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Niente vuoi concedermi?
Triste è la mia sorte,
se da te mi viene negato
di amarti in qualsiasi modo,
per cui infelice mi ritrovo
con degli occhi arrossati
che abbondano di lacrime,
con un cuore afflitto
che trabocca di dolore,
con un animo angustiato
che si strugge e si dispera!
M'incantano i tuoi passi,
mentre avanzano sicuri
nel loro incedere maestoso;
mi elettrizza il tuo respiro,
mentre mi passi davanti
oppure mi fai la grazia
di sederti al mio fianco,
poiché in quell'istante
la mia mente si colma
d'infinite soavi suggestioni.
Mi trascinano i tuoi occhi
in una oasi meravigliosa,
dove ogni cosa è predisposta
perché il trascorrere del tempo
conosca soltanto la felicità;
ma anche l'intero tuo corpo,
che si mostra impeccabile
nelle divine sue fattezze,
mi affascina e m'inebria,
nonché viene ad alimentarmi
il fuoco della passione.
Invece continui ad ignorare
ogni galante mia attenzione,
restando fredda e impassibile
alle profferte mie d'amore;
né stai per niente in pena
per tutto l'enorme strazio
che terribilmente imperversa
nel mio cuore senza pace.
Ti mostri inoltre indifferente
di fronte all'ambascia profonda
che è venuta a impossessarsi
del mio spirito disorientato,
dispoticamente privandolo
di ogni vitale suo vigore.
Proprio niente, dunque,
hai deciso di concedermi,
angelo mio dolcissimo,
negando imperterrita
alle esperte mie mani
di largirti le loro carezze,
per cui potresti solo accusarmi
di averti mandata in estasi?
Vuoi altresì rinunciare
ai miei tanti baci ardenti
che, se da me al tuo corpo
venissero dispensati con perizia,
sarebbero capaci di renderti
la donna del mondo
più fortunata e soddisfatta?
Vorrei tanto poterti dire:
"Ti amo, amore mio!";
vorrei in continuazione
abbracciarti e baciarti,
stringerti forte al mio cuore
e amarti il più possibile;
vorrei vederti donarmi
il tuo amore passionale,
intanto che i nostri corpi
beatamente sarebbero fusi
nel loro intimo amplesso.
Ma, ahimè, di tutto questo
tirannicamente vengo privato
da una ingrata realtà,
che in nessun modo si muove
a compassione del mio animo;
anzi, la vedo con sadismo
sogghignarmi biecamente
e rinfacciarmi a caratteri tondi
che mi è preclusa ogni speranza!
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