374°-TRISIPPO E IL FIGLIO CERCANO DI METTERE STIRIANA FUORI STRADA

Al cadere del giorno, Stiriana se ne ritornava a casa, percorrendo la strada che con quella del fratello formava un incrocio a T. Vi era stata lasciata da Mesuop e da Licisto, i quali erano da considerarsi le sue guardie del corpo. Volendo fornire al lettore delle indicazioni topografiche della zona, ella dopo avrebbe dovuto svoltare a destra per immettersi nella via dei suoi congiunti, a metà percorso della quale si trovava la loro dimora, il cui ingresso era situato sul lato sinistro. La donna del Prediletto, mentre si avvicinava con passo spedito all'abitazione del germano, si ritrovava con la mente scombussolata, poiché stava vivendo con un ritmo vorticoso dei pensieri tutt'altro che rasserenanti. A suo parere, almeno la cognata condivideva il segreto del marito, per cui anch'ella ci avrebbe rimesso la testa, seguendo così la medesima sorte del consorte. In quel momento, però, la preoccupava il seguente pensiero: Polen era stato ancora informato dal padre delle sue indagini, oltre che dei relativi risultati e sviluppi? Oppure si era voluto tenerlo fuori appositamente, ad evitargli eventuali pericoli, da parte dei Tricerchiati?

Ragionando con obiettività, se il padre aveva fatto a meno di lui nello svolgerle, Polen era stato tenuto all'oscuro di tutto. Inoltre, le reazioni del nipote nei suoi confronti non erano del tipo di quelle della madre. La quale aveva iniziato a riservarle un atteggiamento massimamente ostile e di insofferenza totale. Le varie giustificazioni del coniuge, però, non erano bastate a distrarla da esso oppure a convincerla del contrario. Ciò, sebbene egli avesse cercato di non farglielo pesare e notare, imputando il suo strano comportamento al suo carattere rancoroso e alla sua gelosia morbosa. Per questo, prima di decretare anche la morte del giovane nipote, per il quale aveva pure un debole, Stiriana intendeva accertarsi che i suoi genitori davvero non lo avevano messo a parte del loro segreto, come appariva. Quando infine la donna era rientrata, la tavola era già stata apparecchiata per cenare. Allora ella aveva dovuto affrettarsi a sciacquarsi alla meglio, al fine di trovarsi in tempo per la cena.

Una volta che si era seduta intorno al desco, la cognata Auleda proprio in quel momento si era data a scodellare la calda minestra. In verità, da parte sua, il marito ne aveva già trangugiato alcune cucchiaiate fumanti. Comunque, nel porsi a sedere a tavola, la sorella non aveva dimenticato le buone maniere, salutando ed augurando buon appetito agli unici due commensali presenti. Esse, però, erano state ricambiate dal solo fratello. Invece la cognata, fingendo di non averla sentita, si era allontanata apposta dalla tavola, con la scusa di riportare la pentola non del tutto svuotata presso il piano di legno della cucina. Ma neppure dopo, nel prendere posto al desco, ella si era preoccupata di mostrarsi gentile con la sorella del marito. Infatti, chinato il capo sopra il piatto, aveva badato soltanto a consumare la sua minestra in brodo. Stiriana, da parte sua, non aveva dato gran peso al comportamento della cognata Auleda; però si era voluta interessare ugualmente dell’assenza del nipote. Perciò, ad un certo punto, smettendo di mandare giù i bocconi, aveva chiesto al fratello, che era tutt'intento a divorare la sua minestra:

«Come mai, Trisippo, il tuo figliolo non si trova ancora a casa questa sera? Non scorgendo il suo coperto a tavola, devo arguire che già eravate al corrente che egli non sarebbe rientrato e non avrebbe cenato insieme con noi. Si vede che mio nipote questa sera avrà da fare più del solito presso il campo dei ribelli! Non è forse vero che sarà così?»

«Hai proprio ragione, sorella. Una oretta fa, Polen, dopo aver consumato alla svelta una frugale refezione, è uscito di casa come un fulmine. Egli e il suo amico Zipro avevano da portare a termine una missione assai importante per conto del loro capo Lucebio. Oramai sappiamo che egli, da quando si è unito ai ribelli di quel saggio uomo, ha la sua vita assai movimentata e a casa lo si riesce a vedere soltanto raramente!»

«Almeno sapresti dirmi, fratello, a quale missione egli si sta interessando? Che cosa mai di speciale possono avere da compiere i ribelli? Spero che non si tratti di una loro scaramuccia con i soldati di Cotuldo! Sai, Polen potrebbe rimetterci la pelle, se fosse così. Vi confesso che un fatto così terribile mi squarcerebbe il cuore, poiché tengo moltissimo alla vita di mio nipote! Ma questo tu e Auleda già lo sapete!»

«Non darti pena per lui, Stiriana! Almeno per questa notte, non era in programma alcun loro scontro con le milizie del despota. A tale riguardo, come egli va sempre affermando, a mio figlio farebbe piacere scontrarsi con loro, poiché così vendicherebbe i suoi dieci cugini che furono uccisi da loro. Stanotte, però, egli e il suo amico dovranno scortare due nobildonne, siccome i ribelli hanno deciso di cambiare abitazione ad entrambe. Devi sapere che essi le spostano in continuazione, poiché l'accorto Lucebio non vuole che qualcuno scopra dove abitano e possa poi fargli del male! A mio avviso, egli fa bene a comportarsi così!»

Le notizie date da Trisippo alla sorella erano del tutto false, siccome egli aveva mirato a raggiungere con esse due obiettivi. Con il primo, il quale riguardava la principessa Rindella, aveva cercato di riparare all’errore commesso dal figlio. Infatti, egli era persuaso che, facendo credere alla sorella che la figlia del re Cloronte non si trovasse più nella casa del possidente Sosimo, avrebbe bloccato ogni iniziativa dei Tricerchiati tendente a procurarle dei guai molto seri. Inoltre, prima di fare intervenire contro di lei i Votati alla Morte, ella avrebbe tentato di conoscere la nuova località dove era stata trasferita insieme con Madissa. Con il secondo obiettivo, invece, pur avendo esso una importanza marginale, aveva voluto farle credere che anche il figlio le era assai legato. Per questo egli non avrebbe mai smesso di appagare ogni sua richiesta. Quanto alla scaltra Stiriana, non si poteva asserire con certezza che l’avesse bevuta al cento per cento. Comunque, ambedue le cose, a cui aveva fatto riferimento il congiunto, anche secondo lei potevano essere accettate come veritiere. Perciò, mostrando un’aria sorniona e fingendosi assai curiosa, gli aveva domandato:

«Chi sarebbero mai, Trisippo, queste due nobildonne, alle quali i ribelli cambiano di continuo domicilio, allo scopo di tenerle lontane da persone malintenzionate? Tu sai dirmi qualcosa sul loro conto, fratello mio? Penso che Polen te ne avrà già parlato! Oppure egli ha evitato di farlo, volendo essere ligio ai suoi doveri di ribelle?»

«Come faccio a dirtelo, Stiriana, se tuo nipote ha saputo esprimersi ben poco su loro due? Se non mi sbaglio, come egli mi ha rivelato un giorno, mi pare che si tratti di una zia e di una nipote, che fino ad oggi vivevano nella casa di un suo amico. Ma più di quanto adesso ti ho riferito, sorella, non sono in grado di dirti nient’altro! Se ti fa piacere, potrai approfondire meglio la cosa parlandone con mio figlio, il quale, secondo quanto ho potuto capire, è più tuo confidente che nostro!»

«Ti comprendo, fratello. Io invece mi sto chiedendo chi possa avercela con quelle poverette innocue, trasformando le loro giornate in un trambusto continuo e rendendole maledettamente esagitate. Ma ora, non essendo esse un nostro problema, è meglio porre fine alla nostra conversazione su di loro. Come vedo, tra una chiacchiera e l’altra, abbiamo finito di consumare la nostra cena, senza neppure accorgercene! Oggi ho trascorso una giornataccia da cane, che non auguro a nessuno. Per questa ragione, mi affretto a ritirarmi nella mia cameretta per riposarvi. Allora buonanotte a voi due!»

Una volta sola nel suo letto, Stiriana non riusciva a darsi pace. Il nuovo trasferimento di Madissa e di Rindella le stava intossicando la nottata. Dopo averle finalmente rintracciate, grazie al nipote, ecco che ancora una volta se le vedeva sfuggire di mano e sparire nel nulla. Quella sì che era da considerarsi una vera iella! Alla fine, non perdendosi d’animo, aveva sperato che il nipote Polen, al suo ritorno, le avrebbe saputo dire qualcosa sul loro trasferimento. Magari le avrebbe rivelato la loro nuova dimora! A suo parere, concedersi alla speranza, che era solita rendere la vita degli esseri umani più serena, era meglio che disperare di poterle ritrovare! Perciò occorreva attendere i futuri eventi ed augurarsi che essi le si dimostrassero più favorevoli. Ma a tarda notte, il sonno era appena iniziato ad impadronirsi di lei, allorché aveva sentito il nipote entrare in camera con passi silenziosi. Egli non voleva recare disturbo, oltre che ai propri genitori, soprattutto alla parente che divideva la camera con lui. Al suo ingresso silenzioso, invece la zia Stiriana, che in quel momento non si era ancora addormentata completamente, a sorpresa si era data a chiedergli:

«Polen, mi riferisci come è andato il cambio di dimora, al quale avete obbligato per motivi di sicurezza sia la mia amica Madissa che la nipote Rindella? Voglio sperare che la nuova destinazione assegnata all'una e all'altra non si trovi troppo lontana! Altrimenti come farò ad incontrarmi con loro due e a riabbracciarle nel modo che desidero?»

«Stai forse sognando, zia? Perché mi fai questa domanda fuori luogo e a quest’ora di notte? Ti consiglio di darti al dolce sonno e di metterti subito a dormire. Tra breve, farò anch’io lo stesso, siccome non vedo l’ora di farmi una scorpacciata di sonno!»

«È stato mio fratello a parlarmene, Polen. Se lo ha detto lui, sarà di sicuro vero! Forse non ti fidi più di me, nonostante io ti voglia bene come ad un figlio, da quando mi hanno uccisa l'intera prole? Il tuo genitore, al contrario di te, non ha avuto difficoltà a confidarsi con me. Come puoi constatare, egli mi ha parlato della tua nuova missione segreta!»

A quel punto, il giovane, essendo di mente pronta, aveva compreso che il padre, prima di lui, aveva tentato di depistare la zia, cercando di farle credere che le due nobili donne non vivevano più presso la casa del facoltoso Sosimo. Così facendo, avrebbe ritardato qualche sua insana manovra contro le poverette. Perciò, desiderando poco dopo dare credito alle affermazioni paterne, non aveva indugiato ad affermarle:

«Certo che mi fido ciecamente di te, zia Stiriana; però mio padre non avrebbe dovuto parlarti di una cosa così delicata, visto che essa dovrà restare un segreto per tutti, comprese te e mia madre! Non te la prendere a male, zia; ma in questo momento sono così stanco, che vorrei mettermi a dormire, senza perdere un attimo di tempo!»

«Non ti devi preoccupare, nipote mio, che non sono affatto arrabbiata con te. Comunque, si tratta pur sempre di due mie carissime amiche! Lo sai che può venirmi la voglia di incontrarle e di abbracciarle in qualsiasi istante e allora tu non potrai rifiutarti di accompagnarmi da loro! Dopo che ti ho dichiarato ciò, ti lascio dormire.»

«Grazie, zia! Comunque, riguardo alle tue amiche, sarà difficile che io ti possa accontentare. Il motivo? Da solo, non saprei neppure come raggiungere la loro nuova abitazione, la quale adesso si trova a parecchie miglia dalla città. Posso dirti solamente che ci vogliono circa due ore di galoppata, prima di arrivare ad essa. Almeno così mi è parso, mentre vi ci conducevamo a cavallo, siccome il buio non mi faceva vedere niente di niente intorno a me!»

«Come è possibile, Polen, che tu, pur avendole condotte in quel luogo, adesso lo ignori del tutto e non sapresti condurmici? Ciò che affermi mi risulta del tutto assurdo! Se poi non me lo vuoi dire a ragion veduta, questo atteggiamento da te assunto è un'altra cosa! Perciò grazie lo stesso, nipote, che hai smesso di fidarti di me!»

«Devi sapere, zia Stiriana, che prima non c’ero mai stato in quel posto a me ignoto. Il mio amico Zipro era il solo a conoscere la strada a menadito, per cui egli è riuscito ad arrivare alla meta senza difficoltà, sebbene il buio pesto dominasse ovunque nella zona. E poi, se devo esserti sincero, sia all’andata che al ritorno, intanto che avanzavamo per quei sentieri in parte selvosi in parte vallivi ed accidentati, ogni tanto mi capitava di chiudere entrambi gli occhi, estraniandomi interamente dai sentieri per i quali transitavamo. Forse un domani, se mi si permetterà di andarci di giorno, imparerò bene il tragitto che conduce all'attuale abitazione delle due donne. Perciò ti prometto che, non appena mi accadrà un fatto del genere, ti accontenterò senza meno! Te lo giuro!»

«Bene, Polen, a questo punto, non ci resta che metterci a dormire senza perdere altro tempo, essendosi fatto molto tardi. Anche perché domani mi attende un’altra brutta e pesante giornata, per cui domattina voglio ritrovarmi ben riposata. Buona notte, nipote mio!»

«Buona notte anche a te, zia Stiriana! Che il sonno ti rechi i sogni più belli e meravigliosi; ma soprattutto ti faccia riposare nella maniera migliore. In questo modo, il lavoro di domani ti risulterà più proficuo e meno faticoso! Ne sono certo!»


Il giorno seguente, si era nella tarda mattinata, quando Polen si era svegliato. Egli non aveva trovato in casa né il padre né la zia, essendo entrambi usciti sul presto; ma ognuno si era assentato per proprio conto e per un motivo diverso. Mentre faceva colazione con la pensosa genitrice, ad un tratto, egli si era rivolto a lei, dicendo:

«Sono vari giorni, madre, che non riesco ad incontrarmi con il babbo in casa, senza che sia presente anche la zia Stiriana. L’ultima volta che abbiamo potuto parlare da soli, egli stava per riferirmi certe cose alle quali aveva assistito. Esse, probabilmente, riguardavano proprio la zia. Ma poi il mio amico Zipro, sbucando all’improvviso da un vicolo, ci ha interrotti e ha voluto che andassi con lui, per cui ho dovuto lasciare il babbo. Perciò, madre, se sei anche tu a conoscenza di tali fatti, perché non me ne parli, approfittando dell’assenza da casa di tua cognata? Te ne sarei molto grato, se tu esaudissi il mio desiderio e mi togliessi dalla testa questo snervante assillo! Allora stamattina sei disposta ad accontentarmi, come ti ho chiesto? Così mi faresti un grande favore.»

«Polen, non me lo domandare, per piacere, perché sarà tuo padre stesso a parlarti della sua tremenda esperienza, che ha vissuta in quella notte. Da parte mia, lo farei senz'altro, se non ci fossero da raccontarti certi particolari molto scabrosi per una donna! So già che mi sentirei a disagio sul serio, se mi mettessi a parlartene, essendo tu già un uomo fatto. Dunque, lasciamo perdere e cambiamo discorso, se ti sta bene così! Tuo padre dovrebbe rientrare tra breve e potrai farti raccontare da lui l’intera vicenda. Dopo comprenderai anche perché non ho voluto appagare il tuo legittimo desiderio! Nel frattempo, ti toccherà attendere!»

«Purtroppo, madre, anche oggi sono molto indaffarato e non posso trattenermi un minuto di più in casa. Vuol dire che sarà per un’altra volta. Eppure ci tenevo tanto a conoscere le cose che egli voleva farmi sapere a tutti i costi. Pazienza! Comunque, quando il babbo rincaserà, salutalo da parte mia e dagli anche un grosso bacio per me!»

«Devo salutarti pure tua zia, Polen, essendo ella la tua generosa benefattrice? Oppure me lo proibisci tassativamente, dopo che tuo padre ha cominciato a fartela scorgere sotto tutt'altra luce? Ti prometto che farò quello che mi dirai, figlio mio.»

«Se ti riferisci alla strega, madre, neppure per sogno! Ella, però, non deve sapere che il mio stato d’animo nei suoi confronti è mutato. Da oggi accondiscenderò ad ogni suo desiderio, non per fare un favore ad una zia buona e premurosa; ma solo perché voglio scoprire fin dove arrivano l’insania e l’infamia di una donna pervertita e senza scrupoli! Perciò règolati tu con lei e dille quello che vuoi a nome mio. Tanto per me fa lo stesso, considerato come stanno attualmente le cose! Allora a presto, dolce madre mia!»

Trisippo aveva fatto ritorno alla propria dimora, quando il figlio aveva lasciato l’abitazione da un quarto d’ora abbondante. Gli era spiaciuto moltissimo apprendere che il suo Polen era uscito da poco, poiché aveva da fargli le importanti rivelazioni già fatte alla consorte sul conto della zia e della setta dei Tricerchiati, della quale ella faceva parte. Le ultime erano state apprese da lui proprio quella mattina, quando era andato a fare visita alla sua conoscente Sedria, come le aveva promesso. Invece non l’aveva trovata in casa; però sul suo pavimento aveva scorto grosse macchie di sangue, che gli avevano parlato molto eloquentemente. Allora egli si era convinto che la poveretta era stata assassinata con inaudita brutalità, provvedendosi poi a portare via da quel luogo il suo corpo privo di vita. Magari era stata la stessa Stiriana ad ammazzarla con ferocia, dopo aver sospettato qualcosa in seno alla sua famiglia! Secondo lui, prima di assassinarla, la sorella l’aveva obbligata a dirle sotto minacce quanto sapeva sulla loro setta e se ne aveva fatto parola con qualcun altro. In quel caso, ella non aveva fatto alcuna fatica a tirare le somme e a conoscere il suo precedente darsi da fare nel controllarla. Forse, approfondendo le sue indagini, aveva anche scoperto che egli si trovava nel tempio durante l’ultimo rito sacrificale della setta dei Tricerchiati, a causa della sua fronte visibilmente graffiata a sangue. Ma se ella davvero era riuscita a reperire tali informazioni, lungi dal tradirsi, adesso si dimostrava molto brava a tenersi nascosto dentro quanto aveva scoperto su di lui.

Dopo avere appreso dal marito l'assassinio della povera donna e la scomparsa da casa del suo cadavere, Auleda ne aveva tremato. Inoltre, dopo avergli fatto le sue osservazioni, ella gli si era espressa con le seguenti parole:

«Trisippo, ciò che mi hai esposto mi fa preoccupare tantissimo e mi tiene in grande agitazione. Se tua sorella, pur essendo al corrente delle tue indagini, non ti ha chiesto spiegazioni e neppure ha cercato di giustificarsi, di certo sta covando qualcosa di terribile contro di te, se non proprio contro l’intera nostra famiglia. Sento che siamo in grave pericolo e dobbiamo invitare il nostro Polen a tenersi lontano il più possibile da casa, magari anche per alcuni giorni. Egli farebbe meglio a farsi ospitare da qualche suo amico oppure potrebbe trasferirsi, per un certo periodo di tempo, presso il campo dei ribelli. Così, se dovessero attentare alla nostra vita, egli non correrebbe lo stesso nostro rischio e si salverebbe! Hai compreso quello che ho voluto farti intendere, marito mio?»

«Certamente, Auleda; ma ti asserisco che in questo momento stai esagerando! Addirittura ritieni mia sorella capace di fare ammazzare la famiglia del fratello: non ci posso credere! Può darsi che ella non sia venuta affatto a conoscenza delle indagini che ho condotte per conto mio su di lei e delle cose da me scoperte sulla sua setta nel tempio!»

«Invece io ne sono persuasa, Trisippo. Secondo il mio intuito, ella, prima di fare intervenire i guerrieri della setta contro di noi, vorrà accertarsi se anche Polen è al corrente delle notizie che hai raccolto su di loro. Così dopo saprà come agire e se coinvolgere anche nostro figlio nel loro eccidio. Essendo questa la nostra preoccupante situazione, ti suggerisco di svelare al più presto ogni cosa al nostro Polen e di invitarlo a stare alla larga da noi e dalla nostra abitazione, ad evitare di correre il nostro stesso pericolo. Soltanto dagli amici ribelli potrà provenirgli l’aiuto, di cui ha bisogno per scamparla e per averla vinta contro la zia e la sua setta. Della quale ella è una fervente seguace, oltre che esserne una collaboratrice assai autorevole!»

«Anche se non ne sono del tutto convinto, mia cara Auleda, voglio darti retta. Nessuno può affermare con sicurezza che un fenomeno non si avvererà in una data ora. Si potrà esserne certi, solo dopo che esso è arrivato ed è passato, mettendoci al corrente dell'avvenuto evento o del suo mancato accadimento. L’infallibilità non è dell’uomo, il quale è portato a sbagliare, pure quando si sente sicuro nell’esprimere una propria opinione. Quindi, attenendomi al tuo suggerimento, tra le altre cose, metterò nostro figlio sull’avviso del pericolo che è rappresentato dalla zia e dalla setta religiosa di cui ella fa parte, indirizzandolo verso i suoi futuri provvedimenti salvavita.»


A questo punto, bisogna voltare pagina ed andare a rintracciare Stiriana per seguirla nel suo frenetico affaccendarsi, mentre sta tramando ai danni di persone innocenti, le quali avevano la sola colpa di non avere assecondato in passato la sua inguaribile cattiveria. Rincorrendola nel suo darsi da fare, sapremo qual era stata la sua meta, dopo aver lasciato la casa del fratello, e quali impellenti motivi ve l’avevano spinta di buonora. Così facendo, terremo aggiornato il lettore in quei fatti rilevanti, la cui conoscenza potrà unicamente risultargli molto utile, dopo averli appresi nella giusta maniera.

Ebbene, la sorella di Trisippo, non appena aveva fatto colazione e si era alzata da tavola, se ne era uscita di casa ed aveva raggiunto la dismessa palestra da noi conosciuta. Da quel luogo poi, accompagnata dalla sua solita scorta, aveva raggiunto il suo amante al tempio. Una volta presso di lui, prima di ogni cosa, essi si erano dati ad amoreggiare, facendo scatenare i loro focosi ardori passionali. I quali, come ogni volta, erano risultati di una lussuria incontenibile. Solo quando avevano visto tali ardori placarsi, era iniziata tra i due amanti una interessante conversazione. Il cui argomento non poteva essere che il trasferimento della coppia delle sue nemiche in un altro luogo a loro ignoto. Perciò, adontandosi per la nuova precauzione adottata dai ribelli, la quale non le era affatto garbata, ella aveva aperto immediatamente il discorso, mettendosi a dire al suo adorato amante, che l'ascoltava con attenzione:

«Questa mattina ho i nervi a fior di pelle, Olpun! Se non avessi fatto l’amore con te, il quale mi ha mitigato in parte l’irritazione che si era accumulata dentro di me, adesso non sarei in grado neppure di restare qui a parlare con te! Possibile che, proprio quando le avevamo in pugno, la sorte ha voluto che le persone mie nemiche ci sfuggissero di nuovo di mano? Mi sa che siamo davvero scalognati, come non lo è nessun altro al mondo! Tu lo avresti mai pensato?»

«Stiriana, per favore, vuoi spiegarmi cosa vai bofonchiando? Molto probabilmente, sarà ancora l’effetto dell’eccitazione di poc’anzi che non mi permette di connettere! Se lo vuoi sapere, le tue parole di poco fa non mi hanno fatto comprendere un accidente! Quindi, vuoi esprimerti chiaramente e farmi capire in modo esatto quello che dici?»

«Lo sapevi anche tu, Olpun, che dopodomani una parte dei nostri guerrieri avrebbe dovuto rapire le due donne di mia conoscenza presso la casa del facoltoso Sosimo. Ebbene, ci toccherà invece rimandare il loro rapimento, perché esse sono state trasferite in un altro luogo, il quale resta a noi sconosciuto. Questo trasferimento, che ad un tratto ci ha rotto le uova nel paniere, non ci voleva affatto! Stavo già assaporando i frutti della mia vendetta, ai quali invece dovrò continuare a rinunciare, provando tantissima rabbia nel frattempo!»

«Stiriana, chi è stato a comunicarti che c’è stato il trasferimento ad altro luogo delle tue nemiche? Ne sei proprio certa? Chi sarebbe poi la fonte di tale notizia? Essa è affidabile?»

«Non ci sono dubbi, Prediletto, che esse non stanno più dove erano fino a ieri sera! Me lo ha riferito mio nipote Polen. In nottata, egli ed un altro ribelle suo amico le hanno accompagnate alla loro nuova destinazione. Come vedi, si tratta di una fonte più che sicura!»

«Allora tuo nipote poteva anche rivelarti il luogo dove le donne si trovano attualmente: non ti pare, Stiriana? Quindi, mi spieghi per quale motivo non lo ha fatto? Non mi hai detto in passato che egli ti dice sempre tutto ciò che gli chiedi? Come mai si è rifiutato di farlo? Riesci almeno a dare una spiegazione plausibile a tale suo atteggiamento?»

«Non lo ha fatto, Olpun, per un semplice motivo. Polen non era mai stato in quel posto che si trova lontano da Dorinda. Ci sono giunti, seguendo un tragitto tortuoso ed attraverso zone geografiche diverse. Inoltre, essendo notte, sia all’andata che al ritorno, per gran parte del cammino egli si è dato a dormicchiarsela. Ma mi ha promesso che, non appena avrà imparato il percorso che conduce alla nuova abitazione delle due donne, si metterà a mia disposizione e mi condurrà da loro due. Non ti pare che egli sia stato gentile da parte sua nei miei confronti? Secondo me, lo è stato senz'altro!»

«Allora, Stiriana, nel frattempo chi si punisce? Devi essere tu a palesarmi contro chi, al momento attuale, vuoi far scatenare i tuoi propositi vendicativi. Dopo che me lo avrai manifestato, darò ordine ai miei guerrieri di passare subito all’azione, facendo di tutto per appagare i tuoi desideri. Se vuoi, li farò proprio iniziare con la famiglia di tuo fratello, siccome essa già si trova nella nostra lista nera!»

«Prediletto, per il momento lasciamo da parte i miei parenti, poiché devo ancora scoprire la posizione di mio nipote. Sappi che, se egli risulterà pulito nei nostri confronti, Polen ci servirà ancora per comunicarci le notizie di nostro interesse. Magari un giorno potrei anche convincerlo a diventare uno dei nostri! Avendo un grande ascendente su di lui, mi sarà assai facile persuaderlo ed averlo così dalla nostra parte!»

«Se è ciò che vuoi, Stiriana, non so che dirti; fai come ritieni più opportuno! Ma tieni a mente che la sorte di tuo fratello e quella di tua cognata sono già segnate, poiché essi rappresentano per noi due spine nel fianco! Prima ce ne liberiamo, meglio sarà per noi della setta! A questo punto, siccome Ernos intende mettere alla prova i suoi campioni, devi decidere contro quale persona vuoi vendicarti, facendola diventare la loro vittima. Ad un tuo ordine, questa notte stessa essi entreranno in azione e ne faranno così l’obiettivo della loro missione punitiva!»

«Olpun, rammenti il giovane che mi vietò con la forza di seguire le mie due nemiche capitali? Egli, che è anche un amico di Polen, si chiama Zipro. Devi sapere che sua madre esercita la professione di fioraia ambulante. Ebbene, cominceremo proprio da lei a fare lavorare i nostri Votati alla Morte. Ci penserò io a metterli al corrente di ogni particolare che la concerne, suggerendogli il lavoro che è da farsi. Se mi fai incontrare con il maestro d'armi Ernos, gli parlerò di persona della faccenda.»

Messe in chiaro le ultime vicende, le quali avevano riguardato Trisippo e la malvagia sorella Stiriana, adesso occorre dare più spazio alla vita del loro giovane congiunto. In questo modo, conosceremo più da vicino la sua persona e verremo al corrente dei suoi vari impegni in seno alla comunità dei ribelli guidati da Lucebio. L'opera zelante che Polen aveva voluto mettere a disposizione degli oppositori al re Cotuldo, nonché la sua costanza nell’esercitarsi nelle armi e nelle arti marziali, fino a diventare in esse quasi in gamba come Solcio e Zipro, non erano passate inosservate all’attento Lucebio. Egli, perciò, giustamente non aveva esitato ad affiancarlo ai due maestri del campo, che impartivano le loro lezioni alla moltitudine dei ribelli, avendo raggiunto il migliaio di unità.

Da alcuni giorni, siccome il nipote dell’amico non era disponibile per motivi familiari, Lucebio lo aveva messo a fare coppia con l’intraprendente figlio della fioraia, al fine di farlo scozzonare da lui il più possibile nel lato pratico delle loro mansioni. Da parte sua, Zipro, che ne era divenuto anche amico, ce la stava mettendo tutta per tirarlo su nel migliore dei modi. Ciò, perché egli lo trovava un giovane molto attivo ed interessato ad imparare ogni trucco della loro professione di combattente e di inquisitore. Solo che da un bel po' di tempo Polen aveva incominciato a farlo preoccupare, poiché il suo animo aveva smesso di essere sereno come prima. Non bastando ciò, la sua mente sembrava che si fosse ingarbugliata in chissà quale ginepraio di angoscianti pensieri. A tale riguardo, egli si era perfino riproposto che al più presto lo avrebbe fatto psicanalizzare dall’eccezionale Lucebio. Secondo lui, grazie alle sue eccezionali doti di conoscitore dell’animo umano, il saggio uomo non avrebbe avuto difficoltà alcuna a tirare fuori da lui la verità e a tranquillizzarlo, secondo il suo modo di fare.