Rimorsi dal passato

Pentimento e rimpianto
mi derivano da un passato
che mi vide calpestare,
in preda a una grande follia,
il nostro immenso amore;
perciò oggi si riverberano
assai penosi e graffianti
sulla mia pallida anima,
la quale arretra sbigottita
davanti a un simile ricordo:
esso può soltanto arrecarle
commiserazione di sé stessa.

Rammento quel giorno,
quando ebbro di gelosia
osai ferire il tuo orgoglio
e ti trattai villanamente,
proprio come se tu fossi
una donna da niente.

Su di te feci grandinare
i tanti miei improperi,
che si misero ad assalirti
senza né freno né tregua,
in un susseguirsi di accuse
e di offese infamanti,
che finivano per avvelenarti
ogni attimo di esistenza.

Non ci fu in te ribellione
né alcuna legittima difesa,
mentre i miei caustici strali
contro di te si avventavano
e ti facevano somigliare
a una tenera pianticella
tremendamente bistrattata
dalle forze della natura.

Solo oggi mi rendo conto
che, se allora eri la vittima,
non potevo che essere io
il tuo truce torturatore;
però ai miei ciechi occhi,
per una questione di orgoglio,
la cosa in quel momento
non appariva in questi termini,
siccome ero più che convinto
che ero io colui che stava
dalla parte della ragione.

Ma il tuo animo derelitto,
da me umiliato e dissacrato,
anche se non si rivoltava,
era chiaro che nel suo intimo
soffriva e si struggeva,
nonché si sentiva sottoposto
ai clamori della mia bufera:
lo andava essa investendo
d'infiniti insulti ignominiosi,
che sapevano solamente
intossicargli l'esistenza.

Veniva in tal modo soffocata
la tua ribellione interiore,
per cui si mostravano inutili
gl'inviti che mi facevi
a giustificarmi del male
che senza pietà ti andavo
inesorabilmente arrecando;
inoltre, sommessi e cupi
erano il tuo pianto e il tuo dolore,
che si accompagnavano al silenzio
della tua disapprovazione.

Ciò nonostante, la tua angoscia
riusciva lo stesso a rivelarsi
al mondo esterno e non a me
sia immensa che struggente,
direi completamente in preda
a un'infima prostrazione.

Per questo, dolce compagna
degli anni miei più belli,
per averti spinta quella volta
in tale terribile frangente,
mi ritrovo ora rammaricato
a vivere la mia disperazione:
essa dentro mi si va acuendo,
mentre mi affliggo e divampo
dei rimorsi peggiori!