Inno alla donna

A te m'inchino,
dolce ed amabile creatura,
a te che del creato
rappresenti la forza prima
e il motore propulsore della vita!
Di certo non fosti tu,
agli albori dell'umanità,
ad avere origine dall'uomo,
ma fu lui a derivare da te.

Ecco perché nei millenni
ha egli sempre avvertito
l'esigenza di ritornare
da dove era provenuto
per compenetrarsi con te
e deliziarsi del tuo corpo;
soprattutto per dar vita gioiosa,
nel tuo grembo fecondo,
a nuovi umani germogli.

Da te quindi nacque,
come pure prolificò numerosa,
l'antropica specie;
da te originarono i principi
che l'attivarono e l'avviarono
verso i suoi ignoti destini,
i quali nei lunghi secoli
non hanno mai smesso di stupirci
e si sono sempre dimostrati
tanto inimmaginabili
quanto elettrizzanti ed arcani.

A te, enigmatico essere,
i sovrani affidarono le sorti
dei loro prosperi regni;
né agirono diversamente,
quando l'avverso destino
traballanti li rese.

Alla stessa stregua,
fosti tu sempre trattata
anche da eroi e condottieri
che a te consacrarono orgogliosi
i primi le loro gesta
e le loro vittorie i secondi,
dopo che nel tuo nome
con temerità incredibile
le ebbero compiute gli uni
e conseguite gli altri
tra grandissime ovazioni.

Le indubbie tue doti, a ogni modo,
quelle che davvero ti fecero onore,
donna mirabile e seducente,
furono la grazia e la leggiadria:
una volta ad esse paragonate,
si videro sminuire il loro prestigio
perfino le bellezze più rinomate
dell'incomparabile universo.

Anzi, fin dal loro primo esistere,
tali tue doti lusinghiere
si diedero ad ispirare cantori e poeti;
perciò essi vollero giustamente
decantarle con inni e carmi di pregio,
che sarebbero dovuti poi restare
gloriosi e imperituri nei secoli!