365°-SULLE TRACCE DELL'IRREPERIBILE STIRIANA

Il giorno seguente era già quasi mezzogiorno, quando il figlio di Feura, dopo aver lasciato Dorinda, senza darsi pensiero di niente, aveva raggiunto il campo di Lucebio. In quel luogo, egli si era presentato con tutta calma al suo capo. Costui, non appena il giovane gli era apparso davanti, mostrandosi molto adirato, si era dato a rimproverarlo:

«Se non erro, Zipro, eravamo rimasti d'accordo che oggi ti saresti dovuto trovare qui da me nel primo mattino! Invece il povero Croscione è stato ad aspettarti invano fino a poco fa; ma poi, non vedendoti arrivare, se ne è rientrato nel suo alloggio. Hai forse dimenticato che dovevi condurlo alla reggia, come si era stabilito nel pomeriggio di ieri, per fargli portare a termine la missione che si era concordata insieme? Dunque, perché, prendendotela con un certo comodo, ti sei presentato al campo a quest’ora del giorno? Vorrei proprio saperlo!»

«Illustre Lucebio, tu mi conosci bene e sai che non ti ho mai deluso in nessuna occasione. Se oggi mi vedi arrivare così tardi presso do te, vuol dire che ci sarà stato un buon motivo, da parte mia! In verità, non sono stati né il sonno né qualcos’altro a trattenermi a casa; ma mi sono soltanto preso la libertà di dormire un po’ di più e di giungere qui, quando ormai è quasi mezzogiorno. Per cui, se non ti dispiace, avrei anche una grande fame. A proposito, c'è qualcosa da mangiare? Scherzi a parte, nobile Lucebio, mi sono comportato in questo modo, per il semplice fatto che l’operazione prevista nella mattinata odierna non era più da farsi. Altrimenti, neppure la morte di mia madre mi avrebbe fatto mancare agli impegni presi con te! Se avessi potuto comunicartelo in qualche maniera, lo avrei fatto senza meno! Purtroppo, come anche tu sai, mi sarebbe stato impossibile farlo. Ecco come sono andate le cose!»

«Mi chiarisci meglio, Zipro, per quale motivo la missione di Croscione non era più da farsi quest'oggi? Da chi avevi appreso che essa era stata annullata oppure rimandata? L’avevi forse deciso di tua iniziativa, solo perché ti era venuta la voglia di dormire qualche ora in più a casa tua? Allora mi vuoi spiegare ogni cosa, affinché io comprenda meglio e giustifichi il tuo comportamento odierno, che non è per niente edificante?»

«Certo che non è stato così, nobile Lucebio! Ma non credo di meritare tanta tua gratuita ironia! Comunque, da te sono disposto ad accettare pure questo. Essendo tu il mio capo e il saggio uomo che tutti rispettiamo, ne hai la facoltà! A questo punto, però, consentimi di darti la spiegazione al mio ritardo volontario, smettendo così di rimproverarmi ingiustamente, come adesso stai facendo!»

«Allora, Zipro, dopo che mi sono sfogato, adesso hai il permesso di parlare e di chiarirmi ogni cosa sul perché ti sei presentato al campo quasi a mezzogiorno. Ma prima fatti chiedere scusa, per essere stato particolarmente istintivo nei tuoi confronti e per averti ripreso con una certa durezza. Mi pento anche di averlo fatto poco civilmente e senza neppure attendere che ti giustificassi, a causa del tuo mancato appuntamento di stamani con il nostro Croscione! Te ne do atto che il mio comportamento non è stato dei più saggi!»

«Non c’è bisogno di scusarti con me, Lucebio. Ad ognuno di noi qualche volta capita di darsi a scatti di nervi, anche quando non si dovrebbe. Ma veniamo alla questione che ci interessa di più. Ieri sera, dopo cena, non sono rimasto a pernottare a casa del mio amico; ma ho deciso di andare a trovare mia madre, che non vedevo da oltre un mese. Nel medesimo tempo, volevo anche accertarmi che Stiriana abitasse ancora nella sua vecchia casa. Ebbene, una volta presso la mia cara mamma, dopo aver condiviso con lei varie emozioni, ella mi ha messo al corrente che la nemica della principessa Rindella aveva cambiato dimora da circa tre mesi. Essendo però troppo tardi, ho evitato di soffermarmi insieme con la mia genitrice sui particolari del trasloco avvenuto da parte di Stiriana. Comunque, ho già avvertito la mia genitrice che stasera sarei andato a trovarla di nuovo per parlare con calma dello stesso argomento. Allora, avendo previsto che non era più possibile attuare il piano di Croscione, siccome sarebbe andato di sicuro a monte, ne ho approfittato per recuperare un po’ di sonno perduto nelle notti precedenti. Dopo quanto ti ho riportato, illustre Lucebio, hai ancora qualcosa da ridire sul mio ritardo? Oppure ti ha soddisfatto il mio resoconto, con il quale ho voluto giustificarlo?»

«Invece ti rinnovo le mie scuse, caro Zipro, per essermi comportato troppo scapatamente nei tuoi confronti. Ma adesso che mi hai addotto le ragioni che ti hanno fatto ritenere che il piano di Croscione fosse da annullarsi e da rimandarsi a data da destinarsi, ti giustifico appieno. Anzi, domani mattina verrai a riferirmi ciò che stasera avrai appreso da tua madre Feura sul trasloco dell'arpia avvenuto un trimestre fa. Speriamo che si riuscirà a conoscere in brevissimo tempo la sua nuova abitazione, poiché non vedo l'ora di farla risultare vittima del piano di Croscione! A questo punto, puoi raggiungere la casa del mio amico, dove le due illustri donne potrebbero aver bisogno di te e di Solcio, nel caso che avessero deciso di uscire dal palazzo per fare un giro attraverso la città per vari motivi. In quel luogo potrai appagare anche la tua fame!»

Era in atto il tramonto di quello stesso giorno, per cui i suoi colori inondavano stupendamente ogni cosa, quando Zipro si era ripresentato a casa della madre. Ella, per l’occasione, aveva lavorato soltanto mezza giornata, appunto per dedicarsi a preparare per il figlio una cena coi fiocchi. All'arrivo del suo unigenito, dopo averlo abbracciato e baciato, ella lo aveva fatto accomodare a tavola, la quale era già imbandita con alquanta ricercatezza. Dopo, mentre si cenava insieme, Zipro, tra un boccone e l'altro, non si era astenuto dal rivolgere alla genitrice varie domande, le quali avevano riguardato tutte il cambio di abitazione della loro ex vicina di casa. Perciò egli aveva iniziato a chiederle:

«Madre, ti è mai capitato di imbatterti in Stiriana in città, dopo l'uccisione dei suoi figli? Oppure non hai mai avuto l'occasione di trovarti a tu per tu con lei? Avrei voluto vedere come si sarebbe comportata!»

«In verità, Zipro, dopo quell’episodio di prepotenza e di morte, non me la sono più sentita di degnarla di una mia visita. Anche Stiriana non si è rifatta più viva in casa nostra. Prima che cambiasse abitazione, solo una volta mi è capitato di incontrarla per strada, dove abbiamo scambiato appena poche parole. In quell'occasione, ella non mi fece alcun accenno alla sua intenzione di traslocare. Di conseguenza, neppure mi riferì sulla nuova casa in cui si sarebbe trasferita a breve scadenza.»

«Non mi sai dire nemmeno se ci fu qualche persona di nostra conoscenza ad aiutarla a traslocare? Di regola, madre mia, ci si rivolge ogni volta a qualche nostro amico o conoscente che è disposto a farlo, quando necessitiamo di un aiuto materiale per un nostro bisogno! Voglia il cielo che ella sia ricorsa a qualcuno che conosciamo per farsi aiutare nel cambio di casa! Così mi rivolgerò a lui e mi farò dire dove si trova la sua attuale abitazione! Allora sai dirmi qualcosa in merito?»

«Invece questo te lo so dire, figlio mio. A darle una mano, quel giorno, c’erano il maniscalco e un altro uomo, che non avevo mai visto prima di allora. Ma sono sicura che Fusso saprà dirti chi era il suo accompagnatore, anche se la sua identificazione ti servirà a ben poco, poiché ci sarà già lui a contentarti! Non è forse così, mio caro Zipro?»

«Hai proprio ragione, madre mia! Ad ogni modo, le tue notizie mi sono state abbastanza utili, poiché Fusso conoscerà senza meno la nuova dimora di Stiriana. Dopo cena, perciò, andrò a parlargli. Riguardo poi all'altro uomo, come pure tu mi hai fatto presente, non mi interessa sapere chi egli sia, bastando già il maniscalco a darmi le giuste risposte che intendo avere da lui!»

Al termine del pasto serale, senza perdere tempo, l'unigenito della fioraia si era recato subito dal maniscalco. Quando il giovane si era presentato alla sua bottega, l’anziano artigiano anche questa stava chiudendo proprio in quel momento i suoi battenti. Scorgendolo che si precipitava da lui, egli aveva smesso di chiuderli e gli aveva domandato:

«Hai forse bisogno di me, Zipro? Se proprio non puoi farne a meno, io sono disposto a servirti adesso; ma solo se si tratta di un lavoretto rapido! Altrimenti gli amici a cosa servono, se non possono esserci utili in caso di bisogno? Su, dimmi come posso servirti, se vuoi che ti accontenti! Vorrà dire che stasera mi toccherà cenare un po’ più tardi!»

«Hai ragione a parlare così, Fusso, perché le tue sono state delle sante parole! Ma tu mi abbisogni per cose che, almeno in questa circostanza, non hanno nulla a che vedere con il tuo mestiere. Necessito soltanto di una informazione che, come mi risulta, puoi darmi benissimo, senza andare incontro ad alcuna difficoltà o a perdita di tempo!»

«Allora, simpatico giovanotto, incomincia pure a dirmi che tipo di informazione vuoi che ti dia. Così, dopo averti informato di quanto vuoi sapere, visto che sarà nelle mie condizioni di farlo, me ne andrò a cenare in pace con le mie due carissime familiari!»

«Fusso, secondo quanto ho appreso da mia madre, tre mesi fa tu ed un altro uomo, parente o amico che fosse, aiutaste Stiriana a traslocare. A tale riguardo, ho bisogno di sapere dove si trova la sua nuova casa. Essendo vera la notizia ricevuta dalla mia genitrice, non ti sarà difficile soddisfare la mia richiesta: non è vero?»

«Zipro, mi dici perché ci tieni a conoscere il luogo dove adesso si trova l’abitazione di Stiriana? Se lo vuoi sapere, ella mi ha pregato cortesemente di non metterne al corrente nessuno! Pensa che mi ha detto: "Ti raccomando: non dirlo neppure a tua moglie!" Come se mia moglie, con tutti i guai che si ritrova addosso, sarebbe andata a trovarla!»

«Siamo sulle tracce di Stiriana, amico Fusso, e vorremmo individuare la sua nuova dimora al più presto! Sono certo che quel giorno l'avrai conosciuta, se vi trasportasti la sua roba. Parlo al plurale, poiché la stiamo cercando per conto dell'esimio Lucebio. Non credo che gli negheresti tale favore, solamente per restare nelle grazie della megera!»

«Non sono mica matto a tal punto, Zipro! Ad ogni modo, sapendo che sei dei nostri, avrei dovuto comprenderlo all'istante che ci stava di mezzo il nostro capo, poiché non poteva essere altrimenti! Ebbene, potrei mai ignorare dove adesso si trova la casa di Stiriana, visto che fummo io e mio cognato Bulco ad aiutarla a fare il trasloco? Servendoci del carro del fratello di mia moglie, vi trasportammo i pochi arredi e le varie suppellettili di casa. Ma posso sapere perché volete apprendere con urgenza dove è situata l’abitazione della donna? Se vuoi conoscere il mio parere su di lei, io la trovo una donna molto gentile ed ammodo, come lo sono poche nella nostra città. Né la reputerei una megera!!»

«Stiriana è divenuta una donna molto pericolosa, mio caro Fusso! Anzi, ora ella rappresenta il pericolo numero uno per noi ribelli. E per motivi molto seri! Se Lucebio non me lo avesse vietato categoricamente prima che avvenisse il suo cambio di casa, l’avrei già fatta fuori da un bel pezzo con queste mie stesse mani, visto che ella si merita cento volte la morte! Altroché se la merita, quella strega!»

«Mi dici, Zipro, che cosa di tanto grave la mia conoscente Stiriana ha commesso, per meritarsi un castigo così enorme da parte vostra? Non credete che ella abbia già pagato abbastanza per la scelleratezza dei suoi dieci figli? A mio giudizio, sì. Per cui mi dispiacerebbe vederla anche giustiziata da noi ribelli! Adesso puoi continuare a raccontarmi!»

«Fusso, quando quel giorno Francide ed Astoride le uccisero l'intera prole, come allora venisti a sapere, già a quel tempo ella stava tramando una cosa orrenda contro la sua conoscente Rindella! Adesso invece ha deciso di offrirla su un piatto d’argento al despota Cotuldo, facendola incarcerare. Tale sua decisione non è forse un’altra sua grave colpa? Oppure credi di no e desideri favorirla, mettendoti contro Lucebio?»

«Senz'altro, Zipro, quello di Stiriana non fu allora un atto nobile, come non lo sarebbe neppure oggi! Ma non capisco ancora perché ella dovrebbe prendersela con la ragazza e non con gli uccisori dei suoi figli, che sono Francide ed Astoride! Mi vuoi spiegare questo particolare, che non riesco ancora ad interpretare nel suo vero significato?»

«Parli in questo modo, Fusso, perché non conosci tutta la verità sulla ragazza. Rindella è una principessa, precisamente è la figlia del nostro re Cloronte. Ella fu portata in salvo dalla nobildonna Madissa durante la notte del tradimento. Dopo quanto ti ho appena rivelato, amico mio, sì che puoi comprendere ogni cosa su quella strega, di nome Stiriana!»

«Davvero dici, Zipro? Come ha potuto osare tanto contro la nostra principessa, quella cagna maledetta! Se lo avessi saputo allora, l’avrei già strangolata con le mie stesse mani, facendole avere la necropoli per sua nuova dimora! Proprio lei, che era stata anche una damigella d’onore di sua madre, la regina Elinnia! Stando così le cose, Zipro, domani mattina, quando è appena spuntata l’alba, fatti trovare qui da me. Così ti condurrò dove adesso è ubicata l’abitazione di Stiriana, affinché prendiate prima possibile i dovuti provvedimenti contro l’insana donna! Dovrà toccarle la morte più atroce che esiste al mondo, se davvero ella si è intestardita a commettere un'azione così iniqua!»


L'indomani, quando l'alba era spuntata da poco e il figlio di Feura si era ripresentato da lui, Fusso aveva accompagnato l’amico nei pressi della casa di Stiriana, dove sostarono ad una certa distanza da essa. Indicandola al giovane da quel luogo, gli aveva fatto precisato:

«Vedi quel porticato di fronte a noi, Zipro? Lì sotto ci vivono tre famiglie. La dimora di Stiriana è quella situata nel mezzo. Ora che ti ho mostrato la sua casa, possiamo pure lasciare questo posto. Ho premura di aprire la bottega, poiché ho parecchio lavoro arretrato da sbrigare. Esso dovrà farmi guadagnare un po’ di denaro, del quale ho bisogno!»

«Non mi fido più di quella donna perfida, Fusso. Non me ne andrò di qui, se prima non ho la certezza che Stiriana davvero si è sistemata in via definitiva nell'abitazione che tu mi hai indicata. Perciò adesso, con una scusa qualsiasi, vai ad accertartene. Io sorveglierò da qui il tuo operato, poiché non intendo farmi scorgere da lei. Ella ci metterebbe poco a subodorare il nostro accordo. In quel caso, non perderebbe tempo a tagliare la corda e a trasferirsi in un altro posto più sicuro!»

«Va bene, Zipro, farò come mi hai suggerito, pur di non vederti contrariato! Mentre aspetti qui, io vado a bussare alla sua porta. Quando Stiriana verrà fuori, le dirò che, trovandomi da queste parti, sono passato a salutarla. Spero soltanto che ella non si insospettisca, considerata l'insolita ora mattutina della mia strana visita!»

Invece le bussate di Fusso alla porta della donna, nonostante fossero risultate ripetute e forti, non avevano dato alcun esito positivo. Essa era rimasta ermeticamente chiusa, proprio come se fosse disabitata. Solo a quel punto si era avvicinato anche Zipro. Allora il giovane non aveva esitato a bussare alla porta accanto, da dove non aveva tardato ad uscire un omaccione. Egli subito gli aveva chiesto alquanto seccato:

«Sei certo di cercare proprio noi, giovanotto? Sono sicuro di non conoscerti, né come parente né come amico né come conoscente! Quindi, senz’altro avrai bussato alla porta sbagliata! Nel caso poi che tu fossi un accattone e cercassi l'elemosina dalla mia casa, ugualmente ti direi che questa non è la porta giusta! Mi ti sono spiegato, come dovevo?»

«Brav’uomo, innanzitutto ti faccio presente che io non vivo di accatto. Dopo ti metto al corrente che, se ho bussato alla vostra porta, è perché volevo avere notizie di mia zia Stiriana. Ella abita qui accanto e non si decide ad aprirmi per farmi entrare. Tu sapresti dirmi come mai non risponde alle mie continue bussate? Sai, all'interno del suo alloggio, la mia parente potrebbe anche essere morta! Con tutto quello che si sente dire in giro, al tempo d'oggi!»

«Se non ti apre la porta, giovanotto, è perché tua zia non abita più qui! Un mese fa, con tutte le sue masserizie, ella ha sloggiato di buon mattino, dopo appena un bimestre di permanenza accanto a noi. Si vede che hai una parente che non trova pace in nessuna parte! Comunque, se ci tieni a saperlo, la nostra ex coinquilina ci ha lasciato detto che, se qualcuno fosse venuto a cercarla, dovevamo riferirgli che si era trasferita nella città di Terdiba. Secondo me, però, ella cercava soltanto di far perdere le sue tracce, come se qualcuno le desse la caccia!»

«Grazie, onestuomo, per le utili informazioni che ci hai fornite, anche se non sono state assai confortanti! L'importante è che esse non mi hanno fatto temere il peggio!»

Una volta abbandonato quel posto, il maniscalco e il figlio della fioraia si erano affrettati a ritornare alle rispettive faccende. Il primo era andato ad aprire la sua bottega e il secondo aveva raggiunto immediatamente Lucebio. Ma durante il breve tratto di strada che avevano percorso insieme, da parte sua, l’anziano ferratore di cavalli, rivolgendosi al giovane vicino di casa, gli aveva esclamato:

«Non ti sbagliavi affatto, Zipro, a dire che ci troviamo di fronte ad una donna diabolica! Eppure non avrei mai immaginato che potesse essere così astuta e malvagia la nostra sdolcinata Stiriana! Per sua sfortuna, però, ella ha trovato te come suo avversario, amico mio, che non ti fai mettere nel sacco da lei! Al tuo posto, ad esserti franco, io ci sarei cascato come un grullo. Adesso capisco perché il saggio Lucebio, dopo la partenza da Dorinda degli invincibili campioni, ha scelto te e Solcio come sue guardie del corpo! Voi già eravate due giovani svegli dalla nascita; ma poi in seguito Iveonte e Francide hanno fatto di voi dei validi combattenti. Se vuoi conoscere il mio parere a tale riguardo, Zipro, comincio a credere che Stiriana vi darà molto filo da torcere, prima di essere scovata da voi! Mi auguro almeno che riusciate a fermarla, quando la maledetta non ha ancora procurato alcun male alla principessa Rindella, che è la figlia del nostro re Cloronte!»

«Non preoccuparti, Fusso, perché terremo gli occhi bene aperti! Se agirà da sola, Stiriana in nessuna maniera la spunterà contro di noi. Ma ho il timore che ella possa prezzolare delle persone prive di scrupoli, pur di raggiungere il suo scopo. Il guaio è che la perfida strega potrebbe farlo benissimo, dal momento che non le mancano le possibilità economiche per assumere degli scapestrati da strapazzo al suo servizio!»

Zipro, dopo essersi separato dal maniscalco, era pervenuto celermente al campo dei ribelli. Essendosi a metà mattinata, egli vi aveva trovato una ventina di uomini ad allenarsi nelle armi. Essi venivano assistiti da coloro che già avevano raggiunto un certo grado di preparazione nel loro uso. Il giovane, però, prima di avvicinarsi alle nuove reclute, si era condotto da Lucebio e gli aveva raccontato ciò che aveva fatto per rintracciare la perversa Stiriana; inoltre, si era mostrato dispiaciuto di non aver conseguito alcun risultato concreto. Continuando a parlare con lui, egli adesso stava tirando le sue conclusioni, dicendo:

«A mio giudizio, Lucebio, non credo affatto che Stiriana si sia trasferita a Terdiba. La sua ambasciata rilasciata al suo vicino di casa è stata solo una manovra per mettere fuori pista quelli che l’avrebbero cercata in quel posto, poiché non si è voluta fidare neppure del maniscalco. Quindi, sono persuaso che ella si trova ancora in Dorinda e si prepara ad agire contro la principessa Rindella, appena ne avrà l’opportunità!»

«Non ci sono dubbi, Zipro, che è come sospetti: ne sono convinto anch’io! Perciò invito te e Solcio a non demordere, esortandovi a vigilare al massimo sulle due nobili donne, dopo averle prese sotto la nostra protezione. Ho fiducia nelle vostre capacità sia di vigilanza che di combattenti, siccome avete avuto come maestri i migliori guerrieri al mondo, anche se per breve tempo. Inoltre, vi siete dimostrati gli allievi più ricettivi nell’apprendere l’uso delle armi e le arti marziali. Comunque, Zipro, ho deciso che, da domani in poi e fino a quando Stiriana non sarà scovata e ridotta all’impotenza, tu e Solcio dovrete dedicare il vostro tempo alla sola loro salvaguardia. Riferiscilo pure al tuo amico, quando lo incontrerai, perché anch’egli ne venga a conoscenza al più presto!»

«Se è questo che pretendi da me e da Solcio, Lucebio, saremo orgogliosi di difendere la nostra principessa Rindella. Ella adesso deve essere considerata anche la futura regina di Actina, avendolo deciso il re Francide. In verità, ci farà pure un sacco di piacere difendere la nobildonna Madissa, la quale è diventata l'adorabile compagna della tua vita. Vedrai, Lucebio, che la nostra rivale non riuscirà a prendersi gioco di noi, poiché le daremo una caccia spietata in ogni parte di Dorinda. Ti prometto che alla fine la snideremo senz’altro e quando l'arpia meno se l’aspetti. Dovesse ella trovarsi pure nel nascondiglio più riposto e più sicuro esistente nella nostra città!»

Già il giorno seguente, i due giovani avevano messo in moto la macchina delle ricerche, nelle quali avevano impegnato anche una ventina dei loro commilitoni più validi. Ma pur avendo essi collaborato attivamente, il loro daffare era risultato quasi sempre alla cieca e senza profitto. Infatti, la principale difficoltà era sorta dal fatto che Stiriana era conosciuta solo da Zipro e da sua madre. Perciò il figlio aveva voluto che, poco distante dal piccolo carro della genitrice, ci fossero piantonati di continuo due di loro. Standole vicini, ella li avrebbe dovuti informare, qualora la loro ricercata si fosse fatta viva nei pressi del suo carretto coi fiori, che ella trainava a mano. Purtroppo, per dieci giorni di seguito, le ricerche erano risultate infruttuose, poiché la scaltra donna, avendo subodorato qualcosa in giro che la faceva considerare una ricercata, era riuscita a far perdere le proprie tracce con eccellente bravura.


Una mattina Madissa e Rindella avevano deciso di andare a fare la spesa nell’ampia piazza di Dorinda, dove ogni giorno si svolgeva il mercato rionale. Le numerose bancarelle, le quali esponevano i più svariati prodotti, si susseguivano su molteplici file parallele, ciascuna lunga cento metri. Quanto agli spazi che intercorrevano tra di loro ed erano larghi cinque metri, essi si presentavano affollati da persone di entrambi i sessi e di ogni età. La gente si spostava nell’uno e nell’altro senso, essendo intenta a cercare con un certo interesse sia i prodotti alimentari di cui nutrirsi, sia quegli oggetti che in casa potevano essere utilizzati nelle diverse attività domestiche, come arnesi, suppellettili, ecc... La medesima cosa facevano le due nobildonne di nostra conoscenza, mentre Zipro e Solcio le seguivano a distanza nei loro spostamenti, tenendosi ad una ventina di metri da loro. Essi non smettevano di vigilare con la massima attenzione sulla loro incolumità. Nello stesso tempo, i due giovani badavano che Stiriana, nel caso che le avvistasse, non tentasse poi di seguirle furtivamente fino al luogo in cui esse abitavano.

Oramai erano trascorse un paio di ore di lenti andirivieni, ai quali esse si erano date per trovare la merce di loro gusto ed interesse, quando la nobildonna Madissa e la principessa Rindella avevano terminato di fare i loro acquisti. Dopo le loro compere, che in realtà erano state assai scarse, le due donne avevano lasciato il mercato per fare rientro a casa. Al ritorno, però, esse avevano evitato di rifare la strada che avevano percorso, quando vi si erano recate; invece avevano seguito l’itinerario alternativo, ossia quello che era stato suggerito da Lucebio. Lo scopo del loro cambiamento di tragitto era quello di indurre a scoprirsi qualunque persona, che avesse cercato di pedinarle fino al palazzo di Sosimo. Se per caso ciò fosse avvenuto, allora sarebbero intervenuti Solcio e Zipro, i quali adesso erano i loro due guardiani. Essi le avrebbero fatto cambiare idea oppure glielo avrebbero impedito con ogni mezzo possibile, magari ricorrendo anche alle maniere forti.

Ebbene, una volta che avevano svoltato a sinistra, le due nobildonne si erano immesse nella strada secondaria, che era stata loro consigliata. Era stato a quel punto che i due giovani si erano accorti che pure un’altra passante si era data a percorrere la loro medesima strada. La donna, tenendosi ad una decina di metri da loro e procedendo nello stesso senso, evitava di superarle. Per la verità, si ignorava se l'avere intrapreso quel percorso da parte sua fosse da intendersi del tutto normale, potendo ella benissimo abitare da quelle parti, oppure vi stava transitando per secondi fini, magari per un autentico pedinamento. La sospetta pedona in questione avanzava con il volto seminascosto in un panno di feltro a quadri neri e marroni. Perciò esso, coprendole il capo e scendendole fino a metà busto, le nascondeva in parte il volto. Allora, pur scorgendola soltanto di spalle mentre ella seguitava a seguire le loro due nobili protette, come se le stesse tallonando, Zipro all’istante si era insospettito. Per la quale ragione, si era dato ad affermare al compagno:

«Solcio, se non mi inganno, quella potrebbe essere Stiriana! La stazza e la sagoma mi sembrano che siano proprio le sue. Nel caso che ella svolterà anche a destra, come faranno le nostre donne, io la raggiungerò e me ne accerterò da vicino. Se dovesse essere lei, dopo che l’avrò costretta a ritornare sui suoi passi, tu non te la farai sfuggire di vista; ma la seguirai, fino a quando ella non avrà fatto ritorno alla sua attuale dimora. Mentre le parlo, alzerò una mano per informarti che ella è proprio la nostra ricercata. Dopo ti raccomando di essere prudente e di non farla insospettire, quando ti darai a seguire i suoi passi, poiché abbiamo a che fare con una donna malfidente, scaltra e diabolica!»

«Non preoccuparti, amico mio, perché dopo saprò come fare per ingannarla e per non lasciarmi scoprire da lei nello stesso tempo. Vedrai che, a costo di saltare il pranzo e di seguirla fino a stasera, alla fine riuscirò a farmi condurre da Stiriana nelle vicinanze della sua nuova abitazione! Parola di Solcio! Prima, però, tocca a te fermarla e darmi il modo di comprendere se si tratta davvero della megera. Adesso, però, vai ad accertartene di persona, affiancandola e parlandole!»

«Già il segnale tra noi convenuto dovrebbe avvisarti che si tratta di lei, Solcio. Comunque, obbligherò la donna a fare marcia indietro, soltanto se ella dovesse essere Stiriana. Da quel momento in poi, assumendo l’aria di un passante qualsiasi, se non proprio quella di un vagabondo, inizierai a metterti alle sue calcagna. Intesi?»

Lasciato l'amico ed accelerando la sua andatura, Zipro alla fine aveva affiancato la sconosciuta. Standole poi al fianco di pari passo, egli si era dato a parlarle così:

«Che splendida giornata è quella di oggi, brava donna! Non pare anche a te? Ieri, invece, abbiamo avuto un tempo terribilmente brutto. Hai visto che acquazzone infernale si è scatenato all'improvviso sulla nostra città? Ti giuro che non me lo scorderò mai più!»

La donna, anziché rispondergli, lo aveva solo degnato di uno sguardo, attraverso l’ampio suo panno. Il quale, formando nella parte anteriore della testa un piccolo squarcio, permetteva parzialmente alla fronte e agli occhi di essere scorti dall’esterno. Allora il giovane, sebbene si mostrasse ancora incerto che ella fosse la loro ricercata, superandola e piantandosi davanti a lei, le aveva esclamato:

«Ma tu sei Stiriana, la mia ex vicina di casa! È stata una fortunata coincidenza, se ti ho incontrata in questa stradina deserta! Era da molto tempo che non ti vedevo! Proprio l’altro ieri ho appreso da mia madre che te ne eri andata ad abitare altrove. Perciò mi dici come ti trovi nella tua nuova abitazione? Spero meglio di dove eri prima! Non potrebbe essere altrimenti!»

«Zipro, adesso non ho tempo di darti ascolto e di parlarti di me. Sto andando a sbrigare una faccenda abbastanza urgente e non vorrei arrivare in ritardo. Per favore, mi lasci proseguire per la mia strada, senza farmi perdere tempo? A proposito, dì a tua madre che, uno di questi giorni, verrò a trovarla; così noi due ci faremo una bella e lunga chiacchierata insieme. Per intanto, salutamela! Se poi dovessi trovare pure te in casa, mi farebbe ancora più piacere. Allora arrivederci a casa tua, simpatico giovanotto!»

«Ma che dici, Stiriana! Non trovo giusto separarci, senza esserci prima scambiate quattro chiacchiere amichevoli! Cosa direbbe mia madre, se ti lasciassi andare, senza apprendere niente sul tuo conto? Su parlami un po’ di te; dimmi ogni cosa che vuoi, poiché mi farà piacere avere tue notizie! Avanti, dammi retta, mia simpaticona, per favore!»

«Ho la sensazione, Zipro, che io abbia parlato al vento poco fa! Eppure ti ho sempre creduto un tipo sveglio ed educato! Allora come devo farti comprendere che oggi non è la giornata giusta per fermarmi un poco a darti ascolto? In questo momento sono presa e non intendo essere disturbata da nessuno. Come devo dirtelo, per fartelo capire?»

«Possibile, Stiriana, che è così importante ciò che hai da fare, da impedirti perfino di restare a parlare con me, anche per breve tempo? Di sicuro non saranno alcuni minuti a cambiarti l’esistenza! Secondo me, la verità è ben altra, ossia che ti scoccia scambiare quattro chiacchiere con me! Ma sappi che io non desisterò, siccome mi piace conversare con te. A costo di ottenerlo con la forza, non ti farò fare un passo in più ed appagherai il mio desiderio. Mi sono spiegato a dovere oppure no?»

«Vedo, giovanotto, che ti stai comportando come un villanzone! Perciò ti invito a non prenderti alcuna confidenza con me e a lasciarmi andare in pace per la mia strada! Se insisterai ancora nel darmi fastidio, mi costringerai a presentare denuncia alle guardie regie. Un affare, che per me è molto importante, mi attende e non voglio vederlo andare in fumo, a causa dell'insulsa tua inurbanità! Ora ti sono stata chiara?»

«Vai a raccontarla a qualcun altro, Stiriana! Me lo chiami un affare importante il cercare di sapere dove abitano la nobildonna Madissa e la principessa Rindella, per poi denunciarle al despota Cotuldo? Io lo definirei un lurido tradimento; anzi, un delitto di lesa maestà, il quale va punito con la morte! Se sei ancora viva, lo devi al generoso Lucebio, il quale, almeno per il momento, si è opposto alla tua uccisione. Finora non ha voluto che ti costringessimo a fare la stessa fine dei tuoi luridi figli; ma presto potrà cambiare idea sul tuo conto! Allora per te non ci sarà un angolo in Dorinda, che ti possa nascondere e proteggere!»

Alle accuse di Zipro, la donna si era inferocita come una belva, mentre un implacabile odio era stato visto sprizzare dai suoi occhi infuocati. Se fosse stata in grado di farlo, la donna senz'altro lo avrebbe sbranato con le proprie unghie e lo avrebbe fatto tacere all’istante. Allora, non essendole possibile attuare un tale proposito, dentro di sé ella aveva giurato che anche contro di lui ci sarebbe stata la sua tremenda vendetta. Nel vedere poi il giovane sguainare la spada e rasentarle la gola con essa, Stiriana si era convinta di essere giunta al capolinea della sua esistenza, senza aver potuto attuare i suoi infami disegni. Invece, per sua ventura, così non era stato in quella circostanza, poiché il figlio della fioraia si era limitato soltanto a spaventarla e ad intimarle l’alt. In pari tempo, non si era astenuto dal minacciarla che l'avrebbe passata da parte a parte, se avesse osato fare un altro passo in avanti. A quel punto, ritenendosi assai fortunata per non essere stata infilzata ed ammazzata dal giovane, Stiriana non aveva più proferito parola alcuna ed aveva fatto marcia indietro, ritornandosene sui propri passi, come le aveva ordinato il risoluto figlio di Feura, con le sue minacce di morte.

In seguito, mentre Zipro aveva raggiunto le due donne, non senza eseguire l'alzata di mano convenuta, Solcio si era incaricato di prendere Stiriana sotto il suo diretto controllo, deciso a sorvegliarla in qualunque posto sarebbe andata. Prima egli l’aveva vista acquistare un abito in tinta unita con curcullo, regalando il proprio ad una donna che stava facendo spesa presso il medesimo mercante. Il cappuccio del nuovo abito grigio adesso le copriva interamente il capo. Non bastando ciò, ella, tenendo congiunti con una mano parte dei suoi lembi laterali, cercava di coprirsi il volto il più possibile, lasciando scoperti solo i suoi occhi a mandorle. Indossando l’abito appena acquistato, Stiriana intendeva trarre in inganno qualche eventuale segugio, che le fosse stato messo alle costole. Solcio, da parte sua, non si era fatto ingannare e sviare dalla furba donna; ma l’aveva sempre tenuta sott’occhio. Accortamente, si era sottratto ogni volta alle sue occhiate furtive, con le quali la infame Stiriana, di tanto in tanto, cercava di rendersi conto se qualcuno la stesse seguendo. Aggirandosi poi per le strade di Dorinda, era parso che la vedova di Singo non volesse più tornare a casa sua, sacrificando a lungo il povero Solcio, che non vedeva più la fine del suo pedinamento.

Ad un dato momento, però, al giovane era sembrato che la furba donna avesse avuto la sensazione di essere sorvegliata a vista. Per tale motivo, ella cercava in ogni modo di seminare chi la stava tallonando di nascosto, anche se non riusciva ad intravederlo e non era certa della sua esistenza. Allora Solcio, giocando parimenti di astuzia con lei, aveva evitato di essere scoperto da lei. Infatti, egli aveva acquistato sei copricapi di diversa tinta e foggia, portandoseli dentro un sacco. Dopo, ogni volta che lo riteneva opportuno, il giovane si cambiava il copricapo, cercando con quel suo espediente di intorbidare le acque. In quel modo, non si sarebbe fatto scoprire da lei, fino a quando ella non lo avesse condotto nelle vicinanze della sua ultima abitazione. Ma ci sarebbe riuscito, come pensava e sperava? Staremo a vedere.

Era stato soltanto alle prime ombre crepuscolari che Stiriana aveva rinunciato alle sue precauzioni sospettose e ai suoi atteggiamenti guardinghi, prendendo infine la via di casa con una certa serenità. A quel punto, il nipote di Sosimo aveva potuto apprendere che l’abitazione della donna era situata nel lato sud della periferia della città. Poco dopo, presa nota della sua esatta ubicazione, egli era rincasato tremendamente stanco; ma soprattutto si era portato dietro una grande fame da lupo.

Il mattino seguente, ai primi chiarori dell’alba, il nipote di Sosimo aveva accompagnato anche Zipro a vedere dove si trovava la nuova dimora di Stiriana. Egli aveva condotto con loro pure un domestico del nonno e lo aveva poi lasciato nelle sue vicinanze a sorvegliare ogni eventuale mossa della donna. Invece i due giovani amici avevano raggiunto qualche ora dopo Lucebio, raccontandogli le novità della giornata precedente e l'iniziativa da loro presa quella mattina.

Dopo avere appreso da Solcio e da Zipro le varie notizie da lui considerate allarmanti, il saggio uomo aveva stabilito di passare senza indugio all’attuazione del piano proposto da Croscione, al fine di neutralizzare e rendere inoffensiva la donna. Anche l’ex braccio destro del re Cotuldo era stato d’accordo con lui. Perciò, essendosi reso disponibile in quattro e quattr’otto, egli era partito con Zipro alla volta della reggia, giungendovi mezzora dopo. Una volta ricevuto dal suo ex subalterno Gerud, che attualmente ricopriva la carica da cui egli si era dovuto dimettere, Croscione gli aveva fatto presente la pericolosità di Stiriana, in quanto seguace fanatica di Lucebio. Così lo aveva convinto a mandare un drappello di soldati ad arrestarla presso la sua dimora. Era stato Zipro ad accompagnare le milizie a casa della donna, dove il domestico di Sosimo gli aveva assicurato che l'ingresso dell’abitazione era rimasto sempre chiuso e nessuna persona ne era uscita fino a quel momento.

I soldati, da parte loro, dopo aver bussato invano alla sua porta di casa, erano stati costretti a ricorrere all’effrazione, forzandola e facendola spalancare in pochi istanti. All’interno dell’alloggio, però, essi avevano scoperto che c'era una seconda porta, la quale dava su un’altra strada marginale. Probabilmente, già alle prime bussate dei soldati, ammesso che ella vi fosse dentro, Stiriana si era appunto servita di essa per svignarsela e sfuggire all'arresto.

Con il fallimento del piano di Croscione, tutti quanti si erano convinti che si stava punto e a capo. In seguito a quanto era accaduto presso la sua abitazione, nessuno più si sentiva di scommettere che Stiriana vi si sarebbe rifatta viva. Perciò, considerandola ancora in serio pericolo, le persone, alle quali stavano a cuore le sorti della principessa Rindella, a ragion veduta si erano allarmate. Ma si erano anche viste assalire dalla rabbia e da un’ombra di mestizia. Comunque, non si erano allentate le loro ricerche; al contrario, esse erano continuate con maggiore accanimento. Ma nonostante stavolta Stiriana fosse conosciuta anche da Solcio, le maggiori possibilità di riuscire a scovarla venivano ancora riposte nella madre di Zipro, la quale era la fioraia Feura.

A corte, durante la permanenza di Croscione, Lerinda non aveva visto di buon occhio la sua presenza, avendo pensato che egli vi fosse stato spinto unicamente per tradire Lucebio e i suoi ribelli. Invece poi l’ex consigliere del fratello, dopo essersi fatto ricevere anche da lei, le aveva chiarito ogni cosa, tranquillizzandola da una parte e facendola preoccupare dall’altra. Il pericolo che la principessa Rindella potesse finire nelle mani del fratello l’aveva messa in una grande agitazione. In pari tempo, però, ella si era augurata che al più presto venisse fatto subire alla perversa donna ciò che ella voleva procurare all'amica. Specialmente dopo avere appreso che la ragazza di Francide era la figlia del re Cloronte!

Quella bella notizia aveva fatto rallegrare la principessa Lerinda, la quale si era convinta maggiormente che Rindella non poteva essere che la sorella del suo amato Iveonte e, quindi, la sua futura cognata. Per questo, dopo una rivelazione del genere, ella doveva prepararsi ad attendersi il peggio dai futuri eventi. Allora ella, almeno fino a quando Francide non fosse venuto a prenderla di persona, aveva pensato di farla ospitare dal fratello Raco, il viceré di Casunna; però tenendogli nascosta la vera identità di Rindella.