A UN MIO AMICO UCCISO

Nel fior fiore degli anni
venisti ammazzato
da gente malvagia
e priva di scrupoli;
ma tu non dovevi
trovarti in quel posto
che non si conveniva
a un giovane come te.

Agli occhi di tutti,
eri buono come il pane,
molto intelligente
e di carattere espansivo;
anche ti mostravi
provetto nel tuo lavoro,
che sempre eseguivi
con grande diligenza.

Io ti volevo bene
come a un fratello
e tu me lo ricambiavi
con lo stesso fervore;
quando c'impegnavamo
nei nostri discorsi,
dicevi che i miei pensieri
ti affascinavano molto.

Venisti a cercarmi a casa
quel pomeriggio maledetto
e per tua sventura
non mi ci trovasti;
allora con altri amici
te ne uscisti dal paese,
ma essi si rivelarono
dei veri scapestrati.

Anche tu però
peccasti di leggerezza,
nell'andare con loro
in quel luogo malfamato;
eri, a mio avviso,
abbastanza svezzato,
per non prevederne
le brutte conseguenze.

Commettesti in seguito
un errore ulteriore,
nel volere ignorare
con chi avevi a che fare;
perciò quelle persone,
a cui tentasti di opporti,
per niente esitarono
a fartela pagare cara.

Ti colpirono alla nuca
e così ti tramortirono,
senza che tu avessi
il tempo di accorgertene;
infine, per sbarazzarsi
del tuo corpo scomodo,
decisero di farti fare
un bel volo nel vuoto.

Con immenso dolore,
io piansi la tua morte,
che mi aveva scioccato
e anche stremato;
ma la mattina dopo,
quando tutti l'appresero,
essa gettò il paese
in un grande sconforto.