CUCCIOLO NELLA BUFERA

Era notte fonda
e da diverse ore per le strade
imperversava la gelida bufera;
il vento agitava spietatamente
fiocchi di neve, alcuni rami
ed ogni altra cosa
che non risultasse ben salda.

Con passi spediti
avanzavo imbacuccato verso casa,
intanto che rotolando
si affrettavano a venirmi incontro
cenci consunti ed aridi sterpi,
i quali prendevano forme viventi
su quel candido strato di neve
che ovunque andava diventando
sempre più spesso.

Un mugolio indistinto e confuso
mi parve a un tratto pervenire
fiocamente all'orecchio,
nonostante venissi frastornato
dall'urlio e dal fracasso del vento.

Mi arrestai allora di colpo;
dando poi in giro occhiate accurate,
a non molta distanza da me
scioccato scorsi alla fine
un villoso cucciolo mezzo assiderato:
sopra la soffice neve,
con impaccio e a fatica,
si andava esso dimenando invano.

Mosso allora a pietà del poveretto,
mi affrettai a raggiungerlo
senza perdere tempo;
così, in preda ad una grande gioia,
lo raccolsi con cura da terra
e, accarezzandolo con amore,
me lo strinsi al petto con le braccia.

Invece, dopo essere riuscita
a liberare la propria testa
dalla mia stretta affettuosa,
cominciò la bestiola pian piano
a leccarmi entrambe le mani,
come se volesse dimostrarmi,
nel solo modo ad essa consentito,
la sua sincera riconoscenza!