367-LE USCITE DI STIRIANA INSOSPETTISCONO IL FRATELLO E LA COGNATA
Un giorno, di mattino presto, Stiriana, non volendo svegliarli, aveva lasciato la casa del fratello, senza che la sera precedente ne avesse dato avviso agli altri. Dopo che ella aveva richiuso dietro di sé l'uscio di casa, stando attenta come al solito a non fare rumore, la cognata Auleda si era lasciata sfuggire sottovoce le seguenti frasi:
«Anche questa mattina la nostra misteriosa Stiriana sta uscendo a quest'ora insolita e sempre vestita al medesimo modo, ossia come se volesse nascondersi da qualcuno! Vorrei sapere dove si reca conciata alla sua consueta maniera, ogni volta che se ne esce allo spuntare dell'alba! Secondo me, ci sarà sotto qualcosa di poco pulito!»
Era ovvio che quelle poche frasi, in un certo senso, erano state indirizzate al consorte a quell'ora del mattino, pur sapendo che Trisippo non era del tutto sveglio. Egli, infatti, era ancora mezzo addormentato. Per cui il poveretto, facendo un grande sforzo, era intervenuto a farsi chiarire dalla moglie:
«Le tue domande, Auleda, erano forse rivolte a me oppure le hai buttate giù così a caso, senza curarti se io le stessi ascoltando oppure no, potendo essere ancora insonnolito? Ma forse, trattandosi di un soliloquio, intendevi solo darti da te stessa una risposta soddisfacente per tranquillizzarti! Comunque, ci tengo a saperlo, nel caso che mi sia sbagliato e si tratti invece di una discussione, alla quale mi chiedi di partecipare come tuo interlocutore! Allora mi fai capire meglio?»
«Ad esserti sincera, marito mio, non lo so neppure io come considerare le mie parole, cioè se ritenerle un monologo o un invito a te rivolto per discutere insieme ciò che non va in tua sorella. Ma visto che sei desto, possiamo anche metterci a parlare di lei, essendo io desiderosa di avere un tuo giudizio in merito alla questione che la riguarda. Sta di fatto che il modo di agire di Stiriana non mi convince per niente, anche perché mi riesce difficile darmi una risposta, che non mi faccia pensare male di lei. Se devo esserti sincera, Trisippo, sono portata ad immaginare sul suo conto delle cose losche, che non saprei come definire!»
«Credi, Auleda, che il suo quotidiano comportamento del mattino passi inosservato ai miei occhi e al mio cervello? Anch'io, come te, continuo a farci sopra mille congetture. Dopo che mia sorella se ne è uscita di casa di soppiatto, ogni volta non riesco a fare a meno di rivolgermi varie domande, come le seguenti: Perché mai ella si comporta in quel modo? Dove si conduce, quando lascia in gran segreto la nostra dimora? Si va forse a cacciare in un brutto guaio? Ma poi non riesco a darmi delle risposte convincenti. Sia la sua età che l'ora del giorno non mi permettono neanche di pensare sul suo conto a certe cose, che posso solamente ritenere indecorose ed innominabili!»
«Addirittura, Trisippo, arrivi a supporre cose simili, riferendoti a Stiriana?! Lo sai benissimo che tua sorella è abbastanza ricca, per abbassarsi a tanto! I figli, con il loro commercio, già prima di essere uccisi dai soldati, le avevano fatto accumulare un patrimonio invidiabile. Perciò oggi ella, disponendo di esso a suo piacere e quando desidera, può togliersi ogni capriccio. Ma tu queste cose le conosci meglio di me!»
«Quanto hai affermato, Auleda, è senz'altro vero; però ciò che non comprendo è perché ella dovrebbe temere qualcuno, come ci dà ad intendere in modo manifesto. A mio avviso, il suo camuffamento sta ad indicare di sicuro che ella non vuole farsi riconoscere per strada, come se qualcuno le stesse dando la caccia. Ma perché mai tale fantomatica persona dovrebbe avercela con lei, visto che è una donna? Che cosa di così grave la mia germana possa aver commesso, per sentirsi così in pericolo e continuamente braccata? Ad ogni modo, soltanto lei potrebbe darci una spiegazione plausibile!»
«Marito mio, sono sicura che, se qualche mattino la facessimo seguire dal nostro unigenito, verremmo a capo di molte cose sul suo conto, quelle che in questo momento ignoriamo nella maniera più assoluta! Scommetto che, a controllo effettuato, esse non ci risulterebbero per niente lecite: ecco come la penso io, caro Trisippo!»
«Può darsi che sia come tu dici, Auleda. Voglio, però, tenere nostro figlio fuori da questa faccenda, poiché non ci tengo a mettergli in testa questo tipo di preoccupazione. Inoltre, il suo carattere focoso ed irascibile potrebbe farlo ritrovare in un bel pasticcio! Allora piuttosto preferisco essere io a pedinare mia sorella, alla sua prossima uscita mattutina. Solo dopo che sarò venuto a conoscenza dei veri motivi che la costringono ad agire ogni giorno come constatiamo, saprò se è il caso di fare intervenire nostro figlio e metterlo sulle sue tracce! Sei d'accordo?»
«Lo sono senz'altro, Trisippo. Perciò facciamo come tu hai suggerito. Il tuo ragionamento mi ha fatto ricredere della mia precedente proposta. Trovo più ragionevole evitare di coinvolgere il nostro Polen in questa strana vicenda, se prima non ne veniamo a capo noi due e non ne abbiamo conosciuto la vera natura. Ma mi devi promettere che starai attento a come muoverai i tuoi passi, i quali potrebbero anche farti trovare in una brutta situazione! Me lo prometti?»
«Certo, Auleda, che prenderò tutte le dovute precauzioni nel seguire la mia misteriosa sorella durante la prossima uscita! Per cui non dovrai avere alcun motivo di preoccuparti per me, siccome agirò in maniera riflessiva ed accorta! Ti garantisco che mi muoverò come ti ho detto!»
Due ore più tardi, in casa di Trisippo l'intera famiglia si era alzata dal letto ed ora i suoi componenti erano intenti a consumare la colazione. Quella mattina essa era costituita da squisite focaccine, le quali erano state preparate dalla padrona di casa. Allora il giovane figlio si era buttato ingordamente sull'ampio vassoio che le conteneva. Nel frattempo che le ingollava, egli esclamava assai soddisfatto:
«Come sono buone queste focaccine, madre! Esse sono una vera leccornia! Menomale che qui ci sei tu ad imbandire la tavola di simili ghiottonerie! Pensa che cosa di orribile ne verrebbe fuori, se fosse il babbo il nostro cuoco! Ci manderebbe tutti al cimitero!»
La donna, vedendo che il figlio si era messo a mangiare a tutto spiano, si era indispettita, a causa del suo modo di fare. Allora era intervenuta a riprenderlo alquanto corrucciata:
«Polen, credi che io abbia cucinato le focaccine soltanto per te? Invece, se non lo sai ancora, anche gli altri membri della famiglia hanno il diritto di mangiarne qualcuna! Inoltre, bisognerà lasciarne una parte pure a tua zia Stiriana. Ella giustamente non vorrà accontentarsi solo del loro fragrante profumo, visto che sono i suoi quattrini a sfamarci, in questi giorni che è nostra ospite! Quindi, per favore, cerca di darti una regolata, non dimenticando che ci sono pure gli altri in questa casa!»
«Adesso stai davvero esagerando, mammina! E poi chi ti ha detto che le avrei divorate tutte? So benissimo che una loro parte toccano anche a voi e alla zia! A proposito, dove è andata la mia cara zietta? Come è possibile che solo rare volte riesco a trovarla in casa, al mio risveglio? Se non erro, le sue uscite avvengono quasi sempre allo spuntare del sole! Allora mi sapete dire qualcosa, in merito a ciò?»
«Non dartene pensiero, figlio mio,» gli aveva risposto il padre «perché è il carattere di tua zia a spingerla ad agire in questo modo! Ella ama essere libera di fare ogni cosa che le suggerisce la testa e detesta che gli altri le facciano domande o muovano rilievi sul suo operato. Perciò ti avverto, Polen: se vuoi tenertela cara e ricavarne qualche beneficio pecuniario di tanto in tanto, bada a non intrometterti nei suoi affari privati! Mi sono spiegato in modo da farti capire come ti devi comportare?»
«Me ne ero già accorto, padre, se ci tieni a saperlo! A volte, però, non riesco a comprendere la necessità di certe sue prese di posizione, che ritengo inutili ed assurde. Forse sarà stata l'uccisione dei suoi figli a farle cambiare indole, per cui non si mostra più aperta e solare, come lo era prima della loro morte. Sono certo che è da allora che ella è diventata una donna diversa, ossia introversa e malfidata. Perciò non permette neppure ai suoi parenti stretti di contrariarla oppure di consigliarla, anche quando essi lo fanno per il suo bene. Vorrà dire che l'accetteremo per quella che è, senza farcene una ragione. Così in famiglia si riesce a vivere senza che ci siano fra di noi contrasti di qualche tipo!»
«Non ti sbagli, Polen. Ad ogni modo, è nostro dovere comprenderla e dimostrarle la nostra comprensione. La poveretta ha sofferto tantissimo e noi non possiamo arrecarle altri dispiaceri. Per questo tu fingi di non accorgerti delle strane cose che ella spesso dice o fa oppure pretende. A volte assecondandola nelle sue azioni e altre volte ignorandole, le renderemo la vita meno complicata e più serena. Ti raccomando di non scordartelo, figlio mio!»
«Non preoccuparti, padre! Ti prometto che mi comporterò con lei come adesso mi stai consigliando, anche se già mi ero abituato a farlo! Inoltre, non mi permetterò di farle quelle domande, che potrebbero in qualche modo irritare la sua suscettibilità. Anzi, da oggi in avanti, seconderò ogni sua decisione, purché non la trovi assurda ed impossibile.»
Il giorno successivo, ai primi albori del giorno, Trisippo era già pronto a pedinare la sorella, casomai ella se ne fosse uscita di mattino presto. Stiriana non aveva disatteso le sue previsioni, poiché, alla medesima ora e nella solita maniera, ella aveva abbandonato l'abitazione del fratello. Questa volta, però, la donna veniva seguita con circospezione dal sospettoso consanguineo. Costui, tenendo anch'egli il capo avvolto in un panno bigiognolo, le stava dietro a pochi passi di distanza. Per questo avanzavano tutti e due con il volto coperto, in modo che nessuno potesse individuarli. In verità, l'uomo cercava di nascondersi esclusivamente dalla sorella e da nessun altro, poiché era intenzionato a controllarne i passi fino alla sua meta. Ma essa, per il momento, gli restava ancora del tutto ignota; né si era fatta immaginare in qualche modo.
Così, dopo aver percorso varie strade secondarie, le quali a quell'ora del mattino si presentavano ancora tutte deserte, Stiriana si era introdotta in un portone. Esso, però, si era aperto, dopo che la donna, servendosi del picchiotto, aveva bussato cinque volte sul contropezzo fissato sul battente. Dal canto suo, volendo evitare di esporsi troppo, Trisippo si era tenuto a poca distanza dal palazzo in cui era entrata la germana. Sedendo poi contro un muro e fingendo di dormirsela, egli si era dato a tenerlo sotto il proprio controllo. Ma erano trascorsi appena cinque minuti che sorvegliava il portone dell'abitazione, allorquando l'uomo aveva visto uscirne tre persone a cavallo, delle quali una era la propria parente. I due uomini accompagnatori tenevano disegnati sulla fronte tre cerchi bianchi, ognuno dei quali risultava agganciato agli altri due. Essi erano apparsi al poveretto dei brutti figuri poco raccomandabili, per tale motivo si era chiesto quali rapporti potessero esserci mai tra loro e sua sorella. Ovviamente, non aveva saputo darsi una risposta in merito, essendo privo di qualunque notizia su tali persone.
A quel punto, Trisippo aveva stabilito di fare ritorno alla sua abitazione per incontrarsi con sua moglie, però senza riuscire a scoprire qualcosa sulle oscure attività della parente stretta. Esse, ad una sua prima impressione o valutazione, potevano essere soltanto illecite, non essendoci per il momento delle prove innegabili, le quali lo inducessero a pensarla in modo contrario. Quando infine era rientrato a casa, il capofamiglia aveva trovato Polen che era già sveglio ed intento a fare colazione. La sua presenza a tavola aveva costretto la donna a non chiedere al marito alcuna cosa sul pedinamento da lui effettuato nei confronti della cognata. Comunque, non appena il loro figliolo aveva varcato l'uscio della loro casa, lasciando soli i genitori, la donna, non volendo perdere tempo, subito si era rivolta al consorte e si era data a domandargli con una modesta ansia:
«Allora, marito mio, sei riuscito a sapere qualcosa sulla vita segreta di tua sorella Stiriana? Spero che le sue uscite le vengano dettate dalla sua mente confusa e non abbiano alcun fine sospetto! Mi dispiacerebbe moltissimo per lei e per noi della famiglia, se si trattasse di qualcosa di disonesto e di immorale, siccome un fatto del genere ci coprirebbe di tantissima vergogna! E a noi, onesti come siamo, una simile scoperta non farebbe alcun piacere!»
«Cara Auleda, mi rincresce farti sapere che ho pedinato invano mia sorella. Ad un certo momento, ella è entrata in un portone e ne è uscita poco dopo a cavallo insieme con altri due cavalieri. Perciò, non avendo potuto inseguirla oltre quel luogo, siamo punto e accapo. Ossia, nei suoi confronti, siamo obbligati a continuare sia a fare le nostre congetture sia ad esprimere le nostre perplessità. Il mio convincimento, però, è che Stiriana non è malata di mente. Invece ci sta nascondendo qualcosa di molto orrendo e compromettente. Perciò sono persuaso che il suo trasferimento nella nostra casa ha a che fare con l'altra sua vita che vorremmo tanto conoscere, essendoci essa ignota. A tale riguardo, mi chiedo cosa mai ella stia tramando; però non riesco ad immaginarmi, in un modo qualsiasi, contro chi e insieme con chi lo stia facendo!»
«Trisippo, siamo certi che ella non sia una ribelle alle dipendenze di Lucebio, come nostro figlio? Avendole i soldati del despota ucciso l'intera sua prole, ella potrebbe essere diventata benissimo una di loro, mettendosi a militare attivamente con essi!»
«Non lo credo affatto, Auleda. Il nostro Polen, poiché fa parte degli uomini del pupillo di Kodrun, ne sarebbe stato informato e ce lo avrebbe detto. Invece egli è completamente all'oscuro dell'attività della zia tra i ribelli. Se non fosse così, di certo non ci avrebbe manifestato la propria difficoltà a comprendere le sue uscite di buon mattino e il suo travestimento! Al contrario, sarebbe rimasto del tutto silenzioso in merito a lei.»
«In questo hai perfettamente ragione, Trisippo. Dopo il tuo primo tentativo andato a vuoto, cos'altro pensi di fare, allo scopo di conoscere i retroscena della seconda vita di Stiriana? Vuoi riferirmi se hai ancora stabilito di coinvolgere il nostro figliolo nella vicenda di tua sorella, pur di giungere in minor tempo alla verità su di lei?»
«Ho ancora bisogno di riflettere in tal senso, moglie mia diletta, prima di farmi accompagnare da lui, allo scopo di risolvere il caso riguardante la zia. Anzi, sono sempre dell'avviso che Polen, per il momento, deve restarne fuori. Almeno fino a quando non mi sono reso conto con chi abbiamo a che fare in questa storia, la quale può essere solo sporca! Perciò intendo innanzitutto scoprire chi sono coloro che operano in combutta con mia sorella e quali sono i loro veri intenti. Quindi, condurrò le mie prossime indagini, ad iniziare dal palazzo nel quale ella è entrata stamani e ne è uscita poi a cavallo, insieme con due brutti figuri. Così prenderò informazioni anche su chi ci abita e sull'attività disonesta che vi viene svolta, considerato che non si tratta assolutamente di qualcosa che coinvolge i ribelli. Vedrai che molto presto verrò a capo di ciò che desideriamo tanto sapere per sentirci più tranquilli!»
«Invece te lo sconsiglio, caro Trisippo. Quanto hai stabilito di fare potrebbe risultarti assai pericoloso, essendo noi all'oscuro delle persone con cui stiamo avendo a che fare. Se si trattasse di uomini senza scrupoli, potresti perfino finire male; invece non voglio che tu rischi la pelle per niente! Non ti soddisfa il fatto di essere venuto a conoscenza che Stiriana non corre alcun pericolo? Nell'onestà oppure nella disonestà, ella sta agendo insieme con delle persone che non sono sue nemiche. Per questo lasciamo perdere ogni nostra iniziativa sul suo conto ed evitiamo di intrometterci, più di quanto abbiamo già fatto, in faccende che non ci concernono nemmeno un poco! Così sarà meglio per tutti!»
«Non sono d'accordo con te, Auleda. Finché mia sorella vive sotto il mio tetto, voglio essere sicuro che ella non è immischiata in nessun affare sospetto e compromettente. Se a nostra insaputa ella vi fosse coinvolta, da tale sua condotta marcia potrebbero derivare a tutta la nostra famiglia dei danni inimmaginabili, da parte di individui che neppure conosciamo. Basterebbe un solo suo sgarro a farli vendicare di lei! Se poi la loro vendetta, in quanto trasversale, venisse a consumarsi proprio nella nostra famiglia, obbligatoriamente ne andrebbe di mezzo la vita di tutti noi! Per questo motivo, devo darmi da fare per scoprire al più presto qualcosa di più preciso sulla sua persona, ad evitare che per noi sia troppo tardi! Hai compreso adesso cosa intendo farti capire?»
«Se sei di questo avviso, Trisippo, fai pure la cosa che ritieni più giusta, siccome non voglio esserti di intralcio nelle tue indagini! Ma prima mi devi fare solenne promessa che non ti esporrai troppo, quando ti darai a svolgerle, e non farai la sciocchezza di metterti in guai così grossi, da farti rischiare addirittura la vita! Avanti, promettimelo subito!»
«Certo che te lo prometto, Auleda! Ti do la mia parola d'onore che sarò riservato al massimo; anzi, per non destare dei sospetti anche minimi in una qualsiasi persona, mi travestirò da autentico accattone. Ma prima di trasferirmi in quel luogo, ti indicherò il posto esatto dove mia sorella si reca ogni mattina e dove io andrò ad indagare nel pomeriggio. Per il momento, comunque, non c'è bisogno che io la segua a cavallo nel luogo dove ella e i suoi amici si conducono. Tutto dipenderà dalle informazioni che sarò in grado di raccogliere nelle sue vicinanze. Solo nell'ipotesi che dovessi considerarlo proprio necessario, andrei fino in fondo alla vicenda; in quel caso, però, farei intervenire il nostro Polen.»