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Recensione di A. Bianchi
La duplicità dell'ispirazione
che sta alla radice della poetica di Luigi Orabona - già peraltro
esplicita nel titolo: "Natura e Umanità" - salta subito all'occhio
scorrendo l'indice della raccolta, per confermarsi mano a mano che se ne
assaporano i singoli testi.
E' quasi come un oscillare continuo tra due poli opposti; da una parte la descrittività minutamente
precisa, al limite del didascalico, quando il poeta si lascia coinvolgere
nella natura; dall'altra parte, una sorta di reattivo stupore, di
sconcerto e, qua e là, di ribellione, al cospetto del male, dell'odio,
della morte, della guerra, quando il poeta fa i conti con l'Umanità.
Allorché s'inoltra nei meandri della natura, il nostro Autore passa da quella che si direbbe una visione
idilliaca, a volte bucolica, agli aspetti più cupi e mossi del paesaggio,
riecheggiando qui immagini della poesia romantica.
Luigi Orabona affronta con il piglio sicuro, che gli viene da una sofferta esperienza, i grandi e i
piccoli dolori della vita propria ed altrui. "Incidente stradale"; "La
morte"; "Morte di un alunno"; la trilogia dedicata alla madre: "La mamma";
"A mia madre morta"; "Il vero amore"; ne sono solo gli esempi più
pregnanti.
In questa parte riservata all'uomo non vengono tralasciati i più vari momenti dell'esistente
quotidiano. Tra questi ci piace ricordare: "Primo giorno di scuola"; "Allo
stadio"; "Clima natalizio", dove l'osservazione minuta, che già veniva
sottolineata, e la partecipazione, a volte commossa, a volte festosa,
rivelano quel sentimento di fratellanza e di solidarietà che sta al centro
della poesia dell'Orabona.
Da rimarcare, infine, quale
elemento equilibrante tra forma e contenuto, la linearità dello stile, che
rende facile l'assimilazione del testo già a una prima lettura.
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