362°-MADISSA E RINDELLA PRESSO LA DIMORA DI LUCEBIO

Da poco il caldo pomeriggio estivo aveva occupato il suo posto naturale nel corso della giornata, con l'immensa gratitudine degli amanti della siesta, quando Zipro aveva assolto il suo nuovo incarico, che gli era stato affidato dal possidente nonno dell’amico Solcio. Si era trattato dell’accompagnamento di Madissa e della principessa Rindella al campo di Lucebio. Comunque il giovane, che soltanto da qualche ora era venuto a conoscenza della loro identità, prima di lasciare le due nobildonne con la dovuta riverenza, aveva avvisato Lucebio del loro arrivo e se ne era ritornato poi in gran fretta a Dorinda. Durante il breve colloquio avuto con lui, egli aveva comunicato al saggio uomo le notizie che aspettava dal giorno precedente. Le quali avevano riguardato una certa setta religiosa, che stava prendendo piede nella loro città. Nel frattempo Madissa e la principessa Rindella si erano date ad attendere con ansia che il carismatico personaggio venisse fuori al più presto dal suo modesto alloggio e le ricevesse con la sua abituale stima affettuosa. In verità, la loro attesa non si era protratta a lungo, dopo la partenza di Zipro.

Così, non appena Lucebio era apparso sulla soglia di casa, la matura donna subito gli era andata incontro e lo aveva salutato con un caldo abbraccio. Al termine del quale, innanzitutto ella aveva badato a scusarsi della loro visita, siccome stava avvenendo in un’ora inopportuna. Dopo, con tono sommesso, gli si era espressa con queste parole:

«Ti chiediamo perdono, mio buon Lucebio, se Rindella ed io ci siamo presa la libertà di venire a trovarti durante il tuo pisolo pomeridiano. Devi sapere, però, che avevo da riferirti con urgenza una cosa di una certa importanza, per cui non me la sono sentita di rinviare a domani il nostro importante colloquio. Ma sono convinta che tu, dopo avermi ascoltata attentamente, mi comprenderai! Allora, mi permetti di parlarti, senza che la nostra presenza ti risulti di incomodo?»

«Madissa, mentre ti rivolgi a me, perché ti esprimi come non dovresti, cioè con questo tono assurdo? Possibile che chiedete voi perdono a me, quando invece sono io che devo esservi grato? La vostra presenza, significando per me il bene più prezioso al mondo, mi risulta gradita in ogni ora della giornata, compresa quella in cui sono solito appisolarmi. Adesso, però, ci conviene andare a conversare all’ombra di quella robinia. Sotto i suoi rami, possiamo sederci e stare a nostro agio, per la presenza in quel luogo di alcuni ceppi, che stanno lì per essere usati come sgabelli! Perciò andiamo ad occuparli per stare assai comodi.»

Una volta che essi si erano seduti sotto l'albero proposto da Lucebio, dopo era stato egli stesso a prendere per primo la parola. Ma lo aveva fatto esclusivamente per manifestare alla principessa le sue felicitazioni di compleanno. Infatti, le si era rivolto in questo modo:

«Mi felicito con te, principessa Rindella, per aver compiuto i tuoi diciotto anni. Ti auguro di completarne almeno altri ottantadue, per completare così il tuo secolo di vita! Tra poco, stando alle notizie di Iveonte, diventerai regina di Actina. Non ne sei contenta? Vedrai che dopo smetterai di essere una principessa soltanto di nascita, senza poter godere di nessuno dei privilegi che dovrebbero provenirti dal tuo alto titolo nobiliare. Ma sarai una regina di fatto e potrai fruire di grandi benefici, poiché essi ti deriveranno dal prestigioso titolo regale, il quale ti apparterrà non più tardi di un semestre!»

«Grazie, Lucebio, per il tuo augurio di lunga vita! Quanto ai privilegi che non posso godere, per esserne stata defraudata, hai dimenticato un particolare rilevante. Francide, pur nelle vesti di un uomo comune, rappresentava già per me il massimo dei benefici e ne fruivo con mio totale compiacimento, in ogni giorno dell'anno!»

«Hai perfettamente ragione, graziosa Rindella. A proposito, mi permetti di esimermi dal chiamarti principessa, quando ti parlo? Ma se ritieni il mio atteggiamento un po’ troppo confidenziale nei tuoi confronti, basta che tu me lo faccia presente ed io rimedierò all’istante, a partire da oggi. Ti assicuro che, da parte mia, ciò avverrà senza volertene!»

«Ma stai scherzando, Lucebio?! Proprio tu mi vieni a chiedere se, quando ti rivolgi a me, devi o non devi premettere al mio nome il titolo di principessa?! Credi che io non ti conosca abbastanza bene, per negarti una simile confidenza?! Allora fammiti bene schiarire le idee, una buona volta per sempre! Poiché la tua memoria potrebbe tremolare un po’ e farti scordare qualcosa di te, al contrario ciò a me non capita. Della tua vita conosco ogni cosa a menadito, avendolo appreso dalla persona che ti ha idolatrato, in tutti gli attimi della sua esistenza. Se non mi ha mai svelato le mie origini, celandomi chi erano i miei genitori, sul tuo conto ella mi ha riferito praticamente ogni cosa che si potesse conoscere, ossia vita e miracoli! Forse perfino l'inconoscibile! Te lo voglio far presente!»

«Rindella, davvero tutto Madissa ti ha riferito su di me? Vediamo un po' se è vero che è come affermi oppure se qualcosa è sfuggito alla mia donna, a causa della grande quantità di tempo che da allora è trascorso! A volte la memoria fa brutti scherzi: lo sapevi?»

«Ne sono convinta, Lucebio! Adesso te lo dimostro, riportandoti i diversi punti che ti riguardano. 1) Se tu non fossi nato, Dorinda oggi sarebbe continuata ad essere il rozzo villaggio di Litios di un tempo. Anzi, non sarebbe stata neppure quello, siccome i Tangali lo avrebbero raso al suolo e distrutto per sempre. Invece, grazie alla tua genialità prima e alle tue ricchezze dopo, Litios poté diventare la Dorinda, che si ritrova ad essere oggi. 2) Se mio padre ti avesse dato retta, oggi la Città Invitta non sarebbe caduta nell’attuale disgrazia e lui non starebbe a marcire nelle sue stesse carceri, insieme con la mia cara madre. 3) Tu sei stato come un fratello sia per il mio leggendario nonno Kodrun prima sia per mio padre dopo. Perciò mai essi pretesero da te che li chiamassi con nessuno dei titoli regali, come re, sire o sovrano. Dunque, come potrei essere io oggi a pretenderlo da te? Anzi, te lo proibisco nel modo più assoluto! La stessa cosa varrà sempre pure per la mia adorabile Madissa, anche se i suoi numerosi validi meriti non possono considearsi prestigiosi come i tuoi! Allora mi dici se ti ho deluso?»

«Devo ammettere, Rindella, che a Madissa non è sfuggita alcuna cosa, quando ti ha parlato di me! Comunque, fai bene a stimare anche la mia donna, come ti comporti con me. Ella, dopo essere riuscita a portarti in salvo durante le sventure di Dorinda e dei tuoi genitori, si è prestata al massimo a farti crescere, a sacrificarsi per te e ad impartirti l'educazione che ti necessitava, dimostrandosi molto in gamba! Glielo devo riconoscere con grande stima!»

«Come potrei non mostrarle la mia immensa gratitudine, Lucebio? Madissa è stata per me come una madre, mi ha salvata dalla morte, mi ha profuso le sue cure amorevoli, mi ha allevata e difesa da tutti i pericoli che cercavano di investirmi. In pari tempo, mi ha spinta involontariamente ad amarti come un padre, siccome non faceva altro che parlarmi di te e della tua genialità. Fino a ieri, mentre ella era la mia madre presente, tu eri il mio padre assente. Perciò entrambi, oggi come oggi, rappresentate i miei genitori putativi, disposti a fare ogni cosa per me, perfino ad immolarvi! Ti sono stata chiara adesso, mio sapiente uomo? Oppure hai bisogno di qualcos’altro, perché io ti convinca, ammesso che non ci sia riuscita con le mie attuali parole? Ma sono persuasa che ad un uomo intelligente come te esse saranno bastate e pure avanzate!»

«Più eloquente di così non potevi essere, amabile Rindella. Hai ragione ad essere convinta che Madissa ed io ti amiamo, come se tu fossi nostra figlia. Come anche saremmo disposti a fare per te qualunque sacrificio e ad affrontare qualsiasi lotta. A questo punto, però, vorrei sapere di cosa ha da parlarmi la mia compagna di tanto urgente, se, a quanto vedo, ha sentito il bisogno di precipitarsi da me a rotta di collo!»

«A quanto pare, Lucebio,» gli aveva risposto la donna «non credo che io abbia ancora qualcosa da dirti, dopo che mi sono resa conto che già sapevi di Rindella, ossia che ella non era più all’oscuro delle sue vere origini! Ma mi riferisci come diavolo hai fatto a scoprirlo da te, se neppure Iveonte ne era a conoscenza? Egli, quando ieri mattina è venuto a trovarti, non ha potuto affatto parlartene.»

«La risposta è molto semplice, Madissa. Avvisandomi della vostra visita, Zipro non ha fatto i vostri semplici nomi, come tutte le altre volte. Invece egli mi ha espressamente detto che fuori stavano ad aspettarmi la nobildonna Madissa e la principessa Rindella. Allora mi è stato facile comprendere che da te, e non da Sosimo, era partita l’iniziativa di rivelare a Rindella la sua identità. Perciò adesso, se vuoi, puoi parlarmi dei motivi che ti hanno spinta a farlo. Comunque, sono sicuro che essi saranno stati abbastanza seri, se hai preso una decisione del genere. Anzi, posso perfino prefigurarmeli senza alcuna difficoltà, conoscendo il carattere apprensivo della nostra Rindella!»

«Come vedo, Lucebio, non ti smentisci mai! Sei sempre pronto a prevedere ogni cosa in anticipo! Mai una volta mi dai la soddisfazione di farti apprendere da me qualche novità, che non avresti dovuto assolutamente conoscere! Allora, se già sai tutto della vicenda, mi dici pure quali sono stati i motivi? Così verificheremo se davvero sarà inutile che adesso te ne parli! Avanti, inizia a dimostrarci che conosci pure quelli!»

«Non credevo di farti un torto, Madissa, con il mio atteggiamento. La volta ventura ti garantisco che terrò la lingua a posto ed eviterò di apparirti il solito saccente. Anzi, ti permetterò di mettermi al corrente di tutte le notizie che vorrai, perfino di quelle che già conosco! Agendo come ho detto, non ti toglierò più il gusto di farmi cosa gradita nel rivelarmi taluni fatti dei quali sei venuta a conoscenza. Ma oramai, per questa volta, non può esserci rimedio da parte mia e sono costretto ad andare avanti nel mio discorso, anche perché è una tua irrinunciabile pretesa. Non è forse così, mio caro tesoruccio?»

«Dopo che mi hai tolto il piacere di farlo da me, Lucebio, certo che adesso non puoi più tirarti indietro! Perciò pretendo che sia tu a parlarmi delle ragioni che mi hanno costretta a rivelare a Rindella la sua identità. In questo modo, anch’ella vedrà se sul serio sei nel giusto oppure se hai voluto apparire chi in realtà non sei! Così la prossima volta imparerai a privarmi della dovuta soddisfazione!»

«Perché stai reagendo in questa maniera nei miei confronti, Madissa? Possibile che ti sia risentita così tanto per così poco? Mi meraviglio di te! Se lo vuoi sapere, ti stai facendo criticare anche dalla nostra stupefatta Rindella. E ciò non è affatto bello! Da te non mi sarei mai aspettato una cosa simile, se ci tieni a saperlo!»

«Bello o non bello, mio caro Lucebio, a questo punto ti tocca continuare a fare il saputello! Per questo, se ci tieni a conservarti la mia stima e quella di Rindella, ci devi dimostrare che non ti sbagliavi per niente, quando mi hai dichiarato che facilmente avevi intuito i veri motivi che mi hanno indotta ad agire come ho fatto! Per cui potevamo anche non venire da te, allo scopo di giustificarmi per come mi ero comportata, a proposto della nostra principessa.»

Da parte sua, la giovane Rindella, intelligente com’era, non si mostrava per niente convinta che la sua Madissa stesse facendo sul serio nell’assalire il suo venerato uomo. Secondo lei, lo stava soltanto provocando per costringerlo a dimostrare una sua qualità, quella che ella già sapeva in partenza che il suo Lucebio possedeva. Magari subito dopo, a dimostrazione avvenuta, ne sarebbe andata pure fiera; anzi, la si sarebbe vista perfino abbracciarselo e baciarselo con gioia! Ovviamente, anche il pupillo del defunto re Kodrun ne aveva avuto sentore. Questa volta, però, appositamente egli non aveva voluto guastare la festa alla sua amata, per cui era stato al suo gioco. Anzi, si era finto anche molto adirato nei confronti di lei, consapevole che la principessa Rindella non stava credendo neppure ad una parola della protesta inscenata dalla sua donna. Così, fingendosi indispettito al massimo e terribilmente maldisposto a cedere alle pressioni della donna, alla fine era esploso e le si era messo a dire:

«Bene, Madissa, se è una sfida la tua, eccomi ad accontentarti! Non ho timore di raccogliere il guanto da te gettato e ti dimostrerò che anche in questa circostanza ho ragione io! Ma adesso veniamo al dunque e permettimi di riferirti perché il tuo comportamento nei confronti di Rindella è stato quello che sappiamo! Ebbene, dopo che ella ha appreso da Iveonte ciò che era avvenuto ad Actina e che ora Francide si ritrovava ad essere re della Città Santa, è venuta meno la sua gioia iniziale. Allora, dandosi in pasto all’angoscia, la ragazza è sprofondata in un abbattimento psichico atroce. La poveretta si è lasciata perfino assalire dal panico, poiché ha temuto che l'odierna posizione regale del suo fidanzato lo avrebbe spinto a rompere ogni sua relazione amorosa con lei. Mi immagino anche il suo stato psichico preoccupante!»

«Fino a questo punto, Lucebio, sei stato abbastanza preciso. Ma ci interessa apprendere da te ciò che è avvenuto dopo, se vuoi avere il nostro giudizio finale! Perciò datti da fare e raccontaci altresì la parte restante che c'è stata dopo, se vuoi avere il nostro plauso!»

«Allora, Madissa, prima che la situazione precipitasse e Rindella ne venisse a soffrire in modo disperato, poiché una grande costernazione stava già per avvolgerla nelle sue spire laceranti, hai pensato di evitarle un risvolto negativo così terribile. Il quale, probabilmente, avrebbe avuto delle conseguenze traumatiche sul suo spirito e sulla sua psiche. Così, dopo aver effettuato la tua diagnosi oculata, saggiamente sei intervenuta a somministrarle la medicina adatta, ossia quella che le risultava più proficua al momento. A tuo avviso, essa poteva essere soltanto la rivelazione della sua identità sconosciuta. Ma stai tranquilla, mia cara, perché hai ragionato identicamente a come avrei fatto anch’io, senza scostarmi dalla tua iniziativa nemmeno di un millimetro! Per tale motivo, ti devo manifestare i miei apprezzamenti per come hai gestito e risolto la crisi della nostra principessa, debellandola sul nascere con savia determinazione! Mi complimento con te, mia intelligente donna!»

Alle conclusioni del suo Lucebio, le quali le erano state tutte favorevoli, Madissa era andata in solluchero, si era inorgoglita, non sapeva più come esternare la sua gioia incalzante. Alla fine, però, aveva saputo dare ad essa lo sbocco più naturale possibile, incanalandola per la strada giusta. Come aveva previsto anche la principessa Rindella, l’allegra ed orgogliosa donna all’istante era corsa ad appendersi al collo del suo saggio uomo. Poi, baciandoselo e facendogli tante gustose moine, senza curarsi neppure che era presente la ragazza, si era data a dirgli:

«Mio caro Lucebio, non avevo dubbi che tu avresti afferrato subito i motivi della mia iniziativa, straordinario come sei! Se ti amo, è perché sei un essere prodigioso ed arrivi prima di tutti gli altri alla soluzione di ogni tipo di problema. Scusami, se prima per scherzo ti ho rimproverato un po’ duramente; ma sappi che è così che ti voglio, sempre pronto a stupirmi. Non ho mai considerato i tuoi interventi come atteggiamenti di saccenteria; ma li ho sempre valutati positivamente e li ho intesi come espressioni naturali del tuo essere geniale. Inoltre, mi hai recato una infinità di sollievo nel palesarmi che, al posto mio, avresti fatto la stessa cosa! Dopo che mi hai rassicurata che ti saresti comportato proprio come me in tale circostanza, non ho più niente da rimproverarmi e mi sento già in pace con la mia coscienza. Invece prima, convinta di aver combinato un bel pasticcio con la mia iniziativa e temendo perciò il tuo disappunto, mi sentivo assai nervosa, agitata quasi come un mare in tempesta! Ma ci pensi come mi ero ritrovata a vedermi e a sentirmi?»

«È questo che desidero da te, mia dolce Madissa! Mi piace scorgerti inondarmi con il tuo sfolgorante sorriso, trasfondere in me l'intero tuo premuroso affetto, dispensarmi le tue muliebri moine, trasmettermi la tua passione amorosa, procurarmi le soavi dolcezze della vita. Quando in te la felicità è esuberante e il brio pervade il tuo animo, anch’io mi sento rinascere, finisco per recuperare e vivere tutte le emozioni non vissute nella mia trascorsa giovinezza. La quale è stata vissuta da me in una sola direzione, poiché i miei occhi non volevano vedere altro davanti a loro che l’amore per il patriottismo e la dedizione allo scibile umano. Essi risultavano i miei unici ideali, per cui cercavo di soddisfare entrambi al massimo ed acquietare così la mia coscienza inappagabile. Invece l’amore, quello che nasce tra due persone di sesso opposto, è stato scoperto da me grazie a te, che da poco lo hai acceso in me, facendolo esplodere con tutta la sua carica passionale e sensuale. Ti ringrazio immensamente, mia dolce Madissa, per tutto quanto fai per me e per la gioia che sai procurarmi in ogni attimo della restante mia vita!»

«Anche tu, Lucebio, hai contribuito alla nascita del nostro amore. Se tu non fossi stato l’idolo della mia esistenza reale e virtuale, non avrei mai avuto il coraggio di prendere l’iniziativa di sedurti e di travolgerti con la mia passione. Nel medesimo tempo, mi sono fatta anche coinvolgere in quella tua, avendola vissuta come se fosse il nettare della mia esistenza. Il merito di aver fatto nascere il nostro amore, dunque, va a tutti e due, anche se l’impegno maggiore è stato mio. Adesso però, mio caro, lasciando da parte il nostro amore, bisognerà iniziare ad affrontare la nuova situazione di Rindella. Occorrerà fare in modo che il despota Cotuldo non venga mai a conoscenza del fatto che ella è viva, se non vogliamo perderla per sempre. Secondo me, le potrà provenire una minaccia concreta soltanto da Stiriana, la quale, come sappiamo, potrebbe metterla in serio pericolo. Se ella dovesse venire a sapere che siamo ospiti del magnanimo Sosimo, sono sicura che farebbe di tutto per mandarci in rovina. Invece unicamente la sua morte la terrebbe lontana dalla sua fissazione di vendicarsi a qualsiasi costo!»

«Ne sono più che convinto anch’io, Madissa. Dopo l’uccisione dei suoi figli, avvenuta per mano di Francide e di Astoride, Stiriana non vede l’ora di vendicarsi di voi due. Chissà quanto si starà dando da fare per scoprire la vostra nuova dimora! Per fortuna, la megera non è riuscita ancora ad incontrarvi in qualche strada di Dorinda, se non vi ha seguite e non ha individuato la famiglia che vi ospita. Se fosse capitato, la perfida donna vi avrebbe già denunciate. Così voi, il mio amico Sosimo e tutti i suoi familiari sareste già stati arrestati! Perciò, se fino ad oggi non lo abbiamo fatto, occorrerà iniziare a prendere delle serie precauzioni, al fine di evitare che ciò avvenga. Esse dovranno essere adottate, fino a quando il re Francide non sarà venuto a Dorinda e non avrà condotta Rindella con sé ad Actina per farla diventare la propria regina a vita.»

«Vuoi dire, Lucebio, che, fino a quel momento, noi due dobbiamo esporci il meno possibile in Dorinda ed uscire di casa il minimo indispensabile? Insomma, dobbiamo ritrovarci a fare le carcerate perpetue nella casa del generoso Sosimo, mentre Stiriana potrà avere la massima libertà di uscire dalla propria abitazione e di godersi la nostra bella città? Secondo te, questa sarebbe l'unica precauzione da adottare per non imbatterci in lei? Se ci penso, per me e per Rindella, si tratta di una prospettiva piuttosto deludente, se hai pensato di limitare la nostra esistenza nel palazzo di Sosimo!»

«Neanche lontanamente ho pensato di farvi rinunciare alla vostra libertà di azioni e di movimenti, Madissa; invece è stata solo una tua errata supposizione! Per voi, le cose non cambieranno affatto, visto che potrete girare per le strade di Dorinda, ogni volta che vi farà piacere e lo desidererete. Come pure sarete libere di andare a farvi i vostri acquisti, quando lo riterrete necessario. I provvedimenti, ai quali ricorrerò da domani in poi, saranno di tipo differente, per cui voi due non ve ne accorgerete neppure! Sei soddisfatta adesso, dopo averti premesso come dovrà svolgersi in città la vostra vita futura?»

«Sarebbero tali provvedimenti, Lucebio? Possiamo conoscerli pure io e Rindella in anticipo, per favore? Oppure ciò ci viene negato da te? Mi auguro soltanto che essi non limitino la nostra libertà in modo esagerato, facendoci sentire come due tristi recluse!»

«Non serve parlarne con voi, Madissa; ma darò le istruzioni opportune a coloro che dovranno farvi da angeli custodi, nelle varie occasioni che vi capiterà di andare in giro per la nostra città. Perciò vi si chiederà solo di avvertire preventivamente Sosimo della vostra intenzione di uscire dal palazzo e di attendere poi il suo benestare. Il quale non dovrà essere inteso da entrambe come una specie di autorizzazione. Esso servirà unicamente a fare essere pronti i vostri difensori invisibili, i quali dovranno accompagnarvi di nascosto nelle vostre passeggiate diurne. Circa l’eliminazione fisica di Stiriana, la quale ci metterebbe il cuore definitivamente in pace, già ci aveva pensato Zipro, il quale voleva anche incaricarsene di persona. Ma mi sono opposto con risolutezza a lui, poiché noi ribelli non siamo degli assassini a sangue freddo, specialmente di donne, pronti a macchiarci dei più orrendi delitti! Adesso possiamo cambiare benissimo argomento e dedicarci a tutt’altro, se non ci sono altre tue domande da rivolgermi.»