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Perciņ invano busso...
Non vuoi più tu,
musa mia diletta,
che io venga a trovarti
sull'umbratile Parnaso,
dove sempre mi hai largito
quella magica ispirazione,
che ogni volta è riuscita
a rendere i miei versi
ardenti e desiderati?
Vuoi dirmi con sincerità
fino a quando la tua collera
ha deciso d'imperversare
implacabile e furibonda
sul mio spirito angustiato,
funestandolo nel contempo
con disprezzo e noncuranza?
Per quanto tempo ancora
dovrò continuare a sentirmi
la vittima sventurata
da te presa di mira
ed essere anche colpito
dalla tua durezza di cuore,
che nei miei confronti
sèguita a mostrarsi
imperterrita e inflessibile?
Scagliando impietosa
contro il mio animo
i tuoi numerosi dardi
di cieco rancore,
ottenebri la mia mente;
rendi inoltre il mio spirito
arido ed accasciato,
ma anche assai impotente
ad esprimere giocondo
la vitalità di un tempo.
Perciò invano busso
alla tua porta sprangata,
che con grande caparbia
insisti a non aprire
a questo mio cuore,
rimasto senza il fuoco
del tuo spirito amoroso.
Anzi, come constato,
non t'interessa sapere
che sono molto triste,
mentre gemo giorno e notte
per la folle disperazione,
da quando vengo costretto
a vivere tormentato
l'agonia dei miei sensi,
non potendo più essi
riscaldarsi alla fiamma
della tua viva passione!
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