48-Gli obiettivi della prima legge universale

Approfondita ulteriormente una superstella, specialmente in quella sua parte il cui sondaggio era valso a dissipare in me ogni residuo di dubbio e di incertezza, mi ridiedi al mio sospeso studio della prima delle tre leggi universali. Ossia, intendevo analizzarla in quei suoi principi attivi e regolatori, in base ai quali l’universo diveniva una entità tutt’altro che inerte o caotica; anzi, si dimostrava armonica, edificante e palpitante di vita. Bastava tener conto della dimostrazione che esso dava della sua infinita e sbalorditiva grandezza, nonché della sua prodigiosa capacità di produrre tanta energia polivalente, per farmi stimare la sua poderosa opera un capolavoro ineccepibile e degno della più alta estimazione. Tali due prerogative dell’universo, cioè l'infinità e la capacità di produrre illimitate energie, in pari tempo lo rendevano dimora ed alimentatore di una marea innumerevole di popolazioni astrali. Le quali mi si presentavano nel loro incessante fermento e nella loro continua lievitazione.

La legge antigravitazionale era il risultato del maggiore intervento di una barriera galattica sui suoi svariati sistemi stellari e sulle sue innumerevoli stelle libere. Con esso la superlegge veniva a stabilire un rapporto di coesistenza pacifica e non di contrastante turbolenza tra i vari mondi e le relative stelle oppure fra queste ultime e la loro stella motrice. Un intervento del genere, perciò, oltre che essere dettato da una profonda esigenza di ordine e di armonia, muoveva da una intenzione ben precisa della barriera galattica. Essa non poteva che esprimersi con la neutralizzazione della forza gravitazionale primigenia, che era insita nella materia di tutti i corpi celesti. Infatti, soltanto dopo che era stata neutralizzata una forza di quel tipo, era stato possibile la costituzione di quell’universo mirabile ed armonioso che stava a cuore alla psiche universale. Dalla quale esso era stato voluto a tutti i costi e perseguito con immenso interessamento.

La barriera galattica, in seno ad una galassia, operava due tipi di interventi. Il primo mirava al mantenimento degli armonici rapporti esistenti fra la superstella e le sue stelle satelliti. Il secondo perseguiva gli identici scopi di armonia; però questa volta ciò avveniva in un sistema stellare. In quest'ultimo, lo stato permanente di non belligeranza tra i vari suoi membri, nonché l’assoluta assenza di una reale minaccia e di una qualsiasi forma dispotica da parte della stella nei loro confronti, costituivano la premessa al fine ultimo della creazione divina. In realtà, l’universo intero, pur considerato nella sua stupenda perfezione, rappresentava un mero strumento nei disegni divini. In essi, il fine ultimo dell’atto creativo universalmente inteso risultava l’essere umano, che era dotato di una natura privilegiata. L'uomo, infatti, in seno all’universo, agendo sulla materia ed utilizzando le fonti di energia che erano state messe a sua disposizione, avrebbe messo in moto la sua infinita perfettibilità. In quella maniera, durante lo snodarsi dei secoli della propria storia, egli avrebbe conseguito per la totale sua specie il massimo progresso possibile.

Relativamente al suo primo tipo di interventi, con esso la barriera galattica impediva alla stella motrice di effettuare l'inglobamento di tutte le stelle che le orbitavano intorno, nonostante la sua imponente massa tendesse ad obbligare le sue stelle affiliate ad un movimento rotatorio spiraliforme verso l’interno. Il quale, a lungo andare, le avrebbe guidate verso l’immancabile impatto con essa, evento che equivaleva al loro annientamento. Ma quella tendenza della superstella veniva contrastata dall’azione correttiva della barriera galattica, che si identificava con la sua legge dell’antigravitazione. La quale non era altro che la manifestazione della volontà della psiche universale che, attraverso la sua applicazione, statuiva fra tutte le stelle di una galassia, nonché fra le stesse e la loro stella motrice, dei rapporti di armonia che dovevano restare inalterati nel tempo. Dal primo di tali rapporti conseguivano la predeterminazione e la fissazione delle orbite stellari, in modo che le stelle non potessero fuoriuscire da esse e non fossero in grado di mettersi ad ingenerare parecchio caos nello spazio cosmico.

Quanto al secondo tipo di interventi della barriera galattica, pure esso operava conformemente alla legge antigravitazionale. Questa volta, però, esso cercava di regolare e di armonizzare i diversi rapporti fra i corpi celesti di un sistema stellare, oltre a quelli esistenti fra tali corpi e la rispettiva stella-guida. Anche in questo caso più particolare, senza il provvidenziale intervento della barriera galattica, si poteva bene immaginare come i vari astri spenti alla fine si sarebbero ritrovati con un destino incerto e precario. Infatti, essi sarebbero finiti alla mercé di una stella, la quale poteva incorporarli e farli smettere di esistere senza la minima difficoltà e nel modo più sbrigativo possibile. Ma per fortuna l’azione correttiva della barriera galattica, che in questo caso si effettuava attraverso la barriera stellare, riusciva a far sì che la stella instaurasse degli ottimi rapporti di armonia e di pacifica convivenza con i corpi celesti, che le orbitavano intorno. Essa privava l’una e gli altri di ogni libera iniziativa, oltre che di ogni potere decisionale, sottoponendoli al suo insindacabile arbitrio. Così facendo, da una parte, non concedeva alla stella la possibilità di allontanarsi dal luogo che le era stato assegnato come stabile dimora; dall'altra, imponeva agli altri componenti della sua famiglia delle orbite fisse. Né essi potevano abbandonarle per qualche motivo, dal momento che un simile abbandono poteva compromettere la sopravvivenza dell’intero sistema stellare, ingenerandovi disarmonia e confusione.

Conosciuti gli obiettivi della prima legge universale, mi accinsi a conoscere le modalità della loro traduzione in atto, da parte della barriera galattica, sia nell’ambito interstellare che in quello stellare. Così avrei acquisito anche gli immancabili espedienti a cui ricorreva la suddetta barriera, allo scopo di consolidare e portare avanti in modo impeccabile la sua opera grandiosa.

Ebbene, come già avevo ravvisato poco prima, una barriera galattica poteva disporre di tutta l’energia possibile ed immaginabile, siccome le era possibile prelevarla in quantità illimitata direttamente dallo spazio intergalattico. Perciò, forte di quella inesauribile fonte energetica messa a sua disposizione, ogni barriera in questione non trovava alcuna difficoltà ad imporre le sue leggi a tutti i corpi celesti in essa contenuti, fossero essi piccoli come i satelliti oppure enormi come le superstelle! In tal modo, il suo volere veniva ad imperare su ciascuno di loro incontrastato e vincolante, superbo ed inevitabile, obbligandoli a sottostare ai suoi incalzanti comandi. I quali, in fin dei conti, si dimostravano sempre e solamente portatori di stabilità e di armonia per gli stessi destinatari. Comunque, le sue leggi rappresentavano i suoi ordini; perciò essa le emanava e le faceva rispettare con la forza e la maestà della sua onnipotente sovranità.

Gli ordini di una barriera galattica non erano del tipo di quelli che un essere umano poteva impartire personalmente ad un suo simile oppure ad una bestia. Ossia, non si esplicitavano come una pura trasmissione orale di obblighi ad ubbidire a determinati suoi voleri, fatti pervenire al più debole da parte del più forte. Ma si poteva affermare che essi erano degli autentici interventi formidabilmente concreti. I quali erano da considerarsi dei veri fiumi di energia, visto che scorrevano per lo spazio galattico ed avevano ciascuno il suo obiettivo da raggiungere. Prima che ciò avvenisse, comunque, essa aveva già reso ciascun astro galattico duttile e fedele interprete dei suoi vari disegni. Era proprio in quel modo che una siffatta barriera riusciva ad imporre le proprie leggi ai corpi celesti, avendo tracciato fra sé e i suoi destinatari dei canali energetici invisibili, ma poderosamente efficienti. Essi partivano da ogni sua parte ed ognuno raggiungeva la rispettiva barriera stellare, senza mai incrociarsi con gli altri suoi simili. I medesimi, oltre che essere conduttori di preziose energie polivalenti, risultavano degli ottimi mezzi di trasporto, attraverso i quali la barriera galattica faceva pervenire i propri numerosi messaggi a tutti i corpi celesti che erano stati posti sotto la sua giurisdizione per governarli saggiamente.

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