IL DESTINO DI UNA GATTA

L'imbrunire, con la sua penombra,
aveva da poco terminato
d'invadere i campi e le strade,
nonché vi aveva fatto dilagare
una visibilità insufficiente.

I lampioni non facevano vedere
i pochi pedoni e quegli animali
che, attraversando l'asfalto,
cercavano di non farsi travolgere
dalle numerose auto in transito.

Fu proprio a quell'ora del giorno
che capitò di non scorgersi a vicenda
a un distratto autista e a una gatta;
toccò però solamente a quest'ultima
uscire malconcia dall'impatto.

Arrotata dall'auto che correva,
riportò la bestia dei danni rilevanti
all'intero arto posteriore destro,
essendo esso rimasto schiacciato
dall'anca in giù fino alla zampa.

Trascorsero così diversi mesi,
prima della sua parziale guarigione;
ma dopo la poveretta rimase sciancata
perché costretta a trascinarsi appresso
lo storpio arto divenuto atrofico.

Nonostante la sua grave mutilazione,
continuarono tutti i gatti della zona
a renderla gravida ogni sei mesi,
per cui essa mise alla luce ogni volta
una cucciolata di graziosi micetti.

Non erano trascorsi neppure tre anni,
che già di nuovo l'impietoso destino
l'attendeva tragicamente al varco;
è strano, ma il crepuscolo anche allora
si apprestava a oscurare ogni cosa.

Così un nuovo incauto attraversamento,
abbagliato da un'auto che sfrecciava
come una saetta nell'oscurità,
costò per sempre alla sventurata
la fine dei suoi giorni penosi.

Solo che il felino di piccola stazza
questa volta andava ad allattare
i suoi gattini non ancora svezzati:
essi perciò sarebbero rimasti digiuni
quella sera e nei giorni successivi!