372°-LA VITA DI STIRIANA, DOPO L UCCISIONE DEI SUOI FIGLI

Prima di andare avanti con i fatti attuali, i quali si andranno intrecciando in maniera incredibile intorno al personaggio di Rindella, ci conviene fare un salto indietro. Così ripercorreremo quegli anni che avevano segnato la vita di Stiriana in modo profondo, dopo che l’intera sua prole era rimasta punita mortalmente per mano di Francide e di Astoride. Costoro, dal canto loro, avevano avuto dei buoni motivi per ammazzare come cani rabbiosi i figli della sconsiderata donna. Difatti essi avevano tentato di fare i prepotenti nei confronti della principessa Rindella e della nobildonna Madissa. Nel medesimo tempo, apprenderemo come la donna, dopo essere rimasta sola, aveva incontrato l’enigmatico individuo che abbiamo da poco conosciuto, con il nome di Olpun. Il quale, dopo avere fondato una propria religione ed esserne divenuto il capo, si faceva dare l’appellativo di Prediletto dagli adepti della setta da lui messa in piedi. Addirittura egli aveva dichiarato che il suo dio Kursut lo aveva fatto diventare immortale! Da parte sua, Stiriana, dopo appena un mese che lo aveva incontrato, con grande spregiudicatezza lo aveva scelto quale suo amante. Allora, smettendo di curarsi del suo dolore, aveva iniziato a trescare in modo spudorato con lui. In verità, dalla strage dei suoi dieci rampolli fino ai nuovi fatti che abbiamo cominciato a raccontare, sarebbe stata la sete di vendetta a caratterizzare la personalità di Stiriana. In quel modo, ella avrebbe reso la sua indole sprezzante di ogni nobile virtù; ma soprattutto sarebbe stata perversa in ogni suo pensiero e in ogni sua azione. Ciò, perché l'uccisione dei figli le aveva procurato la morte psichica e spirituale, oltre allo spegnimento di quei riflettori, che si sarebbero dovuti accendere sulla dolce speranza.

All’inizio, siccome la donna non aveva più un marito che le allietasse le giornate e le riempisse il tempo di gaio sapore, i suoi rampolli avevano rappresentato la parte migliore della sua vita e l’oasi rasserenante dei suoi sogni. Dopo, invece, essendo venuti meno anche loro, per essere stati assassinati da Francide e da Astoride, ella si era vista sprofondare in una desolazione mortificante. La quale le negava ogni diritto a trascorrere la vita in chiave ottimistica. Così, una volta privata dei suoi unici sogni, che le proveniva dall'esistenza della sua prole, la sua natura di madre non aveva avuto più niente di bello da ereditare dal destino. Anzi, essa poteva soltanto relegarla in un’amara afflizione senza fine. In lei, quindi, era parsa irrimediabilmente perduta la risalita verso uno sbocco positivo, che potesse tirarle su il morale e le facesse gustare il desiderio di condurre una vita serena. Purtroppo, per sua sventura, non le era più possibile prefigurarsi il proprio futuro in una maniera diversa!

In seguito, però, contrariamente ad ogni aspettativa, il sentimento della vendetta, dopo essersi fatto strada attraverso le profondità del suo insondabile intimo, vi era esploso ed aveva adattato il suo modo di concepire la propria realtà ad un modo di condurre la vita diametralmente opposto. Si trattava di risorgere dalla disperazione e di liberarsi da ogni sofferenza, allo scopo di infondere l’una e l’altra in coloro che le avevano fatte nascere in lei. Insomma, la sua sopravvivenza veniva ad innestarsi sopra una concezione nuova dell’esistenza, la quale vedeva nella vendetta lo stimolo ad accettarsi come essere esistente ed attivo. Per la quale ragione, ella bramava di raccogliere da essa la massima gratificazione e nel tempo più breve possibile. Ma ci sarebbe riuscita, senza tribolare abbastanza? Secondo il suo ragionamento, chi, se non Madissa e Rindella, erano state a causare la propria rovina e ad arrecarle la maggiore pena, in quanto responsabili della morte della decina dei suoi figli? Per questo contro loro due sarebbe stata indirizzata ogni sua intenzione vendicativa e si sarebbe dovuta sfogare la sua ira furibonda, procurando all’una e all’altra il massimo della costernazione. Allora, facendo venir meno il suo perdurante dolore, ella si era data da fare per raggiungere il suo obiettivo preminente. Con la sua distorta visione dei fatti, la donna non aveva pensato neppure minimamente che era stata lei la principale responsabile della strage dell'intera sua prole. Ella l'aveva istigata follemente contro le due donne, allo scopo di realizzare i suoi insani progetti.

Infine, dopo essersi riavuta dalla sua prostrazione fisica e psichica, la perfida Stiriana se ne era andata a vivere per alcuni giorni presso la casa del suo unico fratello, che era Trisippo. Ai membri della famiglia, che allora erano quattro, in relazione alla morte dei suoi figli, ella aveva dato una versione dei fatti completamente differente da quella reale, pur di guadagnarsi la loro comprensione. Anziché riferire ai consanguinei che era stata una mascalzonata dei figli da lei appoggiata a condurli alla loro carneficina, aveva attestato che essi erano stati assassinati dai soldati del monarca, per essersi rifiutati di rinnegare il loro re Cloronte. Ad ogni modo, pur soggiornando presso i suoi parenti, Stiriana non aveva mai smesso di pensare alla sua terribile vendetta. Ragionandoci sopra, ella prendeva atto che era difficile portarla ad effetto e riuscire nello stesso tempo anche a farla franca. La donna era consapevole che in seguito i ribelli l’avrebbero braccata ovunque, fino a quando non l’avessero scovata, facendogliela pagare nella maniera più terribile. Lucebio, come lei sapeva benissimo, non era così stupido da non comprendere che una eventuale delazione a scapito delle due donne poteva essere provenuta esclusivamente da lei. Per tale motivo, l’astiosa Stiriana aveva rimandato a data da destinarsi la sua sete di vendicare i figli. Per la verità, aveva stabilito di appagarla, non appena le circostanze si fossero presentate ottimali per compierla. Nel frattempo, ella avrebbe atteso con pazienza il momento propizio per rivalersi dell'uccisione dei suoi dieci rampolli con le sue due nemiche, augurandosi che esso arrivasse al più presto.

Per lei, delle ottime prospettive di riuscita si erano intraviste, soltanto dopo che era ritornata ad abitare nella propria casa per trovarvi riposo. In quel periodo, un giorno Stiriana vagava senza meta per Dorinda, allorquando aveva incontrato la persona giusta, di cui servirsi per i suoi reconditi disegni. Si trattava di un individuo pelato, che indossava una mise multicolore e stravagante, mentre una fascia colorata gli cingeva la fronte. Egli, proprio al suo arrivo, aveva iniziato a fare un discorso ad un folto gruppo di persone, che gli si erano accalcate intorno. Esse, almeno all’inizio, sembravano essere calamitate più dalla sua tenuta bizzarra che non dalle sue strambe parole, sebbene si desse a pronunciarle con una loquela forbita. In seguito, invece, le cose erano andate diversamente. Quanto a noi, a tale proposito, non ci faremo sfuggire l’occasione e cercheremo di renderci conto di ciò che egli stava affermando oppure blaterando, a seconda del valore che gli ascoltatori gli stavano attribuendo. Ecco cosa egli si dava a dire ai suoi uditori:

"A voi che mi ascoltate, dichiaro che il mio nome è Olpun e sono il prediletto del dio Kursut. Costui, dopo avermi inciso sulla fronte il suo sigillo divino, mi ha reso immortale. Egli mi ha incaricato di fondare una setta religiosa in suo onore, perché i suoi devoti lo adorino e si dimostrino pronti a sacrificarsi per lui in ogni istante della loro vita. In cambio, essi riceveranno da lui infinite grazie per sé e per i loro congiunti. Anche quelli che hanno bisogno di essere aiutati in una loro vendetta personale, per aver subito un ingiusto torto, riceveranno dal dio il soccorso necessario per portarla a termine. In merito al mio fortunato incontro avuto con la divinità, ne verranno a conoscenza soltanto coloro che lo meriteranno. Mi riferisco a quelle persone che, abbracciando la nuova religione, la quale prenderà il nome di kursutesimo, si faranno incidere sulla fronte il suo emblema, ossia il tricerchio indivisibile. Ora se c’è qualcuno tra di voi che sia disposto a servire il divino Kursut, come faccio io da un mese, è pregato di farsi avanti e di seguirmi per l'unica strada che conduce alla luce e al benessere! Ma prima che ponga termine al mio discorso, desidero che voi sappiate che Kursut è grande, Kursut è potente, Kursut è invincibile; mentre io sono il suo Prediletto!"

Dopo l’ascolto delle parole formulate dall’uomo, dal contenuto prettamente di sapore misterico, tra i presenti aveva dominato parecchio scetticismo. Il motivo? La loro convinzione era stata quella di riconoscere il dio Matarum quale unica divinità incontrastata dell’Edelcadia, per cui nessun altro dio poteva sostituirsi a lui. Chi lo avesse fatto, secondo gli stessi, poteva essere ritenuto unicamente pazzo. La stessa Stiriana, pur avendo trovato in esse alcune cose che la interessavano, tra cui la possibilità di vendicarsi, aveva dato poco credito alle affermazioni dello sconosciuto. Se l’eccentrico oratore non le avesse dimostrato con fatti concreti che davvero egli era il preferito della divinità da lui citata, giammai lo avrebbe preso sul serio e gli avrebbe concesso la sua fiducia. Invece poco dopo c’era stato uno sbalorditivo episodio che l’aveva convinta di trovarsi di fronte ad una persona speciale. Per tale motivo, le si era donata anima e corpo, fino a diventarne l'amante.

Lì per lì, ovviamente neppure uno dei presenti si era deciso a reagire in un modo qualsiasi alle parole di chi pubblicamente si era dichiarato il prediletto di un dio, il quale non si era mai sentito nominare prima di allora. Ma poi, dal gruppo degli astanti che da poco era diventato più numeroso, si era levata la voce di uno di loro. Egli, apparendo assai risoluto e dimostrando di sapere il fatto suo, gli si era rivolto, parlandogli nel modo seguente:

«Chi ci garantisce, Olpun, che non sei uno dei tanti mistificatori fannulloni che tutti i giorni si aggirano per le strade di Dorinda? Dunque, forse ti stai prendendo gioco di noi. Ti posso assicurare che mai nessuno ha preso per i fondelli Ernos, che sarei io. Quelli che ci hanno provato hanno avuto vita breve, essendo stati fulminati dal mio infallibile arco!»

«Ernos, io non intendo imbrogliare nessuno e neppure te. Sono disposto a fornirti tutte le credenziali possibili, pur di convincerti che sono realmente il Prediletto del dio Kursut. Sappi che chiunque oserà opporsi a me si metterà in guai molto seri con le sue stesse mani! Vuoi essere tu il primo a sperimentarlo oppure temi di diventare la prima vittima del mio dio? Su, parlami chiaramente e dimmi se lo desideri per davvero!»

«Olpun, non temo né te né nessun altro! Visto che poco fa hai dichiarato di essere immortale, grazie al tuo dio, voglio verificarlo di persona. Ma se ci hai raccontato soltanto frottole, allora prepàrati a crepare, dal momento che tra breve appureremo se il tuo corpo sul serio non si lascia trapassare dalle mie micidiali frecce acuminate!»

Così dicendo, l’uomo aveva dato di piglio all’arco ed era passato ad incoccarvi un dardo, tenendosi pronto a scagliarlo contro il suo interlocutore. Invece Olpun, senza scomporsi minimamente, lo aveva anche invitato a colpirlo, dandosi a parlargli così:

«Ernos, il mio petto non teme alcuna arma, anche se si tratta di un arco, come quello che ti prepari ad usare! Perciò prova a farlo bersaglio delle tue acute saette! Così dopo vedremo chi è nel giusto!»

All'invito di chi si dichiarava il prediletto del suo dio Kursut, l’arciere non si era lasciato sfuggire l’occasione. Perciò all’istante egli aveva fatto scattare la sua freccia, la quale era partita con una rapidità incredibile, centrando in pieno l’obiettivo. La saetta, però, anziché conficcarsi nel petto del suo destinatario, era caduta per terra senza trafiggere nessuno. Allora l'arcigno uomo aveva voluto replicare il tiro; però questa volta aveva mirato al centro della sua fronte. Ma pure la nuova freccia non aveva ottenuto un risultato migliore, poiché la si era vista fare la stessa fine della precedente, pur non avendo mancato il bersaglio stabilito dal suo lanciatore. Ma dopo il secondo infruttuoso tentativo di Ernos, per evitarne un terzo, Olpun era intervenuto minaccioso e lo aveva messo in guardia, gridandogli:

«Miscredente, bada che, se metterai ancora mano al tuo arco, sarò costretto a fulminarti, usando come arma il mio pensiero! Il dio Kursut non accetta da parte di nessuno che si metta in dubbio la parola del suo Prediletto più di due volte. Chi ci proverà la terza volta sarà spacciato, poiché egli morirà arso vivo; anzi, prima verrà trasformato in un tizzone ardente e dopo in carbone! Adesso ti faccio vedere cosa c’è sulla parte della mia fronte che è stata colpita indarno dal tuo impotente dardo.»

Parlandogli in quel modo, il predicatore si era liberata la fronte della bandana. Mentre se la toglieva, si era dato premura di non lasciar cadere per terra ciò che stava nascosto all’interno di essa. Così facendo, aveva permesso a quanti lo seguivano di ammirare l’emblema che era inciso al centro della sua fronte. Avendolo poi definito di natura divina, egli aveva suscitato nella maggioranza di loro un grandissimo stupore. Avvenute le minacce di Olpun e l’esposizione del suo emblema, il quale riproduceva tre anelli azzurrognoli agganciati tra di loro ed inscritti in un dorato sole nascente, Ernos immediatamente aveva deposto il proprio arco. Anzi, un istante più tardi, il truce contestatore era stato scorto mentre lo raggiungeva e gli si gettava ai piedi, dove si era prosternato davanti a lui, dandosi ad esclamargli ad alta voce:

«Per carità, Olpun, non infierire contro di me, come meriterei! Ti giuro che non era mia intenzione sfidare la potenza del dio Kursut, poiché adesso sono convinto che egli si manifesta attraverso la tua persona! Ti prego di intervenire presso di lui, perché mi perdoni e non si scagli mortalmente contro di me! In cambio, sono pronto a diventare il tuo primo proselito e il suo secondo devoto, dal momento che verrò solo dopo di te nell’adorarlo e nel magnificarlo. Gloria al divino Kursut! Che tutti i presenti seguano me nel manifestare la loro fede e la loro devozione alla più eccelsa delle divinità! Essa sarà portatrice di grazie e di benedizioni per tutti coloro che lo adoreranno con amore ed abnegazione!»

Ernos, con i suoi due tiri con l’arco contro la persona di Olpun, che erano risultati inefficaci ed avevano attestato la sua invulnerabilità, in un certo senso, aveva dissipato nella gente presente ogni dubbio sul misterioso e prodigioso predicatore. In verità, egli aveva contribuito a farlo ritenere affidabile anche con il suo atteggiamento servile ed ossequioso, quello che gli aveva dimostrato dopo le sue minacce. Infatti, prostrandosi ai suoi piedi, lo aveva implorato di non inveire nei propri confronti. Allora, seduta stante, si erano presentati in molti ad Olpun per farsi ungere come affiliati della nuova religione, dichiarandosi eterni devoti del dio Kursut. Tra i primi a fare la loro solenne abiura della propria religione, abbracciando così quella proposta da Olpun, c’era stata anche Stiriana. A suo parere, il Prediletto era riuscito ad esibire la prova concreta che ella cercava, a testimonianza della sua indubbia prodigiosità. Invece, senza che essa ci fosse stata, ella giammai si sarebbe fatta accalappiare facilmente dal sedicente protetto del dio, il cui nome Kursut non si era mai sentito nell'intera regione edelcadica.



Adesso però, prima di procedere all’approfondimento di come si erano andati rinsaldando col tempo i rapporti tra la donna e colui che poco dopo sarebbe divenuto il suo amante a vita, ci conviene fare un passo indietro. In tal modo andremo ad incontrare il nostro Olpun, prima che si desse ad apparire in pubblico, allo scopo di fare proseliti per la sua religione, la quale era nuova di zecca. Così facendo, lo sorprenderemo nel momento esatto in cui sta proponendo ad altri due suoi degni compari lo straordinario progetto religioso, al quale proprio quella mattina essi avevano iniziato a dare attuazione. Allora ci stupirà parecchio soprattutto il fatto di venire a conoscenza che, tra i complici del truffaldino Prediletto, appare anche il nostro noto Ernos. Il quale personaggio, dimostrandosi un arciere infallibile ed un commediante eccellente, abilmente era riuscito a far credere a quanti circondavano il suo socio in affari, da definirsi dei veri intrallazzi, che la propria presenza in mezzo a loro era del tutto casuale. Esattamente, come un acquazzone imprevisto in piena estate! Per la quale ragione, il suo intervento, apparendo agli altri presenti senza dubbio disinteressato, era stato visto soltanto come rivolto a scoprire la verità.

Ebbene, una decina di giorni prima, in un angolo appartato di una bettola dei bassifondi di Dorinda, Olpun si era ritrovato a discutere con Ernos e con Ciron, due nostre conoscenze di fresca data, per essere state introdotte da poco nell'intreccio della nostra attuale vicenda, quella che stava coinvolgendo Stiriana in primo piano. Ma non ci è dato di sapere quali rapporti esistessero prima fra i tre individui e se il loro incontro in quel luogo fosse stato accidentale oppure combinato in precedenza. A tale riguardo, possiamo essere certi che capiremo qualcosa in merito, solo se staremo bene attenti a ciò che essi si stavano dicendo in quel loro abboccamento riservato. Esso, infatti, avendo tutta l’aria di essere segreto, sta per svelarci cose per noi assai sorprendenti. Il primo dei tre ad aprire bocca era stato Ciron, un provetto esperto nella lavorazione dei metalli. Egli, rivolgendosi a colui che sembrava di essere una sua vecchia conoscenza, gli aveva comunicato:

«Come eravamo rimasti d’accordo, Olpun, alla fine sono riuscito a convincere il qui presente Ernos ad abboccarsi con te. Egli, come ti avevo detto, è un valente combattente e nessuno lo supera nell'uso delle armi e delle arti marziali, oltre ad essere un infallibile arciere. Gli ho accennato che avevi da proporgli un affare molto redditizio per noi tre, il quale sarebbe potuto andare in porto, se avessimo messe insieme le nostre peculiari capacità. Tu sei ricco di idee brillanti e manifesti una vivace progettualità; Ernos, invece, è un professionista delle armi e delle arti marziali. Pensa che egli ha appreso l’una e l’altra professione presso una scuola, la quale è da considerarsi all’avanguardia nella loro massima espressione tecnica e pratica, per cui la si può considerare quasi indefettibile. Quanto a me, limitato come sono, non posso affermare che avrò l'identico vostro peso nel tuo intelligente e fruttuoso progetto. Ora, amico mio, ti lascio parlargliene e, se riuscirete a trovare una intesa fra di voi, dopo definirete anche la fase attuativa e le strategie da adottarsi, perché esso abbia un sicuro successo a tutto nostro vantaggio!»

«Grazie, Ciron, per la tua disponibilità a far prendere l’aire al mio progetto e per esserti prestato a tale scopo, combinando il nostro incontro odierno, il quale dovrebbe avviarne con successo la realizzazione. Se sarà d’accordo anche il nostro maestro d'armi, esso si rivelerà un affarone per la nostra terna di soci. Sarà come disporre di una inesauribile polla che, anziché fare sgorgare da sé la fresca e pura acqua, si darà a procurarci invece una vera marea di quattrini, che non faranno mai restare asciutte le nostre tasche!»

«Come vedo, Olpun,» si era intromesso nella conversazione anche Ernos, mostrandosi poco convinto di quanto gli stavano proponendo «puoi senz'altro considerarti un fior di furfante! Ma mi dici in che modo il tuo straordinario progetto dovrebbe fare arrivare nelle nostre tasche tanto denaro? Quale sarebbe il mio ruolo nel tuo piano, di cui non riesco a farmi la minima idea, per esserne totalmente all'oscuro? Speriamo almeno che esso alla fine non si risolva in una grossa bolla di sapone!»

«Allora, Ernos, poni bene attenzione a quanto sto per riferirti e non lasciarti sfuggire nemmeno una virgola! Io intendo fondare una religione, la quale dovrebbe offrirci la possibilità di mungere i miei futuri seguaci, spillandogli tutti i quattrini in loro possesso. Tu non immagini quanto si possa fare leva sul fanatismo religioso, al fine di ottenere dai credenti tutto ciò che si vuole! Una volta che essi si saranno infanatichiti per la religione da me fondata, docilmente ci consentiranno di spremere a ciascuno di loro tutto quanto vogliamo. Nel medesimo tempo, potremo anche costringerli a fare ogni cosa che sarà di nostro gradimento, perfino quando la nostra richiesta cozza contro la loro morale oppure contro le leggi in vigore nella nostra città!»

«Olpun, attendo ancora di apprendere da te la maniera con cui dovrei contribuire alla buona riuscita del tuo progetto. Vorrei che tu me lo spiegassi molto limpidamente!»

«A volte, Ernos, per certi tipi ostinati che non vogliono intendere ragione, occorrono le maniere forti, affinché si pieghino alla volontà degli altri. Perciò, nel caso che ce ne dovessero essere anche tra i nostri adepti, allora interverrai tu a fargli abbassare la cresta. Adesso sei al corrente di quale sarà la tua preziosa mansione nel mio apparato religioso. Comunque, oltre al fatto che ti nominerò mio braccio destro, prevedo che in seno alla mia religione occorrerà istituire un corpo di guerrieri votati al martirio, quelli che dopo useremo per i vari nostri scopi. Chi nella nostra città, Ernos, potrà meglio di te prepararli militarmente e plagiarli, secondo i vari piani che ci faranno particolarmente comodi?»

«Vedo che non sei disinformato sull’argomento, Olpun. Ma vuoi riferirmi quale divinità intendi sfruttare per i nostri lucrosi affari? Spero che tu ne abbia già scelta qualcuna al nostro scopo, la quale ispiri la massima fiducia in coloro che dovrai persuadere ad adorarla! Sono convinto che a volte basta il solo nome del dio a fare un ingente numero di proseliti. Naturalmente, quando esso trasmette un particolare fascino nella loro coscienza! Dovresti saperlo anche tu, Olpun!»

«Non preoccuparti di ciò, Ernos, perché ho già tra le mani la divinità giusta, che farà al caso nostro! Essa è completamente sconosciuta presso di noi, per cui potrà fare più facilmente presa sulla gente sprovveduta. Si tratta di Kursut, il dio della deflorazione infuocata, del quale fui messo a conoscenza una decina di anni fa, quando capitai presso la tribù dei Sungsat. Costoro vivono in una zona inesplorata della Tangalia. In quella occasione, durante la quale ero accompagnato dai miei amici Mesuop e Licisto, ebbi a fare amicizia con il loro capo Ecust. Costui ci mise al corrente di ogni particolare della loro religione. In seguito, se oggi ci metteremo d'accordo, sarò lieto di rendere anche te edotto dei riti e delle diverse funzioni che la riguardano. Per il momento, però, intendo prendere a prestito da essa solamente alcune idee, cioè quelle che più saranno confacenti ai nostri interessi e ai nostri bisogni. I quali, considerata la nostra religione, potranno essere non necessariamente solo pecuniari, ma anche di tipo sessuale. Sono convinto che avere a portata di mano la possibilità di fare del sesso gratuito senza alcun problema non guasterà alla nostra vita da morigerati religiosi. A questo punto, Ernos, non la pensi anche tu come me?»

«Olpun, mi rendo conto che nulla ti è sfuggito nel tuo formidabile progetto, salvo la cosa principale, ossia che il difficile sarà convincere la gente ad abbracciare la tua sconosciuta religione. Con la somma divinità di Matarum che domina fra gli Edelcadi e vi signoreggia in modo sovrano, mi dici come farai a spingerli a rinnegarla e ad accettare il tuo dio, il quale è ignoto a tutti loro? Perciò per te sarà una impresa assai ardua, poiché essa non riuscirà mai ad allignare fra la nostra gente!»

«Ernos, ci riuscirò con un prodigio mirabolante, del quale faremo mostra in una delle piazze di Dorinda e di cui dovrai essere tu il principale artefice. Invece io e Ciron avremo una parte secondaria nel suo svolgimento, ma da considerarsi ugualmente importante! Vedrai che stupiremo la gente presente a tal punto, che subito dopo ci perverranno molte richieste di diventare affiliati della nostra setta ed adoratori del nostro divino Kursut. Difatti faremo credere a tutte le persone presenti che l’evento prodigioso, al quale daremo attuazione, è stato reso possibile, unicamente grazie al dio che mi protegge e mi ha incaricato di farlo conoscere. Ossia, li indurremo ad avere la convinzione che esso c'è stato realmente, poiché la potente divinità mi ha prescelto quale suo Prediletto, un mese prima che mi mettessi a fare proselitismo per lui in ogni piazza della nostra Dorinda.»

«Vuoi chiarirmi meglio, simpatico Olpun, quale prodigio noi tre dovremmo esibire ai futuri ascoltatori, dopo che ti si sono avvicinati e raccolti intorno? E perché mai verrei ad avere il ruolo principale nel suo avverarsi? Su, ti prego di far presto a spiegarmelo, dal momento che muoio dalla voglia di conoscerlo anch’io! Spero soltanto che ci sarà facile inscenare il prodigio a cui ti sei riferito, se non vogliamo fare in strada una figuraccia, la quale li farà scappare tutti!»

«Quando giungerà il momento di agire, Ernos, mi presenterò in una piazza secondaria della città, dove si trattengono le varie persone abituate a farvi la loro quotidiana passeggiata. Per l’occasione, indosserò un vestito dai colori sgargianti e con un piccolo cerchio rosso sul davanti, all’altezza del petto. Inoltre, avrò la fronte fasciata con una bandana gialla, la quale avrà pure essa un cerchio nel mezzo, ma di colore verde. Sulla nuda pelle e in corrispondenza di ogni cerchio, cioè di quello rosso e di quello verde, mi applicherò una piastra circolare grande quanto ciascuno di loro ed avente uno spessore minimo, ma tale da non farsi perforare da una freccia in volo. Sarà il nostro Ciron, da provetto artigiano di metalli qual è, a forgiare le due piastre rotonde di differente diametro e a sistemarmele per bene addosso, facendole coincidere con le rispettive parti sottostanti dei due cerchi colorati. Logicamente, ti starai chiedendo a quale scopo, considerato che non ti sei ancora reso conto di nulla. Non è vero che non mi sbaglio?»

«Infatti, Olpun, non ci sto capendo un fico secco con queste stoffe e con queste piastre circolari metalliche! Per favore, vuoi dirmi cosa succederà, dopo che ti sarai trasferito in piazza, abbigliato ed aggiustato come hai detto? Inoltre, come farai a suscitare l’attenzione della gente, che vi passeggia per conto proprio e non si interesserà a te neppure minimamente? Allora vuoi rispondere a queste altre mie domande?»

«Mi metterò a gridare forte ad essa, Ernos, e la inviterò a radunarsi intorno a me, poiché ho da riferirle il mio messaggio divino. Vedrai che i più numerosi mi daranno ascolto e cominceranno ad accalcarsi in cerchio intorno a me. Tu e Ciron vi mescolerete tra la folla dei presenti, facendo finta di essere due ascoltatori qualsiasi, come tutti gli altri presenti. Quando il loro numero sarà ritenuto da me abbastanza sufficiente, solo allora mi darò a rivolgere agli astanti il mio sermone, parlando del mio dio Kursut e della sua potenza. Dichiarerò che egli mi ha fatto diventare immortale e che per questo nessuna arma potrà trafiggermi. Inoltre, farò presente a tutti loro che sono in grado di uccidere qualunque persona a distanza, siccome me lo permette il mio divino protettore. Adesso hai preso coscienza di cosa avverrà in quel luogo, dopo che mi sarò messo a predicare?»

«Certamente, Olpun; ma non mi hai ancora spiegato con quale prodigio stupirai la gente, che nel frattempo si sarà ammassata intorno a te. Prima che me lo spieghi, però, voglio farti una domanda. Se qualcuno dei presenti vorrà avere una prova concreta della tua invulnerabilità e ti chiederà di mettere a sua disposizione il tuo corpo per dimostrargli che esso non è vulnerabile, in quel caso come te la sbroglierai? Oppure non ci avevi ancora pensato per niente? Su, rispondi a questa mia domanda, che dovrebbe interessarti!»

«Certo che un pensiero del genere c'era già stato in me, Ernos! Era impossibile che non avessi tenuto conto che qualcuno avrebbe voluto accertarsi con i fatti che il mio corpo era davvero inattaccabile. Solo che nel caso nostro quell’individuo diffidente, anticipando tutti gli altri, sarai proprio tu. Così eviterai che qualcun altro degli astanti abbia per primo un tale grillo per la testa! Insomma, farai presente che, non volendo essere gabbato da un imbroglione da strapazzo come me, desideri avere la prova certa della mia immortalità con i fatti. A questo punto, Ernos, ti è finalmente tutto chiaro?»

«In un certo senso, sì, Olpun. Ma vuoi farmi sapere in che modo dovrò intervenire contro la tua persona, sia con parole che con un’arma, considerato che già ci hai pensato?»

«Una volta chiarito quanto ti ho fatto presente fino a poco fa, Ernos, subito dopo renderai bersaglio del tuo arco in successione prima il cerchio rosso situato sul mio petto e poi quello verde, che è visibile sulla mia fronte. Ovviamente, le tue frecce non si conficcheranno nel mio corpo, grazie all’espediente a cui siamo ricorsi in precedenza. Allora quanti seguiranno il tuo tiro, ignari del nostro trucco, penseranno ad un prodigio del nostro dio. Quando poi ti vedranno prostrarti ai miei piedi, chiedere perdono della tua malafede e manifestare il desiderio di diventare il mio primo seguace, ti garantisco che la maggior parte di loro si affretterà ad imitarti, senza avere alcuna esitazione. Essi faranno ressa per divenire affiliati della nostra setta ed essere successivamente iniziati alla nostra religione. Ecco cosa avverrà quel giorno nella piazza dorindana da noi prescelta! Ti garantisco che avverrà proprio quanto ti ho appena riferito, mio caro Ernos!»

«Vedo, Olpun, che non hai messo in conto che potrei fallire il bersaglio e colpirti nella parte del corpo non protetta dalle piastre! Non ti sembra che in quel caso porrei fine per sempre alla tua bricconeria, che è rivolta alla tua corsa verso la ricchezza senza sudare la fronte e al tuo sesso gratuito, senza che ci siano problemi di sorta?»

«Intanto voglio farti presente, Ernos, che saremmo in tre a non diventare ricchi, anche se puoi giustamente affermarmi che sarei il solo a rimetterci la pelle! Inoltre, Ciron mi ha parlato così alla grande di te, descrivendoti tra l’altro come un arciere che non fallisce mai un tiro, che oserò affidare la mia vita alla tua bravura, mettendola senza timore a repentaglio. Se lo ignori, esiste un proverbio che dice: "Chi non risica non rosica." Ed io risicherò da solo, anche se saremo in tre a rosicare!»

«Ti ringrazio, Olpun, per l'immensa fiducia che dimostri di avere nei miei confronti. Ma lasciando da parte la tua stima verso di me, devo ammettere che ne hai di cervello in quella tua zucca; anzi, ne hai da vendere! Quasi quasi te la invidio! Ad ogni modo, anche senza sperticarmi in elogi nei tuoi riguardi, approvo totalmente il tuo piano, siccome lo trovo di una genialità ammirevole. Adesso, però, vorrei avere spiegato da te in quale maniera diventeremo ricchi noi tre, dopo che avremo gettato le fondamenta della tua balorda religione, alla quale mi hai fatto appena un accenno. Facendoli solo pregare, nessuno mi toglie dalla testa che non ricaveremo il becco di un quattrino dai tuoi futuri fedeli! Oseresti forse smentirmi in questa mia dichiarata verità?»

«Non credevo che tu fossi tanto venale, Ernos! Ero convinto invece che tutti i grandi guerrieri come te perseguivano obiettivi differenti, come le onorificenze e la gloria per il valore dimostrato in battaglia oppure in scontri individuali nell’arena dei circhi. Invece vedo che aspiri soltanto ad intrallazzare e a fare quattrini allo stesso modo mio. Per la verità, non mi dispiace che tu agisca difformemente dagli altri, poiché ciò mi permetterà di fare degli ottimi affari con te. Come? Mi hai chiesto. Con la scusa che è in programma la costruzione di un grande tempio dedicato al divino Kursut, faremo pagare mensilmente ad ogni fedele un congruo contributo. Così, poco alla volta, spilleremo a ciascuno di loro quanto più denaro possibile, devolvendolo a favore principalmente di noi due. Ovviamente, nello spartircelo, non dimenticheremo neppure il qui presente nostro amico Ciron, poiché a lui, come ricompensa della sua preziosa opera artigianale, ne daremo una piccola parte. Adesso, però, dobbiamo porre fine al nostro colloquio, siccome ho preso altri impegni altrove. Ma nei giorni che seguiranno, dovremo vederci molto spesso, siccome bisognerà mettere a punto il nostro piano, allo scopo di fare andare avanti il mio lucroso progetto. Allora vi saluto, amici, ed arrivederci al nostro prossimo abboccamento!»

Appreso per intero il contenuto del primo incontro che c’era stato tra Olpun ed Ernos, il quale di sicuro avrà stupefatto i lettori, possiamo anche andare avanti nel nostro racconto, ripartendo da dove lo avevamo lasciato. In questo modo, continueremo a seguire la vita di Stiriana, riprendendola dal punto in cui aveva fatto la sua conoscenza con il Prediletto. Egli, proprio in quella circostanza, aveva iniziato scaltramente a gettare le basi della sua religione e si era dato alla ricerca di numerosi proseliti. Infatti, aveva intenzione di plasmarli a suo uso e consumo, nonché di plagiarne le menti come gli dettava la coscienza.


La nostra vedova, una volta diventata fervente adepta della religione predicata da Olpun, a poco a poco, gli aveva fatto comprendere che era interessata a lui più come uomo che non come il Prediletto del dio Kursut. Ciò, perché non le importava un accidente la sua religione, per cui pretendeva dalla sua persona ben altro. Ma erano comprese anche le sue prestazioni sessuali, poiché esse, più che il suo dio, le tornavano particolarmente gratificanti. Anche se aveva già superato i cinquant’anni da poco, Stiriana, fisicamente parlando, si presentava in ottima forma e con un corpo che si lasciava ancora desiderare dalla componente maschile. Perciò anche il calvo Olpun, il sedicente protetto del dio Kursut, in quanto suo coetaneo, aveva iniziato a mostrarsi prodigo di attenzioni per lei. Allora, sentendosi attratti l’uno dall’altra e viceversa, la scintilla della passione non aveva tardato a far nascere in entrambi un serio innamoramento. Esso, però, non si era affatto dimostrato un flirt momentaneo, a causa della loro età. Al contrario, aveva acceso in loro due un grande fuoco d’amore. Il quale li aveva coinvolti a tal punto, da farli diventare di fatto degli amanti a vita, come essi avevano poi seguitato a farsi considerare da tutti gli altri Tricerchiati. Anche se l’uomo non aveva mai rivelato alla donna la sua attività truffaldina, poiché egli preferiva farsi considerare da lei il Prediletto del divino Kursut e non il lestofante che era realmente.

Quanto a Stiriana, nel suo rapporto con lo pseudosantone, non aveva mai lasciato comprendere in quale considerazione tenesse il suo uomo e se credesse sul serio al personaggio da lui impersonato. Comunque, non si poteva negare che ella, concedendoglisi anima e corpo, collaborasse con lui attivamente, come se l'intera sua esistenza non fosse una finzione e risultasse invece circondata da un alone divino. Oltre a ciò, bisognava ammettere che la ex amica di Madissa, tenendosi legata sentimentalmente ad Olpun, in pari tempo covava un secondo fine nell'animo, quello che non serve riferire più, poiché lo conosciamo abbastanza bene. La donna, memore del sermone dell’amante, nel quale egli aveva fatto riferimento anche ad una vendetta personale per giusta causa, dopo un trimestre che lo frequentava assiduamente, alla fine aveva voluto manifestarglielo, parlandogli in questo modo:

«Lo sai, Olpun, che della gente malvagia mi ha ferita di recente mortalmente, causandomi dei grossi guai, che non sto qui ad elencarti per non annoiarti? Ebbene, vorrei che queste persone venissero punite e me la pagassero con gli interessi! Puoi darmi questa soddisfazione, mio dolce amato? Oppure devo pensare che tu non sia in grado di vendicarmi come desidero? Allora cosa mi rispondi, in merito al mio quesito?»

«Certo che posso farlo, Stiriana! Al Prediletto del divino Kursut nulla è impossibile. Dimmi subito chi sono le persone che ti hanno resa la vita uno straccio e sappimi dire anche dove esse si trovano attualmente. Così ci penserò io a farle eliminare da alcune mie persone fidate, le quali sanno come agire in questi casi. Farò intervenire il mio imbattibile Ernos, poiché egli saprà vendicarti come desideri e renderti così giustizia!»

«Grazie, mio Prediletto, per la sensibilità che stai mostrando verso i miei problemi! Tu rappresenti tutto per me e non so come riuscirei a vivere senza il tuo amore e la tua compagnia. Riguardo a tali persone mie nemiche, per il momento ne ho perduto le tracce e non riesco a rintracciarle. Ma non appena verrò a conoscenza della loro nuova dimora, stanne certo che te la comunicherò senza indugio, affinché tu possa fare agire in concreto contro di loro il tuo Ernos. Il quale, come mi hai garantito, non avrà problemi ad eliminarle!»

«Bene, Stiriana, amore mio! In attesa che tu scopra dove esse abitano al momento attuale, interessiamoci alla nostra setta, la quale ha appena preso l’aire. Come sappiamo, sono tante le cose che restano da stabilirsi e da perfezionarsi. Io ti metterei anche a disposizione qualcuno per darti una mano nelle ricerche; ma le circostanze non me lo consentono. Infatti, siamo ancora presi fino al collo dai vari lavori di tipo organizzativo, che devono essere ancora definiti con grande precisione!»

«Non darti alcun pensiero, Olpun, se sei impossibilitato a farmi dare un aiuto nelle ricerche da qualcuno dei tuoi uomini. Ti assicuro che esso non mi occorre, poiché in questo saprò cavarmela da sola! Vedrai che, prima o poi, riuscirò a scovare l’abitazione delle due persone, che nel recente passato mi hanno ferita gravemente. Solo allora le farai punire senza nessuna pietà, proprio come esse hanno fatto con i miei figli!»

Dopo esserci stato quel confidenziale colloquio tra i due amanti, Stiriana, oltre a rendersi utile al suo idolo, aveva trascorso parte della giornata, dandosi a lunghe passeggiate per le strade di Dorinda. Comunque, aveva preferito frequentare le affollate piazze dove si svolgevano i mercati rionali. Tenendosi nascosta nel suo solito abbigliamento, che già abbiamo avuto modo di conoscere, ella aveva sperato in quella maniera di incontrarsi con la sua nemica Madissa e con la principessa Rindella. Se ci fosse riuscita, le avrebbe poi seguite di nascosto per apprendere dove avevano traslocato. Alla fine, come abbiamo già visto, non era mancata all'irriducibile perversa donna l’occasione che cercava. Senza dubbio, ella avrebbe conosciuto anche la loro nuova dimora, se Zipro non si fosse accorto in tempo di lei e non l’avesse fermata.