21-La perfezione animale

Ultimato anche lo studio della perfezione umana, mi restava da studiare la perfezione insita negli animali e nei vegetali, cioè di quegli esseri che erano forniti di un ciclo biologico sui generis. Il regno animale, di cui adesso mi occuperò e nel quale era da comprendersi anche la specie umana, almeno per certi suoi aspetti fisici e per certe sue caratteristiche biopsichiche, costitutivamente parlando, si presentava, in forme e dimensioni assai diverse. In esso, le differenze tra i vari esseri che vi facevano parte a volte si presentavano così profonde ed incolmabili, da far nascere perfino il dubbio che gli stessi potessero appartenere al medesimo regno. Comunque, il mio studio sugli esseri animali non avrebbe riguardato né le loro dimensioni fisiche né le loro caratteristiche morfologiche né il loro ciclo biologico, poiché in quel caso il discorso si sarebbe protratto all’infinito, risultando molto lungo. Esso, fatta una loro panoramica generale basata su determinati attributi e su specifiche funzioni, avrebbe avuto come obiettivo principale la conoscenza della psiche degli animali, qualora essi l’avessero avuta di qualche tipo. La psiche degli animali corrispondeva approssimativamente all’intimo dell’uomo con una o più menomazioni, in base alle quali la perfezione animale risultava non unica, ma differente da specie a specie. Perciò gli animali, dal punto di vista della perfezione e indipendentemente dalle loro caratteristiche costitutivo-biologiche, potevano essere suddivisi in sei categorie abbastanza differenziate tra loro.

Gli esseri animali della prima categoria erano quelli, il cui intimo era dotato del sentimento, della ragione e dell’intelligenza. Essi erano i più evoluti ed appartenevano a specie considerevolmente piccole, come le formiche, le termiti, le api, ecc... Ebbene, tali animali, appunto perché erano forniti di una intelligenza, anche se limitata, si presentavano molto organizzati e capaci di prodotti più o meno elaborati. Infatti, essi mostravano discrete attitudini nel foggiare la materia, ricavandone prodotti davvero sorprendenti. Ad ogni modo, la loro perfezione presentava una significativa limitatezza, non essendo suscettibile di incremento e di miglioramento. Nel loro intimo, inoltre, mancava la coscienza del loro operato e il flusso ispiratore dell’anima. Invece gli animali della seconda categoria erano quelli, il cui intimo era dotato del sentimento, della ragione e della coscienza. Biologicamente e fisiologicamente, essi erano i più somiglianti all’uomo. Vi appartenevano animali, come le scimmie, i delfini, i cani, i cavalli, gli elefanti, ecc... Tali animali erano portati ad affezionarsi all’uomo ed assumevano nei suoi confronti una condotta sottomessa, servizievole e molto fedele. Perciò l’uomo poteva avvicinarli e farseli amici, senza temere alcuna loro reazione aggressiva e pericolosa. Prima, però, egli doveva sapere ispirare in loro fiducia e dimostrarsi un loro vero amico. Così facendo, alla loro sensibilità non sarebbe sfuggito alcun suo atteggiamento scorretto, il quale li avrebbe fatti reagire assai pericolosamente, a volte all’istante altre volte a distanza nel tempo.

Quanto agli animali della terza categoria, essi erano quelli il cui intimo era dotato del sentimento, del giudizio e della coscienza. Si presentavano con caratteristiche fisiobiologiche molto differenti le une dalle altre. Vi facevano parte tutti i piccoli e grandi predatori, come i felini, gli squali, i rettili superiori, i ragni, ecc... Gli animali di tale tipo preferivano starsene alla larga dall’uomo, onde evitare di venire costretti ad elemosinare il loro sostentamento e a vivere alle sue dipendenze. Essi, invece, volevano procacciarsi il loro cibo autonomamente, visto che avevano a disposizione dei mezzi molto potenti ed efficaci per farlo. Inoltre, gli stessi erano da considerarsi animali molto fieri ed amanti della libertà e dell’indipendenza, cose da cui difficilmente si poteva riuscire a distoglierli o a separarli. Qualcuno magari poteva anche accettare di vivere con l’uomo, a condizione che egli lo lasciasse libero ed indipendente.

Gli animali della quarta categoria erano quelli, il cui intimo era dotato del sentimento e della coscienza. Anche in loro si riscontravano differenze fisiobiologiche decisamente marcate. Bastava considerare che ad essi appartenevano animali, come il bue, l’asino, il topo, l’uccello, ecc... In tali animali, si registravano una consapevolezza ed una presa visione dei fenomeni che si effettuavano intorno a loro, nonché un grande attaccamento alla perpetuazione della loro specie. Invece gli animali della quinta categoria erano quelli, il cui intimo era dotato del solo sentimento. Anch’essi presentavano caratteristiche fisiobiologiche molto differenti tra di loro e comprendevano animali, come le farfalle, le mosche, le zanzare, ecc... Tali animali, siccome non possedevano una vera coscienza della loro realtà esterna, agivano per effetto dell’istinto. Perciò si lasciavano guidare esclusivamente dalle sensazioni provenienti dal loro sentimento, mediante le quali riuscivano a captare il loro mondo esteriore direttamente e senza difficoltà.

Gli animali della sesta categoria erano privi addirittura dell’intimo e, a causa delle loro dimensioni ultramicroscopiche, prendevano il nome di microbi. Sebbene avessero dimensioni tanto piccole da non poter essere scorte ad occhio nudo dall'uomo, per cui si annidavano nel pulviscolo atmosferico, essi potevano risultare nocivi per tutti gli altri animali esistenti sulla terra, compreso l'essere umano. Infatti, in seguito avrebbero attaccato e sterminato intere specie di mammiferi e di rettili, pur avendo essi una mole gigantesca. I suddetti microrganismi, che comprendevano i batteri, i virus ed altri ancora, si mostravano sempre pronti ad assalire ogni organismo vivente superiore, il quale si dimostrasse particolarmente vulnerabile ai loro assalti e gli consentisse di vivere da parassiti nel proprio corpo completamente a sue spese. Il guaio era che essi non sempre si limitavano a vivere a spese di quelli che li ospitavano; ma spesso arrecavano ai medesimi anche tante malattie, alcune debilitanti e altre che potevano essere perfino esiziali.

Una peculiarità dell’intimo degli animali era l’istinto, del quale facevano abitualmente grande uso gli animali di quinta categoria. In caso di bisogno, però, ricorrevano ad esso anche gli animali che appartenevano alle altre cinque categorie. Ma, in realtà, che cosa rappresentava l’istinto per gli animali? Quali erano i principali vantaggi, che tutti loro traevano da esso? Inoltre, ne era provvisto anche l’intimo umano? Ammesso che la risposta fosse risultata affermativa, in quale misura? Per rispondere a tanti interrogativi che reclamavano risposte precise, fui obbligato a soffermarmi, per il tempo necessario, sull’approfondimento dell’istinto, facendo di esso la mia nuova materia di studio. Io ero fermamente convinto che, conducendo uno studio del genere con grande rigore, avrei approfondito ulteriormente la perfezione umana. In special modo, avrei accresciuto in me la conoscenza di quella sua parte concernente la psiche dell’uomo, la quale era rimasta fino a quel momento totalmente inesplorata da me.

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