379°-CROSCIONE, ZIPRO E POLEN RITORNANO AL LORO CAMPO

Il rientro al loro campo dei due giovani, insieme con Croscione, era avvenuto poco prima dell’ora di pranzo. Allora Lucebio, essendo anche un ottimo cuoco, come già abbiamo avuto modo di apprendere, non aveva fatto trascorrere neppure mezzora dal loro arrivo, che già aveva portato sul desco il caldo pasto. Esso, intanto che fumava, stuzzicava l'appetito dei quattro commensali, quando non erano ancora seduti a tavola. Ma una volta che si erano ritrovati insieme a pranzare, palesando parecchia fame, essi avevano iniziato a discorrere sugli argomenti che interessavano soprattutto a Lucebio. Egli, essendo rimasto al campo, non poteva esserne al corrente, per cui non vedeva l'ora di venirne a conoscenza. Anzi, era stato proprio il saggio vegliardo, con varie domande, ad invitare gli altri tre a trattarli in modo esauriente. Ma prima di informarsi delle diverse notizie da ciascuno di loro, egli aveva voluto rivolgersi al figlio della defunta Feura, chiedendogli:

«Allora, Zipro, avete recapitato ai vari capistrada il mio messaggio, spiegandogli anche il lavoro che dovrà farsi nei due giorni avvenire? Non credo che abbiate avuto qualche difficoltà nel recapito, trattandosi di una cosa estremamente semplice. Inoltre, esso, per come è stato studiato, non dà adito a sospetti e ci evita di venire scoperti da qualcuno!»

«Come avevi pensato, Lucebio, è andato tutto liscio come l’olio. A tutti loro sono state fatte recapitare le tue disposizioni. I vari destinatari, come risposta, ci hanno assicurato che si mobiliteranno, già da domani mattina. Così i ribelli delle rispettive zone si applicheranno al meglio nell’incarico da te ricevuto.»

«Bene, ragazzi, avete fatto davvero un ottimo lavoro! Dopo che ogni capostrada verrà al campo con i risultati ottenuti, procederete alla loro raccolta e vi incaricherete personalmente di farli pervenire al topografo Albuz. Il quale li riporterà poi sulla piantina, che nel frattempo avrà già approntata. Quando lo contatterete a casa sua, non dimenticate di dirgli pure che, dopo la registrazione dei vari dati, egli dovrà farmi pervenire con urgenza la piantina, servendosi di un ribelle che avrà a portata di mano. In questo modo, potrò dare anch’io un’occhiata alla preziosa mappa da lui disegnata, sulla quale risulteranno trascritti i domicili di tutti i Tricerchiati incontrati in città e seguiti fino a casa loro.»

Frapponendo poi nel discorso alcuni morsi dati alla coscia arrostita di una lepre e qualche sorso di vino abboccato prelevato da una ciotola piena fino all’orlo, Lucebio si era rivolto all’ospite non vedente, che seguitava a mangiare il suo arrosto con appetito e con gusto. Con un fare alquanto malizioso, si era messo a chiedergli:

«Tu invece, Croscione, cosa mi dici delle belle chiacchierate che ti sei fatto a corte con le tue vecchie conoscenze? Sono sicuro che sei stato accolto alla reggia con la massima stima, soprattutto dal tuo sovrano! E poi come poteva essere altrimenti, data la vecchia amicizia, che è sempre esistita tra voi due?»

«Puoi dirlo forte, Lucebio, che a corte conservo ancora il mio prestigio e il mio rispetto! Ovviamente, mi è capitato di incontrare anche il mio ex sovrano, il quale ha voluto parlarmi in privato, chiedendomi di Iveonte. Ma come potevo dargli notizie del nostro eroe, se nessuno di noi ne ha più avute, a parte qualcuna? Secondo me, il re Cotuldo non ha agito con buonsenso nel domandarmi del nostro invincibile eroe! Non sembra pure a te, amico mio, che non avrebbe dovuto farlo?»

«Certo che nessuno può avere notizie del nostro eroe, Croscione, essendo egli a grande distanza da noi! Perciò il tuo sovrano non avrebbe dovuto farti una domanda simile, essendo consapevole che ti stava chiedendo l’impossibile. Ma non capisco perché hai aggiunto "a parte qualcuna". Sei forse impazzito? Mi chiarisci chi sarebbe poi la persona di sesso femminile, la quale dovrebbe avere notizie del nostro imbattibile campione? Da dove ti è venuto, Croscione, terminare la tua frase con uno sproloquio simile? Avresti dovuto pensarci bene, prima di farti dare del matto da tutti quelli che sono qui presenti!»

«Possibile che non immagini, Lucebio, di chi possa trattarsi? Vuoi forse fare lo gnorri con me? Sono convinto che avevi capito fin dall’inizio lo scopo della mia visita a corte! Sapevi che, in un momento di crisi come questo, non poteva essercene che uno solo! Inoltre, le chiacchierate con i miei amici non mi importavano un fico secco! Perciò sii sincero con me e cerca di non farmi fare una magra figura davanti a Zipro e al suo amico Polen. Essi potrebbero pensare che io sia già diventato un vecchio bacucco rincitrullito, senza più un po' di cervello nella zucca! Allora vuoi spiegarci tu il grande mistero?»

«Hai ragione, Croscione, poiché ero a conoscenza delle tue reali intenzioni. Dunque, parlami della principessa Lerinda. Mi dici che cosa ella ti ha detto riguardo alla nostra precaria situazione, la quale vede in pericolo in prima fila la principessa Rindella? Immagino quanto si sarà dispiaciuta la poveretta, a tale notizia! Allora è lei la persona che ha voluto rassicurarci sulla salute del nostro Iveonte! Soltanto adesso comprendo il senso delle tue parole. Si vede che ella ha continuato a... No, non è nulla; ma è meglio lasciar perdere quest’argomento, amico mio! Tanto non potrebbe interessarvi e non potreste capire!»

«Se tu hai compreso, Lucebio, da parte mia non c’è stata comprensione di nulla! E la stessa cosa vale anche per i qui presenti Zipro e Polen! Come può una persona, pur stando a grandissima distanza dal suo amato, sapere che egli sta bene e che il suo viaggio procede a gonfie vele? È stato appunto quanto la principessa Lerinda mi ha raccomandato di riferirti. Naturalmente, insieme con una sua interessante proposta, che passerò ad esporvi tra breve! Prima, però, ci devi svelare il grande mistero e soddisfare, quindi, la nostra grande curiosità! Allora vuoi appagarcela, per favore?»

«Mi dispiace, Croscione; ma non posso parlarvi del mistero a cui ti riferisci. Vi chiedo solo di credere che davvero alla principessa Lerinda, e a lei soltanto, un fatto del genere è possibile. Perciò adesso veniamo alla preziosa proposta, che ella mi manda a fare. Così, dopo averla conosciuta, l’analizzeremo e la vaglieremo, seduta stante!»

«Te la riferisco subito, Lucebio. La sorella del monarca è disposta ad ospitare la principessa Rindella presso il suo alloggio, senza che nessuno nella reggia ne venga a sapere qualcosa. Soprattutto ne sarà all’oscuro il fratello re Cotuldo! L’ospitalità dovrebbe durare, finché non verrà il re Francide a Dorinda, al fine di condurla nella sua reggia di Actina e sposarla. Quando poi sarà nella nostra città, l’imbattibile sovrano vi aiuterà anche a liberarvi del temibile Ernos e dell’intera setta dei Tricerchiati. Questa è la sua proposta, che io personalmente ho trovato eccellente! Invece cosa ne pensate voi tre?»

«La ragazza di Iveonte ha avuto senz’altro un’ottima idea, Croscione; ma bisognerà vedere fin dove essa potrà essere praticata. Non sarà semplice fare introdurre a corte la principessa Rindella, senza che nessuno se ne accorga. Ella potrebbe anche imbattersi nello stesso tiranno di Dorinda, intanto che si tenta di farle raggiungere il reparto della principessa Lerinda. In quel caso, sarei del parere che i guai per lei peggiorerebbero! Dunque, prima di prendere sul serio una tale proposta e tentare di dare ad essa attuazione, occorrerà valutare bene i pro e i contro che le potrebbero derivare da tale decisione. Intanto cerchiamo di portare in porto le diverse iniziative, che già sono state intraprese da noi, allo scopo di difenderci dai nostri nemici e nuocergli il più possibile all’occorrenza. In seguito, se proprio le cose dovessero prendere una brutta piega e noi non fossimo più in grado di proteggere la principessa Rindella, non esiteremmo ad accogliere la proposta suggerita dalla principessa Lerinda, assicurandole così la piena incolumità. Ecco quanto ho stabilito per lei, per il momento!»

«Se ti sta bene così, Lucebio, non so che dirti. Tu sei il capo carismatico dei rivoltosi e a te spetta stabilire le decisioni da prendersi. Cambiando argomento, a proposito del mio colloquio privato con il re Cotuldo, egli era già stato informato dal suo consigliere Gerud delle misteriose uccisioni che si stanno avendo in Dorinda. Perciò il sovrano mi ha domandato che cosa ne pensassi, in merito ad esse.»

«Croscione, qual è stata la tua risposta in proposito? Spero che tu gli abbia sottaciuto la questione dei fanatici Tricerchiati e della loro avversione nei nostri confronti! Sono convinto che, se tu lo avessi fatto, gli avresti dato lo spunto per farlo gongolare, a causa delle nostre attuali disgrazie! Dimmi che non lo hai fatto!»

«Certo che gliel'ho nascosta per tale motivo, mio caro Lucebio! Mai avrei osato dargli una soddisfazione del genere! Invece gli ho risposto che non ne sapevo nulla, non vivendo più in città da tanto tempo. Ma se proprio egli ci teneva ad avere un mio parere sulla vicenda, le recenti uccisioni potevano essere imputate unicamente alle diverse lotte tra le faide locali, poiché spesso esse si hanno tra le mura cittadine.»

«Hai fatto bene, Croscione, a dargli questa tua saggia risposta! Per il momento, conviene che l’esistenza della setta dei Tricerchiati e la loro lotta contro di noi ribelli trapelino il meno possibile in città, senza che i soldati ne abbiano sentore. Il tiranno Cotuldo, da parte sua, potrebbe mettersi a caldeggiarla in solido, al fine di annientarci e di privarsi della spina nel fianco, che noi rappresentiamo per lui!»

«A questo punto, Lucebio, vorrei parlare a tutti e tre di una mia iniziativa, che ho creduto giusto prendere anche senza chiedere il vostro parere. Essa dovrebbe risultare a vantaggio di Zipro e di Polen. Spero che i nostri due giovani non se la prendano a male, dopo aver saputo di cosa si tratti! Oramai il dado è stato tratto e non posso più tirarmi indietro! Beninteso, se riterranno che ho sbagliato in merito ad essa, chiederò ad entrambi di perdonarmi; ma più di questo non potrò fare!»

«Per intanto comincia a renderci partecipi della tua iniziativa, Croscione. Dopo io e loro due ti sapremo dire se hai fatto bene oppure male. Anzi, secondo quanto hai dichiarato, dovrebbero essere Zipro e Polen ad esprimersi a favore o a sfavore di essa, siccome ne risultano i soggetti esclusivi! Allora sbrìgati a dirci di cosa si tratta!»

«Ebbene, amici miei, mentre ero a corte, mi sono preso la libertà di riferire per finta al mio successore Gerud che, negli anni addietro, avevo stretto una relazione amorosa con una vedova di Dorinda. Dalla quale, in seguito, erano nati due bambini, che poi sono anche diventati giovani. Vedrete che molto presto la notizia si propalerà nell’intera reggia e giungerà perfino all’orecchio del re Cotuldo! Sono certo che ciò avverrà!»

«Ci riferisci, Croscione, perché mai Zipro e Polen dovrebbero prendersela, dopo aver fatto questa falsa confidenza al tuo amico? Che cosa c’entrano i nostri due baldi giovanotti qui presenti, per avergli confidato il tuo segreto? Adesso voglio proprio sapere cos'altro hai partecipato al tuo ex subalterno! Mi sa che l'avrai combinata davvero grossa!»

«C’entrano, eccome, Lucebio! Al consigliere del sovrano per finta ho confessato che i miei figli adulterini sono precisamente loro due. Perciò egli ha voluto anche conoscerli, quando essi sono venuti a prendermi alla reggia. Ad ogni modo, io l’ho fatto solo a fin di bene. Infatti, se un domani Zipro e Polen dovessero trovarsi nei guai con i soldati del re Cotuldo, sono sicuro che ci sarebbe per loro un occhio di riguardo da parte dei loro superiori. Inoltre, come miei figli, da oggi avranno una certa libertà di azione nella reggia e le loro richieste non rimarranno inascoltate in caso di bisogno, anche senza esserci la mia presenza! Anzi, potranno perfino arruolarsi nella guardia regia e raggiungervi i più alti gradi, essendo i nostri due giovani molto in gamba. In quel caso, essi dovrebbero avere come unico scopo gli interessi dei ribelli! Allora, dopo avermi ascoltato con molta attenzione, mi condannate oppure mi assolvete, a causa della mia eccentrica iniziativa, la quale è basata sulla menzogna più falsa che potrebbe esserci al mondo?»

«Se vuoi avere il mio parere, industrioso Croscione, indipendentemente da quello che ne pensino i nostri amici Zipro e Polen, la tua intraprendenza riceve il mio plauso. Non potevi farti venire una idea più brillante! Spero che anche i nostri due arditi giovani condividano il mio consenso ed accolgano la tua trovata come qualcosa che può soltanto risultare a beneficio di loro due e della causa di noi ribelli!»

«In un certo senso, Lucebio,» aveva approvato Zipro «la penserei anch’io alla tua stessa maniera, se fossi convinto che risultare figlio posticcio di Croscione non procurerà dispiacere alla mia madre defunta. Ritengo che pure Polen sia della mia stessa idea, temendo che i suoi genitori morti potrebbero indignarsi e rivoltarsi nella tomba, se noi due accettassimo la nuova posticcia paternità. Ma qual è la verità? Magari essi, al contrario, potrebbero anche accoglierla con favore!»

«Ti comprendo, Zipro;» Polen aveva secondato l’amico «però sono sicuro che i nostri genitori estinti capiranno che farci credere fintamente i figli di Croscione serve soltanto a procurarci giovamento, nel caso che avessimo a che fare con i soldati di Cotuldo. Perciò, a mio modesto parere, possiamo senz'altro rallegrarcene ed avvantaggiarcene, se in seguito per noi le cose dovessero mettersi male!»

«Sarà senza dubbio come Croscione ci ha fatto presente, cari ragazzi!» Lucebio era intervenuto a chiudere il discorso «Perciò ringraziamolo vivamente, per avere avuto una idea così encomiabile, la quale è rivolta unicamente al vostro bene e a quello dei ribelli. A questo punto, però, occorre sparecchiare tavola e badare ad altro, poiché ci attendono altri compiti, che ci richiedono diligenza, scrupolosità e massimo impegno!»

La mappatura delle abitazioni dei Tricerchiati era avvenuta nei tempi previsti. Per cui, non appena era stato possibile, erano seguiti anche la smobilitazione del campo di Lucebio e il suo trasferimento nella nuova località. Nel frattempo, Solcio era rientrato nel servizio attivo e aveva incominciato a fare terzetto insieme con Zipro e Polen. Nel loro gruppo, comunque, era lui ad avere le funzioni di comando, come era stato stabilito da Lucebio ed accettato di buon grado dai suoi due amici. Quanto al figlio di Trisippo, per disposizioni del capo dei ribelli, aveva ripreso a dormire nella sua casa paterna, anche se quella sua temerarietà poteva costargli la vita. Secondo il saggio vegliardo, solamente in quel modo Stiriana sarebbe stata spinta a contattarlo e ad avanzargli qualche proposta degna di lei. Essa avrebbe riguardato senz'altro la setta dei Tricerchiati, nella quale ella occupava un posto di spicco, soprattutto perché era l'amante del Prediletto.