366 -STIRIANA SI RIFUGIA PRESSO IL FRATELLO TRISIPPO

Nel frattempo, che fine aveva fatto Stiriana? Ella era uscita di casa, prima che arrivassero le guardie regie, oppure era stata costretta dal loro arrivo ad abbandonare la sua dimora in fretta e furia? Nel primo caso, non era da escludersi che la donna vi potesse fare ritorno; nel secondo, invece, si poteva essere certi che mai più ella vi avrebbe rimesso piede. Anzi, avrebbe perfino rinunciato al recupero dei mobili e delle varie masserizie che l’arredavano. La verità, comunque, è quella che adesso viene riportata qui di seguito.

Avendo camminato il giorno precedente per tutte le ore di luce, intanto che era pedinata da Solcio, Stiriana si era ritirata molto stanca. Dopo essere rincasata, ella era piombata sul proprio letto, quasi fosse un macigno, e vi si era addormentata profondamente. Quando poi le milizie del re Cotuldo erano giunte nelle vicinanze di casa sua, essendosi nella tarda mattinata, la donna si era appena destata. Perciò, alle loro prime bussate, ella, attraverso uno spioncino, all’istante si era resa conto senza errori di ciò che stava succedendo fuori. Inoltre, dal momento che era stato Zipro a condurle a casa sua, della qual cosa si era meravigliata non poco, di sicuro le guardie stavano cercando proprio lei.

Come era possibile che un ribelle avesse condotto a casa sua le guardie per farla arrestare? La donna, a quel punto, non riusciva ad immaginarsi con quali accuse intendevano arrestarla, siccome era certa che il figlio della fioraia militava nelle file degli uomini di Lucebio; altrimenti non si sarebbe dato da fare, al fine di impedirle di seguire la principessa Rindella e Madissa. Comunque, la scaltra vedova aveva evitato di approfondire le motivazioni di un suo eventuale arresto; invece aveva voluto assicurarsi la libertà con la fuga. Così, dopo essersi vestita frettolosamente, Stiriana, servendosi della porta retrostante, si era riversata nella strada secondaria ed era scappata per di lì. Agendo in quel modo, la scaltra donna facilmente aveva fatto perdere di nuovo le proprie tracce. Ma dopo essere riuscita a farla franca, ella non se ne era andata a zonzo attraverso le vie della città, poiché stavolta aveva avuto una meta precisa. Infatti, sempre indossando il suo abito con il cappuccio, il quale le nascondeva il capo e buona parte del volto, la fuggiasca si era presentata alla dimora dell’unico fratello che aveva sia in Dorinda che altrove, il cui nome era Trisippo. Allora costui, che aveva cinque anni più di lei, vedendosela arrivare a casa tutta scalmanata ed assai preoccupata, non si era astenuto dal domandarle:

«Mi spieghi, mia cara sorella, perché mai arrivi da me in questo stato, come se tu avessi le palpitazioni? Qualcuno o qualcosa ti ha forse spaventata lungo la strada, mentre eri diretta qui da noi? Ammesso che la tua destinazione fosse proprio casa mia e non qualche altro luogo a noi ignoto! Avanti, raccontami ciò che effettivamente ti è accaduto, riducendoti come adesso mi appari! Dopo il tuo racconto, che non prevedo bello per te, potrò comprendere meglio i tuoi attuali disagi respiratori!»

«Hai proprio indovinato, Trisippo! In strada, mentre ero diretto a casa tua, tre monellacci mi hanno presa di mira e non intendevano più lasciarmi andare in pace. Se devo esserti sincera, non sono stata in grado di comprendere bene se essi volessero derubarmi del mio denaro o desiderassero soltanto impaurirmi con i loro scherzi cretini! Comunque, la cosa migliore è non pensare più a loro, ma far finta che non mi sia accaduto niente, perché forse è meglio non pensare a nulla!»

«Nel tratto di strada da te percorso, Stiriana, possibile che non ci fosse neppure un'anima viva a prendere le tue difese, mentre essi seguitavano a farti spavento? Non c'era neppure una lurida guardia del re Cotuldo? Dopo che ci salassa con i suoi balzelli, quel porco di despota non ci garantisce neanche un'adeguata protezione, quando camminiamo per le strade cittadine! Che egli sia maledetto!»

«Anche se c’era gente, fratello, nessuno dei presenti si è interessato alle mie evidenti difficoltà. Almeno avessero dato una sgridata a quei monellacci, considerato che in giro non c'era neppure l’ombra di una guardia! Ma adesso tutto è passato ed è meglio ignorare ogni cosa, come ti dicevo prima. Ciò che conta, in questo momento, è che sono qui da voi sana e salva! A proposito, dov’è mio nipote Polen, che non vedo da un paio di anni? Ho tanta voglia di rivederlo e di riabbracciarlo! L’ultima volta lo trovai un adolescente molto in gamba, che sapeva il fatto suo. Mi dici se ha conservato la sua intraprendenza di allora? Io credo di sì e penso anche che adesso sia diventato un baldo giovanotto, con la sua caterva di ragazze che gli fanno il filo! Ne sono sicurissima!»

«Attualmente, Stiriana, egli si trova fuori casa; ma stasera sarà lui a riaccompagnarti a casa tua. Vedrai come saprà prenderlo di petto, se qualcuno oserà molestarti! Mio figlio si è unito ai ribelli, i quali gli stanno insegnando a combattere sia con le armi che con le mani nude. Secondo quanto egli viene a riportarmi ogni giorno, il nostro Polen sta apprendendo molto rapidamente l’uso delle armi e le arti marziali. Per questo ne andiamo molto fieri!»

«Sono lieta per lui, Trisippo! Diventando uomo, come constato, mio nipote ha deciso di scegliere la strada giusta. Sono certa che il resto me lo racconterà lui stesso, al suo rientro. Ora però, fratello, devi sapere che, se mi trovo qui, è perché ho bisogno di restarci per alcuni giorni. Tu e la tua Auleda siete disposti ad ospitarmi per il tempo necessario? Vi anticipo che, se ne fate solo una questione economica, non dovrete preoccuparvene. Penserò io a far fronte alle spese necessarie per nutrirci tutti e quattro. Ma come mai la tua mogliettina non si fa ancora vedere? Ella si trova forse fuori casa, per qualche giusto motivo?»

«Infatti, sorella. Tua cognata è andata a fare delle compere; ma dovrebbe essere di ritorno a momenti. Riguardo poi all’ospitalità che sei venuta a chiederci, stanne certa che sei la benaccetta anche da parte di Auleda. Quando poi verrà a sapere che hai deciso di accollarti le spese relative ai nostri pasti della giornata, vedrai che ella accetterà di corsa. Te lo garantisco! Spero solo che nulla di grave ti sta costringendo a chiederci la lunga ospitalità, poiché il contrario ci farebbe preoccupare per te. Mi comprendi: vero?»

Proprio in quell'istante, era arrivata la moglie di Trisippo, presentandosi in casa alquanto carica di cibarie varie. Dopo essersi salutata velocemente con la sorella del marito, che non aveva mai vista di buon occhio, ella era volata a portare la spesa in cucina, avendo fretta di liberarsi del pesante carico alimentare. Quando ne era ritornata insieme con il marito, che le aveva dato una mano a liberarsene, la padrona di casa si era messa a dire alla sua parente acquisita:

«Cara Stiriana, Trisippo mi ha riferito che hai bisogno di essere ospitata da noi per un numero imprecisato di giorni. Ebbene, la nostra casa è a tua completa disposizione per tutto il tempo che vorrai. Anche perché, dopo la morte della nostra Ledia, in casa è rimasto un letto vuoto. Ma dovrai accettare di dividerti la camera con Polen, se per te la cosa non costituisce un grosso problema! Allora ti sta bene, come adesso ti ho fatto presente?»

«Certamente, Auleda! Già sapevo che avrei dovuto dormire nella stessa camera di tuo figlio e ne ero anche felice! In questo modo, potrò farmi delle belle chiacchierate con l’unico mio nipote, prima di riuscire ad addormentarmi! Oppure pensavi, cognata mia, che avrei preteso di dormire nel vostro letto matrimoniale, tra te e mio fratello? Ah, ah, che sciocca che sono, a pensare talune cose impossibili! Non è forse vero?»

«Sei stata senz'altro una stupida, Stiriana! Avrei mai potuto credere ad una cosa del genere? Naturalmente, lo so che hai voluto soltanto scherzare e non c’è motivo di preoccuparmi per quanto hai appena affermato. In seguito, comunque, parleremo del resto!»

Era passato da poco tempo mezzogiorno, allorché l’unigenito della famiglia era rincasato, portandosi appresso una fame difficile da saziare. Nel trovare a casa anche la zia Stiriana, egli ne era stato più contento che sorpreso. Ma dopo aver salutato la parente stretta con un abbraccio affettuoso, Polen per scherzo aveva gridato alla genitrice:

«Madre, mi dici quando è pronto questo benedetto pranzo? Se non lo sai, oggi ho una fame così grande, che quasi mi annebbia la vista! Per questo non vedo l’ora di sedermi a tavola e di mettermi a pranzare, essendo impaziente di riempire questo mio benedetto stomaco, che continua a brontolarmi già da mezzora! Quanto a te, ti raccomando di non prendertela con calma, se non vuoi farmi languire nell’inedia!»

«Invece dovrai pazientare ancora per una decina di minuti, mio caro Polen! Come facevo a prevedere che oggi saresti rincasato prima, visto che ogni giorno non ti presenti mai allo stesso orario a pranzo? Ma ti garantisco che dopo potrai sfamarti nella quantità che vorrai! Nel frattempo, ti consiglio di saziarti con le chiacchiere della zietta, la quale ne ha sempre tante e anche dolci, poiché non le mancano mai! Specialmente oggi, che è il primo giorno che ella sta presso di noi!»

Più tardi, i quattro familiari si trovavano seduti intorno alla tavola, siccome il pranzo vi era stato già servito. Dopo, mentre si mangiava con manifesto appetito da parte di tutti i commensali, ad un tratto, Trisippo ci aveva tenuto ad informare il figlio:

«Lo sai, Polen, che tua zia Stiriana, durante la sua venuta alla nostra casa, è stata molestata per strada da tre sbarbatelli? Essi l’hanno spaventata che non ti dico! Avresti dovuto vederla! Ma si ignora se per scipparla o soltanto per divertirsi ad intimorirla. Quando si è presentata da noi, ella tremava proprio come se fosse stata una foglia al vento!»

«Saranno stati senza dubbio i soliti delinquenti da strapazzo, padre, non potendo essere altrimenti. Sarei voluto trovarmi io presente in quel momento, per impartire loro la lezione che si meritavano! Oramai con la scherma me la cavo egregiamente, dopo che il mio amico Solcio si è messo a farmi da maestro. Anche nella lotta non sono da buttare, visto che riesco a difendermi assai bene. Dovete sapere che egli ha avuto come maestro d'armi l’insuperabile Iveonte, il quale è un vero asso nell’uso delle armi e nelle arti marziali. La stessa cosa si può dire del suo amico fraterno Francide. Peccato che l’uno e l’altro abbiano dovuto lasciarci, essendo stati costretti a trasferirsi altrove per improcrastinabili impegni! Né ci è dato di sapere quando i due amici faranno ritorno prima a Dorinda a poi al nostro campo! Ma si vocifera già che essi non faranno più ritorno al campo, per cui non saranno più dei nostri.»

Il nuovo argomento del giovane concernente i ribelli non aveva calamitato l’interesse di quelli che sedevano con lui a tavola. Allora Polen aveva evitato di soffermarsi di più su di esso, ma si era dedicato a far strage delle pietanze, a mano a mano che la madre le serviva a tavola. Senza volere esagerare, si poteva essere certi che il giovane, da solo, alla fine aveva mangiato più dei genitori e della zia messi insieme! Ma, al termine del pranzo, Stiriana non aveva imitato il fratello e la cognata, che se ne erano andati a fare la siesta nella loro camera. Invece aveva preferito intrattenersi con suo nipote e farsi una bella conversazione con lui nel cortiletto interno della casa. Dopo essersi trasferiti nel nuovo ambiente che si trovava all'aperto, la donna l’aveva iniziata, dandosi a parlare così al giovane parente:

«Non è vero, Polen, che è Lucebio il capo di voi ribelli? Se ricordo bene, ne fui messa al corrente dalla mia amica Madissa, la quale un tempo abitava vicino casa mia. Ma da allora non ho avuto più la fortuna di rivederla e di farmi una bella chiacchierata con lei! Eppure mi farebbe un grande piacere, se potessi incontrarla per raccontarci le vicende vissute insieme in passato!»

«Certo che è Lucebio il nostro capo, zia Stiriana, l'eccezionale uomo di scienza! Non sai che, tra la nobildonna e Lucebio, adesso è sbocciato un grande amore? Stavo pensando che, se conosci bene Madissa, allora devi per forza conoscere pure Rindella, la quale è la figlia di un suo fratello estinto! Comunque, la cosa non è sicura!»

«Come potrei essere all'oscuro della bella Rindella, Polen! Prima non ti avevo accennato che siamo state vicine di casa? Logicamente, c'era anche la ragazza, a quel tempo! Devi sapere, nipote mio, che lo siamo state per moltissimi anni e ci siamo volute sempre un gran bene. Per questo mi piacerebbe rincontrarle, se mi fosse possibile!»

«Vuoi asserirmi, dolce zia Stiriana, che le vostre case erano contigue, pure quando i miei cugini furono assassinati dai soldati di Cotuldo, per essersi rifiutati di rinnegare il loro sovrano Cloronte? Non è forse così? Quei maledetti figli di scrofa! Ogni volta che ci penso, mi viene una grande rabbia, per cui torcerei il collo a tutti loro!»

«È proprio come hai pensato, Polen; però la nostra vicinanza durava già da tempo. Adesso, visto che hai riaperto la mia vecchia piaga, non puoi immaginare quale immane dolore ebbi a provare, in quel frangente terribile! Alla vista dei corpi dei miei dieci figli, tutti trafitti a morte, mi vidi crollare il mondo addosso. Anzi, dopo la loro barbara strage, mancò poco che non uscissi totalmente di senno!»

«Povera la mia sventurata zia! Come vedo, in quella circostanza fosti provata duramente dal destino. Perciò ti auguro tanta serenità e che nessun’altra sofferenza venga ad investirti, durante la restante tua vita futura! Se un giorno qualcuno intendesse farti trascorrere una esistenza diversa da quella che io ti ho auspicata, egli dovrebbe vedersela con me! Allora sarebbe lui a penare al posto tuo: te lo garantisco!»

«Grazie, Polen, per il tuo grande interesse nei miei confronti! Sei davvero molto buono con me! A proposito di Madissa e della sua dolce Rindella, non mi dire che entrambe si sono trasferite al vostro campo, per stare così insieme con il loro protettore Lucebio! Oppure mi sto sbagliando, caro nipote, riguardo alla loro nuova dimora?»

«Non è come hai pensato tu, zia. Attualmente esse vengono ospitate a casa del nonno del mio amico Solcio. Egli, per fare un favore al nostro capo, che per lui è come un fratello, generosamente ha messo a loro disposizione la propria casa. Perciò entrambe stanno benissimo, adesso che vivono nell’attuale gradevole ambiente!»

«Chi sarebbe questo nonno di Solcio, nipote, il cui nome non mi sovviene? Deve trattarsi senz’altro di un notabile della città, se ha uno stretto rapporto di amicizia con l'illustre persona di Lucebio! Adesso sono certa di non sbagliarmi, Polen!»

«Hai proprio ragione, zia: si tratta del facoltoso Sosimo! Ti capitò mai di sentir fare il suo nome in passato, cioè quando vivevi a corte ed eri una damigella d'onore della regina Elinnia? Secondo me, non può essere altrimenti, se vivevate nello stesso ambiente di corte!»

«Come potrei non conoscerlo, Polen! Un tempo egli mi corteggiò per due anni di seguito. Ma io allora, siccome amavo già il mio adorato Singo, scioccamente mi lasciai sfuggire l’ottimo partito da lui rappresentato. Purtroppo capita a tutti di fare a volte delle scelte sbagliate nella propria vita! Per il quale errore, mi sono dovuta pentire più volte. Comunque, è acqua passata!»

«Davvero dici, zia Stiriana?! Chi lo avrebbe mai immaginato! Pensa un po’ se Solcio venisse a sapere una roba del genere! Non riesco a prevedere la sua reazione. Mi domando se essa sarebbe positiva oppure negativa, qualora glielo facessi presente. Secondo te, cara zia, egli come prenderebbe una tale notizia, dopo che gliel'avessi data?»

«Invece ti sconsiglio dal riferirglielo, nipote mio. Voglio assolutamente che le confidenze che ti ho fatte poco fa, a proposito del nonno del tuo amico, restino in questa casa e non vengano date ai quattro venti! Sono stata chiara, Polen? Chissà cosa potrebbe pensare suo nipote, che non conosce la verità! Potrebbe anche risponderti che è tutto frutto della mia fantasia, con il pericolo di mandare in frantumi la vostra bella amicizia. Per il tuo bene, io non voglio che avvenga un fatto del genere!»

«D’accordo, zia, attendendomi pedissequamente alle tue disposizioni, non ne parlerò con anima viva! Ma almeno c’è qualcosa che io possa fare per te? Basta chiedermelo ed io ti accontenterò senza meno, mettendomi completamente a tua disposizione!»

«Adesso che ci penso, Polen, un favore me lo potresti fare. Siccome desidero tanto riabbracciare le mie due vecchie amiche, vorrei che mi accompagnassi alla casa del facoltoso Sosimo. Sai, non vedo l'ora di incontrarmi di nuovo con loro! Ma se ti chiedo troppo, ti prego di non tenerne conto; anzi, fai come se non te lo avessi mai chiesto. Te lo dico sul serio, caro nipote mio, che per me farebbe lo stesso!»

«Ciò, di cui mi stai facendo richiesta, zia Stiriana, per me è meno di niente. Dimmi solo quando vorresti farti condurre alla casa del nonno di Solcio ed io esaudirò all’istante il tuo desiderio! Ti consiglierei di provare nel tardo pomeriggio di un giorno qualunque, considerato che a quell’ora della giornata è più facile trovarle in casa.»

«Sono d’accordo con te, Polen. L'orario da te indicato è quello più confacente al nostro caso. Magari possiamo andarci già quest’oggi, se sei disponibile! Sai, non vedo l’ora di riabbracciarle!»

«Per me non ci sono problemi, zia Stiriana, dal momento che ho l'odierna giornata interamente libera da impegni. Perciò con molto piacere posso rendermi disponibile ad accompagnarti da loro!»

«Ma devo confessarti, nipote, che non sono mai salita sopra la groppa di un cavallo. Mi assicuri che non avrò difficoltà a montare su di esso e a cavalcarlo? Da bambina, ho sempre avuto un atteggiamento fobico verso tale enorme quadrupede!»

«Non temere, zia Stiriana, perché ti darò io una mano ad agevolarti la salita sulla bestia. Vedrai che dopo cavalcherai, anzi trotterai, stando a cavalcioni alle mie spalle e tenendoti aggrappata ai miei fianchi. Ti prometto che non mi darò a nessuna pazza corsa, ma farò andare la bestia al passo. Così ti parrà di stare a fare una piacevole passeggiata per le vie della città, senza farti venire alcun affanno!»

«Grazie per l’infinita bontà che mi dimostri, Polen, mettendoti tutto a mia disposizione! A tale riguardo, se non ti dispiace, avrei da chiederti altri due favori. Anche se possono apparirti quasi insignificanti, essi per me sono molto importanti.»

«Stai tranquilla, zia, che nessuna richiesta può dispiacermi, se mi proviene da te! Nel caso che si tratti di cose che posso fare benissimo, ritieni già da me accordati anche gli altri due favori, che stai per chiedermi. Da parte mia, è sempre un grandissimo piacere appagare ogni tuo desiderio! Dunque, puoi metterti a dirmi essi quali sono.»

«In primo luogo, Polen, mi devi promettere che non dirai ai tuoi genitori né dove siamo diretti né perché ci andiamo, quando nel pomeriggio mi condurrai dalle mie amiche. Riferirai ad entrambi che usciamo per una semplice passeggiata per le vie della città. In secondo luogo, vorrei che mi indicassi il palazzo di Sosimo, già prima di arrivare davanti al suo ingresso, precisamente quando saremo ad una trentina di metri da esso. Ecco, è tutto qui! Trovi forse strane le mie due richieste?»

«A dirti la verità, zia Stiriana, non vedo il motivo per cui dovremmo tenere nascosto ai miei genitori il tuo desiderio di riabbracciare le tue ex vicine di casa, le quali ti sono delle care amiche. Come pure non capisco perché dovrei mostrarti da lontano la casa dove ci stiamo conducendo. Ad ogni modo, se questa è la tua volontà, sono disposto ad accontentarti senza contrariarti!»

Non essendoci stata volutamente alcuna giustificazione da parte della donna alle legittime obiezioni che le erano state mossele dal nipote, il loro colloquio era finito lì. Più tardi, alle soglie del tramonto, zia e nipote erano già pronti per la loro passeggiata a cavallo pomeridiana, come avevano lasciato intendere ai genitori del giovane. Solo che Polen era rimasto molto sorpreso, nello scorgere la zia completamente incappucciata, come se non volesse farsi riconoscere da qualcuno per strada. Perciò, essendo intenzionato ad appurarne la ragione, poiché non riusciva a comprenderla per niente, non si era astenuto dal chiederle:

«Vuoi spiegarmi, zia Stiriana, cosa ci fai con quel curcullo, il quale ti avvolge quasi per intero il capo? Se non fossi la mia cara zietta, senza colpe e senza magagne, sarei portato a pensare che tu ti voglia nascondere da qualcuno! Anzi, ignora le mie parole, se io ti sono risultato una specie di ficcanaso, che non rispetta l'altrui privacy!»

«Invece sono disposta a spiegartene il motivo, nipote mio. Da stamattina sto soffrendo di un tremendo torcicollo. Coprendomi la testa con tale indumento nel modo che vedi, riesco ad alleviare in parte il dolore che mi affligge. Altrimenti, mica lo avrei indossato, con una giornata di sole come questa, la quale è così splendida dappertutto!»

«Adesso che mi hai spiegato ogni cosa su quanto mi è sembrato alquanto bizzarro, zia, sono anche propenso a giustificarti. Perciò, ti prego di non far caso alle mie precedenti considerazioni. Esse sono state istintive in me, non essendo possibile che tu abbia potuto arrecare qualche dispiacere a qualcuno negli anni trascorsi. Infatti, ti considero una donna incapace di far del male perfino ad una mosca!»

Poco dopo, montati entrambi sul cavallo del giovane, c’erano voluti almeno venti minuti, prima di immettersi nella strada dove era situato il fabbricato del rispettabile Sosimo. Proseguendosi poi per tale via, che a quell’ora del giorno appariva quasi deserta, alla fine essi si erano trovati in vista della ricca dimora del possidente Sosimo. Raggiunta poi la distanza che la zia Stiriana gli aveva suggerita, l'ingenuo Polen aveva arrestato il suo animale e si era messo a spiegare alla parente:

«Vedi, zia, quel palazzo rosa sulla destra, con la parete esteriore tappezzata di bugnati azzurri? Ebbene, è quella la lussuosa abitazione del ricco nonno del mio amico Solcio. Non appena mi dirai che possiamo riprendere il cammino per raggiungerla ed entrarvi, consentirò al cavallo di ridarsi alla sua lenta andatura e vi ci condurremo con molta calma!»

«Invece, nipote mio, non mi sento più di rivedere le mie due vecchie amiche. Proprio in questo momento, mi ha preso un brutto mal di testa, il quale mi obbliga a ritornare a casa tua. Per la quale ragione, sei pregato di invertire la rotta e di riportarmi presso i tuoi genitori, dove avrò bisogno di riposare per qualche oretta! Ti prego di accontentarmi!»

«Se è questo che desideri, zia Stiriana, non ci sono problemi. Vuol dire che ti incontrerai un’altra volta con le tue amiche Madissa e Rindella. Adesso che sai dove esse abitano e conosci la strada per farlo, sono convinto che in avvenire non ti mancherà l'occasione di andare a trovarle anche da sola a piedi e di riabbracciarle!»

«Al contrario, Polen, non ho più intenzione di rivederle: né ora né mai più! Prima o poi esse cadranno nella rete del re Cotuldo ed io non vorrei trovarmici dentro insieme con loro, proprio in quella circostanza. Anzi, se vuoi farmi un ultimo favore, non parlare con nessuno della mia amicizia con entrambe. Perciò ignora quanto ti ho riferito sulle due donne e compòrtati come se io non ti avessi mai accennato a loro. In questo modo, nipote mio, sono convinta che nessuna rogna verrà a perseguitarmi in futuro! Allora ci siamo intesi?»

«Più eloquente di così, zia Stiriana, non saresti potuta essere. Dunque, se la tua volontà è questa, essa sarà anche la mia. Inoltre, né Solcio né qualunque altro mio amico verrà a sapere da me che sei stata la ex vicina di casa delle due donne ospitate da Sosimo. Lo so che lo fai, unicamente perché hai paura di subire un giorno la ritorsione del tiranno Cotuldo. Comunque, zia, fattelo dire: il tuo comportamento è indegno di una Dorindana! Come fai a non opporti alla tirannia dell’allogeno monarca, il quale cerca di opprimerci in ogni maniera e di derubarci dei nostri averi? Tu stessa lo hai sperimentato duramente in prima persona. Hai dimenticato che, in un solo colpo, i soldati del despota ti privarono dell’intera prole? Neanche questo ti fa cambiare atteggiamento nei confronti del re Cotuldo? Invece, se lo vuoi sapere, ti avevo immaginata del tutto diversa! Perciò non capisco questo tuo radicale cambiamento!»

Pure questa volta Stiriana, per evitare quell’argomento assai scabroso per lei, era rimasta taciturna, fino a quando non erano pervenuti alla casa del fratello Trisippo. A dire il vero, il suo silenzio era andato avanti pure durante la cena e nel paio di ore che avevano preceduto il coricamento. Da parte sua, il nipote Polen, pur provandoci in qualche modo, non era stato in grado di dare una spiegazione plausibile al comportamento assunto dalla zia. Egli constatava che esso era sopravvenuto, subito dopo l’ascolto delle sue parole. Perciò si andava domandando con ostinazione quali di esse avevano turbato la suscettibilità della matura consanguinea.