380-STIRIANA INVITA IL NIPOTE A DIVENTARE UN TRICERCHIATO

Dopo che c'era stata l'uccisione dei suoi genitori, Polen stava trascorrendo la sua quinta serata nella propria abitazione, allorquando aveva visto aprirsi la porta ed entrare in casa la zia Stiriana in compagnia di uno sconosciuto. Alla loro subitanea apparizione, il giovane aveva finto di turbarsi e di non gradire la visita della spregevole sua zia. Dopo, con una voce alquanto concitata, si era dato a gridarle:

«Non saresti mai più dovuta entrare in questa dimora, megera della malora, dopo che vi hai fatto uccidere tuo fratello e tua cognata, i quali erano anche i miei genitori! E poiché senza ritegno alcuno l'hai profanata con la tua indegna presenza, adesso ti faccio pentire di averlo fatto! Ti ammazzerò come una lurida cagna, maledetta!»

Così dicendo, l'irato Polen aveva sguainato la spada e si era atteggiato, come se volesse trafiggere la zia paterna senza pensarci due volte. Contestualmente al suo gesto ostile, il giovane era stato ammonito da colui che l'accompagnava e le faceva da guardia del corpo. Egli, dopo essersi armato di spada pure lui, gli aveva fatto presente:

«Se avanzerai di un altro passo, nipote della mia amica, mi vedrò costretto a darti la lezione che ti meriti! Perciò cerca di calmarti e di non obbligarmi a fare ciò che tua zia non desidera affatto! Anzi, ti invito ad essere gentile con lei, poiché ella desidera solo il tuo bene e mi ha tanto raccomandato di non torcerti neppure un capello!»

«Non preoccuparti, Ernos! Mio nipote è soltanto indignato, siccome i tuoi uomini gli hanno ammazzato i genitori. Ma egli non oserebbe mai uccidere la zia, la quale gli ha voluto sempre tantissimo bene ed è stata generosa con lui come nessun'altra persona! Tra poco, egli si raccheterà ed inizierà a ragionare con animo sereno!»

«Invece, perfida donna, hai tentato di fare uccidere pure me dai tuoi sciacalli! Ma sono stati loro a rimetterci le penne! È così che mi manifesti il tuo bene immenso, cercando di farmi assassinare dai tuoi scagnozzi? Non posso crederci! Vuoi forse negarlo e lasciarmi credere che non sia vero ciò che ti sto rinfacciando a viso aperto? Lo giureresti sul dio in cui credi? Avanti, dimostrami che non temi di fare tale giuramento!»

«Certo che te lo giuro, Polen, sul mio dio Kursut, perché non c'è stata mai in me l'intenzione di farti del male! È stata tutta una iniziativa del qui presente Ernos, il quale, in verità, era ancora all'oscuro delle disposizioni da me date. Comunque, tuo padre se l'è voluta la fine che ha fatto, coinvolgendo anche la tua innocente madre. Egli non avrebbe dovuto mettersi ad indagare sulla nostra setta. Se non lo avesse fatto, mio fratello e mia cognata adesso sarebbero ancora vivi, mentre la nostra sarebbe rimasta una bella famiglia unita! Lo neghi forse che è stata la loro imprudenza a condurli direttamente alla morte?»

«Tua zia ti ha detto la verità, Polen.» l'uomo che era con Stiriana era intervenuto a confermare le sue parole «Quindi, ti conviene crederle e darle ascolto, anche perché ella ha una buona proposta da farti. Altrimenti mi costringerai a farti tacere per sempre, poiché è quanto mi ha ordinato il mio capo, se tua zia non riuscirà a farti ragionare. Dovrò farlo, anche se mi dispiacerebbe ucciderti, poiché la tua morte arrecherebbe molto dolore alla mia amica Stiriana! Perciò riflettici bene, giovanotto, prima di darle la tua risposta definitiva, specialmente nel caso che tu voglia farla risultare negativa!»

«Vuoi dire che dovrei aver paura di te, Tricerchiato? Hai forse già dimenticato la fine che io e il mio amico abbiamo fatto fare agli altri dieci tuoi commilitoni? Non ne sei stato forse informato da qualcuno degli altri settari tuoi amici? Come vedi, sarai tu a correre il rischio di seguirli nel regno dei morti, se oserai fermarmi, mentre sono intento ad infliggere a questa donna il castigo che si merita. Ti do la mia parola che sarà esattamente così!»

«Polen, ti avverto che nell'Edelcadia non c'è nessuno che possa superarmi nell'uso delle armi e nelle arti marziali! Per questo motivo, ti invito a mantenere la calma e a non fare alcuna sciocchezza, di cui potresti poi pentirti! Inoltre, se non ti dispiace, vorrei essere chiamato con il mio nome, che è Ernos! Hai sentito ciò che ti ho detto?»

«Invece continuerò a chiamarti Tricerchiato e ti ammazzerò come un lurido Tricerchiato! Come pure non credere che le tue minacce mi abbiano spaventato, mio insulso Tricerchiato! Adesso hai bene inteso con chi hai a che fare, verme Tricerchiato: esattamente con uno che non ti teme e che neppure ti considera in un modo qualsiasi!»

«Polen, per favore, vuoi smettere di giocare con la tua pelle?» lo aveva ripreso la zia «Per il tuo bene, contròllati, finché sei in tempo, ossia prima che Ernos si spazientisca e finisca per non avere più rispetto di me! Possibile che tu voglia buttare via la tua giovane esistenza, quasi essa fosse uno straccio? Un giorno, se decidi di entrare a far parte della nostra setta, ti renderai conto di quanto egli sia forte e di quale pericolo oggi stai correndo, senza avvedertene minimamente! Perciò, caro nipote mio, cerca di calmarti e di rinsavire in tempo!»

«Non preoccuparti per me, donna senza cuore! Invece ho voglia di far passare un brutto quarto d'ora al tuo Tricerchiato, il quale vigliaccamente ha ucciso la mamma! È così che egli sa dimostrare la sua bravura? Uccidendo donne indifese e ricorrendo anche ad un arco? Ma dovrà pentirsene del suo malvagio gesto contro la mamma!»

Esprimendosi in quel modo, l'amico di Solcio e di Zipro si era scagliato contro Ernos con tutta la furia che aveva in corpo. Ma i suoi colpi potenti, pur mettendo per poco in difficoltà il loro destinatario, non avevano sortito l'effetto sperato da colui che li aveva inferti. Infatti, dopo aver opposto ad essi una difesa ineccepibile, il Tricerchiato era passato all'attacco. Allora Polen, pur azionando delle tattiche contromosse difensive che all'inizio avevano scombussolato l'avversario, alla fine aveva dovuto cedere alla sua superiorità. Ernos, ad un certo punto, mettendo in mostra la sua alta professionalità, non aveva avuto difficoltà ad avere ragione di chi aveva appena pochi mesi di esperienza nelle armi. Inoltre, il giovane neppure era stato addestrato da un maestro vero e proprio nell'uso delle armi e nelle arti marziali, bensì da un suo quotato allievo! Perciò, con colpi magistrali effettuati con inaudita potenza, in un attimo, egli prima lo aveva disarmato e poi gli aveva preso il collo tra le sue granitiche braccia, mostrandosi in quel modo pronto a spezzarglielo. Allora, temendo per la vita di suo nipote, la quale le era parsa appesa ad un esile filo, era intervenuta la zia Stiriana. Ella, dopo essersene spaventata, si era messa ad urlare all'esperto maestro d'armi della setta:

«No, Ernos, non ucciderlo! Anzi, per il momento, stordiscilo solamente! Così dopo ce lo porteremo via con noi tramortito, riverso sulla groppa del suo stesso cavallo. Ho ancora da parlare con lui, al fine di farlo ricredersi e di fargli abbracciare la nostra religione! Per favore, permettimi di fare un ultimo tentativo!»

Il Tricerchiato, dando ascolto alla donna, aveva fatto perdere i sensi al giovane, colpendolo all'occipite con l'elsa della propria spada. Qualche attimo dopo, entrambi avevano già caricato il corpo svenuto del giovane Polen sulla bestia ed avevano lasciato la sua abitazione di gran carriera, dirigendosi verso un luogo, che essi ben conoscevano. Così vi erano giunti, dopo non molto tempo. Quando poi Polen era rinvenuto, si era ritrovato in un locale chiuso ed illuminato da poche fiaccole murali. Ora egli aveva di fronte ancora la zia Stiriana e il suo compagno. Quest'ultimo gli aveva dimostrato di possedere una preparazione eccellente tanto nelle armi quanto nella lotta corpo a corpo. Anzi, si era dimostrato talmente un fenomeno nelle due specialità, da farlo stupire moltissimo.

Dopo un breve silenzio, era stato Ernos a parlare per primo al giovane ribelle, il quale adesso poteva considerarsi prigioniero dei Tricerchiati. All'improvviso, egli aveva iniziato a dirgli:

«Questa è una vecchia palestra, Polen. Essa è un luogo adatto ad uno scontro in piena regola. Se vuoi, sono disposto a darti una lezione coi fiocchi. La grinta e la fierezza sono due qualità che costituiscono l'abito del vero guerriero. Non c'è dubbio che tu sia un tipo fiero e grintoso, per cui hai digerito al massimo quel poco che hai appreso dal tuo maestro. Devo ammettere che è una tecnica molto valida quella messa in mostra da te; ma non è abbastanza da farti competere con me. Comunque, chi te ne ha insegnato i rudimenti è stato un maestro in gamba. Inoltre, ti sarai già reso conto che sono invincibile e nessuno nell'Edelcadia può tenermi testa e sconfiggermi!»

«Parli così, Ernos, perché sono assenti i due insuperabili maestri dei ribelli. Se ci fosse almeno uno di loro, finiresti di strombazzare a dritta e a manca la tua spavalda alterigia. Il sostituto di uno di loro, pur essendo un allievo incompleto, è riuscito già a fare di me un ottimo combattente. Per cui facilmente sono stato in grado di impormi a cinque dei tuoi allievi fantocci! La qual cosa non può essere negata da te!»

«Chi sarebbero questi due grandi maestri, Polen? Non vedo l'ora di duellare con loro e di fargli mangiare la polvere! Quando mi scontrerò con entrambi, ti dimostrerò chi di noi tre è il più forte! Ma mi dici perché adesso non sono al vostro fianco? Voglia il cielo che un giorno avrò modo di battermi e di misurarmi con loro due! Lo spero proprio!»

«Me lo auguro anch'io, Tricerchiato. Così cesserai di vivere e non te ne andrai più in giro a sbandierare la tua imbattibilità. Ad ogni modo, i nomi dei due maestri da me citati sono Iveonte e Francide. Il primo, per motivi personali e per tua fortuna, si trova lontano dall'Edelcadia; mentre il secondo è diventato re della città di Actina. Quest'ultimo è ben conosciuto dalla tua amica qui presente, poiché è stato lui ad ucciderle tutti i figli, i quali vigliaccamente volevano approfittare della sua ragazza. Invece lei, ingannando l'intera mia famiglia, ci aveva fatto credere che erano stati i soldati del re Cotuldo ad ammazzarli, per non aver voluto essi rinnegare il loro ex sovrano Cloronte!»

«Certo che è stato lui a privarmi dei miei figli, Polen!» aveva ammesso la zia «Ma egli ha avuto di fronte dei giovani interamente digiuni dell'uso delle armi, per il qual motivo per lui eliminarli è stato come un gioco da bambino. Avrei voluto vederlo dimostrare la sua bravura contro il nostro campione Ernos, il quale, senza il minimo sforzo, ne avrebbe fatto carne da macello! Comunque, la mia partita con Francide è ancora aperta e ho in serbo di fargliela scontare a modo mio. Presto mi vendicherò di lui trasversalmente, facendola pagare alla sua ragazza a caro prezzo! Così la sua morte sarà la mia vendetta!»

«Insomma, Stiriana,» le si era rivolto Ernos «mi pare che solo io sono destinato a rimanere insoddisfatto, visto che non mi sarà permesso di impartire la mia lezione ai due illustri maestri, i quali vengono così decantati da tuo nipote e dai ribelli. Mi sai dire come posso avere anch'io qualche soddisfazione in questa vostra vicenda?»

«Non esserne tanto certo, Tricerchiato!» lo aveva contraddetto Polen «Il re Francide sarà molto presto a Dorinda, poiché è sua intenzione condurre la sua ragazza nella Città Santa per sposarla e farla sua regina. Per l'occasione, egli ti farà senz'altro una visita, volendo privare i ribelli della tua pestifera presenza. Se poi tu dovessi arrecare anche il minimo graffio alla sua ragazza, allora quella del re Francide si trasformerebbe in una irruzione catastrofica nella vostra compagine. Essa farebbe pentire amaramente non solo te, bensì l'intera setta, per averla soltanto sfiorata! Allora sì che sarai soddisfatto, ma decisamente a modo suo!»

«Polen,» era intervenuta ancora Stiriana «finiamola con queste inutili chiacchiere, le quali non giovano a nessuno! Adesso bisogna lasciare questo luogo e tu dovrai seguirci in un altro posto, volente o nolente. Se decidi di venirci consenziente, ti permetteremo di viaggiare con noi lucido di mente. In caso contrario, Ernos ricorrerà ad una sostanza ipnotica, procurandoti un immediato stato soporifero. Esso ti durerà per tutto il tempo del nostro viaggio. Ma dopo dovrai fare i conti con un bel mal di testa, il quale ti bersaglierà per un paio di ore. Adesso sta a te scegliere la maniera con cui vuoi accompagnarci fino alla nostra meta. Perciò cerca di fare presto a prendere la tua giusta decisione!»

«Non verrò con voi due in nessun modo, se ci tenete a saperlo! Voi siete miei nemici e, come tali, non meritate la mia acquiescenza in niente! Piuttosto preferirò morire, anziché seguirvi consenziente, senza oppormi a voi in qualche maniera! Intesi?»

«Bene, Polen, sei stato molto eloquente! Ciò vuol dire che continuerai a viaggiare insieme con noi nella stessa maniera di prima, cioè senza essere in possesso delle tue facoltà psichiche e mentali. Ad ogni modo, ti farai solamente una breve dormita, in tutto il tempo che viaggerai con noi, stando riverso supino sulla groppa del tuo stesso cavallo. Allora dormi bene, nipote mio, poiché ci rivedremo tra brevissimo tempo!»

Quindi, la donna, la quale era d'accordo con il maestro d'armi in ciò che stava per fare a suo nipote, stringendosi nelle spalle, si era rivolta a lui, esortandolo:

«Ebbene, Ernos, agisci pure come hai stabilito di fare, dal momento che mio nipote non ci lascia altra scelta! Lo risveglieremo, dopo che saremo arrivati al nostro tempio. Per il suo bene, spero che almeno in quel luogo egli metterà giudizio e mi darà finalmente retta! Non vorrei proprio perderlo, siccome tengo a lui moltissimo!»

Nello stesso istante, l'uomo aveva tirato fuori da una saccoccia una freccetta con la punta imbevuta di un potente sonnifero e l'aveva scagliata contro una coscia del giovane. Il quale, ad un tratto, mettendosi a sbadigliare di sonno, si era addormentato e si era lasciato cadere per terra. A quel punto, Stiriana ed Ernos non avevano perso tempo a rifare all'interno della palestra lo stesso lavoro che già avevano eseguito presso l'abitazione del giovane. Così poco dopo, quando non era ancora notte inoltrata, con Polen sopito sulla groppa del suo cavallo, entrambi si erano diretti verso la nuova destinazione, quella che abbiamo già conosciuta in altra circostanza. Essa si trovava fuori città e fungeva sia da autentico tempio che da palestra vera e propria, dove si allenavano i Votati alla Morte.


Dopo aver riaperto gli occhi, Polen si era ritrovato disteso per terra, con le mani legate dietro la schiena e con una forte emicrania. L'ambiente, che adesso l'ospitava, aveva una consistente ampiezza di forma rettangolare; inoltre, sebbene fosse leggermente digradante verso l'interno, lo si poteva considerare una vera palestra. In quel momento, egli poteva scorgere Ernos, mentre addestrava i suoi guerrieri. Era fuori dubbio che la sua tecnica e la sua perizia nelle armi e nelle arti marziali erano altamente professionistiche. Per questo motivo, il giovane se ne restava ad ammirare l'egregio maestro. Costui, facendo sfoggio del suo ammirevole professionismo, in quel momento era impegnato in un combattimento di alto livello tecnico contro un centinaio dei suoi allievi, i quali cercavano in qualche maniera di sorprenderlo in fallo. Con la rapidità del lampo, invece Ernos balzava all'improvviso su di loro e li sbaragliava senza la minima difficoltà. Alcune volte li disarmava, senza neppure farli accorgere della sua azione di disarmo. Altre volte appariva una furia infernale, la quale riusciva a scompigliare qualsiasi loro accerchiamento ed ogni loro posizione difensiva, obbligandoli ad indietreggiare e a sbandarsi. In pari tempo, faceva balenare, con un particolare roteare, la sua spada e il suo pugnale. Tali armi bianche, se non si fosse trattato di una normale esercitazione incruenta, in brevissimo tempo avrebbero seminato sul pavimento della palestra decine e decine di cadaveri, senza che i suoi rivali si accorgessero delle sue azioni fulminee.

Non appena si era accorto che il nipote di Stiriana si era già risvegliato dalla sua dose di sonnifero, Ernos aveva smesso di esercitare i suoi uomini e si era condotto subito presso di lui. Dopo averlo raggiunto, egli aveva ordinato a due dei guerrieri presenti di slegarlo. Infine gli si era rivolto, proponendogli pacatamente:

«Polen, siccome sei sveglio, se ti va, puoi prendere parte anche tu al combattimento, unendoti agli altri. Devi ringraziare la tua zia protettrice, se sei ancora vivo! Ella davvero ti è molto affezionata e per te farebbe chissà che cosa! Sacrificherebbe perfino sé stessa, pur di evitarti un qualunque accidente! Ti consiglio di assecondarla in ogni suo desiderio, se non vuoi pentirtene! A momenti, ella sarà qui, essendo ancora desiderosa di colloquiare con te. Allora, nel frattempo che smaltisci il mal di testa che è cominciato a farsi sentire da te, me ne ritorno presso i miei Votati alla Morte, siccome dovrò continuare a dare a tutti loro le mie lezioni d'armi e di arti marziali.»

Proprio in quell'istante, si erano visti Stiriana e il suo Olpun apparire dalla porta di ingresso di quella specie di palestra, la quale in realtà, nella sola notte di plenilunio, veniva adibita anche a tempio della setta. Venendo accolti lungo il loro cammino da molti deferenti inchini da parte di tutti i guerrieri che vi si addestravano, essi avevano iniziato ad avanzare in direzione del loro ospite forzato. Muovendosi in quell'ambiente di grande animazione di persone, alla fine entrambi avevano raggiunto Polen, il quale era tenuto in disparte. A quel punto, la donna, mostrandosi in preda ad una forte emozione e manifestando un certo orgoglio, si era sentita orgogliosa di far presente al suo amante:

«Ecco il mio caro nipote, Prediletto! Naturalmente, non occorre affermarti quanto bene gli voglio, considerato che già lo sai, per avertelo ripetuto un gran numero di volte. Il guaio è che soltanto lui non se ne vuole ancora convincere neppure un poco!»

«Tuo nipote deve essere un ragazzo molto sveglio e pieno di molta energia, Stiriana. Esattamente come sua zia! Perciò avrà preso senz'altro da te! Auguriamoci che egli sia pure furbo come te ed accetti la tua ultima proposta salvatrice! Altrimenti, mi dispiace per te, egli non potrà che pentirsene, poiché non avrà salva la vita!»

Sebbene il nipote continuasse a mostrarle il broncio, palesando apertamente che non intendeva ascoltarla e parlarle, lo stesso Stiriana gli si era rivolta con una certa amorevolezza. Così, cercando di essere persuasiva al massimo, si era messa a dirgli:

«Polen, puoi considerarti onorato, poiché il capo supremo della nostra setta ha espresso un giudizio positivo su di te. Egli è per tutti noi il Prediletto, essendo stato prescelto dal dio Kursut a fondare la nostra religione, dopo essere stato reso immortale da lui. Sai perché Ernos è dei nostri? L'ineguagliabile maestro, ritenendo che egli fosse un vero impostore, mise in dubbio la sua invulnerabilità. Per questo volle colpirlo con due frecce, una diretta al cuore e l'altra al centro della fronte. Ebbene, i due dardi, pur non fallendo i rispettivi bersagli, furono visti cadere a terra, anziché conficcarsi nei posti indicati. A quel prodigio, Ernos chiese perdono al Prediletto e decise di diventare il suo primo discepolo. Allora il nostro capo lo perdonò e fece presente che chiunque altro avesse provato a colpirlo non l'avrebbe passata liscia; invece lo avrebbe fatto bruciare vivo. Infatti, il nostro Prediletto, grazie ai poteri che gli sono stati conferiti dalla divinità, è in grado di uccidere a distanza chiunque egli decida. Per questo ti prego di mostrarti ossequioso nei suoi riguardi e di smettere di assumere quell'atteggiamento arcigno verso di lui, prima che egli perda la pazienza e passi a punirti! Egli sta avendo ancora pazienza, solo perché gli ho fatto solenne promessa che molto presto ti avrei convertito al kursutesimo e saresti stato dei nostri!»

Poco dopo la donna si era rivolta ad Olpun e lo aveva pregato vivamente di perdonare l'attuale irriverenza del nipote, garantendogli che presto il suo Polen si sarebbe ravveduto ed avrebbe abbracciato la loro religione. A quelle parole dell'amata, l'uomo, senza battere ciglio ed assumendo un'aria di sussiego, le aveva risposto:

«Bene, Stiriana, qui avrei finito! Adesso vado ad incontrarmi con Ernos, con il quale ho da trattare alcune cose importanti. Quanto a te, se non vuoi perdere tuo nipote, cerca di ammansirlo, finché sei in tempo, ovvero entro tre giorni. Scaduti i quali, mi vedrò costretto a dare ordini perché gli assegnino la stessa fine dei suoi genitori, pur sapendo che ciò ti apporterebbe un immenso dispiacere. Come sai, di pazienza ne ho avuta abbastanza con il tuo unico nipote e non intendo transigere oltre! Chi ha senno lo faccia funzionare, prima che sia troppo tardi! Adesso ti lascio, mia dolce compagna!»

«Non preoccuparti, mio Prediletto! Il mio Polen, dopo che gli avrò parlato di nuovo, diventerà resipiscente e verrà a più miti consigli con me. Egli, dopo che si sarà reso conto della situazione, sono certa che comprenderà da cosa dipende la sua salvezza. In quel caso, rinsavirà e mi ubbidirà proprio come un agnellino. Te lo prometto!»

Andato via il Prediletto e rimasti soli, Stiriana aveva invitato il nipote a prendere una boccata d'aria all'esterno dello stabile. Una volta fuori di esso, sorvegliati in continuazione a breve distanza da Ernos, la donna, abbracciandoselo ripetutamente e facendogli moine a non finire, aveva incominciato a dire al suo amato nipote:

«Polen, fammi il favore, non costringerli ad ucciderti! Non voglio che tu muoia, come è già avvenuto con i tuoi genitori. Ti voglio vivo, visto che sei il solo parente che mi è rimasto, per il quale, se non lo sai, ho sempre avuto un debole. Cosa ti costa diventare uno dei nostri, ossia un Tricerchiato? Non ti conviene restare a far parte di un gruppo di falliti e di fannulloni, quali sono considerati in Dorinda i ribelli di Lucebio. Essi molto presto si ritroveranno a combattere tra due fuochi, il primo è rappresentato da noi e il secondo è costituito dai soldati del re Cotuldo. Perciò essi sono destinati a scomparire per sempre nella nostra città e tu non dovrai essere in mezzo a loro, quando ciò accadrà. Dammi retta, Polen, e metti giudizio prima possibile, quando sei ancora in tempo!»

«Chi ti dice, zia, che i soldati inizieranno a darci una caccia spietata? Lo sai anche tu che fino ad oggi essi hanno allentato la sorveglianza contro i ribelli ed hanno anche smesso di perseguitarci come nel passato. Non posso spiegartene le ragioni, ma le cose procedono esattamente così da parecchio tempo nella nostra Dorinda!»

«Saremo noi, Polen, a spronarli a farlo, dopo che avremo scoperto il vostro covo. Li metteremo al corrente di ogni vostra mossa e li faremo intervenire lì dove per noi sarà difficile agire contro di voi. Nel frattempo, ci daremo da fare altrove, procurandovi grandi disagi ed una perdita considerevole di vite umane. Ecco come in avvenire si metteranno le cose in Dorinda, nipote mio! Ficcatelo bene in testa!»

«Quindi, zia, per non soccombere con i più deboli, i quali sarebbero i ribelli, dovrei mettermi con i più forti, che al momento attuale sareste voi Tricerchiati? Se ti ho compresa in questo senso, è ciò che mi suggerisci di fare, se voglio salvare la mia pelle? Ma non hai messo anche in conto che potrebbero essere i ribelli a risultare più forti di voi, dopo che in mezzo a loro saranno ritornati i loro due invincibili campioni?»

«Un fatto del genere non si avvererà mai, Polen! Perciò hai solo da scegliere tra la vita e la morte. Se opti per la nostra setta, sicuramente vivrai; se invece decidi di rimanere con i ribelli, niente e nessuno ti salverà dalla morte. Nella sua immensa bontà, ecco cosa ha deciso il nostro Prediletto nei tuoi confronti, soltanto perché sei mio nipote! La tua alternativa di salvezza è una sola, cioè quella che ti vede abbracciare la nostra fede e diventare un Tricerchiato!»

«Zia Stiriana, se non dispiace a te e agli altri Tricerchiati, vorrei avere a disposizione un paio di giorni per rifletterci sopra, prima di decidere in modo definitivo di essere dei vostri. Ma la mia riflessione dovrà avvenire nella mia casa paterna, dove mi sarà possibile concentrarmi meglio. Mi è permesso fare ciò dal vostro Prediletto oppure mi è negato tassativamente? Qual è la tua risposta in merito? Vorrei conoscerla subito!»

«Credo che ti possa essere concesso, Polen, quanto ci chiedi. Comunque, dopo ne parlerò con lui e con Ernos, per ottenere anche il loro consenso. Così te lo saprò dire con più sicurezza. Ma vedrai che ti sarà consentito di fare come mi hai chiesto, solo perché sei mio nipote. Ora che ci siamo compresi in modo ottimale, possiamo rientrare nella palestra, dove verremo a sapere cosa essi ne pensino su quanto ci proponi.»

Le autorevoli persone, alle quali aveva fatto accenno la donna, dopo essere state interpellate da lei, si erano espresse favorevolmente alla richiesta del nipote di Stiriana; però ad una condizione. Ossia, per un buon tratto di cammino, il giovane avrebbe dovuto farsi accompagnare bendato da una decina dei loro guerrieri. Dopo sarebbe stato libero di continuare la strada per fatti suoi, senza avere più sorveglianti addosso. Allora, poiché Polen non aveva opposto obiezione, gli era stato dato il permesso di rientrare nella casa, che era stata dei suoi genitori. Ma fuori le mura della città, lo stavano aspettando altri due Votati alla Morte. Da quel luogo, essi avevano iniziato a pedinarlo e a sorvegliare ogni suo movimento. Infatti, così era stato ordinato ad entrambi dai loro illustri superiori, allo scopo di evitare spiacevoli sorprese, da parte del giovane.

Strada facendo, Polen era stato avvistato dai suoi amici Solcio e Zipro. Ma essi non si erano lanciati a contattarlo subito, siccome prima avevano voluto rendersi conto se veniva seguito da qualcuno. Così non gli era stato difficile individuare anche i due Tricerchiati, che non smettevano di stargli alle costole. Allora, dopo averli affiancati con molta circospezione, in un attimo li avevano freddati senza pensarci due volte, facendoli riversare morti dai loro cavalli. Compiuta la loro istantanea e cruenta azione, Solcio e Zipro si erano avvicinati al loro amico, mettendolo al corrente dei due Tricerchiati che gli stavano dietro per sorvegliarlo, ma che essi avevano eliminati senza alcuna difficoltà. Di lì a poco, i tre amici prima si erano abbracciati e poi si erano messi a cavalcare insieme. Ovviamente non erano più diretti verso l'abitazione dell'amico; bensì galoppavano alla volta del campo di Lucebio. Esso, nel frattempo, già era stato trasferito in una nuova località, la quale questa volta si presentava ben protetta.