361°-MADISSA SVELA A RINDELLA LA SUA VERA IDENTITÀ

Non è facile descrivere l’immensa gioia che all'improvviso si era registrata nell’animo della povera Madissa, quando si era vista ricomparire davanti Rindella sana e salva. La donna lo aveva sentito esplodere dentro di sé di mille beatifiche sensazioni, le quali l’avevano poi trasportata al settimo cielo della felicità. Eppure ella non aveva ancora appreso la notizia bomba che Rindella stava per darle! Quando Iveonte aveva riaccompagnato la ragazza a casa, non si era incaricato di farlo lui, avendo egli lasciato la donna in fretta e furia per volare dal rispettabile Lucebio. Infatti, il giovane aveva avuto premura di mettere al corrente prima possibile il saggio uomo della favolosa sorte toccata a Francide, visto che il suo amico fraterno era diventato re di Actina. Inoltre, intendeva comunicargli il lungo ed avventuroso viaggio che stava per intraprendere, il quale lo avrebbe condotto a Tasmina, l’Isola della Morte.

Ritornando a Madissa, ella, non appena la ragazza era entrata nella loro abitazione, non sapeva come sfogare il suo gaudio. Solo dopo i suoi primi sprazzi emozionali, i quali erano stati intensi e travolgenti, la matura donna si era un po' calmata. Quando poi Iveonte le aveva lasciate da sole, ella le aveva esclamato:

«Finalmente sei tornata a casa, Rindella! Non vedendoti vicina a me, ho trepidato per te come non mai! Ne sono state coinvolte anche le mie notti. Esse mi si sono mostrate insonni e tormentose, essendo preoccupata per la tua incolumità! Adesso però che mi sei di nuovo accanto, non puoi immaginare la festa che il mio cuore sta facendo. Esso, ad un tratto, è risorto dalla malinconia dei giorni scorsi e si è rimesso a vivere solamente nell’allegria, essendo immensa la gioia che ora è in me!»

«Non essere così esagerata, Madissa, quando non ti ho detto ancora niente! Se in questo momento gioisci enormemente per così poco, voglio vedere cosa ti succederà dopo, ossia non appena ti avrò parlato di uno stupendo avvenimento che ha coinvolto il mio Francide. Una volta che ne sarai venuta a conoscenza, devo desumere che ci sarà in te una esplosione di giubilo, visto che esso ti pervaderà da capo a piedi e metterà in subbuglio l'intera tua persona! Forse è meglio che te la comunico, mentre sei seduta, se voglio evitare di farti svenire e cadere a terra!»

«Allora cosa aspetti a rendermi partecipe di tale stupendo avvenimento, mia dolce Rindella?! Ti piace forse tenermi sadicamente sulle spine oppure desideri farmi arrostire sopra una graticola ardente, allo scopo di farmi soffrire a più non posso? Dimmelo che è come ho detto!»

Assumendo poi un atteggiamento mogio ed apparendo anche un po’ malinconica, Madissa aggiunse:

«Rindella, se hai intenzione di parlarmi del tuo matrimonio con Francide, puoi pure restartene zitta, considerato che per me è molto meglio! Come già sai, non farò salti di gioia nell’apprenderlo da te! A proposito, che fine ha fatto il tuo ragazzo? Come mai non è stato lui a riaccompagnarti a casa ed ha demandato l'incarico al suo amico Iveonte? Non mi dire che ha trovato lavoro ad Actina, per cui è dovuto restarvi! Secondo me, sarà stato senz’altro così, se ora non si trova qui. Forse sarà proprio questa notizia che intendi darmi, la quale ti rende molto euforica!»

«Francide aveva ben altro da fare nella Città Santa, se lo vuoi sapere, Madissa! Prima, però, ti metto al corrente che egli ha ritrovato la madre, ha vendicato il padre, che era stato ucciso dal fratello, e ha ammazzato lo zio fratricida! Tramite il suo amico fraterno, il mio amore mi ha mandato a dire che presto verrà a prendermi a Dorinda e mi sposerà. Ma vedo che continui ad opporti ingiustamente al mio fidanzamento con lui e ti fai spaventare dal nostro prossimo matrimonio, che ci sarà tra breve. Invece, ciò che ti ignori, ora sono io ad essere preoccupata più di te! Lo sai perché? Per come si sono messe le cose per lui, temo che la nostra futura unione matrimoniale possa incontrare un sacco di ostacoli sul suo percorso! Comunque, attraverso sempre Iveonte, Francide mi ha mandato a dire che tra noi due giammai cambierà qualcosa, sebbene la sua posizione sociale sia mutata in modo considerevole. Io gli ho creduto; però in me ha iniziato ad esserci parecchio scetticismo, insieme a tanto turbamento. Temo che adesso egli possa ripensarci, per sposare una ragazza più degna di me, adatta alla sua nuova posizione sociale!»

«Perché mai, piccola mia, mi parli in questo modo? Cos’è quest’altra novità, che mi vieni a riferire e che trovo quanto mai assurda? La madre forse non gradisce che egli ti sposi? Si vede che la sciocca non immagina neppure quale ragazza suo figlio ama! Ma tu, Rindella, non farci caso e prendi la sua rinuncia a te con una certa filosofia. Inoltre, sei tu a guadagnarci, se madre e figlio non ti ritengono all’altezza di sposarlo!»

«Dopo la nuova posizione sociale raggiunta dal mio ragazzo, Madissa, sua madre, non considerandomi degna di suo figlio, giustamente potrebbe opporsi in modo reciso al nostro matrimonio. Per la qual cosa, comincio ad impensierirmi sul serio, siccome non intendo perderlo! Ma perché egli non è rimasto ad essere l'umile ragazzo che era prima?»

«Cosa mai mi vai dicendo, mia cara Rindella? Mi parli del tuo ragazzo, come se fosse diventato chi sa chi! Allora ascolta bene quanto ti affermo: Anche se egli fosse stato incoronato re della Città Santa, neppure te ne dovresti preoccupare! Tesoro mio, te lo garantisco io, che so quello che dico! Perciò non avere timori, in merito alla vostra unione, poiché non hanno ragion d’esserci in te, essendo una ragazza con tutti i pregi possibili! Sei bella, sei dolce e sei anche quello che lui non immagina!»

«Egli cosa dovrebbe immaginare, Madissa? Qualunque cosa fosse, sarebbe sempre poco per farmi considerare alla sua altezza, visto che oggi il mio Francide si ritrova ad essere davvero un sovrano! Ed è questa nuova realtà, che fa nascere in me tanti dubbi, cioè che non potrò più essere un giorno la giusta compagna che potrà stargli al fianco! Egli adesso è diventato il re di Actina, mentre io mi ritrovo ad essere la stessa donna comune di prima, ossia priva di qualsiasi titolo nobiliare. Anche di quello che ha minore importanza, tipo baronessa! La qual cosa, facendomi agitare nell'intimo, ha iniziato a privarmi della serenità di un tempo, poiché temo che presto il mio ragazzo mi verrà meno per sempre. Perciò lo vivevo meglio, quando il mio Francide non era nessuno e rappresentava solo il mio fedele difensore, pronto a fare per me qualunque cosa! Allora sentivo di amarlo di più, perché egli riusciva a riempire il vuoto della mia vita e a riscaldare il freddo mio animo. Vorrei che tu mi parlassi francamente, Madissa. Secondo te, così come si sono messe le cose, cioè con la grande barriera sociale che si è frapposta tra me e lui, credi che io possa diventare la consorte del mio amato Francide e la regina di Actina? A mio avviso, ciò non potrà mai accadere, risultando per me un fatto del genere una chimera, solo a pensarlo!»

«Quindi, era questa la stupenda notizia che avevi da darmi, Rindella, cioè che il tuo Francide, da un giorno all'altro, si è visto nelle vesti di un sovrano! Devo ammettere che non avevi torto, poiché non avresti potuto recarmi una notizia più bella! Vedo, però, che essa non ti risulta più tale, se comincia a procurarti tanta mestizia e non ti fa più sentire sicura che egli un giorno ti sposerà, a causa della sua sopravvenuta regalità. Invece devi stare tranquilla, tesoruccio mio, poiché nessuna donna è più degna di te di diventare la sposa del tuo Francide, anche se egli si ritrova ad indossare le vesti del sovrano della Città Santa! Te lo assicuro!»

«Come mai, Madissa, all'improvviso hai cambiato opinione sul nostro matrimonio, specialmente adesso che mi sembra abbastanza difficile che esso possa concludersi tra noi due? Mi dici cosa ti ispira una fiducia così grande, da farti ritenere che la nostra unione matrimoniale sarà celebrata senza meno tra me e il mio Francide? Vorrei proprio saperlo! Eppure un evento simile avrebbe dovuto allarmarti, a mio parere, potendo il nostro fidanzamento rompersi da un istante all'altro, a causa dei sopravvenuti fatti esplosivi che ora conosci pure tu!»

«Forse non ci crederai, Rindella; ma una ragione c'è di certo, se vedi che mi comporto in questa maniera! Quando anche tu la conoscerai, ti tranquillizzerai e sarai sicura che il vostro matrimonio si farà senza il minimo dubbio. Ti sembrerà strano, ma essa è la medesima che prima mi faceva opporre al vostro fidanzamento! Ti starai domandando come è possibile una cosa del genere? Ebbene, te lo spiego senz'altro indugio. Essendo tu una principessa autentica, non volevo vederti andare in sposa ad un uomo qualunque. Visto però che le cose sono cambiate, poiché il tuo Francide adesso ricopre la carica di sovrano, sono contenta che tu ti sia legata proprio a lui! Il tuo titolo principesco mi dà la certezza che egli ti sposerà, senza esserci impedimenti da parte di nessuno, neppure della madre. Ti sei finalmente rasserenata, mia cara, dopo avere appreso che tu sei una principessa nata e, per questo, meritevole del tuo amato re? Perciò sii felice e poni mente ad un roseo futuro per l’avvenire, insieme con il tuo amato Francide!»

«Lo sarei senz'altro, Madissa, se quanto poc'anzi mi hai svelato corrispondesse al vero! Ma tu lo hai detto soltanto per risollevarmi e privarmi dell’attuale abbattimento psichico in cui versa il mio spirito. Mi ti mostri sempre la solita dolce compagna, pronta a salvarmi dal baratro della disperazione, quando vi ci sto precipitando dentro, a causa di qualche grave motivo. Sei sempre stata per me più che una madre amorevole e saresti capace anche di sacrificarti per il mio bene, senza alcuna esitazione. Non verresti meno a qualche bugia, se essa dovesse servire a porre fine a qualche mia ambascia, come stai facendo in questo momento. Non è forse vero che è come penso? Su, rispondimi seriamente!»

«Invece ti sbagli, Rindella, perché mai ti mentirei, senza esserci un serio motivo! A maggior ragione, non lo farei su una cosa del genere ed in questa circostanza! Tu sei una verace principessa e te lo possono confermare anche Lucebio, Sosimo e Deisa. Perciò, adesso che ne conosci il motivo, puoi dare una spiegazione all’atteggiamento ossequioso che ti hanno sempre riservato i nostri generosi ospiti. Se prima non riuscivi a spiegartelo, essendo all'oscuro dei fatti appresi ora da me, a questo punto non dovrebbe esserti difficile renderti conto di come stanno realmente le cose in questa casa! La verità, dunque, ti risollevi!»

«Allora, Madissa, da ciò che mi hai comunicato, devo considerarmi l’ultimogenita degli ex sovrani Cloronte ed Elinnia, i quali, in questo momento, si trovano a marcire nelle carceri di Dorinda? Ciò mi induce anche a convincermi che mi ritrovo senza più nessun fratello, essendo essi tutti morti in tenera età! Così la mia nuova realtà, se da una parte mi porta a gioire tantissimo; dall'altra, mi fa solo disperare enormemente!»

«Hai ragione, Rindella. Il re Cloronte e la regina Elinnia sono i tuoi genitori. Prima che tuo padre capitolasse, tu mi fosti affidata da tua madre, perché ti portassi in salvo. Come ora puoi capacitarti, ho adempiuto il mio dovere nel modo migliore. Perciò non puoi lamentarti per come ti ho allevata, facendoti diventare la ragazza che sei oggi, ossia dolce, amabile, graziosa ed intelligente! Non credi che sia stato così?»

«Ti ringrazio, Madissa, di tutto quanto hai fatto per me, facendomi crescere sana e salva. Mi hai sempre difesa, alla stessa maniera di una tigre che vigila sui suoi tigrotti. Perché i miei genitori non affidarono pure i miei fratelli Londio e Nucreto a qualche persona di loro fiducia, affinché li portasse in salvo lontano da Dorinda? Comunque, adesso specialmente, non riesco a tollerare la condanna a morte decretata dal mio genitore contro suo figlio Iveonte, il primogenito della nostra famiglia! Ma poi sei sicura che egli allora fu davvero ucciso, per cui adesso non può essere che morto?»

«Tuo padre, Rindella, affidò i tuoi fratelli a Lucebio; ma egli non fu fortunato quanto lo fui io. Nella necropoli, un soldato nemico, stando nascosto, glieli ammazzò entrambi con le frecce. Il poveretto poté soltanto vendicarli, facendo fuori il loro uccisore. Riguardo poi a tuo fratello maggiore, egli non andò incontro ad alcuna morte, poiché Lucebio, il quale era stato incaricato di ucciderlo, non lo fece; ma preferì abbandonarlo nella foresta. Me lo ha confessato in questi giorni lui stesso, dicendomi che ne aveva messo al corrente perfino i tuoi genitori durante l’occupazione della nostra città. Sulla sua nuova vita, quindi, nessuno può pronunciarsi, essendo essa rimasta sepolta nel buio più fitto. Si ignora se egli in quella circostanza andò incontro a morte certa, ossia sbranato da una belva; oppure se il destino gli assegnò una sorte differente!»

«Se questa è la nuova versione dei fatti su mio fratello, Madissa, ti assicuro che egli è vivo! Sono certa che ritornerà e vendicherà i nostri genitori, identicamente a come è successo al mio Francide nei confronti di suo padre, il quale era stato ammazzato dal fratello!»

«Al tuo posto, Rindella, ci andrei cauta nel farti tante illusioni sul ritorno di tuo fratello e sulla sua vendetta! Ritengo molto improbabile che egli, piccolo com’era, sia riuscito a salvarsi da una foresta, la quale riserva perfino ai grandi parecchi pericoli mortali. Ammesso anche che Iveonte sia vivo, è impensabile che egli possa intervenire contro il re Cotuldo e portare a termine la sua vendetta. Inoltre, egli sarà cresciuto così barbaro ed incivile, che sarebbe molto difficile ravvisare in lui le parvenze e la personalità di un vero principe! Se sul serio tuo fratello allora scampò alla morte, di sicuro oggi egli non ricorda neppure chi sono i suoi genitori ed è all’oscuro delle sue origini regali. Per questo è meglio metterci una pietra sopra e non parlare più di lui, dal momento che non serve a niente stare a rimuginarci sopra! Ti sono stata chiara?»

«Forse hai ragione tu, Madissa. Sarà meglio non farsi illusioni in merito. Ma vorrei tanto che egli fosse vivo e somigliasse, in tutto e per tutto, all’amico del mio Francide! Stranamente, egli ha lo stesso nome di mio fratello ed ignora le sue origini. C’è anche chi, come Lerinda, afferma che tra noi due c’è molta somiglianza. Ella ci ha tenuto a farmelo presente più di una volta. Sai che una notte l’ho sognato, Madissa? Ma ciò che mi ha sorpreso di più del mio sogno è stato il rapporto che in esso è venuto ad esserci fra di noi, che tu non potresti mai immaginare! Vuoi che te lo racconti, mia cara?»

«Certo, Rindella! Così, dopo che mi avrai riferito il tuo sogno, lo conoscerò anch’io e non ci sarà più bisogno di immaginarlo in modo diverso da come lo hai fatto. Allora sbrìgati a dirmi ogni cosa della tua esperienza onirica, poiché sono qui tutta orecchi ad ascoltarti!»

La ragazza, invitata da Madissa, si era affrettata a farle il resoconto del sogno, che aveva fatto durante la notte e che viene qui riportato.

"Ero sola in casa, allorché ho sentito bussare alla nostra porta. Quando essa è stata aperta da me, ho scorto sull’uscio di casa Iveonte, il quale appariva visibilmente sorridente. Egli, dopo avermi salutata con molta cordialità, ha cominciato a dirmi:

«Fai presto a prepararti, Rindella, poiché oggi ho intenzione di condurti a fare una bella passeggiata. Ma a condizione che tu ne abbia davvero voglia! Allora mi dici qual è la tua risposta in merito, poiché desidero averla al più presto? La sto aspettando!»

«Prima che io ti risponda, Iveonte, voglio sapere in quale parte hai intenzione di condurmi, se è lecito saperlo. Oppure hai deciso di farmi una bella sorpresa, permettendomi di conoscere la meta all'ultimo momento? È forse così che intendi fare?»

«Invece te lo dico subito, Rindella. Desidero farti venire insieme con me fuori città. Se non lo sai, nella campagna circostante a Dorinda, con il suo verde e con i suoi colori, la natura ha già cominciato a festeggiare la primavera, che è in rinascita. Essa quest'anno, che è bisestile, è arrivata con un largo anticipo! Non ne sei contenta?»

«Da parte tua, Iveonte, sei stato davvero molto gentile a venire a propormi tale escursione! Ma mi dici dove si trova la tua Lerinda? Ci sta forse ella aspettando al solito posto? Penso proprio di sì!»

«Invece oggi ella non verrà con noi, Rindella, poiché saremo solo noi due ad andare a spasso per i campi fioriti. Dove, una volta trovata una porzione di prato tutta per noi, vi baderemo a goderci i melodiosi trilli degli usignoli e gli svolazzamenti delle farfalle!»

«Se saremo soli, Iveonte, allora non verrò con te. Che direbbe la tua ragazza, se venisse a saperlo? Io, al suo posto, mi offenderei! Ma indipendentemente dal giudizio di lei, se accettassi, mi sentirei anche in colpa verso il mio Francide, poiché sarei convinta di fargli un gran torto. Tu come la prenderesti, se fosse il mio ragazzo ad invitare Lerinda ad andare sola con lui in giro per i campi? Di sicuro ci rimarresti molto male, come sono sicura!»

«Rindella, sono convinto che Francide, convinto di farmi un affronto, non lo farebbe mai! Nessuno può conoscere meglio di me il mio amico fraterno! Noi ci conosciamo da quando eravamo fanciulli e mai ci faremmo un torto del genere! Adesso lo hai appreso!»

«Mi spieghi allora, Iveonte, perché mai tu ti sei presa una simile libertà nei confronti della ragazza del tuo amico? Non credi che pure la tua iniziativa potrebbe risultare un affronto nei suoi riguardi? Ci hai riflettuto bene, prima di prendertela?»

«Ti stai sbagliando, Rindella, perché si tratta di due situazioni differenti! Nel mio invito, non intravedo alcun fatto illecito, per cui nessuno potrebbe criticarlo. Invece quello di Francide rivolto alla mia Lerinda potrebbe spingere gli altri a pensare male di lui e di lei, a parte me! Ecco come effettivamente stanno le cose tra noi quattro!»

«Perché mai, Iveonte, pur conoscendo l’onestà del tuo amico, non vorresti concedergli ciò che permetti a te stesso? Oppure stimi solo te al di sopra di ogni sospetto e non anche il tuo amico Francide, che è il mio ragazzo? Comunque, a mio avviso, le circostanze sono le medesime e, se l’affronto vale per lui, esso deve valere pure per te! Perciò non se ne parli neppure di uscire insieme noi due soli quest’oggi!»

«In primo luogo, Rindella, devi sapere che mai oserei mettermi al di sopra di Francide, per quanto riguarda l’onestà e la fedeltà! In secondo luogo, ti faccio presente che, se parli così, è perché sei all’oscuro di un fatto essenziale, cioè che io e te siamo fratello e sorella; invece Francide e Lerinda non sono consanguinei fra loro, come lo siamo noi. Ora ti è chiaro perché noi possiamo uscire insieme senza destare sospetti; mentre non sarebbe lecito, se lo facessero il tuo ragazzo e la mia Lerinda?»”

A quella notizia meravigliosa, Madissa, la quale mi ha resa incredibilmente gioiosa, mi sono svegliata ed è venuto meno anche il mio sogno. Ma avrei desiderato tantissimo continuare a sognare per discorrere insieme con l’unico mio fratello, quello che avevo appena ritrovato nella mia visione onirica! Avrei voluto chiedergli tante cose ed esprimergli un sacco di impressioni riguardanti la nostra famiglia! Ma oramai l’opportunità di farlo era svanita per sempre ed io mi sentivo insoddisfatta al massimo, siccome non c'era stato il prosieguo della nostra meravigliosa conversazione. Ciò, nonostante fossi consapevole che i fili di essa, nel caso che fosse avvenuta, sarebbero stati manovrati unicamente dal mio inaffidabile sogno notturno, il quale si divertiva ad illudermi.

Raccontato il piacevole sogno della notte e fatte le sue debite riflessioni in merito ad esso, Rindella aveva voluto far seguire a quanto riportato una breve pausa di compiaciuto silenzio, durato appena qualche minuto. Terminato il quale, mostrandosene quasi convinta, ella si era azzardata a dichiarare alla donna, che l'aveva allevata:

«Madissa, spesse volte penso che Iveonte sia davvero il mio fratello maggiore, di cui non si sono più avute notizie. A parte la rassomiglianza che esiste tra di noi, quella che sovente spinge qualcuno a considerarci fratello e sorella, sono molte le coincidenze temporali che mi inducono a sospettare che ci sia un vincolo di fratellanza tra me e lui. Perciò non posso non tenerle nella loro giusta considerazione!»

«Vuoi dirmi, Rindella, a quali coincidenze ti riferisci? Se ne sono all’oscuro, ciò significa che le avrai apprese da Francide, quando non ero presente. Ti assicuro che non può essere diversamente! In tal caso, ti esorto a mettermi subito al corrente di esse, se non hai nulla in contrario ad appagare il mio desiderio di conoscerle!»

«Sì, te lo confermo, Madissa, che ne sono venuta a conoscenza dal mio ragazzo. Devi sapere che Iveonte fu trovato nella foresta proprio da Francide. Allora egli aveva la stessa età di mio fratello, quando fu abbandonato da Lucebio in quel luogo. Dopo il suo rinvenimento, il poveretto si ritrovò con la memoria svuotata, senza più il ricordo del suo passato. La sua amnesia, la quale deve considerarsi un mistero vero e proprio, lo ha accompagnato fino al giorno d’oggi, senza fargli più recuperare la memoria della sua vita, che era trascorsa prima del suo ritrovamento nella foresta.»

«Davvero, Rindella, avvenne quanto mi hai rivelato? Non ne sapevo proprio nulla! Adesso, però, vai avanti a parlarmi del tuo presunto germano, poiché mi interessa moltissimo!»

«A quel tempo, mia tata, la sua sopravvenuta smemoratezza costrinse l’ineguagliabile Tio, l’uomo che si prese cura dell’educazione di lui e di Francide, a dargli un nome. Esso, a causa degli eventi che anche tu conosci, risultò essere proprio quello di mio fratello. Inoltre, secondo quanto ho appreso da Lerinda, Iveonte, per un fatto misterioso, spesso ha trovato familiari i vari ambienti della reggia. Ossia, mentre la visitavano, ha previsto in anticipo il luogo che dopo si sarebbe presentato a loro due. Ella mi ha anche confessato che, avendolo condotto a trovare gli ex regnanti di Dorinda, che adesso so con certezza che sono i miei genitori, mio padre, riferendosi a lui, fece una propria constatazione. Essa, più o meno, fu la seguente: "Egli mi ricorda il mio Iveonte!"»

«Senz’altro, Rindella, in seguito a quanto mi hai raccontato, non posso darti torto, se sei portata a credere che l’amico di Francide sia proprio tuo fratello. Un destino arcano pare dominare l’esistenza di questo straordinario giovane, che è Iveonte. Ma sono convinta che un giorno egli si riapproprierà del suo pezzo di memoria mancante e allora apprenderà quali sono le sue origini. Per il tuo bene, vorrei tanto che Iveonte ricordasse di essere il figlio del re Cloronte e della regina Elinnia. Sono certa che tu saresti immensamente felice di avere un fratello come lui, essendo egli colmo di singolari pregi!»

«Hai proprio ragione, Madissa. A tale proposito, devo dirti che Iveonte assai presto, se non lo avrà già fatto, partirà per Tasmina, l’Isola della Morte. Gli hanno garantito che unicamente in quel luogo potrà venire a conoscenza dei suoi genitori. Al suo ritorno, sapremo se egli è il figlio degli ex regnanti di Dorinda e, quindi, mio fratello! Ma vorrei tanto che Iveonte, al suo ritorno, ci annunciasse che è proprio come penso io!»

«Se ricordo bene, Rindella, so che Tasmina è un’isola pericolosa. Mai nessuno è riuscito a salparne, dopo esservi sbarcato. Iveonte potrebbe rimetterci la pelle e non ritornare più tra di noi! In tal modo, oltre a non scoprire la propria identità, egli finirebbe per perdere tutto sé stesso, senza più rifarsi vivo a Dorinda! Non hai paura che potrebbe accadergli una disgrazia così grande, da troncargli addirittura l'esistenza?»

«Questo non avverrà mai, Madissa. Iveonte ha tutte le qualità per trionfare su ogni avversità della vita. Rassicùrati che non sarà l’isola di Tasmina a fermarlo! Un giorno, dopo che avrà appreso chi sono i suoi genitori, egli ritornerà dall’Isola della Morte. Inoltre, l’amico di Francide è protetto da divinità benefiche pronte ad intervenire in suo favore, ogni volta che le sole sue forze umane non sono bastevoli per affrontare una lotta contro entità malefiche. Per questo motivo, non mi preoccupa per niente la sua partenza per l'isola stregata, avendo egli tutte le carte in regola per andarci e ritornarne!»

«Spero proprio che sia come dici, Rindella, e che presto riavremo in mezzo a noi il nostro Iveonte, come tuo fratello! Adesso, prima che me ne dimentichi, devo ricordarti che oggi siamo invitate a pranzo dai nostri ospiti Sosimo e Deisa. Perciò dobbiamo iniziare a prepararci immediatamente, poiché mezzogiorno è ormai prossimo.»

«Ci sarà anche il tuo savio Lucebio a pranzo, Madissa? Oppure ci mancherà la sua gradevole compagnia? Devi sapere che la saggezza di quell’uomo affascinante riesce ad avvincermi come nessun’altra persona al mondo! Come potresti essere insoddisfatta del tuo compagno, che è un pozzo di scienza ed un cultore di nobili virtù?»

«Lucebio non ci sarà, Rindella mia cara. Per cui noi due saremo le sole a fare compagnia ai nostri ospiti. Come sai, quando essi pranzano con noi, non ammettono a tavola altre presenze, oltre a quella di Lucebio. Gli stessi figli e nipoti consumano il loro pasto in separata sede, appunto per non farli essere di disturbo a noi due; anzi, a te sola. Adesso posso pure fartelo presente, siccome ti ho svelato chi sei!»


Una volta a tavola nell’ariosa stanza da pranzo del possidente Sosimo, la quale si presentava arredata finemente ed era abbellita con pregiate suppellettili, era stato il padrone di casa a dare avvio alla conversazione. Egli, con il suo immancabile volto rubicondo e con il suo carattere gioviale, era solito vivacizzarla, a volte con interventi intelligenti, altre volte con battute alquanto spiritose. Così aveva incominciato a dire abbastanza compiaciuto:

«Oggi festeggiamo il genetliaco di Rindella, siccome ella compie i suoi diciotto anni. Perciò pranziamo alla sua salute ed auspichiamo che il destino le sia sempre propizio, offrendole lunga vita e molta fortuna! Auguri e tanta serenità, Madissa, alla tua adorabile fanciulla! Che ella vada un giorno in sposa al re dell’Edelcadia più degno di lei, perché egli possa rendere tutti i giorni della sua vita pieni di gioia! Ma cosa mai sto dicendo? Avevo dimenticato che Rindella ha già il suo tesoro, il quale la rende già sommamente felice! Possa ella perdonare il mio madornale errore di quest'oggi!»

Da parte loro, pure le due donne avevano voluto esprimere i loro auguri alla ragazza; però esse lo avevano fatto, avvicinandosi a lei, abbracciandola e baciandola con grande tenerezza. Dopo anche Madissa, senza nascondere la sua sorpresa, era voluta intervenire nel discorso. Così, rivoltasi al padrone di casa, gli aveva domandato:

«Vuoi dirmi, Sosimo, come facevi a sapere che la principessa Rindella, proprio in questo giorno, compie il suo diciottesimo anno di età? Ad esserti sincera, neppure io ne ero a conoscenza! Se Lucebio lo avesse saputo, credi tu che egli non sarebbe corso qui a festeggiare con noi il compleanno della sua principessa? Non lo credo affatto! Allora ti faccio presente che avresti dovuto informarlo! Per cui te ne faccio una colpa!»

«Ho sentito bene, Madissa, ciò che hai detto, a proposito della nostra giovane ospite?! Ma forse sarà stata una tua distrazione, quando hai pronunciato il nome di Rindella, facendolo accompagnare dal suo titolo nobiliare. Non avevamo deciso di nasconderglielo, come abbiamo fatto fino ad ieri? Oppure adesso è cambiato qualcosa per lei?»

«Al contrario, Sosimo, non mi sono distratta per niente da parte mia, perché adesso la principessa Rindella conosce la propria identità, per cui è a conoscenza dei suoi veri genitori. Quindi, quando ci rivolgiamo a lei, cerchiamo di abituarci a parlarle con il dovuto rispetto. Ora lo sapete anche voi, nostri generosi padroni di casa!»

«Invece avresti dovuto avvisarci prima, Madissa, che stamani l'avevi messa al corrente della sua vera identità! In questo modo, la mia Deisa ed io non avremmo peccato di impudenza nei suoi confronti, trattandola come una nostra pari! Ma come mai hai deciso di rivelarle tutta la verità, senza neppure consultarti preventivamente con Lucebio? Ieri sono stato presso la sua dimora per invitarlo a festeggiare con noi il compleanno della principessa Rindella e lui non mi ha detto nulla a tale riguardo. Come vedi, Madissa, ero andato ad invitarlo per l’anniversario della principessa, facendo il mio dovere! Comunque, egli ha dovuto rinunciare al mio invito esclusivamente per motivi di salute e mi ha raccomandato di dire a te di farglieli anche a nome suo.»

«Va bene, Sosimo, innanzitutto mi scuso con te, per averti ripreso ingiustamente, e poi faccio gli auguri alla principessa da parte del mio uomo. Ma non mi hai detto ancora come facevi a ricordarti il giorno di nascita della principessa. Vorrei proprio venirne a conoscenza!»

«Se ci tieni tanto a sapere come faccio a ricordarmi del compleanno della nostra principessa Rindella, ebbene, Madissa, ella nacque il giorno che precedette la nascita di mio nipote Solcio. Per questo domani si dovrà festeggiare anche il suo compleanno. Per l’occasione, egli ha invitato a pranzo il suo amico Zipro e diversi altri suoi compagni, avendo intenzione di divagarsi per l'intera serata!»

«Grazie, Sosimo, per avermi dato alcune importanti delucidazioni! Ma adesso devo palesarti il motivo, per cui sono stata obbligata a rivelare alla principessa Rindella la sua identità. Francide adesso non è più un uomo qualsiasi, ma è diventato il re di Actina, dopo aver ucciso lo zio fratricida e liberato la madre dal suo assoggettamento. Fin da quando Iveonte mise al corrente la mia ragazza di tali fatti, l'intera sua sfera psichica si era messa in agitazione, venendo presa dal timore che il suo ragazzo, in qualità di sovrano, potesse abbandonarla. Per me, era solo una sua fisima, poiché egli le aveva scritto che sarebbe venuto a prenderla al più presto per farla sua sposa e regina della Città Santa. Allora, pur di toglierla dalla disperazione nella quale la poveretta versava, le ho dovuto far presente che non aveva nulla di cui preoccuparsi, poiché ella era una principessa autentica, essendo figlia del re Cloronte e della regina Elinnia. Ecco come sono andate le cose tra noi due, Sosimo!»

«Questa sì che è una bellissima notizia, nobile Madissa! Siamo lieti per la nostra principessa, la quale presto andrà in sposa ad un uomo che, oltre ad essere degno di lei, l’ama perdutamente. Ma non capisco come mai il mio amico Lucebio non mi abbia informato dell’incantevole sorte toccata a Francide. Si vede che egli davvero non stava bene, se gli è sfuggito di riferirmi una notizia così strabiliante! Appena lo rincontrerò, lo rimprovererò per la sua mancanza! Così la prossima volta imparerà a ricordarsi di ciò che è suo dovere rapportarmi, specialmente di quelle che hanno molta importanza!»

«Sosimo, come poteva il mio Lucebio parlarti di Francide, se neppure lui ne era al corrente? Devi sapere che il suo affezionato amico Iveonte lo ha raggiunto soltanto stamattina! Ad ogni modo, domani intendo andare a parlargli presso la sua abitazione del nuovo stato di cose, che si è venuto a creare per causa di forza maggiore. Non vedo l’ora di informarlo della mia rivelazione fatta alla principessa Rindella, poiché voglio avere il suo parere sulla mia improvvisa iniziativa. Perciò, se la cosa non ti crea problemi, vorrei che tu ci facessi accompagnare da qualcuno della tua famiglia al suo campo. Che ne dici: posso contare sul tuo pieno interessamento in merito alla mia richiesta?»

«Non ci sono problemi in ciò che mi hai chiesto, Madissa. Nella giornata di domani, sarete accompagnate senza meno al campo del mio amico. Poiché Zipro dovrà ritornarvi dopo pranzo per incontrarsi con Lucebio, sarà lui a condurvi presso il tuo amato. Ma prima del tramonto, verrà mio nipote Solcio a prelevarvi e a riaccompagnarvi al vostro alloggio. Così in serata potrà festeggiare il suo compleanno con gli amici!»

«Grazie, generoso Sosimo, per la tua disponibilità, che non fai mai mancare nei nostri confronti. Voglia il cielo che in avvenire il re Cloronte o chi siederà al suo posto sul trono di Dorinda, te ne renda merito, dato che nessuno più di te se lo merita! In che modo? Ripagandoti ampiamente di tutto quanto stai facendo per noi due!»

«Per me è un onore ospitarvi nella mia casa ed esservi utile, Madissa. Devo io ringraziare voi, per avere accettato la mia ospitalità! Non sai quanto riempie di soddisfazione me e la mia Deisa avere come ospite in casa nostra la principessa Rindella, la figlia del magnanimo re Cloronte e della squisita regina Elinnia. Sappi che, con la sua illustre presenza, ella sta onorando oltremodo la mia casa!»

Rindella, al pari della padrona di casa, non aveva aperto bocca in quella conversazione, i cui unici protagonisti erano stati Sosimo e Madissa. La ragazza aveva avuto la mente che ormai vagava altrove; anzi, si incuneava in una realtà molto diversa, la quale la incantava con il suo contenuto quasi fiabesco. Allo stesso modo, ella aveva continuato a mostrarsi per il resto della giornata verso tutti e verso ogni cosa. Una volta poi che era rimasta sola nel suo letto, quell’atteggiamento della principessa si era andato approfondendo ed ingigantendo, facendole vivere dei momenti piacevolissimi. Essi la rassicuravano che il suo Francide sarebbe stato eternamente suo e di nessun’altra donna. Nell’oscurità della notte, meglio che alla luce del giorno, la ragazza se ne restava a guardare in faccia la nuova realtà, quella che le aveva trasformato l’intera esistenza. Da essa derivavano il sorriso al suo animo, la gioia al suo spirito e la rinascita al suo organismo biopsichico: si poteva affermare che ne veniva estasiata ed attratta soavemente!

Insomma, come non le era mai successo, la situazione del suo presente veniva a cullarla con dolcezza, come se in quegli istanti fosse la madre a reggerla tra le sue braccia e a stringersela forte al suo petto, per farle sentire il proprio calore e il proprio amore! Anche se gli eventi del momento non lasciavano ben sperare, la ragazza accettava di buon grado il suo recente ruolo di principessa. Esso non la faceva più sentire una donna comune e di infima estrazione sociale. Ella se ne inorgogliva non per un atto di superbia, ma perché al più presto il suo Francide avrebbe avuto accanto a sé sul trono di Actina una compagna degna di lui. Quindi, non gli sarebbe stata al fianco una miserabile donna, la quale era indegna di essere la sua regina. Infatti, le sarebbe dispiaciuto leggere un giorno nei suoi occhi una momentanea punta di rammarico oppure un improvviso lampo di imbarazzo, che le sue umili condizioni avrebbero potuto procurargli, di tanto in tanto. Al contrario, Rindella desiderava scorgere la mente del suo amato Francide totalmente sgombra dal più piccolo rincrescimento o dal più lieve ripensamento. Entrambi, infatti, a causa della loro differente classe sociale, facilmente sarebbero potuti sorgere in lui dopo il loro matrimonio, anche se contro la volontà del proprio amato, essendo certa del suo amore per lei.

Adesso che quel problema non aveva più ragion d’esserci, l'ultimogenita del re Cloronte aveva iniziato a godersi il suo ragazzo nella migliore letizia possibile, senza che la minima preoccupazione potesse minimamente scalfirla. Di preciso, ella stava volando con la propria vivida fantasia nel sito più adatto al loro reciproco appagamento amoroso. Lo viveva con la sua intensa passione; lo bramava con tutta sé stessa, come se fosse il gioiello più prezioso dell’intero creato. Gioiva per la sua esistenza e penava per la sua lontananza; così pure si disperava, per paura che potesse succedergli qualcosa di grave. La ragazza sentiva il bisogno di raggiungere il suo Francide e di stargli vicino. Ella voleva prodigargli i suoi ardenti baci e le sue dolci carezze, desiderava cingerlo con i suoi abbracci passionali e farlo così sognare nel modo più beato possibile. Agognava, inoltre, avvertire l’amore di lui traboccargli dal cuore e trasformarsi in un nettare sublime per lei, capace di procacciarle quelle sensazioni esilaranti e munifiche di sommo godimento.

Nella notte fonda, rincorrendosi il silenzio e il tempo nel loro gioco amichevole senza sosta, Rindella preferiva dedicarsi ulteriormente, con i suoi pensieri e con le sue emozioni, al suo diletto Francide. Con la sua immancabile ingordigia di non volersi distrarre più da lui, cercava appigli, pretesti e motivazioni, pur di tenersi ancorata a lui. Intendeva immaginarselo accanto a lei, mentre era intento a prodigarle i suoi abbracci appaganti. Soprattutto preferiva crederlo l’essere bisognoso delle sue cure e l’oggetto straordinario dei suoi incantevoli sogni per riviverlo in una inebriante immedesimazione. A rifletterci bene, ella aspirava a stare in lui e a sentirlo dentro di sé, per bearsene in un corpo solo, in un animo solo e in uno spirito solo. In sintesi, l'innamorata ragazza anelava ad avvertire i loro corpi, i loro animi e i loro spiriti fondersi in un amplesso fisico, psichico e spirituale. Così entrambi sarebbero pervenuti alla vetta del piacere, mentre lo vivevano nella sua triplice natura: quella fisica, quella psichica e quella spirituale.

Alla fine, però, Rindella si era accorta che la nottata era stata quasi interamente occupata dai suoi pensieri, senza concedersi un attimo di tregua. Adesso essi, quando si era alle prime luci dell’alba, la vedevano stanca e ghiotta di sonno come non mai. Per tale motivo, per recuperarne almeno una parte, la poveretta aveva dovuto dormire fino a mezzogiorno. Per sua fortuna, quella mattina non era stata disturbata dalle sollecitazioni della sua Madissa a svegliarsi. La donna, infatti, era stata impegnata in altre faccende domestiche, quelle che ella aveva tralasciato nei giorni scorsi.