36-La psiche universale: dal microcosmo al macrocosmo

Vista nella sua complessità e nei suoi vari ruoli specifici, di sicuro la psiche universale poteva essere considerata la mente del Caducon, intorno alla quale gravitava l’intero universo. Quest'ultimo veniva a ricevere da essa la sua spinta esistenziale sia nella sua forma generale sia in quella particolare. Nella forma generale, tale sua spinta era rivolta a generare continuamente nel Caducon nuovi cosmi, dotandoli di una funzionalità efficientissima ed armonica. In quella particolare, invece, essa si traduceva in un’opera che era intenta ad attivare e ad alimentare in tutti gli esseri viventi degli impulsi vitali di varia natura e di diversa intensità. Nella materia inerte, la spinta esistenziale della psiche universale mirava a conservare i molteplici tipi di energie, molti dei quali suscettibili di essenza vitale. Comunque, numerosi si presentavano quelli che erano in attesa di combinarsi tra di loro, perché riuscissero a superare il loro stato di quiete e a dare luogo ad effetti sia costruttivi che distruttivi. Di certo, tutto questo si aveva attraverso lo scatenamento di forze, le quali si rivelavano di entità ora irrilevante ora straordinariamente ragguardevole. Ma va precisato anche che l’entità sia costruttiva che distruttiva di simili forze dipendeva massimamente dagli elementi che concorrevano a scatenarle.

Dunque, analizzando in modo approfondito la psiche universale nella sua intrinsecità, mi resi conto che anch’essa risultava formata da quattro sfere concentriche, delle quali le tre più esterne non potevano essere che cave. Nella sostanza, ciascuna di loro si presentava differente dalle altre. La prima, la più esterna, era quella in cui si trovava conglobata la totale luce riflessa dal volere divino. Per cui ora essa fungeva da incessante organo materializzatore di tale luce. La seconda, procedendosi verso il centro, era costituita di sola forza magnetica; mentre la terza conteneva unicamente energia purissima. Quanto alla quarta, ossia quella centrale, era da considerarsi la più importante, visto che da essa derivavano il suo comando e la sua guida a tutte le cose del creato caduconiano. Siffatta sfera rappresentava la sede dell’essenza pensante della psiche universale, la quale era una proiezione riflessa dell’originario volere di Xurbiz. Ma prima di procedere oltre nell’analisi della psiche universale, occorreva che io mi occupassi anche dello studio della sua genesi nell’universo, allo scopo di apprendere come essa vi si fosse costituita. Alla fine, così, pervenni alla conoscenza di tutto quanto mi interessava sapere anche sul nuovo importante argomento.

In principio, Dio, unitamente alla sua luce, aveva fatto riflettere all’esterno della sua realtà pure la sua volontà. Insieme, quindi, esse erano cominciate ad esistere in quel luogo, ma restando provvisoriamente in forma immateriale e statica. In seguito, era intervenuto anche il divino soffio animatore a trasformare ogni cosa, però dopo aver convertito sé stesso in energia psichica. Difatti esso innanzitutto aveva fatto sua la riflessa volontà divina, automunendosi così di una essenza pensante già dotata di propri fini determinati. Attuata la qual cosa, la novella psiche universale, riconoscendosi come essenza attiva e dinamica, si era scissa in energia purissima e in forza magnetica. Inoltre, aveva sistemato la seconda intorno alla propria essenza pensante, nell’ordine come indicato poco fa. Infine il divino soffio, che adesso si identificava con l'energia psichica, aveva ultimato la sua trasformazione, impadronendosi di tutta la luce riflessa dal volere di Dio. Esso aveva potuto portare a termine egregiamente tale operazione, grazie all’aiuto prezioso della sua forza magnetica.

A quel punto, in una luce simile, al divino soffio animatore rimaneva soltanto da avviare e portare a termine il processo di materializzazione. Ma esso non aveva trovato alcuna difficoltà ad effettuare un simile processo, poiché vi aveva fatto impegnare quelle stesse particelle elettromagnetiche che aveva ottenuto, facendo combinare fra di loro la sua energia purissima e la sua forza magnetica. Tale combinazione, oltre ad essere stata di grande utilità, era risultata d’obbligo, siccome le particelle emanate dall’energia purissima erano state costrette ad attraversare la forza magnetica per poter raggiungere la immateriale luce riflessa. Durante il quale attraversamento, esse si erano viste magnetizzare all'istante. Comunque, a conclusione del mio studio sulla psiche universale, mi restavano da chiarire solo alcuni fatti di rilievo, come adesso mi dedico a fare.

Le particelle elettriche scaturite dall’energia purissima non erano state tutte dello stesso tipo, per cui erano derivate alla materia, oltre che una natura di costituzione varia e multiforme, un complesso di proprietà decisamente diverse nei vari blocchi materiali. Ma perché si avesse una diversificazione di quel tipo, in un certo qual modo, aveva contribuito principalmente la forza magnetica. Questa, dal canto suo, in precedenza già aveva dotato tali particelle elettriche di una forza di coesione differente, maggiore in alcune e minore in altre, a seconda del tipo di aggregazione a cui l’energia psichica intendeva dar luogo in esse. Al riguardo, occorreva precisare che la funzione preminente della forza magnetica era quella di servire all’essenza pensante come indispensabile strumento per produrre e conservare l'ordine e l'armonia fra le creature facenti parte della creazione caduconiana.

Condotta a termine la mia indagine sulla psiche universale, che avevo portato avanti validamente, soddisfacendo ogni mia ansia speculativa su di essa, ripresi l'interrotto studio sulla genesi del macrocosmo e sulle sue caratteristiche fisiche e meccaniche. In pari tempo, non intendevo astenermi dal conoscere tutte le leggi che lo regolavano e si rendevano garanti della sua armonia. Per raggiungere il mio scopo, però, prima di ogni altra cosa, mi occorreva definire la fase conclusiva del processo che aveva dato origine alla psiche universale. Essa aveva permesso al microcosmo di diventare la straordinaria e portentosa macchina che adesso mi si dimostrava nella sua integrale grandiosità. Mi riferivo alla fase ultima di tale processo, cioè quella che aveva trasformato in un costante e regolato generatore di ordinati cosmi il suo turbinio tempestoso di forze scatenate. Queste ultime all'inizio si erano presentate frammiste a materia informe e caotica.

Ebbene, dopo aver materializzato la luce che era stata riflessa dal volere divino, mediante le sue particelle elettromagnetiche che aveva indotte ad un moto rotatorio incredibile, la psiche universale era infine intervenuta su tale luce con la sua imperiosa autorità. Prima essa era stata costretta ad un breve periodo di stasi, durante il quale aveva lasciato la novella materia completamente in balìa di sé stessa. Non molto tempo dopo, però, servendosi della sua forza magnetica, l'energia psichica universale era passata ad accumulare e a fissare in vari punti della sua sfera esterna l'intera materia, quella che in precedenza circolava disordinata e convulsa. Agendo in quel modo, essa aveva tralasciato di sottrarre il moto rotatorio ad ognuna delle sue innumerevoli parti separate. Così, quando aveva avuto termine quella sua opera di sistemazione di detta materia, si era avuto un microcosmo finito. Il quale ruotava intorno a sé stesso ed aveva la totalità dei crismi di una perfetta ed armonica autorigenerazione all’infinito. Giunto a quel punto, prima ancora di passare all’origine del macrocosmo, erano ancora da farsi due precisazioni, le quali riguardavano il microcosmo e la materia che vi era contenuta. Per un suo corretto intendimento, il microcosmo rappresentava la sola sfera esterna della psiche universale, cioè quella nella quale un tempo era stata convogliata la totale luce riflessa dal volere divino, ad opera dell’attrazione magnetica. Esso, quindi, non abbracciava la generale energia della psiche universale, ma ne comprendeva solamente una parte. Ciò stava a significare che il suo essere e il suo divenire erano circoscritti alla sola sfera esterna di essa.

In riferimento al suo nuovo contenuto, esso risultava il composto che era stato ottenuto, facendo combinare la sua nuova luce riflessa magnetizzata e l’energia purissima delle altre due sfere. Inoltre, soltanto la materia del microcosmo aveva il potere di autorigenerarsi all’infinito, mentre non lo aveva la materia da essa generata, allo scopo di formare il macrocosmo. Quest’ultimo, pur avendo la proprietà di espandersi senza fine, non era dotato del potere di generare altri macrocosmi identici a sé stesso. Per avere le idee più chiare, il Caducon, ovvero la non-realtà di Dio, era un unico spazio infinito, il quale era stato creato per ospitare un unico infinito macrocosmo. Per tale motivo, se fosse stato possibile generare altri macrocosmi, essi non avrebbero mai potuto prendervi posto. Ma oramai il freddo, buio e vuoto spazio caduconiano, sebbene fosse illimitato, stava per essere invaso inarrestabilmente dall’infinita espansione del macrocosmo. Esso vi avrebbe costituito l’universo nel senso più appropriato della parola.


La psiche universale, dopo aver munito il microcosmo di quei requisiti necessari, perché potesse dare corso ad un macrocosmo relativamente perfetto, in seguito si era adoperata anche per favorire e rendere perpetua l'evoluzione macrocosmica. Il microcosmo, che era la sua parte materiale ed attiva, per divenire operante secondo quelle prerogative che gli dovevano permettere di generare infiniti cosmi, aveva bisogno di ricevere la giusta spinta iniziale. Ciò, perché solo essa avrebbe potuto metterlo nella condizione ottimale di superare la sua fase critica di attività esordiente. La quale, in una tale fase, appariva caratterizzata da una marcata incapacità espressiva. Nello stesso tempo, gli avrebbe consentito di mettere finalmente in moto la sua meravigliosa macchina generatrice di sostanza macrocosmica. Per questo la psiche universale, ricorrendo ad un singolare espediente, si era apprestata a procurargli la spinta richiesta e a trasformare il suo inattivo stato potenziale in un efficiente e perenne stato attuale. Infatti, siccome la materia del microcosmo era satura di particelle elettromagnetiche positive, le quali costituivano la sua unica fonte energetica, la psiche universale era giunta alla seguente conclusione. Se avesse bombardato quella materia con particelle elettromagnetiche di opposta natura, essa sarebbe riuscita a sollecitare i due diversi gruppi di particelle a scontrarsi tra di loro con violenza e senza fine. Anzi, secondo il suo stimabile parere, sarebbe stato proprio quello scontro a scatenare all’istante una serie infinita di esplosioni a catena in seno alla materia microcosmica. Le quali sarebbero così servite a spingere all’esterno del microcosmo la nuova materia che via via si sarebbe andata autogenerando all’interno delle stesse esplosioni.

Per conseguire un simile obiettivo, la prodigiosa psiche universale aveva fatto partire dalla sua energia purissima innumerevoli particelle cariche di elettricità negativa. Queste, dopo essersi magnetizzate in seno alla forza magnetica, erano dilagate per l’intero microcosmo ed avevano cominciato a bersagliare la totale sua materia, penetrandovi con la loro irrompente energia. Quanto a tale materia, come già appreso in precedenza, adesso essa non si presentava più in libera circolazione per il microcosmo. Al contrario, risultava scissa in moltissime parti e collocata stabilmente in vari suoi punti, che si presentavano tutti equidistanti tra di loro. Allora, proprio come aveva previsto la psiche universale, il forzato attrito tra i due tipi di particelle elettromagnetiche aveva provocato all’interno della materia del microcosmo delle reazioni enormemente esplosive e dirompenti. Perciò, in ciascuna delle sue parti, erano cominciate ad aversi delle esplosioni a catena, le quali segnavano la nascita di altrettante stelle. Difatti ogni esplosione dava origine alla creazione di una stella, nonché alla simultanea spinta che la catapultava a grande velocità oltre la superficie esterna del microcosmo. Così, all’improvviso, si era vista una interminabile pioggia di stelle in preda ad una forza centrifuga: si trattava di roteanti masse incandescenti che, fuoriuscendo senza sosta dal microcosmo, andavano ad occupare l'intero spazio ad esso circostante. Era sembrato che esse già conoscessero la loro meta, dal momento che andavano a raggiungerla direttamente e senza mostrare alcuna incertezza. Procedendo poi in avanti con la velocità della luce, quegli astri novelli si tenevano a ragionevole distanza l’uno dall’altro, evitando molto accortamente di venire a collisione tra di loro, già prima di giungere alle rispettive mete.

Io mi chiedevo dove di preciso quegli ammassi stellari si dirigevano, visto che davanti a loro si espandeva uno spazio senza limiti che non lasciava intravederne la meta. Alla fine mi venne spontaneo concludere che la psiche universale autoritariamente aveva imposto alle stelle la pazzesca corsa. Ma ero pure convinto che, prima ancora di aver permesso alle stesse di abbandonare il microcosmo, essa sicuramente aveva stabilito anche dove collocarle e che cosa farne; ossia aveva assegnato a ciascuna di loro una destinazione ed un fine. In seguito, da ulteriori mie indagini, ne ebbi la conferma.

A ogni modo, già tempo addietro la psiche universale aveva circoscritto intorno a sé una porzione immensa del Caducon, a forma di una sfera cava, la cui superficie esterna era stata munita di un campo elettromagnetico impenetrabile. La sua superficie interna, invece, situata ad uguale distanza dalla superficie esterna e dal microcosmo, consentiva l’attraversamento di sé soltanto a quei corpi materiali di provenienza dal microcosmo, negando subito dopo agli stessi il permesso di uscirne. A breve distanza di tempo, la stessa psiche aveva prodotto nella sfera cava in questione tante buche magnetiche smisurate, quante erano le parti in cui risultava suddivisa la materia del microcosmo. Inoltre, aveva fatto corrispondere le seconde alle prime, proprio come mandorle al loro guscio. In quel modo, via via che le rispettive masse stellari si introducevano nell’enorme sfera cava, da ognuna delle buche magnetiche proveniva una ineludibile attrazione. La quale le convogliava in essa speditamente e senza il pericolo di qualche disguido.

Così ero venuto a conoscenza che le stelle, dopo essere state generate e scagliate fuori del microcosmo dalle esplosioni delle particelle elettromagnetiche di opposta polarità, non subivano soltanto la loro spinta. La quale permetteva ad esse di attraversare e superare lo spazio esistente tra il loro luogo di origine e quello della loro definitiva collocazione. Invece esse venivano anche assoggettate all’attrazione delle relative buche magnetiche. Per l’esattezza, tali buche cominciavano ad esercitare la loro influenza sulle stelle loro assegnate, dopo che in queste veniva meno la spinta originaria. Il quale fenomeno si verificava puntualmente, non appena esse facevano il loro ingresso in quell’immensa sfera cava, che era stata destinata ad ospitarle e a prendersene cura fino alla consumazione del loro interminabile tempo. Non appena mi divenne nota la meta della folle corsa di quei tantissimi ammassi stellari, in seguito cercai di comprendere un altro loro particolare, che mi faceva riflettere molto e non mi dava pace. Esso riguardava la progressiva lievitazione di ciascuna stella, la quale per me rappresentava un mistero davvero inesplicabile. La massa di tali astri, infatti, come faceva a ritrovarsi così immensa e sterminata, dopo che essi si erano introdotti con maestosa imponenza in quella smisurata sfera cava?

All’inizio, per essere proporzionata alla grandezza del microcosmo, essa doveva essere risultata senza dubbio un corpuscolo perfino invisibile all’occhio nudo. Perciò non era possibile che le stelle, appena uscite dal microcosmo, assumessero subito le loro reali dimensioni, tenuto conto anche del fatto che inizialmente non c’era intorno a loro neppure lo spazio per contenere un minuscolo frammento di una sola di loro! Quindi, doveva esserci senz'altro una spiegazione logica a quel loro rapido passaggio da una grandezza infinitesimale a un'altra esponenziale. La quale riusciva a colmare la considerevole differenza esistente tra la massa iniziale e quella finale di una stella. Naturalmente, assai presto avrei scoperto che pure quel fenomeno era suffragato da valide ed inappuntabili giustificazioni. Per la qual cosa, esso era da ritenersi, fin da quel momento, un fatto del tutto acclarabile. La soluzione di tale problema stava in quello spazio, che dal microcosmo si espandeva fino alla grande sfera cava, di cui esso era da considerarsi il vestibolo. Un simile spazio, pure avendo l’identica sua forma, presentava un volume, il quale era otto volte più piccolo di quello della sfera cava. Esso, inoltre, per le sue attribuzioni, veniva definito spazio di transizione, di lievitazione e di stabilizzazione. Infatti, oltre a servire come luogo di transito a tutte le stelle che sbucavano dal microcosmo in dimensioni microcosmiche, quello spazio era da considerarsi il vestibolo del macrocosmo. Esso contribuiva alla loro evoluzione, permettendogli di assumere in brevissimo tempo la grandezza che era stata loro assegnata dalla psiche universale.

Durante la loro corsa all’interno del vestibolo, sembrava sul serio che le stelle lievitassero e si ingrandissero a dismisura. Perciò, da infinitamente piccole che erano all'inizio, esse si trasformavano in giganteschi e brucianti falò cosmici, i quali potevano divorarsi milioni e milioni di pianeti grandi quanto la nostra Terra! Ciò era regolarmente consentito, considerato che il vestibolo non era costituito di vuoto assoluto, come quello della grande sfera cava. Per la precisione, esso conteneva una sostanza gassosa, la quale, dopo essere stata attratta dalla forza magnetica dei piccoli corpi stellari, finiva per combinarsi con la loro energia carica di elettricità bipolare e in preda a continui contrasti esplosivi. Una combinazione del genere, oltre a produrre luce e calore, faceva aumentare la massa delle stelle e la loro forza magnetica. Quest’ultima si traduceva in un’attrazione sempre più grande della sostanza gassosa circostante, con il conseguente accrescimento anche della massa dei corpi stellari. Questi, grazie ad essa, divenivano sempre più voluminosi e più splendenti. Infine, quando le stelle raggiungevano la soglia dell’enorme sfera cava, esse avevano già ultimato l'intera lievitazione e si era anche stabilizzata quella grandezza, con la quale tutte dovevano presentarsi nel giusto posto loro assegnato dall’energia psichica universale.

Da parte sua, la sostanza gassosa, presentandosi con aspetto nebuloso e circolando per lo spazio vestibolare con moti vorticosi, si dava ad alimentare senza sosta quei corpi celesti di così sproporzionata mole. Inoltre, non correva alcun rischio di esaurirsi, per il semplice fatto che l'inesauribilità era una delle sue principali prerogative. Infatti, essa, a mano a mano che veniva assorbita dalle enormi stelle che l'attraversavano, autoriproducendosi senza interruzioni, riusciva a recuperare il medesimo quantitativo di materia che tali astri le sottraevano in continuazione. In quel modo, si rifaceva della perdita che era obbligata a subire da parte dei corpi stellari che vi transitavano, oltre ad assicurare loro il necessario approvvigionamento.

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