363-IL PIANO DI CROSCIONE PER SBARAZZARSI DI STIRIANA

Proprio in quel momento, era apparso l'ex braccio destro e consigliere del re Cotuldo. Costui, come sappiamo, non viveva più nella reggia; ma si era trasferito presso il campo dei ribelli. Egli aveva preso tale decisione, da quando aveva stabilito di cambiare radicalmente la sua vita. Perciò, nelle sue possibilità, si era messo ad operare dall'altra parte della barricata, dove, come si era reso conto, c'erano le sole persone giuste ed oneste. Il poveretto adesso cercava di rendersi utile nel campo di Lucebio, per quel poco che gli consentiva la sua cecità. Il lettore ricorderà che Croscione era diventato cieco, dopo che il rapace del semidio Korup gli aveva strappato i bulbi oculari dalle orbite e li aveva divorati. Ebbene, dopo essersi avvicinato alla terna dei dialoganti, prima di assidersi, egli aveva chiesto agli altri se la sua presenza in mezzo a loro non disturbava. Allora Lucebio, dandogli il benvenuto, lo aveva aiutato a sedersi sopra uno dei ceppi rimasti ancora liberi. Intervenuto poi senza indugio nella conversazione delle tre insigni persone, aveva voluto dire la sua sull'argomento. Perciò aveva cominciato a far loro presente:

«Per puro caso, poco fa ho appreso da voi che la ragazza di Francide è la principessa Rindella, ossia la figlia dell'ex re Cloronte. Allora, avendomi la novità incuriosito parecchio, ho cercato di conoscere quante più cose possibili che la riguardavano; ma vi giuro che è stato unicamente allo scopo di poter esserle di aiuto, se fosse stato necessario e mi fosse stato possibile. Così mi sono reso conto che ella, da una parte, praticamente è stata baciata dalla fortuna, poiché il suo ragazzo, il quale è l'amico fraterno del nobile Iveonte, è diventato re della Città Santa. La qual cosa mi ha fatto molto piacere per Francide e per la principessa. Dall'altra, invece, mi è rincresciuto venire a sapere che in Dorinda c'è qualche vipera in giro, che intende a qualunque costo arrecarle del male. A mio sommesso parere, mio caro amico Lucebio, all'istante avresti dovuto accettare la proposta dell'accorto Zipro per togliere a Stiriana in modo definitivo ogni possibilità di nuocere alla principessa Rindella. Comunque, sei ancora in tempo per farla togliere di mezzo e rimediare, dandone mandato allo stesso giovane, che già una volta si è proposto di eliminarla fisicamente! Ma se proprio insisti ad aggrapparti ai tuoi sacrosanti principi morali, quelli che adesso comprendo e rispetto anch'io, potrei proporti un modo diverso per farla sparire dalla circolazione, senza ricorrere necessariamente all'assassinio.»

«Dici sul serio, Croscione, che sapresti ottenere la sua sparizione da Dorinda, senza essere costretti ad ammazzarla? Vuoi dirmi con quale tuo valido stratagemma ci riusciresti? Se non sono stato in grado io di giungere ad una soluzione incruenta al nostro caso, come hai fatto tu a trovarla così in fretta? Ma essa sarebbe poi, come la intendo io? Perciò dimmi in quale modo vorresti neutralizzare Stiriana, poiché sono curioso di venirne a conoscenza. Non venirmi però a proporre il suo trasferimento forzato in un'altra città, siccome esso di sicuro non funzionerebbe! Prima o poi, la strega ritornerebbe a Dorinda per cercare di mettere in pratica i suoi oscuri propositi di vendetta. Magari sarebbe perfino capace di assoldare un sicario! Oramai sappiamo che ella non è disposta a rinunciarvi e farà fuoco e fiamme, pur di perseguire l'obiettivo che si propose, dopo che il re Francide ed Astoride le uccisero i dieci figli!»

«Al contrario, Lucebio, io ho pensato a ben altro, al fine di togliere di mezzo la donna e farla smettere di essere una potenziale minaccia per la principessa Rindella. Adesso passo a spiegartelo in modo chiaro. Secondo me, se la facessimo arrestare dai soldati del re Cotuldo e la costringessimo a stare rinchiusa nelle carceri di Dorinda per un lungo periodo di tempo, risolveremmo il nostro problema senza colpo ferire. Non è forse la prigione che ella intende procurare alla vostra principessa? Invece saremo noi ad infliggerla a lei, mettendola così a tacere, almeno fino a quando il re Francide non verrà a prendersi la sua futura consorte. Dopo che egli l'avrà condotta nella sua reggia della Città Santa e l'avrà fatta diventare anche sua regina, Stiriana non potrà più procurarle nessun male. Allora, Lucebio, non consideri ottima la mia idea?»

«A prima vista, Croscione, trovo magnifica la tua trovata, tenuto presente che essa ci risparmierebbe di ricorrere ad un abietto assassinio. Ma mi chiarisci anche con quale capo di imputazione faresti arrestare la birbante Stiriana dai soldati di Cotuldo? Se non ti dispiace, ci terrei a conoscerlo prima del suo arresto, volendo giudicarlo personalmente!»

«Hai dimenticato, Lucebio, che sono stato il capo della milizia reale e il braccio destro del re Cotuldo? Basterà che io l'additi come un elemento sedizioso al mio ex subalterno Gerud, il quale mi è subentrato nell'alta carica, ed egli si metterà all'istante a mia disposizione! Se sei d'accordo, già domani mattina mi farò accompagnare alla reggia dallo sveglio Zipro, con l'intento di mettere in atto il mio piano. In cambio, pretendo da te la massima fiducia in me e la tua convinzione che giammai vi tradirei, essendo ormai passato dalla vostra parte. Dopo aver dato la mia parola al nobile Iveonte, sono disposto anche a sacrificarmi per la vostra causa! Mi sono spiegato adesso, saggio uomo?»

«Allora approvo il tuo piano, Croscione, visto che esso non ci farà macchiare del sangue di una donna, anche se si tratta di un'autentica arpia. Perciò domani metterò a tua disposizione Zipro, perché vi conduciate insieme alla reggia. Non vedo l'ora di vedere attuato il tuo piano al più presto. Inoltre, anche se Stiriana volesse approfittare della propria presenza in carcere per denunciare la principessa Rindella, farebbe un buco nell'acqua, dal momento che ella è all'oscuro della nuova dimora che la ospita. Quanto alla mia fiducia verso di te, tu l'hai già avuta, dal giorno che te l'hanno concessa anche Iveonte, Francide ed Astoride, permettendoti così di venire a vivere presso di noi. Se avessimo avuto il minimo sospetto che tu un giorno avresti potuto tradirci, oggi staresti ancora ad ammuffire nell'angusta cameretta dove vivevi. Mi riferisco a quella che il tiranno Cotuldo, riconoscente dei tuoi numerosi e ignobili servigi, aveva messo a tua disposizione nella reggia, lasciandoti letteralmente solo, senza che ci fosse nessuno a prendersi cura di te!»

«Hai ragione, Lucebio. Le persone cieche sono evitate da tutti. Non essendo più utili agli altri, non vengono degnate neppure di uno sguardo e tantomeno di una visita o di una parola di conforto! Al contrario, sono isolate e a nessuno va di fare con loro una chiacchierata distensiva ogni tanto. Invece voi ribelli vi siete dimostrati diversamente nei miei confronti, poiché mi avete accolto come uno di voi, dedicandovi a me come ad un vero fratello. Perciò vi ringrazio e, ogni qualvolta che mi sarà possibile, cercherò di esservi di qualche utilità sia nel tuo campo che nell'ambiente della reggia!»

«È proprio vero, Croscione, che ti abbiamo accolto come un fratello! Comunque, lo sai che, se un giorno tu dovessi tradire la nostra fiducia, dopo non sfuggiresti alla collera di Iveonte e alla sua mano sitibonda di vendetta. Egli, quando meno ce lo aspettiamo, ritornerà a Dorinda. Inoltre, ti faccio presente che egli non sarà solo!»

«Adesso non ti capisco, Lucebio. Vuoi dirmi perché mai Iveonte non dovrebbe ripresentarsi a noi da solo? Già, dimenticavo che l'amico Francide, essendo diventato re di Actina, di certo gli metterà a disposizione il suo esercito. Ma sarà pur sempre un solo esercito contro quelli delle sette città coalizzate! Per questo direi che sarà ancora insufficiente, per averla vinta contro un numero così soverchiante di armati nemici!»

«In primo luogo, Croscione, su Stiaca regna ancora il vecchio re Edrio, per cui non credo che egli questa volta si metterebbe contro il nipote. Lo sai che Francide non ha voluto che il nonno fosse presente alla sua incoronazione, per avere egli preso parte con gli altri re scellerati al tradimento contro il re Cloronte? Perciò, se desidera farsi perdonare da lui la turpe vigliaccata di allora, egli dovrà far combattere anche il suo esercito al fianco di quello del nipote. In secondo luogo, non mi riferivo affatto all'esercito actinese; bensì ad un altro esercito, che sarebbe ben più potente, ossia a quello beriesko. Esso, che già una volta fece tremare i popoli edelcadici, è formato da infiniti guerrieri bellicosi che sanno combattere come nessun altro popolo al mondo. I sovrani edelcadici li conoscono, da quando ci fu la loro prima invasione!»

«Continuo a non seguirti, Lucebio. Cosa c'entrano i Berieski con Iveonte? Perché essi dovrebbero mettersi sotto il suo comando e lasciarsi guidare contro le città coalizzate dell'Edelcadia? Mi vuoi spiegare per bene quest'altro particolare, il quale mi risulta pressoché oscuro, se non proprio arcano? Perciò spiegamelo tu meglio, per favore!»

Per la verità, neppure Madissa e Rindella riuscivano a seguire il discorso di Lucebio ed invano cercavano di comprendere quanto a cui egli si era voluto riferire. Entrambe, pur sforzandosi mentalmente, non scorgevano alcun nesso logico tra Iveonte e il popolo dei Berieski. Per questo non vedevano l'ora che egli desse al suo interlocutore dei chiarimenti attendibili su quel particolare. Comunque, l'attesa delle due donne non si era protratta per lungo tempo, visto che esse avevano udito il saggio uomo spiegarsi ulteriormente con l'ex consigliere del re Cotuldo. Infatti, Lucebio, dopo essere rimasto per alcuni istanti in silenzio, ad un certo punto, aveva incominciato ad affermargli:

«Croscione, sono convinto che Iveonte è il primogenito del re Cloronte e che nell'infanzia egli è rimasto vittima di un'amnesia. La quale gli portò via il ricordo dell'intera sua vita trascorsa prima che rimanesse vittima del suo trauma amnestico. Perciò, quando verrà a conoscenza che i suoi genitori sono gli ex regnanti di Dorinda, nello stesso tempo scoprirà pure che le sue origini sono anche berieske, poiché la madre Elinnia è l'ultimogenita del mitico eroe Nurdok, il superum della Berieskania. Tale scoperta lo invoglierà a conoscere tutti i suoi zii e i suoi cugini materni. Essi, secondo quanto mi risulta, sono assai numerosi. Se poi il nostro Iveonte troverà ancora vivente il padre della madre, costui vorrà senz'altro vendicare l'onta subita dalla figlia e dal genero. Perciò non esiterà a mettere al suo comando un esercito superiore a quello di cui disponeva egli stesso, al tempo della sua prima invasione dell'Edelcadia. Dopo queste mie dilucidazioni, Croscione, dovrebbe esserti chiara ogni cosa!»

«Adesso sì, Lucebio, che mi hai chiarito ciò che in precedenza mi risultava difficile a comprendersi! Noto che i tuoi tre affezionati giovani, uno dopo l'altro, si stanno rivelando dei principi con tutte le carte in regola! Chissà che non lo sia anche Astoride un figlio di re! Oppure puoi anticiparmi qualcosa anche in merito a lui, se non sono indiscreto?»

Prima che l'ex braccio destro del re Cotuldo ricevesse una risposta sulla vera identità di Astoride dal suo illustre interlocutore, costui era stato raggiunto rapidamente dalla principessa Rindella. La ragazza, dopo esserselo abbracciato con grande affettuosità, con gli occhi raggianti di gioia, gli aveva affermato ad alta voce:

«Mi ha fatto molto piacere, Lucebio, sentirti dire che la pensi proprio come me sul conto di Iveonte! Come stamani ho fatto presente a Madissa, anch'io sono convinta che egli è l'unico mio fratello scampato alla trama ordita dall'impietoso destino! L'amico fraterno del mio Francide me lo ha perfino dichiarato in un sogno! Quindi, dopo la sua ardua impresa, permettano le divinità benigne che egli ritorni dal suo viaggio come un giustiziere! Lo aiutino esse anche a liberare i nostri genitori e a riconquistare i territori appartenenti alla nostra città! Dopo tanti anni di tirannia e di soprusi vergognosi, sono sicura che il popolo dorindano giustamente aspira soltanto a questo suo bellissimo sogno!»

«Stanne certa, Rindella, che assai presto ogni tuo desiderio sarà esaudito dalle divinità giuste e generose! È già scritto nelle pagine del destino che l'eroico tuo fratello Iveonte, prima o poi, compirà tale prodigio. Se lo vuoi sapere, lo testimoniano anche le profezie di alcuni indovini prestigiosi tanto dorindani quanto berieski!»

Lucebio aveva appena finito di rassicurare la principessa Rindella che la giustizia avrebbe trionfato di nuovo in Dorinda e vi sarebbe pure ritornata a regnare suprema, allorquando Solcio e il suo fedele compagno Zipro avevano fatto il loro ingresso nel campo dei ribelli e si erano presentati ai quattro illustri dialoganti. Dopo il nipote di Sosimo si era avvicinato all'amico di suo nonno e gli aveva detto:

«Rieccoci presso di te, Lucebio! Noi siamo pronti a riaccompagnare a casa la principessa Rindella e la nobildonna Madissa. Ho condotto con me anche Zipro, per una maggiore protezione delle due illustri donne nel viaggio di ritorno. Perciò, se esse non hanno più motivo di trattenersi ancora presso la tua dimora, suggerirei di non far trascorrere altro tempo e di ripartire subito per Dorinda, prima che il fosco imbrunire subentri al rosso tramonto, tutto all'improvviso! Inoltre, Zipro ed io dobbiamo ancora allestire i preparativi della festa che stasera terremo con tutti gli altri amici a casa mia.»

«Hai fatto bene, Solcio, a far venire al campo anche il tuo valido amico. Intanto approfitto per farti i miei migliori auguri per il tuo compleanno. Che ad esso possano seguirne un altro centinaio, tutti in piena salute e in piena forma! Ma prima del vostro ritorno in città, ho bisogno di parlare in privato a te e al tuo amico fedele. Perciò, mentre la nobildonna Madissa e la principessa Rindella continueranno a conversare con Croscione, voi due fatemi la cortesia di seguirmi nel mio alloggio, poiché ho da affidarvi alcuni incarichi delicati. Dopo sarete liberi di lasciare il nostro campo per scortare le due nobildonne!»


Pervenuti all'interno della propria abitazione, Lucebio aveva cominciato a dire ad entrambi:

«Da domani in avanti, giovanotti, vi affido la principessa Rindella e la mia donna, affinché vegliate sulla loro incolumità. Vi toccherà farlo tutte le volte che esse, per un qualsiasi motivo, decideranno di andarsene in giro attraverso le vie della città. Sarete le loro ombre e non le perderete di vista neppure per un istante. Comunque, non dovrete accompagnarle da vicino; ma vi limiterete soltanto a sorvegliarle a distanza, cioè ad una ventina di metri da entrambe. Voglio che né esse né chi vorrà attentare alla loro sicurezza dovranno accorgersi di voi. Per cui interverrete tempestivamente in loro soccorso soltanto in caso di bisogno. Dovrete tenere gli occhi bene aperti, senza farvi sfuggire qualsiasi movimento sospetto altrui, specialmente quando esso vi induce a pensare che qualcuno stia controllando o pedinando le due donne, mentre si spostano per le varie vie!»

«Come mai, Lucebio, tutta questa tua preoccupazione per la principessa Rindella e per la tua donna?» gli aveva chiesto Solcio «Temi forse per la loro sicurezza? Non riesco a comprendere chi mai possa avercela così tanto con le due rispettabili donne, da volere perfino attentare alla loro vita! Ma puoi stare tranquillo! Ti garantiamo che chiunque vorrà provarci, dovrà prima fare i conti con me e con il mio amico Zipro!»

«Solcio, sono sicuro che Stiriana non si starà dando pace e continuamente sarà alla loro ricerca. La malvagia donna non si arrenderà con facilità nel ricercarle; ma si adopererà con ogni mezzo, pur di incontrarle in Dorinda e di seguirle poi fino alla loro nuova abitazione. Ottenuto tale scopo, ella sarà felice di portare a termine la sua vendetta con una spiata anonima. Per fortuna, il tuo amico Zipro la conosce bene e potrà individuarla in tempo, anche se non gli sarà facile avvistarla tra la folla. Da Stiriana dobbiamo aspettarci ogni brutta sorpresa, dal momento che è capace anche di ricorrere ad un camuffamento per non farsi riconoscere dalle persone che hanno avuto a che fare con lei. A tale riguardo, ho escogitato un espediente per evitare l'inconveniente rappresentato dal trambusto cittadino. Quest'ultimo potrebbe impedirvi di sorvegliare la situazione al cento per cento, facendovi sfuggire un suo eventuale pedinamento a carico delle nostre due illustri donne. Dopo avere ascoltato il mio stratagemma, lo apprezzerete senz'altro.»

«Ci dici quale sarebbe, Lucebio? Non mi dire che farai sparire dalle affollate strade di Dorinda la marea di gente che vi transita indaffarata e ci agevolerai così il compito di controllare le nostre protette! Logicamente, scherzavo, poiché una cosa del genere non sarebbe possibile ad ogni persona! Oppure il nostro Iveonte ci riuscirebbe con il suo anello?»

«Più o meno, Solcio, ho in mente qualcosa di simile, se lo vuoi sapere! Mentre all'uscita di casa le nostre due donne seguiranno sempre il normale percorso per raggiungere il centro cittadino; al rientro, invece, esse dovranno cambiare itinerario. Dopo aver lasciato il centro, anziché ripercorrere la lunga movimentata strada che porta alle mura, la cui ultima traversa a destra è quella della tua casa, le due donne dovranno immettersi nella prima strada secondaria che si incontra a sinistra, dove svolteranno poi subito a destra. Come sappiamo, la nuova via ad un certo punto viene a tagliare quella che, se percorsa verso destra, porta direttamente al palazzo di tuo nonno. Riguardo poi alla domanda che ti sei fatta riguardo al tuo ex maestro, stanne certo che, fra tutti gli esseri umani, soltanto a lui non è vietato alcuna cosa!»

«Grazie, Lucebio, per avermi chiarito un particolare riguardante il nostro invincibile campione, che non conoscevo! Ritornando poi alla nostra attuale conversazione, ti domando: Ma se noi obblighiamo le due illustri donne qui presenti al nuovo tragitto da te proposto, senza meno faremo allungare di molto la strada ad entrambe. Inoltre, la loro camminata verrebbe ad essere ancora più faticosa, qualora esse avessero fatto delle compere. Non hai pensato che questo inconveniente verrebbe accolto male da loro due?»

«Solcio, lo so che le strade, da me proposte come percorso alternativo, renderanno più lungo il loro cammino; però esse, essendo quasi sempre deserte, evidenzieranno le mosse di colui o di colei che intenderà spiarle, allo scopo di sapere dove abitano. Se qualche persona si azzarderà a fare qualcosa del genere, allora interverrete voi e farete in modo che essa non raggiunga il suo obiettivo. Magari impegnandola in una conversazione, ovviamente fasulla! Ma se l'evento dovesse ripetersi con la medesima persona, in quel caso, uomo o donna che sia, vi autorizzo già da ora ad eliminarla fisicamente. Comunque, se domani il piano di Croscione dovesse funzionare, non ci sarebbe neppure bisogno di una sorveglianza di questo tipo. Dopo vi si chiederebbe di scortare da vicino le due donne per meglio proteggerle dai propositi di qualche malintenzionato. Ecco la mia trovata astuta, la quale si propone di evitare a Stiriana di pedinare la principessa Rindella e la mia donna fino a casa!»

«Saresti così gentile, Lucebio, da riferirci anche qual è il piano proposto dal cieco Croscione?» aveva chiesto Zipro al suo saggio capo «Oppure esso deve essere ritenuto top-secret, per cui non ci è dato di conoscerlo? Se fosse così, io e il mio amico, rispettando la tua volontà, rinunceremmo a venirne a conoscenza!»

«Domani accompagnerai Croscione alla reggia dal suo ex vice Gerud, il quale adesso è diventato il nuovo braccio destro del re Cotuldo. Al suo subalterno di un tempo egli denuncerà Stiriana come attiva e pericolosa ribelle, che opera alle mie dipendenze. Dopo, mentre egli si tratterrà ancora a corte, tu dovrai accompagnare a casa della donna i soldati, i quali procederanno al suo arresto. Agendo in questo modo, se tutto andrà bene, ci libereremo di lei, senza doverci macchiare del suo sangue!»

«Lucebio, il piano di Croscione è ben congegnato. Ma poi funzionerà? Inoltre, è proprio il caso di dirlo: possiamo fidarci di lui ciecamente? Non hai messo in conto che egli, una volta nella reggia, potrebbe denunciarci tutti come ribelli, facendo arrestare perfino la principessa Rindella? Come puoi immaginare, io verrei ad essere la prima vittima del suo tradimento. Una bella consolazione per me, come puoi notare!»

«Non preoccuparti di ciò, Zipro, perché Croscione non ci tradirà mai! Anzi, se lo vuoi sapere, oggi come oggi, si farebbe ammazzare, piuttosto che rendersi colpevole di tradimento nei nostri confronti! Oramai egli, grazie al carisma del nostro Iveonte, si è votato completamente al bene. Perciò, per quel poco che può fare, ha deciso di mettersi a nostra completa disposizione. Va chiarito, però, che egli non si sacrificherebbe per la nostra causa; ma soltanto per non fare un torto al nostro eroe, per il quale adesso nutre una profonda stima e lo ammira come un idolo. Domani, quindi, presèntati al campo nel primo mattino, quando il sole è appena sorto. Ora devo licenziarvi, poiché non voglio che si faccia troppo tardi nel riaccompagnare a casa la principessa Rindella e la nobildonna Madissa. Sono convinto che un vostro ritardo farebbe impensierire il mio amico Sosimo. Perciò affrettatevi a raggiungerle e mettetevi in viaggio con loro due senza indugiare oltre! Arrivederci a domani allora!»

Terminato il loro incontro, Lucebio aveva lasciato il proprio alloggio con i due giovani. Egli poi si era affrettato a salutarsi calorosamente con le due nobildonne che, nel congedarsi da lui, si erano mostrate abbastanza rassicurate. Subito dolo, Solcio e Zipro si erano messi in cammino con la principessa Rindella e con la sua tutrice Madissa, poiché avevano premura di raggiungere la città. Così essi vi erano arrivati giusto in tempo per cenarvi. Ma quella sera Zipro non aveva voluto pernottare nell'abitazione dell'amico, avendo deciso di far visita alla madre. Perciò, dopo aver cenato e fatto baldoria presso il palazzo di suo nonno, egli aveva intrapreso la via di casa, giungendovi quando era ormai notte inoltrata.