SERATA CAMPESTRE

Scomparso è il sole,
dopo essersi calato dietro i monti;
mentre le luci del giorno,
rimaste al tramonto
prive del loro protettore,
cominciano già a ritirarsi;
anzi, con una certa fretta,
si vanno esse dileguando
in una tenebra sempre crescente.

Gli abbuiati campi allora
dappertutto si accendono
d'infinite lucciole luminescenti;
quasi simili a fiammelle
agitate da un dolcissimo zefiro,
si apprestano esse a trasformare
il paesaggio notturno
in un artistico grande presepe.

Nello stesso tempo,
tra la fitta e buia sterpaglia,
comincia a esibirsi con perizia
l'interminabile monotona orchestra
dei bruni grilli canterini;
ma a essi fanno eco poco dopo
altri piccoli stridenti rumori,
dei quali risulta difficile
individuare la provenienza.

Un clima di pace
subentra poi riposante
e soggioga l'intera campagna;
viene rotto esso di rado
dal fruscio di un minuscolo insetto
che, pur avendo a lungo cercato,
non è riuscito ancora a trovarsi
un asciutto e comodo giaciglio.

Pertanto la bionda luna,
prendendosela con comodo,
con scrupolo va contando
le sovrastanti stelle,
senza curarsi degli insulti
che il gufo e la civetta,
con i loro lugubri versi,
le fanno pervenire in abbondanza.