre dopo la terranno sotto la loro rigorosa sorveglianza. Spiandoti senza mai interromperla, essi vorranno accertarsi che nessuno ti venga a fare visita, durante l’intero tempo che vi resterai. Allora, Polen, te la senti di affrontare una esperienza che si presenta molto rischiosa per la tua persona? Solo dopo averci riconfermato che sei disposto a fare la spia per noi in seno alla setta dei Tricerchiati, si passerà ad attuare un piano perfetto. Esso, senza rischi per nessuno, dovrà consentire a te di trasmetterci le informazioni, che riterrai di particolare importanza, e ai tuoi amici di riceverle e di agire di conseguenza. Attendo la tua risposta, Polen, prima che scada il tempo che essi ti hanno concesso! Subito dopo verrai a farmela conoscere.»

«Hai ancora dei dubbi in merito, Lucebio? Non hai ascoltato ciò che ho affermato in precedenza? Probabilmente, le mie riflessioni fatte prima su Ernos ti avranno messo su una falsa pista. Se ciò è vero, devo dedurne che hai già dimenticato che il sangue dei miei genitori grida vendetta dall’oltretomba! Ma a parte loro, desidero che si sappia che ho abbracciato la vostra causa con tutta la mia fede, considerandola giusta e doverosa, poiché così la pensava anche mio padre. Se poi dei fanatici settari hanno deciso di disturbarla con intenti sanguinari, non possiamo lasciarli fare, senza intervenire contro di loro con tutte le risorse a nostra disposizione! Perciò non mi tiro indietro, adesso che si è trovata la maniera per danneggiarli con più facilità. Con me che opererò da vero tarlo all’interno della loro compagine, avremo maggiori possibilità di rodere e di lesionare la struttura portante della loro setta. Vedrai che, stando al suo interno, ne causerò la sconfitta e l’annientamento! Non lo credi pure tu, Lucebio, che già hai valutato la mia presenza fra i Tricerchiati?»

«Bene, Polen, siccome sei determinato ad impelagarti in una faccenda così pericolosa per te, pur di servire eroicamente la nostra causa, possiamo procedere a mettere a punto il nostro piano. A tale riguardo, invito anche gli altri presenti ad avanzare proposte e a dare suggerimenti sul caso, affinché le une e gli altri possano risultarci fruibili. Nell’evenienza che ciò si verifichi, non faremo a meno di avvalercene; anzi, ne faremo gran tesoro e ne trarremo il massimo profitto! Quindi, voi quattro iniziate pure a proporre i vostri piani, che verranno vagliati dopo con la massima attenzione da me a dal qui presente Croscione!»

«Secondo me,» aveva proposto il non vedente dei cinque «sarebbe meglio non fare incontrare Solcio e Zipro direttamente con Polen nella sua casa. Così facendo, ci sarebbero meno rischi di essere scoperti. Non siete d’accordo con la mia idea? Oppure non la reputate giusta? Per favore, amici, esprimetemi la vostra opinione senza crearvi problemi!»

«La riteniamo senz’altro magnifica anche noi, Croscione.» gli aveva replicato Lucebio «Ma ci dici, nello stesso tempo, come essi dovrebbero mettersi in comunicazione tra di loro, perché l’uno informi gli altri due delle notizie a noi utili, delle quali è venuto a conoscenza? Dovresti avere una controproposta, dal momento che ne hai proposto una!»

«Per come la vedo io, Lucebio, dopo avere scritto le novità che intende farci pervenire sopra una pergamena, Polen dovrebbe lasciarla in un posto sicuro della sua abitazione, il quale dovrebbe essere conosciuto solamente da lui, da Solcio e da Zipro. I suoi amici andrebbero poi a ritirarla in sordina, ovviamente in un’ora in cui il controllo è pressoché nullo. Comunque, potrebbe anche andarci uno solo di loro a recuperare la pergamena con le informazioni, mentre l’altro dovrebbe sorvegliare la strada, camuffandosi in un accattone e stando poco lontano dall'abitazione di Polen.»

«La tua trovata è intelligente, Croscione; ma essa presenta due difficoltà oggettive, le quali ci obbligano a scartarla subito. La prima è che Polen potrebbe trovarsi a disagio nello scrivere, essendo negato per la scrittura; oppure potrebbe risultargli difficile esprimersi per farsi capire senza equivoci. La seconda, invece, è data dal fatto che certe cose vanno riferite assolutamente a voce. In questa maniera, si precisano meglio le situazioni e i particolari, nonché si descrivono con più esattezza i percorsi per raggiungere una determinata meta. Quindi, vediamo di trovare qualcos’altro che ci soddisfi maggiormente!»

«Se la proposta di Croscione non può essere accolta, per le difficoltà riscontrate in essa» era intervenuto nel discorso il figlio di Trisippo «allora ne propongo una io. Modestia a parte, amici miei, ritengo che essa sia l'unica che potrà fare al caso nostro in ogni senso, poiché risulterà per tutti e tre esente da rischi. Tra poco ve ne convincerete pure voi.»

«Se essa è come affermi, caro Polen,» gli aveva risposto Lucebio «noi non avremo difficoltà ad accoglierla! Perciò, se ti metti a riferirci la tua preziosa proposta, io, Croscione e i tuoi compagni saremo concentrati sulle tue parole, mentre ti usciranno dalla bocca, sperando che tu abbia visto giusto nel pensarla e nel ponderarla. Quindi, adesso puoi pure cominciare a spiegarci ogni cosa, poiché saremo attenti ad ascoltarti!»

«Dovete sapere, amici, che il cortiletto interno della mia abitazione presenta tutt’intorno una palizzata alta due metri e mezzo. Al di là di essa, c’è una zona prativa poco estesa, la quale è attraversata da un viottolo. Questo, che non è frequentato da nessuno, conduce in un’altra strada della città, esattamente in Via dell'Opportunità; mentre la mia casa è in Via della Discrezione. Ebbene, stabilito che i nostri abboccamenti dovranno avvenire ad una certa frazione della giornata, noi potremo parlarci stando io all’interno della recinzione e loro all’esterno di essa. Ricorrendo a tale espediente, potremo comunicare facilmente e senza il pericolo che gli altri possano scorgerci insieme. Inoltre, poiché è possibile che qualche Tricerchiato mi sorprenda mentre parlo con i miei amici, appenderò sulla palizzata, in corrispondenza di loro, la gabbia con il mio canarino. Così gli farò credere che stavo rivolgendo proprio al mio volatile le frasi che stavo pronunciando. Allora, Lucebio, non credi che la mia proposta sia formidabile, visto che ci consentirà di non correre alcun rischio?»

«Ti affermo che essa è geniale, Polen! Sono sicuro che pure gli altri sono del mio medesimo parere. Dopo averla accettata per buona, adesso bisogna stabilire in quale parte della giornata fissare ogni volta l’abboccamento fra te e i tuoi amici. Inoltre, occorrerà trovare il modo di segnalarci che sei in possesso di informazioni per noi ribelli e che desideri farcele conoscere al più presto. Con tale accorgimento, i tuoi amici sapranno se e quando intendi parlargli, avendo delle notizie da dargli.»

«Anch’io sono disposto ad ammettere che l’espediente di Polen non mostri dei punti nevralgici.» aveva approvato Solcio «Da parte mia, aggiungerei che una frasca posta sulle punte marginali della palizzata potrebbe fare da inequivocabile segnale che il nostro amico, avendo necessità di contattarci, reclama un nostro incontro. Solo in quel caso, ci faremo trovare al nostro appuntamento con lui. Che ne dici, Lucebio?»

«Dico che anche la tua trovata è ottima, nipote del mio amico Sosimo! Essa integra quella di Polen. Perciò ci resta da fissare soltanto la parte del giorno più adatta ai vostri colloqui segreti. Se voi tre avete già qualche preferenza riguardo ad essa, dovete soltanto manifestarmela. Così porremo termine a quest’argomento e ci alzeremo da tavola, dove incomincio già ad annoiarmi. Il motivo? Subito dopo aver pranzato, come già sapete, sono abituato a fare quattro passi in giro. Passeggiando qui intorno, non rischio di andare incontro a qualche indigestione. Adesso ne conoscete anche il motivo!»

«Non si tratta di prediligere una parte del giorno oppure un’altra, Lucebio.» aveva fatto presente Zipro «Invece è una questione solamente di opportunità di scelta. Per questo siamo favorevoli ad optare per la frazione della giornata più conveniente per noi. A mio avviso, essa è quella più vicina a mezzogiorno. Infatti, una volta colloquiato con Polen, dopo Solcio ed io potremo andare a pranzare a casa di suo nonno, senza arrivare quassù per mangiare qualcosa e sfamarci! Non sembra anche a voi una buona idea la mia?»

Anche i suoi amici avevano assentito alla trovata di Zipro. Invece Croscione non si era interessato ad essa, per il semplice fatto che non sarebbe stato lui a prendere parte agli incontri che dovevano permettere il passaggio di notizie. Allora Lucebio, trovandoli d’accordo su ogni particolare della vicenda, aveva soggiunto:

«Se a voi sta bene in questo modo, giovanotti, non posso che allinearmi al vostro pensiero. Ma voglio sollecitare Polen a ritornarsene immediatamente alla sua abitazione, se non vuole destare sospetti. Difatti è in quel luogo che andranno a controllarlo i due Tricerchiati, che saranno incaricati di dare il cambio ai loro amici morti. Spero soltanto che gli autorevoli personaggi della setta dei Tricerchiati non ritengano il nostro Polen il responsabile dell'uccisione dei loro due uomini, quelli che lo pedinavano a distanza!»


Dopo pranzo, mentre Lucebio e Croscione si erano dati ad una breve passeggiata, prima di fare la siesta, i tre giovani amici si erano incamminati verso Dorinda, che avevano raggiunto dopo mezzora di galoppata. Varcate poi le mura della città, dopo qualche miglio essi si erano separati. Mentre Polen si era affrettato a rincasare, Solcio aveva suggerito a Zipro di condursi insieme al palazzo di suo nonno Sosimo. Ma lì avevano dovuto incontrare la nobildonna Madissa, la quale durante l'intera mattinata aveva chiesto insistentemente di loro due. Così, pervenuti presso l’ambiente della nobildonna, essi l’avevano trovata sola, siccome la principessa Rindella si stava trattenendo nel patio del palazzo con alcune cugine di Solcio. La donna di Lucebio allora aveva incominciato a fare al nipote preferito del suo ex spasimante una infinità di domande, alcune delle quali erano state le seguenti:

«Mi dici, Solcio, cosa sta succedendo in questo palazzo? Vuoi spiegarmi perché mai ci sono tanti uomini armati fino ai denti nella casa di tuo nonno? A difesa di chi sono stati accantonati in questo luogo? Temete forse una incursione da parte dei soldati del despota Cotuldo? Su, chiariscimi ogni cosa, per favore, e non tenermi sulle spine!»

«Nobildonna Madissa, i soldati del tiranno non c’entrano affatto con la presenza di tanti ribelli nella casa del nonno. Se fosse stato come hai sospettato, l'avremmo abbandonata in massa e ci saremmo rifugiati nel nuovo campo di Lucebio. Esso garantirebbe a tutti noi una maggiore protezione e una validissima difesa!»

«Solcio, se non sono i soldati di Cotuldo a preoccuparvi, allora chi sono quelli che minacciano la vostra casa? Essi cosa vogliono dalla vostra famiglia? Possibile che sono anche così numerosi, da indurre tuo nonno a ricorrere a tanti armati per difendere la sua dimora e i suoi familiari? Spero che non sia la presenza in essa della principessa Rindella la vera causa dei sopraggiunti disagi! In questo caso, mi preoccuperei ancora di più!»

«Infatti, è proprio la nostra principessa a crearci un po’ di problemi, nobildonna Madissa. I Tricerchiati, i quali costituiscono una setta religiosa sanguinaria e di cui fa parte anche Stiriana, poiché è diventata l’amante del loro capo, hanno deciso cose brutte a danno della figlia del nostro re Cloronte. Non appena il loro numero raggiungerà il migliaio, hanno intenzione di immolarla al loro divino Kursut. Tu neanche immagini ciò che di innominabile essi arrecano alle giovani vittime durante il sacrificio! Naturalmente, per evidenti motivi di vendetta, è stata la tua ex amica Stiriana a proporla ai suoi correligionari, quale preziosa vittima per il grande avvenimento! Ecco come stanno realmente le cose in questo nostro palazzo!»

«Maledetta Stiriana! L'arpia continua ancora a perseguitarci! Ma i Tricerchiati, Solcio, come hanno fatto a sapere che io e la principessa Rindella alloggiamo presso la casa di tuo nonno? La perfida donna non era stata già fermata poco tempo addietro da voi due, non permettendole di pedinarci fino a questo palazzo e di individuarlo? Ci ha forse riprovato, riuscendo stavolta a raggiungere il suo scopo?»

«Certo che il mio amico Zipro ed io eravamo stati in grado di non consentirle di seguirvi fino al palazzo del nonno! Ma in seguito, nobildonna Madissa, la fortuna ha voluto arridere alla perfida donna, per cui ella alla fine ha scoperto dove abitate.»

«In che modo, Solcio, ella è stata fortunata nel rintracciarci? Di sicuro l’avrà aiutata qualcuno a raggiungere il suo obiettivo! Altrimenti non ci sarebbe riuscita mai da sola, visto come ci eravamo organizzati per non permetterle di scovarci!»

«Tu conosci il nostro amico Polen, avendo già avuto modo di incontrarlo. Ebbene, egli era suo nipote, in quanto figlio del fratello di lei, e noi non lo sapevamo. In verità, neppure a lui era stato ancora detto che stavamo cercando una donna di nome Stiriana. Avendo egli palesato alla zia che era diventato uno dei nostri, ella subito ne ha approfittato e ha cercato di gabbarlo. Così, dicendogli che conosceva te e tua nipote, ossia la principessa Rindella, la qual cosa era vera, Stiriana si è voluta fare accompagnare da lui alla casa di mio nonno, poiché bramava tanto di riabbracciarvi. Invece, dopo essersi resa conto del posto, ha ricusato di incontrarvi, giustificando la sua rinuncia con un attacco improvviso di una terribile cefalea. Allora Polen ha dovuto riaccompagnarla a casa, senza che ci fosse il suo incontro con voi due. Ecco tutto!»

«Ma ora perché temete tanto quelli che rappresentano solo un gruppo di fanatici? A sentir parlare il mio Lucebio, tu e i tuoi amici siete diventati molto bravi nelle armi. Inoltre, vi siete messi a preparare anche molti altri ribelli nel loro uso e nelle arti marziali. Dunque, perché non andate subito ad affrontarli e non li fate fuori tutti, liberando in questo modo la principessa Rindella dalle loro malvagie intenzioni?»

«Perché uno dei Tricerchiati, nobildonna Madissa, è un vero asso sia nell’uso delle armi che nelle arti marziali, per cui nessuno di noi tre è in grado di competere con lui. Secondo Polen, non riusciremmo a sconfiggerlo, neppure se noi unissimo le nostre forze contro di lui! Adesso egli sta addestrando un corpo di guerrieri, soprannominati Votati alla Morte, con i quali, come già hai saputo, hanno cominciato a seminare le prime vittime tra i parenti dei ribelli. Hanno già ucciso la madre di Zipro ed entrambi i genitori di Polen. La nostra speranza è che il re Francide si rifaccia vivo molto presto fra di noi, dovendo egli venire a Dorinda a riprendersi la sua principessa. Con la sua presenza in città, le cose cambierebbero a nostro favore, siccome egli ci aiuterebbe nella lotta contro i Tricerchiati ed eliminerebbe, primo fra tutti, il nostro invincibile rivale, il cui nome è Ernos! Adesso ti è stata chiarita finalmente ogni cosa? Penso proprio di sì!»

«Mi stai dicendo, Solcio, che il suo fidanzato è l’unico che possa trarre dai guai la principessa Rindella e che egli potrebbe trovarla pure morta, se non si sbriga a venire a prenderla e a condurla nella sua reggia di Actina? Non ci posso assolutamente credere! Un tale pensiero comincia già a terrorizzarmi, portandomi via la calma!»

«Non preoccuparti, nobildonna Madissa! Noi faremo di tutto, perché ciò non accada mai. Siamo disposti a sacrificarci, pur di non farle torcere un solo capello! Prenderemo ogni precauzione possibile per tenerla lontana da qualsiasi pericolo. In caso di necessità, diventeremo perfino dei lupi feroci a sua difesa! Se poi i nostri provvedimenti dovessero fallire, in quel caso soltanto aderiremo alla proposta della principessa Lerinda, la quale è la sola che potrebbe risolverci il difficile problema.»

«Solcio, cosa propone la ragazza dell’eroico Iveonte, a difesa di Rindella? Mi fai la cortesia di riferirmi anche la sua proposta? Sono sicura che essa è senz'altro ottima!»

«Ella vorrebbe ospitarla nella reggia, presso il suo alloggio, nobildonna Madissa, tenendo nascosta la sua presenza a corte perfino al fratello re Cotuldo. Senza dubbio, stando nella reggia, la principessa Rindella si troverebbe come in una botte di ferro e noi avremmo da preoccuparci molto meno per lei. Ma Lucebio, per il momento, non è d’accordo con tale proposta. Perciò ha deciso di ripiegare su di essa, solo nel caso che le cose precipitassero per la principessa. Nel frattempo, però, ella resta qui da noi, anche perché Polen in seguito ha fatto credere alla zia che voi siete state trasferite altrove, in un altro posto situato fuori città e considerato più sicuro per voi due.»

«Non capisco il comportamento del mio uomo, Solcio! Egli, senza alcuna esitazione, avrebbe dovuto accogliere all’istante quanto aveva proposto la principessa Lerinda, l’amica di Rindella. Così avrei fatto io, al posto suo! Sai dirmi anche in base a quali giuste motivazioni egli ha inteso scartarla? Io vorrei conoscerle, se è possibile!»

«Lucebio non ritiene che sia facile il trasferimento della principessa Rindella a corte. Il suo ingresso alla reggia, anche se occultato, come pure il suo transito in essa fino all’alloggio della sorella del despota, non potrebbero avvenire senza dare nell’occhio. Se poi qualcosa dovesse andare storto, la poveretta cadrebbe dalla padella alla brace. Per tali motivi, fino a quando i Tricerchiati non saranno divenuti più pericolosi dell’usurpatore Cotuldo, egli ha disposto che la quartogenita del re Cloronte continuerà a rimanere in casa del suo amico. Adesso conosci anche le ragioni da lui addotte.»

«Quanto al dislocamento del campo di Lucebio nella nuova località, Solcio, mi sai dire come procedono i lavori che lo stanno effettuando? A mio avviso, in quel luogo io e la mia Rindella staremmo più al sicuro e protette che in casa di tuo nonno, se la sua disposizione geografica è quella che abbiamo sentito dire dal mio uomo!»

«Forse hai ragione e forse no, nobildonna Madissa! Almeno fino a quando le varie opere non saranno ultimate nel nuovo campo, anch’io sono persuaso che è meglio per voi restare qui nella casa del nonno Sosimo, la quale in questi giorni viene difesa da molti armati. Essi vengono addestrati ogni giorno da me e dal qui presente mio amico Zipro, al fine di permettergli di reagire con più prontezza ad eventuali aggressori. Inoltre, li esercitiamo a difendersi e ad attaccare in caso di qualche incursione nemica. Visto poi che desideravi sapere come vanno avanti le operazioni di fortificazione del campo e di costruzione degli alloggi, posso assicurarti che il loro ritmo di avanzamento è serrato e febbrile. Anzi, è tale, da farci pronosticare a breve termine la loro ultimazione. Vi si sono trasferite già più della metà delle famiglie dei rivoltosi. Le quali, dopo avere aderito all’invito di Lucebio, hanno convenuto di stabilirvisi in modo permanente.»

«Se le cose stanno come hai detto, Solcio, riferisci a Lucebio che pure a me e alla principessa Rindella farebbe molto piacere trasferirci nell'attuale vostro campo. Così sarebbe per me una buona occasione per averlo sempre vicino ogni ora del giorno! Ti raccomando di non scordarti di dirglielo, non appena a voi due capiterà di incontrarlo di nuovo!»

Con la rassicurazione di Solcio a Madissa che egli e l'amico Zipro non si sarebbero dimenticati di trasmettere a Lucebio ciò che ella aveva raccomandato ad entrambi, si era concluso quel colloquio che aveva impensierito abbastanza la donna. Allora i due giovani, come di consueto, erano corsi ad impartire il loro addestramento a quanti di sesso maschile in quella circostanza si trovavano ad abitare nel palazzo di Sosimo.


Prima avevamo lasciato Polen che se ne era andato da solo per la sua strada; però adesso cerchiamo di conoscere cosa era stato di lui, dopo che egli si era separato dai suoi due amici. Comunque, siamo già al corrente che il giovane doveva dirigersi alla propria abitazione, come aveva regolarmente fatto. Ma in quel luogo, qualche ora più tardi, egli era stato raggiunto da una coppia di Tricerchiati. Una volta che essi avevano fatto irruzione nella sua casa, quello più anziano dei due a bruciapelo gli aveva domandato:

«Dove sono finiti, Polen, i nostri due camerati che ti stavano tallonando, allo scopo di sorvegliarti? Essi non possono essersi volatilizzati all'improvviso, senza dare più notizie di sé! Ne convieni? Secondo noi, dovresti saperci dire qualcosa di loro due!»

«Come posso saperlo, amici, se non mi sono nemmeno accorto di loro? Soltanto nel caso che avessi avuto un altro paio di occhi dietro la testa, per potermi guardare anche le spalle, avrei saputo risponderti! Invece, se fossi stato avvisato dei miei due pedinatori, avrei badato pure alla loro incolumità, cosa che invece essi non sono stati in grado di fare! Quindi, come anche voi potete comprendere, ignorando del tutto la loro esistenza, non ho potuto seguirne i movimenti e proteggerli. Di conseguenza, non so neppure dove essi siano andati oppure che fine abbiano fatto, in tutto questo tempo! Mi credete adesso?»

«Se lo vuoi sapere, Polen, sebbene il tuo ragionamento non faccia una grinza, ugualmente non ti crediamo, dal momento che noi siamo persone di poca fede. Inoltre, come sai, tu non hai bisogno di convincere noi, allo scopo di salvarti la pelle. Perciò prepàrati a farlo con il nostro maestro d'armi, che è Ernos, il quale si mostra sospettoso per natura! Se ci riuscirai, buon per te; altrimenti, andrai incontro a guai molto seri. Essi potrebbero perfino non farti più ritrovare vivo, se lo vuoi sapere!»

«Certo che lo so, amico, visto che voi siete soltanto due pedine nelle sue mani! Ad ogni modo, se le cose fossero andate come voi avete immaginato, secondo voi, adesso stareste a parlarne qui con me? Vi assicuro di no, poiché vi avrei già liquidati da tempo senza alcuna difficoltà, nel momento stesso che avete messo piede nella mia dimora! Avevo chiesto ai vostri capi alcuni giorni di riflessione, prima di decidermi a diventare uno dei vostri. Ebbene, essi non mi occorrono più, poiché ho fatto già la mia scelta, ossia sarò un Tricerchiato come voi. Perciò, se mi fate la cortesia di accompagnarmi da mia zia Stiriana, le comunicherò personalmente la mia improvvisa decisione, avendola già presa in piena tranquillità. Così la farò assai felice! Ve lo garantisco!»

Allora, prendendo fuori città la solita precauzione, cioè il ricorso alla fasciatura degli occhi, i due Tricerchiati avevano condotto Polen nelle vicinanze del loro tempio. In quel luogo, dopo avergli tolto il bendaggio oculare, lo avevano accompagnato dalla donna del Prediletto. Egli, mostrandosi pienamente convinto, le aveva dichiarato:

«Zia Stiriana, avendoci riflettuto bene, ho preso coscienza che il mio posto non può essere che in mezzo a voi, dove potrò adorare il vostro dio Kursut ed essere servo fedele del vostro Prediletto. Se i miei genitori l’avessero pensata alla mia stessa maniera, evitando di mettersi contro di voi e morire inutilmente, oggi sarebbero ancora vivi! Io ho deciso di stare dalla parte dei più forti, i quali non possono essere che i Tricerchiati, essendo protetti dalla potente divinità. Perciò fai opera di persuasione presso il Prediletto e permettimi di diventare un vero Tricerchiato, nonché un suo fedelissimo devoto!»

«La tua è stata una saggia decisione, Polen. Nel prenderla, sei stato illuminato dal nostro dio Kursut. Tra poco ne metterò al corrente il Prediletto, affinché esaudisca la tua richiesta di diventare un Tricerchiato e ti accolga benignamente tra di noi!»

Un attimo prima che Stiriana uscisse con suo nipote dal suo piccolo abitacolo, il quale risultava costruito interamente con materiale ligneo, Ernos si era presentato a loro due con l’intenzione di rivolgere alcune domande a Polen. In realtà, si trattava di una semplice richiesta di chiarimenti. La donna, dal canto suo, aveva voluto farla precedere dall’annuncio che il suo caro nipote finalmente aveva espresso la volontà di abbracciare la loro fede. La qual cosa aveva indotto il maestro d’armi a dare un diverso inizio al suo dialogo con il giovane. Perciò non gli aveva più chiesto delle spiegazioni sulla scomparsa misteriosa in città dei suoi due uomini che lo seguivano da vicino, come era intenzionato a fare poco prima di presentarsi al giovane. Invece, soprassedendo per il momento, egli aveva voluto solo complimentarsi con lui. Così, dopo una vigorosa stretta di mano, Ernos si era dato ad esprimerglisi, dicendo:

«Mi ha fatto piacere, Polen, l’avere appreso da tua zia che hai deciso di diventare uno dei nostri. Per questo mi complimento con te di aver fatto la scelta giusta. Sono convinto che un giovane sveglio ed ardito come te potrà essere molto utile alla nostra setta! Che allora tu sia il benvenuto tra noi Tricerchiati, carissimo nipote di Stiriana!»

«Lo credo anch’io, Ernos.» aveva approvato la donna «Mio nipote ha una costituzione fisica robusta e forte come pochi. Inoltre, avendocelo dimostrato, sa tirare di scherma meglio di tutti i nostri Votati alla Morte, fatta eccezione del loro insuperabile maestro! Non è forse così, amico mio? Oppure non sei ancora convinto a tale riguardo?»

«Questo è ancora da vedersi, Stiriana. Prima di essere d'accordo con te, Polen dovrà battere Liciut, il quale è il migliore dei miei allievi! Comunque, non sono venuto in questo posto per discutere della sua bravura nelle armi, che già conosco molto bene; anzi, la valuto abbastanza apprezzabile. Devi sapere che la mia presenza qui ha un altro scopo. Essa vuole avere da lui delle risposte precise alle mie domande, essendo avvenuti in Dorinda dei fatti, i quali, risultando poco chiari, non mi convincono per niente. Dunque, dovrà essere lui a chiarirmeli meglio!»

«Allora sono a tua completa disposizione, Ernos!» gli aveva subito risposto Polen «Quando vuoi iniziare a rivolgermele, puoi farlo benissimo, poiché sono già in ascolto. Comunque, ti faccio presente che già conosco il contenuto delle tue domande. Perciò ti premetto che anche a te darò le medesime risposte rilasciate agli uomini che ti hanno riportato l’accaduto, non potendo fare diversamente con te. La verità non può essere che una ed è quella che ho già riferito ad entrambi i tuoi Votati alla Morte! Per dirti una verità diversa, dovrei solamente inventarla di sana pianta e quindi mentirti!»

«Non hai torto, Polen, ad affermare che la verità è una sola; ma ci sono tanti modi di presentarla e di dichiararla, i quali possono pure non essere allineati e convincenti. A detta dei miei due sorveglianti, ovviamente mi riferisco a quelli che ti hanno fatto visita in casa, le tue risposte sono state laconiche e scanzonate. Invece sono convinto che chi confessa la verità non assume mai un atteggiamento di questo tipo, bensì lo fa con tono pacato e sereno. Per questo vorrei che tu mi dimostrassi la tua estraneità a quanto è accaduto in città, di cui sei stato già messo al corrente dal Votato alla Morte che ti ha contattato e parlato.»

«Posso sapere anch’io di cosa state parlando voi due, Ernos?» prendendo parte alla loro conversazione, la presente zia di Polen aveva chiesto al maestro d’armi «Non ci sto capendo un bel niente, ad esserti sincera! Quali fatti sono avvenuti nella nostra città, dei quali non sono stata ancora informata? Perciò, insuperabile maestro d'armi, se li spieghi anche a me come essi sono accaduti, te ne sarò immensamente grata!»

«Due dei nostri guerrieri, Stiriana, avevano il compito di pedinare tuo nipote fino alla sua abitazione, una volta che egli fosse entrato in città. La qual cosa c'è stata regolarmente, poiché essi lo hanno preso in consegna da quelli che ce lo avevano condotto. Invece, all'improvviso e non si sa in che modo, si sono perse le loro tracce, ossia non abbiamo più saputo niente di loro due. Praticamente, essi si sono persi nel nulla, mentre lo seguivano! Questa strana coincidenza ti sembra forse del tutto normale, scaltra donna del Prediletto?»

«L’episodio, come mi è stato da te riportato, Ernos, senza meno potrebbe anche puzzare di bruciato. Ma vuoi dimostrarmi come può entrarci mio nipote Polen, se era all’oscuro del provvedimento da voi preso nei suoi confronti? Egli assolutamente non poteva uccidere delle persone, di cui ignorava perfino l'esistenza! Cerchiamo di essere un po' più logici, amico mio, se vogliamo evitare di prendere dei colossali abbagli!»

«In verità, Stiriana, non sappiamo se Polen abbia avuto la sua parte nell’episodio. Ma potrebbe esserci una correlazione, che non ci sentiamo di escludere totalmente, a causa della stranezza del caso. Esso, infatti, ha visto sparire in città i nostri due Votati alla Morte che lo sorvegliavano ad una distanza ravvicinata. Come la vedo io, se per te la cosa si presenta normale, devi giustificarmelo!»

«Certo che è così, Ernos! Credi tu che mio nipote, se fosse stato responsabile della sparizione dei nostri due Tricerchiati, dopo avrebbe deciso di diventare uno dei nostri? In questo caso, la sua deliberazione sarebbe da giudicarsi perlomeno incoerente! Adesso mi dici chi ti ha messo al corrente della sparizione di quelli che sorvegliavano il mio Polen a vista d’occhio e con la massima cautela? Allora chi sono costoro?»

«Mi hanno avvisato della loro scomparsa i due Votati alla Morte da me inviati a dare il cambio ai loro compagni, Stiriana. Essi, non scorgendoli in nessun angolo della strada, hanno deliberato di far visita a tuo nipote a casa sua e chiedergli di loro. Ma egli, senza battere ciglio e rinfacciando alla coppia dei nuovi sorveglianti che non erano fatti suoi, se ne è lavato le mani. Ed ha l'intenzione di continuare a farlo con me!»

«Secondo te, Ernos, egli poteva autoaccusarsi di un reato che non aveva commesso? Tu ti saresti comportato così, al suo posto? Se lo vuoi sapere, anch’io mi sarei sentita estranea all’avvenimento, essendo all’oscuro che mi avevano messo due spie alle calcagna! Elementi importanti della questione che giocano a totale favore di mio nipote, comunque, sono i seguenti due fatti: primo, egli si trovava in casa, quando i tuoi guerrieri vi sono irrotti; secondo, non si è minimamente preoccupato di reagire a loro due e di ucciderli, essendo capace di farlo. Quindi, secondo me, tu non hai nulla da potergli contestare!»

«Indubbiamente, Stiriana, non posso né smontare né confutare questa tua tesi, la quale è rivolta a difendere il tuo parente stretto. In me, però, i dubbi di una correità di Polen nella loro scomparsa permangono fortemente e non si dissipano. Per la quale ragione, lo farò presente al Prediletto. Così sarà lui a decretare se accettarlo o meno nella nostra setta; ma dopo si prenderà lui la responsabilità, nel caso che lo accogliesse tra noi. Da parte mia, auguro buona fortuna a tuo nipote, se la sincerità convive con lui. Adesso devo lasciarvi di corsa, poiché mi attendono altri importanti compiti altrove!»

La visita di Stiriana al suo amante aveva preceduto di un giorno quella di Ernos. Perciò egli, avendo sentito la sola campana di lei, aveva evitato di formalizzarsi più di quanto occorreva, in relazione alla questione del nipote della sua amante. Allora Polen era entrato a far parte della setta dei Tricerchiati; ma per il momento, era da considerarsi solo un iniziando da tenersi sotto particolare osservazione. Infatti, stando alla vigente norma, prima di diventare Tricerchiato a pieno titolo, egli avrebbe dovuto presenziare almeno a tre sacrifici offerti al dio Kursut.

Solamente durante il quarto sacrificio, con l’apposizione sulla sua fronte dell’emblema della setta, un iniziando era da considerarsi un Tricerchiato a tutti gli effetti. Per cui egli era tenuto a partecipare a pieno titolo alle successive immolazioni alla loro potente divinità.