371°-DOPO IL RITO, TRISIPPO NON RIESCE A DARSI PACE

La stessa notte che suo padre e sua zia si trovavano fuori casa, Polen era rientrato molto tardi, esattamente alle prime luci dell’alba. Il giovane, nell’introdursi nell’abitazione, aveva cercato di fare il meno rumore possibile per evitare che si svegliassero i suoi genitori. Secondo lui, essi di sicuro se la stavano dormendo tranquillamente. Invece, mentre passava davanti alla loro camera, gli era sembrato di udire un pianto sommesso, il quale proveniva dal suo interno. Dopo essersi accertato che le sue orecchie non avevano udito male e che era la madre a piangere in quel modo, egli aveva voluto rendersi conto del motivo per cui ella si stava disperando a quell’ora del giorno, quando oramai non era più notte. Così, una volta in camera, il giovane aveva trovato il lucignolo della lanterna ancora acceso, la cui fioca e tremula luce gli faceva scorgere il volto materno. Il quale si mostrava cosparso di tiepide lacrime. A quella scena, essendosi preoccupato, egli si era avvicinato abbastanza alla sponda del letto ed aveva domandato alla genitrice:

«Mi spieghi, madre mia, perché ti sei data a piangere sommessamente? Mi dici anche perché il babbo non si trova a letto a dormire accanto a te? Scommetto che la sua assenza da casa a quest’ora insolita è da porre in relazione con quella della zia Stiriana! Perciò il tuo stato lacrimoso ti è causato dal fatto che egli è uscito così presto! Allora cos'hai da riferirmi, a questo proposito? A quanto pare, sono tante le cose che tu e il babbo mi tenete nascoste sul conto della zia, ma che dovreste spiegarmi! Spero che un giorno vi decidiate a rivelarmele; altrimenti non so come regolarmi nei suoi confronti!»

«Certo che piango a causa di tuo padre, Polen, pur essendo a conoscenza che egli non potrà rientrare prima dell’alba, poiché le porte della città sono chiuse. Ma lo stesso non sono tranquilla, siccome la sua assenza mi sta cagionando una pena indicibile. Non so cosa fare e con chi sfogarmi, figlio mio. Eppure ho fatto di tutto per dissuaderlo dall’andare in quel luogo fuori Dorinda, essendo convinta che gli sarebbe potuto derivare qualcosa di brutto dalla sua iniziativa, che non condividevo!»

«A cosa ti stai riferendo, madre? Ti decidi a parlarmi chiaro, affinché io possa rendermi conto meglio della situazione? Credevo che il babbo fosse uscito di casa, poco prima che rientrassi io! Ma non poteva egli servirsi di me per intraprendere certe sue iniziative, che tu trovavi alquanto rischiose? In caso di pericolo, avrei potuto cavarmela meglio di lui! Adesso, però, mi paleserai di cosa si tratta e in quale pasticcio mio padre incoscientemente è andato a cacciarsi! Se non rispondi alle mie domande, non mi farai prendere sonno, sebbene io ne abbia tanto bisogno, non avendo dormito per l'intera nottata! Inoltre, mi farai stare piuttosto preoccupato, intanto che me ne resterò sveglio a letto a riflettere sull’assenza del babbo!»

«Invece, figlio, per il momento non posso raccontarti nulla, poiché è ancora presto per farlo. Soltanto se entro la tarda mattinata tuo padre non sarà di ritorno e non avrà dato sue notizie, svuoterò l’intero sacco sulla vicenda. Forse, caro Polen, è meglio non fasciarci la testa, prima di fracassarcela, come si suol dire. Anche se per noi, purtroppo, l'attesa sarà dura ed interminabile! Perciò ti invito ad andartene a coricare, cercando di prendere sonno, di cui hai bisogno.»

«Madre, hai dimenticato che eri tu e non io a piangerti il babbo, come se fosse già morto? Sono state la tua preoccupazione e la tua agitazione che mi hanno indotto ad impensierirmi, costringendomi a farmi il sangue cattivo. Ad ogni modo, voglio sapere quali guai sta combinando la zia Stiriana, se costringe il babbo a sorvegliarla anche di notte! Se egli viene spinto a controllarla come sta facendo, sono sicuro che il mio genitore avrà senz’altro delle buone ragioni! Madre, non potresti anticiparmi tu qualcosa, dal momento che senza meno saprai parecchie cose, in merito alla vicenda della zia?»

«Mi dispiace, Polen; ma devo ubbidire agli ordini ricevuti da tuo padre. Essi mi vietano di parlartene nella maniera più assoluta. Ma ti prometto che, se in mattinata egli non sarà ritornato a casa, apprenderai da me tutto quanto vorrai sapere su tua zia e sui controlli eseguiti da tuo padre fino adesso sul suo conto! Stanotte il mio Trisippo doveva venire a conoscenza di fatti molto importanti intorno all'intricata faccenda di tua zia! Perciò attendiamo che arrivi lui!»

«Allora, madre mia, se sei di questa opinione, non mi resta che andarmene a letto, con la speranza di prendere sonno, poiché davvero ne ho tanta necessità. Ma raccomando te e tuo marito di farmi dormire fino a mezzodì, se non sarà proprio necessario che io mi svegli prima. Anzi, considerato che hai dormito quasi niente, pure tu dovrai darti al sonno, smettendo di farti prendere dall'ansia! Nel frattempo, possiamo solo augurarci che il babbo sia ancora in ottime condizioni e che assai presto ritrovi la strada di casa e ci porti le sue notizie riguardanti la zia!»

«Non hai torto, figlio mio, a pensarla così. Speriamo che non gli sia successo niente di brutto e che io riesca a chiudere occhio almeno per gran parte della mattinata! Dubito però che possa consentirmelo la mia tremenda preoccupazione, la quale seguita con accanimento a rendermi agitata al massimo, fino a mettermi in uno stato di apprensione terribile ed incontrollabile! Allora buon sonno, figlio mio! Stai tranquillo che non ti sveglieremo prima di mezzogiorno. Te lo garantisco!»

«Invece io ti prometto, madre, che se sentirò il babbo rientrare, prima che mi sia addormentato, verrò a salutarlo. Così mi accerterò se egli è ancora tutt’intero, dopo essere andato incontro alla sua pericolosa avventura notturna! Dunque, buon riposo!»

«Va bene, Polen: ci conto! Quando egli rincaserà, l’averti vicino mi terrà più risollevata e mi farà stare serena! Per favore, non chiudere la porta della camera, quando ne uscirai. Se è aperta, mi sento più tranquilla, poiché avverto maggiormente la tua vicinanza!»

Il giovane aveva appena varcato la soglia della stanza da letto dei suoi genitori, allorquando si era sentita la porta di casa aprirsi e sbucare poi da essa il loro tanto atteso congiunto. Dopo averla richiusa, Trisippo si era meravigliato nel vedersi il figlio di fronte. Anzi, era rimasto assai imbarazzato. Poi, al fine di togliersi dal grande disagio che lo stava mettendo in difficoltà, aveva voluto chiedergli:

«Mi spieghi, Polen, perché ti trovo a quest’ora del mattino sulla porta della nostra camera, desto e del tutto vestito? Non mi dire che pure tu stai rientrando adesso!»

«Non sono rincasato in questo momento, babbo, ma una mezzora fa. Nel raggiungere il mio letto, il singhiozzare piagnucoloso della mamma mi ha attirato nella sua camera. Allora, volendo rendermi conto di ciò che l'affliggeva, vi sono subito entrato. Una volta dentro, prima ho scoperto che tu eri assente da casa e dopo sono venuto a sapere che ella si stava preoccupando per il motivo che puoi bene immaginare e che continuo ad ignorare, solo a causa della discrezione della mamma!»

«Quindi, Polen, come vedo, fra te e tua madre c’è stata una vera riunione di famiglia, nella quale il chiacchierato non poteva che essere io! In conseguenza di ciò, mi aspetto da lei e da te una ragionevole spiegazione! Vi sono stato molto chiaro?»

«Certo che sei stato tu la persona di cui abbiamo parlato, padre mio, visto che ci ha indotti a farlo il tuo comportamento!» gli aveva confermato Polen, con un tono con cui pareva che volesse quasi rimproverarlo «A proposito, perché non mi dici dove sei stato nell’arco di tempo che ha compreso l’intera nottata, durante il quale saresti dovuto essere coricato accanto alla tua consorte, anziché pretendere delle spiegazioni da noi? Inoltre, come mai la tua fronte appare graffiata in quel modo da far spavento? Per favore, non raccontarmi che la mamma ti ha costretto nottetempo ad andare a raccogliere delle more presso un rovo, per cui ci sei sbattuto contro, a causa del buio! Tanto lo so che la tua mogliettina è allergica a tali frutti di bosco e a quali reazioni della pelle va ella incontro, ogni volta che ne mangia! Ecco perché, anziché mostrarti indispettito solo per scusarti, sputa fuori il rospo e mettimi al corrente di ogni cosa della tua misteriosa missione di stanotte!»

«Mi spiace, Polen; ma come anche tu comprenderai, questa non è l’ora adatta, perché io mi metta a parlare di certe cose serie. Adesso sono così stanco ed incavolato, che, anche se volessi farlo, non riuscirei a raccapezzarmi in nessun modo! Sono tanti i fatti di cui ho da parlarvi, che non saprei da quale di essi iniziare. Nel pomeriggio, invece, dopo essermi ristorato con un buon sonno ed ammesso che tua zia resterà ancora assente da casa, sarò in grado di esprimermi sulla vicenda. Perciò mettiamoci subito a dormire, siccome ne abbiamo tutti e tre un gran bisogno! Buon sonno, figlio mio!»

Tagliato corto con la discussione che gli altri due membri della famiglia avrebbero voluto già intavolare in quell’ora medesima, l'uomo era andato a cacciarsi sotto le lenzuola. Così facendo, aveva costretto la consorte e il figlio a fare lo stesso, avendone pure loro un gran bisogno. In verità, mettendosi nei suoi panni, essi avevano compreso il comportamento del loro congiunto, imputandolo soprattutto alla sua stanchezza e al suo sonno perduto. Ma l’una e l’altro, quando non erano riusciti ancora ad addormentarsi, avevano cercato di prefigurarsi ciò che l’indomani avrebbero appreso da lui. Invece, al loro risveglio, contrariamente alle loro aspettative, avevano dovuto rinunciare all’ascolto delle notizie del capofamiglia. Egli, infatti, poiché la sorella Stiriana aveva fatto rientro a casa poco prima dell’ora di pranzo, era stato impedito a raccontare alla moglie e al figlio i vari fatti che avevano caratterizzato la sua incredibile escursione notturna. Per questo aveva dovuto rimandare il suo racconto ad un nuovo orario, che risultasse loro il più appropriato, ossia quando la sorella si sarebbe trovata di nuovo assente da casa.


Quel giorno si era dovuto pranzare più tardi, siccome in casa si era dormito per quasi l’intera mattinata. Ma a tavola non si faceva fatica a rendersi conto che, durante la consumazione del pasto principale, regnava un silenzio tombale. Allora Stiriana, sospettando che ne fosse lei la causa, aveva cercato di capirci qualcosa in merito a quell'atmosfera da funerale. Così, rompendo il ghiaccio, aveva preso la parola, dicendo:

«Oggi nessuno si degna di parlare intorno al desco? Nemmeno tu, Polen, che di solito sei abituato a chiacchierare tanto, considerata la tua loquacità? Avete forse perso tutti la favella? Oppure avete deciso di darvi al linguaggio dei pesci? Ma sono più propensa a credere che ieri sera ci sia stata aria di burrasca in famiglia! Se ho ragione e non vi dispiace, volete far conoscere anche a me quale ne è stata la ragione? A proposito, fratello, mi dici come hai fatto a rovinarti la fronte nel modo che vedo? Non mi dire che è stato un gatto a ridurtela in quella maniera, dopo esserti saltato in volto ed averti rabbiosamente graffiato!»

«Invece, Stiriana, le cose sono andate diversamente da come pensi. Ieri pomeriggio, mentre raccoglievo le more da un rovo, un suo ramo, il quale in precedenza era rimasto impigliato in un altro, all'improvviso si è liberato e mi è sbattuto proprio sulla fronte, graffiandomela come puoi scorgere. Non bastando ciò, dopo mi sono dovuto anche sorbire una paternale da parte di mia moglie e di mio figlio, i quali me ne hanno dette di cotte e di crude. Essi hanno reagito così nei miei confronti, unicamente per essere stato uno sbadato! Non dirmi, sorella, che vorresti unirti a loro due per cantarmene quattro pure tu! Se ti va, puoi anche farlo, poiché non scappo di certo! Se lo facessi, mi comporterei da vero matto, poiché darei a mio figlio la soddisfazione di divorarsi anche la parte di pollo che mi spetta! Il gallinaceo, mai come oggi, è stato cucinato squisitamente dalla mia adorabile mogliettina!»

«Non preoccuparti, Trisippo, che non sono proprio in vena di farti un torto simile! Al contrario, mi sento felice come non mai, per cui c’è in me una grande voglia di essere generosa con tutti. Perciò lo sarò nei confronti del mio caro nipote, a cui voglio bene, come a nessun altro! Povera me, se non ci fosse il mio bravo Polen a divertirmi e a distrarmi!»

Rivoltasi poi al figlio del fratello, che aveva allontanato gli occhi dal piatto, per averla sentita proferire alcune parole di generosità a proprio favore, gli aveva domandato:

«Non saresti contento, Polen, se nel pomeriggio, in cambio di una bella somma, tu mi portassi a fare un giro a cavallo, però questa volta fuori città? Cammin facendo, potresti condurmi nelle vicinanze del campo, dove vai ogni giorno ad allenarti con gli altri tuoi amici ribelli! Allora sei disposto ad accontentarmi come ti ho chiesto oppure no? Naturalmente, sempre che tu non abbia altri impegni improrogabili altrove!»

Prima che il figlio potesse dare la sua risposta definitiva alla zia, il padre, improvvisando dei piccoli colpi di tosse finta, era intervenuto a contraddirla, dicendole:

«Mi dispiace per te, Stiriana; ma ciò che gli chiedi non sarà assolutamente possibile, non potendo egli accontentarti secondo i tuoi desideri. Nel pomeriggio Polen mi serve per un altro compito. Ho già in programma di farmi accompagnare da lui a casa di un mio amico, con il quale dovrò parlare di una faccenda privata molto importante. Egli mi ha promesso che avrebbe trovato una occupazione a mio unigenito, siccome tuo nipote, come sai, al momento non ha un lavoro fisso. Perciò, se per te fa lo stesso, il giovanotto potrà secondare il tuo desiderio un altro giorno. Per oggi, quindi, cara mia sorella, egli dovrà rinunciare alla tua lauta mancia e venire con me. Mi dispiace per lui!»

«Per me fa lo stesso, caro fratello, e non devi dispiacerti, a causa del contrattempo! Anzi, un giorno vale l’altro, non essendo la mia esigenza di vitale importanza ed improcrastinabile. Comunque, ugualmente mio nipote riceverà da me in regalo il denaro che gli ho promesso. Altrimenti, mi dici quale cara zietta sarei io per Polen, se mi mostrassi a lui assai munifica con il solo scopo di venirne contraccambiata con dei favori?»

«Grazie, zia Stiriana, per la tua munificenza!» il nipote era intervenuto a ringraziarla «Ma mi duole anticiparti che per vari giorni sarò molto impegnato, per cui avrò difficoltà ad esaudire il tuo desiderio. Ti prometto però che, non appena potrò liberarmi dagli impegni che l’attività di ribelle mi comporta, ti garantisco che trascorrerò una intera giornata insieme con te e mi metterò completamente a tua disposizione. Zia, vedrai che, quando essa ci sarà, la troverai di sicuro indimenticabile. Parola del tuo carissimo nipote!»

«Non preoccuparti per niente, Polen, perché ti credo! E non c’era bisogno che tu ti giustificassi con me, per non potermi accontentare oggi stesso! Oramai mi sono convinta che non sei il tipo da venir meno alle tue promesse fatte. Perciò aspetterò con ansia il giorno che trascorreremo insieme, all'insegna della spensieratezza e dell'allegria!»

Auleda era stata la sola che non aveva affatto aperto bocca fino a quel momento. Ella aveva continuato a servire il pranzo a tavola e a consumarlo con loro, senza farsi sfuggire neppure una sillaba dalle labbra. Dopo avere appreso dal marito in separata sede i fatti che nella notte si erano svolti nel tempio, anche se in maniera alquanto frettolosa, ora ella si sentiva di odiare la cognata, essendo diventata la sua nemica giurata. Mai cose così perverse ed innominabili aveva udito su una persona di sesso femminile, come quelle apprese sulla cognata nella tarda mattinata dall’impietrito consorte! Perciò, se ne avesse avuto il potere, la donna l’avrebbe già cacciata di casa, senza attendere nemmeno un secondo. Purtroppo le era stato rigorosamente vietato dal coniuge di prendere un provvedimento del genere, ritendendo la sorella assai pericolosa! Infatti, il suo Trisippo le aveva tanto raccomandato di non fare accorgere la sorella di ciò che avevano appreso sulla sua abominevole seconda vita. Così non avrebbe messo in serio pericolo l’incolumità dell’intera famiglia. A suo giudizio, la malvagia Stiriana non si sarebbe fermata neanche di fronte ai suoi genitori, se ci fosse stato bisogno di mettere in atto qualcosa di turpe contro qualcuno. Infatti, senza la minima esitazione, ella sarebbe stata capace di passare anche sui loro cadaveri, se fosse stato necessario! Ecco perché la padrona di casa si teneva tutto dentro, cercando di darlo a vedere il meno possibile alla cognata.

Stiriana, da parte sua, scaltra com’era, pur non sapendo spiegarselo, aveva subodorato che la moglie del fratello non si mostrava schietta nei suoi riguardi. A suo avviso, più che avercela con il marito o con il figlio, la parente acquisita, nonostante facesse di tutto per non farlo apparire, dentro di sé palesava di avercela proprio con lei. Perciò di continuo la rendeva destinataria dell'incomprensibile suo atteggiamento scontroso; ma non le sfuggivano neppure certe sue occhiatacce. Allora, alla fine del pranzo, volendo approfondire il problema, aveva chiesto alla cognata:

«Mi dici, Auleda, come mai, da quando abbiamo iniziato a pranzare, hai evitato di rivolgermi la parola? Che io sappia, è stato tuo marito a farti adirare con il suo capriccio e non io! Forse mi sbaglierò, ma è come se da te continui a provenirmi un astio profondo. Perciò mi sento in diritto di domandarti il motivo di tale tuo atteggiamento!»

Anche questa volta, per evitare di farla insospettire, era stato l’accorto Trisippo a rispondere alla germana per primo. In questo caso, però, egli aveva cercato di fornirle delle valide giustificazioni, le quali non le permettessero di accorgersi che in pentola stava bollendo ben altro. Così, prendendo la parola al posto della moglie, le aveva detto:

«Adesso esageri, Stiriana! Mia moglie non oserebbe mai mostrarti del rancore, senza avere delle serie ragioni. Sai anche tu che le cose tra di noi procedono a gonfie vele, anche perché sei la nostra benefattrice. Quindi, come fai a dire una sciocchezza simile? La mia Auleda ha soltanto due difetti. Il primo è quello di fare durare molto a lungo la sua rabbia, in questo caso contro di me, per cui coinvolge pure le persone che non c’entrano. Il secondo è quello di essere molto gelosa e possessiva nei confronti del figlio. A volte anch’io ho da fare i conti con la sua stupida gelosia! Non sai, sorella, che ella vorrebbe quasi estromettermi dalla vita del nostro Polen, come se ne fosse l’esclusiva padrona? Perciò, se hai scorto in lei una certa avversione verso di te, se così la si vuole definire, è perché tu hai chiesto a Polen di condurti fuori a cavallo ed egli ti ha promesso di dedicarti una giornata intera, facendotela trascorrere in modo meraviglioso. Se proprio lo desideri, Stiriana, visto che ti consideri ingiustamente offesa, ti faccio confermare da lei stessa che è come ti sto riferendo io in questo momento!»

«Non c’è bisogno, fratello, che tu faccia una cosa simile! Conoscendo tua moglie meglio di chiunque altro in questa casa, non ho alcun motivo di dubitare delle tue affermazioni! Inoltre, sono certa che la metteresti solo in grande disagio, se, dandoti retta, tu la obbligassi a fare ciò che mi hai proposto. Non sai quanto riesce difficile a noi donne ammettere un nostro difetto o un nostro torto, specialmente quando esso è inerente alla gelosia oppure alla possessività! Te lo posso assicurare, Trisippo!»

«Allora invito entrambe a sgombrare la mente da liti e da malumori, poiché desidero che fra di noi ritornino a librare il buonsenso e la serenità! Anzi, brindiamo all’uno e all’altra, siccome sono convinto che soltanto da entrambe le cose può derivarci l’elisir di lunga e beata vita. Quindi, propongo di farlo all’istante!»

Ubbidendo a chi lo aveva proposto con una certa determinazione, nessuno dei presenti aveva voluto sottrarsi al brindisi, il quale era stato fatto, dopo essere stato stappato una bottiglia di ottimo vino. Ma dopo l’allegra bevuta collettiva, tutti si erano allontanati dal desco per attendere ognuno alla propria occupazione. Da parte sua, il capofamiglia, come già aveva preannunciato a tavola durante il pranzo, se ne era uscito di casa con il figlio. Ovviamente, i due congiunti si erano allontanati dalla loro abitazione non per andare a fare visita al fantomatico amico che Trisippo si era inventato, per il motivo che aveva fatto credere alla sorella. Invece l'uomo aveva la necessità di incontrarsi al più presto con il figlio da solo, dovendo egli parlare con lui di cose ben più importanti, delle quali siamo già a conoscenza.


Dopo che il padre e il figlio avevano percorso il loro primo tratto di strada, senza pronunciare neppure una parola, Polen, rivolgendosi al genitore, si era dato a parlargli così:

«Adesso che siamo soli, padre, e visto che da parte tua è stata tutta una finzione la visita che avremmo dovuto fare al tuo amico, vorrei sapere da te che cosa in realtà hai da dirmi sul conto della zia, senza che ella sia presente e ci ascolti. Sono convinto che vorrai parlarmi proprio di lei, siccome a casa non c’è stata l’occasione di farlo e adesso che non c’è lei ad ascoltarci. Non ho forse ragione?»

«Non hai torto, Polen! Non volevo che ti impegnassi con tua zia, prima di esserci stato tra di noi un abboccamento, siccome ho da metterti al corrente di fatti rilevanti, i quali riguardano la vita segreta di tua zia. Del resto, già ti avevo accennato qualcosa in merito a lei, quando ti invitai a non sbottonarti troppo con mia sorella sull'attività dei ribelli, siccome le sue domande avevano un recondito fine. Stanotte ne ho avuto la conferma. Prima di pranzo, appena ho colto il momento giusto, ne ho messo al corrente pure tua madre; ma ella per poco non si tradiva con la cognata. Come hai visto, sono dovuto intervenire opportunamente ancora io ad aggiustare ogni cosa, ad evitare di rendere sospettosa tua zia!»

«Padre, sei sempre stato un ottimo commediante; del resto, come lo sei tuttora! Comunque, riguardo a me, potevi stare tranquillo. Memore dei tuoi precedenti consigli, non mi sarei impegnato con la zia Stiriana e non le avrei mai fatto conoscere la località dove è situato il campo di Lucebio. Le avrei risposto proprio come ho fatto dopo il tuo cauto intervento, siccome anch’io ho cominciato a pensare che ella non sia così ingenua come intende farci credere, mentre le sue richieste perseguono degli scopi ben precisi. Stando così le cose, a questo punto, pretendo che tu mi racconti ogni cosa a cui hai assistito la notte scorsa, poiché vorrei sapere fino a che punto posso amare la zia e fidarmi di lei. Sono persuaso che i fatti notturni che hai da riferirmi, se non erro, vedono coinvolta anche lei in prima persona! Nevvero?»

«Non ti sbagli, figlio mio. Quando saprai con quale ruolo ella vi entra a far parte, ne rimarrai sconvolto, la detesterai allo stesso modo in cui ha iniziato a fare tua madre! Ma prima di passare a raccontarti la mia esperienza di questa notte, ho da farti una domanda, il cui contenuto mi va sconcertando da stanotte, ossia da quando ho fatto ritorno a casa. Devi sapere, Polen, che esso seguita ad assillarmi terribilmente ogni attimo che ci penso, senza darmi pace! Perciò voglio da te la risposta.»

«Allora, padre, cosa aspetti a farmi la domanda, che tanto ti sta a cuore? Prima me la farai, prima potrò risponderti in merito. Mi auguro soltanto che essa non riguardi una mia grave mancanza che ho commesso ingenuamente, parlando con la zia Stiriana! Se così fosse, mi maledirei e non me la perdonerei! Te lo assicuro!»

«Invece, Polen, ho paura che sarà stato proprio così! Ora dimmi se per caso sei a conoscenza che presso voi ribelli si nasconde la figlia del nostro ex re Cloronte. C’è chi vorrebbe arrecare alla principessa tantissimo male. Voi dovete ad ogni costo scongiurare il suo assassinio da parte di gente assai malvagia, che aspira alla sua morte!»

«Padre, non ho mai sentito parlare di una cosa simile nel campo di Lucebio! Questa notizia mi giunge del tutto nuova, se ci tieni a saperlo, dal momento che mai nessuno dei miei amici mi ha proferito una parola su questa fantomatica principessa! Ti assicuro che non è possibile che mi sia sfuggita una presenza così illustre nel nostro campo. Perciò posso solo dedurne che sei stato proprio male informato, a tale riguardo!»

«Eppure, Polen, ti assicuro che le fonti sono attendibili! Suppongo, come è giusto che sia, che venga mantenuto il massimo riserbo sulle notizie che la riguardano, per motivi di sicurezza per la principessa stessa. Ad essere a conoscenza di una questione così riservata, saranno senz’altro poche persone fidate che, giustamente, non lasciano trapelare alcuna indiscrezione sul suo conto. Il brutto di questa vicenda è che chi le vuole fare del male è venuto già a conoscenza di lei e sa anche dove trovarla! Possibile, figlio, che non ti sia mai capitato di incontrarti con una ragazza sui venti anni e di nobile aspetto al campo o in un altro luogo frequentato dai ribelli? Sono convinto che un tuo sforzo di memoria ti porterà a lei. Su, cerca di sforzarti e di ricordare meglio, caro Polen! Qui si tratta di salvare la figlia del nostro sovrano Cloronte!»

«Adesso che ci penso, padre, nella casa del mio amico Solcio ci sono due donne di nobile aspetto, ossia Madissa e Rindella. La prima è avanzata negli anni; mentre la seconda è molto giovane, dall’età apparente della principessa. Ma ho sentito dire che la ragazza è la figlia di un fratello di Madissa, che è passato da tempo a miglior vita. Probabilmente, esse non sono zia e nipote, ma vivono nella casa di Sosimo sotto mentite spoglie. Riflettendoci bene, la giovane Rindella potrebbe essere benissimo la figlia del nostro ex re Cloronte; ma a buon ragione, si cerca di tenere nascosto un fatto del genere in quella casa.»

«Sarà senza dubbio così, Polen! Spero proprio che le garantiscano una protezione confacente al suo rango; altrimenti, da un momento all’altro, dei malintenzionati potrebbero rapirla e procurarle un male che non puoi immaginare! Eppure ce ne sono di persone perverse che si sono messe in testa di tribolarle l’esistenza! Voglia il divino Matarum che essi non riescano a rintracciarla nella nostra città!»

«Tu come fai a saperlo, padre? In quale occasione ne sei venuto a conoscenza? Non mi dire che la zia Stiriana appartenga proprio al gruppo di tali persone inique! Sarebbe il colmo! Alla nostra famiglia, se fosse vero, scaturirebbe da ciò un disonore grandissimo! Sarei disposto ad andare a nascondermi pure all’inferno, pur di sfuggire ad un’onta simile nella nostra città! Allora ti decidi a rispondere alla mia domanda?»

«Purtroppo, Polen, presto dovrai cominciare ad abituarti ad una vergogna del genere, se non riusciremo a fermare in tempo la nostra indegna congiunta e quelli che le danno manforte. A proposito, figlio mio, per caso tua zia non ti ha mai rivolto delle domande sul conto delle due donne a cui ti sei riferito, per essere messa al corrente della casa che le ospita? Scommetto che ella te l’avrà già fatta!»

«Non ti sbagli, padre mio! Ma la zia, quando lo fece, mi asserì che si trattava di una sua cara amica e di sua figlia. Non vedendole da moltissimo tempo, ella desiderava riabbracciarle. Rammenti quando uscimmo insieme, ossia una ventina di giorni fa, sul tardo pomeriggio? Fu allora che mi chiese di condurla da loro due. Devo confessarti che, al ritorno da quel luogo, mi insospettì parecchio il fatto che ella avesse preteso da me di non dire niente della destinazione della nostra passeggiata pomeridiana né a te né alla mamma. Allora io non lo ritenni affatto giusto!»

«Scommetto, Polen, che quella sera tua zia evitò di incontrarsi con le sue due amiche. Dopo essersi fatta indicare da te l’abitazione dove esse venivano ospitate, ella, adducendo una scusa qualsiasi, si fece riportare a casa! Inoltre, fa insospettire anche il suo modo di vestire, con il quale palesa chiaramente che vuole nascondersi da qualcuno. Ma bisogna scoprire se dai soldati oppure dai ribelli! Se sono questi ultimi dai quali ella rifugge, ciò vuol dire che essi le staranno dando una caccia spietata. Strano che tu ne sia tenuto all'oscuro, figlio mio! Non potresti interessartene presso i tuoi due amici?»

«Come hai immaginato, padre, ella si rifiutò di avere un incontro con loro. Accusando una fasulla emicrania improvvisa, la zia Stiriana mi costrinse a ricondurla indietro immediatamente. Ma tu come fai a saperlo?! Allora, se i tuoi sospetti sono fondati, già quella volta combinai un bel guaio! Per mia negligenza, da quel giorno, ogni attimo è potuto risultare fatale alla nostra principessa! Quanto alla sua accortezza di coprirsi il volto ogni volta che usciva di casa con me, giustificandola con il solito torcicollo, essa diede da pensare male di lei anche a me; ma non mi rendevo conto del motivo per cui ella lo facesse. Eppure, in merito al fatto che i ribelli la stiano cercando, ci credo poco. Altrimenti ne sarei venuto a conoscenza anch'io, che frequento i miei amici Solcio e Zipro, i quali sono i due portavoce del nostro capo Lucebio. Ma non so se faccio bene a chiedere loro della principessa, siccome potrebbero pensare male di me e scambiarmi con un suo nemico disposto ad arrecarle del male.»

«Forse hai ragione tu, Polen, riguardo al rapporto di scontro tra i ribelli e tua zia. Quanto all'altro episodio, non puoi dartene una colpa, figlio, se allora ubbidisti a tua zia, solo perché non eri al corrente della perfidia che ella covava dentro di sé! Perciò, a questo punto, occorre rimediare alla meglio e al più presto, se vogliamo evitare che, in uno di questi giorni, possa capitare qualcosa di brutto e di tremendo alla nostra sfortunata principessa! Ma bisogna agire molto in fretta, figlio mio, se vogliamo salvarla da certe persone ignobili!»

«Sono dello stesso parere anch’io, padre. Dunque, quanto prima dovrò mettere la zia su una falsa pista, riferendole per finta che l’amica e sua nipote sono state trasferite altrove. A questo punto, però, per poter destreggiarmi bene nella nuova versione dei fatti, ho bisogno di essere informato sulla intera vicenda di cui sei venuto a conoscenza. Dovrai raccontarmi ogni cosa, senza tralasciare neppure una virgola. Ma già da oggi ti prometto che, se mi sarà possibile, tenterò di non fare infangare dalla nostra maligna consanguinea il buon nome della famiglia, facendola apparire il meno possibile in questa faccenda losca ed intricata. Babbo, ti avverto che, se lo riterrò opportuno, non esiterò a farla fuori, ammazzandola come una cagna! Tutti dovranno sapere che non abbiamo nulla a che spartire con i degenerati disegni di una strega simile! Non sei anche tu del mio stesso parere? Dimmelo chiaro e tondo, per favore, che un domani approveresti un tale mio gesto!»

«Sono d’accordo con te, figlio mio. Perciò, quando si presenterà il momento adatto, eseguirai ciò che reputerai più giusto fare, senza la minima esitazione! Adesso, però, passo a narrarti i diversi orribili fatti che mi sono capitati stanotte, dai quali ho avuto modo di appurare che mia sorella risulta un elemento di spicco di una setta religiosa assai pericolosa. Così voi ribelli saprete affrontare la situazione nel modo migliore, se vi ritrovaste a lottare contro i suoi fanatici congregati, potendo essi rivelarsi pericolosi contro ogni vostra previsione! Ci siamo intesi?»

Per sua sfortuna, però, Trisippo non aveva potuto raccontare al figlio alcuna cosa. Infatti, proprio quando egli aveva iniziato a riferire a Polen tutto ciò che era venuto a sapere sulla setta dei Tricerchiati, i due parenti stretti si erano imbattuti nel giovane Zipro. Costui, che era un altro amico di suo figlio, dopo aver fatto la sua conoscenza in modo sbrigativo ed essersi scusato con lui per la sua invadenza, gli aveva portato via il congiunto in fretta e furia. Ritornato poi alla sua dimora da solo, l’uomo aveva dovuto anche rispondere ad una sequela di domande della sorella sul nipote. Tra le altre cose, ella si era voluta informare anche sul perché il figlio non era rientrato insieme con lui e se il suo mancato ritorno a casa con il genitore fosse dovuto al fatto che egli avesse già trovato l’occupazione che gli era stata promessa. Trisippo, da parte sua, aveva saputo tener testa brillantemente a Stiriana e non aveva avuto difficoltà a dare una risposta giustificativa a ciascuna delle sue domande, lasciandola soddisfatta che meglio non si poteva. Quanto alla scaltra donna, ella aveva appreso con somma gioia che il nipote non era riuscito a trovare alcun impiego presso l’amico del fratello, non essendo piaciuto a Polen il tipo di lavoro che gli era stato proposto da lui. Secondo il suo parere, trovandosi con un nipote disoccupato e libero da qualunque attività lavorativa a tempo indeterminato, al momento opportuno, in avvenire ella avrebbe potuto disporre di lui per taluni suoi scopi futuri.